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Polina Gubanova

Master 2, Etudes Romanes

Donne guide come una quintessenza della luce e evoluzione della luce nella Divina
Commedia di Dante Alighieri

La Divina Commedia è un'opera d’arte probabilmente la più famosa del


mondo. Il suo autore Dante Alighieri ha lasciato a noi, lettori, i messaggi nascosti
dentro ognuno dei suoi canti. La luce gioca un ruolo fondamentale attraverso tutto il
viaggio di Dante nell’aldilà. Per me, è stato molto interessante guardare il legame tra
la luce nel viaggio dantesco e le donne rappresentate nella poesia come le guide,
come la luce più importante di tutto il viaggio. Per il mio ricerco ho scelto i canti dove
le donne sacre guidano Dante, aiutano a superare tutte le sofferenze e tutti i dubbi
del nostro protagonista. Ho preso il canto 2 dell'Inferno dove Beatrice, la donna la
più importante e ideale per Dante, scende dopo di lui per incoraggiarlo al suo viaggio
della conoscenza e rappresenta un barlume della luce nella selva oscura di sua vità,
gli aiuta a fare il primo passo nell’aldilà, dove Madonna stessa chiedeva per l’aiuto
per Dante. Ho scelto anche il canto 9 e 33 di Purgatorio perché sono molto collegati
tra di loro. Il canto 2 e il canto 9 hanno tantissime cose in comune. La prima cosa e
che c’è una nozione dei sogni – Dante sogna negli due. La seconda cosa è che
questi sogni sono i punti della possibilità di tornare indietro – nel 2 dell’Inferno
proprio come nel 9 del Purgatorio Dante dubita e non sa se vuole continuare il suo
viaggio. Nel canto 9 del Purgatorio vediamo una descrizione di una scala a tre
gradini dove secondo i dantisti – il primo è un simbolo dell'onestà, la purezza delle
intenzioni è di confessione, il secondo – un simbolo dell’azione che genera il rimorso
e il terzo – un simbolo di soddisfazione. Dopo aver passato questa scala Dante
riesce a entrare nel Purgatorio. Questa scala mi ha fatto pensare alla Commedia in
generale: possiamo dire che Dante passa i tre universi come i tre gradini nel
Purgatorio 9 – l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

In mio ricerco mi sono concentrata anche sulla tematica feminista della luce
collegata alle donne sacre dantesche perché è interessante che alla vista di Dante le
donne sono superiori degli uomini in Commedia, rappresentano una luce spirituale a
volte più vasta que quello da Dio perché non sono sola le muse e le guide ma sono
anche una certa quintessenza di tutta la luce del mondo terrestre e quello dell’aldilà.

Allora, guardiamo insieme la significazione della luce delle donne guide nel
canto 2 dell’Inferno. In questo canto vediamo i dubbi di Dante riguardo il viaggio
nell'aldilà. Virgilio cerca d’incoraggiarlo per questo viaggio e gli racconta che
Beatrice chiedeva per lui, proprio come Madonna e Santa Lucia – le donne sacre.
Rendendosi conto che tante donne importanti volevano gli aiutare, Dante si risolve a
entrare nell’Inferno:
Dunque: che è? perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai,

poscia che tai tre donne benedette


curan di te ne la corte del cielo,
e 'l mio parlar tanto ben ti promette?»

(Inferno 2, 120-126)

Virgilio, incorrogandolo, dice:

«S'i' ho ben la parola tua intesa»,


rispuose del magnanimo quell'ombra,
«l'anima tua è da viltade offesa;

la qual molte fïate l'omo ingombra


sì che d'onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand'ombra.

(Inferno 2, 42-48)

E interessante qui, il paragone con una bestia che si spaventa vedendo la


propria ombra. Dante, essendo perduto, ha paura di sua ombra allo stesso modo.
Per uscire di quest’ombra, renderla chiara, deve fare un viaggio nell’aldilà, un
viaggio verso la conoscenza e la luce.
L’apparizione del simbolo della luce principale, della conoscenza –
Beatrice, è collegato con la luce:

Lucevan li occhi suoi più che la stella;


e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella…

(Inferno 2, 54-57)

Nemmeno il nome di Lucia chi chiedeva per Dante anche, deriva dalla luce,
questa donna e un simbolo della compassione in Commedia, appare in questo canto
come la guida del nostro protagonista per mostrargli una buona via. Dante lo chiama
“nimica di ciascun crudele” perché i crudeli non sono capaci a essere così
compassionevoli come questa donna sacra. (Inferno 2, 100)

