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1 CANTO PARADISO

RIASSUNTO E ANALISI
Proemio della Cantica (1-36)

Dante dichiara di essere stato nel Cielo del Paradiso (l'Empireo) che riceve maggiormente la
luce divina che si diffonde nell'Universo: l ha visto cose difficili da riferire a parole, poich
l'intelletto umano non riesce a ricordare ci che vede quando penetra in Dio. Il poeta tenter di
descrivere il regno santo nella III Cantica e per questo invoca l'assistenza di Apollo, in quanto
l'aiuto delle Muse non gli pi sufficiente. Il dio pagano dovr ispirarlo col suo canto, come
fece quando vinse il satiro Marsia, tanto da permettergli di affrontare l'alta materia del Paradiso
e meritare cos l'alloro poetico. Apollo dovrebbe essere lieto che qualcuno desideri esserne
incoronato, poich ci accade raramente nei tempi moderni; Dante si augura che il suo
esempio sia seguito da altri poeti dopo di lui.

La prima parte del canto (dal verso 1 al verso 36) segue la struttura del proemio classico,
infatti proemiale, manca come elemento solo il motivo encomiastico. Allesordio del proemio
si pu notare una perifrasi per indicare Dio (che generalmente nominato da Dante solo in
determinati casi e dunque raramente)che generalmente si manifesta in forma di luce, utilizzata
per attribuirgli pi importanza esattamente come facevano i greci e i romani con i dei pagani.
Nella prima terzina Dante apre la presentazione delluniverso e del paradiso e con il termine
penetra fa riferimento alla luce (la virt divina)e al movimento e quindi al tema biblico della
gloria viene associato il concetto filosofico di Dio, che secondo la definizione di Aristotele
motore primo e immobile delluniverso. La luce divina agisce su tutti gli esseri viventi, ma pi
attiva negli esseri incorruttibili, creati direttamente da Dio (gli angeli, i cieli, lanima umana),
meno attiva negli esseri corruttibili, creati per mezzo di agenti secondari (gli animali, i vegetali
e gli esseri inorganici).
Verso 4: si riferisce al cielo dellEmpireo.
Verso 6: a partire dal verso 37 ci racconter del suo incontro con Beatrice con cui spicca il volo
attraverso la sfera dellaria e del fuoco per poi giungere al cielo della luna e al paradiso celeste.
Dante nel suo volo sente che i suoi sensi e la sua intelligenza si amplificano e potenziano in
modo tale da comprendere al meglio la realt divina e la trascendenza di tale viaggio, in
quanto vede e sente cose che nel mondo terreno non potrebbe n vedere n sentire. Tuttavia
durante la stesura dellopera un umano come gli altri in quanto si trova sulla Terra, ha di
nuovo il proprio carattere di uomo, non ricorda le realt trascendenti, ed proprio questo il
motivo per cui decide di invocare e non di descrive il paradiso, lui intuisce qualcosa ma non
ricorda perfettamente.
Verso 7: questa terzina spiega il motivo dellindescrivibilit dellesperienza mistica (fusione
delluomo con Dio) di Dante nellEmpireo.
Verso 13: (proemio classicoinvocatio) invoca Apollo perch laiuto delle Muse non
abbastanza, necessario addirittura lintervento di un dio, quello della poesia. Si tratta di una
metafora che fa parte del linguaggio elevato e traslato, ma che non pu essere utilizzata in
senso teologico; Dante chiede ad Apollo di trasmettergli le sue virt poetiche per poterlo
aiutare nella composizione della cantica e per poter giungere alla gloria e allincoronazione
poetica.

