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il
Vecchio
Il
maggiore
erudito
dellepoca
flavia
apparteneva
al
ceto
equestre
ed
era
di
origine
provinciale:
Gaio
Plinio
Secondo,
detto
il
Vecchio.
Egli
nacque
a
Como
nel
23
o
24
d.C.
ma
fu
educato
a
Roma,
dal
retore
Pomponio
Secondo.
Combatt
in
Germania
sotto
Claudio
e
fu
amministratore
dei
redditi
imperiali
in
Spagna
e
in
Gallia
sotto
Vespasiano.
Rientrato
a
Roma,
collabor
con
limperatore.
Mor
nel
79
d.C.
a
Stabia
durante
leruzione
del
Vesuvio,
mentre
portava
soccorso
alle
popolazioni
colpite,
in
qualit
della
flotta
di
Miseno.
Le
opere
perdute
Di
tutte
le
sue
opere
ci
giunta
solo
la
Naturalis
historiae.
Sappiamo
che,
per,
che
esordi
con
un
trattato
relativo
al
lancio
del
giavellotto
dal
cavallo
in
corsa
(De
iaculatione
equestri).
La
parte
pi
importante
della
sua
produzione
consisteva
in
quella
di
contenuto
storico:
oltre
alla
biografia
di
Pomponio
di
Secondo
scrisse
i
Bella
Germaniae,
che
in
20
libri
raccontavano
i
conflitti
militari
fra
Romani
e
Germani
fino
ai
suoi
tempi.
Lintento
di
questo
libro
era
quello
di
esaltare
le
gesta
di
Druso,
padre
di
Germanico.
In
seguito
si
dedic
alla
redazione
dei
31
libri
A
fine
Aufidii
Bassi,
un
trattato
di
storia
contemporanea
che
aveva
inizio
dove
si
concludeva
quella
di
Aufidio
Basso.
Egli
chiese
che
lopera
fosse
pubblicata
solamente
in
seguito
alla
sua
morte
per
evitare
che
gli
elogi
a
personaggi
contemporanei
inducessero
a
pensare
a
dei
favoreggiamenti.
Si
interess
anche
di
studi
grammatici
e
retorici
componendo
alcuni
trattati:
Studiosus,
composto
da
tre
libri,
che
rappresentava
una
guida
per
lo
studente
di
retorica;
Dubius
sermo
che,
in
otto
libri,
che
si
occupava
dei
casi
dubbi
in
campo
ortografico
e
morfologico.
La
Naturalis
historia
La
Naturalis
historia
si
apre
con
un
dedica
a
Tito,
il
futuro
imperatore,
e
si
compone
di
37
libri
di
argomento
vario:
cosmologia,
geografia,
antropologia,
zoologia,
botanica,
medicina,
mineralogia
ed
arti
figurative.
Ogni
libro
si
apriva
con
lindice
degli
autori
consultati,
ma
quando
Plinio
mor,
il
nipote
riun
tutti
gli
indici
delle
fonti
che
insieme
alla
prefazione
e
il
sommario
costituirono
il
libro
I.
Sappiamo
che
Plinio
consult
circa
100
autori
greci
e
latini,
ed
un
influsso
decisivo
fu
esercitato
dallopera
erudita
di
Varrone.
Inoltre
di
Varrone
egli
vuole
riprodurre
latteggiamento
di
indagatore
e
raccoglitore
di
notizie.
La
dedica
a
Tito
svolge
un
ruolo
fondamentale
poich
Plinio
vi
espone
i
principi
che
ispirano
il
suo
modo
di
agire.
Si
nota,
infatti,
lorgoglio
di
qualcuno
che
consapevole
di
aver
scritto
qualcosa
di
innovativo
e
molto
importante
per
il
suo
tempo.
Ma
la
dedica
allimperatore
era
volutamente
improntata
a
una
intenzionale
eleganza,
cos
egli
definisce
il
suo
i
suoi
libri
mediocri
e
non
allaltezza
da
mettere
alla
prova
il
suo
ingegno.