Un paragone con i fiori chi diventano scomparsi dopo l’aria fredda e


rifiorono con la prima alba, sotto un primo barlume del sole, fa pensare a quello che
Dante inizia a capire l’utilità di questo viaggio, a capire che dopo, sarà pieno di
conoscenza, sarà una versione meglia di lui stesso:

…Quali fioretti, dal notturno gelo


chinati e chiusi, poi che 'l sol li 'mbianca
si drizzan tutti aperti in loro stelo…

(Inferno 2, 126-129)

Renzo Manetti nel Dante e i fedeli d’amore dice:


“...nella Commedia Beatrice è figura allegorica della Teologia o meglio
della Sapienza che sola può condurre alla tappa finale del viaggio: l’immersione
nella luce del Paradiso”.

Nella teologia femminista contemporanea il crestianismo e communamente


chiamato una religione maschile. L’immagine di Dio, sebbene non sia dotata
direttamente dal genere, tradizionalmente pensato nelle categorie maschili.

A questo proposito, è interessante l'esperienza di deificazione di una


donna, intrapresa nel 13 secolo dai poeti italiani. Il questo ideale etico raggiunge la
sua apoteosi esattamente in Divina Commedia di Dante Alighieri. Beatrice nella
Commedia è la luce, la conoscenza, la ricompensa per le sofferenze, la
personificazione dell’amore divino, della saggezza e rivelazione, verità, cristeanismo
e chiesa cristiana, teologia e scolastica. Beatrice salva Dante che si trova sull'orlo
della rovina spirituale, grazie alle sue preghiere egli ottiene un’opportunità senza
precedenti – di visita dell’aldilà in vita; Lei, lo eleva nelle sfere superiori del Paradiso.

Si parla di Beatrice in Commedia come una sorta di analogo femminile del


Cristo, anche se simbolicamente in alcuni punti della poesia, lei sembra essere più
alta (quindi, nel canto 29 del Purgatorio, il Grifone rappresentando Cristo, porta un
carro dove siede Beatrice). L’incontro del poeta con Lei nel Paradiso Terrestre
succede solo grazie alla sua amata – è lei chi è venuta per aiutarlo nei suoi delusioni
peccaminosi, è lei chi per salvarlo scende nell’Inferno e che è molto importante –
non ha paura di niente per lui (“né fiamma d'esto 'ncendio non m'assale”; Inferno 2,
93).

Solo nel Paradiso Dante capisce che Beatrice ha sofferto per lui, ha pagato
i suoi peccati, ha fatto tutto quello che in teologia cristiana rappresenta uno dei sensi
più centrali. E questa idea ha ricevuto nella poesia dantesca un’incarnazione
femminile. L’amore di una donna viene elevato al rango di divino, sacrificale,
salvifica.
Ci rivolgeremo al canto 9 del Purgatorio dove Dante sogna per la prima
volta. Il questo canto è cruciale non solo per la tematica delle donne guide ma anche
per tutta la Commedia. Qui, come nel canto 2 dell’Inferno Dante dubbia e pensa a
tornare indietro. Ha un sogno dove un’aquila lo porta indietro verso l’inizio del
viaggio, lui, essendo spaventato, si sveglia e parla a Virgilio. Alla fine, grazie
all’angelo, riesce ad entrare nel Purgatorio.

Vediamo che anche come nel canto 2 dell’Inferno è esattamente una donna
chi appara dall’alta e salva Dante dalle fiamme. I vecchi filosofi supponevano che
una sfera dove si trovava Dante nelle fiamme, era una sfera del fuoco, più alta della
sfera aerea, cioè circa vicino alla Luna. Quindi, il nostro protagonista passa la scala
delle similitudini e alla fine torna indietro verso Vergilio.

Infatti, questo sogno è molto luminoso. C’è tutto: riferimento ad Aurora, dea
del sole mattutino, il fuoco dove Dante è portato da l'aquila, Lucia che salva Dante,
l’azione purificatrice del sole, un angelo luminoso all’entrata nel Purgatorio.

