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IL PARADISO

STRUTTURA

La prima cantica è rappresentata dalla beatitudine, ovvero il grado


massimo di purezza dell’anima.

Il paradiso è immaginato come un sistema astronomico costituito da


nove cieli, nove sfere di sostanza cristallina e ruotanti intorno alla terra.

Ha una struttura complessa, le sfere sono concentriche.

Tutto il sistema è inglobato nell’empireo che è il cielo più grande ed


abbraccia i nove cieli.

L’empireo e dove si trova Dio ed è il punto di arrivo del viaggio di Dante


pellegrino.

Beatrice è la rappresentazione allegorica di fede, incontrata nel


paradiso terrestre (sopra il purgatorio), essa fa da separazione tra la ne
del Purgatorio e il paradiso.

Grazie a questa donna beata, Dante supera i limiti dell’uomo e riesce a


contemplare ed a fare cose irraggiungibili dai nostri sensi.

Beatrice permette a Dante di avvicinarsi al divino con i sensi e con la


ragione.

Il purgatorio si conclude il paradiso terrestre, così la cantica si apre con


un rapido passaggio dal purgatorio al paradiso.

La virtù messa in luce è la temperanza legata alle passioni terrene


tenute a freno.

Il primo è il cielo della luna: Dante incontra anime che mancavano ai


voti, esse presentano ancora dei lineamenti umani.

Queste anime non potevano dedicarsi alla vita religiosa perché


strappati dal convento contro il loro volere.

Il secondo cielo È quello di mercurio: adesso appartengono spiriti


trascinati e nelle loro scelte dalla fame di gloria, desiderio di fama.

Il terzo cielo che incontriamo è quello di Venere: in questo cielo si


trovano gli spiriti amanti.

Sapevano esprimere e provare il vero amore di Dio.

Nei primi tre cieli ci sono elementi attaccati alle passioni terrene ma già
legate alla purezza.

I tre cieli successivi completano le virtù cardinali.

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La prima virtù e la temperanza,a questa appartengono il quarto, il
quinto e il sesto cielo.

Il quarto è il cielo del sole: gli spiriti si dispongono a corona intorno a


Dante e Beatrice, essi sono gli spiriti sapienti.

Al quinto posto c’è il cielo di Marte :Le anime formano una croce, sono
gli spiriti combattenti per la fede.

Il sesto cielo è quello di Giove, qui si trovano gli spiriti giusti.

Le virtù cardinali sono quelle che per la teologia sono la capacità


dell’uomo di esprimere potenzialità e virtù proprie della divinità.

Prudenza, giustizia e fortezza.

Il settimo è il cielo di Saturno: qui si trovano gli spiriti contemplativi


disposti a scala per contemplare Dio, vivere di ri essione e di preghiera.

L’Ottavo cielo è quello delle stelle sse: qui si trovano le anime


trionfanti, che appaiono come innumerevoli lucerne illuminate dai raggi
che fa piovere la grande luce di Cristo; un altro degli splendori che qui
trionfano è Maria attorno alla quale volteggia l’arcangelo Gabriele.

Il nono cielo ed ultimo è il cielo cristallino, chiamato anche il primo


nobile in quanto è il primo muoversi perché mosso da Dio e
trasmettendolo ai cieli concentrici sottostanti.

Sopra il primo mobile c’è solo l’empireo, che è immobile in quanto


perfetto.

Questi cieli sono composti da una sostanza detta etere, muovendosi


emettono suoni soavi e brillano.

Nel paradiso le anime non risiedono stabilmente in un singolo cielo ma


si recano in essi solo per apparire a Dante e per fargli comprendere il
legame tra quel cielo e la virtù che le rese beate.

In realtà le anime si trovano tutte nella “candida rosa”, ovvero una


specie di an teatro in cui esse sono divise in due: da una parte quelle
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che credettero nel futuro arrivo di Cristo, dall’altro quelli che credettero
in Cristo dopo la sua venuta.

