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Romolo il grande di Friedrich Drrenmatt Titolo originale: Romulus der Grosse Traduzione di Aloisio Rendi Casa Editrice: Einaudi

Anno: 1975 VERSIONE ELETTRONICA - PER I NON VEDENTI - CURATA DA AMEDEO MARCHINI Romolo il Grande Una commedia storica che non si attiene alla storia in quattro atti Il grande stratagemma di considerare piccole deviazioni dalla realt come la realt stessa (su cui si basa tutto il calcolo differenziale) al tempo stesso il fondamento per la nostra spiritosa considerazione su dove si andrebbe di solito a finire se trattassimo le deviazioni con severit filosofica. LICHTENBERG PERSONE Romolo Augusto, imperatore romano d'Occidente Giulia, sua moglie Rea, sua figlia Zenone Isaurico, imperatore romano d'Oriente Emiliano, patrizio romano Mares, ministro della guerra Tullio Rotondo, ministro degli interni Spurio Tito Mamma, prefetto della cavalleria Achille, cameriere Piramo, cameriere Apollione, antiquario Cesare Rupf, industriale Filace, attore Odoacre, principe dei Germani Teodorico, suo nipote Fosforide, camerlengo Sulfuride, camerlengo Un cuoco, un messaggero, facchini, Germani L'azione si svolge dalla mattina del 15 alla mattina del 16 marzo nell'anno 476 d. C. Nella villa dell'imperatore Romolo in Campania. ATTO PRIMO Siamo nel 476, in una giornata di marzo, la mattina presto, quando il prefetto Spurio Tito Mamma raggiunge su un cavallo moribondo la residenza estiva dell'imperatore in Campania, dove per sua maest risiede anche d'inverno. Scende da cavallo a fatica, tutto sporco di fango e col braccio sinistro

avvolto in una benda insanguinata; inciampa; mette in fuga sterminate schiere di galline schiamazzanti; attraversa in fretta la villa senza incontrare anima viva; entra infine nel gabinetto di lavoro dell'imperatore. Dapprima anche qui tutto gli appare vuoto e deserto. Non vi sono che alcune sedie piuttosto malconce, e alle pareti i venerandi busti degli uomini politici, pensatori e poeti della storia romana, tutti con i volti eccessivamente seri... SPURIO TITO MAMMA Oh! Oh! Non c' nessuno? Silenzio. Ma il prefetto scopre finalmente ai due lati della porta, in fondo al centro, due vecchissimi camerieri, grigi e immobili come statue: Achille e Piramo, da molti anni addetti al servizio imperiale. Il prefetto li guarda sorpreso, affascinato dal loro aspetto venerando, e ne resta intimidito. SPURIO TITO MAMMA Oh! PIRAMO Silenzio, giovanotto. SPURIO TITO MAMMA Finalmente. Credevo gi che non ci fosse anima viva. Sono stanco, stanco da morire. (Si lascia cadere su una sedia, ansimando). ACHILLE E lei chi ? SPURIO TITO MAMMA Spurio Tito Mamma, prefetto della cavalleria. PIRAMO E che cosa desidera? SPURIO TITO MAMMA Devo parlare con l'imperatore. ACHILLE stato annunziato? SPURIO TITO MAMMA Non il momento per simili formalit. Son latore di un messaggio urgente. PIRAMO Niente urgente alla corte imperiale, Spurio Tito Mamma. SPURIO TITO MAMMA (balza in piedi furibondo) Son latore di un messaggio da Pavia. Di brutte notizie dal generalissimo imperiale Oreste! I due camerieri si guardano pensierosi. PIRAMO Male nuove da Pavia... ACHILLE (scuote la testa) Pavia non una citt abbastanza importante perch possano essere veramente cattive notizie. SPURIO TITO MAMMA (esterrefatto per la calma dei due) Ma l'Impero romano sull'orlo della rovina! PIRAMO Impossibile. ACHILLE Una mole universale qual l'Impero romano non pu mai andare completamente in rovina. SPURIO TITO MAMMA Ma stanno arrivando i Germani! ACHILLE Son cinquecento anni che quelli stanno arrivando, Spurio Tito Mamma. SPURIO TITO MAMMA (afferra Achille e lo scuote come una colonna cadente) il mio dovere di buon patriota parlare con l'imperatore, e subito! Capito? ACHILLE Un simile patriottismo, cos in contrasto coi princip

della buona educazione, non ci sembra in alcun modo desiderabile. SPURIO TITO MAMMA (lascia andare Achille, scoraggiato) Mio Dio! PIRAMO (vuol consolarlo) Dia retta a me, giovanotto. Segua il consiglio che le do e otterr quel che vuole in un batter d'occhio. Per prima cosa si rechi dal gran ciambellano, che riceve tra due ore, alle dieci in punto, e s'iscriva nella lista dei nuovi arrivi. Poi presenti al ministro degli interni una domanda di essere ammesso a comunicare alla corte una notizia importante, e forse le sar addirittura concesso di presentare personalmente il suo messaggio all'imperatore, nel corso dei prossimi giorni. SPURIO TITO MAMMA (completamente sconvolto) Dal gran ciambellano! PIRAMO Giri l'angolo a destra; terza porta a sinistra. SPURIO TITO MAMMA E dal ministro degli interni! PIRAMO Settima porta a destra. SPURIO TITO MAMMA (sempre sconvolto) Per presentare il messaggio nel corso dei prossimi giorni! ACHILLE O anche nel corso delle prossime settimane. SPURIO TITO MAMMA Roma infelice! Due camerieri son la causa della tua fine! (Disperato, esce di corsa a sinistra). I due ripiombano nella loro immobilit. ACHILLE Son costretto a constatare con immenso dolore che quanto pi questo secolo progredisce, tanto pi declinano i suoi costumi. PIRAMO Chi misconosce i nostri meriti mina le fondamenta dell'Impero. Dalla porta in mezzo ai due entra l'imperatore Romolo Augusto. Sua maest ha passato i cinquant'anni, calmo, rilassato e di assai lucido intelletto. Porta la toga purpurea e una corona aurea di alloro in capo. ACHILLE e PIRAMO Ave, Cesare. ROMOLO Salve. Mi sbaglio, o sono oggi le Idi di marzo? ACHILLE (s'inchina) esatto, augusto imperatore: oggi sono le Idi di marzo. ROMOLO una data storica. La legge vuole che in questo giorno si paghi lo stipendio a tutti i funzionari e gli impiegati del mio impero. un'antica superstizione, nell'illusione che ci impedisca l'assassinio di altri imperatori. Chiamatemi dunque il ministro delle finanze. ACHILLE Il ministro delle finanze fuggito, maest. ROMOLO Fuggito? PIRAMO Portandosi dietro le casse dell'erario, maest. ROMOLO E perch? Se non c'era dentro niente! ACHILLE Spera in tal modo di nascondere la bancarotta totale delle finanze imperiali. ROMOLO stata un'idea eccellente, la sua. Non c' rimedio migliore, per nascondere un grosso scandalo, che costruirne uno di pi piccole dimensioni. Gli sia dunque conferito il titolo di salvatore della patria. E dove si trova adesso?

ACHILLE Ha trovato un impiego a Siracusa, come contabile in una ditta esportatrice di vini. ROMOLO Bene! Auguriamoci dunque che questo fedele servitore dello Stato riesca almeno a rifarsi nel commercio delle perdite che comporta la carriera nella pubblica amministrazione. Ecco, prendete. (Si toglie di testa la corona e ne stacca due foglie d'alloro, dandone una a ognuno dei due). Fatevi cambiare tutti e due in sesterzi queste foglie d'oro. Tenetevi quanto vi spetta e ridatemi il resto, perch devo ancora pagare il mio cuoco, l'uomo pi importante del mio impero. ACHILLE e PIRAMO Sar fatto, maest! ROMOLO All'inizio del mio regno questa corona, simbolo del potere imperiale, contava trentasei foglie d'oro. Ora non ne restano che cinque. (Contempla pensieroso la corona, poi se la rimette in testa) E adesso, la colazione. PIRAMO L'asciolvere, maest. ROMOLO La colazione, ho detto. In casa mia decido io che cosa latino classico. (Piramo porta dentro un tavolino su cui si trova la colazione. Come prima portata, pane, prosciutto> vino greco, una ciotola di latte, un uovo alla coque. Achille accosta una sedia, l'imperatore si siede, apre l'uovo). Augusto ha fatto l'uovo, stamane? PIRAMO No, maest. ROMOLO E Tiberio? PIRAMO I Giuli, niente. ROMOLO E i flavi, allora? PIRAMO Domiziano. Ma vostra maest ha comandato espressamente di non portare in tavola uova di Domiziano. ROMOLO Assolutamente. Domiziano era un cattivo imperatore. Pu fare quante uova vuole, io non ne mangio. PIRAMO Come vostra maest comanda. Sua maest mangia l'uovo col cucchiaino. ROMOLO E quest'uovo, chi l'ha fatto? PIRAMO Marco Aurelio, come al solito. ROMOLO Gi, proprio una brava gallina. Gli altri imperatori non valgono un bel niente. Chi altro ha fatto l'uovo? PIRAMO (piuttosto imbarazzato) Odoacre. ROMOLO Ah, guarda un po'. PIRAMO Due uova, anzi. ROMOLO veramente straordinario. E il mio generalissimo Oreste, che dovrebbe sconfiggere questo principe dei Germani? PIRAMO Non ha fatto niente. ROMOLO Niente, dunque. Devo dire che non ne ho mai avuto molta stima. Voglio che stasera mi sia portato in tavola farcito di castagne. PIRAMO Come vostra maest comanda. Sua maest mangia pane e prosciutto.

ROMOLO E della gallina che porta il mio nome, che notizie puoi darmi? PIRAMO l'animale pi nobile e dotato che esista nel nostro pollaio. Uno dei pi pregiati prodotti della pollicultura romana. ROMOLO E l'uovo l'ha fatto, questo nobile animale? Piramo guarda Achille, implorando aiuto. ACHILLE Quasi, maest. ROMOLO Come quasi? Che vuol dire? Una gallina o fa l'uovo o non lo fa. ACHILLE Non ancora, maest. ROMOLO (con un gesto deciso) E allora vuol dire che non lo fa. Se non buona a niente sar almeno buona in pentola. Dite al cuoco che cucini anche me insieme a Oreste, e inoltre Caracalla. PIRAMO Vostra maest ha gi mangiato Caracalla l'altro ieri, con gli asparagi, insieme a Filippo Arabo. ROMOLO E allora che prenda il mio predecessore Giulio Nepote, anche quello era uno che non valeva niente. E d'ora in poi voglio che mi si porti sempre a colazione un uovo della gallina Odoacre, che mi profondamente simpatica. Dev'essere proprio dotata di un talento straordinario. Bisogna prendere dai Germani quel che hanno di buono da darci, visto che stanno arrivando. Da sinistra precipitosamente il ministro degli interni Tullio Rotondo, pallido e sconvolto. TULLIO ROTONDO Maest! ROMOLO Che vuoi dal tuo imperatore, Tullio Rotondo? TULLIO ROTONDO Maest! terribile, mostruoso! ROMOLO Lo so, caro il mio ministro degli interni: son gi due anni che non ti pago lo stipendio, e proprio oggi che avevo l'intenzione di farlo, il ministro delle finanze se l' svignata con le casse dell'erario. TULLIO ROTONDO Maest: la nostra situazione cos catastrofica che nessuno in questo momento ha il tempo di pensare al denaro. ROMOLO (beve un sorso di latte) Allora mi andata bene anche questa volta. TULLIO ROTONDO appena giunto il prefetto Tito Spurio Mamma che ha fatto due giorni e due notti di galoppo ininterrotto per portare a vostra maest notizie da Pavia. ROMOLO Due giorni e due notti? Non c' male non c' male davvero! Lo nomino cavaliere per i suoi meriti sportivi. TULLIO ROTONDO Introdurr subito il cavaliere Tito Spurio Mamma alla presenza di vostra maest. ROMOLO Ma ancora non stanco, caro il mio ministro degli interni? TULLIO ROTONDO Maest, prossimo a un collasso fisico e psichico. ROMOLO E allora conducilo nella pi tranquilla delle camere per gli ospiti, Tullio Rotondo. Anche uno sportivo ha bisogno di dormire.

TULLIO ROTONDO (interdetto) Ma, e il suo messaggio, maest? ROMOLO Appunto: anche il messaggio pi spaventoso pu suonare meno sgradevole in bocca a un uomo riposato, lavato e ben rasato, e soprattutto che abbia mangiato come si deve. Lo ricever domani. TULLIO ROTONDO ( sconvolto) Ma non possibile, maest: si tratta di una notizia che sconvolger il mondo! ROMOLO Ti sbagli, ministro: non sono le notizie a sconvolgere il mondo. Sono i fatti, e quelli non possiamo cambiarli perch son gi accaduti quando le notizie arrivano. No: le notizie non fanno altro che emozionare il mondo. bene perci abituarsi a farne a meno. Tullio Rotondo, tutto confuso, s'inchina ed esce a sinistra. Piramo porta in tavola una grande porzione di arrosto di manzo. PIRAMO L'antiquario Apollione. Entra da sinistra l'antiquario Apollione, vestito elegantemente alla greca, e s'inchina. APOLLIONE Maest... ROMOLO Mi hai fatto aspettare tre settimane, caro Apollione, prima di degnarti di venire. APOLLIONE Sono desolato, maest, ma c'era un'asta ad Alessandria... ROMOLO E per te una vendita all'asta ad Alessandria pi importante della liquidazione dell'Impero romano? APOLLIONE Gli affari sono affari maest. ROMOLO Ebbene, e non sei forse contento dei busti che ti ho venduto? C'era quel Cicerone, specialmente, che era proprio un pezzo di valore. APOLLIONE stato un caso, un'eccezione fortunata. Di quello ne ho venduti cinquecento calchi in gesso: li ho spediti a quei ginnasi che stan venendo su come funghi nelle foreste vergini di Germania. ROMOLO Per carit, Apollione, che dici mai? La Germania si starebbe dunque civilizzando? APOLLIONE La luce della ragione trionfa sempre. Se i Germani si convertono alla civilt, smetteranno d'invadere l'Impero romano. Sua maest si taglia una fetta dell'arrosto di manzo. ROMOLO Se i Germani arrivano qui da noi, in Gallia o in Italia, allora ci forse possibile convertirli alla civilt; ma se restano in Germania, vuol dire che si civilizzeranno da s, e sar atroce, quel che ne verr fuori. Ma intanto, li vuoi prendere gli altri busti, s o no? APOLLINIONE (si guarda intorno) Bisognerebbe che li esaminassi di nuovo tutti quanti, attentamente. A dire il vero, la richiesta di busti assai ridotta: veramente bene, al giorno d'oggi, vanno soltanto quelli di pugili famosi e di etere opulente. Per

giunta, ce ne sono alcuni che mi sembrano di stile piuttosto dubbio. ROMOLO Ogni busto ha lo stile che si merita. Achille, di una scala ad Apollione. Achille d all'antiquario una scaletta su cui questi si arrampica, e per il resto della scena occupato a esaminare busti in cima alla scala o a scenderne e spostarla a un altro busto. Da destra entra l'imperatrice Giulia. GIULIA Romolo! ROMOLO S, mia cara? GIULIA Se almeno tu potessi smetterla di mangiare, in un momento simile! ROMOLO (posa coltello e forchetta) Come vuoi, mia cara. GIULIA Sono molto preoccupata, Romolo. Il gran ciambellano Ebio mi ha accennato che giunta una notizia terribile. Va bene che non mi fido di Ebio, che un Germano e in realt si chiama Ebi. ROMOLO Mi dispiace, mia cara, ma Ebio l'unica persona che conosco capace di parlare correntemente tutte le cinque lingue internazionali, latino, greco, ebraico, germanico e cinese. vero che a me germanico e cinese sembrano tutt'uno, ma in ogni modo Ebio ha una cultura come non ce l'ha nessun Romano ai nostri giorni. GIULIA Ti stai rivelando addirittura germanofilo, Romolo. ROMOLO Macch, mi stanno molto meno a cuore delle mie galline. GIULIA Romolo! ROMOLO Porta il coperto di mia moglie e il primo uovo di Odoacre, Piramo! GIULIA Romolo, lo sai che soffro di cuore. ROMOLO Appunto perci devi sederti e mangiare qualcosa. GIULIA (si siede sospirando) Insomma, vuoi dirmi una buona volta qual questa terribile notizia che appena arrivata? ROMOLO Non lo so. Il messaggero che l'ha portata sta dormendo. GIULIA E allora fallo svegliare subito! ROMOLO Abbi riguardo per il tuo cuore sofferente, mia cara. GIULIA Nella mia qualit di madre della patria... ROMOLO Nella mia qualit di padre della patria sono probabilmente l'ultimo imperatore romano, e gi per questo avr un posto poco favorevole nella storia universale. Come che vada, non ci far certo una bella figura. Ma c' almeno una gloria che non voglio lasciarmi togliere: non si dovr poter dire di me che ho disturbato inutilmente il sonno altrui. Da destra entra la principessa Rea. REA Buon giorno, padre mio. ROMOLO Buon giorno, cara Rea. REA Hai ben dormito? ROMOLO Da che sono imperatore, dormo sempre bene. (Rea si siede al tavolo, dal lato destro). Piramo, porta il coperto della principessa e il secondo uovo di Odoacre.

