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Eneide, il poema di Virgilio.

Trama, personaggi, analisi

08/10/2014

Eneide - Enea alla presenza di Didone. Autore: Giambattista Tiepolo, 1757.

LʼEneide è senzʼaltro il poema epico a carattere celebrativo più importante


della civiltà latina e uno dei capolavori della letteratura mondiale.

Mentre di Omero sappiamo poco o nulla e la sua figura resta


sostanzialmente avvolta nella leggenda, di Virgilio, lʼautore dellʼEneide, si
hanno conoscenze storiche abbastanza precise.

Virgilio si dedicò alla stesura dellʼEneide per volere di Ottaviano Augusto (il
poeta Ovidio rivolgendosi ad Augusto definì il poema «la tua Eneide», Tristia
II, 533). Lʼopera doveva riscattare Roma dalle sue origini umili e oscure, così
come aveva da essere esaltata la grandezza del popolo romano, riposta in
alcune semplici e fondamentali virtù, il mos maiorum.

NellʼEneide, Augusto viene citato direttamente tre volte: nella profezia iniziale
di Giove, nel Libro I; nella rassegna dei discendenti di Enea, nel Libro VI;
nella digressione sullo scudo di Enea, nel Libro VIII.

Fu composta dal 29 a.C. fino alla morte di Virgilio. Lʼopera rimase incompiuta
e la pubblicazione, avvenuta contro la volontà dellʼautore, fu resa necessaria
dalla ferma intenzione dellʼimperatore Augusto.

LʼEneide è un poema in 12 canti che prende il nome dal suo protagonista,


Enea, eroe troiano figlio di Anchise e della dea Venere.

Nel comporre il proprio poema, Virgilio ha sicuramente tenuto presenti i


modelli greci: dei dodici libri che compongono lʼEneide, sei ricalcano in
qualche modo lʼOdissea, con il racconto delle peregrinazioni di Enea per i
mari, mentre gli altri sei narrano la lotta sostenuta dai Troiani al loro arrivo nel
Lazio e si ricollegano idealmente allʼIliade.

Il legame con i poemi omerici è però solamente formale, perché lʼopera del
poeta latino trae ispirazione da sentimenti diversi e da altre convinzioni.
Virgilio, infatti, privilegia alcuni nuclei tematici come lʼamore, il dolore, la pietà
per il comune destino di sofferenza di vincitori e vinti, la devozione filiale e
religiosa, e piega la narrazione alla celebrazione convinta dei valori, della
storia e della missione di Roma nel mondo.

Eneide: trama, personaggi, analisi

Virgilio nellʼEneide, come Omero nei suoi poemi, introduce subito il lettore nel
vivo dellʼazione presentando Enea e i suoi compagni, che da sette anni
vagano senza trovare una patria, in balìa di una violenta tempesta che li getta
sulle coste libiche, dove la regina di Cartagine, Didone, li accoglie
benevolmente e organizza per loro un banchetto.

Durante il banchetto, Enea racconta la fine di Troia: dopo dieci anni di inutili
combattimenti, i Greci riescono a vincere i Troiani con lʼinganno del cavallo:
fingono di ripartire per la Grecia, abbandonando sulla spiaggia davanti a
Troia un enorme cavallo di legno che, allʼapparenza, sembra unʼofferta agli
dèi, mentre in realtà contiene nel proprio ventre vuoto un gruppetto di
guerrieri greci. Il cavallo è trascinato entro le mura della città, nonostante
lʼopposizione del sacerdote Laocoonte che sospetta lʼinganno, e che per
questo viene soffocato insieme ai suoi figli da due giganteschi serpenti inviati
dagli dèi avversi ai Troiani. Durante la notte, i guerrieri nascosti nel cavallo
aprono ai loro compagni le porte della città, che viene così distrutta e
incendiata (per un approfondimento leggi La Guerra di Troia nella Storia e
nella Leggenda).

Enea mette in salvo suo padre Anchise e il figlioletto Iulo, quindi con pochi
superstiti inizia le sue peregrinazioni alla ricerca della nuova patria a lui
destinata dal Fato.

La prima terra toccata è la Tracia, dove Enea, staccando un ramoscello per


accendere il fuoco, vede colare del sangue da un cespuglio. Esterrefatto per
quanto è avvenuto, sente una voce che gli dice di essere Polidoro, figlio di
Priamo, mandato in quella terra per unʼambasciata, ma ucciso a tradimento
dallʼavido re Polinestore e successivamente trasformato in una pianta per
volontà degli dèi. Enea decide perciò di fuggire da quella terra piena di
insidie. Crede quindi di riconoscere in Creta la terra assegnatagli come
nuova patria dal destino, ma in sogno gli viene ordinato di proseguire il
viaggio.

Lʼeroe, con i suoi compagni, finisce nellʼisola delle Arpie, mostri con il corpo
di uccello e la testa di donna, che predicono sciagure al suo popolo.
Dopodiché giunge in Epiro, dove ha luogo un commovente incontro con
Andromaca, che ormai vive nel ricordo del marito Ettore e del piccolo
Astianatte, ucciso durante la devastazione di Troia.

Si riprende la navigazione, ma, giunti alle coste della Sicilia, i Troiani vengono
colpiti dalla morte di Anchise, vecchio e stremato dalle peregrinazioni.

In seguito al racconto, Didone è mossa dapprima da un senso di pietà e di


amicizia verso Enea; poi si innamora dellʼeroe troiano, che ricambia il suo
sentimento. Ma lʼamore dei due è troncato da Giove, che invia il messaggero
Mercurio da Enea per imporgli di lasciare Cartagine e partire alla volta
dellʼItalia. Enea obbedisce. Didone, scorgendo le navi troiane allontanarsi,
scaglia contro Enea una terribile maledizione: che i discendenti del suo
popolo e quelli del popolo troiano siano per sempre nemici irriducibili. Poi
disperata, si trafigge con la spada avuta in dono da Enea.

Giunti nuovamente in Sicilia, Enea lascia nellʼisola una parte dei Troiani,
ormai stanchi del lungo viaggio.

Approdato a Cuma, Enea consulta la Sibilla che lo guida negli inferi, dove
lʼombra del padre Anchise gli svela la missione assegnatagli dal Fato: dare
origine alla stirpe romana, che dominerà il mondo. Anchise gli mostra anche i
suoi discendenti: Romolo e i membri della gens Iulia.

Arrivato presso le foci del Tevere, che riconosce come la terra destinatagli,
Enea ottiene ospitalità dal re Latino, che gli concede in sposa la figlia
Lavinia. Ma Giunone istiga contro Enea la madre di Lavinia, Amata, e Turno,
re dei Rutuli, a cui era stata promessa la giovane.

Scoppia la guerra fra Enea, Turno e i rispettivi alleati. Si susseguono duelli,


episodi eroici, interventi divini. Turno viene ucciso da Enea nel duello finale.
La pace torna nel Lazio con il matrimonio tra Enea e Lavinia: da loro
discenderà Romolo, futuro fondatore di Roma (per un approfondimento
Fondazione di Roma: Storia e Leggenda clicca qui) e la gens Iulia a cui
appartiene Ottaviano Augusto.

In questo modo Virgilio riesce a stabilire una linea di continuità tra racconto
mitico e racconto storico e tra le figure di Enea, di Romolo e di Augusto,
presentando lʼetà augustea come lʼapogeo della storia di Roma e come la
realizzazione di un disegno divino di cui lʼeroe protagonista del poema è
stato il primo solerte esecutore.

Lo stile dellʼEneide rispetto alla tradizione del genere epico presenta un


linguaggio più vario, ricco e articolato.

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