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Capitolo 3 – La Commedia
A 4 APPROFONDIMENTO
46-48 [Io gli dissi]: «Ma dimmi all’orlo (trabocca il sacco), mi ac- tutte queste [ombre che mi circon-
chi sei, tu che sei condannato a un colse durante l’epoca felice della dano] sono condannate a subire
luogo così pieno di dolore e a una si- mia vita [terrena]. Voi concittadini analoga pena in ragione della stes-
mile pena, rispetto alla quale, se al- [di Firenze] mi chiamaste Ciacco: sa colpa». E tacque (più non fe’ pa-
tre possono essere maggiori, nessu- a causa del dannoso peccato di go- rola).
na è più spiacevole». la, ora sono condannato a subire 50. invidia: l’invidia, che genera l’a-
(mi fiacco) questa pioggia [pesante vidità di possesso, è qui posta ad ori-
49-57 Ed egli mi rispose: «La e maleodorante]. E io, anima mi- gine delle discordie civili.
tua città, che è piena d’invidia fino sera, non sono solo [qui], poiché
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58-63 Io gli risposi: «Ciacco, la valga con l’appoggio della forza di sappia la loro condizione; perché de-
tua angoscia mi pesa al punto da in- uno che ora fa sponda fra le due par- sidero fortemente (gran disio mi
durmi al pianto (ch’a lagrimar mi ’n- ti (piaggia). [La parte nera] andrà stringe) sapere se godono la dolcezza
vita); ma dimmi, se lo sai, come fini- per lungo tempo a fronte alta, te- del cielo, o se li amareggiano (li atto-
ranno (a che verranno) i cittadini di nendo l’altra [parte] sotto un peso sca) i tormenti dell’inferno».
Firenze (la città partita); se vi è qual- schiacciante, per quanto essa di que- 79. Farinata: Farinata degli Uberti,
cuno giusto; e dimmi la ragione per sto si lamenti o si indigni (aonti). che Dante incontrerà nel X canto del-
cui la città è presa da tanta discordia». 69. tal che testé piaggia: l’allusione è l’Inferno, fra gli eretici, fu grande e glo-
61. la città partita: è la definizione a papa Bonifacio VIII, che nel 1301 in- rioso capo ghibellino, quindi di parte
efficacissima di Firenze, che non vie- viò a Firenze Carlo di Valois, ufficial- opposta a Dante, che gli rende però
ne nominata e che assurge così a sim- mente in funzione di paciere, in realtà onore (indirettamente in questo can-
bolo di tutte le divisioni umane. per sostenere la parte dei Neri e favo- to, direttamente nel canto del loro in-
rirne il rientro in Firenze e il ritorno al contro). 䡲 ’l Tegghiaio: è Tegghiaio
64-66 Ed egli mi rispose: «Do- potere (cui seguì la persecuzione e la Aldobrandi, di parte guelfa, che si
po una lunga lotta [le parti avverse] cacciata dei Bianchi sconfitti). adoperò per la pace del Comune. 䡲 Ia-
verranno allo scontro cruento (al 70. Alte terrà … le fronti: è rappre- copo Rusticucci: guelfo, fu tra i più
sangue), e la parte [dei Cerchi], ve- sentazione dell’atteggiamento di su- stimati cittadini del suo tempo. 䡲 Ar-
nuta dal contado (selvaggia), caccerà perbia dei vincitori. rigo: di difficile identificazione, viene
l’altra, recandole molto danno (con associato a diversi personaggi storici. 䡲
molta offensione). 73-75 Due giusti sono [rima- Mosca: è Mosca dei Lamberti, ghibel-
66. caccerà l’altra: allude alla vitto- sti], ma non sono ascoltati; super- lino, proveniente da una famiglia assai
ria dei Bianchi, stretti attorno alla fa- bia, invidia e avarizia sono le scintil- potente, condannato fra i seminatori
miglia dei Cerchi, che nel giugno del le che hanno incendiato i cuori [dei di discordia nel XXVIII canto.