REA Come mai? Odoacre ha fatto due uova? ROMOLO Che vuoi, un Germano, fa uova in continuazione. Vuoi del prosciutto, cara? REA No, grazie. ROMOLO O dell'arrosto di manzo freddo? REA No, grazie, neanche. ROMOLO Allora un po' di pesce, forse? REA Neppure. ROMOLO (aggrotta la fronte) E neanche del vin greco? REA No, padre mio. ROMOLO Da quando prendi lezioni di recitazione da Filace, l'attore, ti passata la voglia di mangiare. Che cos' che stai studiando, si pu sapere? REA Il lamento di Antigone che va a morire. ROMOLO Lascia stare quel vecchio e lugubre dramma. Impara piuttosto le commedie, molto pi adatto alla nostra situazione. GIULIA (indignata) Senti, Romolo, lo sai benissimo che le commedie non si addicono a una ragazza che ha il fidanzato prigioniero da tre anni nelle foreste germaniche. ROMOLO Non ti agitare, cara. Quando si ridotti agli estremi, come lo siamo noi, si possono comprendere soltanto le commedie. ACHILLE Il ministro della guerra Mares chiede di essere ammesso a parlare con vostra maest. Dice che urgente. ROMOLO Vorrei proprio sapere perch il ministro della guerra deve sempre farsi annunziare proprio quando sto parlando di letteratura. Digli che venga dopo colazione. GIULIA Di' al ministro della guerra che la famiglia imperiale avr gran piacere a vederlo subito, Achille. Achille s'inchina ed esce. ROMOLO Mia cara, tu sei sempre eccessivamente militarista. MARES (entra da sinistra, s'inchina) Maest... ROMOLO Chiss perch, ma stamattina tutti i membri della mia corte sono stranamente pallidi. L'ho gi notato col ministro degli interni. Cosa vuoi, Mares? MARES Nella mia qualit di ministro responsabile per la guerra contro i Germani, son costretto a pregare vostra maest di ricevere immediatamente il prefetto della cavalleria Spurio Tito Mamma. ROMOLO Ma come, ancora non dorme, il campione? MARES indegno di un soldato dormire quando sa che il suo imperatore in pericolo. ROMOLO Comincia a seccarmi, questo senso del dovere dei miei ufficiali. GIULIA (si alza in piedi) Romolo! ROMOLO Che vuoi, cara Giulia? GIULIA Bisogna che tu riceva immediatamente Spurio Tito Mamma. Piramo bisbiglia qualcosa all'orecchio dell'imperatore. ROMOLO Non ce n' alcun bisogno, moglie mia. Proprio in questo

momento Piramo mi annunzia che Odoacre ha fatto un terzo uovo. GIULIA Come osi parlare di pollame mentre il tuo impero vacilla e i tuoi soldati stanno facendo per te i pi grandi sacrifici! ROMOLO assolutamente giustificato, da quando le oche hanno salvato il Campidoglio. Comunque, non ho pi bisogno di Spurio Tito Mamma per conoscere il suo messaggio. Odoacre, il principe dei Germani, ha preso Pavia, dato che la gallina che porta il suo nome ha fatto tre uova. Se gi si verifica un fatto cos eccezionale bisogna pure che abbia un significato, altrimenti vuol dire che non vi son pi leggi a governare la natura. Costernazione generale. REA Padre mio! GIULIA Non vero! MARES vero, purtroppo, maest. Pavia caduta. Roma ha subto la pi grave sconfitta che si registri nella sua storia. Il prefetto reca le ultime parole del generalissimo Oreste, caduto prigioniero dei Germani con tutto il suo esercito. ROMOLO Le conosco, queste ultime parole dei miei generali prima di finir prigionieri dei Germani: La guardia muore, ma non si arrende , oppure, Morire, non ripiegare! Mai uno, finora, che non abbia detto qualcosa di simile. Ministro della guerra: di al prefetto della cavalleria che se ne vada a dormire una buona volta. Mares s'inchina in silenzio ed esce a sinistra. GIULIA Bisogna che tu faccia qualcosa, Romolo, e subito, altrimenti siamo perduti! ROMOLO Vedr di stendere un proclama alle mie truppe, stasera. GIULIA Ma se le tue legioni son tutte passate ai Germani! ROMOLO Be', allora nominer Mares maresciallo dell'impero. GIULIA Mares un imbecille. ROMOLO Certo che lo , ma che vuoi farci: non puoi mica pretendere che a una persona intelligente venga voglia di fare il ministro della guerra dell'Impero romano, oggi giorno. Far pubblicare un bollettino sulle mie buone condizioni di salute. GIULIA Per quel che serve! ROMOLO Mia cara, non puoi proprio pretendere che io faccia di pi che governare. Apollione scende dalla scala e si avvicina all'imperatore indicando uno dei busti. APOLLIONE Per quell'Ovidio offro tre talenti d'oro, maest. ROMOLO Quattro. Ovidio era un grande poeta. GIULIA Chi costui, Romolo? ROMOLO l'antiquario Apollione da Siracusa. Sto vendendogli i miei ultimi busti. GIULIA Ma non vorrai mica svendere, cos, per un tozzo di pane

i grandi poeti, pensatori, uomini politici che han reso grande Roma nel passato! ROMOLO Stiamo liquidando, cara Giulia. GIULIA Ricordati che quei busti sono l'unica cosa che ti ha lasciato mio padre Valentiniano. ROMOLO Ma mi resti sempre tu, mia cara. REA Non ci resisto, non ci resisto pi! (Si alza). GIULIA Rea!. REA Vado a studiare l'Antigone. (Esce a destra). GIULIA Lo vedi? Neanche tua figlia ti comprende pi. ROMOLO solo l'effetto di quel corso di recitazione. APOLLIONE Tre talenti e sei sesterzi, maest. Prendere o lasciare. ROMOLO Cercati qualche altro busto, e poi facciamo tutt'un conto. Apollione si arrampica di nuovo sulla scala. Da sinistra entra in fretta il ministro degli interni. TULLIO ROTONDO Maest! ROMOLO Che vuoi di nuovo, Tullio Rotondo? TULLIO ROTONDO L'imperatore romano d'Oriente, Zenone Isaurico, qui e chiede asilo. ROMOLO Zenone Isaurico? Perch, non al sicuro a Costantinopoli? TULLIO ROTONDO Nessuno pi al sicuro in questo mondo. ROMOLO E dov' adesso? TULLIO ROTONDO Attende in anticamera. ROMOLO Non si sar mica portati dietro i suoi camerlenghi, Sulfuride e Fosforide? TULLIO ROTONDO Son gli unici che son riusciti a mettersi in salvo con lui. ROMOLO Sulfuride e Fosforide devono restar fuori. Solo a questo patto Zenone pu entrare. I camerlenghi bizantini sono troppo severi per i miei gusti. TULLIO ROTONDO Come comanda vostra maest. Da sinistra entra precipitosamente Zenone Isaurico, molto pi riccamente ed elegantemente abbigliato del suo collega d'Occidente. ZENONE Salve, o augusto fratello imperatore! ROMOLO Salve. ZENONE Salve, o augusta sorella imperatrice! GIULIA Salve, o augusto fratello imperatore! Abbracci. Zenone si mette nell'atteggiamento di un imperatore romano d'Oriente in procinto di chiedere asilo. ZENONE Grazia invoco! ROMOLO Guarda, caro Zenone, che non insisto affatto a voler sentire i certamente non pochi versi che il cerimoniale bizantino prescrive a un imperatore in cerca di asilo. ZENONE Non vorrei fare un torto ai miei camerlenghi. ROMOLO Non li ho neanche lasciati entrare, i tuoi camerlenghi.

ZENONE Ah, va bene. In questo caso, se loro non mi vedono, rinunzier in via eccezionale a recitare la formula prescritta dal cerimoniale. Sono completamente esausto. Da che ho lasciato Costantinopoli mi tocca snocciolare gli infiniti versi del Grazia invoco in media tre volte al giorno. Li ho gi recitati dinanzi a tutte le personalit politiche possibili e immaginabili. Mi sono quasi persa la voce. ROMOLO Accomodati, Zenone. ZENONE Grazie mille. (Sollevato, si siede al tavolo, ma in quel momento entrano di corsa i suoi camerlenghi, ambedue austeramente vestiti di nero). I DUE Maest! ZENONE Mio Dio, eccoli che arrivano! Sono riusciti a entrare! SULFURIDE La supplica in versi, maest! ZENONE Ma l'ho gi recitata, miei cari Sulfuride e Fosforide! SULFURIDE Impossibile, maest. Mi appello al suo senso di dignit. Lei non un qualsiasi fuggiasco privato: lei un imperatore romano d'Oriente nell'emigrazione, e come tale deve sottomettersi con gioia al cerimoniale di corte bizantino, per quanto incomprensibile possa essere. Incominciamo, maest. ZENONE Se proprio necessario... FOSFORIDE assolutamente indispensabile, maest. Il cerimoniale di corte bizantino non solo il modello di un ordinamento del mondo: anche esso stesso l'ordinamento del mondo. Vostra maest dovrebbe ormai averlo capito. Suvvia, non faccia arrossire pi oltre i suoi camerlenghi. ZENONE Ma non ho mica detto di no! SULFURIDE Allora: tre passi indietro, maest. FOSFORIDE Atteggiamento di dolore, maest. ZENONE Grazia invoco, o luna, nella cupa notte del tutto grazia cerco... SULFURIDE Clemenza cerco... ZENONE Clemenza cerco accostandomi a te, sia che la luna... FOSFORIDE Il sole... ROMOLO Achille! Piramo! PIRAMO Maest? ACHILLE Comanda? ROMOLO Buttate fuori questi camerlenghi bizantini e chiudeteli nel pollaio. ACHILLE Va bene, maest. SULFURIDE Protestiamo! POSFORIDE Solennemente ed energicamente! Finalmente vengono spinti da Achille e Piramo fuori della porta e scompaiono insieme ad Achille. Piramo, esausto, si terge il sudore dalla fronte.

ZENONE Grazie al cielo che son di nuovo fuori, questi camerlenghi. Quando ce li ho dattorno, ogni mia vitalit come soffocata, sepolta sotto un tumulo di formule e di regole. Mi tocca muovermi in modo stilisticamente corretto, parlare, mangiare, bere stilisticamente, far tutto stilisticamente: non ce la faccio pi, con tutto questo stile. Ma appena quelli son via, sento che si risveglia in me l'antica forza dei miei avi Isaurici, l'antica fede incrollabile... Sei ben sicuro che il pollaio sia abbastanza robusto? ROMOLO Ne sono sicuro. Piramo, porta un coperto per Zenone, e un altro uovo. PIRAMO Maest, restato soltanto quell'uovo di Domiziano. ROMOLO Be', per lui andr bene. ZENONE (piuttosto imbarazzato) A dire il vero, noi siamo in guerra, i nostri due imperi sono in guerra tra loro, gi da sette anni. stato soltanto il comune pericolo dei Germani che ha impedito uno scontro decisivo tra i nostri eserciti. ROMOLO Siamo in guerra? la prima volta che ne sento parlare. ZENONE Ma veramente, io ti ho portato via la Dalmazia. ROMOLO Perch, ce l'ho mai avuta? ZENONE Nell'ultima divisione. ROMOLO Detto tra noi imperatori: gi un pezzo che non riesco pi a tener dietro alla situazione politica internazionale. E, di' un po': perch mai hai dovuto andartene da Costantinopoli? ZENONE Per colpa di mia suocera, Verina, che si alleata coi Germani per cacciarmi. ROMOLO Davvero! E pensare che te l'intendevi cos bene coi Germani. ZENONE (offeso) Romolo! ROMOLO Per quel che ne so io della complicata situazione del trono di Bisanzio, eri tu che ti eri alleato con loro per togliere il trono imperiale al tuo proprio figlio. GIULIA Ma Romolo! Come puoi! ZENONE La marea germanica sta invadendo i nostri stati. Tutte le dighe sono ormai pericolanti. Non possiamo pi marciare divisi, non possiamo permetterci il lusso di meschine insinuazioni che separino i nostri imperi. L'essenziale in questo momento di salvare la nostra civilt. ROMOLO Perch? La civilt forse qualcosa che si pu salvare? GIULIA Romolo! L'antiquario si avvicina all'imperatore con alcuni busti. APOLLIONE Per i due Gracchi, Pompeo, Scipione e Catone offro due talenti e otto sesterzi. ROMOLO Tre talenti, Apollione. APOLLIONE E va bene, ma allora prendo anche Mario e Silla. (Si arrampica di nuovo sulla scala). GIULIA Romolo, io esigo che tu mandi via questo antiquario, immediatamente. Hai capito? ROMOLO Impossibile, cara Giulia. Non possiamo proprio permettercelo. C' il becchime dei polli che ancora non pagato.

ZENONE Non oso credere alle mie orecchie. Una conflagrazione universale sta devastando il mondo, e qui si fanno spiritosaggini di cattivo gusto. Migliaia e migliaia muoiono ogni giorno, e qui si continua a tirare avanti come se nulla fosse. Che c'entra il becchime dei polli con l'avanzata dei barbari? ROMOLO Anch'io ho i miei problemi, dopo tutto. ZENONE A quanto vedo, qui non si ancora compreso neppur lontanamente di quale portata sia la minaccia universale del germanesimo. (Tamburella con le dita sul tavolo). GIULIA quel che dico sempre anch'io. ZENONE I motivi materiali non bastano a spiegare i successi dei Germani. Bisogna perci guardare alle cause spirituali. Se le nostre citt si arrendono, se i nostri soldati disertano, se i nostri popoli non han pi fiducia in noi, perch noi stessi dubitiamo dei nostri valori morali, del nostro significato essenziale. Dobbiamo riscuoterci, Romolo, rimembrare l'antica grandezza, aver presenti le grandi figure di Cesare e Augusto, Traiano e Costantino. Non vi sono altre alternative. Noi siamo perduti se ci manca la fede nella nostra missione, nella nostra validit universale. ROMOLO E va bene. Allora crediamo. Silenzio. Tutti sono in atteggiamento di fede. ZENONE (un po' incerto) Sei convinto? ROMOLO Incrollabilmente. ZENONE Della nostra antica grandezza? ROMOLO Della nostra antica grandezza. ZENONE E della nostra missione universale? ROMOLO E della nostra missione universale. ZENONE E tu, imperatrice Giulia? GIULIA Io non ho mai avuto il minimo dubbio. ZENONE (sollevato) Ah, una sensazione straordinaria, non vero? proprio un soffio vivificatore di energia e di vigore che spira a un tratto in questa stanza! Era proprio ora, d'altra parte. Tutti e tre stan seduti pieni di fede. ROMOLO E adesso? ZENONE Che vuol dire: e adesso? ROMOLO Adesso siamo convinti, vero. ZENONE E questo l'essenziale, no? ROMOLO Gi, ma che cosa accadr, adesso? ZENONE Che importa? un problema secondario. ROMOLO Ma qualcosa dovremo pur fare con questa nostra missione universale. ZENONE L'azione verr da s. Basta soltanto che riusciamo a trovare una concezione ideologica, da opporre al motto dei Germani: Libert e servit della gleba! Io per conto mio ne avrei uno da proporre: Dio e schiavit! ROMOLO Devo dire che non son proprio sicuro che Dio sia dal-

la nostra parte: le notizie in merito sono estremamente vaghe. ZENONE O allora questo: Per il diritto contro la violenza! ROMOLO Anche questo non mi pare adatto. Io sarei piuttosto per un programma concreto, realizzabile, Per esempio, ecco: Per la pollicultura e il giardinaggio! GIULIA Romolo! Da sinistra precipita dentro Mares, fuori di s. MARES I Germani stanno marciando su Roma! Zenone e Giulia balzano in piedi atterriti. ZENONE Quando parte il prossimo battello per Alessandria? ROMOLO Domattina alle otto e mezza. Perch, che vuoi andare a fare laggi? ZENONE Chieder asilo all'imperatore d'Etiopia. Continuer anche di l la mia lotta incrollabile contro il germanesimo... anche se talvolta penso che sarebbe forse meglio cadere nelle mani dei Germani che in quelle dei miei camerlenghi. GIULIA (si riprende lentamente) Romolo! I Germani stanno marciando su Roma, e tu sei ancora a tavola! ROMOLO (si alza in piedi solennemente) il privilegio degli uomini politici, mia cara. - Mares: ti nomino maresciallo dell'impero. MARES (s'inginocchia, brandendo la spada) Salver Roma, augusto imperatore. ROMOLO Non ci mancherebbe altro. (Si siede di nuovo). MARES Non ci resta che una soluzione per salvarci: la mobiitazione totale! (Si alza in piedi con piglio deciso). ROMOLO Che razza di neologismo questo? MARES L'ho inventato or ora io stesso. La mobilitazione totale la formulazione appropriata per definire la concentrazione di tutte le forze di un paese a fini militari. ROMOLO una cosa che non mi piace, gi dal punto di vista stilistico. MARES La mobiitazione totale deve inquadrare tutto il territorio dell'Impero non ancora occupato dal nemico. ZENONE Il maresciallo ha ragione. proprio lo slogan che ci vuole, di cui stavamo parlando prima. Armati totalmente una cosa che capiscono tutti. ROMOLO La guerra sempre stata un delitto fin dal giorno in cui fu inventata la prima clava. Se adesso introduciamo ancora questa mobilitazione totale, diventa anche una pazzia. Maresciallo dell'impero, ti metto a disposizione i cinquanta uomini della mia guardia. MARES Maest! Odoacre ha un esercito di centomila Germani, perfettamente armati ed equipaggiati. ROMOLO Quanto pi grande un generale, tanto meno truppe gli sono necessarie. MARES Mai un condottiero romano stato offeso cos profondamente. (Saluta e esce a sinistra). Intanto Apollione ha tirato gi tutti i busti meno quello centrale.