DANTE IN PARADISO

Come nel Purgatorio prima di entrare nel paradiso Dante deve


puri carsi immergendosi in due umi:

Il primo ume è l’Eté In cui c’è l’acqua che porta via i peccati.

Il secondo ume lo inventa Dante in quanto secondo lui non basta


puri carsi ma ci vuole anche una preparazione della mente ad
accogliere la bontà divina.

Esso si chiama Enoué.

Inizia il viaggio di Dante nel Paradiso, parte dal paradiso terrestre e poi
inizia a salire i vari cieli.

Secondo egli nel paradiso non c’è spazio e non c’è tempo, non ci sono
volti, non ci sono oggetti: i beati si trovano tutti nella mente di Dio e non
sono legati a nessuno dei nove cieli.

Dante invoca Apollo perché egli gli infonde il valore poetico occorrente
per meritare l’alloro, ed aggiunge che no ad ora gli è bastato invocare
le muse ma adesso è necessario anche l’aiuto divino.

INTELLETTUALISMO E SPIRITUALISMO

Nella parte alta della struttura Dante colloca gli spiriti contemplativi,
cioè dei mistici.

Il poeta nel paradiso elogia San Bernardo (ovvero la sua ultima guida
per la visione di Dio negli ultimi canti del poema), mentre nei canti 11º e
12º, San Francesco e San Domenico, a ermando che entrambi sono
stati due grandi santi inviati dalla provvidenza per risollevare la Chiesa.

LINGUAGGIO

Il paradiso è costituito da parti descrittive, abbastanza omogenei grazie


alla narrazione di Dante, Ma anche da parte di dialogo in cui si
incontrano le voci dei personaggi che agiscono nella storia.

Dante nel XIV secolo, con la Divina Commedia ha presentato una lingua
italiana come un ricco sistema espressivo e comunicativo.

Nel paradiso viene messa in risalto la complessa ricerca linguistica che


porta ad utilizzare latinismi e neologismi.

Un esempio di neologismo dantesco è trasumanar, cioè andare oltre la


dimensione dell’uomo.

Molto utilizzati da Dante sono le perifrasi per non nominare il nome di


Dio in segno di rispetto.

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In questo poema si alternano scelte auliche e dotte, a varianti popolari
utilizzate nel linguaggio quotidiano.

PARAFRASI VV. 37-69

La lampada del mondo (sole) nasce,

A vantaggio degli uomini da vari punti

dell’orizzonte;

Ma dal punto in cui si incontrano i quattro cerchi

Per formare tre croci, il sole sorge

In accordo col periodo più favorevole dell’anno (la primavera)

E con la miglior costellazione (l’ariete)

Quindi i raggi del sole sono ancora più bene ci per il mondo.

Sorgendo in quel punto, il sole aveva recato il giorno nel Purgatorio e la


notte sulla terra, l’emisfero australe era tutto illuminato, quello boreale
avvolto nelle tenebre,

quando vidi Beatrice e volta a sinistra che guardava con intensità il


sole: mai un’aquila lo ssò così fermamente.

E come il secondo raggio si separa dal primo e risale insù,

Come vuole ritornare un pellegrino.

Nella mia mente, ripeté il mio sguardo,

E ssai il sole più a lungo di quanto riesca a fare di solito.

Molte cose lì solo permesse, e sulla terra non sono possibili a causa dei
nostri limiti, in virtù del luogo fatto da Dio per la specie umana.

Quella vista non la so rì molto, ma nemmeno così poco da non vedere


la luce sfavillare,

Come il ferro bollente che esce dal fuoco, e subito mi sembrò che a
questa luce si aggiungesse altra luce, come se il creatore avesse
aggiunto nel cielo un altro sole.

Guardandola mi sentii come Glauco quando assaggiò la pianta che lo


fece membro degli Dei del mare.

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