1301 allontanarono dalla città i rap- fiorentini]».
presentanti dell’opposta fazione dei 85-90 Ed egli [mi rispose]:
Neri, stretti attorno ai Donati. Or- 76-84 Qui pose fine alle sue pa- «Questi [di cui chiedi] sono tra le
mai in una posizione di superiorità role, che spingevano al pianto (lagri- anime dannate per i peccati più gra-
imparziale, Dante, che pure era stato mabil). E io [dissi] a lui: «Vorrei che vi (più nere); diverse colpe li tengo-
dei Bianchi, denuncia qui gli eccessi mi dessi altre informazioni (mi ’nse- no giù nel fondo: se scendi fino a
dei vincitori e la «molta offensione» gni) e che parlassi ancora. Farinata e quel punto, là li potrai vedere. Ma ti
ch’essi arrecarono agli sconfitti. il Tegghiaio, che furono [uomini] co- prego di richiamarmi alla memoria
sì degni, Iacopo Rusticucci, Arrigo e degli altri, quando sarai [tornato]
67-72 Dovrà poi accadere che il Mosca, e gli altri che usarono la lo- nel mondo dei vivi (dolce mondo):
questa [parte dei Bianchi] entro tre ro intelligenza per agire bene, dimmi non ti dico di più, e non rispondo ad
anni cada (caggia), e che l’altra pre- dove sono [ora] e fai in modo che io altre domande».
76-78 Povera Italia, serva [di ti- vorano l’un l’altro quelli che vivono terre (alcuna parte in te) gode della
ranni e usurpatori], luogo di dolore, nella stessa cinta di mura e [circon- pace.
nave senza guida in mezzo alla tem- dati] dallo stesso fossato.
pesta, non più signora delle nazioni, 81. al cittadin … festa: il riferimen- 88-90 A che giova che Giusti-
ma bordello! to è all’accoglienza riservata da Sor- niano abbia rimesso in sesto le leggi
dello a Virgilio nel momento in cui il (racconciasse il freno), se il trono im-
79-84 [Sordello], quell’anima primo ha scoperto di trovarsi al co- periale (la sella) è vuoto? [Anzi], sen-
gentile, fu così sollecita, al solo no- spetto di un mantovano come lui. za quelle leggi la vergogna sarebbe
me della patria, nel fare festosa ac- minore.
coglienza al suo concittadino in que- 85-87 Guarda, misera [Italia], 89. Iustinïano: l’imperatore Giusti-
sto luogo (quivi); ma ora, invece, i lungo le coste e le rive dei tuoi ma- niano, che aveva riordinato le leggi
vivi, nella tua terra, [l’Italia], non ri, poi rivolgi lo sguardo al tuo in- nel Corpus iuris civilis (“Corpo del di-
stanno senza farsi la guerra, e si di- terno, [e vedi] se qualcuna delle tue ritto civile”).
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91-96 Gente [di Chiesa], che padre, per cupidigia legati ai soli in- lia per farsi incoronare imperatori, né
dovresti essere devota e lasciar sedere teressi della Germania (di costà di- si curarono del Paese.
l’imperatore sul trono [temporale] (la stretti), avete permesso (sofferto) che
sella), se ben comprendi ciò che Dio la più nobile regione dell’impero sia 112-17 Vieni a vedere, [Alberto],
ti dice, guarda come l’Italia (esta fie- lasciata in abbandono. Roma, sede naturale dell’Impero
ra) si è fatta superba non essendo cor- 97. Alberto: Alberto I d’Austria, im- (tua), che piange, vedova [dell’impe-
retta dall’autorità (da li sproni), dopo peratore dal 1298 al 1308, periodo ratore] e sola, e giorno e notte invo-
che tu, [gente di Chiesa], prendesti le durante il quale non scese mai in Ita- ca: «Imperatore mio, perché non sei
redini (ponesti mano a la predella). lia, nemmeno quando Bonifacio qui (m’accompagne)?». Vieni a vede-
VIII si autonominò a sue spese vica- re la gente quanto si ama! e se non ti
97-105 Alberto, tu abbandoni rio imperiale. muove la pietà per noi, [ti muova] la
questa [Italia] divenuta indomita e 102. tuo successor: si tratta di Arri- vergogna per la tua fama [umiliata].
