Henri Bergson dà nuova importanza alla coscienza, che appare in grado di comprendere la realtà,
lì dove il positivismo vedeva solamente uno strumento per ordinare il quadro complessivo delle
scienze o di proporre una sintesi unificatrice e generalizzatrice dei loro risultati.
Ciò pone Henri Bergson in posizione antipositivistica e lo inserisce nella corrente spiritualistica.
Lo spiritualismo, partendo da interessi di carattere religioso e morale, insiste sui dati immediati
della coscienza e sul primato della coscienza – intesa come divenire e libertà – sulla materia.
La filosofia di Henri Bergson è caratterizzata da una polarità, che si riscontra già nel dualismo tra
scienza e filosofia, riflesso nella distinzione che egli opera tra tempo della scienza e tempo della
vita.
Il tempo della scienza è un concetto bastardo, costituito da momenti che si differenziano tra di
loro solo quantitativamente e risulta reversibile. In sintesi si definisce come astratto, esteriore e
spazializzato e ha come simbolo una collana di perle, i cui elementi sono tutti uguali ma distinti
tra loro.
Il tempo della vita è fatto da istanti che si diversificano tra loro anche qualitativamente, momenti
irripetibili che si compenetrano e si sommano tra loro. È qualcosa di concreto e interiore e si
identifica con la durata.
Pertanto, se il tempo spazializzato della fisica trova un'immagine adeguata in una collana di
perle, tutte uguali e distinte tra loro, il tempo della durata la trova in un gomitolo di filo, o in una
valanga, che continuamente mutano e crescono su se stessi: tant’è vero che nel linguaggio
comune si dice ad esempio che cinque minuti possono sembrare, talora, «una eternità» o che
un’ora è «volata». Immagini che rendono bene il concetto di conservazione totale e creazione
totale, che caratterizzano il tempo della coscienza: non si può cancellare il passato e ogni
momento risulta nuovo rispetto ai precedenti.
"PER UN ESSERE COSCIENTE ESISTERE SIGNIFICA MUTARE, MUTARE SIGNIFICA
MUTARSI, MUTARSI SIGNIFICA CREARE INDEFINITAMENTE SE STESSI"
Il tempo della vita coincide con il flusso autocreativo della coscienza.
Senza la coscienza non esiste né il tempo della vita né il tempo della scienza: è la coscienza che
collega gli istanti simultaneamente; è la memoria che pone un prima e un poi. La scienza e la
filosofia hanno, quindi, la stessa origine e nessuna delle due è sottomessa all’altra.
Nel momento in cui Bergson distingue il tempo della scienza dal tempo della vita, la coscienza
diventa un flusso unitario costituito da elementi inscindibilmente intrecciati tra loro: non ha
senso affermare che uno stato ne determina un altro. Perciò, nella vita della coscienza l’uomo
risulta libero.
La libertà dell’uomo secondo Bergson trova la sua giustificazione nell’atto libero dell’Io, dove
per atto libero si intende un’azione che esprime totalmente e profondamente la totalità dell’Io,
ponendosi come espressione della personalità agente.
Tale derivazione dalla personalità agente, sottolinea Bergson, non è interpretabile e definibile
come un rapporto causale, poiché nella vita della coscienza ogni atto contiene il successivo in
termini di creatività e non in termini di determinismo. La libertà in sé non può essere spiegata:
qualsiasi spiegazione andrebbe a riferirsi ad un fatto già compiuto e, quindi, determinato, cioè
alle cose che sono nel tempo spazializzato, mentre la libertà si sviluppa nella durata e riguarda
l’atto nel suo farsi. Così se scrutiamo nella profondità del nostro libero siamo liberi, mentre in
superficie siamo determinati da un automatismo della coscienza.
Materia e Memoria di Henri Bergson
In Materia e Memoria (1896) Henri Bergson fornisce una spiegazione dei termini memoria,
ricordo e percezione. La memoria è la coscienza stessa, che registra tutto ciò che accade, si
identifica con il passato e ci segue, tutto intero, in ogni momento. Il ricordo è la
materializzazione in un’immagine operata dal cervello degli eventi del passato necessari
all’azione. Il filtro tramite cui sono selezionati gli avvenimenti utili all’azione è la percezione.
