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LUIGI PIRANDELLO

Nacque ad Agrigento nel 1867.


Ceto sociale -> borghesia imprenditoriale (commercio di zolfo)
Si laureò nel 1891 in filologia romanza a Bonn con una tesi sul dialetto siciliano.
L’anno successivo si trasferì a Roma, dove può vivere grazie al sostegno economico
datogli dal padre.
Nel 1894 sposa Antonietta Portulano, da cui avrà tre figli.
A sconvolgere l’equilibrio familiare fu un dissesto economico, provocato
dall’allagamento della grande zolfara paterna. Di conseguenza, la moglie cade in uno
stato di instabilità mentale destinato a divenire pura follia.
Rapporto con il fascismo: aderì al partito fascista nel 1924 (molto discussa la sua
iscrizione) e nel 1936 (anno della sua morte) si rifiutò di far fare i funerali di stato,
rifiuta le esequie di stato del regime.
Pirandello fu un autore prevalentemente teatrale, nel 1934 ricevette il premio Nobel.
È un autore decadente:
 Sfiducia nella scienza, nella ragione e nel progresso (crisi della cultura
positivista)
 Crisi nei valori e nelle certezze tradizionali (religione, fede, patria, famiglia)
 Idea che la storia e la società umana siano destinate ad una crisi inarrestabile,
soprattutto la società meridionale dopo l’unificazione e il processo
risorgimentale

Linee di fondo del pensiero di Pirandello:

 Relativismo; la realtà (sociale e individuale) non è frutto di ordinale, regole e


armonia; ma è frutto di caos e disordine.
La realtà non è né unica né molteplice, a seconda di come la si guarda e la si
vede, la si interpreta.
 L’individuo ha una personalità molteplice -> dilemma tra l’essere e l’apparire.
L’uomo cambia a seconda delle circostanze, delle situazioni e usa una maschera
per nascondere la sua interiorità
 Tema della follia -> questo concetto nasce da questa personalità molteplice.
Pirandello appura che noi siamo “uno, nessuno e centomila”.

C’è una frattura tra ciò che l’interiorità dell’uomo e quello che gli altri gli impongono per
vivere nella società . L’uomo deve assumere delle forme (bravo padre, lavoratore,
cittadino) che sono solo apparenze e che non corrispondono alla sua reale interiorità . Le
apparenze incatenano le persone, togliendo la libertà .
SAGGIO “L’UMORISMO” (1908)
Cos’è l’umorismo? È il sentimento del contrario; l’umorista è colui che sa vedere il
contrario, il lato nascosto della vita (le stranezze, il paradosso, l’ombra, il contrasto).
Vede ciò che sta dietro alle forme che ci vengono imposte dagli altri.
Paradosso -> idea, parere che appare il contrario dell’opinione comune.
Tutti possiamo diventare umoristi, basta accorgersi delle falsità .
L’umorista strappa le maschere delle forme e mostra il contrario delle apparenze.
Questo strapparsi la maschera porta l’umorista a svelare la realtà , ad uscire dalle
apparenze e quindi vivere escluso dalla società.
Sono solo i pazzi, i folli e gli umoristi coloro che dicono la verità.

NOVELLE PER UN ANNO


Raccolta di 246 racconti, pubblicati su periodici e giornali diversi (Corriere della Sera).
Il suo intento era quello di scrivere 365 novelle, una per ogni giorno dell’anno,
suddividendole in 24 volumi: uno schema che derivava dalle grandi raccolte medievali
(es. Decameron di Boccaccio) e che voleva suggerire l’idea di una continua narrabilità
della vita umana. Questo progetto non si realizzò perché Pirandello dal 1916 si dedicò
prevalentemente al teatro.

2
Una giornata (pag.658)
Ultima novella di Pirandello, appartiene alla stagione “surrealistica”: una fase
caratterizzata dai temi del sogno, dell’oltre, delle ombre che prendono improvvisa
consistenza attorno a noi. Vediamo un uomo scendere in un’ignota stazione, nel bel
mezzo della notte. Giunta l’alba si addentra in una città sconosciuta.
Attorno a lui si affollano tutte le offerte della vita (ricchezza, amore..), ma lui rimane
ignaro e assente proprio come nel sogno, dove tocca e non riesce ad afferrare.

