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DIRITTO
PRIVATO
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L’ORDINAMENTO GIURIDICO
Capitolo 1
È costituito dal complesso di norme e di istituzioni, mediante le quali viene regolato e diretto lo svolgimento della vita
sociale e dei rapporti tra i singoli.
Per collettività si intende solo gli agglomerati di persone che costituiscono un gruppo organizzato. Per aversi un gruppo
organizzato occorrono 3 condizioni:
a) Il comportamento di ogni membro del gruppo deve essere disciplinato da regole di condotta;
b) Che queste regole di condotta siano decise da appositi organi ai quali sia affidato tale compito
attraverso precise regole di struttura;
c) Che tanto le regole di condotta quanto le regole di struttura vengano effettivamente osservate. (PRINCIPIO
DI EFFETTIVITA’)
Grazie al principio di effettività si può dire che un dato ordinamento disciplina un gruppo.
L’ordinamento è quindi il sistema di regole, modelli e schemi mediante i quali è organizzata una collettività.
L’ordinamento di una collettività costituisce il suo diritto.
Un ordinamento giuridico si dice originario quando la sua organizzazione non è soggetta ad alcun controllo da parte di
un’altra organizzazione.
L’art. 11 invece stabilisce che l’Italia “consente in condizioni di parità con gli atri stati, delle limitazioni della sovranità
per avere pace e giustizia fra le nazioni”. Inoltre “ promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo” (ONU, CEE ecc).
Quindi ammette la sottoposizione dello Stato alle regole di un organizzazione sovranazionale per avere pace e giustizia
tra le nazioni.
LA NORMA GIURIDICA
L’ordinamento di una collettività è costituito da un sistema di regole.
Ciascuna di queste regole si chiama norma, e poiché il sistema di regole che assicurano l’ordine di una società
rappresenta il <<diritto>> di quella società, allora queste norme si dicono giuridiche.
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LA SANZIONE
La norma giuridica descrive un determinato comportamento al cui verificarsi corrisponde una determinata
conseguenza.
Gli elementi della norma giuridica sono due:
- la descrizione o fattispecie che è la parte della norma che descrive un determinato comportamento
(descrizione del fatto);
- la conseguenza o statuizione che è la parte della norma che sanziona un comportamento illecito.
La sanzione può operare in modo diretto se la sanzione è esplicitata nella norma o in modo indiretto se non lo è. (Nel
diritto privato la sanzione opera quasi sempre indirettamente)
LA FATTISPECIE
Si può parlare di fattispecie astratta e fattispecie concreta.
Per fattispecie astratta si intende un complesso di fatti non realmente accaduti, ma descritti in maniera ipotetica, al
verificarsi del quale scatta la sanzione (conseguenza giuridica).
In poche parole è un ipotesi di evento.
Per fattispecie concreta si intende il fatto realmente accaduto.
La struttura della norma giuridica è articolata nella previsione di una fattispecie astratta, un ipotesi di evento, al
verificarsi del quale (fattispecie concreta) la legge ricollega determinate conseguenze.
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Per esprimere il carattere di astrattezza che deve avere una norma bisogna rispettare il PRINCIPIO DI
EGUAGLIANZA sancito nell’art. 3 della nostra Carta Costituzionale.
Da non confondere con il PRINCIPIO DELL’IMPARZIALITA’ DEI PUBBLICI UFFICI (art. 97) ossia l’obbligo
di applicare le leggi in modo eguale.
a) Il primo è di carattere formale (art.3 comma 1: “Tutti i cittadini (dunque non gli stranieri) hanno pari dignità e
sono eguali di fronte alla legge senza distinzione di razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni
personali e sociali”.
Si tratta di un vincolo dettato per il legislatore!!!
A pari condizioni deve corrispondere un trattamento eguale, a condizioni diverse deve corrispondere un
trattamento differenziato. (non è ammissibile trattare diversamente l’adulterio della moglie e quello del
marito).
Il controllo del rispetto del principio di eguaglianza è affidato alla Corte Costituzionale.
b) Il secondo è di carattere sostanziale (art. 3 comma 2: “ è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale …”).
Si tratta di un programma per il legislatore che lo sollecita ad attenuare le differenze di fatto economiche e
sociali.
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1) ➔la Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato. Essa stabilisce:
- i Principi fondamentali o supremi;
- la finalità e le competenze dei principali organi statali;
- diritti e doveri dei cittadini.
➔ le Leggi Costituzionali sono le leggi che modificano o integrano le norme della Costituzione (art. 138);
2) i Fonti comunitarie sono quei regolamenti stabiliti dall’UE che si applicano a tutti i paesi rientranti in
questa unione.
Esse si distinguono in:
o regolamenti che contengono norme vincolanti per i cittadini degli stati membri.
Nel caso di contrasto tra norma statale e regolamento comunitario prevale il regolamento comunitario
anche se la legge statale sia stata emanata successivamente al regolamento com.
o direttive che contengono norme vincolanti per gli organi legislativi degli stati membri e non i
cittadini.
Per far si che una direttiva sia vincolante anche per i cittadini lo Stato deve emanare una norma statale
ordinaria che si riferisca alla direttiva.
Uno Stato che non rispetta una direttiva può essere sanzionato dagli organi comunitari (Corte di
Giustizia).
3) le Leggi Statali Ordinarie sono emanate e approvate dal Parlamento;
ad esse vengono equiparati:
gli atti aventi forza di legge sono quegli atti normativi emanati dal Governo. Essi si
distinguono in:
- decreti legge di urgenza se emanati dal Governo in caso di necessità o urgenza (devono essere trasformati in
legge dal Parlamento entro 60 gg sennò cessano di esistere);
- decreti legislativi delegati se emanati dal Governo in seguito ad un’apposita delega del Parlamento.
4) le leggi regionali sono quelle norme approvate dal Consiglio regionale e che hanno l’efficacia delle norme
ordinarie all’interno del loro territorio.
5) i regolamenti (fonti secondarie) sono quegli atti normativi emanati dal Governo o dalla PA che disciplinano i
pubblici uffici e servono a specificare come la legge deve essere applicata (regolamenti esecutivi).
6) Norme corporative (secondo art. 8 delle Disp. Prelim.)
7) Usi o consuetudini è l’abitudine di comportarsi in un certo modo con la convinzione che quel nostro
comportamento sia regolato da una norma giuridica.
Una norma statale ordinaria non può né modificare né contrastare le fonti di rango costituzionale.
È stato istituito un apposito organo, la Corte Costituzionale, che controlla se le leggi ordinarie o cmq gli atti aventi forza
di legge siano legittimi (art. 134 Cost).
La corte costituzionale verifica la loro legittimità cioè se entrano in conflitto o meno con le norme costituzionali.
Se la Corte ritiene illegittima la norma sottoposta al suo esame, dichiara con sentenza la sua incostituzionalità, cessando
di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione (art. 136 Cost).
(La legge ordinaria può essere modificata o abrogata solo da una legge successiva) La legge
ordinaria può essere abrogata con referendum popolare (art. 75 Cost)
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L’art. 117 regola i rapporti tra leggi dello Stato e leggi regionali definendo le rispettive competenze: Lo Stato ha potestà
legislativa esclusiva in un insieme di materie stabilite dal suddetto articolo.
Esistono poi materie di legislazione concorrente tra Stato e Regione dove:
o la potestà legislativa è delle Regioni ma;
o compete allo Stato definire i principi fondamentali di quella legge. È di potestà
delle regioni le materie che non sono di potestà dello Stato.
LA CONSUETUDINE
Le consuetudini o usi è l’abitudine di comportarsi in un certo modo con la convinzione che quel nostro
comportamento sia regolato da una norma giuridica.
La consuetudine sussiste quando ricorrono:
- l’elemento materiale costituito dalla ripetitività di un comportamento;
- l’elemento psicologico costituito dalla convinzione di osservare una norma giuridica.
La consuetudine può essere:
- secondo la legge (secondum legem) cioè regolata da una legge o da un regolamento;
- al di fuori dalla legge (praeter legem)
- contraria alla legge (contra legem) quando è illecito cioè contraria alle norme imperative, all’ordine pubblico
e alle norme di buon costume.
IL CODICE CIVILE
Il termine Codice (in latino Codex) indicava un libro cucito sul dorso.
Il codice è una raccolta di leggi che disciplinano una determinata materia giuridica (codice civile, codice penale ecc).
Il Codice Civile è un documento di estrema importanza e di centralità nel diritto privato in quanto
regola i rapporti inter-privati e quindi regola:
- I soggetti (persone fisiche e giuridiche);
- I beni (in particolare, la proprietà);
- L’attività (in particolare, il contratto);
- I principi fondamentali sulla responsabilità civile.
Il nostro Cod. Civ. (promulgato 1942) assorbe anche il codice di commercio.
Anche i codice, venendo approvati con legge ordinarie, sono soggetti al controllo legittimo della Corte Costituzionale, e
possono essere modificati o abrogati da norme ordinarie successive.
Si ha un’abrogazione per volontà del legislatore quando viene emanata una norma che abroga quella precedente.
Questa abrogazione si può distinguere in:
- abrogazione espressa che si verifica quando una nuova norma dichiari esplicitamente di abrogare quella
precedente;
- l’abrogazione tacita si verifica quando la nuova norma risulta incompatibile con quella precedente e
prevale su di essa secondo il principio cronologico;
- la deroga (l’abrogazione parziale) che sia ha quando una nuova norma sostituisce, ma solo per alcuni casi, la
norma precedente, che continua a produrre effetti per tutti gli altri casi.
L’abrogazione per volontà popolare (abrogazione espressa) è invece quella che si attua mediante il
referendum popolare abrogativo. Esso
può essere chiesto dal:
- popolo con almeno 500 000 elettori o;
- da 5 Consigli Regionali.
È valido se partecipano alla votazione il 50% + 1 degli aventi diritto di voto e se si ha la maggioranza di questi.
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REGOLE DI INTERPRETAZIONE
Gli elementi che servono invece a giungere a un’esatta interpretazione logica sono:
- I lavori preparatori che sono le discussioni che i parlamentari hanno fatto per arrivare alla stesura della
norma;
- L’elemento storico cioè capire come si è arrivati a quella norma per comprenderne il significato;
- L’elemento sistematico cioè la norma va vista nel complesso dell’ordinamento onde evitare
contraddizioni;
- L’elemento sociologico studia i comportamenti dell’uomo e cioè va adeguata all’elemento storico
L’ANOLOGIA
Può accadere che si presenti al giudice un caso che non è regolato da alcuna norma giuridica. In questo caso il giudice
ricorre all’analogia.
L’analogia può essere:
- Analogia legis se il giudice, nella sentenza, si riferisce alle norme che regolano casi simili e materie analoghe
(art 12. Disp. Prel. comma 2);
- Analogia iuris se il giudice, non avendo a disposizione una norma analoga a quel caso, si serve dei principi
generali del nostro ordinamento,che costituiscono il presupposto di tutto il diritto, basandosi sulla buona fede e
sull’uguaglianza dei soggetti di fronte alla legge.
Non si può applicare l’analogia alle norme penali in quanto il diritto penale sanziona solo ed esclusivamente le persone
che commettono un reato previsto dalla legge.
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Le norme di un ordinamento giuridico si applicano a tutti, cittadini e stranieri, nel territorio dello Stato che le ha
emanate.
Questo non vale xò per il diritto privato nel caso in cui sorga un rapporto tra cittadini di stati diversi!
Esiste infatti il diritto internazionale privato che è l’insieme delle norme giuridiche che regolano i rapporti che possono
sorgere tra cittadini di Stati diversi.
Ogni paese ha il proprio diritto internazionale privato che non abbraccia solo norme di natura privata ma anche altre
norme (es. le norme processuali).
N.B. Le norme del diritto internazionale privato sono norme strumentali cioè norme che individuano l’ordinamento
giuridico (nazionale o straniero) con la quale deve essere decisa una controversia.
Il diritto internazionale privato italiano consta 74 articoli secondo la legge 218 del 1995.
La legge straniera non può essere applicata se i suoi effetti vanno contro l’ordine pubblico internazionale, che abbraccia
anche e solo i fondamentali principi dell’ordinamento pubblico italiano.
Per stabilire quale sia l’ordinamento da applicare occorre procedere prima di tutto alla:
1. Qualificazione del rapporto in questione, cioè definire quale sia la natura (coniugale, successione mortis
causa ecc);
2. Poi bisogna Elevarlo a momento di collegamento, cioè trovare un elemento decisivo che porti
all’individuazione dell’ordinamento competente a regolare il rapporto in questione.
(Ad esempio:
La capacità giuridica e di agire delle persone fisiche è regolata dalla legge dello Stato di appartenenza.
Gli enti invece sono regolati dalla legge dello Stato nel cui territorio si è avuta la costituzione.)
Tra gli stranieri occorre distinguere i cittadini comunitari (cioè membri dell’UE) dai cittadini extracomunitari.
I citt. Comunitari va riconosciuto il godimento degli stessi diritti civili attribuiti ad un cittadino nazionale e alcuni diritti
politici.
Ai citt. Extracomunitari va anche ad essi riconosciuti il godimento degli stessi diritti civili attribuiti ad un cittadino
nazionale salvo che la Convenzione Internazionale vigente in quel paese non disponga diversamente.
A tutti i lavoratori stranieri è garantita parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani.
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IL RAPPORTO GIURIDICO
Il rapporto giuridico è una relazione che si instaura tra due soggetti, regolata da una norma giuridica, che stabilisce i
diritti e i doveri per entrambe le parti (bilateralità).
Quindi se da un lato la norma impone ad un soggetto un dovere contemporaneamente riconosce ad un altro soggetto il
diritto di pretendere che quel dovere venga rispettato.
È soggetto attivo la persona alla quale spetta il diritto (cioè la persona a cui l’ordinamento attribuisce il potere (diritto
soggettivo) di pretendere che quel diritto venga rispettato).
La persona invece che è attribuito il dovere viene chiamato soggetto passivo. Si definiscono
terzi invece tutti coloro che risultano estranei al rapporto.
SITUAZIONI SOGGETTIVE ATTIVE (diritto soggettivo, potestà, aspettativa, status) Il diritto soggettivo è la
facoltà (potere) d’agire per tutelare i propri interessi attraverso le norme del diritto oggettivo.
L’esercizio del diritto soggettivo è libero in quanto il singolo decide se agire o meno nell’interesse proprio.
