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Paradiso

Dante alla fine del suo percorso di espiazione si trova nel paradiso terrestre, qui appare
Beatrice in un trionfo di fiori che sostituisce Virgilio, che torna nel limbo. Questo cambio di
guida significa che per accedere al Paradiso occorre la guida della teologia e non più della
ragione. Nel corso del Paradiso Beatrice interverrà chiarendo i dubbi di Dante, dando
nozioni di teologia. Successivamente nell'empireo subentrerà un'altra guida, San Bernardo
di Chiaravalle, e Beatrice prenderà posto tra i beati. San Bernardo è un santo mistico che
invocherà Maria per permettere a Dante di vedere Dio.
Dante scrittore sceglie questo santo perché crede che non basti più la teologia, che ha un
fondo razionale, ci vuole uno slancio verso il divino e la spiritualità mistica.
Quando Dante si trova nel paradiso terrestre subisce gli ultimi due riti: viene immerso in due
fiumi
● il Letè che fa dimenticare tutto il male
● nell’Eunoe che fa ricordare tutto il bene fatto
A questo punto Dante non ha più tracce di peccato.

Per Dante La Terra sta al centro dell'universo, da una parte della Terra c’è l'acqua dove
sorge la montagna del Purgatorio e dall'altra parte c'è la voragine dell'inferno.
I primi nove cieli sono ancora materiali, ruotano e sono sovrintesi da gerarchie di angeli che
garantiscono il movimento di questi.
Tutti i Beati si trovano nell'empireo nella candida rosa, ma Dio concede occasionalmente
che compaiono a Dante nel cielo dov'è presente il pianeta che li ha influenzati maggiormente
in vita.

➛ primo cielo: luna, associata alla mutevolezza, si trovano gli spiriti difettivi o mancanti ai
voti non per loro volontà, non hanno terminato il loro percorso monastico
➛ secondo cielo: mercurio, associato al commercio, si trovano gli spiriti attivi che hanno
lottato per il bene
➛ terzo cielo: venere associato all'amore, si trovano gli spiriti dotati di amore per il prossimo
➛ quarto cielo: sole, associato la luce della sapienza, si trovano gli spiriti sapienti
➛ quinto cielo: marte, si trovano gli spiriti militanti per la fede, si trovano i crociati
➛ sesto cielo: giove, rappresenta la giustizia, si trovano gli spiriti giusti che operano in
favore della giustizia
➛ settimo cielo: saturno, si trovano gli spiriti contemplanti cioè che si dedicano alla vita
contemplativa, alla preghiera e alla meditazione
➛ ottavo cielo: stelle fisse, qui Dante ha una visione di Dio, la Madonna e i santi
➛ nono cielo: primo mobile, qui c'è il trionfo degli angeli ed è chiamato così perché muove
tutti gli altri

Dopo i nove cieli si trova l’empireo, dove è assente la materia, è un cielo puramente
spirituale dove si trova la candida rosa che è rappresentata come un anfiteatro dove siedono
i beati e contemplano Dio, questi si trovano in uno stato di assoluta grazia.
Tra i beati ci sono anche i credenti in Cristo venturo, cioè che hanno creduto nelle profezie, e
quelli che hanno creduto in Cristo venuto, cioè che hanno creduto nel Vangelo, e i bambini
innocenti non battezzati.
Dopo le empirio c'è questo punto luminosissimo in cui si trova Dio circondato da cori
angelici. I beati godono dell'onniscienza Divina, conoscono passato, presente e futuro e
sono animati dall'amore di Dio, cioè dalla carità, ogni volta che parlano con Dante fanno un
gesto di carità. Sono sempre felici e appagati, non hanno invidia l'uno per l'altro e non hanno
rancori. Più si sale nei cieli più i beati diventano luminosi e perdono i tratti somatici.

Un critico olandese ha detto che la cultura medievale tende a considerare la vita terrena
come un'anticipazione della vita ultraterrena e che le anime hanno delle caratteristiche che
verranno poi realizzate dopo la morte. Questo si vede molto nella figura di Beatrice che
viene descritta da Dante nella Vita Nova esaltando le sue caratteristiche (purezza,
gentilezza, umiltà) e nel paradiso viene descritta come dotata di queste virtù nel grado più
alto. Beatrice ci appare come una guida teologica priva di ogni sentimento negativo,
caritatevole, umana e in alcuni punti ci appare anche materna.

→ I temi più ricorrenti nel paradiso sono la condizione dei beati, la redenzione e la luce, che
allegoria della grazia. Più si sale è più le anime perdono le caratteristiche somatiche
diventando più luminose, non ci sono paesaggi ma solo punti luminosi.

→ Dante tratta del tema dell'ineffabilità, cioè che questa esperienza non è facile da spiegare
e il tema della memoria, non riesce a ricordare perché è stata un'esperienza troppo elevata
per le facoltà umane.

