I caratteri del poemetto Negli stessi anni in cui compone le odi
"illuministiche", Parini lavora a un poema in endecasillabi sciolti che rappresenta satiricamente l'aristocrazia del tempo: l'opera si collega quindi all'impegno civile delle prime odi, riprendendone l'atteggiamento polemico. Il poema ha per argomento la descrizione della giornata di un «giovin signore» della nobiltà milanese e nel progetto originario doveva articolarsi in tre parti, IL Mattino, Il Mezzogiorno e La Sera. Le prime due parti sono pubblicate rispettivamente nel 1763 e nel 1765, mentre La Sera, promessa all'editore per il 1767, non viene terminata. Più tardi questa si sdoppia a sua volta in due parti, Il Vespro e La Notte, alle quali Parini continua a lavorare sino ai suoi ultimi anni, senza però portarle a compimento. Il genere didascalico Il Giorno appartiene all'ambito della poesia didascalica, cioè a quel genere letterario, particolarmente diffuso nell'ambito della cultura illuministica, che si propone come primo obiettivo l'insegnamento e la divulgazione di nuove conoscenze, idee e valori. Il poeta si presenta come un precettore che vuole insegnare a un <<giovin signore>> come riempire piacevolmente i vari momenti della sua giornata, vincendo la noia che lo tormenta. L'impianto del poema, quindi, più che narrativo è descrittivo: non viene individuata una particolare vicenda, ma viene descritta una giornata tipo dell'aristocrazia, presentando tutte le varie possibilità che al giovane si offrono per occupare il suo tempo: dal risveglio in tarda mattinata alla colazione, dalle lunghe e laboriose operazioni per l'igiene personale agli intrattenimenti nei luoghi di ritrovo della nobiltà cittadina. Gli strumenti della satira nel Mattino e nel Mezzogiorno Nel Mattino, il nobile viene colto nel momento in cui si corica, all'alba, dopo una notte trascorsa a teatro o al tavolo da gioco; vengono quindi descritti il suo risveglio a mattina inoltrata, la colazione, la lunga e laboriosa toeletta. Alla fine, il “giovin signore” è pronto per uscire e recarsi a trovare la sua dama. Uno dei motivi centrali della rappresentazione pariniana è infatti il fenomeno del cicisbeismo, per cui ogni donna sposata aveva il diritto ad un "cavalier servente" che l'accompagnasse costantemente al posto del marito (a sua volta impegnato in un uguale compito con un'altra dama). Il rapporto doveva consistere, in teoria, in un puro "servizio" alla donna, secondo una concezione che risaliva all'amor cortese dell'età feudale, ma di fatto si risolveva in una forma di adulterio che veniva così socialmente legittimato. Nel Mezzogiorno il giovin signore è in visita dalla dama; durante il pranzo si intrecciano conversazioni sui temi più vari, infine la coppia, nel tardo pomeriggio, si reca al "corso", dove si trova tutta la nobiltà cittadina. Domina la satira del mondo aristocratico: il discorso del precettore è impostato in chiave ironica e si fonda sull'antifrasi, secondo la quale viene affermato il contrario di ciò che si vuole far credere, cioè il precettore finge di accettare il punto di vista del giovin signore e del suo mondo, in realtà la vera essenza di quel mondo, cioè la sua vacuità frivola e insulsa traspare chiaramente dietro l'ironia e, alle spalle della figura dolce e servile del precettore, si vede chiaramente quella del poeta, con il suo atteggiamento di ferma e sdegnata condanna. La nobiltà del passato e le classi popolari La raffigurazione della nobiltà contemporanea è l'aspetto centrale dell'opera, ma non è l'unico. Marginalmente compaiono infatti riferimenti all'aristocrazia del passato, più attiva e coraggiosa, e alle classi popolari, portatrici di valori positivi. All'ozio vano e corrotto dei nobili si contrappone infatti la vita operosa e sana del contadino e dell'artigiano, che si dedicano ad attività utili alla collettività umana e si ispirano a valori fondamentali come il culto della famiglia, che la nobiltà ignora o stravolge. Il quadro della miseria popolare si delinea attraverso alcuni episodi di crudo realismo, come quello degli indifesi plebei che per strada vengono travolti dalle ruote della carrozza aristocratica lanciata a folle corsa, oppure quello del servo messo sulla strada e costretto a chiedere l'elemosina con la sua famiglia per aver dato un calcio alla cagnetta della dama che l'aveva morso; o ancora quello della folla di mendicanti affamati che si accalca intorno al palazzo patrizio per respirare almeno il profumo dei cibi squisiti che da questo emana all'ora del pranzo. Il <<precettore>> sembra condividere il punto di vista del <<giovin signore>>, ma, richiamando l'immagine del popolo lavoratore, mette in evidenza una realtà drammatica, che suscita il suo sdegno civile. Il Vespro e La Notte Nelle ultime due parti del Giorno, Il Vespro e La Notte, frammentarie e incompiute, si riflette la delusione di Parini, che, a partire dagli anni Settanta e Ottanta, si allontana gradualmente dall'impegno civile. L'impronta didascalica, derivante dagli insegnamenti che il precettore impartisce al suo pupillo, sul modo di occupare il tempo, è più forte nella prima parte mentre sfuma nella seconda. Nel Vespro il precettore si è trasformato in semplice narratore e descrittore. Nella Notte i due amanti si recano ad un ricevimento in casa di un’anziana dama. A differenza di ciò che aveva fatto nel Mattino e nel Mezzogiorno, il poeta non scrive più spinto dalla fiducia di "educare" la nobiltà. Rimane però immutata la condanna dell'ozio e dell'improduttività dell'aristocrazia e resta anche l'impianto ironico, che mira a far risaltare il vuoto e la superficialità di quell'ambiente, ma l'ironia del poeta è divenuta meno mordace e lo sdegno morale che le è sotteso è ora meno violento. Vengono introdotte anche note nuove come la malinconia e l'inarrestabile declinare dell'età: la denuncia sociale si muta in una tematica esistenziale. Infine, traspare da questi versi il senso del fallimento del programma illuministico e riformistico: mentre Parini scrive Il Vespro e La Notte la Rivoluzione francese è già all'opera per liquidare definitivamente il mondo e il potere degli aristocratici