APOLLIONE Per tutta questa anticaglia offro dieci talenti d'oro, maest. ROMOLO Ti prego di esprimerti con maggior rispetto sul grande passato di Roma, Apollione. APOLLIONE Il termine anticaglia si riferisce esclusivamente al valore d'antiquariato di questo fondo artistico e non vuole in alcun modo essere un giudizio storico. ROMOLO Bisogna per che tu me li dia subito questi dieci talenti. APOLLIONE Ma certo, maest, come al solito. Un busto glielo lascio, raffigura re Romolo. (Conta sul tavolo dieci monete d'oro). ROMOLO Ma il mio omonimo ha fondato Roma, dopo tutto! APOLLIONE Si tratta di un lavoro d'allievo, per, e sta gi sbriciolandosi. Intanto l'imperatore romano d'Oriente s'impazientisce. ZENONE Caro Romolo, non mi hai neanche presentato a questo signore. ROMOLO Apollione, questo l'imperatore romano d'Oriente, Zenone Isaurico. APOLLIONE (s'inchina freddamente) Maest... ZENONE Caro Apollione, venga quando ha tempo a vedere l'isola di Patmo che mi rimasta fedele. Ho l molte antichit greche assai interessanti. APOLLIONE una cosa che si pu combinare, maest. ZENONE E siccome domattina parto per Alessandria, un piccolo anticipo potrebbe... APOLLIONE Sono estremamente spiacente, ma non concedo anticipi a case regnanti, per principio. I tempi sono assai movimentati e le istituzioni politiche non molto salde. Inoltre il gusto della clientela s'indirizza sempre meno verso gli oggetti antichi e sempre pi verso l'artigianato germanico. L'arte dei primitivi la grande moda del momento. atroce, ma sui gusti non si discute. E con ci vorrei congedarmi dalle loro maest. ROMOLO Mi dispiace che tu sia capitato proprio in mezzo al crollo del mio impero, Apollione. APOLLIONE Ma le pare, maest. Dopo tutto, come antiquario io vivo di queste liquidazioni. Per i busti che stanno l alle pareti, mander alcuni facchini a prenderli. (S'inchina un'altra volta ed esce a sinistra). L'imperatore romano d'Oriente scuote la testa. ZENONE Non so proprio perch, Romolo, ma sono anni che nessuno mi fa pi credito. Mi convinco ogni giorno di pi che il nostro un mestiere assai poco redditizio. Da sinistra entra Tullio Rotondo. TULLIO ROTONDO Maest! ROMOLO Dunque, si finalmente addormentato, quel campione?

TULLIO ROTONDO Non vengo per Spurio Tito Mamma, bens per Cesare Rupf. ROMOLO Mai sentito nominare. TULLIO ROTONDO una personalit di grande rilievo. Si era gi rivolto a vostra maest con una lettera. ROMOLO Da che sono imperatore non leggo pi lettere. Che cosa fa questa personalit? TULLIO ROTONDO Il fabbricante di calzoni maest. Produce quegli indumenti germanici che s'infilano sulle gambe e che adesso cominciano ad andar di moda anche da noi. ROMOLO Ed ricco quest'uomo, Tullio Rotondo? TULLIO ROTONDO Immensamente ricco, maest. ROMOLO Ecco finalmente una persona ragionevole. GIULIA Devi riceverlo immediatamente, Romolo. ZENONE Il mio istinto infallibile mi dice che costui la nostra salvezza. ROMOLO Sia introdotto al nostro cospetto il fabbricante di calzoni. Da sinistra entra Cesare Rupf, una figura imponente e massiccia, vestito sfarzosamente. Si dirige verso Zenone che ha preso per l'imperatore, ma questi, imbarazzato, gli indica Romolo. In mano, Cesare Rupf ha un cappello da viaggio a larga falda, di stile classico. Abbozza un inchino. CESARE RUPF Signor imperatore... ROMOLO Salve. Questa mia moglie, l'imperatrice Giulia, e questo Zenone Isaurico, imperatore romano d'Oriente. (Cesare Rupf accenna un saluto con la testa). Orbene, Cesare Rupf, che cosa desideri da me? CESARE RUPF Premetto, maest, che a dire il vero la mia stirpe originaria della Germania, ma fin dai tempi d'Augusto si stabilita a Roma, e fin dal primo secolo ha raggiunto una posizione preminente nell'industria tessile. ROMOLO Ne ho piacere. (D a tenere il cappello di Rupf a Zenone, che lo prende, colto di sprovvista). CESARE RUPF Da fabbricante di calzoni quale io sono, vado subito all'essenziale, maest. ROMOLO Naturalmente. CESARE RUPF Non mi nascondo, con la mia lucida visione degli affari, l'ostilit degli ambienti conservatori romani per i calzoni, come sempre accade quando una nuova rivelazione illumina la terra. ROMOLO Dove cominciano i calzoni finisce la civilt. CESARE RUPF una freddura che si pu permettere lei come imperatore, ma io che sono un realista, un uomo senza fisime, sono freddamente e obiettivamente convinto che l'avvenire appartiene ai calzoni. Uno stato moderno che non porti i calzoni inevitabilmente destinato a finir male. Vi un nesso fondamentale tra gli straordinari successi dei Germani e il fatto che portino i calzoni. Ci non sar magari chiaro a quegli eterni politicanti che non vedono mai oltre la superficie, ma del

tutto evidente a un uomo d'affari. Solo una Roma in calzoni potr tener testa all'impeto delle orde germaniche. ROMOLO Io per, al tuo posto, mi metterei anch'io uno di questi miracolosi indumenti se avessi una visione cos rosea delle cose, caro Cesare Rupf. CESARE RUPF Ho giurato chiaro e tondo di non mettermi i calzoni fino a che non ho convertito anche l'ultimo sprovveduto alla verit che senza calzoni l'umanit non degna d'esistere. una questione d'onore professionale, maest; in queste cose non conosco mezze misure. O i calzoni trionfano, o io, Cesare Rupf, chiudo bottega. ROMOLO Volevi farmi delle proposte, se non mi sbaglio. CESARE RUPF Ecco, maest: la situazione questa: da una parte c' la superditta Cesare Rupf, e dall'altra l'Impero romano: questo non potr negarlo. ROMOLO Infatti. CESARE RUPF Siamo schietti, schietti come un buon vino non annacquato da sentimentalismi. Io rappresento qualche miliardo di sesterzi, e lei rappresenta il caos, il vuoto, il nulla. ROMOLO Non si potrebbe definire meglio questa differenza. CESARE RUPF Dapprima avevo pensato di comprarmi senz'altro tutto l'Impero romano in blocco. ROMOLO (con una gioiosa emozione che non riesce del tutto a nascondere) una proposta che merita di esser presa seriamente in considerazione, Cesare Rupf. In ogni caso ti nomino fin d'ora cavaliere. Achille, portami una spada! CESARE RUPF Grazie, maest, non si disturbi. Mi son gi comprato tutte le onorificenze che fossero comunque raggiungibili. Ecco, per parlarci con brutale franchezza, ci ho rinunziato all'acquisto. Questo Impero romano cos malconcio che a rinnovarlo verrebbe a costar caro anche a una superditta come la mia, senza poi che si sappia se vale la pena o no. Finisce che mi trovo un superstato per le mani, e non precisamente quello che mi ci vuole. O si una superditta oppure si l'Impero romano, e in tal caso, questo bisogna che lo dica chiaro e tondo, in tal caso preferisco essere la superditta, che frutta di pi. Son contrario all'acquisto, signor imperatore, ma non sono contrario a una fusione. ROMOLO E come te lo prospetti, questo legame tra l'impero e la tua superditta? CESARE RUPF Concretamente, maest. Da buon uomo d'affari io son solo per le cose concrete. Il mio motto : Pensa concretamente o fai bancarotta. Per prima cosa, facciamo sgombrare i Germani. ROMOLO Gi, ma proprio questo primo passo mi sembra piuttosto difficile. CESARE RUPF Non esistono difficolt per un uomo d'affari di calibro internazionale: tutto sta ad avere gli spiccioli necessari. In risposta a una mia domanda, Odoacre si impegnato per iscritto a sgombrare l'Italia dietro un compenso di dieci milioni. ROMOLO Odoacre? CESARE RUPF Precisamente. Il generalissimo dei Germani.

ROMOLO Proprio da lui non me lo sarei aspettato. Credevo che fosse incorruttibile. CESARE RUPF Nessuno incorruttibile al giorno d'oggi, maest. ROMOLO E quali sono le tue richieste in cambio di questo tuo aiuto, Cesare Rupf? CESARE RUPF Io da parte mia sborso questi dieci milioni e caccio fuori un altro paio di milioncini per rimettere l'impero in sesto quel tanto che basta perch possa sopravvivere, come tutti gli stati normali. In contraccambio chiedo - oltre naturalmente a una legge che renda obbligatorio portare i calzoni che sua figlia Rea diventi mia moglie. chiaro ed evidente che questo il solo modo di dare alla fusione un fondamento concreto. ROMOLO Mia figlia fidanzata con un patrizio impoverito, che da tre anni prigioniero dei Germani. CESARE RUPF Maest: come ha visto, io sono un freddo calcolatore, duro come una pietra. Dovr pure ammettere senza esitazioni e mezze parole che l'impero non pu salvarsi che attraverso la fusione con una ditta di provata esperienza. Se no, i Germani che gi adesso sono l ad attendere davanti a Roma, verranno avanti a passi di giganti. Lei mi dar una risposta oggi stesso, in pomeriggio. Se questa risposta negativa, sposer la figlia di Odoacre. ormai tempo che la ditta Rupf pensi anche a un erede. Io sono un uomo maturo, e finora le vicissitudini della lotta economica, di fronte a cui le vostre battaglie sono roba da ridere, mi hanno impedito di trovare la felicit al fianco di una consorte affettuosa. Ammetto che per me la scelta non facile, tra queste due possibilit che mi si offrono. Da un punto di vista politico sarebbe stato magari pi naturale sposare senz'altro la principessa germana. D'altra parte la gratitudine per il paese in cui vivo mi ha spinto a farle questa proposta. Non vorrei che dinanzi al tribunale della storia la ditta Cesare Rupf facesse figura di bassa partigianeria. (Accenna un inchino, strappa di mano il cappello a Zenone ed esce a sinistra). Gli altri tre, sorpresi, restano immobili intorno al tavolo e tacciono. GIULIA Romolo, devi parlare subito con tua figlia. ROMOLO E di che cosa dovrei parlare subito con mia figlia? GIULIA Bisogna che sposi immediatamente questo Cesare Rupf. ROMOLO Finch si tratta dell'Impero romano, non me lo faccio dire due volte di lasciarglielo per una manciata di sesterzi, ma non ci penso neanche a vendergli mia figlia. GIULIA Rea si sacrificher spontaneamente per il bene dell'Impero. ROMOLO Sono ormai tanti secoli che abbiamo sacrificato tante cose al bene dello Stato. ora finalmente che lo Stato si sacrifichi un po' per noi. GIULIA Romolo! ZENONE Se tua figlia non si sposa al pi presto, sar la fine del mondo.

ROMOLO Sar la nostra fine, vorrai dire. C' una bella differenza. ZENONE Noi siamo il mondo, Romolo. ROMOLO Noi non siamo altro che piccola gente di provincia, soverchiati e sopraffatti da un mondo che ci ormai incomprensibile. ZENONE Chi pensa come te non dovrebbe essere imperatore! (Batte il pugno sul tavolo ed esce a destra). Da sinistra entrano cinque facchini panciuti. PRIMO FACCHINO Siamo venuti per quei busti. ROMOLO Fate pure. Sono quelli l, lungo le pareti. PRIMO FACCHINO Sono degli imperatori. Badate a non farveli cascare, perch si sfasciano come niente. La stanza ormai piena di facchini che portano via busti. GIULIA Ascoltami bene, Romolo. Mi chiamano Giulia, la madre della patria, ed un titolo di cui vado fiera. E da madre della patria voglio parlarti adesso. Tu te ne stai seduto tutto il giorno a far colazione, non pensi che ai tuoi polli, non ricevi i messaggeri urgenti, ti rifiuti di proclamare la mobilitazione totale, non marci contro il nemico alla testa delle tue truppe, e non di nemmeno tua figlia in moglie all'unica persona che possa salvarci. Si pu sapere una buona volta che cosa intendi fare? ROMOLO Non vorrei disturbare il corso della storia, mia cara. GIULIA Se cos, allora mi vergogno di essere tua moglie! (Esce a destra). ROMOLO Porta via il coperto, Piramo; ho finito di far colazione. (Si pulisce la bocca col tovagliolo; Piramo porta via il tavolo). Portami l'acqua, Achille! Achille porta un bacile. Romolo si lava le mani. Dalla porta a sinistra entra precipitosamente Spurio Tito Mamma. SPURIO TITO MAMMA Ave, Cesare! (Cade in ginocchio dinanzi a lui). ROMOLO Chi sei? SPURIO TITO MAMMA Spurio Tito Mamma, prefetto della cavalleria. ROMOLO E che vuoi? SPURIO TITO MAMMA Due giorni e due notti ho passato in sella per giungere fino a te da Pavia. Sette cavalli mi son morti sotto, tre frecce mi hanno ferito, e quando sono arrivato qui non mi hanno ammesso al tuo cospetto. Eccoti, o Cesare, il messaggio del tuo ultimo generale, Oreste, prima che cadesse prigioniero dei Germani! (Porge un rotolo di pergamena all'imperatore. Questi rimane immobile). ROMOLO Tu sei ferito. Esausto. Perch questo sforzo immane, Spurio Tito Mamma? SPURIO TITO MAMMA Affinch Roma viva! ROMOLO Roma? Roma gi morta da un pezzo. Il tuo sacrificio

per un cadavere, la tua lotta per un fantasma, la tua vita l'hai dedicata a un tumulo in rovina. Va' a dormire, prefetto; la nostra epoca ha ridotto il tuo eroismo a un gesto senza senso! (Si alza maestosamente ed esce dalla porta al centro in fondo). Spurio Tito Mamma si rialza inebetito, poi getta in terra la pergamena col messaggio di Oreste, la calpesta e urla: SPURIO TITO MAMMA Roma ha un imperatore indegno! ATTO SECONDO il pomeriggio di quell'infausto giorno di marzo del 476. Siamo nel parco davanti alla villa dell'imperatore. Tutto coperto di muschio, edera, erbacce. Da tutte le parti si sentono dei coccod e dei chicchirich. Ogni tanto delle galline svolazzano sulla scena, specialmente quando arriva qualcuno. Nello sfondo, la facciata mezza diroccata di una villa, da cui si scende nel parco per una scalinata. Sulle mura, scritte col gesso: Viva la servit della gleba! Viva la libert! Si ha l'impressione di trovarsi in un pollaio, bench vi siano anche, davanti a destra, alcune sedie da giardino di una linea fine ed elegante, che hanno evidentemente visto tempi migliori. La scena avvolta di tanto in tanto da un fumo nero che esce dalla cancelleria, un edificio basso che si trova a sinistra, a un angolo retto con la villa. Su tutto l'ambiente pesa un'atmosfera di cupa disperazione, senso della fine, aprs nous le dluge. Personaggi in scena: su una sedia il ministro degli interni Tullio Rotondo, su un'altra il ministro della guerra Mares (nominato, come sappiamo, maresciallo dell'Impero) che dorme placidamente; indossa armi e corazza, sulle ginocchia ha una carta dell'Italia aperta; in terra accanto a lui, l'elmo e il bastone da maresciallo. Lo scudo appoggiato contro il muro della villa, anche esso coperto di slogan germanici. Spurio Tito Mamma, sempre imbrattato e insanguinato, cammina faticosamente lungo il muro della cancelleria, vi si appoggia contro, poi riprende a trascinarsi avanti. SPURIO TITO MAMMA Sono stanco... sono tanto stanco... tanto stanco... Dalla porta della villa esce un cuoco in grembiule e berrettone bianco. CUOCO Ho l'onore di render noto il men per le Idi di marzo del 476. La cena consister oggi in una minestra di verdura e tre galline con castagne arrosto, preparate all'uso di Campania. (Va verso destra nel parco, chiamando le galline, col coltello nascosto dietro la schiena. Si sente uno starnazzare disperato). Giulio Nepote, Oreste, Romolo... Totototototo... Da sinistra entra Zenone Isaurico. Si ferma e stropiccia un piede per terra.

ZENONE Accidenti, ho pestato un altro uovo. Ma insomma, non c' proprio nient'altro che galline, da queste parti? I miei sandali son gi tutti gialli e appiccicosi. TULLIO ROTONDO La pollicultura l'unico hobby dell'imperatore, e lo pratica con passione. Da destra entra di corsa un messo, che entra nella villa. MESSO I Germani sono entrati in Roma! I Germani sono entrati in Roma! TULLIO ROTONDO tutto il giorno che non facciamo che ricevere di simili messaggi di sciagura. ZENONE La colpa tutta di questa stupida mania per i polli. Ma voglio sperare che almeno in questo momento l'imperatore stia pregando per i suoi popoli nella cappella imperiale. TULLIO ROTONDO L'imperatore sta dormendo. ZENONE Come? Noi stiamo cercando disperatamente di salvare la civilt romana, e l'imperatore d'Occidente dorme? E che cos' questo puzzo di fumo, tutt'a un tratto? TULLIO ROTONDO Stiamo bruciando gli archivi di stato. ZENONE (attonito) Voi bruciate gli archivi? E perch mai, santo cielo? TULLIO ROTONDO Questi preziosi documenti in cui contenuto il segreto dell'arte romana di governo non devono a nessun costo cadere nelle mani dei Germani, e per evacuarli ci mancano i fondi. ZENONE E allora voi gli date fuoco, cos, come se niente fosse. Ma non avete dunque pi fiducia nella nostra vittoria finale? Questo Impero d'Occidente veramente indegno di sopravvivere, marcio fino all'osso. Non c' pi entusiasmo, non c' pi fermezza. (Da destra arrivano i suoi camerlenghi. Zenone, terrorizzato). Misericordia, i camerlenghi. Sono scappati dal pollaio. I due lo prendono per mano. SULFURIDE Bisogna che ripetiamo ancora un poco la supplica in versi. Penso che ne avremo ancora molto bisogno nei prossimi tempi. FOSFORIDE Suvvia, incominciamo, Zenone Isaurico. ZENONE Aiuto invoco, o Sole... SULFURIDE O astro... ZENONE O astro nella cupa notte del mondo clemenza cercando mi accosto a te, sia che la luna... FOSFORIDE che il sole... ZENONE che il sole... - ahi, un altro uovo! (Si stropiccia i sandali in terra; i camerlenghi lo conducono via a sinistra). SPURIO TITO MAMMA Sono cento ore che non dormo... cento ore...