→ Un altro tema ricorrente sono le parole dei beati che sono sempre contenti e soddisfatti
del loro grado di beatitudine indipendentemente dal grado degli altri.
C'è anche il tema politico, ossia l'insoddisfazione del suo tempo, Giustiniano proporrà nel
canto VI una soluzione cioè l'impero.

Dante innalza il tono nel paradiso, usa uno stile elevato con molte parole filosofiche, latinismi
e parole in latino. Propone nuovi neologismi danteschi come “transumanar” (andare al di là
dell'umano, trascendere). In alcuni punti abbassa lo stile, soprattutto quando parla di politica
e della situazione di Firenze, in altri punti usa parole stilnovistiche.

Canto I
Proemio per simmetria, Dante afferma un dogma cioè che Dio è ovunque ma la sua sede è
nell'empireo, dopo presenta l'impossibilità di raccontare la sua esperienza (ineffabilità). Poi
c'è una parte di invocazione ad Apollo che lo aiuti a scrivere, non sono più sufficienti le muse
serve il dio della poesia.
Dante vede Beatrice guardare il sole, cioè l'obiettivo del viaggio, ma lui non riesce a
sostenere la vista così torna a guardare Beatrice. Ora succede il transumanar. Dante
comprende di essere in un'altra dimensione del suono della musica.
Dante chiede a Beatrice dove si trova e come ha fatto ad arrivare, come è trasceso. Beatrice
usa paragoni tratti dalla realtà per spiegare meglio a Dante e risponde presentando tre
dogmi:
● tutte le cose hanno un ordine e sono create da Dio
● tutte le cose hanno un istinto che le riconduce a Dio
● può capitare che l'intelletto esercitando il libero arbitrio non assecondi questo istinto e
che rimanga nel peccato

Canto III
Nel canto precedente (II) salgono nel cielo della luna e Dante chiede a Beatrice spiegazioni
sulle macchie lunari, Beatrice risponde con una spiegazione teologica: ci dice che alludono
agli spiriti imperfetti che compaiono nel primo cielo.
Mentre Dante riflette sulla spiegazione di Beatrice, compaiono le anime che sono lì
eccezionalmente per Dante. Sono anime che hanno il volto confuso dalla luce, ma si
intravedono ancora tratti umani, a Dante questi spiriti sembrano dei riflessi, Beatrice spiega
che non sono riflessi ma sono anime che non hanno completato i loro voti.
Dopo c'è un incontro e un dialogo con Piccarda Donati, che faceva parte dell'ordine delle
Clarisse (seguivano gli insegnamenti di San Francesco).
Il fratello di Piccarda, corso Donati, l'aveva strappata dal convento che lei aveva scelto
liberamente per farla sposare con Rossellino della Tosa. Così si è sposò forzatamente, ma
morì subito dopo il matrimonio molto giovane. Piccarda è una figura molto giovane e tenera
che si rivolge a Dante con grande gentilezza e durante il suo discorso utilizza parole
stilnovistiche (desire, dolce, piacer), ha tratti in comune con Francesca e Pia dei Tolomei.

→ Nel suo discorso c'è una parte teologica in cui da dei chiarimenti sulla condizione dei
beati dicendo a Dante che la beatitudine non è uguale per tutti, ma che ognuno è soddisfatto
del proprio grado di beatitudine che ha ricevuto e che la loro volontà coincide con la volontà
di Dio e che non c'è insoddisfazione.

Dopo interviene Dante per chiedere chiarimenti. Parla di nuovo Piccarda e racconta la storia
della sua vita e della violenza che ha subito dal fratello. In questo discorso sottolinea la
protezione che gli offriva il convento e implicitamente ci fa capire che la sua violenza è stata
ancora più grave. Poi si riferisce al suo rapitore senza parole d'odio e senza nominarlo in
modo diretto.

Dante crea una simmetria tra le tre donne, due uccise dal marito, e nessuna di loro ha
rancore in quanto sono donne stilnovistiche.

Parla ancora Piccarda e presenta un altro spirito che non parla: è Costanza d'Altavilla
(moglie di Enrico VI, madre di Federico II che si trova all'inferno tra gli eretici e nonna di
Manfredi che si trova in Purgatorio tra gli scomunicati).
→ Qui una umile ragazza presenta un'imperatrice: in paradiso non ci sono più distinzioni
politiche e sociali.
Dante da una versione di Costanza secondo una leggenda Guelfa, secondo cui anche
Costanza si credeva fosse suora e che fu strappata dal convento e obbligata a sposare
Enrico VI da cui nacque poi Federico II. I Guelfi usavano questa leggenda per screditare
Federico II nato dal matrimonio basato su una violenza.
Alla fine del canto Piccarda scompare alla vista di Dante che rivolge a Beatrice che si
illumina, ogni volta che i beati fanno una carità si illuminano e si illumina anche a Beatrice
che gioisce per Dante.
Registro linguistico:
● per la sezione teologica → tono alto
● flashback di Piccarda → tono si abbassa + parole stilnovistiche
● Costanza → tono di nuovo alto

Canto VI
Chiesa e impero= volute da Dio, provvidenziali, sempre valide, sono istituzioni universali e
sono complementari, l'impero si deve occupare della vita terrena e la chiesa della vita
ultraterrena. Questa è una visione antistorica di Dante che guarda al passato ed è un
pensiero utopico.