La potestà è l’insieme dei poteri/doveri cui l’ordinamento attribuisce al singolo per realizzare interessi altrui.
(Es: Ai genitori è attribuito un complesso di poteri concessi nell’interesse del figlio)
La facoltà o diritti facoltativi sono manifestazioni del diritto soggettivo in quanto chiunque ha la facoltà di decidere cosa
fare dei beni di sua proprietà.
L’aspettativa è una figura del diritto soggettivo che la si ha quando per acquistare un diritto c’è bisogno che si verifichi
un elemento successivo.
(Es: Si pensi ad una eredità lasciata a un nipote a condizione che prenda la laurea. Egli non acquisterà il diritto
all’eredità fin quando non avrà preso la laurea. Si trova quindi in una posizione di attesa che viene tutelata
dall’ordinamento.)
Lo status è una qualità giuridica cioè una posizione dell’individuo nella collettività. Lo status può
essere:
- Di diritto pubblico (es. stato di cittadino);
- Di diritto privato (es. stato di figlio, coniuge ecc)
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Il principio del divieto dell’ABUSO DEL DIRITTO SOGGETTIVO deve applicarsi soltanto per i casi espressamente
previsti.
La legge è intervenuta con il divieto degli atti di emulazione (art. 833: “il proprietario non può fare atti che hanno come
unico scopo quello di nuocere altri”)
(Es. Il proprietario non può piantare alberi, se ciò non gli arreca alcuna utilità, ma è fatto al solo scopo di togliere la veduta
panoramica al vicino.
Invece è consentito al creditore richiedere il pagamento al debitore anche se questi non ha bisogno di denaro e la
richiesta è fatto solo per nuocere il debitore.
Pertanto: il principio del divieto dell’ABUSO DEL DIRITTO SOGGETTIVO deve applicarsi soltanto per i casi
espressamente previsti.)
I diritti potestativi consistono nel potere di operare un mutamento della situazione giuridica di un altro soggetto.
(Es. nel caso di comunione di beni, cioè un bene appartenente a più soggetti, ciascuno dei comproprietari può chiedere
la divisione, gli altri comproprietari non possono far nulla di fronte a questa iniziativa, xtanto il soggetto passivo
essendo in una situazione di soggezione, basta l’iniziativa del titolare perché si abbia la realizzazione dell’interesse).
Quindi la realizzazione del diritto potestativo non dipende dal comportamento del soggetto passivo. La realizzazione del
diritto di credito dipende necessariamente dal comportamento del sogg. pass.; La realizzazione del diritto reale “non
dipende” dal comportamento del soggetto passivo xkè egli può esercitare e realizzare il suo diritto non appena gli
viene leso.
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La persona fisica è in senso giuridico, qualsiasi essere umano vivente, senza alcuna distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La persona fisica gode di due tipi di capacità: la capacità giuridica e la capacità di agire.
La capacità giuridica
La capacità giuridica è l’idoneità a essere titolari di diritti e di doveri.
Si acquista al momento stesso della nascita (art.1 libro I Delle Persone e della Famiglia) purché vi si accompagni la
vita e si estingue con la morte o con una condanna all’ergastolo.
Il nato morto, invece, non è soggetto di diritto e si considera come se non fosse mai nato.
(Al concepito vengono riconosciute alcune capacità subordinate all’evento della nascita ad esempio: il diritto di ricevere
una donazione, di succedere per causa di morte di uno dei genitori, o essere titolare di diritti risarcitori. Ma sempre e
solo SE il concepito poi nasce!!!)
Art.22 Cost. “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza e del nome”.
La capacità di agire
La capacità d’agire è l’idoneità della persona fisica a compiere atti giuridici, ad esercitare in concreto i propri diritti e ad
assumersi gli obblighi con il proprio volere.
Qualora manchi anche una di queste condizioni, il soggetto è ritenuto incapace di agire.
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L’INCAPACITÁ D’AGIRE
L’incapacità legale si ha quando la stessa legge considera espressamente incapace un soggetto con una determinata
situazione.
Pertanto qualsiasi atto posto in essere da un incapace legale è senz’altro invalido anche se il soggetto in realtà in
quel momento fosse capace di intendere e di volere.
(Es. un minore particolarmente intelligente, o un interdetto guarito ma che non sia ancora stata revocata la sentenza
di interdizione.)
L’incapacità legale, a sua volta, può essere assoluta o relativa a seconda che la legge reputi il soggetto totalmente
incapace o solo parzialmente incapace di compiere atti giuridici.
Incapace naturale è invece quel soggetto, legalmente capace, che, al momento del compimento dell’atto, risulta
incapace di intendere e di volere. (per esempio era ubriaco)
È interdetto legale chi perde la propria capacità di agire per effetto di una sentenza penale grave. (l’ergastolo o
detenzione superiore a 5 anni).
Il condannato è in stato di interdizione legale fin quando dura la pena.
È interdetto giudiziale chi viene dichiarato assolutamente incapace di agire dal giudice tutelare.
Sono interdetti giudiziali:
o coloro che si trovano in condizioni di infermità mentale grave, tale, da non poter
provvedere ai propri interessi;
o il sordomuto e il cieco dalla nascita o dall’infanzia quando risultano anch’essi incapaci
di provvedere ai propri interessi.
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L’interdizione può cessare con sentenza di revoca quando sia cessata la causa che ha dato luogo all’interdizione.
In tal caso può essere nominato un amministratore di sostegno.
L’amministratore di sostegno è nominato dal giudice tutelare, su richiesta dello stesso soggetto ovvero di uno dei
soggetti contemplati nell’art. 417.
Nel provvedimento di nomina (atto pubblico) il giudice deve indicare:
- quali atti di amministrazione può compiere in nome e per conto del beneficiario;
- e quali atti quest’ultimo deve compiere solo con assistenza dell’amministratore di sostegno. L’amministratore
di sostegno deve tener conto delle aspirazioni e dei bisogni del beneficiario e, in caso di dissenso con quest’ultimo, deve
informare il giudice tutelare (art. 410).
Tutti gli atti giuridici per i quali questi soggetti sono incapaci (qualsiasi atto negoziale), se compiuti senza il tutore, sono
annullabili.
Il minore emancipato ha una limitata capacità d’agire. Con l’emancipazione il minore cessa di essere sottoposto alla
potestà dei genitori o alla tutela e diventa parzialmente capace di agire.
Egli può compiere:
o da solo gli atti di ordinaria amministrazione;
o con l’assistenza del curatore e con l’autorizzazione del tribunale, gli atti di
straordinaria amministrazione;
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La revoca dell’inabilitazione è disposta quando cessa la causa per la quale è stato inabilitato, se opportuno il giudice tutelare
nomina un amministratore di sostegno.
L’amministratore di sostegno può essere richiesto da uno dei soggetti contemplati dall’art. 417.
Tutti gli atti giuridici che eccedono l’ordinaria amministrazione, se compiuti senza la supervisione del curatore, sono
annullabili.
L’incapacità naturale
Incapace naturale è quel soggetto, legalmente capace, che, al momento del compimento di un atto, risulta incapace di
intendere e di volere, per una qualsiasi causa temporanea (ubriachezza) o permanente non ancora dichiarata dal giudice.
Pertanto gli atti compiuti da un incapace naturale se impugnati e se provati sono annullabili (cioè se si prova che in
quel momento non era in grado di intendere e di volere).
(Ad esempio una persona risiede stabilmente in America (residenza) ma abbia a Milano i suoi interessi curati da
un terzo. Milano è il suo domicilio.
Così il domicilio dell’interdetto o del minore è il luogo di residenza del tutore o dei genitori.
Nel caso i genitori siano separati, i suo domicilio è la residenza del genitore con il quale convive).
LA CITTADINANZA
La cittadinanza è l’appartenenza di un soggetto ad uno Stato Come si
acquista la cittadinanza?
• Iure sanguinis (Diritto di sangue) cioè il figlio nato da cittadino italiano diventa automaticamente
cittadino Italiano;
• Iure soli (Diritto di luogo) è cittadino italiano chi è nato in Italia da genitori ignoti o apolidi;
• Per matrimonio si può avere la cittadinanza italiana solo se sono passati 3 anni dal matrimonio ovvero
risiedono da almeno 6 mesi insieme;
• Per naturalizzazione o concessione quando con decreto del Capo dello Stato viene attribuita la cittadinanza a
chi ne fa richiesta.
Viene concessa a quegli stranieri che hanno avuto un avo (padre o madre) Italiano.
È possibile che in uno Stato ci siano persone con la doppia cittadinanza.
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È importante determinare il preciso momento della morte di una persona poiché da tale determinazione può dipendere
un mutamento nella successione dell’eredità.
Si supponga che in un incidente muoiano il padre e l’unico figlio. Se il figlio è, anche per poco, sopravvissuto al padre,
ha potuto ereditare i beni di lui e quindi, morendo a sua volta, li ha ritrasmessi alla madre, che viene a ricevere l’intero
patrimonio.
Se, invece, il figlio è premorto (premorienza) o e commorto (commorienza) al padre, questi non gli ha trasmesso il
proprio patrimonio che, dovrà essere spartito fra i parenti di lui (fratelli e genitori) e il coniuge superstite.
Per casi del genere, la legge fissa una presunzione di commorienza, ossia stabilisce che le persone si considerano
morte contemporaneamente, a meno che colui che ha interesse a dimostrare la sopravvivenza di uno rispetto all’altra
non ne fornisca la prova.
Se si è incerti circa l’esistenza della persona fisica il tribunale dell’ultimo domicilio o dell’ultima residenza dichiara:
1. su istanza degli interessati, la scomparsa;
2. dopo due anni dall’ultima notizia della persona, l’assenza;
3. dopo dieci anni dall’ultima notizia della persona, la morte presunta.
Con la dichiarazione di assenza si apre, se c’è, il testamento dell’assente, e gli eredi, che siano legittimi o
testamentari, saranno amministratori temporanei dei suoi beni e dei suoi frutti.
La dichiarazione di assenza non essendo equiparata alla morte, non scioglie il matrimonio dell’assente.
Con la dichiarazione di morte presunta ha tutte le conseguenze giuridiche della morte accertata:
o apertura della successione dei beni a favore degli eredi del presunto morto;
o scioglimento dell’eventuale suo matrimonio.
Qualora la persona di cui è stata dichiarata l’assenza o la morte presunta, ritorni, essa recupera tutti i beni e il
patrimonio ceduto.
La persona umana infatti è portatrice di diritti innati, che l’ordinamento giuridico non attribuisce bensì RICONOSCE
(idea giasnaturalistica) e in quanto tali, sono INVIOLABILI da parte dello Stato nell’esercizio dei suoi poteri.
Nella Costituzione sono sanciti alcuni dei diritti inviolabili dell’uomo ad esempio:
- Libertà di riunione (art 17);
- Libertà di associazione (art 18);
- Libertà di religione (art 19);
- Libertà di manifestazione del pensiero e libertà di stampa (art 21).
Anche il codice civile detta norme a tutela dei diritti inviolabili (nel 1° libro “delle persone e della famiglia”) come a d
esempio:
- Diritto all’integrità fisica;
- Diritto al nome;
- Diritto all’immagine.
Ma oltre alle disposizioni del diritto interno, anche le norme extrastatutali sanciscono altri diritti inviolabili come ad
esempio:
• La “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”;
• La “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”;
• Il “Patto internazionale dei diritti civili e politici”;
• “Trattato sull’UE” (firmato a Maastricht);
• La “Carta dei diritti fondamentali dell’UE” (Carta di Nizza).
I trattati internazionali sui diritti umani elencano diritti già noti e riconosciuti dal nostro ordinamento, ma prevedono
anche nuove libertà e diritti del nostro sistema non conosciute.
Le disposizioni di questi trattati sono direttamente invocabili anche davanti al giudice nazionale. I diritti della
personalità sono qualificati dai caratteri della:
o Necessarietà, in quanto competono a tutte le persone fisiche (si acquistano con la nascita e si perdono con la
morte);
o Imprescrittibilità in quanto il non uso non determina l’estinzione;
o Assolutezza in quanto implicano a tutti i consociati un dovere di astensione dal ledere l’interesse
sancito da detti diritti;
o Dalla non patrimonialità in quanto non suscettibili di valutazione economica;
o Dalla indisponibilità in quanto non sono rinunziabili.
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Il diritto impone a tutti i consociati l’obbligo di non attentare alla vita altrui!!!
Il diritto di nascere trova tutela piena nei confronti dei soggetti diversa dalla madre. Nei confronti
della madre occorre distinguere:
• Interruzione volontaria della gravidanza entro i primi 90 gg dal concepimento.
Essa è ammessa sia per motivi seri che comporterebbero un serio pericolo per la salute del nascituro sia per
motivi futili e capricciosi della madre.
• Interruzione volontaria della gravidanza dopo i primi 90 gg dal concepimento.
Essa può essere praticata solo quando la gravidanza comporterebbe un serio pericolo per la vita della donna.
Proprio per evitare che terze persone decidano sulla vita altrui si sta sempre più diffondendo il c.d. testamento biologico
nel quale il soggetto sottoscrive la propria volontà di essere assoggettato o meno a trattamenti sanitari volti a prolungare
la sopravvivenza.
Il diritto alla salute e all’integrità psico-fisica compete anche al nascituro (c.d. diritto di nascere sano).
Al di fuori dei casi eccezionali in cui risultino imposti per legge, gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono
VOLONTARI, cioè richiedono il consenso dell’avente diritto (c.d. PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE) che
potrebbe legittimamente opporre un rifiuto alle cure (per esempio per motivi religiosi).
Senza il consenso del paziente, il medico non può sottoporlo a cure mediche anche se il trattamento risulti necessario
per salvargli la vita.
Ma ci sono cmq dei limiti al principio di autodeterminazione, in quanto gli atti dispositivi del proprio corpo sono
consentiti purchè siano:
1) leciti cioè che non vadano contro la legge, il buon costume e l’ordine pubblico;
2) Che non cagionino una diminuzione permanente dell’integrità del soggetto (art 5 c.c.).
È consentito in deroga a quest’ultimo articolo anche se causa un danno all’integrità fisica:
- L’espianto di un rene;
- Interventi di modificazione dei caratteri sessuali.
Diritto al nome
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Il nome, costituito da prenome e cognome, svolge funzione di identificazione sociale della persona.
Il figlio legittimo assume il cognome del padre e il prenome attribuitogli alla dichiarazione di nascita.
I bambini non riconosciuti assumono il cognome e il prenome imposto dall’ufficiale di stato civile.