Un tremendo starnazzare di galline. Da destra viene il cuoco e sparisce nella villa con una gallina in ciascuna mano e una sotto il braccio destro; ha il grembiule macchiato di sangue. CUOCO Ma guarda un po' che cosa mi tocca cucinare! E che, sono delle galline queste? Tutti i nomi di imperatori, e poi son cos magre che basterebbero appena per farci il brodo. Per fortuna che ci sono le castagne, cos le loro maest hanno qualcosa con cui riempirsi lo stomaco, anche se un cibo da porci. SPURIO TITO MAMMA Non ci resisto pi! Non ci resisto, a questo continuo coccod! Sono stanco... Sono stanco morto. Tutta una tirata al galoppo da Pavia, e poi tutto il sangue che ho perduto. TULLIO ROTONDO Le consiglierei di andar dietro la villa. L il pollame lo si sente un po' meno. SPURIO TITO MAMMA Ci son gi stato. Con la principessa che fa pratica di recitazione e vicino allo stagno l'imperatore d'Oriente che ripete i suoi versi. MARES Silenzio! (Si riaddormenta immediatamente). TULLIO ROTONDO Veda di non alzar tanto la voce, altrimenti sveglia il maresciallo dell'impero. SPURIO TITO MAMMA Sono stanco da non dirsi. E in pi c' il fumo, questo fumo puzzolente che brucia gli occhi. TULLIO ROTONDO Ma si sieda, almeno. SPURIO TITO MAMMA Se mi siedo, mi addormento subito. TULLIO ROTONDO Direi che nelle sue condizioni sia la cosa pi ragionevole che possa fare. SPURIO TITO MAMMA Ma io non voglio dormire: io voglio vendicarmi! MARES (si alza disperato) mai possibile che non si possa elaborare un piano d'operazioni in santa pace? La strategia una questione d'intuizione. Prima del taglio decisivo necessario concentrarsi interiormente, come un chirurgo. Non c' niente di peggio, in guerra, che turbare con schiamazzi irresponsabili la quiete del quartier generale. (Irritato, arrotola la carta> prende l'elmo, va verso la villa, fa per prendere lo scudo, si arresta interdetto). Qualcuno ha imbrattato il mio scudo con slogan del nemico. E ne son piene anche le mura della villa. TULLIO ROTONDO Sar stata la cameriera elvetica. MARES Si convochi immediatamente il tribunale di guerra! TULLIO ROTONDO Ma non possiamo proprio sprecare il nostro tempo per simili sciocchezze, caro maresciallo dell'impero. MARES un sabotaggio! TULLIO ROTONDO No, semplicemente per mancanza di personale domestico. Bisogna pure che ci sia qualcuno che aiuti il gran ciambellano a fare i bagagli. MARES Be', potrebbe aiutare lei a farli. Non saprei proprio che altre occupazioni abbia in questo momento, come ministro degli interni. TULLIO ROTONDO Per sua regola, sono occupatissimo a creare le basi giuridiche per il trasferimento della residenza imperiale in

Sicilia. MARES Il vostro disfattismo non mi tocca. La situazione strategica sta migliorando ogni giorno di pi, proprio grazie a ogni sconfitta che ci viene inflitta. Quanto pi i Germani avanzano verso sud nella penisola, tanto pi si ficcano in un vicolo cieco in cui disperdono le loro forze, e ben presto ci sar facile sgominarli attaccandoli dalla Corsica e dalla Sicilia. SPURIO TITO MAMMA Pensi prima a sgominare l'imperatore! MARES impossibile che perdiamo la guerra. Dato che i Germani non hanno una flotta, una volta che saremo sulle isole saremo inattaccabili. SPURIO TITO MAMMA Ma neanche noi abbiamo una flotta! A che ci servono le isole, in tal caso? I Germani saranno inattaccabili anche loro, e in Italia per giunta. MARES Vuol dire che ne costruiremo una, di flotta. SPURIO TITO MAMMA Costruire una flotta? Ma se l'impero in fallimento! TULLIO ROTONDO Questo un problema di cui ci occuperemo in seguito. Per il momento la questione essenziale di arrivare in Sicilia. MARES Incetter un tre alberi. TULLIO ROTONDO Un tre alberi? Se lo tolga di testa. Non ce li possiamo assolutamente permettere, son troppo cari. Veda di rimediare una galea, piuttosto. MARES Adesso mi tocca fare anche da societ di navigazione. indecente! (Entra barcollando nella villa). TULLIO ROTONDO Ha visto? Adesso ha svegliato il maresciallo dell'impero. SPURIO TITO MAMMA Sono stanco morto... TULLIO ROTONDO Speriamo che in Sicilia sia possibile trovare una villa in affitto a un prezzo ragionevole. Grande starnazzare. Da sinistra viene lentamente Emiliano, lacero, smunto, pallido, e si guarda in giro. EMILIANO la villa dell'imperatore in Campania? TULLIO ROTONDO (guarda sconcertato la funerea apparizione) Ma lei chi ? EMILIANO Uno spettro. TULLIO ROTONDO E cosa vuole, qui? EMILIANO L'imperatore il padre di tutti noi, non vero? TULLIO ROTONDO il padre di ogni buon patriota. EMILIANO Io sono un buon patriota, e son venuto a visitare la mia casa paterna. (Si guarda di nuovo intorno) Un pollaio puzzolente. Una villa insudiciata dalle galline. Una cancelleria. In mezzo allo stagno, una Venere tutta corrosa dal tempo. E poi muschio, edera, uova fra le erbacce - me n' gi capitato sotto i piedi qualcuno - e da qualche parte sta certamente russando un imperatore addormentato. TULLIO ROTONDO Veda di andarsene, e subito, se no chiamo le guardie... si stanno allenando sul prato dietro il parco.

EMILIANO Stanno sonnecchiando nel prato dietro il parco, vorr dire, intontiti dal coccod delle galline. Che bisogno c' di turbare tanta pace? Sulla porta della villa compare l'imperatrice. GIULIA Ebio! Ebio! Chi di voi ha visto Ebio, il gran ciambellano? EMILIANO Ah, ecco la madre della patria. TULLIO ROTONDO Non sta aiutando a fare i bagagli, maest? GIULIA No, da stamattina che sparito. TULLIO ROTONDO Allora vuol dire che gi scappato. GIULIA Proprio un modo di fare germanico. (Scompare nella villa). SPURIO TITO MAMMA E pensare che invece sono i Romani a scappare! (Per un momento si arrabbiato> poi ricade di nuovo nella sua stanchezza, sempre per camminando disperatamente avanti e indietro per non addormentarsi). EMILIANO (si siede sulla sedia di Mares) Lei il ministro degli interni Tullio Rotondo? TULLIO ROTONDO Come fa a conoscermi? EMILIANO Abbiamo cenato insieme molte volte, un tempo, nel tepore delle notti d'estate. TULLIO ROTONDO Mi dispiace, ma non riesco proprio a ricordarmene... EMILIANO Gi, molte cose sono accadute nel frattempo. Un impero crollato... TULLIO ROTONDO Ma mi dica almeno di dove viene. EMILIANO Vengo dalla realt e adesso mi trovo invece nel ridicolo mondo irreale di questa residenza. SPURIO TITO MAMMA Sono stanco... Non ne posso pi dalla stanchezza... Di nuovo starnazzare di galline. Dalla villa viene Mares. MARES Ho dimenticato il mio bastone di maresciallo... EMILIANO Eccolo qua. (Porge a Mares il bastone di maresciallo che stava in terra accanto alla sedia). Mares rientra barcollando nella villa. TULLIO ROTONDO Ho capito. Lei un brav'uomo che viene dal fronte e ha versato il suo sangue per la patria. Che cosa posso fare per lei? EMILIANO Che cosa pu fare contro i Germani? TULLIO ROTONDO Guardi: oggi come oggi, nessuno pu intraprendere un'azione diretta contro di loro. La resistenza che stiamo preparando progettata a lunga scadenza. Tempi lunghi. EMILIANO Allora non pu aiutarmi. Dalla villa escono i facchini, carichi di bauli. UN FACCHINO Dove vanno, i bauli dell'imperatrice? TULLIO ROTONDO Gi a Napoli.

I facchini portano gi i bauli, alla spicciolata. Anche nel corso delle scene seguenti se ne vede ogni tanto uno. TULLIO ROTONDO Lo so, la nostra un'epoca tragica, sono anni tristi che ci tocca subire, ma non bisogna scoraggiarsi: una costruzione giuridicamente perfetta qual l'Impero romano superer tutte le crisi, anche le pi gravi, in virt dei suoi valori spirituali. I Germani dovranno piegarsi dinanzi alla nostra civilt superiore. SPURIO TITO MAMMA Sono stanco... Mio Dio, come sono stanco... EMILIANO Perch, lei ama forse Orazio? O scrive lo stile pi elegante dei nostri tempi? TULLIO ROTONDO Io son solo un giurista. EMILIANO Ma io, io amavo Orazio, e scrivevo lo stile pi elegante dei nostri tempi! TULLIO ROTONDO Ah, lei dunque un poeta? EMILIANO Io ero un prodotto di quella Civilt Superiore. TULLIO ROTONDO E allora ricominci a scrivere, faccia di nuovo dei versi. Lo spirito vince la carne. EMILIANO L dove sono stato io, sono i macellai che hanno vinto lo spirito. Di nuovo starnazzar di galline. Da destra lungo la villa viene la principessa Rea con Filace, l'attore. REA Guardate, cittadini della patria terra, me che vado per l'ultima mia via e l'ultimo splendor guardo del sole. N mai pi vi sar un'altra volta. SPURIO TITO MAMMA Se mi tocca sentir dei classici, mi addormento subito! (Esce barcollando a destra). FILACE Coraggio, principessa, pi forza, pi passione! REA Ma l'Ade, che tutto tacita, viva mi conduce d'Acheronte alle sponde, e non d'imenei avr parte, n alla mia camera nuziale un inno di letizia verr sciolto, bens dell'Acheronte sono sposa. FILACE Bens dell'Acheronte sono sposa. REA Bens dell'Acheronte sono sposa. FILACE Pi senso tragico ci deve mettere, principessa, pi intensit, pi dramma interiore, pi passione, se no nessuno li vuole, questi suoi bellissimi versi. Eh, si sente che dell'Ade, dell'Acheronte lei non ne ha neanche la pi pallida idea. Ne parla come se fosse una cosa astratta, un termine tecnico, qualcosa che lei non ha mai vissuto intensamente. Per lei della poesia e basta, non una realt sentita e vissuta. Peccato, un vero peccato. - Stia a sentire: Bens dell'Acheronte sono sposa. REA Bens dell'Acheronte sono sposa. FILACE Ah, me derisa...

REA Ahi, me derisa. Perch, per gli dei patrii, insulti tu la non ancor morta, che il sole ancora illumina? Vedete quale io sono e da qual legge colpita, scendo illacrimata alla tomba inaudita. N tra i mortali, n tra i defunti. FILACE N tra i mortali, n tra i defunti - Pi tragedia, perdio, principessa! Ce lo metta, ce lo faccia sentire questo sentimento di un dolore senza fine. Un'altra volta: n tra i mortali... REA N tra i mortali, n tra i defunti. (Emiliano si alza in piedi e viene a trovarsi di fronte alla principessa, che lo guarda sorpresa) Che cosa vuole? EMILIANO Chi sei? REA Mi pare che tocchi a me semmai chiedere chi sei. EMILIANO Io sono quel che sopravvive quando si stati l dove sono stato io. E tu chi sei? REA Io sono Rea, la figlia dell'imperatore. EMILIANO Rea, la figlia dell'imperatore. Non ti avevo riconosciuta. Sei bella, ma avevo dimenticato il tuo volto, laggi. REA Perch? Ci siamo gi conosciuti prima? EMILIANO Mi pare... REA Sei di Ravenna? Forse abbiamo giocato insieme da bambini? EMILIANO Abbiamo giocato insieme quando ero ancora un uomo. REA E non vuoi proprio dirmi come ti chiami? EMILIANO Il mio nome scritto nella mia mano sinistra. REA Fammela vedere, allora, la tua mano! (Egli stende la sua mano sinistra). Ahh! atroce, la tua mano! EMILIANO Non vuoi vederla, dunque? REA (volge lo sguardo) Non posso sopportarne la vista. EMILIANO Allora non saprai mai il mio nome. (Nasconde di nuovo la mano). REA No, voglio saperlo. Dammi la mano. (Stende la mano destra. Emiliano mette la sua mano sinistra nella mano di lei). Quest'anello! l'anello di Emiliano! EMILIANO S, l'anello del tuo fidanzato. REA Ma allora Emiliano morto! EMILIANO Come un cane. REA (guarda con occhi sbarrati la mano di lui) Sull'anello cresciuta la carne, qua e l. EMILIANO tutt'uno con la mia carne umiliata. REA Emiliano! Tu sei Emiliano! EMILIANO Lo ero. REA (lo guarda fisso) Lo sai che non ti riconosco pi, Emiliano? EMILIANO E non riuscirai mai pi a riconoscermi, principessa. Non dimenticare che torno dalla prigionia germanica. Continuano a guardarsi fissi, ritti in piedi. REA Per tre anni ho aspettato che tu tornassi. EMILIANO Tre anni sono un'eternit, quando si prigionieri

dei Germani. Non avresti dovuto aspettare tanto, principessa. REA Ma tu adesso sei tornato. Vieni da me, entra nella casa di mio padre! EMILIANO Lo sai che i Germani stanno arrivando? REA Lo sappiamo. EMILIANO E allora prendi un coltello. REA (lo guarda spaventata) Che vuoi dire con ci, Emiliano? EMILIANO Voglio dire che una donna pu combattere, con un coltello. REA Ma non c' pi bisogno di combattere, ormai. L'esercito romano sconfitto, non abbiamo pi soldati. EMILIANO Anche i soldati sono esseri umani, e tutti gli esseri umani possono combattere. Ce ne sono rimasti ancora molti, donne, bambini, vecchi, invalidi, schiavi, ministri. Su, prendi un coltello. REA Ma assurda, una simile lotta, Emiliano... Non possiamo far altro che arrenderci ai Germani. EMILIANO Tre anni fa mi sono arreso ai Germani. Tu non sai quel che han fatto di me, figlia dell'imperatore. Prendi un coltello. REA Per tre anni ti ho aspettato, ogni giorno e ogni ora, e adesso che sei qui, ho paura di te. EMILIANO Bens dell'Acheronte sono sposa. Eri tu che recitavi questi versi, poc'anzi. E adesso son diventati una triste realt, i tuoi versi classici. Suvvia, prendi un coltello. Rea fugge verso la villa. FILACE Ma che fa, principessa! Non abbiamo ancora finito la lezione. Anzi! Ora viene il punto pi bello, un passo sublime sull'Acheronte, uno dei pi bei brani della letteratura classica. REA Non c' pi bisogno di letteratura, ormai. Ora so com' fatto il dio della morte. (Sparisce nella villa). L'attore la segue a precipizio. TULLIO ROTONDO Incredibile! Lei Marco Giunio Emiliano, ritornato dalla prigionia! Confesso di essere commosso... EMILIANO E allora vada al fronte a combattere, e si spicci, se no la sua commozione sprecata. TULLIO ROTONDO Caro amico, non dubito che lei abbia dovuto passare dei brutti momenti e meriti perci tutto il nostro rispetto, ma non per questo deve pensare che per noi qui nella residenza fossero sempre tutte rose. Dover stare ad aspettare i messaggi di sventura che giungono uno dopo l'altro, e non poter far niente! forse il destino pi triste che possa toccare a un uomo politico. Da sinistra entra di corsa un messaggero, che entra nella villa. IL MESSAGGERO I Germani avanzano verso sud lungo la via Appia! I Germani avanzano verso sud!