Prima sequenza (rr.1-20) -> il misterioso personaggio si ritrova in una stazione ignota
Seconda sequenza (rr.21-55) -> l’arrivo in una città che non conosce. Gli abitanti della
cittadina lo riconoscono, ma lui no.
Terza sequenza (rr.56-81) -> trova degli oggetti riferiti alla sua identità (bustina di
cuoio, foto, foglietti e un assegno)
Quarta sequenza (rr.82-100) -> l’arrivo in trattoria e poi in banca. Tutti lo riconoscono
come una persona importante, ma lui non si sente tale.
Quinta sequenza (rr.100-113) -> l’arrivo a casa e l’incontro con la moglie
Sesta sequenza (rr.114-125) -> la consapevolezza della vecchiaia e le riflessioni sulla
vita
Settima sequenza (rr-126-148) -> la consapevolezza della fine della vita (incontro con i
figli e i nipoti)

3
IL FU MATTIA PASCAL (1921)
Romanzo pubblicato nel 1921.
Mattia Pascal fa il bibliotecario e abita in Liguria, non è per nulla soddisfatto della sua
vita.
Vince moltissimi soldi al casinò di Montecarlo, di conseguenza decide di cambiare
totalmente la sua vita.
Apprende poi dai giornali, la notizia della propria morte: egli è stato erroneamente
identificato nel cadavere di uno sconosciuto.
Di conseguenza, assume un nuovo nome da lui inventato, Adriano Meis e cambia
radicalmente la sua vita.
Dolorosamente Mattia constata che nemmeno questa nuova condizione ed identità gli
consente di raggiungere la felicità . Anzi, la sua solitudine si è fatta ancor di più
inesorabile.
Non possiede alcun documento, di fatto lui e la sua identità non esistono.
La sua evasione si conclude con un fallimento.
Il protagonista decide così di recuperare la sua vecchia identità di Mattia Pascal e torna
al paese natale, non sapendo di essere stato dimenticato da tutti.
Di lui rimane solo la tomba, quindi è ormai il “fu Mattia Pascal”, un individuo che non ha
e non è più nulla.

Temi:

 Pirandello ritrae il sogno di un’evasione impossibile, il desiderio irrealizzabile di


afferrare per sé un’identità che non sia quella imposta dal destino. Quello di
Mattia Pascal è un tentativo fallito in partenza, gli è utile solamente a scoprire la
natura ingannevole dei rapporti sociali.
 Pirandello intreccia più generi di racconto (cronaca e meditazione, esposizione
degli eventi e il relativo commento, il resoconto delle avventure di Mattia e il
diario del suo percorso esistenziale dubbioso e autoironico)
 Mattia Pascal è l’anti-eroe, è un inetto poiché fallisce nella vita
 Mattia non racconta il proprio eroismo
 Egli denuncia la propria inettitudine, i suoi tentativi di riscatto volti al fallimento

4
Un altro io: Adriano Meis (pag.670)
In questo testo Mattia ha da poco ottenuto la sua clamorosa vincita al casinò di
Montecarlo e ha appena letto sul giornale che, qualcuno nel suo paese si è suicidato e il
corpo è stato riconosciuto come quello di Mattia Pascal.
Il protagonista decide subito di diventare un altro uomo, Adriano Meis, individuo di pura
fantasia. L’idea di rifarsi una nuova vita è per lui entusiasmante, ma presto i tormentosi
dubbi cominceranno a farsi largo in lui.
Si rende conto che senza un’identità e dei documenti nella vita non può fare nulla.
1° sequenza: rr.1-24 -> Il senso di libertà di questa sua nuova identità
2° sequenza: rr.25-61 -> Il cambiamento fisico di Mattia Pascal (va dal barbiere)
3° sequenza: rr.62-90 -> Mattia Pascal getta via la fede nunziale, si sente una persona
nuova e libera, esulta per questo episodio
4° sequenza: rr.91-122 -> La ricostruzione del passato di Adriano o la sua nascita
5° sequenza: rr.123-138 -> Mattia parla con sé stesso davanti allo specchio, la parte
finale del racconto esplica la sua sconfitta

L’amara conclusione: “Io sono il Fu Mattia Pascal” (pag.676)


Mattia torna a Miragno, il suo paese natale e si ritrova in strada, solo più che mai.
Conferma la sua realtà, quella di un uomo senza più un nome né un’identità , lui è solo un
“fu”.
L’unica cosa che attesta la sua esistenza è la sua lapide.
Nessuno in paese lo riconosce, la moglie si è risposata. La sua casa è di Pomino, suo
amico d’infanzia che sposò la moglie.
Alla fine della sua avventura si ritrova fuori dalla storia, defunto ufficialmente, senza
nome né identità .
Mattia parte per Miragno in treno, ma si sente nervoso e arrabbiato. Arrivato a casa sua
tutti lo guardano come un fantasma. Mattia scopre che Romilda e Pomino hanno avuto
un figlio, si infuria e dichiara di non voler tornare a vivere con la moglie così si
trasferisce a casa della zia e ricomincia a lavorare da bibliotecario. A chi gli chiede il suo
nome risponde: “Io sono il fu Mattia Pascal”.