Il questo canto è anche molto importante per la Commedia perché qui,


Dante ci ricorda della sua mortalità e come conseguenza – una necessità di dormire.
Nell’Inferno lui provava la temporalità e questo negava la necessità di dormire.
Dunque, in questo canto, vediamo una acquisizione e perdita della luce che ci
alternano. (*riferimento a Giovanni Fallani, 1960)

Poiché La Commedia di Dante è un’opera universale Dante si riferisce a


Adam che ho peccato, qui, vediamo, come Dante faccia l’accento sul fatto che lui fa
parte di tutta l'umanità perché le cose come dormire e peccare rappresentano la vità
terrestra:

quand' io, che meco avea di quel d'Adamo,


vinto dal sonno, in su l'erba inchinai

(Purgatorio 9, 10-11)

Ricordiamo che nel Purgatorio non c’è una luce chiara, c’è una luce debole.
Purgatorio è come un gradino medio tra la luce illuminata e la luce molto bassa.
Dante si trova come se fosse a cavallo delle nuove conoscenze e per ottenerle deve
superare questo gradino, deve capire il livello della luce dove si trova. Trovando
nella fase del questo superamento, avverte il lettore che ha intenzione di cambiare il
suo modo della narrazione. Lui stesso supera questo gradino per le nuove
conoscenze e perché c’è una necessità per il lettore di fare lo stesso.

Lettor, tu vedi ben com' io innalzo


la mia matera, e però con più arte
non ti maravigliar s'io la rincalzo.
(Purgatorio 9; 70-72)
Parlando dell'importanza delle donne sacre dantesche possiamo notare
che nell’aldilà tutte le porte si aprono per Dante e Virgilio. Da qui, voglio sottolineare
una certa superiorità delle donne nella Commedia dantesca. Quindi, dopo aver
superato se stesso, Dante si trova alla porta del Purgatorio dove la luce dell'angelo
guardiano lo acceca perché l’angelo è già pieno di conoscenza verso quella Dante
aspira, lui pronuncia un solo nome di Lucia quando l’angelo gli apra la porta.

«Donna del ciel, di queste cose accorta»,


rispuose 'l mio maestro a lui, «pur dianzi
ne disse: "Andate là: quivi è la porta"».

(Purgatorio 9, 87-90)

Ma solo grazie alla luce di Lucia, al suo aiuto, i viaggiatori riescono ad


entrare:

«Ed ella i passi vostri in bene avanzi»,


ricominciò il cortese portinaio:
«Venite dunque a' nostri gradi innanzi».

(Purgatorio 9 90-93)

E interessante che Beatrice, Lucia e Madonna stessa sono rappresentate


nella Commedia non solo come la luce principale, le guide ma anche come le chiave
per tutte le porte dell’aldilà. Ma le chiave che potessero aprire le porte solo quando
tu fai uno sforzo. Dopo aver passato la punizione che avviene nell’Inferno, Lucia
decide che Dante è pronto per la correzione che avviene nel Purgatorio è perché
scesa dopo di lui per dargli la sua approvazione di entrarci.

Molto significativo in questo canto anche, l’incontro con l'angelo guardiano.


Dante vede i gradini e capisce che in questo momento avrà la scelta – entrare o non
entrare. Essendo pieno di dubbi, non riesce a vedere l’angelo, la sua luminosità gli fa
cieco:

vidi una porta, e tre gradi di sotto


per gire ad essa, di color diversi,
e un portier ch'ancor non facea motto.

E come l'occhio più e più v'apersi,


vidil seder sovra 'l grado sovrano,
tal ne la faccia ch'io non lo soffersi;

e una spada nuda avëa in mano,


che reflettëa i raggi sì ver' noi,
ch'io drizzava spesso il viso in vano.

(Purgatorio 9, 75-84)
Non riesce a vederlo perché a questo momento non è ancora deciso. La
sua decisione di agire presa, l’angelo gli ha aperto la porta. Quando ha fatto questo
sforzo, comincia a vedere l’angelo perché gli si è aperta la porta delle nuove
conoscenze. E qui, la luce dell’angelo è diventata così chiara che Dante non poteva
capire come poteva non vederlo prima.

Cenere, o terra che secca si cavi,


d'un color fora col suo vestimento;
e di sotto da quel trasse due chiavi.

(Purgatorio 9 114-117)
Guardiamo il canto 33 del Purgatorio dove Dante guidato da Matilda
incontra Beatrice, beve del fiume e dopo diventa pulito e pronto ad andare nel
Paradiso. Questo canto è importante per la mia tematica perché qui vediamo
Beatrice che insegna e pure rimprovera Dante per tutti i suoi peccati terrestri.
Un'immagine di Beatrice forte, una donna guida ha finalmente portato il suo amante
al punto cruciale del viaggio – l’entrata nel Paradiso.