Illegittima risulta qualsiasi espressione di mancato rispetto dell’integrità morale della persona, manifestata direttamente
all’interessato o anche solo a terzi, attraverso parole, scritti, disegni gesti, caricature, suoni ecc.
Il diritto all’integrità morale del singolo cede di fronte al diritto all’informazione, e la notizia potrà essere
legittimamente pubblicata, quand’anche lesiva della reputazione, se esistono3 presupposti:
1) verità della notizia;
2) utilità sociale dell’informazione;
3) continenza espositiva cioè senza eccedere con i termini ma raccontando solo il fatto!!!
Diritto all’immagine
Il diritto all’immagine impone il divieto, a carico di terzi, di esporre, pubblicare o mettere in commercio ritratti altrui
senza il consenso dell’interessato.
È consentita la diffusione dell’altrui immagine, anche senza il consenso dell’interessato, per motivi di interesse
pubblico cioè quando la stessa è giustificata:
• da necessità di giustizia o di polizia (persona scomparsa o ricercata);
• per scopi scientifici o culturali;
• da cerimonie di dominio pubblico svoltasi in pubblico.
In ogni caso la pubblicazione dell’altrui immagine senza il consenso dell’interessato è vietata, ove rechi pregiudizio
all’onore, al decoro o alla reputazione della persona ritratta, divieto che cede di fronte al legittimo esercizio dei diritti
dell’informazione (di cronaca e critica giornalistica).
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Il diritto alla riservatezza è il potere dell’interessato di vietare ad altri di far conoscere vicende della propria vita privata,
anche se svoltesi al di fuori del recinto domestico, che non avessero un interesse pubblico apprezzabile.
Cioè l’intromissione nell’altri sfera privata, senza il consenso dell’interessato, è ammessa solo se la vicenda è di
interesse pubblico apprezzabile. (come il diritto all’immagine)
Il diritto alla riservatezza è riconosciuto dal nostro ordinamento dal “Codice in materia di protezione dei dati
personali”, che conta di 186 articoli e disciplina una materia molto complessa.
C) LA PERSONA GIURIDICA
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Per persona giuridica si intende un complesso organizzato di persone e di beni, per il conseguimento di uno scopo
permanente e di interesse collettivo, e viene riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico come soggetto di diritto e in
quanto tale è dotato di capacità giuridica e capacità di agire.
Lo Stato è la persona giuridica per eccellenza e da esso ricevono il riconoscimento le altre persone giuridiche, sia
pubbliche che private.
Pubbliche Private
Sono disciplinate dal diritto pubblico Sono disciplinate dal codice civile Sono
persone giuridiche pubbliche, oltre allo Stato, quelle che, come lo Stato, perseguono fini di interesse generale e
collettivo come per esempio gli enti pubblici territoriali ossia le Regioni, le Province e i Comuni e gli enti pubblici
economici come la Camera di Commercio, la Banca d’Italia l’ Inail e l’Inps.
Sono persone giuridiche private quelle che perseguono scopi che non rientrano nelle finalità proprie dello Stato.
Associazioni Fondazioni
Le associazioni hanno come elemento costitutivo prevalente un complesso di persone fisiche che perseguono un
interesse comune; i beni o il patrimonio costituisce solo il mezzo per arrivare allo scopo prefissato. (Associazione
Italiana Volontari del Sangue, le associazioni religiose ecc.)
Invece le fondazioni hanno come elemento costitutivo prevalente un complesso di beni, destinati ad uno scopo
determinato. In questo caso siccome l’elemento patrimoniale prevale su quello personale, le persone fisiche vengono
considerate solo come organi. (gli enti di ricerca, il premio Nobel)
Infine in relazione allo scopo che perseguono, le persone giuridiche possono essere:
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Sono a scopo economico quando perseguono fini di interesse economico (le S.p.a, la Banca d’Italia).
Enti a scopo economico possono essere:
- non profit cioè reinvestono il lucro o lo usano x altri scopi non lucrativi;
- con finalità egoistiche.
Sono a scopo ideale quando perseguono fini di altra natura per esempio culturale, religioso, benefici per esempio
l’Associazione Volontari del Sangue, le parrocchie, lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, che si propongono di
garantire il progresso e il benessere della collettività.
Tra gli enti privati senza finalità economica le legge annovera espressamente:
- le associazioni riconosciute e non;
- le fondazioni;
- i comitati;
- e le altre istituzioni di carattere privato (enti ecclesiastici civilmente riconosciuti).
Costituzione delle persone giuridiche
Per costituire una persona giuridica bisogna avere determinati requisiti di forma e di sostanza. I requisiti di
sostanza sono:
• una pluralità di persone soprattutto per le associazioni e un complesso di beni soprattutto per le fondazioni;
• uno scopo determinato, lecito e di interesse collettivo, tale da giustificare l’esistenza della persona
giuridica.
Sia le associazioni che le fondazioni private devono essere riconosciute dallo Stato ed essere trascritte nel pubblico
registro che ha sede nella prefettura in cui risiede la persona giuridica.
La vita e l’attività della persona giuridica sono regolate da una atto che si chiama statuto!!!
In mancanza di riconoscimento, a differenza delle associazioni, che possono operare come associazioni non
riconosciute, le fondazioni non possono operare come fondazioni non riconosciute se non nei casi espressamente
previsti dalla legge.
‘Quanto alle altre persone giuridiche, le società si costituiscono per contratto, e in particolare le società di capitali
acquistano la personalità giuridica mediante l’iscrizione nei pubblici registri delle imprese a seguito di un giudizio del
tribunale.’
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Capacità giuridica
In quanto soggetto di diritto anche la persona giuridica ha una propria capacità giuridica, anche se, ovviamente, più
limitata rispetto a quella della persona fisica.
La persona giuridica può per esempio essere titolare di alcuni diritti della personalità, per esempio il diritto al nome,
all’onore e all’integrazione.
Nazionalità e sede
La cittadinanza è un concetto riferibile alle persone fisiche.
Alle persone giuridiche per designare l’appartenenza ad uno stato, si usa il termine “nazionalità”. La nazionalità è
determinata dallo Stato che l’ha riconosciuta come persona giuridica.
La sede delle persone giuridiche è il luogo in cui essa svolge la sua principale attività.
(non esiste dimora e residenza: concetti propri delle persone fisiche)
L’estinzione
La persona si estingue per le cause previste dall’atto costitutivo o dallo statuto (ad es. per deliberazione assembleare,
per raggiungimento dello scopo, impossibilità della sua realizzazione, venir meno di tutti i suoi associati).
L’estinzione avviene per il venir meno dell’elemento fondamentale della Pers. Giur.(lo Scopo).
Per l’estinzione così come per la costituzione c’è bisogno di un provvedimento pubblico
(dichiarazione dell’autorità governativa).
Dopo questo provvedimento si passa alla fase di liquidazione.
Liquidato il patrimonio la persona giuridica cessa di esistere ➔ (estinzione)!!!
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I comitati
Il comitato è il gruppo delle persone che si propongono di raccogliere fondi x fare beneficenza.
Gli organizzatori sono responsabili verso i destinatari illimitatamente e solidalmente verso i destinatari delle offerte.
Anche il comitato è dotato di capacità processuale.
Il terzo settore
Il terzo settore è la realizzazione di attività di utilità sociale ad opera di enti senza fini di lucro (enti non profit) nei
settori dell’assistenza, della tutela dell’ambiente, della cultura, dell’arte ecc…
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I BENI
Capitolo 8
Abbiamo detto che i soggetti di un rapporto giuridico sono le persone fisiche o giuridiche, invece possiamo definire
come oggetti del rapporto giuridico i beni.
Infatti sono beni (art 810 c.c. libro III “Della proprietà”) le cose che possono formare oggetto di diritto. (in quanto
appropriabili e utilizzabili,e perciò possono avere un valore).
Una cosa per essere considerata un bene deve avere tre requisiti:
1. l’utilità cioè l’attitudine della cosa a soddisfare un bisogno dell’uomo;
2. l’accessibilità cioè la possibilità per l’uomo di conseguire una cosa ossia di averla materialmente;
3. la limitazione cioè l’esistenza della cosa in quantità inferiore ai bisogni.
Bene in senso economico è qualunque risorsa della natura utile per il processo produttivo.
I beni soddisfano i bisogni della persona umana e qualora siano posti in vendita diventano merci.
Per equiparazione poi ci sono dei beni, materialmente mobili, ma che vengono appunto equiparati ai beni immobili e
che sono sottoposti alla disciplina dei beni immobili.
Sono beni immobili per equiparazione:
• gli stabilimenti balneari;
• gli aerei che vengono registrati nel Registro Aeronautico Nazionale R.N.A.;
• le navi che vengono registrate nel Registro Navale Italiano RINA;
• le automobili che vengono registrate nel Pubblico Registro Automobilistico PRA.
Abbiamo detto che questi beni per equiparazione vengono equiparati ai beni immobili e quindi sono sottoposti alla loro
disciplina e quindi devono essere registrati e sottoposti alla visione di un notaio. Solo per le auto non c’è bisogno del
notaio.
Sono beni mobili per esclusione tutti gli altri beni.
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Si dicono beni materiali o corporali le cose che possiamo percepire con i nostri sensi (il gas, una casa, l’energia
elettrica, un animale ecc.).
Si dicono beni immateriali o incorporali le creazioni della mente umana, concepibili solo in astratto (per esempio le
opere di ingegno che sono tutelate dai diritti di autore, o gli strumenti finanziari come i Titoli di Stato o le obbligazioni).
La disciplina dei rapporti relativi ai beni materiali è contenuta nel Libro III del c.c. “della proprietà” Invece la disciplina
dei rapporti relativi ai beni immateriali è contenuta nel Libro V del c.c. “lavoro”.
I prodotti finanziari
Per prodotti finanziari si intendono tutte quelle forme di investimento di natura finanziaria che implicano un impiego
di risparmio in vista di un ritorno economico.
Es. gli strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni, Titoli di Stato ecc.
Frutti
I frutti sono beni che scaturiscono da altri beni.
I frutti possono essere:
naturali civili
Sono quei beni prodotti dalla Sono beni che scaturiscono per effetto
natura. di altrui godimento di un bene.
Esempio: le mele di un albero. Esempio: gli interessi che la
banca ti da per un prestito.
Universalità
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L’universalità è la pluralità di cose mobili che appartengono alla stessa persona ed hanno una stessa destinazione giuridica.
(i libri di una biblioteca) (art 816 c.c.)
di fatto di diritto
È costituita da più beni e È costituita da più beni, o anche
l’unificazione è opera del rapporti giuridici, ma l’unificazione è
proprietario. opera della legge che considera e regola
Esempio: la biblioteca con i suoi libri. unitariamente questi beni o rapporti.
Esempio: l’eredità.
Le pertinenze sono delle cose destinate in modo durevole al servizio o ad ornamento di un'altra cosa. (si pensi al
garage destinato al servizio di una casa)
L’azienda e il patrimonio
L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio di impresa, cioè per svolgere l’attività di
produzione o di scambio di beni o servizi.
Il patrimonio è il complesso di rapporti attivi o passivi facenti capo ad un soggetto, suscettibili di valutazione economica.
Pertanto qualunque soggetto ha un patrimonio anche se ha soltanto debiti, in quanto è soggetto passivo di rapporti
giuridici.
Beni pubblici
Beni pubblici
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I beni non demaniali appartenenti ad un ente pubblico territoriale si definiscono beni patrimoniali e possono essere:
• beni del patrimonio indisponibile e non possono essere oggetto di atti contrattuali e sono disciplinati dal
diritto pubblico;
• beni del patrimonio disponibili sono soggetti alle norme del codice civile.
Per fatto giuridico si intende qualsiasi evento cui l’ordinamento ricolleghi conseguenze giuridiche.
Si parla di fatti giuridici in senso stretto se le conseguenze sono ricollegate ad un qualsiasi evento indipendentemente se
a compierlo è stato l’uomo o meno.
(Es. Per mortis causa si apre la successione!!! Quindi non è importante se l’uomo è morto xkè è stato ucciso da un altro
uomo o se è morto x cause naturali, l’importante è che si sia verificato quell’evento).
Si parla invece di atti giuridici se la conseguenza è ricollegata a l’uomo che ha causato quell’evento.
(Es. tutti i reati)
Atti giuridici
Atti leciti Atti illeciti
Operazioni Dichiarazioni
Gli atti giuridici (cioè gli atti umani volontari e rilevanti per il diritto) si distinguono in:
• atti illeciti che producono la lesione di un diritto soggettivo altrui;
• atti leciti cioè conformi all’ordinamento. Gli atti
leciti si distinguono in:
o operazioni che consistono in modificazioni del mondo esterno (presa di possesso di una cosa)
o dichiarazioni che sono atti diretti a comunicare ad altri il proprio pensiero o la propria
volontà.
Le dichiarazioni si distinguono in:
- dichiarazioni di scienza quelle con le quali non si esprime una propria volontà, ma si
comunica ad altri di essere a conoscenza di un atto (confessione);
- negozio giuridico sono le dichiarazioni con le quali i privati esprimono la propria volontà di
regolare in un determinato modo i propri interessi!!!
Il negozio giuridico
Un negozio giuridico è una dichiarazione di volontà, dove vengono enunciati gli effetti che si intende perseguire, ed alla
quale l’ordinamento giuridico ricollega effetti giuridici conformi allo scopo voluto. (effetti che possono essere il
trasferimento della proprietà di un bene da una persona ad un'altra o la nomina di un erede)
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Il nostro ordinamento non gli dedica un apposita disciplina, nonostante la grande importanza del negozio giuridico.
Nel codice sono regolati il contratto, il matrimonio, il testamento e altre singole figure di negozio giuridico ma non del
negozio giuridico in generale!!!
N.B. non si deve confondere la nozione di parte con quella di persona… In quanto per parte si intende un “centro di
interessi”!!!
Perciò si può avere una sola parte ma costituita da più persone che abbiano lo stesso interesse!!!
Traslativi Abdicativi
Negozi di obbligazione che danno luogo alla nascita di obbligazioni;
Negozi di disposizione che comportano una immediata diminuzione del patrimonio;
• Negozi traslativi se attuano il trasferimento del diritto a favore di altri;
• Negozi abdicativi è la rinunzia cioè la dichiarazione unilaterale del titolare del diritto soggettivo,
diretta a dismettere il diritto stesso senza trasferirlo ad altri.