TULLIO ROTONDO Ecco, ha sentito? Verso sud, avanzano. Proprio contro di noi. Non si pu parlare di cattive notizie, che subito ne arriva un'altra. Dalla villa esce Mares. MARES Non si riesce a trovare una galea da nessuna parte. TULLIO ROTONDO Ma non ce n' una stazionata nelle acque di Napoli? MARES C'era, ma andata a consegnarsi ai Germani. TULLIO ROTONDO Per l'amor del cielo, maresciallo, bisogna ad ogni costo trovare una nave, altrimenti siamo perduti! MARES E va bene, vedr se mi riesce di rimediare un peschereccio. (Rientra nella villa). TULLIO ROTONDO (seccato) E pensare che tutto pronto per riorganizzare completamente le strutture dell'impero in Sicilia. Intendo promuovere delle riforme sociali, un'assicurazione d'invalidit per i lavoratori portuali e cose simili. Ma naturalmente impossibile realizzare questi progetti di riforme se non si trova un mezzo di trasporto per recarci in Sicilia. SPURIO TITO MAMMA E questo maledetto fumo puzzolente, che non la smette mai! Starnazzar di galline. Da sinistra entra Cesare Rupf. CESARE RUPF Voglio sperare che anche loro, signori miei, siano come me freddamente coscienti della portata dei nuovi sviluppi: dopo la caduta di Roma, l'Impero romano non vale pi una cicca. Al fallimento economico si aggiunge adesso la catastrofe militare da cui l'Impero non potr pi risollevarsi con le proprie forze. EMILIANO Chi lei? CESARE RUPF Cesare Rupf, proprietario della superditta Rupf, produttrice di calzoni e panciotti. EMILIANO E che vuole lei qui? CESARE RUPF Nella situazione attuale, Roma pu salvarsi solo se io tiro fuori qualche milioncino. Mi pare che ci sia evidente a qualsiasi uomo politico che abbia un minimo di perspicacia. Io ho fatto dunque una offerta che pi onesta di cos non poteva essere, e adesso voglio una risposta. Un s o un no, ben chiaro e netto. Immenso giubilo ha da essere, oppure la fine del mondo. O me ne torno a casa con una sposa, oppure l'impero va a farsi friggere. EMILIANO Di che sta parlando, Tullio Rotondo? Che progetti son questi? TULLIO ROTONDO Odoacre d'accordo a sgombrare l'Italia per una somma di dieci milioni. Questo, ehm, fabbricante di calzoni disposto a sborsare tale somma. EMILIANO E a che condizione? TULLIO ROTONDO Vuole sposare la principessa Rea. EMILIANO Vada a chiamare la principessa, allora. TULLIO ROTONDO Intende dire che -

EMILIANO E riunisca la corte imperiale. (Il ministro degli interni entra nella villa). Avr subito la risposta che sta aspettando, signor fabbricante di calzoni. Da destra entra il prefetto della cavalleria, traversa la scena barcollando. SPURIO TITO MAMMA Sono cento ore che non dormo. Cento ore... Sono stanco morto, non ce la faccio pi... Dalla porta della villa compaiono Rea e Tullio Rotondo, Zenone, Mares, Fosforide, Sulfuride, il cuoco, alcune guardie. REA Mi hai fatto chiamare, Emiliano? EMILIANO S, principessa, ti ho fatto chiamare. Vieni qui da me. (Rea va lentamente da lui). Per tre anni hai aspettato che tornassi, principessa. REA Per tre anni ti ho aspettato, ogni giorno, ogni ora. EMILIANO Tu mi ami, dunque? REA Ti amo, Emiliano. EMILIANO Con tutta la tua anima? REA Con tutta la mia anima. EMILIANO E faresti qualsiasi cosa che io ti chieda? REA Qualsiasi cosa. EMILIANO Prenderesti anche un coltello? REA Prender un coltello, se tu lo vuoi. EMILIANO Cos sconfinato il tuo amore per me, figlia dell'imperatore? REA Il mio amore per te non conosce limiti. Non ti riconosco pi, ma ti amo. Ho paura di te, ma ti amo. EMILIANO E allora sposa questo enorme pancione, e sii la madre dei suoi figli. (Indica Cesare Rupf). ZENONE Ecco finalmente un Romano ragionevole! LA CORTE Lo sposi, principessa, lo sposi! TULLIO ROTONDO Fai questo sacrificio per la patria che ami tanto, bambina mia! Tutti guardano Rea, pieni di speranza. REA Tu vuoi dunque che io ti lasci? EMILIANO Voglio che tu mi lasci. REA E dovrei amare un altro? EMILIANO Devi amare chi capace di salvare la patria. REA Ma io amo te, Emiliano. EMILIANO E io ti scaccio da me, affinch Roma viva. REA Emiliano! Tu vuoi umiliarmi come tu stesso sei stato umiliato! EMILIANO bene che si compia ci che necessario. La nostra onta nutrir l'Italia, la nostra umiliazione le ridar le forze. REA Se mi ami veramente, non puoi pretendere da me una cosa simile. EMILIANO Ma poich tu mi ami veramente, posso pretendere da te una cosa simile. (Lei lo guarda inorridita). E tu mi obbedirai, principessa, poich il tuo amore sconfinato.

REA Ti obbedir! EMILIANO Sarai sua moglie. REA Sar sua moglie, poich tu lo vuoi. EMILIANO E allora porgi la mano a questo fabbricante di calzoni cos freddamente cosciente. (Rea obbedisce). E con ci, Cesare Rupf, hai ottenuto la mano dell'unica figlia dell'imperatore e un vitello d'oro ha acquistato una vergine imperiale, poich in quest'epoca la ruffianeria una virt di fronte agli incredibili misfatti che si perpetrano contro l'umanit. CESARE RUPF (commosso) Principessa, deve credermi: queste lacrime che mi brillano negli occhi sono assolutamente autentiche e sincere. Con questa fusione la superditta Rupf ha raggiunto un successo quale non mai neanche stato concepito nel mio ramo degli affari. Enormi nuvole di fumo MARES L'impero salvo! IL CUOCO L'Occidente sopravvivr! Ammazzer tutti i Flavi per festeggiare l'avvenimento! SULFURIDE e FOSFORIDE L'inno di giubilo, maest! I DUE CON ZENONE Gioia e giubilo, Bisanzio! La tua gloria, il tuo fastigio giunge sino al firmamento. Ci che era sol speranza si avverato qual prodigio la salvezza a compimento. TULLIO ROTONDO Smettete subito di bruciare gli archivi! LA VOCE DI ACHILLE Sua maest l'imperatore! Il fumo si disperde, sulla porta della villa visibile Romolo in mezzo alla corte; dietro a lui, Achille e Piramo che reca un canestro piatto. Silenzio. ROMOLO C' un bel po' di allegria nel mio parco. lecito saperne il motivo? EMILIANO Benvenuto, imperatore della mensa opulenta. Salve, Cesare dei polli. Ave, Romolo, che i soldati han soprannominato il piccolo. ROMOLO (osserva attentamente Emiliano) Tu sei Emiliano, il fidanzato di mia figlia. EMILIANO Sei il primo che mi riconosce, Romolo Augusto. Neanche tua figlia mi ha riconosciuto. ROMOLO Non dubitare del suo amore, per. solo che la vecchiaia ha buoni occhi. Sii il benvenuto, Emiliano. EMILIANO Perdonami, padre del mondo, se non rispondo al tuo saluto nel modo pi appropriato. Troppo tempo ho passato nella prigionia germanica: ho dimenticato le usanze della tua corte. Ma la storia di Roma mi aiuter a trovare l'espressione adatta. C'erano degli imperatori cui si chiedeva: Hai ben

vinto, o Augusto Cesare? Ad altri si chiedeva: Hai assassinato bene, maest? E cos a te si chieder: Ben dormito, Romolo Augusto? ROMOLO (si siede su una sedia davanti alla porta e contempla a lungo Emiliano) Il tuo corpo porta i segni degli stenti e delle privazioni. Hai sofferto la fame e la sete. EMILIANO Io soffrivo, e tu non saltavi un pasto. ROMOLO Vedo dalle tue mani che sei stato torturato. EMILIANO Sono stato torturato, e intanto il tuo pollaio prosperava. ROMOLO Sei disperato, Emiliano. EMILIANO Son venuto a piedi sino a te, o Cesare, dalla mia prigione in Germania. Ho attraversato, miglio per miglio, la sterminata estensione del tuo stato, augusto imperatore. E ho visto in che condizioni il tuo impero, padre del mondo. ROMOLO Da quando sono imperatore non ho pi lasciato questa mia villa. Raccontami dunque del mio impero, Emiliano. EMILIANO Ho visto solo infinite rovine e desolazioni. ROMOLO Dimmi dei miei sudditi. EMILIANO Il tuo popoo taglieggiato da pescicani e profittatori, seviziato da mercenari e deriso da soldataglie germaniche. ROMOLO Non mi ignoto, ci che mi racconti. EMILIANO Come puoi saperlo, se non l'hai mai visto? ROMOLO Posso per sempre immaginarmelo, Emiliano. E adesso vieni nella mia casa. Mia figlia ti ha aspettato per tutti questi anni. EMILIANO Non sono pi degno di ricevere tua figlia, o Cesare. ROMOLO Tu non sei indegno, sei soltanto infelice. EMILIANO Sono infamato. I Germani mi han costretto a strisciare carponi, nudo, come una bestia, sotto un giogo macchiato di sangue. MARES Vendetta! REA Emiliano! (Si avvinghia al suo fidanzato). EMILIANO Io sono un ufficiale romano, e sotto il giogo ho perso il mio onore. Torna da chi ha diritto a te, figlia dell'imperatore. (Rea torna a capo chino da Cesare Rupf). Tua figlia ora la sposa di questo fabbricante di calzoni, o Cesare, e in tal modo la mia onta ha salvato il tuo impero. ROMOLO (si alza in piedi) L'imperatore non concede il suo consenso a questa unione. Tutti restano sbalorditi. CESARE RUPF Pap! REA Lo sposer, padre mio. Non puoi impedirmi di compiere l'atto che solo pu salvare la patria. ROMOLO Mia figlia seguir la mia volont imperiale. L'imperatore sa quel che sta facendo quando condanna questo impero alle fiamme, lasciando cadere ci che deve spezzarsi e calpestando ci che merita di essere morto. (Rea entra nella villa a capo chino). E adesso al lavoro, Piramo. Porgimi il canestro del becchime. Augusto, Tiberio, Traiano, tototo! Adriano, Marco Aurelio, Odoacre, tototo! (Esce a destra spargendo becchime, seguito dai due camerieri).

Tutti sono immobili dallo stupore. TULLIO ROTONDO Riprendete subito a bruciare gli archivi! Un fumo nero invade di nuovo la scena. EMILIANO Questo imperatore deve scomparire! ATTO TERZO la notte delle Idi di marzo del 476, nella camera da letto dell'imperatore. A sinistra, una fila di finestre. A destra, il letto e una porta. Sul fondo, un'altra porta. In mezzo alla stanza, due divani accostati ad angolo, che guardano verso il pubblico. Davanti ad essi, un tavolino basso ed elegante. A sinistra e a destra in primo piano, due armadi. notte, luna piena. La stanza al buio, solo le finestre disegnano delle superfici chiare sulle pareti e sul pavimento. La porta in fondo si apre, ed entra Piramo con un candeliere a tre bracci, acceso, con cui ne accende un altro accanto al letto. Poi viene avanti e posa il candeliere sul tavolino. L'imperatore entra dalla porta a destra, indossando una camicia da notte piuttosto logora. Dietro a lui entra Achille. ROMOLO Mi ha fatto proprio bene, questo bagno, e tanto pi ci voleva dopo una buona cena. stata una giornata di emozioni, questa, e a me giornate simili non piacciono. L'unico rimedio, in questo caso, un buon bagno. Io non son fatto per la tragedia, Achille. ACHILLE Vostra maest desidera indossare la toga imperiale o la veste da camera? ROMOLO La veste da camera. Per oggi ho regnato gi abbastanza. ACHILLE Ci sarebbe ancora da firmare il proclama al popolo romano. ROMOLO C' tempo domattina, per quello. (Achille fa per infilargli la veste da camera: l'imperatore ha un moto di sorpresa). Vammi a prendere la veste da camera imperiale, Achille. Questa qui veramente un po' troppo mal ridotta. ACHILLE La veste da camera imperiale l'ha gi imballata l'imperatrice, maest. Era dell'imperatore suo padre. ROMOLO E va bene. Aiutami a infilarmi questo straccio, allora. (Si mette la veste da camera e si toglie la corona d'alloro) Toh, avevo ancora la corona in testa. Mi son dimenticato di togliermela entrando nel bagno. Appendila sopra il letto, Achille. (Gli d la corona, che Achille appende sopra il letto) Quante foglie ci restano ancora? ACHILLE Due, maest. ROMOLO (sospira e va verso la finestra) Eh gi, oggi ho avuto delle spese enormi. Pazienza... Ah, finalmente un po' d'aria fresca. Il vento girato, e questo fumo ha smesso di venirci addosso. stato un vero tormento, tutto il pomeriggio... Ma in compenso, adesso gli archivi son bruciati. l'unico provvedimento intelligente che il mio ministro degli interni abbia mai

promulgato in tutta la sua carriera. PIRAMO Sar un gran dolore per gli storici, maest. ROMOLO Macch, inventeranno delle fonti storiche molto migliori dei nostri archivi. (Si siede sul divano a destra) Portami il Catullo, Piramo, a meno che l'imperatrice non se lo sia impacchettato anche quello perch apparteneva alla biblioteca di suo padre. PIRAMO Difatti lo ha gi imballato, maest. ROMOLO Pazienza, ne faremo a meno. Vuol dire che mi prover a vedere che cosa mi resta in mente, di Catullo. Un buon verso non lo si dimentica mai del tutto. Portami una coppa di vino, Achille. ACHILLE Desidera del vino di Falerno o di Siracusa, maest? ROMOLO Di Falerno. In questi tempi bisogna sempre bere quel che c' di meglio. Achille posa una coppa sul tavolino dinanzi all'imperatore, e Piramo versa il vino. PIRAMO restata solo questa bottiglia di vin di Falerno, augusto imperatore, annata settanta. ROMOLO E allora lasciala pure qui. ACHILLE La madre della patria desidera parlare con vostra maest. ROMOLO Che venga. E puoi portar via il secondo candeliere, che non ne ho bisogno. I camerieri s inchinano ed escono, Piramo col candeliere, che stava accanto al letto. In tal modo, soltanto il primo piano illuminato. Nel fondo aumenta intanto il chiarore della luna. Dal fondo viene avanti Giulia. GIULIA Lo sai che il gran ciambellano passato ai Germani? Te l'avevo sempre detto di non fidarti di questo Ebi. ROMOLO Ebbene, che pretendevi? Doveva forse sacrificarsi per noi Romani, se un Germano? Silenzio. GIULIA Son venuta a parlarti per l'ultima volta. ROMOLO Vedo che sei in abito da viaggio, mia cara. GIULIA C'imbarchiamo per la Sicilia questa notte stessa. ROMOLO Allora avete trovato un peschereccio? GIULIA No, una zattera. ROMOLO Non un po' pericoloso? GIULIA Restare sarebbe pi pericoloso ancora. Silenzio. ROMOLO Allora - ti auguro buon viaggio. GIULIA Non ci vedremo pi per molto tempo, probabilmente. ROMOLO Non ci vedremo mai pi.

GIULIA Per conto mio, son decisa a continuare anche in Sicilia la guerra contro i Germani, a qualsiasi costo. ROMOLO La resistenza a qualsiasi costo quanto di pi assurdo ci si possa immaginare. GIULIA Tu sei sempre stato un disfattista. ROMOLO No, valuto semplicemente il pro e il contro. Se ci difendiamo l'unico risultato sar di rendere pi sanguinosa la nostra fine. Pu darsi che sia un gran bel gesto, ma che cosa frutta? Non si d ancora fuoco a un mondo che perduto in ogni caso. Silenzio. GIULIA Tu dunque non vuoi che Rea sposi questo Cesare Rupf? ROMOLO No. GIULIA E non vuoi neanche venire in Sicilia? ROMOLO L'imperatore non fugge. GIULIA Bada che ci rimetterai la testa, a restar qui. ROMOLO Non un motivo per perderla fin da adesso, la testa. Silenzio. GIULIA Sono ormai vent'anni che siamo sposati, Romolo... ROMOLO A che miri con questo macabro ricordo? GIULIA ...e ci fu un tempo in cui ci amavamo. ROMOLO Sai benissimo che quel che dici una bugia. Silenzio. GIULIA Ma tu dunque mi hai sposata soltanto per diventare imperatore? ROMOLO Esattamente. GIULIA E una cosa simile osi dirmela cos, come se niente fosse? ROMOLO Ma certo. Il nostro stato un matrimonio tremendo, ma io per parte mia non ho commesso neanche per un giorno il crimine di lasciarti delle illusioni sul motivo per cui ti avevo sposata. Ti ho presa in moglie per diventare imperatore, come tu mi hai sposato per diventare imperatrice. Quanto a te, tu hai voluto diventare mia moglie perch io discendo dalla pi alta nobilt di Roma, mentre tu sei la figlia dell'imperatore Valentiniano e di una schiava. Io ho legittimato la tua nascita e tu mi hai procurato la corona. Silenzio. GIULIA Il fatto era che avevamo tutti e due bisogno l'uno dell'altro. ROMOLO Appunto. GIULIA E allora hai anche il dovere di venire con me in Sicilia. Noi dobbiamo restare insieme. ROMOLO Io non ti sono pi debitore di niente... Hai ottenuto da me quel che volevi quando sei diventata imperatrice. GIULIA Non hai il diritto di rinfacciarmelo, questo. Dopo tutto abbiamo fatto tutti e due la stessa cosa.

ROMOLO No, che non abbiamo fatto la stessa cosa. Tra la mia azione e la tua c' un abisso di differenza. GIULIA Davvero? Non vedo proprio in che consista, questa differenza. ROMOLO Tu mi hai sposato perch eri ambiziosa. Tutto quel che fai lo fai per ambizione. Anche adesso solo l'ambizione che ti spinge a voler continuare una guerra ormai perduta. GIULIA Non vero. Se vado in Sicilia, adesso, solo perch amo la mia patria. ROMOLO Tu non l'ami, la patria: non sai neanche che cosa sia. Quel che ami soltanto un concetto astratto dello stato, in virt del quale ti stato possibile diventare imperatrice attraverso un matrimonio. I due tacciono di nuovo. GIULIA E va bene. Perch non dovrei riconoscere la verit? Possiamo anche parlarci sinceramente. vero, io sono ambiziosa. Per me non esiste al mondo altro che il concetto dell'impero. Dopo tutto, l'ultimo grande imperatore, Giuliano, era il mio proavo, una cosa di cui vado fiera. E tu che cosa sei, invece? Niente altro che il figlio di un patrizio squattrinato. Ma anche tu sei ambizioso, evidentemente, altrimenti non ci saresti riuscito a diventare imperatore di un impero universale, ma saresti rimasto lo sconosciuto, la nullit che eri un tempo. ROMOLO Non stata l'ambizione che mi ha spinto a conquistare il trono, ma la necessit. Quello che per te era il fine, per me non stato che un mezzo. Se son diventato imperatore stato solamente per concretare la mia concezione politica. GIULIA Una concezione politica, tu? E quando mai ne hai avuta una? Nei vent'anni del tuo regno non hai fatto altro che mangiare, bere, dormire, leggere e allevar polli. Non hai mai varcato il cancello di questa villa, non ti sei mai recato nella tua capitale, e le finanze dell'impero sono cos completamente esauste che d'ora in poi dovremo vivere come due pezzenti. L'unica tua abilit consiste nello sconfiggere con la tua ironia ogni pensiero che miri ad abolirti. Ma che tu pretenda di essere basato su di una concezione politica un'incredibile menzogna. Perfino nella megalomania di Nerone e nella pazzia di Caracalla c'era pi senso politico che nella tua passione per le galline. L'unica tua concezione la tua pigrizia! ROMOLO Proprio cos. La mia concezione politica di non far nulla. GIULIA Ma per questo non avevi mica bisogno di diventare imperatore. ROMOLO Al contrario: solo da imperatore la mia inazione poteva avere un senso. Se un privato poltrisce, ci non ha alcun effetto politico. GIULIA E invece se l'imperatore che poltrisce, tutto lo stato che minacciato. ROMOLO Ecco, vedi. GIULIA Che vuoi dire? ROMOLO Che finalmente sei arrivata a capire il motivo della mia pigrizia.

