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Il paradiso

L'ultimo Regno visitato da Dante è il Paradiso, egli lo immagina come un sistema astronomico costituito da 9 cieli,
ossia 9 sfere concentriche fatte di materia cristallina che ruotano attorno alla Terra. Tutto il sistema è concentrato nel
nell'Empireo, cielo infinito in cui risiede Dio. Nel viaggio, Dante è accompagnato da Beatrice, allegoria di: fede e grazia,
da lui incontrata nel Paradiso Terrestre collocato alla fine del Purgatorio. Il viaggio comincia con il passaggio dal
Paradiso Terrestre al Primo Cielo. I primi tre cieli sono:
-Cielo Della Luna: in cui Dante incontra le anime che mancarono ai voti, ossia quelle che furono rapite dal convento
contro la propria volontà,
-Cielo Di Mercurio, in cui Dante incontra gli spiriti che operarono per desiderio di gloria,
-Cielo Di Venere, in cui sono premiati gli spiriti amanti.
Questi cieli sono legati a inclinazioni terrene, e premiano le virtù della temperanza.
I tre cieli successivi completano le virtù cardinali, sono:
-Cielo Del Sole: dove si vedono gli spiriti sapienti e le anime si dispongono a corona attorno Dante e Beatrice,
-Cielo Di Marte: in cui si vedono gli spiriti combattenti per fede e le anime formano una croce,
-Cielo Di Giove: in cui si dispongono gli spiriti giusti a forma di Aquila (uccello sacro a Giove e simbolo dell'impero).
Il settimo cielo è Il Cielo Di Saturno dove Dante vede gli spiriti contemplativi disposti a forma di scala.
L'ottavo cielo è il Cielo Delle Stelle Fisse dove assiste al trionfo di Cristo e Maria e, colpito da temporanea cecità,
riacquista la vista solo dopo che gli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo lo hanno interrogato sulle tre virtù cardinali
ossia fede, speranza e carità.
Possiamo notare come la scelta delle virtù da premiare in ognuno dei cieli non sia casuale ma sia affidata alla
corrispondenza tra pianeti e virtù. Nel cielo della luna, che periodicamente viene a mancare, si trovano gli spiriti che
mancano i voti, Mercurio, Dio protettore delle attività umane, presiede all'operosità; Venere, dea della bellezza,
all'amore; il Sole, metafora dell'illuminazione mentale, alla Sapienza; Marte, Dio della guerra, domina il cielo degli
spiriti combattenti, Giove, padre degli dèi garante dell'ordine universale, quello degli spiriti giusti, Saturno, pianeta che
corrisponde all'astronomia, domina nel cielo degli spiriti che contemplano i misteri celesti.
Il nono cielo, l'ultimo, è detto Cristallino o Primo Mobile, poiché è mosso da Dio che trasmette il movimento ai cieli
sottostanti. Beatrice spiega a Dante la struttura delle nove gerarchie angeliche ognuna governante uno dei nove cieli,
appaiono come 9 cerchi ardenti e ruotanti attorno a un punto luminosissimo, Dio.
-nel PRIMO CIELO ci sono gli angeli. -nel QUINTO CIELO ci sono le virtù,
-nel SECONDO CIELO ci sono gli arcangeli, -nel SESTO CIELO ci sono le dominazioni,
-nel TERZO CIELO ci sono i principati, -nel SETTIMO CIELO ci sono i troni,
-nel QUARTO CIELO ci sono le Potestà, -nell'OTTAVO CIELO ci sono i Cherubini,
-nel NONO CIELO ci sono i Serafini.
Nell'Empireo Dante vede tutti i beati riuniti
in forma di candida rosa dove ha preso posto anche Beatrice: San Bernardo subentrato al posto di Beatrice come
guida con una preghiera alla Vergine procura a Dante tanta virtù visiva da poter penetrare nel Mistero Di Dio in cui
Dante vede: il mistero dell'unita nella molteplicità, il mistero della Trinità ,e il mistero dell'incarnazione divina.
A differenza di Inferno e Purgatorio, le anime nel paradiso non risiedono ognuna nei propri cieli ma si recano
solamente per apparire a Dante e fargli comprendere meglio il legame tra il cielo la virtù che le ha rese beate. Tutte le
anime risiedono nella Candida Rosa, una specie di gigantesco anfiteatro che Dante vede formarsi a poco a poco dopo
essere entrato nell'Empireo. In questa immensa assemblea, le anime sono divise in due metà:
-da un lato coloro che credettero nel futuro arrivo di Cristo,
-dall'altro abbiamo le anime che credettero in Cristo dopo la sua venuta.
I due gruppi sono disposti in linea verticale di seggi formata:
- da un lato dalle grandi donne dell'antico testamento, oltre Maria e Beatrice,
-dall'altro dai santi maggiori.
Infine una linea orizzontale di seggi raccoglie le anime dei bambini morti prima di raggiungere l'età della ragione.
