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Primo canto

• Il canto primo è l’introduzione generale al paradiso Dal verso 1 al 12 (proemio)


• Invocazione ad Apollo dal 13 al 36 (Apollo è il simbolo del sole e il sole rappresenta Dio)
• Inizio del viaggio dal verso 37 al 54
• Il trasumanar dal 55 al 81
• I dubbi di dante dal 82 al 99
• l’ordine dell’universo dal 100 al 142

Dante arriva in paradiso a mezzogiorno del 13 aprile, a mezzogiorno perché è il momento in cui il sole è
maggiormente splendente.
Dal verso uno al verso tre: il paradiso inizia con la teologia, i primi tre versi del paradiso sono tratti dalle
disquisizioni teologiche. Dio viene presentato in maniera oggettiva, ovvero Dio è identico per tutti gli esseri
esistenti, però se Dio viene presentato oggettivamente automaticamente viene annullata la soggettività di
Dante.
Dio è colui che muove tutto, e l’artefice di tutto ed è l’essenza dell’universo. Lo splendore di Dio non è
paritario a tutti i luoghi.

Dante narra che ha visitato il luogo maggiormente luminoso di tutto l’universo, cioè Dante dichiara di
essere stato nell’empireo (dove c’è la candida rosa) . Inoltre afferma che lui cercherà di narrare questo
viaggio però ricorda che ma mano che lui si avvicinava a Dio era sempre più difficile descrivere con parole
umane la sua esperienza.

Al verso 17 c’è l’espressione “mi fu” che è un latinismo, ed è la contrazione della frase “ Satis mihi fuit”
che vuol dire mi fu in aiuto.
Dante descrive la sua evocazione ad Apollo gli chiede di fare in modo che lui riesca a descrivere in iene la
sua esperienza, e dice che fino ad allora lui ha chiesto aiuto alle muse ora però è talmente importante la
materia che deve chiedere aiuto ad Apollo che Dio di tutte le arti (è come se stesse chiedendo aiuto a dio,
perché Apollo è il sole).
Chiede aiuto ad Apollo perchè lui non vuole entrare in competizione con lui perchè sa cosa è successo a
Marsia (Apollo ha preso le frecce e lo aveva colpito).

Verso 22: il diletto legno è la pianta dell’alloro che rappresenta la poesia. Dante dichiara che attraverso
l’aiuto di Dio lui potrà eccellere nella descrizione poetica di questo regno.

Dal verso 27 al 33: Raramente Apollo concede la corona poetica sia per quanto riguarda la vita attiva, sia
per la vita contemplativa. Dante per cui chiede a Dio che attraverso la sua voce in modo che il messaggio
divino sia comprensibile a Dante stesso, dio ti invia il messaggio chiaro però molto spesso la mente umana
impedisce di comprendere questo messaggio cioè diventa scuro però oscuro non perché è complesso nel
suo significato ma perché tu non riesci a comprenderlo.
Questo permetterà a Dante di narrare i suoi pensieri.
Per fare un esempio: Alessandro Manzoni, quando ad un certo punto Lucia va dall’innominato; Lucia
chiede all’innominato di tornare da sua madre. È un discorso molto semplice ed è un discorso inviato da
dio, l’innominato è riuscito a comprenderlo.
Dante prega Dio affinché riesca a percepire il messaggio che dio gli invia e lo aiuti a esprimerlo a parole.

Discorso espresso nel Verso 34: molto spesso Vediamo la piccola scintilla ma non ci rendiamo conto di
questa piccola scintilla è espressione del piccolo fuoco.
C’è l’invocazione a Cirra che è un personaggio mitologico e rappresenta in luogo in cui Apollo si fermava,
suonava la cetra e perciò creava la sua arte.

Dal 36 al 42: il sole sorge per i mortali da diversi luoghi (fouci= Virgilianismo, e sarebbe fauces; vorrebbe
dire il sole sorge da diverse bocche)
Verso 39: ci sono quattro cerchi che sono
- orizzonte
- Equatore
- Eclittica
- Equinozio

Sempre al verso 39 ci sono 3 croci:


- Speranza
- Fede
- Carità/ virtù teologali

- Oppure prudenza, giustizia, fortezza che unite alla temperanza formano le virtù cardinali. Lui afferma che
la luce è maggiormente splendente quando i cerchi si congiungono nella costellazione dell’ariete
formando tre croci collocando il sole in equinozio, portando alla primavera (che rappresenta la rinascita)
e sotto la costellazione dell’ariete viene collocata la rinascita di Gesù, che rappresenta la rinascita
dell’umanità.
Dante afferma di entrare nel paradiso, chiede aiuto ad Apollo che è simbolo di dio e visto che siamo nel
momento della rinascita dio dovrebbe essere più compressibile.
Dall’Unione di questi elementi astrologici nasce la forza che dante utilizza per affrontare il suo percorso.