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Gli elementi accidentali si distinguono anch’essi in generali (es. condizione, il modo e il termine) e particolari
La dichiarazione
La volontà del soggetto diretta a produrre effetti giuridici dev’essere DICHIARATA cioè ESTERNATA,
MANIFESTATA!!!
A seconda dei modi con cui la dichiarazione avviene:
• Dichiarazione espressa (se fatta con parole, alfabeto Morse o cmq con qualsiasi mezzo che renda palese agli
altri il nostro pensiero);
• Dichiarazione tacita (o comportamento concludente) (se senza parlare ad esempio restituisco al mio debitore la
somma dovuta, manifesto tacitamente la volontà di estinguere quel debito).
La dottrina e la giurisprudenza negano valore al detto volgare “chi tace acconsente”!!!
La forma
La manifestazione o dichiarazione può avvenire secondo “libertà di forma”!!! (cioè ognuno sceglie le modalità di
manifestazione delle proprie volontà, in quanto il legislatore non impone rigidi formalismi per riconoscere gli atti dei
privati a parte qualche eccezione dove il legislatore impone che un determinato atto sia compiuto secondo determinate
forma solenni (es. matrimonio dove la volontà deve essere dichiarata per forma scritta o addirittura con atto pubblico)).
Non sono requisiti di forma né il bollo né la registrazione di un atto, in quanto l’inosservanza delle prescrizioni di bollo
non da luogo alla nullità del negozio ma solo ad una sanzione pecuniaria.
(Il bollo non è altro che un valore da versare all’erario.
Solo le cambiali e gli assegni bancari se non bollati al momento dell’emissione, non hanno efficacia di titolo esecutivo).
La pubblicità
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La pubblicità serve a dare ai terzi la possibilità di conoscere l’esistenza di un negozio giuridico. Abbiamo 3 tipi di
pubblicità:
1) la pubblicità-notizia serve solo per rendere conoscibile l’atto.
L’omissione di tale formalità da luogo SOLO ad una sanzione pecuniaria, ma l’atto è cmq valido ed efficace e
opponibile ai terzi (indipendentemente se ci sia stata o meno l’adempimento alla pubblicità-notizia);
2) la pubblicità dichiarativa serve per rendere l’atto opponibile ai terzi.
L’atto non reso pubblico non è opponibile ai terzi ma è cmq valido ed efficace tra le parti;
3) la pubblicità costitutiva, senza la pubblicità il negozio non è né opponibile ai terzi né valido e né efficace tra le
parti (es. l’acquisto della personalità giuridica nelle S.p.a.: la società acquista personalità giuridica con
l’iscrizione nel registro delle imprese).
PRESCRIZIONE E DECADENZA
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Capitolo 10
Computo del tempo
Se è fissato un termine di 5 gg da oggi per il compimento di un atto giuridico, secondo l’art. 2963 cod civ. non si conta
il giorno iniziale (cioè non è compreso nel conteggio) ma si conta quello finale.
Se il termine scade in un giorno festivo è prorogato al giorno seguente non festivo. Se il termine è
a mese, il termine scade nello stesso giorno del mese successivo. (Es. un termine inizia a decorrere
il 2 ottobre e scade il 2 novembre).
Se nel mese di scadenza manca il giorno corrispondente, il termine scade con l’ultimo giorno dello stesso mese.
(Es. un termine che inizia il 31 Gennaio scade il 28 febbraio)
La Prescrizione estintiva
La prescrizione estintiva produce l’estinzione del diritto soggettivo quando il titolare del diritto stesso non lo esercita per
un tempo determinato dalla legge.
In poche parole si estingue un diritto soggettivo per prescrizione quando il titolare non lo esercita per un periodo
determinato dalla legge.
La prescrizione estintiva è un istituto del diritto pubblico, pertanto le norme che regolano l’estinzione del diritto sono
inderogabili. (le parti non possono far altro che rispettare ciò che la legge dice)
Tutti i diritti sono soggetti a prescrizione estintiva ad esclusione dei diritti indisponibili (gli status personali, la potestà
dei genitori sui figli ecc in quanto costituiscono oltre che un potere anche un dovere per gli interessati) e di altri diritti
indicati dalla legge.
Non sono soggetti a prescrizione estintiva il diritto di proprietà e i diritti facoltativi (xkè il proprietario non perde mai la
facoltà di chiudere il proprio fondo).
La prescrizione estintiva inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto avrebbe potuto essere esercitato.
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Prescrizioni presuntive
Esse si fondano sulla presunzione che un determinato credito sia stato pagato o cmq estinto.
La legge trascorso un breve periodo (6 mesi, 1 anno o 3 anni secondo i casi art.2954, 2955, 2956) presume che il debito
relativo ai casi stabiliti dalla legge sia già estinto.
Pertanto trascorso il periodo il debitore è esonerato dall’onere di fornire la prova dell’avvenuta estinzione.
[Es. se il creditore abbia lasciato trascorrere imprudentemente il periodo di prescrizione presunta prima di pretendere il
pagamento. Se si va in giudizio e il debitore invoca la prescrizione presuntiva (no onere della prova e si presuppone
che quel debito sia stato già estinto), il creditore può cercare di vincere la causa solo ottenendo la confessione del
debitore che quel debito, in realtà, non è stato pagato, altrimenti il debitore è esonerato dal pagamento.]
Decadenza
La decadenza implica l’onere di esercitare il diritto soggettivo entro il tempo prescritto dalla legge!!
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Capitolo 11
Di regola, il soggetto che vuol far valere un proprio diritto da altri contestatogli, deve rivolgersi al giudice (art. 2907
c.c.).
Solo in casi eccezionali l’ordinamento giuridico ammette che il titolare di diritto soggettivo possa provvedere
direttamente alla sua tutela (c.d. autotutela).
(Esempi di autotutela sono: la legittima difesa, la difesa del possesso finché la violenza dell’aggressore è in atto).
Chiunque può chiedere giustizia al giudice, del pari, chiunque può difendersi in giudizio, in quanto la possibilità di
difendersi in giudizio costituisce diritto inviolabile.
Pertanto la Costituzione prevede che ai non abbienti siano assicurati i mezzi idonei per essere adeguatamente difesi
davanti a qualsiasi giudice.
La cosa giudicata
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La cosa giudicata, verificatesi determinate condizioni (decorso dei termini stabiliti dalla legge), non può più essere
impugnata dalla parti!!!
La sentenza, quindi, non può più essere modificata da altro giudice in quanto non può più essere sottoposta a giudizio
xkè già giudicata!!!
Il processo esecutivo
La forma più importante di processo esecutivo è l’espropriazione dei beni del debitore, la c.d.
esecuzione mediante espropriazione forzata.
In questo processo il bene o i beni colpiti vengono venduti ai pubblici incanti, e la somma ricavata ripartita tra i
creditori.
Il procedimento di espropriazione forzata ha inizio con il pignoramento dei beni cioè una volta individuati i beni
pignorabili (cioè tutti i beni intestati a te e quindi assoggettati ad azione esecutiva) si procede con la vendita.
Quando in giudizio le parti forniscono ricostruzioni diverse, il giudice, per poter definire una lite, è tenuto a scegliere
tra le contrapposte versioni.
Questa scelta ovviamente deve essere motivata dal giudice.
Nel giudizio civile sono le parti che devono preoccuparsi di indicare quali siano i mezzi di prova che portano al
giudice a definire una controversia.
Il giudice deve valutare se i mezzi di prova siano:
• Ammissibili cioè conformi alla legge;
• Rilevanti cioè che abbiano ad oggetto fatti che possano influenzare la decisione della lite. Il ogni caso il
GIUDICE DEVE MOTIVARE LA SUA DECISIONE!!!
(Es. chi invoca la stipulazione di un mutuo per pretendere la restituzione della somma mutuata ha l’onere di provare la
stipulazione del mutuo. Se non riesce a fornire la prova che ciò è avvenuto, il giudice deve respingere la domanda
anche se non è per nulla sicuro che il mutuo non sia stato effettivamente concesso).
I mezzi di prova
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Per mezzo di prova si intende qualsiasi elemento (ad es. un documento, una testimonianza, un ragionamento logico ecc)
idoneo a influenzare la scelta che il giudice deve fare, per stabilire quale, tra le contrapposte versione, sia +
convincente.
Il PRINCIPIO fondamentale delle prove raccolte in giudizio, è quello della loro LIBERA VALUTAZIONE da parte del
giudice cioè il giudice deve motivare xkè certi mezzi di prova siano stati ritenuti più convincenti rispetto ad altri.
Ci sono xò delle prove come gli atti pubblici che sono chiamate prove legali, la cui rilevanza è già determinata dalla
legge.
Le prove legali fanno piena prova cioè il giudice deve considerare senz’altro vere tali prove, non ha alcuna discrezione
nel valutarle!!!
La prova documentale
Per documento di prova si intende ogni cosa idonea a rappresentare un fatto (fatture, lettere, libri contabili ecc).
Fondamentale importanza hanno:
- L’atto pubblico;
- La scrittura privata.
L’atto pubblico è il documento redatto con particolari formalità (stabilite dalla legge) da un notaio o da un pubblico
ufficiale.
L’atto pubblico fa PIENA PROVA!!!
Le testimonianze
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La testimonianza è la narrazione fatta al giudice da una persona estranea alla causa in relazioni a fatti della causa stessa.
La prova testimoniale è considerata con certa diffidenza dal legislatore, sia per il rischio che la xsona sia interessata alla
causa, sia x il rischio di deformazioni inconsapevoli nello sforzo di ricordare avvenimenti del passato.
Le presunzioni
Per presunzioni si intende la conseguenza che la legge o il giudice trae da un fatto noto cioè provato per risalire ad un
fatto ignoto cioè non provato.
Cioè se è stata provata già una determinata circostanza (fatto-base), si considera provata anche un'altra circostanza,
anche se non provata.
(Es. dalla circostanza che sia decorso un certo periodo di tempo dal momento in cui si poteva pretendere il pagamento
dei debiti, si trae la conclusione che il debito sia stato già pagato o estinto, anche se manchino prove dirette del
pagamento)
La confessione
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La confessione è la dichiarazione, fatta da una parte, di fatti veri a se sfavorevoli e favorevoli per l’altra. (es. dichiaro
di aver ricevuto in mutuo 100 €).
Essa può essere:
- Giudiziale se resa in giudizio, in questo caso fa piena prova (cioè il giudice deve assumerlo x vero).
La confessione giudiziale può essere fatta:
o Spontaneamente;
o Mediante interrogatorio formale della parte su richiesta dell’altra parte.
- Stragiudiziale, se resa fuori dal giudizio al suo rappresentante o all’altra parte. La confessione
stragiudiziale deve essere provata. Se provata fa piena prova!!!
La confessione si dice qualificata quando la parte riconosce la verità di alcuni fatti, ma ne aggiunge altri. (es.
riconosco di aver ricevuto in mutuo 100 € , ma dichiaro di aver già restituito la somma).
In questo caso:
- Se la parte non contesta la confessione, essa fa piena prova nella sua integrità.
- Se l’altra parte contesta spetterà al giudice stabilire se e cosa deve essere presa per prova o meno.
Il giuramento
Il giuramento è un mezzo di prova per accertare la verità dei fatti nel corso di un giudizio civile. Il giuramento può
essere:
• Decisorio se decide definitivamente su una questione. Esso fa piena prova e può essere
richiesto solo ad iniziativa delle parti in lite.
• Suppletorio se richiesto ad iniziativa d’ufficio, cioè quando un giudice vuole accertarsi di un fatto rimasto
incerto, nonostante abbia prove rilevanti ma non del tutto convincenti.
Se la parte si rifiuta di giurare o non si presenta, senza giustificato motivo, la sua versione dei fatti non viene più
considerata vera dal giudice.
Se invece presta giuramento, il giudice deve definitivamente considerare vera la sua affermazione e decidere di
conseguenza.
Non si possono fornire prove contrarie. Si può soltanto denunciare in sede penale chi abbia eventualmente giurato del
falso chiedendo un risarcimento danni ma non una revocazione della sentenza.
Il giuramento non è ammissibile quando si tratti:
o Di diritti indisponibili;
o Di fatto illecito;
Di atto per cui è prevista la forma scritta a substantiam.
Capitolo 13
A) DIRITTI REALI
I diritti reali sono quei diritti che attribuiscono al titolare un potere che si esercita direttamente sulla cosa.
Essi sono diritti assoluti in quanto si possono far valere nei confronti di chiunque (erga omnes).
B) LA PROPRIETÀ
L’art. 832 cod. civ. a proposito del diritto di proprietà dice che:
“Il proprietario ha diritto di godere e disporre della cosa in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti stabiliti
dall’ordinamento giuridico”.
Analizziamo l’articolo:
La proprietà attribuisce al titolare:
• Il potere di godere del bene cioè il potere di trarre dalla cosa le utilità che è in grado di fornire
direttamente (abitando in un appartamento) o indirettamente (metterlo in locazione);
• Il potere di disporre cioè il potere di cedere ad altri, in tutto o in parte, il diritto sulla cosa (vendere la casa)
Il proprietario ha il potere di godere e di disporre del bene in modo pieno ed esclusivo:
- Pieno in quanto il proprietario può fare ciò che vuole del suo bene, persino distruggerlo;
- Esclusivo in quanto il proprietario può vietare ogni ingerenza o intromissione di terzi in ordine alle sue
scelte.
Ma ovviamente tutto e solo entro i limiti stabiliti dall’ordinamento giuridico!!!
La nostra Costituzione prevede la proprietà privata negli art. 42, 43, 44.
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Art. 42: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge” xciò non è consentito al legislatore ordinario di
eliminare l’istituto della proprietà privata.
Inoltre stabilisce che: “La proprietà privata, può essere nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo,
espropriata per motivi di interessi generali”.
Espropriazione e indennizzo
La Costituzione prevede che la posizione del privato possa essere sacrificata solo in presenza:
- di un interesse generale;
- di un indennizzo che compensi il privato per il sacrificio fatto nell’interesse della collettività.
Cosa si intende per espropriazione e per indennizzo?
Per espropriazione si intende il passaggio totale o parziale del diritto di proprietà dall’espropriato al beneficiario
dell’espropriazione.
L’indennità è il risarcimento che si da al privato x compensare il sacrificio fatto nell’interesse collettivo.
