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STRUTTURA DEL PARADISO

• Il Paradiso dantesco è costituito da 9


Cieli concentrici e rotanti attorno alla Terra,
con un movimento che aumenta di intensità
dal primo all’ultimo. Oltre i Cieli c’è l’Empireo,
cielo di luce e immobile, sede di Dio e dei
Beati, disposti in una Candida Rosa. A ciascun
Cielo presiedono le Intelligenze motrici,
ordinate in gerarchie angeliche.
Cieli del Paradiso Intelligenze motrici Beati

Anime che appaiono come immagini


Cielo della Luna   Rosa riflesse, perché nella vita, non per loro
volontà, hanno mancato ai voti fatti

Anime che lavorarono per il bene, ma


Cielo di Mercurio Arcangeli anche per amore di gloria: esse splendono
e avanzano danzando e cantando

Anime che amarono gli altri; danzano in


Cielo di Venere Principati
tondo dandosi la mano
Anime sagge; danzano e ballano in tre
Cielo del Sole Potestà
corone concentriche

Anime che combatterono per la fede;


Cielo di Marte Virtù
cantano e si muovono formando una croce

Anime giuste; volano cantando e formando


Cielo di Giove Dominazioni prima una sentenza e poi la figura di
un’aquila
Anime che vissero in preghiera e
Cielo di Saturno Troni meditazione e ora scendono e salgono
lungo una scala d’oro
Anime caritatevoli che trionfarono in Cristo
Cielo delle Stelle Fisse Cherubini
e con l’aiuto di Maria

Cori degli Angeli; i nove cori angelici girano


intorno a Dio (piccolo punto luminoso)
Cielo cristallino (Primo Mobile) Serafini
cantando “Osanna”; tutti insieme formano
una Candida Rosa
I gradi di beatitudine
• La posizione dei beati nei primi sette Cieli è determinata
secondo un duplice criterio: 1) l’influsso che i cieli hanno
avuto nel corso della loro vita; 2) modo in cui hanno
saputo realizzare la propria aspirazione al bene.
• Se tutte le anime beate hanno la loro sede nell’Empireo al
cospetto diretto di Dio, non tutte raggiungono per questo
il medesimo grado di beatitudine. Infatti la beatitudine
consiste nella visione di Dio. Ma questa, benché sia
possibile in egual modo per tutti i beati, produce un
risultato diverso in termini di beatitudine, a seconda della
condizione interiore delle varie anime.
LA LUCE E IL SUONO
• La lettura critica di Mauro Gagliardi
• SOMNIUM SCIPIONIS
• (18) Quae cum intuerer stupens, ut me recepi: 'Quid hic?' inquam, 'quis est, qui complet aures, tantus et
tam dulcis sonus?' 'Hic est,' inquit, 'ille, qui intervallis disiunctus imparibus, sed tamen pro rata parte
distinctis, impulsu et motu ipsorum orbium efficitur et acuta cum gravibus temperans varios aequabiliter
concentus efficit; nec enim silentio tanti motus incitari possunt, et natura fert, ut extrema ex altera parte
graviter, ex altera autem acute sonent. Quam ob causam summus ille caeli stellifer cursus, cuius conversio
est concitatior, acuto et excitato movetur sono, gravissimo autem hic lunaris atque infimus; nam terra
nona immobilis manens una sede semper haeret complexa medium mundi locum. Illi autem octo cursus,
in quibus eadem vis est duorum, septem efficiunt distinctos intervallis sonos, qui numerus rerum omnium
fere nodus est; quod docti homines nervis imitati atque cantibus aperuerunt sibi reditum in hunc locum,
sicut alii, qui praestantibus ingeniis in vita humana divina studia coluerunt.

• Dopo aver osservato questo spettacolo, non appena mi riebbi, esclamai: «Ma che suono è questo, così
intenso e armonioso, che riempie le mie orecchie?». «È il suono», rispose, «che sull'accordo di intervalli
regolari, eppure distinti da una razionale proporzione, risulta dalla spinta e dal movimento delle orbite
stesse e, equilibrando i toni acuti con i gravi, crea accordi uniformemente variati; del resto, movimenti così
grandiosi non potrebbero svolgersi in silenzio e la natura richiede che le due estremità risuonino, di toni
gravi l'una, acuti l'altra. Ecco perché l'orbita stellare suprema, la cui rotazione è la più rapida, si muove con
suono più acuto e concitato, mentre questa sfera lunare, la più bassa, emette un suono estremamente
grave; la Terra infatti, nona, poiché resta immobile, rimane sempre fissa in un'unica sede, racchiudendo in
sé il centro dell'universo. Le otto orbite, poi, all'interno delle quali due hanno la stessa velocità, producono
sette suoni distinti da intervalli, il cui numero è, possiamo dire, il nodo di tutte le cose; imitandolo, gli
uomini esperti di strumenti a corde e di canto si sono aperti la via per ritornare qui, come gli altri che,
grazie all'eccellenza dei loro ingegni, durante la loro esistenza terrena hanno coltivato gli studi divini.

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