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Caratteristiche In questo canto Dante giunge nel cielo della Luna dove troviamo le anime di coloro che sulla
Terra non hanno portato a compimento i loro voti, come Piccarda Donati e Costanza
d'Altavilla..
Riassunto Spiriti mancanti ai voti. Un’anima guarda con attenzione Dante e si presenta: è Piccarda
Donati, sorella di Corso e Forese; da suora, il fratello la costrinse, senza sua volontà, al
matrimonio. Mostra poi l’anima di Costanza d’Altavilla, imperatrice e madre di Federico II.
sintesi e struttura
Dialogo con Piccarda
Il canto è dominato dal dialogo con Piccarda Donati, una nobildonna fiorentina che Dante ebbe
modo di conoscere quando era ancora in vita come si evince dalla terzina 61-63, in cui il poeta fiorentino
ammette di aver, finalmente, riconosciuto la donna.
Piccarda e Costanza
Le due anime difettive che Dante ci presenta nel cielo della Luna sono quelle di Piccarda Donati e
Costanza d’Altavilla che, pur accomunate da un destino simile, hanno nel Canto un peso notevolmente
diverso dato che la prima domina l’intero episodio mentre la seconda scompare senza aver mai aperto
bocca.
Piccarda è una giovane donna fiorentina appartenente alla nobile famiglia dei Donati, tra i
protagonisti della vita politica del Comune di Firenze nella seconda metà del XIII secolo, e sicuramente
era conosciuta dall’autore che, nonostante le difficoltà causate dall’evanescenza della sua figura, alla fine
ammette di averla riconosciuta (vv. 62-63). Alla sua figura si era già fatta allusione in un altro momento
della Commedia, cioè nel Canto XXIV del Purgatorio quando Dante, nella cornice dei golosi, incontra
Forese Donati, uno dei due fratelli della pia donna che assicura Dante del fatto che, per certo, la troverà
tra i beati (Purg. vv. 13-15).
L’altro fratello è Corso, esponente della fazione politica dei Guelfi Neri che, probabilmente nel periodo in
cui era podestà di Bologna, rapì Piccarda dal convento di clarisse in cui ella aveva voluto
rinchiudersi, per darla in sposa ad un altro esponente politico dei Guelfi Neri, per sancire così
una definitiva alleanza politica. Protagonista di una vita avventurosa e violenta, Corso muore assassinato
nel 1308, cioè dopo la scrittura della Cantica ma prima del viaggio immaginifico di Dante il quale, per
questo motivo, può far profetizzare a Forese che il fratello finirà per certo all’Inferno.
Della vita di Piccarda invece, oltre a ciò che viene narrato da Dante, si sa ben poco, ma è probabile che
sia morta poco dopo il suo rapimento.
L’altra figura che compare in questo Canto è quella di Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II il
Normanno: data la caratura del personaggio, su di essa si hanno notizie abbastanza certe. Dante la pone
tra le anime difettive anche se l’imperatrice non prese mai i voti sacri.
Nella storia raccontata dal poeta fiorentino troviamo l’eco di una vera e propria leggenda che ebbe credito
per lungo tempo, e secondo la quale Costanza venne portata via dal convento nel quale si era ritirata
per ordine di papa Celestino III che, per convenienze politiche, le impose il matrimonio con
Enrico VI di Svevia, unione dal quale nacque Federico II, ultimo esponente di primo piano degli
Hohenstaufen.