L’indennità xò non è sempre al valore di mercato (valore venale). Infatti
bisogna distinguere in caso di espropriazione:
- di un area non edificabile, l’indennizzo è pari al suo valore agricolo;
- di un area edificabile e di un costruzione legittimamente edificata, è pari al valore di mercato
- in caso di espropriazione parziale (servitù), l’indennizzo è apri all’entità del danno effettivamente
provocato.
N.B. l’espropriazione non sopprime il diritto di proprietà ma lo converte nel diritto ad una indennità!!!
La legislazione speciale (D.lgs) impone al proprietario, di beni di interesse culturale, una serie di limiti riguardanti sia il
potere di godimento sia il potere di disposizione.
La proprietà edilizia
Il cod. civ. per la proprietà edilizia detta una disciplina differenziata. L’attività di
trasformazione edilizia del territorio subordinata:
o al rilascio di un permesso di costruire, da parte del Comune;
o alla denunzia di inizio attività (c.d. D.I.A.) da presentare al Comune 30 gg prima dell’effettivo inizio dei
lavori.
La proprietà fondiaria
La proprietà fondiaria cioè la proprietà dei fondi o della terra si estende:
• In linea verticale, all’infinito sia nel sottosuolo che nello spazio aereo sovrastante.
Ma cmq il proprietario non può opporre a terzi attività, a una certa altezza o profondità, che non vanno a
ledere il proprio diritto di proprietà.
• In linea orizzontale, si estende entro i propri confini.
Il cod. civ. disciplina i c.d. rapporti di buon vicinato che dettano una serie di regole in materia di:
• Atti emulativi (art. 833);
• Immissioni (art. 844);
• Distanze (art.873, 878);
• Muri (art. 874);
• Luci e vedute (art. 900);
• Acque (art. 908).
Le immissioni
Per immissioni si intendono le propagazioni di fumo, calore o rumori provenienti da un fondo e che si propagano ai
fondi vicini.
Secondo il nostro ordinamento giuridico il proprietario non può impedire le immissioni derivanti da un fondo vicino,
purché queste non superino la normale tollerabilità, cioè non risultino superiori alla capacità di sopportazione dell’uomo
medio.
Distanze legali
Per evitare che costruzioni o piantagioni, posti troppo vicino al fondo altrui, possano causare danno, il nostro
ordinamento giuridico fissa delle distanza legali.
Per esempio per:
o le costruzioni la distanza deve essere non minore di 3 metri;
o per gli alberi di alto fusto la distanza deve essere non minore di 3 metri;
o per gli alberi di medio fusto la distanza deve essere di 1,50 cm;
o per le siepi di 75cm.
Luci e vedute
Le finestre sul fondo vicino possono essere di due specie:
• luci quando danno passaggio all’aria e alla luce ma non permettono di affacciarsi sul fondo del vicino;
• vedute invece quando permettono di affacciarsi e di guardare nel fondo vicino. Per quanto
riguarda le luci non è prevista alcuna distanza ma devono:
➢ essere costruite a una determinata altezza;
➢ essere munite di un inferriata idonea a garantire la sicurezza del vicino.
Per quanto riguarda le vedute invece possono costruirsi soltanto nei muri posti ad una determinata distanza dal confine
( 1,50 cm per vedute dirette; 75 cm per vedute laterali ).
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Per modi di acquisto della proprietà intendiamo i fatti giuridici che determinano l’acquisto della proprietà.
Essi si distinguono in modi di acquisto:
• a titolo derivato;
• a titolo originario.
A titolo derivato invece si intende quando l’acquisto avviene mediante trasferimento, di un diritto, da un soggetto ad
un altro.
A titolo originario significa che l’acquisto avviene con la nascita di un diritto nuovo.
Occupazione
L’occupazione è consiste nella presa di possesso di cose mobili che non sono in proprietà di alcuno. (Es. gli oggetti
depositati in discarica)
I beni immobili che non sono di proprietà di alcuno sono di proprietà dello Stato.
Invenzione
L’invenzione è il modo di acquisto originario della proprietà consistente nel ritrovamento di cose smarrite o nella
scoperta di un tesoro.
Per quanto riguarda le cose smarrite diventano proprietà del ritrovatore se entro un anno dalla pubblicazione del
rinvenimento il proprietario non si sia presentato a reclamare la scomparsa.
Nel caso in cui viene trovato il proprietario esso dovrà dare al ritrovatore 1/10 del valore del bene.
Nel caso in cui invece una persona scopre un tesoro in un terreno altrui, diventa immediatamente proprietario il
ritrovatore, ma solo per metà, perché l’altra metà spetta al proprietario del fondo.
Non si ha invece acquisto del tesoro quando le cose trovate presentino interesse storico, artistico o archeologico poiché
in questi casi esse appartengono allo Stato, mentre al proprietario del terreno e al ritrovatore è corrisposto un premio che
non può superare l’¼ del valore del ritrovamento.
Accessione
L’accessione è il modo originario di acquisto della proprietà, che consiste nell’unione del bene accessorio con il bene
principale, cioè il bene accessorio segue la sorte del bene principale.
Per esempio in caso di alluvioni si parla di un aumenti impercettibili di terreno e quindi chi ha avuto l’aumento non
deve pagare nulla a chi ha avuto una diminuzione!!!
Invece se si parla di avulsione vuol dire che c’è stato un aumento consistente del terreno di una persona e in questo caso
chi ha avuto un aumento dovrà pagare un indennità a chi ha avuto un decremento!!!
Se invece un fiume devia il suo fluire creandosi un nuovo letto e abbandonando quello vecchio (alveo abbandonato),
quel terreno ormai abbandonato diventa del demanio pubblico e cioè dello Stato!!!
Si parla di unione e di commistione quando più cose appartenenti a diversi proprietari si uniscono (Per esempio
quando vengono mescolati vini o vernici).
Nel caso di unione e di commistione ovviamente il proprietario della cosa principale oppure della cosa che fa da
ornamento all’altra ed è quindi di maggior valore diventa proprietario del tutto!!!
Ovviamente il proprietario del tutto dovrà dare un indennità al proprietario del bene secondario!!! Nel caso in cui
nessuna delle cose sia principale rispetto all’altra, la proprietà diventa comune!!!
Si parla invece di specificazione quando a una cosa materiale si unisce si aggiunge non un’altra cosa ma il lavoro!!!
Nel caso in cui il valore della manodopera sia > rispetto al valore della materia (si pensi alla costruzione di una statua in
marmo), proprietario diventa l’artista pagando un indennità al proprietario della materia;
Qualora il valore della materia sia > al valore della manodopera (si pensi alla lavorazione del diamante), proprietario
diventa il proprietario della materia pagando però il prezzo della manodopera.
Azione di rivendicazione
Presupposto di questa azione è che il proprietario sia stato privato del possesso della sua cosa che viene utilizzata
abusivamente da altri.
Con l’azione di rivendicazione il proprietario mira a far accertare il suo diritto di proprietà sopra la cosa posseduta o
detenuta da altri allo scopo di farsela restituire.
Azione negatoria
L’azione negatoria avviene quando il proprietario abbia motivo di temere pregiudizio sulla cosa di sua
appartenenza(usufrutto, servitù ecc.).
L’azione negatoria avviene quando il proprietario nega che altri possano accampare diritti su quel bene.
Quindi l’azione negatoria la fa il proprietario che è allo stesso tempo possessore del bene al contrario dell’azione di
rivendicazione dove il proprietario rivendica il possesso che è in mano altrui.
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A) LA SUPERFICIE
La superficie consiste nel concedere a terzi (a xsona # dal proprietario) il diritto di superficie. Il diritto consiste
cioè nel concedere:
• Il diritto di costruire al di sopra del suolo altrui, un’opera, di cui il superficiario acquista la proprietà a titolo
originario quando realizzata (c.d. proprietà superficiaria).
Il suolo cioè la nuda proprietà rimane cmq al concedente.
• La proprietà separata (c.d. proprietà superficiaria) di una costruzione già esistente di cui un terzo diviene
titolare.
La proprietà del suolo (la nuda proprietà) rimane sempre e cmq del concedente.
B) L’ENFITEUSI
L’enfiteusi consiste nell’attribuire all’enfiteuta (o utilista) l’obbligo di migliorare il fondo e di pagare al proprietario
della nuda proprietà un canone periodico, IN CAMBIO dello stesso potere di godere che spetta al proprietario.
Quindi l’enfiteuta (xsona a cui è concesso il fondo) può mutare la destinazione del suolo purché la migliori e non la
deteriori. (a differenza dell’usufrutto)
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Oggetto di usufrutto può essere qualunque specie di bene, mobile o immobile, con esclusione dei soli beni
consumabili (in quanto se utilizzati xdono la loro individualità. Es. cibo, una bevanda ecc).
Alla fine l’usufruttuario è tenuto a restituire il bene nello stesso stato in cui si trovava.
Diritti dell’usufruttuario
All’usufruttuario competono:
a) Il potere di godimento sul bene che implica:
- Il possesso della cosa;
- L’acquisto dei frutti naturali e civili della cosa.
b) Il potere di disposizione cioè il potere di cedere ad altri:
- Il diritto di usufrutto;
- Il godimento del bene. Cioè l’usufruttuario può concederla in godimento a terzi (locazione).
Ovviamente l’usufrutto si estinguerà egualmente al termine stabilito nel contratto, e in mancanza, con la morte del
primo usufruttuario. (in quanto la cessione non può danneggiare il nudo proprietario).
Obblighi dell’usufruttuario
L’obbligo fondamentale dell’usufruttuario è quello di restituire la cosa a termine del suo diritto, e quindi deve:
- Usare la diligenza del buon padre di famiglia nel godimento della cosa;
- Non modificare la destinazione.
Estinzione dell’usufrutto
Si verifica:
- Per scadenza del termine o per morte dell’usufruttuario;
- Per prescrizione estintiva ventennale;
- Per perimento totale della casa;
- Per abuso dell’usufruttuario del suo diritto (ad es. lasciando perire o deteriorare il bene per mancanza di
ordinarie riparazioni ecc)
Uso e abitazione
L’uso e l’abitazione sono tipi limitati di usufrutto.
o L’uso consiste nel diritto di servirsi di un bene limitatamente ai bisogni propri e della propria famiglia;
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o L’abitazione consiste nel diritto di abitare una casa limitatamente ai bisogni propri e della propria famiglia.
I diritti d’uso e di abitazione a differenza dell’usufrutto non possono essere ceduti a terzi. I due diritti si
estinguono con la morte del titolare.
D) LE SERVITÙ
La servitù prediale è un rapporto di servizio che consiste nella limitazione di un fondo, detto
servente, per l’utilità di un altro fondo, detto dominante, appartenente a diverso proprietario.
Principi generali
- La servitù può imporre al proprietario del fondo servente un dovere negativo. Pertanto le eventuali spese per il
mantenimento della servitù, si regola, sono a carico del proprietario del fondo dominante.
- Le servitù presuppone che i fondi appartengano a proprietari diversi;
- I fondi devono trovarsi in una situazione tale che fondo servente possa arrecare utilità al fondo dominante.
Costituzione
La costituzione della servitù può avvenire:
- Per obbligo di legge (c.d. servitù coattive);
- Per volontà dell’uomo: contratto testamento (c.d. servitù volontarie);
- Per usucapione;
- Per destinazione del padre di famiglia.
Il sacrificio che si impone al proprietario del fondo servente deve essere il minore possibile.
Servitù volontarie
Quando un fondo non si trova nelle condizioni sfavorevoli che giustificano la costituzione di una servitù coattiva, il
proprietario di esso potrà costituire una servitù mediante contratto volontario.
Il contratto deve farsi per iscritto ed è soggetto a trascrizione.
Esercizio della servitù
L’esercizio della servitù è regolato dal titolo (contratto, testamento, sentenza ecc) o dalla legge.
Si chiama modo (o modalità) dell’esercizio della servitù, l’elemento che determina come la servitù deve essere esercitata
(ad es. la servitù di passaggio: modo: a piedi, in auto ecc.).
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L’eventuale dubbio circa le modalità d’esercizio deve risolversi in base al principio secondo cui le servitù debbono
soddisfare il bisogno del fondo dominante con il minor aggravio del fondo servente. (c.d. PRINCIPIO DEL MINOR
MEZZO)
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LA COMUNIONE
Capitolo 15
La comunione avviene quando 2 o + persone esercitano congiuntamente il diritto di proprietà su un bene mobile o
immobile.
Quindi un diritto soggettivo può appartenere a più xsone, le quali sono comproprietari (o contitolari) di quel
diritto!!!
Il diritto di ciascuno dei comproprietari investe l’intero bene e non solo una sua parte. La comunione
può essere:
• Per quote;
• Senza quote (ad es. comunione legale fra coniugi).
Per la comunione per quote a ciascun contitolare spetta una quota ideale dell’intero bene.
Questa quota è disponibile e serve per misurare la il grado di diritti e obblighi che spettano a ciascun contitolare.
(es. Tizio e Caio sono titolari al 50% di un determinato bene, pertanto divideranno in parti uguali i loro frutti, ad es. i
canoni di locazione)
Ciascun comproprietario può effettuare le spese necessarie per la conservazione senza chiedere l’autorizzazione alle
altre parti, chiedendo dopo il rimborso delle spese.
Approvata una spesa dalla maggioranza, esse gravano su tutti i comproprietari (e non solo su quelli che l’hanno
approvata)!!!
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IL CONDOMINIO
Il condominio è una particolare forma di comunione.
Un condominio si ha quando in uno stabile ci sono 2 o + xsone che hanno la proprietà in via esclusiva di una o +
unità immobiliari, e che hanno in comune delle parti comuni.
Le parti comuni appartengono a tutti i proprietari esclusivi delle unità immobiliari in proporzione della loro quota
millesimale.
Il singolo condomino:
- Può far uso delle parti comuni, purché non ne alteri la destinazione o ne pregiudichi ad altri l’utilizzo;
- Deve contribuire alle spese necessarie x le parti comuni, in misura proporzionale alla propria quota.
- Non può disporre delle parti comuni!!!
L’assemblea è il luogo dove si discute i problemi di tutti i condomini e dove si prendono le decisioni, in base a
delle delibere, che riguardano la gestione e la manutenzione delle parti comuni.
Il regolamento condominiale regolamenta l’uso delle parti comuni e la ripartizione delle spese. È obbligatorio
quando ci sono più di 10 condomini.
Il regolamento può essere:
- Contrattuale se definito dal costruttore e può essere modificato all’unanimità;
- Assembleare se definito dall’assemblea e può essere modificato con maggioranza degli intervenuti che
rappresentino 50%+1 del valore dell’edificio.