GIULIA Ma assurdo! Nessuno pu negare la necessit dello stato! ROMOLO E io non nego la necessit dello stato, ma solo la necessit del nostro stato. Col tempo, esso era divenuto un impero universale e cio un organismo che praticava apertamente l'assassinio, il saccheggio, l'oppressione, la rapina a spese degli altri popoli, finch non son venuto io. GIULIA Se questo quel che pensi dell'Impero romano, non capisco proprio perch sei voluto diventare imperatore. ROMOLO da secoli ormai che l'Impero romano continua a esistere soltanto perch c' ancora un imperatore. Per liquidare l'Impero non avevo dunque altra scelta che quella di diventare io stesso imperatore. GIULIA Sei pazzo. Oppure tutto il resto del mondo che pazzo. ROMOLO Ho scelto questa seconda alternativa. GIULIA Tu mi hai dunque sposata al solo scopo di distruggere l'Impero romano? ROMOLO Per quest'unico scopo. GIULIA E dal principio alla fine del tuo regno non hai mai pensato ad altro che alla distruzione di Roma? ROMOLO Esattamente. GIULIA Allora era con piena coscienza che hai sabotato ogni possibilit che si presentava di salvare l'Impero. ROMOLO Proprio cos. GIULIA E hai fatto la parte del cinico e dello stupido mangione per poterci pugnalare alle spalle. ROMOLO Puoi anche metterla in questi termini, se ci tieni. GIULIA E mi hai ingannata, per tutti questi anni. ROMOLO Di' piuttosto che tu ti sei ingannata nel giudicarmi, nel credere che io fossi solo, come te, avido di potere. Anche tu hai calcolato, e freddamente, ma il tuo conto era sbagliato. GIULIA E il tuo conto torna, invece. ROMOLO Roma prossima alla sua fine. GIULIA Tu hai tradito Roma! ROMOLO No. L'ho condannata. Silenzio. Poi l'imperatrice urla disperata. GIULIA Romolo! ROMOLO E adesso va' pure in Sicilia. Non ho altro da dirti. L'imperatrice esce lentamente. Dal fondo viene avanti Achille. ACHILLE Sommo Cesare? ROMOLO La coppa vuota. Versami dell'altro vino. (Achille esegue). Che c'? Stai tremando? ACHILLE S, maest. ROMOLO Che cosa successo? ACHILLE Vostra maest non permette che si parli della situazione militare. ROMOLO Infatti; sai benissimo che te l'ho proibito espressamente. L'unico con cui parlo di problemi militari il mio barbiere, perch l'unico che ne capisce qualcosa.

ACHILLE Ma i Germani hanno preso Capua, maest. ROMOLO Non certo un buon motivo per rovesciare il vino di Falerno. ACHILLE (s'inchina) Che vostra maest mi perdoni. ROMOLO E adesso va' pure a dormire. ACHILLE Sua altezza la principessa Rea desidera parlare con vostra maest. ROMOLO Fai entrare mia figlia. Achille esce, dal fondo viene avanti Rea. REA Padre mio. ROMOLO Vieni qui, figliola mia, siediti qui da me. (Rea si siede accanto a lui). Volevi dirmi qualcosa? REA Roma in pericolo, padre mio. ROMOLO Ma proprio strana questa, che tutti vogliano farmi dei discorsi politici adesso, a notte fonda, mentre c' tanto tempo a tavola a mezzogiorno. REA E di che cosa devo parlare, allora? ROMOLO E di che cosa si parla col proprio padre a mezzanotte, bimba mia? Di quello che ti pi caro. REA Roma quanto ho di pi caro. ROMOLO Allora non ami pi Emiliano, che pure hai aspettato per tutti questi anni? REA Ma s che lo amo, padre mio! ROMOLO Ma evidentemente non lo ami pi come prima, non pi con lo stesso ardore di un tempo. REA Lo amo pi della mia vita stessa. ROMOLO E allora parlami di Emiliano, cara. Se lo ami, lui che conta, e non un vecchio impero che va in sfacelo. Silenzio. REA Padre mio, lascia che sposi Cesare Rupf. ROMOLO Quel Rupf, figlia cara, mi simpatico perch ha dei soldi, ma le sue condizioni sono inaccettabili. REA Ma egli pu salvare Roma. ROMOLO proprio questo che non mi piace in lui. Un fabbricante di calzoni che vuol salvare l'Impero romano dev'esser per lo meno pazzo. REA Ma non c' altro mezzo per salvare la patria. ROMOLO Questo vero, lo ammetto: non c' altro mezzo. La patria non la si pu salvare ormai che coi milioni. Abbiamo dunque la scelta tra il capitalismo e la catastrofe, e non mi pare che l'uno sia molto meglio dell'altra. Ma tu non puoi sposare questo Cesare Rupf, piccina mia, se ami Emiliano. Silenzio. REA Bisogna che lo lasci per servire la patria. ROMOLO facile a dirsi, mia cara, ma poi... REA La patria va innanzi tutto!

ROMOLO Ecco, lo vedi che hai studiato troppo le tragedie. REA Perch? Non dobbiamo amare la patria pi di ogni altra cosa al mondo? ROMOLO No, non dobbiamo mai amarla pi di un essere che ci sia caro. Anzi, proprio della patria bisogna sempre diffidare. A nessuno riesce cos facile uccidere come alla patria. REA Padre mio! ROMOLO Dimmi, cara. REA Non posso abbandonare la patria in pericolo. Non posso proprio. ROMOLO E invece devi abbandonarla. REA Ma non posso vivere senza la mia patria! ROMOLO E vuoi invece vivere senza l'uomo che ami? Sappi che molto pi grande e difficile restar fedeli a un uomo che a uno stato. REA Ma non uno stato che in pericolo, la patria. ROMOLO Lo stato si fa sempre chiamare patria quando si accinge ad assassinare. REA stato il nostro amore incondizionato che ha reso grande Roma. ROMOLO Ma il nostro amore per Roma non l'ha resa buona. Le nostre virt son servite ad allevare una belva. Questa visione di grandezza della nostra patria ci ha inebriati come un vino generoso, ma adesso ci che abbiamo amato in lei si tramutato per noi in altrettanto fiele. REA Sei ingrato verso la tua patria, padre mio. ROMOLO Non vero: solo che non voglio essere come quei padri eroici nelle tragedie che augurano per giunta buon appetito allo stato quando si prepara a divorare i loro figli. Dammi ascolto, figlia mia, sposa Emiliano. Silenzio. REA Emiliano mi ha ripudiata, padre mio. ROMOLO Se nel tuo cuore vi anche solo una scintilla di vero amore, non puoi lasciare che ci ti divida da colui che ami. Se lo ami, starai con lui anche se ti scaccia, resterai al suo fianco anche se un criminale. Dalla tua patria, invece, puoi sempre separarti, anzi devi separarti, se ne il caso. Volgile le spalle e vattene se ormai solo un luogo di carnefici e assassini, perch il tuo amore per lei impotente a cambiarla. Silenzio. Dalla finestra a sinistra entra nella stanza una figura umana, che si nasconde nel buio della stanza. REA Ma se torno da lui, mi ripudier di nuovo. Non cesser mai di ripudiarmi. ROMOLO E tu non stancarti mai di tornare da lui, mia cara. REA Ormai non mi ama pi. Ama soltanto Roma. ROMOLO Roma perir, e allora non gli rester che il tuo amore. REA Ho paura, padre mio. ROMOLO Impara a vincerla, la tua paura. l'unica arte che ci possa servire in tempi come questi, quella di guardare senza paura la realt negli occhi e di fare senza paura ci che giusto.

Per tutta la mia vita mi sono addestrato a quest'arte: ora tocca a te praticarla. Va' da Emiliano. REA S, padre mio. Torner da lui. ROMOLO Cos va bene, figliola: cos ti amo, con questo spirito e questo coraggio. Va' da Emiliano. Ed ora, addio. Non mi rivedrai pi; perch fra poco morir. REA No, padre! ROMOLO I Germani mi uccideranno. In tutto quel che ho fatto, ho sempre contato su questa morte. il mio segreto, questo; io sacrifico Roma sacrificando me stesso. Silenzio. REA Padre mio! ROMOLO Ma tu invece vivrai. Va', figlia mia, va' da Emiliano. Rea esce lentamente. Dal fondo viene avanti Piramo. PIRAMO Maest. ROMOLO Che c'? PIRAMO L'imperatrice partita. ROMOLO Va bene. PIRAMO Vostra maest non vuole ancora recarsi a dormire? ROMOLO Non ancora. Devo ancora parlare con qualcuno, prima. Portami un'altra coppa. PIRAMO Subito, maest. (Porta un'altra coppa). ROMOLO Mettila accanto alla mia e riempila. (Piramo la riempie). E anche la mia. (Piramo esegue). PIRAMO La bottiglia vuota, maest. ROMOLO Allora, va' pure a dormire. (Piramo s'inchina ed esce. Romolo resta immobile fino a che i passi si perdono in lontananza) E adesso vieni avanti, Emiliano. Siamo soli. Emiliano viene avanti lentamente dal fondo. EMILIANO Tu sapevi ch'ero nella stanza? ROMOLO Sei entrato poco fa dalla finestra. La tua figura si riflessa nella coppa da cui stavo bevendo. Non vuoi sederti? EMILIANO No, grazie. Star in piedi. ROMOLO Hai scelto un'ora tarda per parlarmi. mezzanotte. EMILIANO Ci son delle visite per cui l'unica ora adatta la mezzanotte. ROMOLO Come vedi, ti ho accolto ospitalmente, con una coppa di ottimo vin di Falerno per salutare la tua venuta. Brindiamo dunque. EMILIANO E va bene; brindiamo. ROMOLO Beviamo al tuo ritorno. EMILIANO A ci che si compir in questa notte. ROMOLO E cio? EMILIANO Brindiamo alla giustizia, Romolo Augusto. ROMOLO La giustizia una cosa atroce, Emiliano. EMILIANO Atroce come le mie ferite. ROMOLO E va bene, allora. Brindiamo alla giustizia.

EMILIANO Siamo soli, adesso. Nessuno testimone> fuorch la notte intorno a noi, che in questo momento l'imperatore romano e l'uomo tornato dalla prigionia in Germania brindano alla giustizia con due coppe di vin di Falerno rosse come il sangue. Romolo si alza in piedi e brindano. In quel momento si sente uno strillo, e di sotto il divano dell'imperatore spunta la testa del ministro degli interni Tullio Rotondo. ROMOLO Per l'amor del cielo, che ti successo, ministro degli interni? TULLIO ROTONDO Vostra maest mi ha pestato un dito. (Geme). ROMOLO Ne sono veramente spiacente, ma non potevo proprio saperlo che tu ti trovavi sotto il mio divano. Tutti i ministri degli interni strillano, quando si fa un brindisi alla giustizia. TULLIO ROTONDO Volevo soltanto presentare a vostra maest il progetto di un sistema d'assicurazione per la vecchiaia per tutti i cittadini dell'impero. (Esce carponi di sotto il divano, piuttosto imbarazzato. Indossa un mantello nero simile a quello di Emiliano). ROMOLO Ma tu sanguini a una mano, Tullio Rotondo. TULLIO ROTONDO che per lo spavento mi son graffiato col pugnale. ROMOLO Coi pugnali, caro Tullio, bisogna starci sempre molto attenti. (Va verso sinistra). EMILIANO Che fai, Romolo Augusto? Vuoi forse chiamare i tuoi camerieri? Si fronteggiano, Emiliano cupo e deciso, Romolo sorridente. ROMOLO E perch mai, Emiliano? Lo sai bene che a mezzanotte dormono gi sodo. Volevo solo dare al mio ministro degli interni qualcosa con cui fasciare la ferita. (Va all'armadio a sinistra e lo apre. Dentro, un po' curvo, c' Zenone Isaurico). Scusa se ti ho disturbato, imperatore d'Oriente; non sapevo che stavi dormendo nel mio armadio. ZENONE Oh, non c' di che. Ci sono abituato, ormai, con la vita raminga che faccio da quando ho lasciato Costantinopoli. ROMOLO Le tue tribolazioni mi muovono a profonda compassione. ZENONE (esce dall'armadio, anch'egli con un mantello nero, e si guarda intorno sorpreso) Come, c' anche dell'altra gente? ROMOLO Non badarci. Son qui per puro caso. (Toglie dal ripiano superiore dell'armadio un panno) Ma c' ancora qualcuno, qui dentro. ZENONE il mio camerlengo Sulfuride. Sulfuride esce anche lui dall'armadio. gigantesco, indossa anch'egli un mantello nero, e s'inchina solennemente dinanzi a Romolo, che lo guarda con attenzione. ROMOLO Buona sera. Per lui per avresti fatto meglio a prendere l'altro armadio, fratello imperatore. E dove hai sistemato l'altro tuo camerlengo, Fosforide?

ZENONE Si trova ancora sotto il tuo letto, Romolo. ROMOLO Ma che non faccia complimenti, per carit. Pu benissimo venir fuori. Fosforide, un omino smilzo, striscia fuori di sotto il letto dell'imperatore. Anch'egli indossa un mantello nero. SULFURIDE Maest, siamo venuti... FOSFORIDE A recitare la supplica in versi... SULFURIDE Che vostra maest non ha ancora avuto il piacere di ascoltare per intero. ROMOLO Se proprio ci tenete. Ma non adesso, nella quiete della notte. (Romolo si siede e d il panno a Tullio Rotondo) Tieni, fasciati con questo panno, caro ministro degli interni. Ho sempre avuto un'avversione per il sangue. (L'armadio a sinistra si apre dal di dentro, e Spurio Tito Mamma ne rotola fragorosamente in terra). Ma come, ancora non dorme, il campione? SPURIO TITO MAMMA Sono stanco... stanco morto... ROMOLO Hai perso il tuo pugnale, Spurio Tito Mamma. Spurio Tito Mamma raccoglie spaventato il pugnale e lo nasconde sotto il suo mantello nero. SPURIO TITO MAMMA Son centodieci ore che non dormo... ROMOLO Se c' ancora qualcun altro nascosto da qualche parte in questa stanza, pregato di venir fuori. Dal divano a sinistra esce carponi Mares, seguito da un soldato, ambedue in mantelli neri. MARES Scusami, augusto Cesare, ma volevo ancora discutere con te sulla mobilitazione totale. ROMOLO E chi ti sei portato dietro perch partecipi alla discussione, maresciallo dell'impero? MARES Il mio aiutante. Poi di sotto il divano dell'imperatore esce il cuoco, col berrettone bianco e anch'egli con un mantello nero. Per la prima volta l'imperatore d segno di essere scosso. ROMOLO Anche tu, cuoco? E proprio con il coltello con cui hai gi ucciso innumerevoli imperatori? Il cuoco entra a occhi bassi nella fila degli altri che formano un semicerchio intorno all'imperatore. ROMOLO Siete tutti vestiti di nero, a quanto vedo, e avete passato buona parte della notte in scomodissime e complicatissime posizioni sotto il mio letto, sotto il mio divano e dentro i miei armadi, da cui adesso siete sbucati fuori. Si pu mai sapere perch?