Dante è salito al cielo di mercurio con Beatrice dove si trovano gli spiriti attivi che operarono
per il bene, ma spinti dalla gloria personale.
Nel canto V, Dante si era rivolto a un'anima chiedendo chi fosse e quest'ultima risponde ed è
l'unico canto interamente dedicato al discorso di un'anima. Quest'anima è Giustiniano che
regnò nell'Impero d'Oriente tra il 527 e il 565 ed è ricordato per:
● impresa giuridica: elaborò un nuovo codice di leggi “corpus iuris civilis”
● impresa renovatio imperii: riuscì a riconquistare alcuni territori dell'Impero
d'Occidente che era in mano ai germani, riunificò per poco tempo l'Antico Impero
Romano
Nella prima parte del canto Giustiniano si presenta e rievoca le sue imprese, già qui
presenta il potere Imperiale con un simbolo: l'aquila (uccell divino). Presenta l'impero come
sacro e voluto da Dio, Dante usa l’Aquila perché era uno dei simboli usato dalle Legioni.

Dopo c'è un excursus in cui Giustiniano ricorda il passaggio del potere Imperiale di mano in
mano a partire da Enea fino a Carlo Magno (la fonte principale di Dante per la storia antica
di Roma è Livio). Gli imperatori messi più rilievo sono: Cesare, Augusto, Tiberio (sotto
Tiberio è stato ucciso Gesù).
In queste due sezioni il tono è molto alto, usa costrutti Latini come l'infinitiva, richiami storici,
richiami ai miti.
Dante vuole comunicare la soluzione per i temi presentati negli altri canti sesti, cioè la
divisione di Firenze presentata nel VI canto dell'Inferno e la divisione dell'Italia nel VI canto
del Purgatorio → la soluzione è l'impero

Dal verso 96 al 111 Dante parla della guerra tra Guelfi e Ghibellini, i Guelfi si
contrappongono all'aquila e gli ghibellini si vogliono ingiustamente appropriare dell'aquila
(cioè del potere).

Nell'ultima parte Giustiniano illustra le anime (carattere teologico), poi presenta un altro
spirito che è Romeo di Villanova. Qui un imperatore presenta una persona umile, in paradiso
non ci sono gerarchie.
Romeo di Villanova era stato un collaboratore e ministro del feudatario Conte di Provenza
che aveva operato con estrema correttezza, ma era stato ingiustamente calunniato dai servi
e per questo cacciato dal Conte e costretto ad andare presso altri signori. Dante si presenta
attraverso Romeo, anche lui aveva operato per il bene di Firenze ed era stato poi calunniato
ingiustamente e mandato in esilio (vuole mandare il messaggio che lui è innocente).
Canto XI
Dante e Beatrice sono saliti al cielo del sole dove si trovano gli spiriti sapienti, nel canto
precedente Dante ha posto delle domande di natura teologica a San Tommaso. In questo
canto San Tommaso risponde e da chiarimenti teologici e li esemplifica citando due esempi
di vita di santi inviati dalla provvidenza divina per la salvezza della chiesa, questi due santi
sono:
● San Francesco, fondatore dei francescani, si distingue per la carità e per una vita
estremamente povera
● San Domenico, fondatore dell'ordine dei domenicani e si distinse per la sapienza
(conoscenza dei miti teologici)
San Tommaso narra la vita di San Francesco elogiandolo.

Nel canto successivo un altro santo, Bonaventura, narra la vita di San Domenico:
San Tommaso era domenicano e San Bonaventura era Francescano→ significa che non c'è
rivalità tra ordini religiosi e la struttura di questi due canti è a chiasmo.
San Tommaso deplora la corruzione del suo ordine religioso (domenicani) durante l'epoca di
Dante e San Bonaventura alla fine del canto XII deplora la corruzione del suo ordine dei
Francescani.

Rievocazione della vita di San Francesco


Dante, attraverso la voce di San Tommaso, risente della tradizione agiografica relativa alla
vita di San Francesco e risente di un'interpretazione particolare della vita di San Francesco:
era impostata in modo allegorico, con un matrimonio con una donna che è allegoria della
povertà, ha fatto una scelta di povertà a cui è rimasto fedele per tutta la vita (non è
un'invenzione di Dante, ma la trae dalla tradizione). Dante introduce di nuovo a questa
leggenda:
● San Francesco che combatte come un cavaliere per la sua donna
● il passaggio della sua donna in eredità al suo ordine religioso

Dante per dare credibilità a questa storia da molti riferimenti geografici e storici, usa un tono
alto con latinismi e latino puro, soprattutto quando sottolinea la scelta di vita di povertà
abbassa il tono ed è adatta all'espressione immagini concrete .

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