Verso 16: si nota un gioco di parole il monte Parnaso, che nel mondo classico era simbolo
della poesia, costituito da due cime, chiamate Cirra e Nisa, sacre rispettivamente ad Apollo e
a Bacco; Dante per come molti altri autori medievali sembra confondere una delle due cime
col monte Elicona, sacro alle muse e quindi anchesso associato alla poesia. In ogni caso
evidente che lespressione non si riferisce a Bacco ma alle muse, invocate appunto da Dante
nelle cantiche precedenti, ma ora insufficienti per tale cantica.
Verso 21: vagina (latinismo), contenitore, la pelle che contiene Marsia la cui storia
contenuta in un passo mitologico delle Metamorfosi di Ovidio Marsia era un satiro bravo nelle
arti delle cornamuse; egli decise di sfidare il dio Apollo (si tratta di una simmetria con il
Purgatorio in cui si narra delle Piche che avevano sfidato le Muse e per questo vennero punite)il
quale lo leg a un albero, lo scuoi e lo ricuc nella sua pelle per punirlo della sua presunzione.
Si noti come, nella sintesi dantesca, non sia la pelle ad essere tolta a Marsia, ma il satiro a
venire estratto dalla sua pelle. Poich nellinterpretazione medievale Marsia rappresentava il
vizio della presuntuosa vanit e dellipocrisia, il suo scorticamento finisce per assumere un
valore positivo, in quanto evento di liberazione dallo schermo che nasconde linteriore
immagine di Dio, indicando cio lo smascheramento dellapparenza esteriore e la rivelazione
della verit.
Verso 25: legno, metonimia, si tratta della materia con cui fatto lalbero dellalloro e questo
verso non altro che una metafora per dire che Dante acquisir le virt necessarie per
comporre una grande opera e per raggiungere lincoronazione. Per per questo verso vi
anche una seconda interpretazione secondo cui non prega il dio Apollo ma il Dio cristiano
pertanto il legno sarebbe la metonimia per riferirsi al crocifisso. In questi passi prevale la
tradizione classica per innalzare lo stile pertanto pi si emulano gli autori antichi, pi lo stile
elevato. proprio per questa ragione che questo verso pu essere doppiamente interpretato
sia in senso laico che in senso religioso ( atto di umilt nei confronti di Dio per ringraziarlo).
Verso 28: le foglie di alloro vengono raccolte raramente, solo per celebrare il trionfo di un
imperatore, di un comandante militare (dal latino imperator) o di un poeta. secondo la
tradizione classica.
Verso 30: gli uomini hanno dei desideri, ma solo raramente desiderano diventare grandi poeti o
imperatori perch gli appetiti che essi soddisfano sono decisamente pi bassi.
Verso 31-33: Delfica ( perifrasi per indicare il dio Apollo oggetto di particolare culto a Delfi), si
tratta della citt in cui vi loracolo dedicato al dio Apollo, pertanto si tratta di una perifrasi per
indicare tale divinit. Fronda peneia: una metafora per indicare non solo lalloro attraverso
Dafne, figlia di Peneo, la quale voleva sfuggire allamore di Apollo, pertanto preg gli dei di
accontentarla; essi allora la trasformarono in una pianta dalloro. In questi versi notiamo una
continua paronomasia (consiste nell'accostare due o pi parole che abbiano suono molto
simile ma significato diverso) che evidenzia la ricerca di armonia.
Verso 35: notiamo una dichiarazione di modestia e umilt da parte di Dante per presentare
lopera e se stesso, infatti dice che probabilmente dopo di lui ci saranno poeti migliori (voce,
metonimia, la poesia nata come canto) che magari otterranno il favore di Apollo. Favilla,
fiamma la scintilla necessaria per creare un grande poema, lardente desiderio di Dante,
larrivare allincoronazione poetica.

Ascesa di Dante e Beatrice (37-63)

Il sole sorge sull'orizzonte da diversi punti, ma quello da cui sorge quando l'equinozio di
primavera si trova in congiunzione con la costellazione dell'Ariete, quindi i raggi del sole allora
sono pi benefici per il mondo. Quel punto dell'orizzonte divide l'emisfero nord, in cui gi
notte, da quello sud, in cui giorno pieno: in questo momento Dante vede Beatrice rivolta a
sinistra e intenta a fissare il sole come farebbe un'aquila. L'atto della donna induce Dante a
imitarla, proprio come un raggio di sole riflesso si leva con lo stesso angolo del primo raggio,
per cui il poeta fissa il sole pi di quanto farebbe sulla Terra. Nell'Eden le facolt umane sono
accresciute e Dante pu vedere la luce aumentare tutt'intorno, come se fosse spuntato un
secondo sole.