La multiproprietà
È il potere di godimento che ha un multiproprietario su una unità immobiliare, ma solo per un determinato periodo
dell’anno. Per i restanti periodi spetta agli altri multiproprietari.
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IL POSSESSO
Capitolo 16
Una cosa è avere il diritto di godere e di disporre di una cosa (cioè averne la proprietà), un’altra cosa è il fatto di
godere e disporre effettivamente di quel bene (esercitare cioè quei poteri riconosciuti dalla legge al proprietario).
Normalmente il titolare del diritto (il proprietario) è anche colui che esercita effettivamente il potere di godere e
disporre della cosa. (es. Io godo – guidandola- e dispongo – vendendola - dell’autovettura di mia proprietà)
Può accadere che colui che, di fatto, esercita il potere di godere e di disporre della cosa sia una xsona differente dal
proprietario. (es. colui che mi ha rubato l’autovettura ne gode e ne dispone, come se fosse il proprietario)
Il possesso è il potere di godere e di disporre della cosa.(art.1040)
Oggetto del possesso sono le cose materiali non importa se allo stato solido, liquido o gassoso.
Può accadere che la proprietà e il possesso coincidano, ma può anche accadere che non coincidano. Quindi il possesso non è
un diritto ma una situazione di fatto, produttiva di effetti giuridici.
Ovviamente il proprietario ha sempre il diritto di rivendicare il bene di sua proprietà ma in possesso di altri.
Quindi sia il possesso pieno che la detenzione sono caratterizzati dalla disponibilità materiale del bene (elemento
oggettivo). Quello che li differenzia è il fattore psicologico cioè:
- nel possesso pieno il possessore, pur sapendo che la proprietà non è sua, esclude ad altri un diritto sulla cosa.
- Al contrario nella detenzione, il detentore riconosce ad altri il diritto di proprietà.
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La perdita del possesso la si ha quando viene mene uno degli elementi del possesso.
(Ad es. se abbandono il bene o se qualcuno si impossessa del bene senza o contro la mia volontà)
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L’accensione del possesso avviene quando una persona acquista il possesso a titolo particolare. Quindi il nuovo
possessore non avrà lo stesso stato psicologico di quello che glielo vende, in quanto acquista un nuovo possesso a
titolo particolare. (cioè il nuovo possessore potrà essere in buona fede anche se il vecchio possessore (dante causa)
era in mala fede. Non segue le sorti del dante causa!)
L’acquisto della proprietà in forza del possesso: la regola “possesso vale titolo”
Se acquisto un bene da chi non ne è il proprietario (ad es. da un ladro) (c.d. acquisto a non dominio), di regola, non ne
divento proprietario, in quanto chi me lo ha venduto non era legittimato a farlo.
Xò questa regola se fosse applicata rigorosamente, costituirebbe forti ostacoli x la circolazione della ricchezza. (xkè
prima di comprare qualcosa si dovrebbero fare molte verifiche per vedere se è legittimato a vendermi quella cosa)
Quindi ad esclusione dei beni immobili e dei beni mobili registrati, x beni mobili vale la regola “POSSESSO VALE
TITOLO”.
Pertanto chi acquista a non dominio (cioè da chi non è il proprietario), diventa proprietario del bene (art. 1153), purché:
- l’acquisto riguardi beni mobili NON registrati;
- l’acquirente possegga un titolo a tutti gli effetti valido, con l’unico vizio quello che colui che glielo ha venduto
non era legittimato a farlo;
- l’acquirente abbia acquistato anche il possesso e non solo il titolo.
(in quanto il legislatore tutela l’acquirente solo se è stata già effettuata la consegna, altrimenti il legislatore
tutela il possessore precedente.
Es. se il ladro mi ha venduto un bene che non mi ha ancora consegnato, nel conflitto fra il precedente
possessore e il nuovo acquirente il legislatore tutela il vecchio, se invece era stata effettuata la consegna allora
sarebbe stato tutelato il nuovo acquirente a non dominio)
- l’acquirente sia in buona fede nel momento in cui gli è stato consegnato il bene (cioè non sapeva che colui che
glielo ha venduto non era legittimato a farlo)
Se io acquisto un quadro in buona fede a non dominio, e nel contratto non c’è scritto che su quel quadro grava un
pegno, allora, non solo divento proprietario di quel bene ma contro di me non può essere fatta valere alcun pegno!!!
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Con l’usucapione possono essere acquistati solo la proprietà e i diritti reali di godimento ad esclusione dei diritti reali di
garanzia.
Possono essere sottoposti a usucapione tutti i beni materiali ad esclusione di quelli demaniali e del patrimonio dello
Stato.
Poi c’è l’usucapione abbreviato che oltre a questi presupposti concorrono altri presupposti.
Ad es. per i beni immobili il tempo che deve decorrere è di 10 anni, per i beni mobili registrati 3 anni e inoltre oltre
a quei 4 presupposti:
- il possessore deve vantare a suo favore un titolo valido a tutti gli effetti con l’unico vizio quello della non
legittimità di colui che glielo ha venduto;
- che l’acquirente abbia acquistato il bene in buona fede;
- e che sia stata effettuata la trascrizione.
Il termine per l’usucapione inizia a decorrere proprio dal giorno della trascrizione.
L’acquisto del diritto in forza di usucapione avviene nel momento stesso in cui matura il termine normativamente
previsto.
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L’azione di manutenzione
L’azione di manutenzione è concessa al possessore di un bene immobile, di universalità di bene mobile o di diritto reale
su bene immobile (quindi NON possessore di beni mobili) per reintegrare il possesso di un bene sottratto NON
violentemente e NON clandestinamente, o cmq per far cessare le molestie o turbative che si infliggono al possessore.
La legittimazione attiva spetta (a differenza dell’azione di reintegrazione) ai possessori:
- di beni immobili,
- di universalità di beni mobili
- di diritti reali su beni immobili. E
NON a possessori di beni mobili!!!
La legittimazione passiva spetta a colui che ha effettuato lo spoglio o abbia turbato il possessore. Anche la proposizione
dell’azione di manutenzione ha decadenza di 1 anno!!! Cioè decorso 1 anno dallo spoglio il legittimato attivo non può
più chiedere azione di manutenzione per riavere il bene sottratogli.
Azioni di nunciazione
Le azioni di nunciazione sono quelle azioni poste in essere dal proprietario o dal possessore di un bene al fine di
cautelare il proprio bene, in quanto mirano a prevenire un danno derivante dalla costruzione di nuove opere o da cosa
altrui.
Esse si distinguono in:
- denuncia di nuova opera: che spetta al proprietario o al possessore di un bene che abbia ragione di temere che
da una nuova opera, iniziata da meno di un anno e non ancora terminata, stia per causare un danno al proprio
bene;
- denuncia di danno temuto: che spetta al proprietario o al possessore di un bene nel caso in cui vi sia un
pericolo di un danno prossimo derivante da qualsiasi edificio, albero, o altra cosa senza che ricorra la nuova
opera.
Il giudice ricevuta tali denuncie provvederà di conseguenza con provvedimenti o x evitare il pericolo o x garantire ki
ha fatto la denuncia per eventuali danni.
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I DIRITTI DI CREDITO
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IL RAPPORTO OBBLIGATORIO
Capitolo 17
L’obbligazione (c.d. civile) è il rapporto tra un soggetto passivo (debitore) e un soggetto attivo
(creditore), dove il debitore è tenuto nei confronti del creditore ad una determinata prestazione.
Al debitore fa capo l’obbligazione (debito) al creditore fa capo il diritto di credito.
(es. nella compravendita il debitore è il compratore che deve dare una certa somma di denaro al creditore cioè il
venditore)
Il diritto di credito è un diritto nei confronti di un soggetto obbligato ad una determinata prestazione.
Il diritto di credito è un diritto relativo in quanto può essere fatto valere solo nei confronti del debitore (e non erga
omnes come i diritti reali).
Il debitore risponde dell’inadempimento delle obbligazioni (debiti) con il suo patrimonio personale presente e futuro.
(ad es. se il creditore ha diritto al pagamento di una somma di danaro, tramite l’esecuzione forzata potrà riavere l’importo
di cui era creditore rifacendosi sul patrimonio del debitore)
Obbligazione naturale
Alla nozione di obbligazione civile si contrappone la nozione di obbligazione naturale che si ha quando una
prestazione è dovuta solo per dovere morale o sociale.
A differenza di quella civile, il debitore dell’obbligazione naturale non è giuridicamente obbligato ad eseguire la
prestazione, MA se la esegue non può chiederne la restituzione (es. debito di gioco).
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I soggetti attivi e passivi del rapporto obbligatorio (debitore e compratore) devono essere determinati (ad es. venditore e
acquirente nell’obbligazione pecuniaria) o determinabili (si pensi ad es. all’ipotesi in cui prometto un premio per chi
ritrova il mio cane smarrito).
Obbligazioni plurisoggettive
È possibile che in un rapporto obbligatorio ci siano + creditori e/o + debitori (c.d. obbligazioni plurisoggettive).
L’obbligazione plurisoggettiva (pluralità di soggetti) ricorre in caso di:
• Obbligazione solidale:
- Passiva (+ debitori 1 creditore) quando ciascuno dei più debitori è obbligato ad effettuare, a favore del
creditore, l’intera prestazione.
L’esecuzione dell’intera prestazione di un debitore libera di conseguenza tutti gli altri debitori.
(es. se 2 coniugi contraggono un mutuo bancario, ciascuno è tenuto, nei confronti della banca, a
restituire la somma dovuta. La restituzione della somma mutuata effettuata da parte di uno dei 2
coniugi, estingue integralmente il credito della banca, determinando di conseguenza anche
l’estinzione dell’obbligo restitutorio da parte dell’altro coniuge).
- Attiva (+ creditori 1 debitore) ciascun creditore ha diritto nei confronti del debitore, all’intera
prestazione.
L’esecuzione dell’intera prestazione fatta dal debitore a favore di uno dei creditori estingue
l’obbligazione.
(es. se 2 coniugi sono cointestatari di un unico c/c bancario, ciascuno può prelevare l’intera somma
del conto. La prestazione effettuata dalla banca nei confronti di uno dei 2 coniugi libera la banca da
qualsiasi obbligo restitutorio nei confronti dell’altro coniuge).
• Obbligazione parziaria:
- Passiva ciascun dei più debitori è tenuti ad eseguire una parte solo dell’intera prestazione.
(es. se Tizio deve a Caio 100 e Tizio muore. Gli eredi di Tizio dovranno pagare a Caio una parte
dell’intero debito in proporzione alla loro quota ereditaria);
- Attiva ciascuno dei + creditori ha diritto a una parte soltanto dell’intera prestazione. (es. se Tizio deve
a Caio 100 e Caio muore. Gli eredi di Caio dovranno ricevere una parte dell’intera credito in
proporzione alla loro quota ereditaria).
(Per quanto riguarda l’obbligazione solidale passiva il creditore può rivolgersi per ottenere l’intera prestazione, ad un
qualsiasi coobbligati, ed esso è obbligato al pagamento.
Poi ovviamente il coobbligato che ha pagato al creditore l’intera somma di denaro potrà fare la c.d. azione di regresso
nei confronti degli altri coobbligati (cioè potrà richiedere agli altri coobbligati la parte di rispettiva competenza) )
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La prestazione
La prestazione cui è tenuto il debitore deve:
a) Essere suscettibile di valutazione economica;
b) Rispondere ad un interesse del creditore.
Le obbligazioni pecuniarie
L’obbligazione più diffusa è l’obbligazione pecuniaria, quella cioè in cui il debitore è tenuto a dare al creditore una certa
somma di denaro.
I debiti pecuniari vanno estinti mediante moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento.
Il debitore si libera dell’obbligazione pagando, alla, scadenza, la medesima quantità fissata in precedenza. (c.d.
Principio Nominalistico)
(ad es. se il compratore ha assunto a gennaio l’obbligo di pagare a dicembre 100 alla scadenza deve 100 e soltanto 100,
anche se nel corso del tempo sia variato il valore della moneta).
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Per le obbligazioni di valuta, cioè quelle aventi sin dall’inizio ad oggetto una somma di danaro, si applica il Principio
Nominalistico.
Le obbligazioni di valore sono quelle che avevano sin dall’inizio ad oggetto una prestazione # dalla somma di danaro,
rappresentando la moneta dopo un lasso di tempo solo un bene sostitutivo di una prestazione con # oggetto.
Per le obbligazioni di valore le prestazioni oggetto dell’obbligazione vengono quantificate in moneta e adeguata
all’indice ISTAT di variazione del costo della vita.
Gli interessi
Gli interessi vengono distinti in interessi:
- Corrispettivi in quanto corrispettivo per il godimento che il debitore ha del denaro del creditore (ad es. interessi
sui capitali concessi a mutuo);
- Compensativi, che sono quelli dovuti al creditore di obbligazioni di valore (ad es. al creditore di somme di
danaro a titolo di risarcimento danni, vanno aggravate di interessi per il mancato tempestivo ottenimento della
prestazione);
- Morativi che sono dovuti dal debitore in mora al creditore di obbligazioni aventi ad oggetto una somma di
danaro.
Essi rappresentano una sorta di risarcimento per il ritardo con cui il creditore riceve il pagamento dovutogli.
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Il contratto di cessione si perfeziona con l’accordo fra il creditore (cedente) e il terzo (cessionario). NON è richiesta
l’accettazione da parte del debitore (ceduto) ma deve essere avvisato.
Per il debitore non è richiesta l’accettazione in quanto per lui risulta indifferente pagare il creditore originario o un
terzo cessionario.
Se la cessione è avvenuta per estinguere un debito del cedente verso il cessionario allora può essere fatto:
➢ Pro solvendo (dove il cedente non si libera dell’obbligazione e dei suoi rischi finché il debitore non paga al
cessionario);
➢ Pro soluto (dove x per accordo tra cedente e cessionario, il cedente si libera dell’obbligazione e dei rischi
derivanti dalla possibile non solvenza del debitore, accollando così al cessionario tutti i rischi derivanti dalla
cessione del credito)
Quando la cessione è avvenuta per estinguere un debito del cedente verso il cessionario si presume che la cessione
avvenga pro solvendo, salvo diverso accordo.
Per quanto riguarda gli effetti del contratto di cessione, il credito viene trasferito dal cedente al cessionario, quindi
l’unica cosa che cambia nel rapporto di cessione è il soggetto attivo (che prima era il cedente ora con il contratto di
cessione è il cessionario).
