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LO SPIRITUALISMO

A partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, la filosofia è caratterizzata da una svolta
anti-positivistica:
 per il positivismo la realtà è interamente costituita da fatti naturali regolati
da leggi scientifiche, e l’unico strumento per conoscere e modificare questa
realtà è la scienza. La filosofia viene ridotta a una riflessione critica della
scienza che indaga i metodi e raccoglie i risultati generali, mettendo in crisi il
concetto di filosofia.
 le correnti anti-positivistiche, oltre a questo, ammettono l’esistenza di una
realtà spirituale, che può essere colta grazie alla coscienza e all’introspezione
e tutte le manifestazioni spirituali si raccolgono nell’individuo.
Scopo: definire il compito della filosofia: definire il compito della realtà di cui
deve occuparsi e quali siano le vie di accesso a una tale realtà.
Entro questo orizzonte culturale si sviluppa lo spiritualismo, filosofia che
assume come specifico oggetto d’indagine l’interiorità umana, ovvero i dati
della coscienza.
L’UOMO ASSUME COME OGGETTO D’INDAGINE LA SUA STESSA
INTERIORITÀ.
La massima espressione la ritroviamo nella filosofia di Henri Bergson.

BERGSON (1859-1941)
Massimo esponente dello spiritualismo francese
Nacque a Parigi il 18 ottobre 1859
Fu professore al Collegio in Francia
Vinse il premio Nobel per la letteratura, 1928
Primo scritto: “Saggio sui dati immediati della coscienza”: liberare dalle
strutture intellettuali fittizie la vita originale della coscienza per attingerla nella
sua purezza
“Materia e memoria”: spirito-corpo. L’essenza dello spirito è individuata nella
memoria, mentre al corpo si attribuisce la funzione di limitare e scegliere i
ricordi ai fini dell’azione
“L’evoluzione creatrice”: illustra l’autentica natura della vita come fosse una
“corrente” di coscienza  slancio vitale  che si insinua nella materia
asservendola a sé, ma rimanendone limitata e condizionata.
Morì a Parigi il 4 gennaio 1941.
TEMPO E DURATA
Una delle teorie più importanti è la distinzione tra:
 Il tempo della scienza (“concetto bastardo”) è qualcosa di astratto, esteriore e
spazializzato. È costituito da istanti che si differenziano tra loro solo
quantitativamente.
Il tempo della scienza è reversibile (esperimento ripetuto più volte).
Il tempo della fisica è composto da momenti distinti l’uno dall’altro.
Simbolo: collana di perle (perle sono distinte).
 Il tempo della vita è qualcosa di concreto e interiore e si identifica con la
durata. È fatto di istanti che si differenziano tra loro anche qualitativamente
(“cinque minuti possono sembrare un’eternità”).
Il tempo della psiche è composto da momenti irripetibili: ogni ricerca del
“tempo perduto” è destinata al fallimento.
Il tempo dell’esistenza è composto da momenti che si compenetrano e si
sommano tra loro.
Simbolo: il gomitolo di lana o la valanga (mutano e crescono su se stessi, il
“tutto scorre” di Eraclito).
“Conservazione totale”: caratterizza il tempo vissuto, in cui non ci si può sbarazzare
del passato. Una conservazione che è anche “creazione totale”: ogni momento pur
essendo il risultato di tutti i momenti che lo hanno preceduto, è assolutamente
nuovo rispetto a essi.
Esistere = mutare = maturarsi = creare indefinitamente se stesso.
QUINDI: mentre il tempo della scienza è una costruzione formale di tipo fisico-
matematico, il tempo della vita coincide con il fluire autocreativo della coscienza.
L’ORIGINE DEI CONCETTI DI “TEMPO” E “DURATA”
Bergson critica il positivismo (assimilava il tempo allo spazio). Lui considera la
temporalità dal punto di vista psicologico.
 Senza la coscienza non c’è alcun tempo: noi contiamo delle simultaneità delle
lancette, ma spetta alla coscienza collegare questi elementi e far sorgere il
concetto di “TEMPO”.
LA LIBERTÀ E IL RAPPORTO FRA SPIRITO E CORPO
La dimensione spirituale è essenzialmente caratterizzata dalla libertà. La coscienza è
per Bergson essenzialmente durata, cioè dimensione interiore, spirituale, non
soggetta alle leggi della meccanica e quindi imprevedibile, contingente, libera. La
libertà, a sua volta, è reale e consiste nell'essere causa delle proprie azioni, cioè
nella spontaneità delle proprie iniziative. Noi sentiamo che siamo causa di ciò che
facciamo, cioè sentiamo di essere liberi. La libertà, pertanto, anche se non è
dimostrabile, può essere vissuta, esperita, cioè intuita.

In “Materia e memoria” Bergson studia i rapporti tra spirito e corpo. Egli distingue
tra:
- Memoria, la coscienza stessa, che registra automaticamente tutto ciò che
accade, anche ciò di cui non abbiamo consapevolezza (la memoria pura = il
passato).
- Ricordo, è la materializzazione in un’immagine, operata dal cervello a
seconda di ciò che serve all’azione, di un evento del passato. Questo non
avviene sempre. Quella che noi chiamiamo “memoria” (ricordo-immagine) è
solo una piccola parte della memoria complessiva (memoria pura)
- Percezione, agisce come un filtro selettivo di dati, in vista delle esigenze
dell’azione.
Quindi la relazione tra spirito e corpo consiste nel fatto che ogni esperienza diventa
memoria (corpo → spirito) e in ogni esperienza la memoria guida l’azione (spirito →
corpo).
In questo modo Bergson ha continuato a presupporre il dualismo tra spirito e corpo.
SLANCIO VITALE
Ne “L’evoluzione creatrice” Bergson delinea la differenza tra la vita umana e la vita
della natura: tutto l’universo può essere interpretabile secondo il concetto di
durata. Mentre l’uomo può vivere una sola vita e quindi deve fare delle scelte, la
natura non è costretta a simili sacrifici: essa conserva le tendenze che si sono a un
certo punto biforcate e crea serie divergenti di specie che si evolvono
separatamente.
La vita è creazione libera e imprevedibile = “slancio vitale”, la coscienza stessa
intesa come una sorta di grande corrente, libera e imprevedibile, che permea
l’intera realtà.
Bergson spiega, così, l'evoluzione delle diverse specie: lo slancio vitale pervade e
anima la materia in tutte le sue infinite manifestazioni, ramificandosi e
concretizzandosi in individui e specie differenti a causa della resistenza della materia
stessa.
In altri termini la vita della natura si sviluppa «come un fascio di steli» creando
direzioni divergenti fra le quali si divide il suo slancio originario. Questo processo
evolutivo, infatti, non segue uno sviluppo lineare.
ISTINTO, INTELLIGENZA E INTUIZIONE
La vita animale porta alle forme più perfette di:
- Istinto si può definire come la facoltà di utilizzare o costruire strumenti
organizzati (gli organi corporei);
- Intelligenza invece si può definire come la facoltà di fabbricare gli strumenti
artificiali. Questa non riesce a comprendere il divenire della vita, e così sorge
l’intuizione = “ritorno consapevole” dell’intelligenza all’istinto: è l’intuizione a
cogliere la durata della coscienza e lo slancio creativo della vita,
configurandosi come l’organo della metafisica.

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