Quella che noi comunemente chiamiamo memoria altro non è che il ricordo-immagine, mentre la
memoria e, quindi, la maggior parte del passato, rimane al di sotto o al di là della coscienza.
"LA MEMORIA E' PIU' OBLIO CHE RICORDO", paradosso.
"LA MEMORIA NON E' LA FACOLTA' DI CLASSIFICARE RICORDI IN UN CASSETTO O DI
ISCRIVERLI SU UN REGISTRO. NON C'E' REGISTRO, NON C'E' CASSETTO E,
PROPRIAMENTE PARLANDO, NON SI TRATTA QUI DI UNA FACOLTA', POICHE' UNA
FACOLTA' FUNZIONA IN MODO INTERMITTENTE, QUANDO VUOLE O QUANDO PUO',
MENTRE L'ACCUMULARSI DEL PASSATO SU SE STESSO PROSEGUE SENZA TREGUA. IN
REALTA', IL PASSATO SI CONSERVA DA SE', AUTOMATICAMENTE. TUTTO INTERO CI
SEGUE AD OGNI ISTANTE: CIO' CHE ABBIAMO SENTITO, PENSATO, VOLUTO SIN
DALLA PRIMA INFANZIA E' LA', CHINO SUL PRESENTE CUI VA AD AGGIUNGERSI"
Evoluzione creatrice di Henri Bergson
Ne l’Evoluzione creatrice (1907) Bergson propone la sua teoria evoluzionistica.
La vita è creazione e imprevedibilità e allo stesso tempo conservazione del passato. Tale è la vita
nell’individuo e nella natura. Ma mentre l’uomo è costretto a scegliere e a vivere una sola vita, la
natura non segue una linea evoluzionistica unica e semplice, ma, ad ogni possibile biforcazione,
crea serie divergenti di specie che si evolvono separatamente. E’ paragonata, infatti, da Bergson a
un fascio di steli. Nonostante le biforcazioni, noi riconosciamo la natura come unica, l’unità che
precede la biforcazione, una forza alla quale la natura deve la sua vita. Lo “slancio vitale” (élan
vital) è la coscienza stessa, intesa come durata, cioè come una sorta di grande corrente che
penetra nella materia e tende a dominarla.
La vita è creazione libera e imprevedibile. La dottrina bergsoniana dell'elan vital, se esclude
l'idea di un disegno prestabilito, che caratterizza ogni teoria finalistica, esclude anche l'idea che
l'evoluzione sia avvenuta per cause puramente meccaniche.
"LO SLANCIO DI VITA DI CUI PARLIAMO CONSISTE, IN SOSTANZA, IN UN'ESIGENZA DI
CREAZIONE. ESSO NON PUO' CREARE IN MODO ASSOLUTO, PERCHE' INCONTRA
DAVANTI A SE' LA MATERIA, CIOE' IL MOVIMENTO OPPOSTO AL PROPRIO; MA ESSO SI
IMPADRONISCE DI QUESTA MATERIA, CHE E' PURA NECESSITA', E TENDE A
INTRODURRE IN ESSA LA MAGGIOR SOMMA POSSIBILE D'INDETERMINAZIONE E DI
LIBERTA' ".
La prima biforcazione fondamentale dello slancio vitale è quella tra piante ed animali. I vegetali
fabbricano da sé il materiale necessario al nutrimento, mentre gli animali hanno la capacità di
spostarsi e di acquisire una coscienza sempre più sveglia. Gli animali a loro volta si dividono in
artropodi e vertebrati, echinodermi e molluschi. Gli artropodi raggiungono il punto culminante
negli insetti, mentre i vertebrati nell’uomo
Istinto, intelligenza e intuizione
La biforcazione dello slancio vitale in artropodi e vertebrati ha dato vita a due processi evolutivi
distinti, che, pur muovendosi entrambi nella direzione di un progresso, hanno potenziato
rispettivamente l'istinto e l'intelligenza.
Nella loro forma perfetta, l'istinto può essere definito come la facoltà di utilizzare o organizzare
"strumenti organici" e l'intelligenza come la facoltà di produrre e utilizzare "strumenti inorganici.
