Dante si rivolge ai lettori non in possesso di perfette conoscenze teologiche e li ammonisce a non mettersi in mare seguendo la scia della sua nave, poich rischierebbero di restare smarriti: la rotta seguita dalla poesia dantesca non mai stata percorsa da nessuno e il poeta assistito dall'ispirazione divina. Solo coloro che si sono dedicati per tempo allo studio della teologia possono seguirlo senza timore e, leggendo il Paradiso, resteranno meravigliati non meno degli Argonauti quando videro il loro capo, Giasone, che arava un campo come un contadino.
Ascesa di Dante e Beatrice al Cielo della Luna (19-45)
Spinti dal desiderio di giungere all'Empireo, Dante e Beatrice procedono verso l'alto e in un tempo minore di quello in cui una freccia scoccata arriva al bersaglio ascendono al I Cielo della Luna, dove l'attenzione del poeta subito attirata dall'aspetto dell'astro. Beatrice intuisce la meraviglia di Dante e lo invita a ringraziare Dio di averlo fatto salire in quel Cielo: esso appare al poeta come una nube spessa e splendente, simile a un diamante illuminato dal sole. I due entrano all'interno del Cielo come un raggio di luce attraversa l'acqua, cosa che stupisce Dante in quanto egli in possesso del suo corpo mortale e non comprende come possa penetrare all'interno di un altro corpo solido. Questo dovrebbe accendere in noi il desiderio di arrivare in Paradiso, dove potremo comprendere il mistero dell'incarnazione del divino e si conoscer ci che sulla Terra oggetto di fede, non dimostrabile scientificamente.
La teoria di Dante sulle macchie lunari (46-63)
Dante risponde a Beatrice di essere grato a Dio che lo ha ammesso in Paradiso, quindi le domanda quale sia l'origine delle macchie lunari che oggetto sulla Terra di varie leggende. Beatrice sorride, quindi dichiara che se l'opinione degli uomini viziata dal limite dei sensi, che non possono fornire loro una spiegazione adeguata, Dante non dovrebbe stupirsi poich sa che la ragione non pu sempre basarsi sull'esperienza sensibile. La donna invita poi Dante a esprimere la sua opinione circa le macchie lunari e il poeta attribuisce il fenomeno alla maggiore o minore densit dell'astro. Beatrice preannuncia una spiegazione che, con le sue argomentazioni, confuter l'errata teoria di Dante.
Beatrice confuta l'opinione di Dante (64-105)
Beatrice spiega che nel Cielo delle Stelle Fisse vi sono tanti astri, che appaiono diversi per qualit e dimensione: se ci fosse dovuto alla densit, vorrebbe dire che in tutti presente la stessa virt distribuita in modo diseguale. Invece le stelle possiedono virt diverse, frutto di cause diverse, mentre ne avrebbero una sola se il ragionamento di Dante fosse vero. Inoltre, se la Luna fosse pi e meno densa, vorrebbe dire che essa ha dei fori che la passano da parte a parte, oppure che la sua massa distribuita in modo non uniforme. Nella prima ipotesi, durante le eclissi solari la luce del sole attraverserebbe la luna e questo non avviene; resta da verificare la seconda ipotesi e se anche questa venisse confutata lo sarebbe l'intero ragionamento di Dante. Beatrice spiega che, se la minore densit della luna non si estende per tutto lo spessore dell'astro, dev'esserci un punto in cui la massa densa e non lascia passare i raggi del sole. In quel punto i raggi vengono riflessi, proprio come uno specchio riflette la luce, e la donna previene la possibile obiezione di Dante, secondo cui nei punti di minor densit i raggi si riflettono da pi lontano e fanno quindi sembrare la superficie lunare pi scura. Beatrice suggerisce un esperimento, che consiste nel porre due specchi alla stessa distanza dall'osservatore e uno pi lontano, e di guardarli con un lume alle spalle: lo specchio pi lontano rifletter la luce con minore dimensione, ma uguale intensit, dunque la teoria di Dante errata.
Beatrice spiega la vera origine delle macchie lunari (106-148)
Ora che la mente di Dante sgombra dalle sue errate convinzioni, Beatrice pu darle nuova forma e illuminarla con una luce vivida. La donna spiega che entro l'Empireo ruota il Primo Mobile, nella cui virt contenuta la vita dell'intero Universo, mentre il Cielo delle Stelle Fisse distribuisce quella virt nei vari astri che sono in esso. I Cieli sottostanti ricevono questa virt distinta e la dispongono per vari fini, dal pi alto al pi basso, mentre il loro movimento ordinato dalle varie intelligenze angeliche, cos come il Cielo delle Stelle Fisse riceve l'impronta dai Cherubini. E come l'anima umana si differenzia nelle diverse membra del corpo, create per vari fini, cos l'intelligenza dei Cherubini si dispiega per i vari astri: la virt divina si lega in modo diverso con la materia del corpo stellare e risplende attraverso di essa come la gioia splende nella pupilla dell'occhio. La differenza nello splendore dipende dunque dalla maggiore o minore gioia dell'intelligenza che si manifesta nelle varie stelle e nelle parti di uno stesso astro, come la Luna, e questa l'origine delle macchie scure su di essa, non la maggiore o minore densit.