Verso 38: lucerna del mondo unindicazione temporale il sole che cambia posizione
nellorizzonte quando sorge in base allalternarsi delle stagioni spostandosi rispetto al fiume
Gange; fa inoltre riferimento allequinozio di primavera e ai quattro cerchi geo-spaziali comuni
allEquatore. Essi quando si congiungono durante lequinozio di primavera formano tre croci e il
sole si congiunge con la migliore costellazione, quella dellAriete, che determina linizio della
primavera, la migliore stagione e simbolo di rinascita e vita. Per quanto riguarda
linterpretazione a livello connotativo possiamo dire che un forte riferimento alla teologia in
quanto i quattro cerchi geo-spaziali da cui la Terra divisa rappresentano, in chiave allegorica,
le quattro virt cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanzaregolamentano la vita
sulla terra; esse si acquisiscono nella loro perfezione e danno accesso al paradiso terrestre, per
accedere al paradiso celeste sono invece necessarie le tre virt teologali) e le tre croci le tre
virt teologali; queste unendosi determinano il massimo beneficio della grazia divina.
Verso 41: mondana, la materia elementare costitutiva del mondo, a cui il calore del sole, come
sigillo nella cera, conferisce in questo pi che in ogni altro periodo dellanno, la propria
benefica impronta.
Verso 42: il punto di vista di Dante narratore che fa riferimento allemisfero australe dove si
trova la montagna del purgatorio.
Verso 48: laquila lunico essere vivente che pu guardare il sole senza essere accecato; essa
viene paragonata a Beatrice che pu guardare il sole perch beata.
Verso 49: il secondo raggio quello che viene prodotto su una superficie specchiante Dante
guardando Beatrice la imita, in quanto ne sente lesigenza. Infondereintroiettare.
Verso 54: Dante sta subendo una trasformazione talmente tale da riuscire a guardare il sole.
Viene fatto riferimento a Adamo ed Eva che nel paradiso terrestre avevano le capacit
sensoriali elevate e la perfezione che Dante sta acquisendo, che per perdono in seguito al
peccato originale.
Verso 58: Dante attraversa la sfera del fuoco, dopo aver fissato il sole imitando Beatrice.
Verso 61: c talmente tanta luce che sembra si sia aggiunto un giorno a quello corrente, non si
reso conto che sta attraversando la sfera del fuoco.

Trasumanazione di Dante (64-81)

Dante distoglie lo sguardo dal sole e osserva Beatrice, che a sua volta fissa il Cielo. Il poeta si
perde a tal punto nel suo aspetto che subisce una trasformazione simile a quella di Glauco
quando divenne una creatura marina: impossibile descrivere a parole l'andare oltre alla
natura umana, perci il lettore dovr accontentarsi dell'esempio mitologico e sperare di averne
esperienza diretta in Paradiso. Dante non sa dire se, in questo momento, sia ancora in possesso
del suo corpo mortale o sia soltanto anima, ma di certo fissa il suo sguardo nei Cieli che
ruotano con una melodia armoniosa e gli sembra che la luce del sole abbia acceso in modo
straordinario tutto lo spazio circostante.

Verso 64: rote fa riferimento alle sfere celesti rotanti.


Verso 66: luci, metafora per alludere agli occhi.
Verso 67: aspetto, dal latino, vuol dire guardare.
Verso 68: Glauco parla del fenomeno della trasumanazione (nella quale i sensi delluomo
sono potenziati) facendo accenno alle Metamorfosi di Ovidio Glauco era un pescatore della
Boezia, un giorno mentre pescava in un luogo in cui generalmente non si recava, pos i pesci
sul terreno; questi mangiando lerba rivivevano e tornavano in mare, allora Glauco ne assaggi
un po e si trasform interiormente in una divinit marina. Grazie alla virt dello sguardo di
Beatrice, Dante pu trasformarsi e accedere al paradiso, cos come Glauco, mangiando lerba,
divenne un dio.
Verso 70: verba, attraverso le parole.
Verso 70: trasumanar un termine coniato da Dante che significa andare oltre lumano e
acquisire capacit divine.
Verso 72: si riferisce agli uomini che avranno accesso al paradiso, solo loro capiranno
veramente cos la trasumanazione. Lautore si riferisce continuamente a Dio; egli si rende
conto di volare pertanto gli viene un dubbio sulla propria corporeit che pensa di aver perso.
Verso 73: lanima, creata da Dio per ultima nellessere umano.
Verso 76 in poi: notiamo la tecnica della brevitas, con la quale riesce a spiegare tante cose in
poche righe.
Verso 77: il cielo del primo mobile che ruota velocemente perch ha il desiderio di raggiungere
Dio. Il movimento dei vari cieli d origine a suoni armonici, il cui accordo, non udibile dagli
esseri umani, costituisce la cosiddetta armonia delle sfere.

Primo dubbio di dante e spiegazione di Beatrice (82-93)


Nel poeta si accende un fortissimo desiderio di conoscere l'origine del suono e della luce, per
cui Beatrice, che legge nella sua mente ogni pensiero, si rivolge subito a lui per placare il suo
animo. La donna spiega che Dante immagina cose errate, poich non si trova pi in Terra come
ancora crede: egli sta salendo in Paradiso e nessuna folgore, cadendo dalla sfera del fuoco in
basso, fu tanto rapida quanto lui che torna al luogo che gli proprio (il Paradiso).