Beatrice parla a Dante di che cosa scriverà nella sua poesia dopo il ritorno
nel mondo terrestre, gli ricorda che deve farlo in questo modo che la gente capisce
la verità, i loro peccati.

Tu nota; e sì come da me son porte,


così queste parole segna a' vivi
del viver ch'è un correre a la morte.

(Purgatorio 33, 51-54)

Beatrice fa l’accento sul fatto che Dante resta peccato per ora, gli guarda
dall’alto, dicendo:

Ma perch' io veggio te ne lo 'ntelletto


fatto di pietra e, impetrato, tinto,
sì che t'abbaglia il lume del mio detto.

Ma al certo momento, Lei dice che il suo discorso sarà chiaro per Dante
perché prova che lui ha capito quello che voleva dirgli e, finalmente, Dante diventa
pronto a superare l’entrata del Paradiso. Beatrice ha visto il lume nel discorso di
Dante, un lume della conoscenza.

Dante canta il nome della sua amante, come sempre, si rivolgendo a Lei
come alla luce più luminosa del mondo:

“O luce, o gloria de la gente umana…”

(Purgatorio 33, 115)

Ma Beatrice, ideale e divina, capisce che Dante non è allo stesso livello di
conoscenza che Lei ma gli dà la possibilità di entrare nel Paradiso perché Lei è
rappresentata come ideale della compassione e virtù. Dante beve dell’acqua sacra e
si purifica.

E quindi, secondo me, Dante supera il terzo grande gradino dell’aldilà in


generale. Il piccolo gradino di questa scala è stato rappresentato nel canto 9 del
Purgatorio dove c’erano 3 gradini: il primo – simbolo dell'onestà, la purezza di
intenzioni è di confessione, il secondo – un simbolo dell’azione che genera il rimorso
e il terzo – un simbolo di soddisfazione. Dopo questa evoluzione personale e quella
della luce, Dante è arrivato finalmente al terzo e lui, è disposto alla beatitudine del
Paradiso Terrestre.

Beatrice, come le altre donne sacre rappresentate nella poesia è una luce
cruciale di tutta la Commedia. Essendo le guide per il nostro protagonista, una
quintessenza della luce e conoscenza, della compassione e sacralità, dell’amore e
della religione, le donne illuminano il viaggio di Dante Alighieri nell’aldilà. Il nome di
Beatrice ha il senso di “quella chi renda felice”.
Io, oserei supporre che probabilmente per Dante era Beatrice sola, la sua
immagine come un corrente infinito dell’inspirazione, e non c’erano le altre donne
che per una narrazione più vasta e i sensi più sviluppati.
Beatrice nella poesia dantesca “représente l'âme spirituelle qui s’exprime
en nous à certains moments de notre vie pour nous faire entrevoir notre nature
véritable et notre identité profonde. Béatrice symbolise ce plan inférieur et supérieur
de l’Amour-propre à l'âme spirituelle, qui provoque un irrésistible attrait qui purifie et
rend meilleur. L’amour du Bien élève l'âme de qui le regarde, en engendrant les
vertus d’humilité, de bonté, de patience et de douceur. Comme l’explique Dante,
“elle rend noble tout ce qu’elle voit, ce qui revient à dire qu’elle induit Amour en
puissance même là où il n’est pas.”
Beatrice n’est pas une femme mais véritablement un ange, une
ambassadrice di divin, un inépuisable prodige, un miracle… Béatrice est par-dessus
tout une allégorie de la sagesse. A la fin du Banquet, Dante écrit: je dis et j’affirme
que la dame dont je m’épris fut la très belle et très honorable fille de l’empereur de
l’univers, à laquelle Pythagore décerne le nom de Philosophie. En cette qualité,
Béatrice traverse les trois sphères de la Divine Comédie. (Isabelle Ohmann; Dante
et le voyage initiatique de la Divine Comédie)

E stato interessante analizzare la poesia dantesca da questo lato. Io, sono


interessata alla storia femminile e per questo, ero pure sorprendente di trovare
questa tematica nella Letteratura Medievale. Ma secondo me, è proprio perché la
poesia di Dante sarà sempre universale – ognuno di noi può trovare qualcosa per lui
in Commedia. Perché la Divina Commedia è un viaggio di ciascuno verso lui stesso.

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