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Fine purgatorio

Il percorso di Dante nel purgatorio è stato molto più concettualmente complicato rispetto all’inferno,
perché a mano a mano che Dante ascende la montagnetta del purgatorio, percorre tutte le balze e
riesce a raggiungere la cima. Lui è soggetto ad un processo di purificazione, non solo materiale ma
anche intellettuale, per cui Dante comincia a predisporsi per l’ultima cantica, regno. Siccome il primo
cantico di ogni cantica costituisce una climax ascendente e se Dante per le prime due cantiche
dell’inferno e del purgatorio si era avvalso dell’aiuto delle muse, in quanto rappresentanti del sapere
umano, mondano, adesso per trattare la cantica del paradiso avrà bisogno dell’aiuto di Apollo che
rappresenta il sapere divino. Senza l’aiuto di Apollo lui non può ascendere il regno del paradiso.
Quando Dante giunge alla cima del purgatorio, dopo aver assistito ad uno spettacolo, a delle scene
simboliche riguardanti la crisi presente in quel momento tra stato e chiesa, se non ci fosse stato
l’intervento di Beatrice lui non sarebbe stato in grado di decodificare quanto accaduto. Salgono verso
la cima e lui ad un certo punto si rende conto di avere un forte rammarico, in quanto preso dalla
spiegazione di Beatrice, si rende conto di aver perso la sua guida “Virgilio”, per cui non si da pace x
questo, ma sarà confortato non solo da Beatrice, ma anche da un’altra presenza che incontra nel
giardino dell’eden “Matelda”, la quale rimanda al senso anagogico, il suo nome è stato studiato ed
anagrammato, per cui cambiando l’ordine si arriva a AD LAETAM cioè colei che conduce verso la
gioia celeste. Per la purificazione di Dante è necessario un passaggio da 2 fiumi: EUNOE’ ed LETE’. Se
non fa il bagno in questi 2 fiumi non può ascendere la sfera di fuoco perché LETE’ deriva dal greco
che vuol dire dimenticare, per cui bagnandosi quì dimentica tutto il male, le azioni cattive compiute
nella sua vita terrena, dopo si bagna nell’EUNOE’ che dal greco significa eu=bene- buono, noe=mente,
quindi dalla buona mente, perché serve a ricordare ciò che di buono ha fatto in vita. Dopo aver fatto
il bagno la sua purificazione è completa e quindi è pronto per salire verso il cielo, per cui un forte
terremoto scuote la montagna del purgatorio, gli angeli intonano il gloria per sottolineare che
finalmente un’anima è riuscita a purificarsi e lui improvvisamente leggero si innalza e va verso l’alto.
Non arriva subito in paradiso ma passa attraverso la sfera del fuoco perché essa rappresenta un
confine che serve a dividere due realtà: quella mondana, terrestre, corruttibile (in quanto inferno e
purgatorio sono legati all’incorruttibilità perché lì le anime scontano i peccati commessi nella vita
terrena), invece al di sopra della sfera esiste un’altra realtà eterna, incorruttibile, imperitura, ossia il
paradiso. Vi è una differenza che riguardante ancora una volta la struttura: cioè il fatto che il Paradiso
è un luogo immateriale. L’Inferno è un luogo reale, destinato a permanere, nella forma in cui Dante lo
visita, oltre il giudizio finale. La montagna del Purgatorio è allo stesso modo un luogo tangibile, sia
pure destinato a sparire, come luogo di purgazione, al momento in cui l’ultima anima avrà spiccato il
volo verso il cielo, alla fine dei tempi.)
Paradiso
 Struttura
Anche il paradiso ha una struttura ben precisa. L’argomento è teologico e si passa dallo stile
comico a quello tragico-elevato-sublime. Richieda una buona conoscenza filosofica, ci sono molti
rimandi alla filosofia. Infatti la struttura è geocentrica- tolemaica nonché Aristotelica, Dante
immagina il Paradiso come un sistema astronomico costituito da nove cieli, che sono sfere
concentriche fatte di materia cristallina e incorruttibile (la quinta essenza o etere) e ruotanti
attorno alla Terra. I primi sette cieli prendono il nome dal pianeta che ruota all’interno di ognuno
di essi: Luna, Mercurio., Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Il cielo delle stelle fisse contiene
tutti gli astri che ruotano intorno alla Terra in posizioni reciproche sempre uguali tra loro.
La velocità del movimento di rotazione è direttamente proporzionale alla vicinanza al Creatore.
Più il cielo è vicino a Dio più gira velocemente, più lontano è più gira lentamente.Tutto il sistema
dei nove cieli concentrici è inglobato nell’Empireo, cielo infinito (universe)che si identifica con Dio
stesso: esso è una sorta di cielo che si distingue dagli altri per essere immobile. Nell’Empireo ha
propriamente sede Dio; l’Empireo è uno spazio senza confini, eterno e infinito, è una dimensione
puramente spirituale, fatta di luce e di amore, dove risiedono eternamente le anime dei beati in
contemplazione di Dio; le anime dei beati gerarchicamente ordinate hanno sede nella candida
rosa, una sorta di anfiteatro, che si trova in un punto imprecisato delEmpireo; essa è sede della
Madonna e dei santi, al centro di essa c’è il lago di luce della Grazie divina. Quindi Dante riprende
da Aristotele non solo la cosmologia, ma anche il concetto di: organon e reduction ad unum,
quindi Dante percepisce questo regno come un organon, un struttura unica dal punto di vista
funzionale, anche se la struttura è fatta da tanti cieli poco importa, perchè tale molteplicità diventa
unicità perchè è Dio che fornisce compattezza e unione. Da questi due concetti ne deriva quello
dell’Armonia, le anime del paradiso non conoscono invidia (ex anche le anime più lontane non
sono invidiose di quelle più vicine), vivono semplicemente in armonia perchè sono soddisfatte,
felici di seguire la volontà di Dio. Piccarda Donati infatti dirà “ tutti I nostri desideri fansi uno”, cioè
diventano uno secondo la recuctio, perchè tutto converge verso Dio. C’è un altro riferimento
filosofico, ma sta volta fa riferimento a Pitagora, in quanto dice Dante che questi cieli ruotandosi
procudono un’armonia celestiale che è frutto della combinazione numerica secondo la dottrina di
Pitagora. Ogni cielo è governato da un’intelligenza angelica, essi hanno una gerarchia e ciò serve a
regolare il movimento del cielo stesso. Inotre questo movimento avviene per volontà, amore di
Dio infatti, nel cielo nono o Primo Mobile ossia quello più vicino a Dio, la potenza divina si
trasmette come movimento rapidissimo. Dal Primo Mobile tale movimento si comunica via via ai
cieli sottostanti, differenziandosi, grazie all’intervento operativo degli angeli. Il Primo Mobile o
Cristallino è il cielo più esterno e più vasto; invisibile dalla Terra, non contiene astri. Essendo il
cielo più vicino all’Empireo, la sede di Dio, ruota vertiginosamente infiammato dall’amore per il
suo creatore; questo movimento si trasmette ai cieli sottostanti. Dante in Purgatorio non sentiva
più urla e bestemmie e c’era una sorta di perenne tramonto. In Paradiso invece c’è una luce
splendente, che viene irradiata da Dio e tutti i cieli sono illuminati da questa luce. Non sentirà
sospiri, lamenti e preghiere, ma cori angelici che intonano il Gloria. Secondo la filosofia di Eraclito,
ogni creatura tende naturalmente verso il luogo dal quale proviene. Ad esempio il fuoco, secondo
Eraclito, tende verso l’alto perché appartiene alla storia del fuoco e vuole ritornare al suo luogo
d’origine così come tutte le creature e tutti gli uomini che provengono da Dio, vogliono ritornare
verso Dio. Quindi questa spiegazione della collocazione delle anime è duplice: da un lato sono
soddisfatte e non conoscono l’invidia vivendo secondo il principio dell’armonia, mentre dall’altro
vi è la teoria di Eraclito.