In altre parole, se l'istinto si serve di strumenti naturali, l'intelligenza crea strumenti artificiali.
Dalle caratteristiche originarie della natura umana (homo faber, sopravvivenza e homo spaiens
poi) derivano i caratteri fondamentali dell'intelligenza umana e della scienza che di essa si
avvale. Tuttavia la scienza ha l'incapacità naturale di comprendere il movimento, il divenire e la
vita. Per illustrare questo aspetto, Bergson paragona l'intelligenza umana a un meccanismo
cinematografico che cerca di riprodurre il movimento mediante una successione di istantanee, le
quali tuttavia, prese isolatamente, non rappresentano se non cose immobili. Questo meccanismo
si lascia dunque sfuggire quel che la vita ha di più proprio, cioè la continuità del divenire. Questo
spiega perchè l'intelligenza, che è perfettamente a suo agio nel mondo della materia, si trova
completamente disarmata di fronte alla vita.
Tuttavia, l'intelligenza non si separa mai completamente dall'istinto. E' quindi possibile un
"ritorno consapevole" dall' intelligenza all' istinto. Tale ritorno è costituito dall'intuizione.
L'intuizione è istinto divenuto disinteressato e consapevole di se stesso, capace di un indefinito
processo di autoriflessione. Si può concepire tuttavia una ricerca orientata nello stesso senso
dell'arte e che abbia per oggetto la vita in generale. Una ricerca di questo genere sarà
propriamente "filosofica" e costituirà lo strumento adatto per la comprensione della vita: la
metafisica.
"L'INTUIZIONE E' VISIONE DELLO SPIRITO DA PARTE DELLO SPIRITO, ESSA E'
L'ORGANO DELLA METAFISICA"
Società, morale e religione
Per Bergson vi sono società chiuse, nelle quali l'individuo agisce unicamente come parte del tutto
e il margine lasciato all'iniziativa e alla libertà individuali è minimo, e società aperte, nelle quali
lo sforzo creatore della vita prosegue il proprio cammino, alla ricerca di nuove manifestazioni.
Nelle società chiuse vige la "morale dell'obbligazione", fondata su abitudini sociali che
garantiscono la vita e la solidità della comunità. Nelle società aperte prevale invece la morale
assoluta: essa guarda non a un gruppo sociale, ma a tutta l'umanità.
Mentre la morale dell'obbligazione è immutabile e tende alla conservazione, la morale assoluta è
in movimento e tende al progresso. La prima si lega ad abitudini acquisite, la seconda risponde
all'appello delle personalità e delle coscienze individuali.
A questi due tipi di morale, corrispondono due religioni:
RELIGIONE STATICA: L'uomo cerca di difendersi dall'angoscia di insuccesso e di morte che la
vita presenta e che l'intelligenza non cessa di mostrargli. La religione statica è quindi una
reazione di difensiva della natura contro l'intelligenza che giustifica la precarietà dell'esistenza
umana.
RELIGIONE DINAMICA (O SUPERIORE): E' misticismo. Esso è assai raro e pretende un
genio privilegiato. Tuttavia il genio è potenzialmente in tutti gli uomini. Attraverso il misticismo
l'uomo si inserisce nello slancio creatore della vita, o, in altre parole, nella stessa creazione
divina, e la continua per conto proprio.
Il fatto che tutte le forme di religione convergano verso una medesima esperienza mistica
costituisce, secondo Bergson, l'unica prova sostenibile dell'esistenza di Dio.
Egli ritiene tuttavia che i mistici cristiani siano superiori a quelli delle altre religioni: essi infatti
predicano l'amore; l'amore spiega la molteplicità degli esseri viventi, che sono diversi fra loro
appunto perchè possono ritrovarsi e amarsi nell'unità dello slancio creatore.
Estendendo la sfera d'azione dell'uomo sulla natura, la tecnica ha infatti in un certo senso
ingrandito smisuratamente il corpo umano, e questo corpo cresciuto a dismisura attende un
"supplemento d'anima": LA MECCANICA ESIGE UNA MISTICA.