Verso 40: riferimento a una stella che è il sole.

Verso 43: tecnicamente siamo ancora nel paradiso terrestre, perchè altrimenti verrebbe meno la teoria del
trans umanar. Infatti dice che nel paradiso terrestre stava sorgendo il sole, mentre nell’emisfero boreale
stava sorgendo la notte. D’altro canto dante non sarebbe potuto salire durante la notte perchè il buio
rappresenta l’assenza di dio, invece è logico che sale al paradiso quando sorge il sole. Dice perciò che
l’emisfero australe era bianco mentre quello boreale nero.
Lui poi aggiunge che in quell’istante nota che Beatrice che si trovava alla sua sinistra incomincia a
guardare il sole. Aspirazione di dante è quella di guardare il sole e ci riuscirà attraverso gli occhi di
Beatrice, però al momento non può mentre Beatrice si perchè lei è già partecipe di dio. Successivamente
fa un paragone tra la vista dell’aquila e qual la di bea

Verso 48: ”Unquanco” è un latinismo che vuol dire mai. Come noi siamo in grado di vedere un raggio che è
riflesso, attraverso la visione del sole da parte di beatrice, dante percepisce la presenza del divino per cui
attraverso gli occhi di Beatrice, dante osserva il sole. Tutte le cose che sono create tendono a tornare a
dio, perciò anche il raggio che bea percepisce torna a dio.
Dice che attraverso quest’esperienza scaturita da Bea lui riesce a vedere il sole oltre alle nostre
responsabilità. Dopo dante dice che nel paradiso terrestre noi possiamo assistere a delle cose che non
possiamo vedere sulla terra percchè le nostre facoltà sono limitate e poi il paradiso terrestre è il luogo di
dio, per cui per comprendere queste cose bisogna raggiungere la perfezione e la purezza.

Verso 58: Andando avanti si apre una discussione, quasi tutti dicono che dante stia descrivendo il suo
passaggio attraverso la sfera del fuoco (collocata nel cielo della luna), il fuoco rappresenta la purificazione.
Altri studiosi dicono che dante sta descrivendo la ruota del sole (quella luce che circonda il sole). Dante
dichiara che all’improvviso si trova in una luminosità talmente grande che potrebbe essere paragonata in
un cielo dove ci sono due soli. Molto probabilmente dante fa riferimento al lumen divinum (lume divino).

Verso 64: lui torna di nuovo ad osservare Beatrice e vede che lei sta con gli occhi fissi nei cieli e ha gli
occhi fissi in questa visione perchè è partecipe di dio e dante guardando Beatrice inizia ad essere
partecipe di dio. C’è il riferimento ad una divinità glauco che era un pescatore che però ad un certo punto
mangia l’erba sacra del mare e dopo averla mangiata diventa la divinità del mare. Come glauco è diventato
partecipe del divino attraverso l’erba, dante diventa partecipe del divino attraverso gli occhi di Beatrice.
Transumanza vuol dire andare da un luogo all’altro, per cui noi stiamo lascando il paradiso terrestre e
stiamo entrando nel paradiso (trasumanar).
Verso 70: “perverba” è una parola latina e vuol dire che non si può esprimere a parole il passaggio dallo
stato umano a quello divino. È impossibile raccontare il passaggio che lo ha portato dal paradiso
terrestre al paradiso. Però dice che cercherà ugualmente attraverso l’intelletto quello che ha vissuto.
Verso 73: “o amore divino che con la luce della tua grazia mi facesti salire, tu solo sai se salendo al cielo
io ero solo quella parte di me che creasti per ultima, cioè l’anima.” Il dubbio di dante ricorda quello di
San Paolo rapito (portato) al terzo cielo (sive in corpore o sive extra corpus. Nescio. Deus scit
sono nel corpo o sono fuori dal mio corpo, non lo so solo di può saperlo).