La cessione per avere efficacia nei confronti del debitore ceduto, occorre che sia notificata, in modo che il ceduto paghi
al terzo cessionario e non al creditore originario (cedente).
(Di conseguenza se dopo l’avvenuto contratto di cessione, ma prima della notifica, il debitore paga al creditore
originario, non può essere tenuto a effettuare un secondo pagamento nei confronti del creditore attuale (cessionario),
salvo che non si provi, che nonostante la mancata notifica, il debitore ne era cmq a conoscenza dell’avvenuto contratto).
Il contratto di factoring
Il factoring è un particolare contratto di cessione di crediti.
L’impresa cliente cede al factor, in massa, i crediti vantati nei confronti di alcuni debitori, e in cambio il factor fa un
anticipazione finanziaria rispetto alla scadenza dei crediti ceduti di una parte dei crediti (es.80%).
Se alla fine tutti i crediti vanno a buon fine allora il factor restituisce la restante parte del credito (20%).
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Se al contrario i crediti non vanno a buon fine il factor restituisce i crediti al cliente (cedente) richiedendo la
restituzione dell’anticipazione ottenuta.
Per tanto il contratto di factoring si effettua quasi sempre pro solvendo (cioè il cedente non si libera dell’obbligazione e dei
suoi rischi finché il debitore non paga al cessionario(Factor))
La delegazione attiva
Il codice si occupa solo della delegazione passiva, ma esiste anche la delegazione attiva.
La delegazione attiva consiste in un accordo trilaterale tra creditore, debitore e un terzo, dove il creditore (delegante)
delega il debitore (delegato), a effettuare la prestazione al terzo (delegatario).
Differenza tra cessione di credito e delegazione attiva
A differenza della cessione di credito, in cui l’accordo è solo tra creditore (cedente) e il terzo (cessionario) mentre al
debitore bisogna solo notificare l’avvenuta cessione, nella delegazione attiva l’accordo è tra delegante, delegatario e
delegato, quindi il debitore è compreso nell’accordo.
Inoltre mentre con la cessione di credito si sostituisce il soggetto attivo, nella delegazione non si sostituisce ma si
aggiunge un nuovo creditore (il delegatario), in quanto il delegato diviene debitore non solo nei confronti del delegante
ma anche nei confronti del delegatario.
(es. Tizio creditore di Caio per 100, volendo gratificare il figlio Sempronio, si accorda con Caio e Sempronio affinché
Caio paghi 100 direttamente a Sempronio)
La Delegazione passiva
La delegazione passiva si distingue in:
➢ Delegazione a promettere;
➢ Delegazione a pagamento.
La delegazione a promettere consiste nell’accordo trilatero tra debitore, creditore e un terzo, dove il debitore (delegante)
delega il terzo (delegato) ad effettuare un determinato pagamento a favore del creditore (delegatario).
(es. Tizio debitore di Caio può accordarsi con Caio e Sempronio, nel senso che Sempronio paghi a Caio quanto allo
stesso è dovuto da Tizio). ➔ cambiale tratta!!!
Il fatto che il terzo (delegato) si assuma l’obbligo di pagare al creditore (delegatario), non libera il debitore (delegante)
dal debito originario. Infatti il delegante resta obbligato insieme al delegato finché il delegato non paghi quanto dovuto
al delegatario.
Se il delegato non paga al delegatario, quest’ultimo può chiedere al delegante di pagare quanto dovuto.
La delegazione a pagamento è invece + sicura in quanto consiste nell’accordo bilaterale tra debitore e un terzo (banca),
dove il debitore (delegante) delega il terzo (delegato che di solito è la Banca) a pagare a favore del creditore
(delegatario).
(È lo schema dell’assegno bancario con cui un cliente ordina la banca di eseguire il pagamento in favore de portatore
dell’assegno)
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A differenza della delegazione a promettere, la delegazione a pagamento ha funzione solutoria immediata cioè viene
subito pagata. (sempre ci sono soldi in banca)
L’espromissione
L’espromissione consiste in un accordo bilaterale tra creditore ed un terzo, dove il terzo (espromittente) si impegna a
pagare al creditore (espromissario) il debito del debitore originario (espromesso).
(si pensi ad es. al padre che si obbliga verso il creditore di pagare il debito del figlio)
L’elemento differenziale tra delegazione a promettere e espromissione è consiste nella spontaneità del terzo
(espromittente), cioè nell’assenza di delega da parte del debitore originario.
Il debitore originario (espromesso) e il terzo (espromittente) sono obbligati in solido nei confronti del creditore.
L’accollo
L’accollo consiste nell’accordo bilaterale tra debitore e terzo, dove il terzo (accollante) assume a proprio carico l’onere
di pagare al creditore (accollatario) il pagamento del debito del primo (accollato).
(es. nell’ipotesi di vendita di un immobile gravato da ipoteca, acquirente invece di pagare l’intero prezzo della casa, si
accolla l’obbligo di rimborsare il mutuo garantito da ipoteca gravante sull’immobile).
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L’ESTINZIONE DELL’OBBLIGAZIONE
Capitolo 20
L’adempimento
L’adempimento (o pagamento) consiste nell’effettiva realizzazione della prestazione dovuta.
Il legislatore stabilisce che, nell’adempiere l’obbligazione, il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia
(cioè deve curare l’adempimento con l’attenzione, e la prudenza del buon padre di famiglia).
Siccome il debitore è tenuto ad adempiere esattamente la prestazione dovuta, il creditore può, se vuole, rifiutare il
pagamento parziale.
Il debitore può chiedere, a proprie spese, che gli venga rilasciata la quietanza di pagamento, cioè una dichiarazione
scritta in forza della quale il creditore attesta di aver ricevuto l’adempimento.
Per quel che riguarda il destinatario dell’adempimento il debitore può eseguire il pagamento:
- direttamente al creditore.
- anziché al creditore ad una persona da lui indicata (es. la cassiera del supermercato).
Il debitore si libera altresì se paga, in buona fede, al creditore apparente cioè a colui che in base alle circostanze appare
essere il creditore (es. al commesso che si sia abusivamente seduto alla cassa del negozio).
Per quel che riguarda il luogo dell’adempimento, esso di regola è determinato nel titolo costitutivo del rapporto
(contratto, testamento ecc).
Se la prestazione dell’adempimento consiste nel trasferimento della proprietà della cosa, il debitore è tenuto alla
garanzia contro i vizi e l’evizione.
Limitazione all’uso dei contanti
Al fine di combattere il riciclaggio del denaro sporco e il finanziamento del terrorismo, il legislatore ha vietato il
trasferimento di denaro contante, quando il valore sia pari o superiore a 12.500 €.
I trasferimenti di importo superiore DEVONO essere effettuati solo tramite Banche, Poste, o istituti di moneta
elettronici.
Imputazione a pagamento
Se una persona che ha + debiti della medesima specie (per es. di denaro) verso la stessa persona, fa un pagamento che
non comprenda la totalità dei debiti, può importare sapere quale di quei debiti intende estinguere (ad es. per il calcolo
degli interessi).
La legge riconosce al debitore la facoltà di dichiarare, quando paga, quale debito intende estinguere.
La compensazione
Quando il soggetto creditore in un rapporto è, al tempo stesso, debitore di un altro rapporto, nei confronti della
stessa persona, i due rapporti si possono estinguere, in modo totale o parziale, senza bisogno di provvedere ai rispettivi
adempimenti, mediante compensazione tra i rispettivi crediti. (es. Tizio deve 100 € a Caio, e a sua volta Caio deve
50 € a Tizio, allora il rapporto di estingue per compensazione con il solo trasferimento di Tizio di 50 €)
La compensazione può essere:
- legale se stabilito dalla legge;
- giudiziale se stabilito da un giudizio e quindi da una sentenza;
- volontaria se stabilito dalle parti.
Per alcuni crediti stabiliti dalla legge non è possibile fare compensazione
(ad es. la compensazione non è ammessa tra obbligazioni civili e obbligazioni naturali, in quanto quella civile è
giuridicamente obbligatoria, quella naturale NO, è a discrezione del debitore cioè solo per un dovere sociale o
morale(debito di gioco)).
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La confusione
Qualora le qualità di creditore e di debitore vengano a trovarsi nella stessa persona l’obbligazione si estingue per confusione
(es. perché il creditore diventa l’erede del debitore o viceversa).
La novazione
La novazione è un contratto con il quale i soggetti di un rapporto obbligatorio sostituiscono un nuovo rapporto a quello
originario.
Si distingue tra:
- novazione soggettiva quando si sostituisce il debitore;
- novazione oggettiva quando si sostituisce l’oggetto (ad es. dovevo denaro, d’accordo con il creditore, dovrò
corrispondere una quantità equivalente di grano).
La remissione
La remissione consiste in un negozio unilaterale in forza del quale il creditore rinuncia, totalmente o parzialmente, al
proprio credito.
Essa produce effetto estintivo nel momento in cui la dichiarazione del creditore è comunicata al debitore. (ma vale solo
per quel debitore e solo per quel debito!!!)
L’impossibilità sopravvenuta
L’impossibilità originaria della prestazione non fa sorgere il rapporto obbligatorio. L’impossibilità sopravvenuta
determina, invece, l’estinzione qualora dipenda da causa non imputabile del debitore.
Per impossibilità sopravvenuta per impossibilità del debitore si intende quella situazione impeditiva dell’adempimento,
non prevedibile al momento del sorgere del rapporto obbligatorio, e non superabile con lo sforzo (esigibile) del
debitore.
Cioè purché si abbia “impossibilità sopravvenuta non imputabile al debitore” è necessario che la situazione
sopravvenuta impeditiva dell’adempimento, sia tale da non poter essere superata con lo sforzo del debitore.
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L’INADEMPIMENTO E LA MORA
Capitolo 21
L’inadempimento
Il debitore è tenuto ad eseguire esattamente la prestazione dovuta, se non lo fa incorre nell’inadempimento.
L’inadempimento lo si ha, di regola, quando è decorso il termine entro cui il debitore doveva effettuare l’adempimento
(cioè è già maturato).
Ma lo si può avere anche prima della scadenza del termine stabilito ad es. quando sia certo che il debitore non sarà in
grado di adempire (ad es. xkè ha già consegnato ad altri ciò che avrebbe dovuto consegnare a me)
La responsabilità contrattuale
Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuta al risarcimento del danno, se non prova che
l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione sopravvenuta, non imputabile al
debitore (cioè non derivante ad colpa del debitore).
Se l’inadempimento è determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile al debitore,
l’obbligazione si estingue e il debitore non è più tenuto ad adempiere.
Al contrario, se l’inadempimento è determinato da impossibilità derivante da causa imputabile ad debitore, allora, il
debitore è obbligato al risarcimento del denaro: la c.d. responsabilità contrattuale
(N.B. la responsabilità - impropriamente chiamata - contrattale non vale solo per i contratti ma per le obbligazioni in
generale qualunque essa sia (contratto, fatto illecito ecc)!!!
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Se al contrario il debitore NON ha impiegato la diligenza del buon padre di famiglia il debitore incorre nella
responsabilità per colpa (cioè per NON aver usato la diligenza, la perizia e la prudenza).
Quando il creditore pretende il risarcimento, esso ha l’onere di provare le singole voci di danno per le quali pretende il
risarcimento.
Infatti per poter procedere alla liquidazione devono essere accertati tutti gli elementi delle prove.
Per sfuggire a questo onere, il creditore può pattuire con il debitore, ex ante (cioè alla stipulazione del contratto) una
clausola penale:
- Dove si stabilisce forfettariamente una somma che il debitore dovrà al creditore in caso di inadempienza;
- Esonerando però il creditore dall’onere della prova.
Per le obbligazioni pecuniarie questa regola è derogata in quanto, dal giorno della scadenza di adempimento il debitore
che non ha pagato la somma dovuta è tenuto AUTOMATICAMENTE a pagare gli interessi di mora oltre al capitale
originario.(senza dover dimostrare nulla)
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Tuttavia se il creditore non si accontenta degli interessi di mora, ma sostiene di aver subito un
danno maggiore allora il creditore avrà l’onere di provare il maggior danno da lui supposto.
Il creditore ha il dovere di non aggravare il danno arrecatogli dall’inadempienza ma di limitare il danno.
(es. se il ritardo nella fornitura della materia prima provoca il blocco dello stabilimento del creditore, quest’ultimo ha
l’onere di procurarsi tempestivamente altrove la materia prima che gli occorre. Se così non facesse il creditore non può
pretendere dal debitore il risarcimento di tutti i danni che derivano da una scelta che è esclusivamente del creditore, in
quanto il creditore è obbligato a limitare il danno!!!)
La mora si ha automaticamente al solo verificarsi del ritardo imputabile al debitore (quindi senza intimazione) quando:
- L’obbligazione derivi da fatto illecito;
- Il debitore dichiari per iscritto di non voler adempiere all’obbligazione;
- L’obbligazione è a termine e la prestazione deve essere eseguita al domicilio del creditore;
- L’obbligazione pecuniaria nasce da una transazione commerciale (cioè tra imprese).
(es. se il debitore si presenta per eseguire il concerto, ma questo non si verifica per mancata organizzazione del
creditore, il debitore anche se non dovrà eseguire la prestazione dovuta, potrà pretendere il compenso, nella stessa
misura pattuita per l’ipotesi dell’esecuzione del concerto)
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Se il debitore non adempie alla prestazione dovuta, il creditore, dopo aver fatto accertare al giudice l’inadempimento, può
chiedere un processo esecutivo sui beni del debitore può chiedere cioè la
c.d. esecuzione o espropriazione forzata.
Cioè il creditore ha il diritto di far vendere i beni del debitore per soddisfarsi sul ricavato.
“Il debitore risponde dell’adempimento dell’obbligazione con tutti i suoi beni presenti e futuri”. Cioè tutti i beni del
debitore anche se acquistati successivamente al sorgere dell’obbligazione possono essere espropriati dal creditore. (art.
2740 c.c.)
Se vi sono + creditori che hanno ugual diritto di soddisfarsi con il ricavato dell’espropriazione per par condicio si
distribuirà in proporzione al credito di ogni creditore.
(es. se c’è un creditore di 100 e uno di 50, ma il ricavato dell’espropriazione dei beni del debitore è di 135, ciascuno dei
creditori subirà lo stesso sacrificio del 10% per par condicio, cioè il creditore di 100 avrà 90 e il creditore di 50 avrà 45)
Ad alcuni creditore la legge riconosce dei diritti di prelazione cioè la legge da + prevalenza ad un creditore rispetto ad
un altro nella divisione del ricavato dell’espropriazione.