selvaggia, e dovresti [invece] guidar- go VII di Lussemburgo, eletto impe- 113. sola: il riferimento è ai papi avi-
la (inforcar li suoi arcioni): cada sul- ratore nel 1308, dopo 58 anni di va- gnonesi, che avevano lasciato la città.
la tua stirpe (sul tuo sangue) una giu- canza del trono. 115. quanto s’ama: è la figura reto-
sta punizione del cielo, e sia straor- 103. tuo padre: Rodolfo d’Asburgo, rica dell’ironia, grazie alla quale si fa
dinaria e palese, al punto che il tuo imperatore dal 1273 al 1291. Né lui intendere il contrario di ciò che si di-
successore ne abbia timore! Tu e tuo né il figlio Alberto scesero mai in Ita- ce.
L’assenza della guida e il declino dell’Italia se stesso e all’inevitabile deriva cui va incontro la
A quest’altezza storica, naturalmente, non si può par- «nave sanza nocchiere». Ma il declino dell’Italia, rap-
lare dell’Italia come nazione; eppure questa è un’idea presentata come un cavallo imbizzarrito, senza gui-
che proprio nelle parole di Dante sembra profilarsi da e quindi senza legge, è anche responsabilità del
per la prima volta. Nei versi di Purgatorio VI si av- Papato, che ha approfittato della lontananza del-
verte qualcosa di più di una concezione meramente l’imperatore per estendere, in maniera sempre più
geografica e linguistica dell’Italia. Se il VI canto del- prepotente, il proprio potere e i propri interessi alla
l’Inferno era incentrato sulla situazione di Firenze, il dimensione temporale.
VI del Purgatorio allarga lo sguardo alla situazione L’immagine della popolazione che «si rode» (v. 83)
italiana nel suo complesso, chiamando anche in cau- esprime la bestialità dell’accanimento che mette gli
sa le due autorità che Dante ritiene, per motivi di- uni contro gli altri, evocando la contrapposizione,
versi, direttamente responsabili del degrado della si- appunto, fra umanità e bestialità, che svela piena-
tuazione politica e civile: l’Impero e il Papato. mente le implicazioni etiche del discorso politico
Mentre si annunciava la nuova prospettiva impe- dantesco.
riale, aperta dall’elezione di Arrigo VII, nel quale
Dante aveva riposto tante speranze, il poeta qui de- Paradiso, VI: le «sacre penne» dell’aquila impe-
nuncia il disinteresse degli imperatori della casata riale
d’Asburgo, Alberto I d’Austria e il padre Rodolfo, Caso unico nella Commedia, il VI canto del Paradi-
per l’Italia, «giardino dell’impero» abbandonato a so è tutto occupato dalle parole dell’imperatore Giu-
1-12 «Dopo che [l’imperato- militare (l’armi) al mio [generale] se ne appropria e chi a lei si oppone.
re] Costantino, [andando da Occi- Belisario, cui la fortuna del cielo fu 31. quanta ragione: in senso ironico.
dente verso Oriente], volse l’aquila così propizia da rappresentare un
[imperiale] in direzione opposta al chiaro segno che io dovevo astener- 33-36 Considera quanta virtù
moto del cielo, che essa [invece] ave- mi [dalla guerra]. [civile e militare] ha fatto questo
va seguito accompagnando l’antico 22. Tosto … piedi: secondo le fonti emblema degno di riverenza, a par-
[eroe], che sposò Lavinia, [Enea], l’a- seguite da Dante, Giustiniano fu mo- tire da quando Pallante morì per
quila imperiale (uccel di Dio) rimase nofisita (aderendo all’eresia che pro- dargli un regno.