I CANTO
Dante è completamente compenetrato nello sguardo di Beatrice, la quale è la sua nuova guida ed
è emanazione dell’amore di Dio e quando Beatrice contempla Dio la sua luminosità aumenta.
Dante non si accorge di fare un’esperienza molto particolare, ovvero il trasumanar: comincia ad
innalzarsi, come se volasse. Deriva dal latino “trans umana” che vuol dire “andare oltre le cose
umane”. È un’esperienza che non riesce a descrivere a parole. Beatrice rimprovera a Dante poiché
non può continuare a ragionare da uomo, perché solo con le forze umane lui non potrà affrontare
questo viaggio e non potrà compenetrare i misteri divini. Lui deve avere fede. L’incipit consiste
nella Propositio, la presentazione della materia, ovvero del canto. Dante rendendosi conto di
avere a che fare con un argomento molto complesso, capisce che da solo non può affrontare
questa cantica, quindi dalla propositio si passa all’Invocatio, invoca l’aiuto di Apollo, nella
speranza che lo possa ispirare ed espone l’argomento che tratterà. Ricordiamo che nel primo
canto dell’inferno Dante invoca le Muse e nel primo canto del Purgatorio Calliope, la musa della
poesia epica. Tutte le muse rappresentano il sapere umano, con il quale Dante non può accedere
al Paradiso, per questo invoca Apollo che simboleggia il sapere divino. Secondo la mitologia,
Apollo risiede in uno dei colli del monte Parnaso, le vette sono Cirra e Nisa, nell’altra vetta
risiedono le Muse. Adesso a Dante serve non solo la vetta delle Muse, ma anche quella di Apollo.
Apollo, da un punto di vista pagano, rappresenta la divinità per eccellenza perché simboleggia la
poesia classica, non a caso viene conferita la corona d’alloro, soprattutto a chi lo invoca. L’alloro è
la pianta sacra del dio Apollo poiché non è altro che la sua amata Dafne. Secondo il mito, Dafne, la
quale non ama Apollo, chiede a Zeus di trasformarla in un albero di alloro ed Apollo, disperato,
piange in quest’albero, però più piange, più cresce l’albero. Per questo motivo lo sceglie come
pianta sacra. Beatrice è lo strumento grazie al quale Dante può “Inter ad mentem dei” (viaggiare
nella mente di Dio) e che consente anche la “visio dei” (visione di Dio). Si conclude la Climax
iniziata nel 1 canto dell’Inferno con l’invocazione di Apollo.

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