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HENRI BERGSON
La personalità più influente della reazione al positivismo è quella del filosofo
francese Henri Bergson, autore di opere di successo come L'introduzione alla
metafisica, del 1903, e L’evoluzione creatrice, del 1907.
Henri Bergson, approfondendo l’analisi sul concetto del tempo, giunge ad una
visione metafisica del mondo, che interpreta l'uomo e la natura in chiave
spiritualista liberandosi di ogni approccio meccanicistico e positivistico. Egli si
affida all'intuizione per cogliere la vita nell'immediatezza del suo fluire e
quindi nega che lo spirito possa essere studiato e compreso in maniera
scientifica.
IL TEMPO
L’EVOLUZIONE CREATRICE
ÉLAN VITAL
Ne L’evoluzione creatrice, del 1907, Bergson spiega che tra vita biologica e
vita della coscienza c’è sviluppo e continuità, ed in entrambe scorre
incessantemente l’energia vitale.
Infatti la vita non procede per aggregazione di materia, bensì grazie ad un
impulso iniziale detto élan vital (slancio vitale), che crea di continuo e per
contingenza una grandissima varietà di forme.
Lo slancio vitale è un’energia spirituale e invisibile che costituisce la trama
sotterranea del continuo fluire della vita, la quale trabocca nell’universo,
assicurandone anche l’unità, che infatti non si può spiegare né sulla base di
un fine né sulla base di una causa meccanica.
La forza meccanica infatti non spiega la complessità di alcuni organi, come
ad esempio l’occhio umano, complicatissimo eppure con una funzione
semplicissima.
LA VITA DELL’UNIVERSO
La vita dell’universo non è dunque frutto di necessità, ma è libero impulso
creativo, ed è spinta da una forza che agisce alle sue spalle (vis a tergo).
Man mano che tale impulso si attualizza, si dirama e dà origine a tutti gli
esseri e, tra gli animali, l’uomo rappresenta il vertice della vita
dell’universo. Se volessimo applicare un termine della biologia moderna,
potremmo dire che la vita all’origine è totipotenza, ossia possibilità di divenire
tutte le cose, che con il tempo si attualizza specifica.
Bergson paragona la vita dell’universo all’esplosione di un proiettile in mille
pezzi, che a loro volta esplodono in mille altri frammenti.
Avremmo potuto essere qualcos’altro, ma la contingenza ci ha fatti in questo
modo, e non per necessità, ma per via della libertà dell’energia vitale.
LA MORALE
Nella sua ultima opera intitolata Due fonti della morale e della religione,
Bergson identifica due tipi di organizzazione sociale: la società chiusa e la
società aperta.
Nella prima l’individuo si identifica con il gruppo di appartenenza, e la sua
libertà è ridotta al minimo in quanto domina la morale dell’obbligazione e
dell’abitudine, che mirano ad un conformismo sociale.
Nella seconda vige la libertà e regna la morale assoluta, che si indirizza
all’intera umanità e che è fonte di progresso.
LA RELIGIONE
Alle due forme di morale corrispondono due tipi di religione: quella statica e
quella dinamica.
La prima si serve dei miti e delle superstizioni per proteggere l’uomo dalle
sue parole e per dargli una speranza consolatoria.
La religione dinamica, invece, che si identifica nella vita dei mistici ed è quindi
rara, consiste nell’inserirsi, grazie all’amore, nello slancio creatore della vita e
nell’identificarsi con Dio, dal momento che tale slancio creatore è Dio stesso.
Identificato lo slancio creatore con Dio e Dio con l’amore, Bergson ritiene che
la mistica sia l’unico rimedio ai mali morali e sociali in un mondo pervaso
dalla tecnica e della meccanica, e si augura che ci siano sempre più uomini
aperti all’esperienza mistica dell’amore.