duecento anni (cento e cent’anni) al fessava l’esistenza in Cristo della sola 36. Pallante: è il giovane eroe nel-
margine estremo d’Europa, [a Bisan- natura divina) fino al 536, quando il l’Eneide virgiliana che muore com-
zio], vicino ai monti da cui mosse la papa, Agapito, lo convinse a conver- battendo per Enea, quindi per con-
prima volta [al seguito di Enea]; e tirsi. Dante fa risalire l’inizio del la- tribuire all’edificazione di Roma.
sotto l’ombra delle sacre penne [l’a- voro di sistemazione delle leggi di
quila] governò il mondo, [passando] Giustiniano all’epoca della sua con- 55-57 Poi, quando fu quasi ve-
di mano in mano, e, così passando, versione all’ortodossia, per dimo- nuto il tempo [della pax augusta], in
venne nella mia [mano]. Fui impera- strarne la natura provvidenziale; in cui il cielo volle ricondurre il mon-
tore e sono Giustiniano; per volontà realtà, la stesura del Corpus risale a un do alla pace perfetta (a suo modo se-
di Dio (primo amor ch’io sento) ripu- periodo precedente. reno), Cesare, per volere di Roma,
lii le leggi che si erano andate accu- prese in mano l’aquila.
mulando dalle contraddizioni (il 28-33 Qui si conclude (s’ap- 57. per volere di Roma: in realtà Ce-
troppo) e dal superfluo. punta) la mia risposta alla tua prima sare varcò il Rubicone contravvenen-
domanda; ma il carattere di questa do alla volontà del senato repubbli-
22-27 Appena fui entrato nella risposta (sua condizione) mi costrin- cano; Dante si riferisce quindi pro-
fede professata dalla Chiesa, a Dio ge ad aggiungere alcune cose, affin- babilmente alla volontà del popolo di
piacque d’ispirarmi l’alto lavoro ché tu veda quanto scelleratamente Roma di conferirgli il nome di impe-
[giuridico], al quale mi dedicai com- (con quanta ragione) agisce contro ratore, secondo quanto scrive Lucano
pletamente; e lasciai tutta l’attività [l’aquila], segno della giustizia, chi nella Farsalia (V, 389 e sgg.).
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91-93 Ma qui ti meraviglierai 96. Carlo Magno: questo salto cro- no l’emblema, è motivato dal fatto
che io dica il contrario di quanto ho nologico dall’uno all’altro imperato- che il punto di riferimento dei guelfi
detto prima (ch’io ti replìco): [l’aqui- re, separati da più di sette secoli, ser- in Italia erano gli Angioini.
la] corse con Tito a punire giusta- ve a sottolineare la continuità dell’i-
mente la giusta punizione del pec- stituzione imperiale. 103-8 I ghibellini facciano i lo-
cato originale (a far vendetta … de ro interessi (lor arte) sotto un’altra
la vendetta del peccato antico). 97-102 Ora puoi ben giudicare insegna, perché non segue retta-
92-93. Tito … antico: il riferimen- coloro, [i guelfi e i ghibellini], che mente quell’insegna chi la separa
to è alla distruzione di Gerusalemme prima ho accusato e le loro colpe, dalla giustizia; e non creda di abbat-
da parte di Tito nel 70 d.C., corren- che sono all’origine di tutti i vostri terla il nuovo Carlo, con i suoi guel-
temente interpretata dai cristiani co- mali. I guelfi oppongono all’insegna fi, e abbia invece timore dei suoi ar-
me castigo divino per la crocefissione universale (pubblico segno), [all’a- tigli che umiliarono prìncipi più po-
di Cristo voluta dagli Ebrei. quila], i gigli d’oro [della casa di tenti (più alto leon).
Francia], e gli altri si appropriano di 106. Carlo novello: Carlo II d’An-
94-96 E quando i Longobardi quell’insegna per interesse di parte, giò, re di Napoli dal 1285 al 1309,
attaccarono (il dente longobardo cosicché è difficile vedere chi com- detto novello per distinguerlo dal pa-
morse) la Santa Chiesa, sotto le ali metta l’errore più grande. dre, Carlo I.
dell’aquila Carlo Magno, vincendo, 100. i gigli gialli: il riferimento alla
venne in suo soccorso. casa di Francia, di cui i gigli gialli era-