Profondo silenzio. TULLIO ROTONDO Volevamo parlarti, o imperatore. ROMOLO Non ci risulta che l'etichetta di corte prescriva esercizi ginnici a chi voglia parlare con l'imperatore. (Si alza e suona un campanello) Achille! Piramo! Dal fondo vengono di corsa Achille e Piramo, tutti spauriti, in veste da camera e berretto da notte. ACHILLE Maest! PIRAMO Augusto Cesare! ROMOLO Portami la toga imperiale, Achille, e tu, Piramo, la corona d'alloro. (Achille lo avvolge nella toga, Piramo gli pone in capo la corona). Sgombrate via il tavolo e le coppe. Questo un momento solenne. (Achille e Piramo s'inchinano ed escono dal fondo, pieni di paura e confusione). L'imperatore pronto ad ascoltarvi. Che avete da dirgli? TULLIO ROTONDO Siamo venuti a chiederti conto delle province. MARES Delle legioni. EMILIANO Dell'impero. Silenzio profondo. ROMOLO L'imperatore non ha da rendere conto di niente, a voi. EMILIANO Ma tu devi render conto a Roma. ZENONE Devi rispondere dei tuoi atti dinanzi alla storia. MARES Ti sei servito della nostra forza. ROMOLO Ti sbagli: non mi son servito della vostra forza. Se col vostro aiuto avessi conquistato il mondo, avreste il diritto di parlare cos; ma invece io ho perso un mondo, e voi non avete saputo impedirlo. E questo mondo io l'ho voluto perdere, l'ho gettato via come una moneta falsa. Sono libero, dunque, e con voi non ho niente da spartire. Voi non siete che delle falene che svolazzano intorno alla mia luce, siete solo ombre che spariranno quando io non risplender pi. (I congiurati si ritraggono dinanzi a lui verso le pareti). Vi uno solo tra voi cui devo render conto, e con lui voglio parlare adesso. Vieni avanti, Emiliano. (Emiliano viene avanti lentamente fino a lui). Non posso parlare a te come a un ufficiale che ha perduto il suo onore. Io sono un borghese, e del codice d'onore degli ufficiali non ne ho mai capito nulla. Ma voglio parlarti come a un uomo che ha molto sofferto e ha subito ferite e torture. Emiliano, io ti voglio bene come a un figlio. In te voglio affrontare la pi grave e decisa obiezione al mio principio di non-resistenza, e cio l'uomo sempre di nuovo umiliato, la vittima del potere tante volte disonorata e offesa. Che vuoi tu dal tuo imperatore, Emiliano? EMILIANO Una risposta voglio da te, o Cesare. ROMOLO E l'avrai. EMILIANO Che hai fatto per impedire che il tuo popoo cadesse

sotto il dominio dei Germani? ROMOLO Niente. EMILIANO E che hai fatto per evitare che Roma sia disonorata come io sono disonorato? ROMOLO Niente. EMILIANO E come ti giustifichi? Sei accusato di aver tradito il tuo impero. ROMOLO Non io ho tradito l'impero. Roma che ha tradito se stessa. Conosceva la verit, ma ha scelto la violenza; conosceva l'umanit, e ha scelto la tirannide. Doppiamente si disonorata: di fronte a se stessa, e di fronte ai popoli che eran dati in suo potere. Tu sei adesso dinanzi a un trono invisibile, Emiliano, il trono degli imperatori romani di cui io son l'ultimo. Come posso aprirti gli occhi affinch tu veda questo trono, questo cumulo immane di teschi ammonticchiati, questi torrenti di sangue, che fuma sui gradini, come un'eterna cascata della potenza di Roma? Che risposta puoi pretendere che ti venga dal culmine di quell'enorme edificio che la storia romana? Che cosa vuoi che dica delle tue ferite l'imperatore, ergendosi sulla massa di cadaveri dei propri figli e dei figli altrui, sull'ecatombe di vittime massacrate nelle guerre per la maggior gloria di Roma, o sbranate dalle belve perch Roma si divertisse? Roma ormai debole, una vecchia decrepita e cadente, ma le sue colpe non sono ancora scontate, i suoi delitti non sono ancora espiati. Ed ora, a un tratto, suonata l'ora della resa dei conti. Le maledizioni lanciate dalle sue vittime si sono esaudite. Il vecchio albero inutile vien tolto di mezzo, e gi l'accetta ne intacca il tronco. I Germani avanzano. Noi, con le mani lorde di sangue altrui, come possiamo ripagarlo altrimenti che col nostro? Non torcere lo sguardo, Emiliano. Non ritrarti dalla maest dell'impero che in me ti si eleva dinanzi, macchiata di tutta l'infinita colpa della nostra storia, che ancor pi terribile del tuo corpo martoriato. Ne va della giustizia, adesso, a cui abbiamo brindato questa notte. Rispondi ora tu alla mia domanda: Abbiamo ancora il diritto di difenderci? Possiamo ancora pretendere di essere altro che noi stessi delle vittime? (Emiliano tace). Ecco che taci. (Emiliano torna lentamente nel semicerchio dei congiurati). E adesso preferisci tornare tra coloro che in questa notte son venuti da me di nascosto come ladri. Ma siamo dunque sinceri, in questa notte. Che non vi sia pi neanche il minimo inganno e falsit tra noi. Lo so che cosa portate sotto i vostri mantelli, che cosa impugnate di nascosto. Ma vi siete sbagliati nel vostro calcolo. Credevate di venire da un uomo disarmato, e invece vi afferro con le branche della verit e vi addento con le zanne della giustizia. Non son io l'aggredito, ma voi; non son io l'accusato, son io che vi accuso. Difendetevi, dunque! Lo sapete, a chi vi trovate dinanzi? Son io che ho distrutto coscientemente quella patria che voi volete difendere. Io, che rompo il ghiaccio su cui vi trovate, che do fuoco alle vostre radici. Perch mai ve ne state l, muti e appiattiti contro le pareti della mia stanza? Voi non avete che

una risposta. Uccidetemi, se pensate che ho torto, o arrendetevi ai Germani se la verit che non abbiamo pi il diritto di difenderci. Rispondete. (Silenzio) Rispondete! EMILIANO (brandisce il pugnale) Evviva Roma! Tutti snudano i pugnali e avanzano verso Romolo, che resta seduto, sereno e immobile. Gi i pugnali si congiungono sopra di lui, quand'ecco che dal fondo risuona un terribile urlo di paura disperata: I Germani! Tutti, presi dal panico, scappano via a gran velocit per le porte e le finestre. Illeso e sereno, l'imperatore rimasto seduto sul divano. Dal fondo entrano Piramo e Achille, pallidi di terrore. ROMOLO E dove sono dunque i Germani? PIRAMO A Nola, maest. ROMOLO E perch urli, allora? In tal caso non possono esser qui prima di domattina. E adesso voglio andare a dormire. (Si alza). PIRAMO Come vostra maest comanda. (Gli toglie la toga imperiale, la corona d'alloro e la veste da camera). Romolo va verso il letto, ma si ferma sorpreso. ROMOLO C' qualcuno per terra davanti al mio letto, Achille. Achille fa luce col candelabro. ACHILLE il prefetto Spurio Tito Mamma, maest; sta russando. ROMOLO Finalmente riuscito a prendere sonno, il campione. Lascialo pure l per terra. (Passa sopra di lui ed entra nel letto. Piramo spegne i lumi del candeliere ed esce al buio con Achille). Ah, e, Piramo! PIRAMO Sommo Cesare? ROMOLO Quando i Germani arrivano, falli entrare. ATTO QUARTO La mattina che segue le Idi di marzo del 476. Il gabinetto di lavoro dell'imperatore, come nel primo atto. Alle pareti restato soltanto il busto del fondatore di Roma, sopra la porta in fondo. Ai due lati della porta, Achille e Piramo aspettano l'imperatore. ACHILLE una bella e gradevole mattinata. PIRAMO Mi del tutto incomprensibile come in questa giornata di catastrofe universale il sole abbia ancora potuto sorgere come al solito. ACHILLE Neanche della natura ci si pu pi fidare. Silenzio. PIRAMO Per sessant'anni abbiamo servito lo stato romano, sotto undici successivi imperatori. Trovo perci storicamente incomprensibile che ora esso cessi di esistere mentre noi siamo

ancora in vita. ACHILLE Io mi proclamo altamente innocente di questa fine; sono sempre stato un perfetto cameriere. PIRAMO Noi due siamo stati in ogni senso le uniche colonne veramente salde di questo impero. ACHILLE E quando lasceremo l'impiego, allora s che si potr dire: Ecco, finita l'antichit dassica! Silenzio. PIRAMO E pensare che si appressa un'epoca in cui non si parler neanche pi latino e greco, ma delle lingue strane e incomprensibii come questo germanico! ACHILLE E immaginarsi che le redini della politica mondiale finiranno in mano a capi trib germanici, a cinesi e altri barbari, gente che non ha un centesimo della nostra educazione! Arma virumque cano, io so tutto Virgilio a memoria! PIRAMO Menin Aeide thea, io tutto Omero! ACHILLE Comunque sia, l'epoca che sta per iniziare sar veramente orribile. PIRAMO Eh, s: proprio il pi cupo Medioevo. Non vorrei essere troppo pessimista, ma temo che dalla catastrofe odierna l'umanit non si riprender mai pi. Entra dal fondo Romolo, con la toga imperiale e la corona d'alloro. ACHILLE e PIRAMO Ave, Cesare. ROMOLO Salve. Sono in ritardo, stamane. Quell'inaspettato cumulo di udienze impreviste stato molto faticoso. Stamane ero cos intontito dal sonno che per poco non inciampavo sul campione, che sta ancora russando davanti al mio letto. Ho governato pi la notte scorsa che in tutti i vent'anni di regno precedenti, messi insieme. ACHILLE Sicuro, maest. ROMOLO Tutto silenzioso, oggi... E cos stranamente vuoto... Come se fosse abbandonato. (Silenzio). Dov' mia figlia Rea? Silenzio. ACHILLE La principessa... PIRAMO Emiliano... ACHILLE L'imperatrice... PIRAMO Il ministro degli esteri, il maresciallo dell'impero, il cuoco e tutto il resto della corte... Silenzio. ROMOLO Ebbene? ACHILLE Sono affogati mentre cercavano di raggiungere la Sicilia su una zattera. PIRAMO Un pescatore ha portato la notizia.

ACHILLE Soltanto Zenone Isaurico riuscito a salvarsi coi suoi camerlenghi, sul battello di linea per Alessandria. Silenzio. L'imperatore resta calmo. ROMOLO Mia figlia Rea e mio figlio Emiliano. (Guarda i due camerieri) Non vedo lagrime nei vostri occhi. ACHILLE Siamo vecchi, maest. ROMOLO E io morir tra poco. I Germani mi uccideranno, oggi stesso. Ormai nessun dolore pu toccarmi. Quando si sta per morire, non pi il caso di sparger lagrime per i morti. Non sono mai stato cos calmo, cos sereno come in questo mio ultimo giorno. Portatemi la colazione. PIRAMO L'asciolvere? ACHILLE Ma... e i Germani, maest? A ogni momento, i Germani possono... PIRAMO E in considerazione del lutto generale dell'impero... ROMOLO Stupidaggini: non c' pi un impero che possa mettersi in lutto e quanto a me... voglio morire come sono vissuto. PIRAMO Come vostra maest comanda. L'imperatore si siede sulla sedia in primo piano al centro. Piramo gli porta il tavolino apparecchiato per la colazione. Romolo contempla pensierosamente le posate e il vasellame. ROMOLO Non avevate altro da portarmi per la mia ultima colazione che questo vecchio piatto di latta, questa ciotola crepata? PIRAMO Il servizio da tavola imperiale se l' portato con s l'imperatrice. Apparteneva a suo padre. ACHILLE E adesso in fondo al mare. ROMOLO Non importa. Forse per l'ultimo pasto di un condannato a morte questo vecchio servizio veramente il pi appropriato. (Apre un uovo) Scommetto che Augusto non ha fatto l'uovo neanche oggi. Piramo guarda Achille implorando soccorso. PIRAMO Infatti, maest, non ha fatto niente. ROMOLO E Tiberio? PIRAMO I Giuli, niente. ROMOLO E i Flavi? PIRAMO Domiziano. Ma vostra maest ha comandato espressamente che di quello non vuol mangiar niente. ROMOLO E quest'uovo, chi l'ha fatto? (Lo mangia col cucchiaino). PIRAMO Marc'Aurelio, come al solito. ROMOLO E nessun altro ha fatto l'uovo? PIRAMO (piuttosto imbarazzato) Anche Odoacre. ROMOLO Ah, guarda un po'. PIRAMO Tre uova, sommo Cesare. ROMOLO Quella gallina batter oggi tutti i record di produzione, vedrete! (Silenzio. Sua maest beve del latte) Avete un'aria cos solenne, tutt'a un tratto. Cos' che volete dirmi?

ACHILLE Per vent'anni ormai abbiamo servito la vostra maest. PIRAMO E per quarant'anni i dieci predecessori di vostra maest in questa augusta carica. ACHILLE Per sessant'anni abbiamo sopportato la pi squallida miseria al servizio dell'impero. PIRAMO Qualsiasi fiaccheraio pagato meglio di un cameriere imperiale. Bisogna pur dirlo, maest! ROMOLO Non ho alcuna difficolt ad ammetterlo. Ma anche voi dovete considerare che anche un imperatore guadagna di meno di un fiaccheraio. Piramo guarda Achille implorando soccorso. ACHILLE Il fabbricante Cesare Rupf ci ha offerto un posto di cameriere nel suo palazzo a Roma. PIRAMO Quattromila sesterzi all'anno di salario, e tre pomeriggi liberi alla settimana, maest. ACHILLE Avremo il tempo di scrivere le nostre memorie. ROMOLO Sono certo delle condizioni incredibilmente vantaggiose. Vi libero dunque da ogni impegno. (Si toglie di testa la corona d'alloro e d ad ognuno una foglia) Eccovi le due ultime foglie della mia corona aurea. E questa anche l'ultima attivit finanziaria del mio regno. (Si sentono grida bellicose). Cos' questo chiasso? ACHILLE Sono i Germani, maest! I Germani sono arrivati! ROMOLO E va bene, vuol dire che dovr riceverli. PIRAMO Vostra maest desidera forse la spada dell'impero? ROMOLO Come mai? Non ancora impegnata? Piramo guarda Achille implorando soccorso. ACHILLE Nessun banco di pegni l'ha voluta prendere, sommo Cesare. tutta arrugginita e le gemme imperiali di cui era incrostata le aveva staccate vostra maest in persona. PIRAMO Vostra maest, vuole che vada a prenderla? ROMOLO Le spade dell'impero, caro Piramo, meglio lasciarle in un cantone. PIRAMO Vostra maest servita? ROMOLO Ancora un po' di vin greco. (Piramo versa tremando). E adesso potete pure andare. L'imperatore non ha pi bisogno di voi. Siete sempre stati dei camerieri impeccabili. I due escono tremando. L'imperatore beve un bicchierino di vin greco. Da destra entra un Germano. Cammina in un modo del tutto libero e normale; una persona fine, e oltre ai calzoni non ha niente di barbarico. Esamina la stanza come se stesse in un museo, e ogni tanto annota qualcosa in un taccuino che estrae da una borsa di cuoio. Ha indosso i calzoni e un'ampia veste leggera; in testa ha un cappello a larghe falde. Il tutto non affatto guerriero, salvo una spada che porta al fianco. Dietro di lui viene un giovane in uniforme di guerriero, che

per non deve avere niente di ridicolo o spettacolare. Il Germano vede per caso tra altre cose anche l'imperatore. I due si guardano meravigliati. IL GERMANO Un Romano! ROMOLO Salve. IL GIOVANE GERMANO (sguaina la spada) Muori, Romano! IL GERMANO Rinfodera la spada, nipote. IL GIOVANE GERMANO Va bene, caro zio. IL GERMANO Scusami, Romano. ROMOLO Ma ti pare. Tu, dunque, saresti un Germano? (Lo guarda poco convinto). IL GERMANO Sicuro, e di stirpe antichissima. ROMOLO Non ci capisco pi nulla.. Tacito vi descrive con occhi azzurri e duri, capelli color rosso scuro e un fisico gigantesco, da veri barbari, mentre a vederti io ti prenderei piuttosto per un botanico bizantino travestito. IL GERMANO Anch'io i Romani me li ero immaginati assai diversamente. Avevo sempre sentito parlare del loro coraggio, e adesso tu sei l'unico finora che non scappato via. ROMOLO Evidentemente abbiamo delle razze un'opinione del tutto sbagliata. E quelli sarebbero dei calzoni, quella roba che hai alle gambe? IL GERMANO Ma certo. ROMOLO Ma, veramente un indumento molto strano, e dove lo abbottoni? IL GERMANO Davanti. ROMOLO Ah, molto pratico. Molto pratico davvero. (Beve del vin greco). IL GERMANO Che cos' che stai bevendo? ROMOLO vin greco. IL GERMANO Posso assaggiare? ROMOLO Ma certo. (L'imperatore versa). Il Germano beve, rabbrividisce. IL GERMANO Puah, disgustoso! Una bevanda simile non durer molto. La nostra birra molto meglio. (Si siede al tavolo accanto a Romolo e si toglie il cappello) Bisogna proprio che ti faccia i complimenti per la Venere che hai nel parco davanti allo stagno. ROMOLO Perch, qualcosa di speciale? IL GERMANO Diavolo, un Prassitele autentico. ROMOLO Che scalogna. Ho sempre creduto che fosse una copia, e adesso l'antiquario se n' andato! IL GERMANO Permetti? (Esamina l'uovo mangiato da Romolo) Be', non c' male. ROMOLO Perch? Ti interessi per caso di pollicultura? IL GERMANO Eccome! la mia passione. ROMOLO Che strano! Anch'io sono un allevatore di polli! IL GERMANO Come? Anche tu? ROMOLO Gi, anch'io.

IL GERMANO Finalmente uno con cui posso parlare di quel che mi sta a cuore. E le galline del parco, sono tue? ROMOLO Sicuro. Mica male, vero? Una buona razza, importata dalla Gallia. IL GERMANO Ah! E l'uovo, lo fanno? ROMOLO Non ci credi? IL GERMANO Sii sincero; a giudicare da quest'uovo qui, non sono granch come produttrici d'uova. ROMOLO E va bene: vero, ne fanno sempre meno. Mi preoccupano, anzi, detto fra noi allevatori. C' solo una gallina che veramente in forma. IL GERMANO Quella grigia con le macchie gialle? ROMOLO Come fai a saperlo? IL GERMANO che sono stato io a farla portare in Italia, questa gallina. Volevo vedere come resisteva a un clima meridionale. ROMOLO Ebbene, non posso che farti i miei complimenti. veramente una razza eccellente. IL GERMANO L'ho prodotta io stesso. ROMOLO Perbacco, ma allora sei proprio un allevatore in grande stile. IL GERMANO Be', come padre della patria bisogna pure che me ne occupi, di queste cose. ROMOLO Come padre della patria? Perch, chi sei? IL GERMANO Io sono Odoacre, il Duce dei Germani. ROMOLO Ah, molto lieto di conoscerti. IL GERMANO E tu, chi sei? ROMOLO Io sono l'imperatore romano. ODOACRE Anch'io sono molto lieto di conoscerti. Per a dire il vero lo sapevo subito, chi eri. ROMOLO Lo sapevi? E come? ODOACRE Scusa questa piccola finzione da parte mia. sempre una cosa un po' imbarazzante per due nemici incontrarsi cos faccia a faccia, e allora ho pensato che una conversazione sui polli fosse pi adatta, per cominciare, che non una di politica. Permetti che ti presenti mio nipote. Inchinati, nipote. IL NIPOTE S, caro zio. ODOACRE E adesso lasciaci soli, nipote. IL NIPOTE Va bene, caro zio. (Esce). Silenzio, I due si guardano. ODOACRE Tu dunque sei Romolo. Per tutti questi anni mi son sempre occupato di te, nei miei pensieri. ROMOLO E tu saresti Odoacre. Ti ho sempre immaginato come un nemico, e invece sei un allevatore di galline come me. ODOACRE Oggi finalmente venuto il momento che avevo atteso per tutti questi anni. Romolo si passa il tovagliolo sulle labbra e si alza. ROMOLO Sono pronto, dunque. ODOACRE Pronto a fare che?