Verso 76-81: il movimento delle sfere che hanno desiderio di te (di dio) mi attirò (vedendo le stelle
muoversi vuole essere partecipe di questo regno, così da diventare partecipe di dio). Desiderato al verso
77 è un participio passato con valore causale, perciò movimento delle sfere è la causa del desiderio di
dante. Il cielo mi parve tanto acceso grazie alla fiamma del sole (dio) che un fiume in piena non avrebbe
potuto creare un lago così grande. L’armonia e la luce mi accesero un desiderio che non avevo mai
sperimentato prima, incanto (deriva da in cantus, nel canto perciò nell’armonia).

Verso 85: dante è salito al cielo e s domandacome il suo corpo possa venir meno alle leggi di gravità e
salire. Beatrice vede che dante ha dei dubbi e gli dice che lui avrebbe dovuto capire che non è più sulla
terra ma come un fulmine ha lasciato la sede terrena ed arrivato in un nuovo luogo.

Verso 97: parola “requievi” che è un perfetto, il verbo è requiscere e vuol dire riposare.
La prima domanda dove sono ha avuto risposta ovvero non più sulla terra. Il secondo dubbio è come il
corpo sia diventato leggero per salire al cielo, dante ragiona ancora a livello razionale e non spirituale
perché altrimenti capirebbe che con dio tutto è possibile. Beatrice guarda dante come un figlio che sta
delirando. Dio ha fatto in modo che tutte le cose abbiano un ordine tra di loro e questo ordine fa
assomigliare l’universo a dio. Dio è perfezione e di conseguenza l’universo è perfezione. Nella perfezione
divina è compreso l’inferno perchè è creato da dio, e se gli uomini non avessero la concezione del male
non potrebbero capire il bene. Dante ascende facilmente al paradiso perchè si è liberato di ogni legame
terreno e ha sperimentato il male nell’inferno e il pentimento nel purgatorio. Inferno e purgatorio sono
due regni che permetteranno a dante di ascendere al paradiso. Beatrice prosegue e dice che qui
dimorano quelle creature che si sono plasmate, cioè che fanno parte di dio; e dio è l’inizio e la fine
dell’universo perciò è l’ordine universale.

Dal verso 109 a 111: tutti gli elementi partecipano all’ordine divino secondo la loro tendenza.

Dal verso 112 a 114: tutti gli elementi si muovono partendo da punti diversi dell’esistenza e per istinto
vanno a dio. (Concetto ripreso da San Tommaso D’Aquino: lui dice che tutto ciò che è creato da dio
torna a dio, però qualcosa torna a dio per istinto naturale come le piante e i corpi inanimati, altri elementi
tornano a dio con consapevolezza, con la volontà. Abbiamo perciò una differenza tra appetito naturale,
le piante e gli esseri inanimati e un appetito sensitivo chi torna con volontà.)

Dal verso 115 a 117: l’istinto porta il fuoco verso la sua sfera, cioè il cielo della luna. Tutti gli elementi che
non sono immobili tendono a ricongiungersi tra di loro per volere di dio, cioè il fuoco tende a tornare
verso la sfera del fuoco.

Dal verso 118 a 120: questo desiderio di ricongiungersi a dio non è solo delle creature prive di
intelligenza ma anche delle creature con intelletto.

Dal 121 al 123: la provvidenza che regola l’ordine universale con la sua luce rende questo cielo il più
veloce (non il cielo della luna ma il primo mobile, quest’ultimo riceve la forza da dio inizia a girare a
attraverso esso si muovono tutti gli altri cieli).
Verso 124: termine lì che si riferisce all’empirio perchè è l’istinto sensoriale che ci porta e nell’empirio è
collocata la candita rosa, cioè La Rosa dei beati e quindi beatrice dice che si sta andando verso la felicità.

Dal verso 127 al 132: molte volte la forma dell’opera creata non corrisponde all’intenzione dell’artista per
cui non sempre l’ordine del creato viene rispettato o perchè la materia è restia a ubbidire o per effetto del
libero arbitrio.

Dal verso 133 al 135: come il lampo cade a terra, l’uomo fuorviato cade al male. Beatrice dice di non
meravigliarsi di essere salito al paradiso perchè lui ormai ha acquisito il concetto di bene.
Dopodichè Beatrice si mette a guardare il cielo.

Canto secondo
Siamo nel cielo della luna e incontriamo gli angeli e gli spiriti che mancarono ai voti.

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