5
La Patente (pag.644)
Il giudice D’Andrea svolge il suo lavoro in modo estremamente meticoloso e lo fa a tal
punto che, trovandosi davanti un caso in che lo lasciava alquanto perplesso, decide di
far chiamare il querelante per convincerlo a ritirare la querela che, secondo la sua
opinione, avrebbe finito per penalizzarlo ulteriormente. Ecco il caso: Rosario
Chià rchiaro aveva sporto querela contro due ragazzi che lo avevano preso in giro
facendo gesti osceni contro la iella che, secondo loro, portava l’uomo.
Ma il giudice non avrebbe potuto incriminare i ragazzi per un fatto del genere senza
contare che alla fine la fama di iettatore di Chià rchiaro si sarebbe diffusa ulteriormente.
L’effetto ottenuto, insomma, avrebbe finito per essere l’opposto di quello voluto o,
almeno, questo era quello che lui pensava.Quando Chiàrchiaro arrivò davanti al
giudice D’Andrea aveva effettivamente l’aspetto di uno iettatore e ammise
addirittura di esserlo. Il giudice si manifestò sorpreso dalla sua incongruenza e gli chiese
perché avesse querelato i ragazzi che lo ritenevano uno iettatore se poi lui stesso si
riteneva tale. L’uomo rispose che effettivamente voleva che la gente lo ritenesse
portatore di sfortuna per essere pagato da coloro che non volevano trovarsi la jella
addosso e, a tal fine, voleva un riconoscimento ufficiale: una vera e propria
“patente”! Chiàrchiaro, stanco dell’umanità che lo circonda, vuole vendicarsi
sfruttando la superstizione dei più e quindi facendo pagare una tassa al suo
passaggio.

Nella prima parte del testo c’è la descrizione fisica del giudice: uomo piccolo, con capelli
crespi e tormentato come persona poiché la notte non dormiva.
Il giudice capisce fin da subito che il caso era un’ingiustizia.

Il significato che il testo vuole darci è che malgrado le apparenze, Chiarchiaro non è
colpevole ma innocente. E ciò il giudice l’aveva ben compreso, ha capito che il
protagonista si comportava così solo perché ridotto alla disperazione del male che gli
altri gli fanno.
Il finale della novella fa ragionare sulla falsità dell’esistere degli uomini, che con tale
cattiveria hanno ridotto un individuo a questi livelli.

6
SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE (1921)
Pirandello fu uno scrittore teatrale, ma anche regista e allestitore.
Fu il direttore del Teatro dell’arte di Roma tra il 1925 e il 1928 -> per svolgere questo
lavoro doveva avere buoni rapporti con il fascismo, anche se lui non condivideva queste
idee
Titolo complessivo della produzione -> Maschere nude
Capolavori teatrali: 1) L’uomo dal fiore in bocca 2) Sei personaggi in cerca d’autore
Per Pirandello il teatro andava rinnovato, secondo lui bisognava mettere in scena la
drammaticità dell’uomo del ‘900 con le seguenti caratteristiche:

 Assenza di autore e di un testo scritto


 Scenografia vuota, sala nuda e senza costumi
 Gli attori stanno nella platea, non c’è più una distinzione tra attori e pubblico

In un giorno qualunque una compagnia d’attori sta facendo le prove: la sala è al buio, la
scena in disordine e lo scenografo al lavoro.
Ad un certo punto entrano nel teatro sei personaggi -> il Padre, la Madre, il Figlio e altri
tre figli di secondo letto della madre (la Figliastra, un Giovinetto e una Bambina).
Essi chiedono agli attori di interrompere le prove e di passare a rappresentare il loro
dramma familiare. Il Capocomico, dopo qualche esitazione, acconsente.
Il Padre ha sposato una donna socialmente inferiore (la Madre) e da lei ha avuto il Figlio.
Scopre che la donna ha una relazione con un suo segretario, ma non ne è geloso.
Le sottrae però il Figlio, pretendendo che sia educato altrove.
La donna abbandona il primo marito e dalla nuova relazione nascono la Figliastra, il
Giovinetto e la Bambina.
Il secondo marito muore, e la Madre deve tornare al paese natale.
Trova lavoro nell’equivoca sartoria, che in realtà è una casa d’appuntamenti in cui la
Figliastra si prostituisce.
Un giorno si presenta un nuovo cliente, il Padre e l’incesto non si consuma solo per un
fortuito intervento della Madre.
Sconvolto dal rimorso, l’uomo riporta la famiglia a casa, ma nessuna riparazione è
possibile: la Figliastra odia il Padre come responsabile della sua vergogna, il Figlio
disprezza quei parenti più umili e che non conosce e la Madre è addolorata dal rifiuto del
primogenito.

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