ROMOLO A morire. ODOACRE Ti aspetti dunque di venire ucciso? ROMOLO Tutti sanno come i Germani trattano i loro prigionieri. ODOACRE E tu, o imperatore, hai un'opinione cos superficiale dei tuoi nemici che credi a quello che tutti dicono? ROMOLO E che altro potresti volere, se non la mia morte? ODOACRE quel che vedrai subito - Nipote! Da destra entra il giovane. IL NIPOTE Che vuoi, caro zio? ODOACRE Inchinati dinanzi all'imperatore romano, nipote. IL NIPOTE S, caro zio. (S'inchina). ODOACRE Ancora di pi, nipote. IL NIPOTE Va bene caro zio. ODOACRE Inginocchiati dinanzi all'imperatore. IL NIPOTE S, caro zio. (Si mette in ginocchio). ROMOLO Che cosa significa tutto questo? ODOACRE Rialzati, nipote. IL NIPOTE S, caro zio. ODOACRE Va' di nuovo fuori, nipote. IL NIPOTE Va bene, caro zio. (Esce). ROMOLO Non ci ho capito proprio niente. ODOACRE Non son venuto per ucciderti, imperatore. Son venuto per sottomettermi a te con tutto il mio popoo. (Anche Odoacre s'inginocchia). Romolo spaventatissimo. ROMOLO Ma una pazzia, quel che dici! ODOACRE Anche un germano pu seguire i dettami della ragione, o imperatore. ROMOLO Tu ti prendi gioco di me. ODOACRE (si rialza in piedi) Romolo, abbiamo potuto parlarci cos ragionevolmente di galline, poco fa; non possiamo parlare altrettanto ragionevolmente anche dei nostri popoli? ROMOLO E va bene. Parla, dunque. ODOACRE Permetti che mi sieda? ROMOLO Che domanda. Sei il vincitore tu. ODOACRE Dimentichi che ho appena fatto atto di sottomissione. Silenzio. ROMOLO Siediti. I due si siedono, Romolo cupo in volto, Odoacre osservando attentamente Romolo. ODOACRE Hai visto mio nipote. Si chiama Teodorico. ROMOLO Sicuro. ODOACRE un giovane tanto ben educato. Sempre: S, caro zio,

va bene, caro zio; non dice altro tutto il santo giorno. Si comporta sempre in maniera esemplare. E intanto sta contagiando tutto il popolo con il suo modo di vivere. Non guarda le donne, beve solo acqua, dorme solo per terra. Non fa altro che esercitarsi continuamente alle armi. Scommetto che anche adesso, mentre aspetta l fuori, star facendo gli esercizi ginnici. ROMOLO un eroe, evidentemente; non c' nulla da fare. ODOACRE Il guaio che rappresenta l'ideale dei Germani, questo eroe. Egli sogna il dominio del mondo, e tutto il popolo sogna questo sogno insieme a lui. per questo che ho dovuto intraprendere questa campagna. Ero solo di fronte a mio nipote, ai poeti, a tutta l'opinione pubblica, e sono stato costretto a cedere. Ho sperato di poter almeno condurre questa guerra in modo umano, i Romani facevano solo poca resistenza, ma quanto pi marciavamo verso sud tanto maggiori diventavano le crudelt dei miei uomini non perch fossero pi crudeli di altri eserciti ma perch tutte le guerre, tutte, nessuna esclusa, sono atroci e inumane. Io ero esterrefatto. Ho tentato allora di concludere la guerra e perci ero pronto ad accettare l'offerta del fabbricante di calzoni: ancora si potevano corrompere i miei comandanti, ancora potevo forse guidare le cose come volevo. Ancora, dico, perch presto non mi sar pi possibile. Presto saremo definitivamente diventati un popoo d'eroi. Salvami, Romolo, tu sei l'unica speranza che mi resta. ROMOLO Speranza? E di che? ODOACRE Di sopravvivere. ROMOLO E chi ti minaccia, dunque? ODOACRE Per ora mio nipote mite, per ora cortese, ma un giorno, tra pochi anni, mi uccider. La conosco, la fedelt germanica. ROMOLO E per questo vuoi sottometterti a me? ODOACRE Per tutta la mia vita ho cercato la vera grandezza dello spirito, non quella falsa, non quella di mio nipote che un giorno chiameranno Teodorico il Grande: li conosco gli storiografi! No, io sono un contadino, e odio la guerra. Ho cercato uno spirito di umanit che non potevo trovare nelle foreste germaniche. E in te l'ho trovato, imperatore. Il tuo gran ciambellano Ebio ha scoperto il tuo segreto. ROMOLO Ah, Ebi era stato dunque mandato da te alla mia corte? ODOACRE Era il mio informatore. Ma mi ha riferito una buona notizia, mi ha descritto un vero uomo, un uomo giusto, mi ha parlato di te, Romolo. ROMOLO Ti ha raccontato di un folle, Odoacre. Io mi son costruita tutta la mia vita in vista del giorno in cui l'Impero romano sarebbe crollato. Mi sono arrogato il diritto di essere il giudice di Roma perch ero pronto a morire. Ho preteso dal mio popoo un tremendo sacrificio perch io stesso volevo sacrificarmi insieme ad esso. Ho impedito che il mio popoo si difendesse, ho lasciato che si spargesse il suo sangue perch ero pronto a versare anche il mio sangue. E invece ora dovrei vivere, il mio sacrificio non verrebbe accettato. E dovrei fare

la figura di colui che riuscito a salvarsi a spese degli altri. E non basta. Prima che tu arrivassi, ho ricevuto la notizia che mia figlia, che amavo molto, morta insieme al suo fidanzato, oltre a mia moglie e tutta la corte. Ho sopportato serenamente questa notizia perch credevo di dover morire in breve. Ora invece essa mi colpisce crudelmente e contraddice crudelmente tutto quel che ho fatto, che ormai divenuto assurdo. Uccidimi dunque, Odoacre. Silenzio. ODOACRE il dolore che ti fa parlar cos. Vinci il tuo dolore e accetta la mia sottomissione. ROMOLO E tu sei spinto dalla paura a questa tua proposta. Vinci la tua paura e uccidimi. Silenzio. ODOACRE Ascolta, Romolo: tu finora hai pensato soltanto al tuo popolo; ora bisogna che tu pensi anche ai tuoi nemici. Se non accetti la mia sottomissione, se noi due non collaboriamo, il mondo cadr in mano di mio nipote Teodorico e ne nascer un'altra Roma, un impero universale germanico, altrettanto effimero che quello romano, e altrettanto sanguinario. La tua opera, la distruzione di Roma, non avr pi alcun senso se lascerai che questo nuovo impero diventi realt. Non puoi sfuggire alla tua grandezza, Romolo, e agli impegni che essa comporta: Tu sei l'unico uomo che sappia governare questo mondo. Abbi piet, accetta la mia sottomissione, diventa il nostro imperatore: salvaci dalla sanguinosa grandezza di Teodorico. Silenzio. ROMOLO Non mi pi possibile, Germano, anche se volessi, non ne sarei pi capace. Hai distrutto ogni giustificazione per tutte le mie azioni. ODOACRE questa la tua ultima parola? ROMOLO (s'inginocchia) Uccidimi, per piet! Te ne scongiuro in ginocchio. ODOACRE Non posso costringerti ad aiutarmi. Il disastro ormai avvenuto. Ma non posso neanche ucciderti perch ti amo. ROMOLO E allora, so un altro mezzo se ti rifiuti di uccidermi. C' un solo uomo che voglia ancora la mia morte, e sta dormendo avanti al mio letto. Andr dunque a svegliarlo. (Si alza in piedi). Odoacre fa altrettanto. ODOACRE Non una soluzione, Romolo. Tu sei disperato. Una simile morte sarebbe soltanto assurda. Un senso potrebbe averlo soltanto se il mondo fosse veramente come te lo sei raffigurato, ma non cos. Anche il tuo nemico un essere umano e

anch'egli vuole come te agire secondo giustizia. Bisogna che ti rassegni alla tua sorte. Non c' altra via. Silenzio. ROMOLO E allora sediamoci di nuovo. ODOACRE Non ci resta altro. ROMOLO Che intendi fare di me? ODOACRE Ti conceder una pensione. ROMOLO Una pensione? ODOACRE l'ultima soluzione che ci resta. Silenzio. ROMOLO Essere pensionato la cosa pi spaventosa che mi potesse capitare. ODOACRE Non dimenticare che anch'io mi trovo dinanzi ad una situazione spaventosa. Dovrai proclamarmi re d'Italia e questo sar l'inizio della mia fine se adesso non agisco immediatamente. Perci, che lo voglia o no, devo cominciare il mio regno con un assassinio. (Sguaina la spada e fa per uscire a destra). ROMOLO Fermati! Dove vai? ODOACRE A uccidere mio nipote. Per il momento sono ancora pi forte di lui. ROMOLO Ora sei tu che sei disperato, Odoacre. Se uccidi tuo nipote, te ne nasceranno altri mille al suo posto, di Teodorici, il tuo popolo non la pensa come te: vuole avere la sua epoca eroica, e tu non puoi impedirglielo. Silenzio. ODOACRE E va bene, sediamoci di nuovo. Siamo tutti e due prigionieri in una trappola infernale. Si siedono di nuovo. ROMOLO Caro Odoacre, io volevo fungere da destino del mio popolo mentre tu volevi invece sfuggire al tuo destino: e adesso il nostro destino di essere tutti e due degli uomini politici falliti. Credevamo di poter liquidare senz'altro il mondo, tu la tua Germania ed io la mia Roma, e adesso siamo costretti ad occuparci dei rottami di questo mondo, e quelli non ci possibile gettarli via. Io avevo condannato Roma perch mi ripugnava il suo passato, e tu la tua Germania perch non sopportavi il pensiero del suo futuro. Ci siam dunque lasciati guidare da due vuoti fantasmi, perch non abbiamo alcun potere su ci che fu o su ci che sar. Il nostro potere si estende soltanto al presente, a quel presente a cui n tu n io avevamo pensato, e che desso ci ha sconfitti tutti e due. Ora quel che mi attende una vita in pensione, con la coscienza gravata dalla morte di una figlia amatissima, di un figlio, una moglie e tante migliaia di infelici.

ODOACRE E quel che attende me la corona reale. ROMOLO La realt ha confutato le idee che ci eravamo costruiti nella mente. ODOACRE Gi, in un modo orribile. ROMOLO Ma dobbiamo sopportare anche questo orrore. Cerca di dare un po' di senso, a questa realt insensata, di amministrare lealmente il mondo nei pochi anni che ancora ti restano. Dona la pace ai Romani e ai Germani. Sia questo il tuo compito, duce dei Germani! A te di regnare, ora. Sar solo per pochi anni, che la storia universale ignorer perch saranno anni privi d'eroismo. Ma saranno anche tra gli anni pi felici che conoscer questo mondo tormentato. ODOACRE E poi mi toccher morire. ROMOLO Consolati. Tuo nipote uccider anche me. Non potr mai perdonarmi di essersi dovuto inginocchiare dinanzi a me. ODOACRE Compiamo dunque il nostro triste dovere. ROMOLO S, sbrighiamoci. Recitiamo ancora una volta la commedia, per l'ultima volta ormai. Facciamo finta che esista una soluzione, a questo mondo, che nell'uomo lo spirito possa vin~ cere sulla materia. ODOACRE Nipote! Da destra entra il nipote. IL NIPOTE Che vuoi, caro zio? ODOACRE Fa' entrare i comandanti, nipote. IL NIPOTE S, caro zio. (Esce di nuovo a destra). La stanza si riempie di Germani, sporchi e impolverati dalla lunga marcia. Semplici elmi, monotoni vestiti di lino. Odoacre si alza in piedi. ODOACRE Germani! Stanchi e impolverati per la lunga marcia, riarsi dal sole, siete ora giunti al termine delle vostre fatiche. La guerra in Italia conclusa. Vi trovate al cospetto dell'imperatore romano: rendetegli gli onori. (I Germani si mettono in posizione d'attenti). Germani! Quest'uomo voi l'avete deriso e schernito, nei canti che cantavate sulle lunghe strade e al fuoco dei bivacchi. Ma io l'ho conosciuto, ho appreso il suo profondo spirito di umanit. Mai ho visto un uomo pi grande, e mai voi ne vedrete uno pi grande, chiunque possa essere il mio successore. A te adesso la parola, imperatore. ROMOLO L'imperatore discioglie il suo impero. Guardatela dunque per l'ultima volta questa sfera multicolore, questo sogno di un grande impero, sospesa nello spazio, sospinta dal lieve alito delle mie parole; guardate le terre distese intorno al mare azzurro in cui danzano i delfini, le ricche province biondeggianti di messi, le citt affollate riboccanti di vita: era un sole che riscaldava gli uomini, e al suo culmine un sole che bruci tutto il mondo, per poi divenire adesso, nelle mani dell'imperatore, un globo mite e innocuo, che si dissolve nel nulla

(Silenzio rispettoso. I Germani fissano meravigliati l'imperatore. Romolo si leva in piedi) Nomino Odoacre, il Duce dei Germani, Re d'Italia. I GERMANI Viva il Re d'Italia! ODOACRE E io da parte mia assegno all'imperatore romano la villa di Lucullo in Campania come domiciio. Inoltre ricever una pensione di seimila monete d'oro all'anno. ROMOLO Son uniti, dunque, gli anni magri della miseria imperiale. Eccoti la corona di alloro e la toga imperiale. La spada dell'impero la troverai tra gli utensili da giardinaggio, e il senato nelle catacombe di Roma. E adesso tiratemi gi il mio omonimo, il busto di re Romolo il fondatore di Roma. Un Germano gli porta il busto. ROMOLO Grazie. (Prende il busto sotto il braccio) E con questo ti lascio, duce dei Germani. Vado a iniziare la mia vita di pensionato. GERMANI Viva Romolo il Grande! Dal fondo entra a precipizio Spurio Tito Mamma con la spada in pugno. SPURIO TITO MAMMA Dov' l'imperatore? Lo devo uccidere! Il Re d'Italia gli si fa incontro con maest. ODOACRE Gi la spada, prefetto. Non c' pi imperatore. SPURIO TITO MAMMA E l'impero? ODOACRE disciolto. SPURIO TITO MAMMA Ma allora, l'ultimo ufficiale imperiale ha mancato nel sonno la fine della sua patria. (Cade a sedere intontito sulla sedia dell'imperatore). ROMOLO E con ci, signori miei, l'Impero romano ha cessato di esistere (Esce lentamente a capo chino, col busto sotto il braccio, tra i Germani rispettosi). NOTA DELL'AUTORE una commedia difficile, proprio perch sembra facile. L'appassionato di letteratura di lingua tedesca non sapr proprio come raccapezzarcisi, per lui, lo stile ci che ha un'intonazione solenne. Cos non vedr nel Romulus altro che uno scherzo, da porre tra il comico Theo Lingen e G. B. Shaw. Sarebbe un destino non inappropriato per Romolo stesso. Ha fatto la parte dello stupido per vent'anni, e nessuno si accorto che la sua pazzia aveva un metodo. una cosa che dovrebbe far riflettere. I miei personaggi si possono rappresentare solo in quanto persone. una cosa che vale sia per gli attori che per i registi. Per far un esempio concreto: come va recitato Emiliano? Ha marciato per giorni, forse per settimane, di nascosto, attraversando citt distrutte, e adesso giunge alla villa imperiale, che pure conosce, e chiede: la villa dell'imperatore in Campania? Se in questa frase non contenuta tutta la sorpresa incredula per lo stato sporco e indegno della villa, che pur sempre la residenza imperiale, la domanda sembrer retorica, e

anche quando chiede alla donna amata, emozionato e affascinato: Chi sei? E non la conosce pi veramente, l'ha realmente dimenticata, ha solo un presentimento di averla un giorno conosciuta, amata. Emiliano il contrapposto di Romolo. Il suo destino va visto umanamente, cos come lo vede l'imperatore, che al di l della facciata dell'onore militare umiliato scopre la vittima del potere, tante volte disonorata e offesa. Romolo prende sul serio Emiliano, per lui un uomo che fu prigioniero e torturato, che infelice. Ci che non accetta in lui la richiesta: Prendi un coltello, il vil commercio con l'amata perch la patria viva. L'attore deve scoprire l'umanit in ciascuno dei miei personaggi, altrimenti impossibile recitarli. Questo vale di ogni mia commedia. Vi poi una difficolt particolare in pi per chi dovr impersonare Romolo. Cio la difficolt di non farlo apparire troppo presto al pubblico come un personaggio simpatico. facile a dirsi, questo, e forse impossibile a raggiungersi, ma va tenuto in mente come linea di condotta. Il carattere dell'imperatore deve rivelarsi soltanto nel terzo atto. Nel primo atto il Roma ha un imperatore indegno del prefetto, e nel secondo il Questo imperatore deve scomparire di Emiliano devono essere comprensibili al pubblico. Se nel terzo atto Romolo il giustiziere del mondo, nel quarto il mondo che il giustiziere di Romolo. Si guardi pi attentamente l'uomo che ho disegnato, spiritoso, rilassato, umano, eppure in fondo un uomo che agisce con la massima durezza e brutalit e non ha paura di pretendere anche dagli altri princip assoluti; un tipo pericoloso, che mira alla morte; questo l'elemento terribile di questo allevatore di pollame incoronato, di questo giudice del mondo travestito da buffone, la cui tragedia sta proprio nella commedia della sua fine, nella pensione, ma che per (ed solo questo che lo rende grande) ha la ragionevolezza e la saggezza di accettare anche questo destino.

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