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CONFRONTO PROEMIO INFERNO- PURGATORIO (CATONE, RITO

DELL’ACQUA)

Il primo canto di ogni Cantica della Divina Commedia costituisce un proemio. Nella prima cantica,
dopo essersi smarrito, Dante si ritrova in una selva buia. Dopo avervi trascorso la notte, in preda
alla paura, giunge ai piedi di un colle illuminato dal sole e inizia l’ascesa. All’improvviso comparve
una lince che gl’impedisce il cammino. Successivamente l’arrivo dio un leone affamato e di una
lupa lo inducono a tornare nella selva. Dante chiede aiuto ad un’anima che si rivela essere quella
del poeta Virgilio che lo invita a riprendere il cammino verso il colle che lo porterà alla felicità e
alla beatitudine. Dante chiederà aiuto a Virgilio, che gli rivela come sia necessario seguire un
preciso itinerario. Il poeta si offre come guida attraverso i 3 regni dell’oltretomba. Dante accetta e
inizia il suo lungo viaggio. Dal proemio possiamo notare come sia possibile leggero in un altro
modo ovvero dal punto di vista allegorico. Così la selva oscura rappresenta il buio della coscienza
in stato di peccato, lo smarrimento indica la perdita della dritta via, Le 3 belve simboleggiano i 3
vizi, ovvero la lussuria, la superbia e la cupidigia, che sembrano implacabili a impedire il
raggiungimento del bene. Infine Virgilio rappresenta la ragione umana che può essere in grado di
far recuperare la salute spirituale ora smarrita nel peccato. Successivamente, verso il tramonto,
mentre inizia il suo cammino dopo aver invocato le Muse, Dante è assalito da numerosi dubbi.
Virgilio lo rassicura e il poeta fiorentino è definitivamente pronto a inoltrarsi lungo un sentiero
difficile e selvaggio. Nei primi dodici versi del Purgatorio, Dante enuncia l’argomento e invoca le
Muse. Il canto si apre con un’alba luminosa che infonde gioia al pellegrino, il quale scorge anche
quattro stelle, ovvero le virtù cardinali, mai viste prima nell’emisfero boreale. Il poeta, accanto a sé
vede poi un vecchio uomo, Catone, il custode del Purgatorio, che scambia i 2 poeti per dannati che
hanno violato la legge divina e sono fuggiti dall’inferno. Entra in gioco, Virgilio che riassume la
vicenda facendogli presente come, per intervento divino, il poeta fiorentino debba completare il
suo viaggio attraverso i regni dell’aldilà e come si alla ricerca della felicità e della libertà.
Quest’ultima è un valore che Catone conosce molto bene, dal momento che in nome di essa si
uccise. Catone nato nel 95 a.C. ricevette fin da subito una buona educazione filosofica e fu seguace
dello stoicismo. Ricoprì la carica di questore e quella di tribuno della plebe. Fedele ai suoi ideali di
libertà, avversò fieramente Cesare. Allo scoppio di una guerra Civile, si schierò con Pompeo,
seguendolo in Oriente, si recò poi a Utica, vicino a Cartagine dove dopo la sconfitta dei pompeiani,
si tolse la vita. La Domanda che sorge è il motivo per cui Dante non ha inserito Catone nel secondo
girone dell’settimo cerchio. Ovvero quello dedicato ai suicidi. Bisogna vedere il suicidio di catone
come un atto di coraggio e non di vigliaccheria, perciò altamente simbolico della difesa della
libertà politica. Catone diventa così simbolo della libertà dal peccato; per di più Dante, nel
Convivio, vede il suo volontario Sacrificio simile a quello di Cristo, in quanto vittima volontaria per
la libertà morale dell’umanità. Dante, quindi, vede in Catone, simbolo della libertà morale e della
difesa del libero arbitrio. Tuttavia la scelta di affidare ad un suicida pagano, la guardia del
purgatorio, rimane fortemente anticonformista. Il Proemio prosegue, Catone rimprovera Virgilio e
successivamente indica ai due un preciso rituale da seguire. Essi devono recarsi sulla spiaggia più
bassa dell’isoletta, dove il volto di dante sarà lavato dai segni delle lacrime e dal fumo infermali e il
suo corpo sarà recinto da un giungo, simbolo di umiltà. Mentre sta sorgendo l’Alba, i due poeti
giungono nel luogo indicato ed eseguono le istruzioni ricevute. Già con le prime terzine Dante ci
descrive un ambiente del tutto diverso dall’Inferno. Questo paesaggio assume anche un significato
teologico ovvero che quest’ultimo rappresenta lo scenario che Dio aveva preparato per l’umanità
all’inizio della creazione, che essa ha perduto con il peccato originale. Siamo di fronte ad un
viaggio non solo nello spazio ma anche temporale. In conclusione Dante cerca uno stile dolce ed
armonioso impostando le relazioni fra i personaggi con una modalità di interlocuzione nuova
impostata su toni persuasivi.

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