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APPROFONDIMENTI
A. In quanto i golosi, nella loro vita terrena, non hanno saputo resistere
al piacere del cibo (quindi uno dei cinque sensi, il gusto), la loro pena
corrisponde al far percepire loro, sempre tramite i cinque sensi, la
pioggia sporca (ad esempio con l’olfatto, in quanto il fango in cui
giacciono è maleodorante). Non avendo quindi saputo reprimere gli
istinti tramite la ragione, unico elemento che ci distingue dalle bestie,
essi devono stare accovacciati per terra come degli animali, nella
sporcizia. Cerbero possiede degli artigli e una pancia grossa, il che
ricorda i golosi, che possiedono anch’essi una pancia grossa in
quanto mangiano in continuazione, e che sono sempre pronti ad
afferrare il cibo. Inoltre, quando Virgilio lancia della terra nelle sue
gole, Cerbero si calma come una bestia che diventa docile appena le
viene dato un boccone.
B. La pena dei lussuriosi è in un certo senso opposta a quella dei golosi;
i primi infatti vengono continuamente trascinati e sferzati dalla
bufera infernale, senza mai stare fermi. Al contrario, i golosi sono
immobili, immersi nel fango. L’atteggiamento di Dante nei confronti
dei golosi è più ostile, basti pensare al fatto che la loro pena sia più
terribile rispetto a quella dei lussuriosi.
C. Tra il 1300 e il 1302, a Firenze vi sono continue lotte tra le fazioni
dei guelfi bianchi e i guelfi neri. Nel giugno 1301, i neri vengono
scoperti a tramare di eliminare la fazione nemica, e per questo
vengono puniti duramente con l’esilio dei capi-fazione, multe e
confishe. Dopo tre anni, sarà fondamentale l’intervento di Carlo di
Valois, chiamato dal papa Bonifacio VIII, che riuscirà a ribaltare la
situazione. I guelfi neri sconfiggeranno i bianchi, che dovranno a
loro volta essere esiliati come lo furono i neri.
D. Questo legame tra un canto e l’altro ha la funzione di conferire
continuità alla narrazione, in quanto all’inizio del canto viene
ricordato come quello precedente si era concluso, e alla fine del
canto viene anticipato come quello successivo inizierà.
E. Al verso 16, l’aggettivo “vermigli” descrive il colore degli occhi di
Cerbero, usato in senso proprio (in quanto indica semplicemente il
colore rosso degli occhi della bestia). Allo stesso verso, “atra” viene
utilizzato in senso proprio, in quanto il suo significato è “nera” e
descrive la barba di Cerbero. Al contrario, al verso 85 la parola
“nere” è utilizzata in senso metaforico, in quanto le anime non sono
nere di colore ma sono colpevoli.
F. Dal verso 94 al verso 99, Virglio fa un discorso con dei verbi al
futuro semplice, descrivendo le conseguenze che il Giudizio
Univerale avrà sui dannati: quando Cristo verrà, infatti, ogni dannato
tornerà nella sua tomba e riprenderà il suo corpo e le sue sembianze
fisiche, udendo la sentenza definitiva che durerà in eterno.
G. L’uso di numerosi aggettivi serve a far comprendere al lettore la
mostruosità di Cerbero e della pena che i golosi devono subire. I
verbi riferiti alla dimensione realistica servono a dare una percezione
reale dell’ambiente.
H. Un esempio dello stile “comico” possono essere gli aggettivi “lorde”
al verso 31, “sozza” al verso 100. Nel canto V lo stile utilizzato da
Dante è medio-alto. A giustificare ciò sono le pene che, man mano
che si scende nei gironi dell’Inferno, si inaspriscono. Inoltre, Dante
ha utilizzato uno stile medio-alto nel canto V per poter narrare di un
mito (quello di Paolo e Francesca). Nel canto VI, al contrario,
devono venire adeguatamente descritti sia l’ambiente in cui i golosi
si trovano, sia la pena che eternamente dovranno subire. Entrambi
sono estremamente terribili, e lo stile adatto a descriverli è senza
dubbio quello basso, o “comico”.