Verso 82: Dante nellinnalzarsi verso il cielo, sente una musica che cambia a seconda del
movimento dei cieli, i quali producono una melodia celestialeteoria sostenuta da Pitagora,
Platone e Cicerone ne Il sogno di Scipione del De Repubblica.
Verso 84: parla di un lago di luce.
Verso 85-90: come gi Virgilio, ora Beatrice e i beati, che edono tutto in Dio, leggono
direttamente il pensiero di Dante e ne risolvono molto pi spesso che nelle altre cantiche i
dubbi senza che egli lo richieda espressamente. In questo caso, Dante non si reso conto di
salire in cielo e crede di trovarsi ancora nellEden. La sua ascensione non viene descritta
direttamente dal momento che lautore non se ne rende conto, ma attraverso le sensazioni
visive di volta in volta provate durante il volo.
Verso 92: il luogo dorigine del fulmine la sfera del fuoco e quella degli uomini Dio, dove sta
tornando Dante, esattamente come il fulmine ritorna alla sfera del fuoco. Notiamo luso
frequente di latinismi.

Secondo dubbio di Dante: l'ordine dell'Universo (94-142)

Beatrice ha risolto il primo dubbio di Dante, ma ora il poeta tormentato da un altro e chiede
alla donna come sia possibile che lui, dotato di un corpo mortale, stia salendo oltre l'aria e il
fuoco. Beatrice trae un profondo sospiro, quindi guarda Dante come farebbe una madre col
figlio che dice cose insensate e spiega che tutte le cose dell'Universo sono ordinate tra loro,
cos da formare un tutto armonico. In questo ordine le creature razionali (uomini e angeli)
scorgono l'impronta di Dio, che il fine cui tendono tutte le cose. Tutte le creature, infatti, sono
inclini verso Dio in base alla loro natura e tendono a fini diversi per diverse strade, secondo
l'impulso che dato loro. Questo fa s che il fuoco salga verso l'alto, che si muova il cuore degli
esseri irrazionali, che la Terra stia coesa in se stessa; tale condizione comune alle creature
irrazionali e a quelle dotate di intelletto. Dio risiede nell'Empireo come vuole la Provvidenza, e
Dante e Beatrice si dirigono l in quanto il loro istinto naturale li spinge verso il loro principio,
che Dio. pur vero, spiega Beatrice, che talvolta la creatura non asseconda questo impulso e
devia dal suo corso naturale in virt del suo libero arbitrio; cos l'uomo talvolta si piega verso i
beni terreni e non verso il Cielo, come una saetta tende verso il basso e non verso l'alto. Dante,
se riflette bene, non deve pi stupirsi della sua ascesa proprio come di un fiume che scorre
dalla montagna a valle; dovrebbe stupirsi del contrario, se cio non salisse pur privo di
impedimenti, come un fuoco che sulla Terra restasse fermo. Alla fine delle sue parole, Beatrice
torna a fissare il Cielo.

Verso 99: nella fisica medievale si distinguevano elementi pesanti, che tendono per natura
verso il basso, ed elementi leggeri (aria e fuoco) che tendono verso lalto. questo il secondo
dubbio di Dante, che, salendo col suo peso corporeo, non capisce come possa attraversare gli
elementi leggeri.
Verso 100: inizia il discorso teologico, Beatrice prova compassione per lignoranza di Dante.
Verso 104-105: forma, termine usato nella scolastica e significa essenza, il principio
informatore che rende il Creato simile al suo Creatore.
Verso 106: si riferisce alluomo e alle gerarchie angeliche. Lordine delluniverso consente alle
alte creature di ritornare a Dio.

Verso 110: fa riferimento alla teoria delle influenze astrali tutti noi siamo diversi, ma nella
nostra diversit ci incastriamo creando un ordine. Dal momento che tutte le cose dipendono
dalla volont di Dio, in qualche modo tutte tendono al bene, anche se in forme diverse, a
seconda della loro capacit di ricevere la bont divina.
Verso 115: allude allistinto che ci rende come siamo e che caratterizza tutto il creato, anche gli
elementi inanimati. Nel medioevo pensavano che il fuoco tendesse verso lalto per ritornare
alla sfera del fuoco.
Verso 117: se la Terra non fosse ununit di sgretolerebbe.
Verso 119: metafora che allude allinclinazione delle creature data da Dio.
Verso 123: riferimento al cielo del primo mobile, il pi vicino allEmpireo che si muove
velocemente per il desiderio di raggiungerlo.
Verso 126: viene ripresa la metafora dellarco per far riferimento alluomo che tende sempre
verso Dio.
Verso 127: similitudine come la materia spesso non si accorda alla volont dellartista, cos
spesso le creature (che hanno libero arbitrio) si allontanano dalla loro strada.
Verso 142: viso sguardo.

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