Daltra
parte
egli
si
propone
di
descrivere
la
natura
in
tutti
i
suoi
aspetti
e
si
scusa
subito
per
lutilizzo
di
termini
stranieri
o
barbari,
ma
aggiunge
che
occuparsi
della
natura
vuol
dire
occuparsi
della
vita
stessa.
Nella
seconda
parte
della
dedica
egli
proclama
che
Plinio
il
Vecchio
nessuno,
tra
i
Latini,
ha
mai
creato
unopera
simile.
Ribadisce,
poi,
la
consapevolezza
di
aver
iniziato
unardua
impresa
e
per
lui
ci
rappresenta
un
vanto,
indipendentemente
dai
risultati.
La
sua,
resta
unopera
letteraria
non
di
scienze.
Caratteri
dellopera
Lopera
di
Plinio
rappresenta
una
grande
enciclopedia
delle
scienze
naturali
e
delle
attivit
legate
alla
scienza.
In
questo
senso
egli
pu
definirsi
primus
inventor
perch
Varrone
e
Celso
perseguirono
lintento
di
fornire
una
cultura
di
base,
attraverso
la
trattazione
delle
arti
praticate
dalluomo.
Lo
scopo
di
Plinio
era,
invece,
quello
di
rappresentare
la
realt
naturale
perch
luomo
posso
servirsene
nel
miglior
modo
possibile
e,
per
questo
intento,
egli
si
giova
soprattutto
di
unampissima
informazione
libresca,
ma,
non
bisogna
porre
in
secondo
piano,
lesperienza
diretta
ottenuta
sul
campo.
Resta
comunque
limpressione
di
unaccumulazione
di
notizie
senza
apparenti
schemi
e
dellinnato
desiderio
di
fornire
tutte
le
notizie
possibili.
Egli,
comunque,
non
rinuncia
ad
un
senso
critico
poich
discute,
mettendo
in
dubbio
tutte
le
informazioni
ricevute
da
fonti
poco
attendibili.
questo
il
caso
delle
mirabilia,
personaggi
straordinari
e
animali
fantastici,
per
i
quali
Plinio
non
nasconde
un
convinto
scetticismo.
La
Naturalis
historia
una
miniera
inesauribile
di
informazioni
non
solo
sulle
conoscenze
scientifiche,
ma
anche
sui
singoli
personaggi
e
avvenimenti.
Unopera
erudita
come
questa,
si
addice
molto
allepoca
flavia
in
cui
i
traffici
e
gli
scambi
erano
ritornati
normali
ed
era
rifiorita
la
vita
economica.
Lopera
di
Plinio
destinato
principalmente
al
principe
Tito,
ma
si
nota
che
gli
stanno
a
cuore
da
una
parte
tutti
quelli
che
sono
coinvolti
nel
mondo
della
tecnica
e
dellattivit
industriale,
dallaltra
tutti
quelli
che
possono
sentirsi
attratti
dal
mondo
della
scienza.
Lo
stile
Plinio
considerato
uno
dei
peggiori
autori
di
lingua
latina.
Lintento
di
Plinio,
in
realt,
era
chiaro
sin
dalla
dedica:
mirare
allutile
e
collocare
in
secondo
piano
la
ricerca
della
perfezione
formale.
Ma
Plinio
anche
capace
di
innalzare
il
proprio
stile,
nel
momento
in
cui
egli
parla
di
argomenti
prevalentemente
tecnici,
quando
intende
celebrare
la
perfezione
della
natura,
o
quando
compone
la
dedica
al
principe.
stata,
inoltre,
notata
una
particolare
elaborazione
nei
primi
libri.
Nel
complesso,
si
pu
dire
che
lo
stile
di
Plinio
sia
carente
di
quella
scorrevolezza
che
renda
attraenti
anche
le
pagine
di
carattere
tecnico
e
specialistico:
esso
non
solamente
arido
e
disadorno,
ma
procede
anche
in
modo
tortuoso.