Fin dal primo momento Dante capisce che i beati sono riuniti tutti insieme, nel Paradiso non valgono spazio e tempo
perché tutto è presente nella mente di Dio. Tutti i beati guardando in lui conoscono il passato, il presente e il futuro,
perciò sanno anche cosa Dante stia pensando e cosa desideri chiedere loro anche se lo lasciano parlare in modo da
mostrare meglio il loro ardore di carità. Il paradiso è uno stato della mente, una condizione spirituale più che un
luogo fisico, è un Regno della luce del tutto privo di paesaggio e anche le anime, punti luminosi, ruotanti, pulsanti e
velocissimi sono del tutto prive di ogni caratteristica fisica esterna. Nel primo cielo, Dante ancora abituata alle
categorie mentali umani chiede all'anima di Piccarda Donati se gli spiriti che si trovano più in basso desiderino essere
più vicini a Dio come quelli più alti, ma lei lo corregge dicendo che la beatitudine paradisiaca consiste nell'identificare
la propria volontà con quella di Dio perciò sebbene la loro beatitudine sia inferiore a quella degli spiriti che si trovano
più in alto essi gioiscono della loro condizione (anche perché nel paradiso non possono esistere sentimenti come
invidia o insoddisfazione).
Possiamo vedere che i beati collocati più in alto da Dante siano gli spiriti contemplativi cioè dei mistici. All'interno di
una impostazione fortemente intellettuale di stampo aristotelico-tomistico Dante non rinuncia a esaltare l'elemento
irrazionale della fede, sono: l'ardore della carità e la purezza dell'amore a essere veramente indispensabili per la
salvezza; non la dottrina e la Sapienza che pure egli in quanto intellettuale, tiene in grande onore. Per questo, sceglie
un mistico, San Bernardo come sua ultima guida per la visione di Dio negli ultimi canti del poema. Nei canti 11 e 12 ,
detti Canti Gemelli, Dante tesse l'elogio di:
- San Francesco attraverso il domenicano San Tommaso,
- San Domenico per bocca del francescano San Bonaventura.
Affermando che entrambi furono due grandi santi inviati la provvidenza per risolvere la chiesa in decadenza. Ma di
San Francesco, umile giullare di Dio, afferma che fu simile ai Serafini per l'amore, mentre di Domenico, il dotto
confutatore delle eresie, dice che fu simile ai Cherubini per La Sapienza e poiché i Serafini sono gli angeli più vicini a
Dio seguiti dai Cherubini possiamo dedurre che Dante ritenesse l'opera spirituale di San Francesco superiore rispetto
a quella di Domenico.
Dante nel paradiso utilizza uno stile che si sforza di estendere i limiti della lingua verso il sublime. Frequente l'utilizzo
del latino (ad esempio Cacciaguida nel canto 15), dei latinismi e dei neologismi (ricordiamo trasumanar che indica da
subito già la necessità di superare i limiti umani). Il bisogno di dover nominare Dio più volte e il desiderio di evitare di
nominarlo si risolvono in una grande quantità di perifrasi per indicare il Creatore, mentre le anime per la mancanza di
una forma fisica vengono spesso indicate con similitudini metereologiche o ornitologiche che paragonano i beati a
fenomeni celesti o a uccelli. Nonostante ciò, deve ricorrere al topos dell'ineffabilità con il quale si dichiara sconfitto in
partenza e afferma che la lingua umana non può esprimere ciò che egli ha visto in paradiso ma può renderne solo una
vaga idea.
Nonostante l'atmosfera spirituale lo stile sublime, Dante non rinuncia a quel vigoroso realismo che in fondo, gli
appartiene. Infatti decide di riempire l'ultima cantica di invettive contro: dinastie regnanti, città (Firenze), ordini
monastici, cardinali e Papi corrotti. Dante sostiene la necessità di una trasformazione radicale che restauri nel mondo
l'ordine è voluto da Dio e che gli uomini hanno pervertito. Anche dal punto di vista stilistico usa termini bassi, quando
la foga polemica supera gli argini, per dire che ogni peccatore dovrà fare i conti con la propria conoscenza Cacciaguida
dice a Dante lascia pur grattar dov'è la rogna e San Pietro inveendo contro i Papi corrotti afferma che essi hanno fatto
del Vaticano una cloaca del sangue della puzza.
PARADISO CANTO I
È 12:00 del 13 Aprile del 1300 e inizia il viaggio di Dante nel Paradiso, anche la terza cantica si apre con un proemio
in cui è esposto l'argomento. Dante afferma di essere stato nel più alto dei cieli l'Empireo e di aver visto cose che la
mente umana non è in grado di ricordare del tutto, materia del suo canto sarà ciò che la mente ha potuto conservare e
per questo invoca Apollo poiché se il Dio della poesia lo aiuterà nel compito egli potrà sperare nella corona d'alloro.
Riprende la narrazione del viaggio e narra che il cielo del purgatorio è abbagliante di luce. Beatrice fissa il cielo e stessa
cosa fa Dante, tornando con lo sguardo a Beatrice si sente transumanar ,ossia passare dalla condizione umana a quella
divina. Mentre sta salendo con la sua donna verso il cielo è colpito da una dolcissima armonia e una straordinaria
luminosità che suscitano in lui il desiderio di conoscerne le cause poiché è ancor convinto di trovarsi sulla Terra.
Beatrice che legge il dubbio nella mente di Dante senza essere interrogata spiega a Dante che la sua supposizione è
errata e che stanno salendo al cielo più veloci di un fulmine. Subito a Dante sorge un secondo dubbio come può lui
corpo pesante trascendere corpi levi quali l'aria el a sfera del fuoco?
Beatrice gli spiega che secondo l'ordine dell'universo, tutte le cose siano ordinate e dirette al proprio fine e il fine
dell'uomo è Dio, da cui però la creatura può, ingannata da beni falsi, deviare volontariamente. Dante libero da ogni
peccato e legame terreno e tende verso Dio naturalmente e ci sarebbe da meravigliarsi fosse rimasto sulla Terra,

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