(es. il creditore di 100 possedendo un diritto di prelazione riceverà 100 invece il creditore di 50 la restante parte cioè
35)
Il privilegio
Il privilegio è la preferenza che la legge fa su un creditore detto privilegiato.
I privilegi non sono pattuiti dalle parti come nel caso del pegno o dell’ipoteca, ma sono tipizzati dalla legge stessa
infatti sono:
• Privilegi generali che riguardano tutti i beni mobili del debitore e non sono opponibile ai terzi (se cioè il
debitore aliena i beni mobili il creditore non potrà agire per riaverli);
• Privilegi speciali che si ha su determinati beni sia mobili, sia immobili costituisce un diritto reale di garanzia
cioè è opponibile ai terzi (se cioè il debitore aliena i beni mobili il creditore POTRA’ riaverli indietro)
Ordine di preferenza
Di regola il pegno è preferito al privilegio speciale sui mobili. Il
privilegio speciale sugli immobili è preferito all’ipoteca.
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Pegno ed ipoteca sono funzionali ad assicurare al creditore il soddisfacimento del proprio credito.
La legge vieta il patto commissario cioè il patto secondo il quale viene stabilito ex ante, che in mancanza del pagamento
del credito, la proprietà della cosa, data in pegno o in ipoteca, passerà automaticamente al creditore.
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B) IL PEGNO
Il pegno è un diritto reale su beni mobili (non registrati) del debitore o di un terzo. Il creditore
costituisce il pegno a garanzia del proprio credito.
Oltre ai beni monili non registrati possono essere concessi in pegno: crediti e universalità di mobili.
Scaduta l’obbligazione, se il debitore non adempie spontaneamente, il creditore per conseguire quanto gli è dovuto,
può far vendere coattivamente il bene su cui grava il pegno.
Il pegno attribuisce al creditore il diritto di prelazione sugl’altri creditori e il diritto di sequela.
(La cauzione è un pegno irregolare a garanzia del creditore. Se il debitore non paga il creditore compensa l’inadempienza
con la cauzione)
Il pegno (regolare) può essere costituito mediante accordo contrattuale tra debitore e creditore. Per attribuire il
diritto di prelazione e il diritto di sequela (l’opponibilità a terzi) il contratto deve:
- Essere per iscritto;
- Deve contenere il credito garantito e il suo ammontare e anche il bene su cui grava il pegno;
- Deve avere data certa.
Fondamentale è che per la costituzione del pegno il possesso della cosa passa al creditore cioè la cosa oggetto del pegno
deve essere consegnata al creditore, che non potrà né godere né disporre della cosa, in quanto dovrà riconsegnare il bene
oggetto del pegno una volta che il debitore abbia pagato quanto dovuto.
Se il debitore non paga il creditore può chiedere la vendita del bene oggetto del pegno o può chiedere che quel bene gli
venga assegnato.
Ovviamente se il bene oggetto del pegno ha un valore superiore a quanto il debitore dovrebbe dare, il creditore dovrà
dare al debitore la somma eccedente il suo credito.
(es. se il valore del bene è di 100 ma il creditore ha diritto a solo 80, il creditore per ottenere la proprietà del bene dovrà
dare al debitore 20)
C) L’IPOTECA
L’ipoteca (come il pegno) è un diritto reale di garanzia che attribuisce al creditore il diritto di prelazione e il diritto di
sequela.
L’ipoteca (come il pegno) grava su beni determinati (non sono ammesse ipoteche o pegni generali). La differenza sta
nell’oggetto e nel possesso!!!
Per costituire un ipoteca è necessaria la pubblicità, cioè si costituisce mediante trascrizione nei pubblici registri
immobiliari, in modo che tutti possano sapere se su quel bene grava un ipoteca o meno.
Pertanto l’ipoteca si costituisce SOLO dopo che l’iscrizione sia stata effettivamente eseguita c.d. funzione costitutiva!!!
Ipoteca legale
L’ipoteca legale attribuisce a determinati creditori il diritto di ottenere UNILATERALMENTE, e perciò senza o anche
contro la volontà del debitore, L’ISCRIZIONE DELL’IPOTECA.
L’ipoteca legale spetta:
1) All’alienante (cioè al venditore) di immobili a garanzia dell’adempimento di pagare quanto dovuto; ➔ ipoteca
dell’alienante
2) Ai coeredi, ai soci o cmq ai condividenti di beni immobili a garanzia del pagamento agli altri condividenti
della quota che non gli spetta. (ad es. xkè un condividendo ha ricevuto un immobile di valore superiore alla
quota che gli spetta, xtanto egli deve pagare agli altri condividenti la somma eccedente la sua quota) ➔ ipoteca
del condividente
Sia l’ipoteca dell’alienante che quella del condividente sono iscritte d’ufficio (dal responsabile dell’Agenzia del
Territorio), nel momento in cui avviene la trascrizione dell’alienazione o della divisione.
Ipoteca giudiziale
Se il creditore riesce ad avere una sentenza che condanni il debitore a pagargli una somma di denaro, o cmq di
adempiere ad un’altra obbligazione, il creditore ha il diritto di ottenere, anche unilateralmente, l’iscrizione dell’ipoteca
su un qualsiasi bene immobile del debitore.
Ipoteca volontaria
L’ipoteca volontaria può essere iscritta in forza di un contratto o anche di una dichiarazione unilaterale scritta di volontà
del debitore.
Grado dell’ipoteca
Ad ogni ipoteca, al momento dell’iscrizione nei pubblici registri, viene assegnato un numero d’ordine o grado
dell’ipoteca.
Se su uno stesso bene gravano + ipoteche, in caso di inadempimento del debitore, prevale l’ipoteca che è stata registrata
per prima, cioè quella che ha il grado di ipoteca minore.
(es. se su un immobile gravano 2 ipoteche, una a favore di Tizio di 100 iscritta nel 2005 e che ha grado 1 dell’ipoteca, e
un’altra a favore di Caio di 70 iscritta nel 2006 che grado 2 dell’ipoteca, e l’immobile è venduto all’asta per 100, il solo
Tizio si può soddisfare in quanto ha numero d’ordine inferiore).
È possibile che 2 xsone si presentino contemporaneamente per l’iscrizione dell’ipoteca, in questo caso viene assegnato
uno stesso numero d’ordine, e in caso di inadempimento i creditori concorreranno in proporzione ai rispettivi crediti.
Non è vietato lo scambio di grado tra creditori ipotecari, purché esso non leda i creditori aventi gradi successivi.
(es. su un bene ci sono 3 ipoteche, la prima di Tizio di 100, la seconda di Caio di 200, la terza di Sempronio di 300.
Tizio può scambiare il proprio grado con Caio e anche con Sempronio, ma in quest’ultimo caso Sempronio potrà far
valere la sua ipoteca di 1° solo per un importo di 100. Non può far valere l’ipoteca di 300 altrimenti lederebbe Caio)
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L’iscrizione è l’atto con cui l’ipoteca prende vita. Ha funzione costitutiva e si esegue presso l’Agenzia del Territorio
del luogo in cui si trova l’immobile.
L’annotazione serve a rendere pubblico il trasferimento dell’ipoteca a favore di un’altra persona (ad es. per scambio di
gradi). Anch’essa ha funzione costitutiva.
L’iscrizione dell’innovazione conserva il suo effetto per 20 anni dalla sua data.
La rinnovazione serve ad evitare che si verifichi l’estinzione: essa deve eseguirsi prima che i 20 anni dall’iscrizione
siano decorsi.
Trascorsi 20 anni il creditore può effettuare una nuova trascrizione ma ovviamente avrà un grado superiore nel caso in
cui durante i 20 anni altri creditori abbiano ipotecato quel bene.
Inoltre se il bene che era soggetto a ipoteca durante i 20 anni viene venduto a terzi, e non effettuo la rinnovazione entro
20 anni, io non potrò più effettuare un ipoteca su quel bene xkè proprietà di terzi.
La cancellazione estingue l’ipoteca e vi si ricorre di regola quando il credito è estinto o quando il creditore rinunzia
all’ipoteca.
Il terzo acquirente
Il terzo acquirente è quella persona che acquista, dopo l’iscrizione, il bene gravato da ipoteca.
Il creditore che ha iscritto l’ipoteca sul quel bene, avendo il diritto di sequela può chiedere l’esecuzione forzata anche
al terzo acquirente, se il suo credito non viene pagato.
La differenza tra terzo datore d’ipoteca e terzo acquirente è che il terzo datore ha dato vita all’ipoteca, il terzo
acquirente invece è esposto all’espropriazione solo per il fatto di aver acquistato un bene gravato da ipoteca e pertanto
egli può evitare l’espropriazione pagando il credito.
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L’azione surrogatoria
In teoria i creditori non hanno diritto di sostituirsi al debitore per l’amministrazione del proprio patrimonio.
Ma nel caso in cui il debitore trascura gli atti che possono incidere positivamente sul patrimonio dello stesso (ad es. non
riscuotendo un credito) facendo diminuire così la garanzia generica del creditore (il patrimonio su cui si può rifare il
creditore), la legge consente al creditore di surrogarsi (sostituirsi) al debitore inattivo per esercitare in nome e per conto
suo, A SUO VANTAGGIO (cioè a vantaggio del debitore), i diritti e le azioni che gli spettano.
Il creditore non fa altro che fare tutti gli atti che servono per conservare e migliorare le garanzie del proprio credito. c. d.
Azione surrogatoria
Legittimato attivamente è il creditore.
I diritti per i quali il creditore può surrogarsi al debitore sono SOLO i DIRITTI PATRIMONIALI
cioè quelli che formano la garanzia generica.
L’azione revocatoria
Se il debitore compie atti che diminuiscano il suo patrimonio fino a renderlo insufficiente a garantire tutti i
creditori, a ciascun creditore è concesso il rimedio dell’azione revocatoria.
Legittimato attivamente a proporre l’azione revocatoria è il creditore. Per
l’attuazione dell’azione revocatoria si richiedono dei presupposti:
• Un atto di disposizione ossia un atto del debitore che modifica la sua situazione patrimoniale
(es. vendita di un immobile);
• Un pregiudizio per il creditore, consistente nel fatto che, come conseguenza di quell’atto di disposizione
compiuto, il patrimonio del debitore risulta insufficiente a garantire tutti i creditori;
• La consapevolezza del debitore di nuocere ai creditori con la diminuzione della loro garanzia generica.
L’onere di provare questa consapevolezza spetta a chi ha proposto l’azione revocatoria.
L’azione revocatoria NON ELIMINA L’ATTO DI DISPOSIZIONE e non ha effetto restitutorio del bene dal terzo
acquirente al debitore originario ma consente al creditore che abbia agito di promuovere nei confronti del terzo
acquirente quelle stesse azioni conservative o esecutive sul bene revocato. (come se il bene non fosse mai uscito dal
patrimonio del debitore).
Il sequestro conservativo
Il sequestro conservativo è una misura preventiva e cautelare che il creditore può chiedere al giudice, quando ha fondato
timore di perdere le garanzie del proprio credito (ad es. xkè ritiene che il debitore stia per alienare cioè vendere
quell’immobile).
Il sequestro ha come scopo quello di impedire la vendita o il danneggiamento da parte del debitore dei beni sequestrati.
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I CONTRATTI IN GENERALE
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IL CONTRATTO
Capitolo 25
Il contratto è la figura + importante del diritto privato e in particolare del negozio giuridico.
Art. 1321: “ Il contratto è l’accordo di 2 o + parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico
patrimoniale”.
Attraverso il contratto i privati possono scambiare beni e servizi.
Il contratto quindi serve per realizzare determinati interessi delle persone producendo effetti giuridici (cioè costituendo
regolando o estinguendo rapporti giuridici patrimoniali).
Gli effetti giuridici prodotti dal contratto possono riguardare sia i diritti reali (es. il trasferimento della proprietà) sia rapporti
obbligatori (es. il contratto di lavoro subordinato).
Il contratto è un negozio, ossia una manifestazione di volontà cioè un accordo tra 2 o + persone che intendono produrre
determinati effetti giuridici.
(es. la vendita esige che il venditore voglia vendere la sua proprietà a un determinato prezzo, e il compratore voglia
acquistare quel bene, impegna dosi a pagare il prezzo)
Il contratto è un negozio giuridico, al pari di moltissimi altri (il matrimonio, il testamento ecc). Sappiamo che il cod.
civ. non detta una disciplina per il negozio giuridico, nonostante la sua importanza, mentre detta numerose
norme per i contratti in generale, le quali fungono da riferimento per la disciplina del negozio giuridico.
Quindi l’autonomia contrattuale dei privati (art 1322 cod. civ.) non è limitata alla determinazione del contenuto ma si
estende alla creazione di modelli di contratto “nuovi”, in quanto non previsti dal legislatore, ma che sono meritevoli di
tutela dell’ordinamento.
(es. di contratto atipino è il contratto di leasing o di sponsorizzazione)
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La proposta perde automaticamente efficacia se prima che il contratto si concludi, il proponente muore o diventa
incapace.
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Il proponente può anche precludersi la possibilità di revoca, dichiarando che la proposta è irrevocabile. (xtanto se il
proponente revoca questa proposta, essa non ha efficacia in quanto è irrevocabile e xtanto l’accettante può concludere
il contratto).
L’offerta al pubblico
Un particolare tipo di proposta è l’offerta al pubblico cioè una proposta contrattuale indirizzata a destinatari
indeterminati che permette la conclusione del contratto con la dichiarazione di accettazione del soggetto interessato.
L’offerta al pubblico deve contenere gli estremi essenziali del contratto. Anch’essa
può essere revocata come ogni altra proposta contrattuale.
Ma a differenza della revoca di un proposta ad un soggetto determinato, la revoca dell’offerta al pubblico è efficace
anche in confronto di chi, essendo in precedenza venuto a conoscenza dell’offerta, non sia venuto a conoscenza della
revoca.
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A) IL PROBLEMA IN GENERALE
Il contratto stipulato da un soggetto incapace di agire o da un soggetto la cui volontà risulta viziata è annullabile.
Per avere un contratto c’è bisogno della volontà contrattuale cioè la volontà delle parti.
Xò la volontà può essersi formata in maniera anormale, per l’influenza di elementi perturbatori i quali abbiano
indotto il soggetto a porre in essere un atto che altrimenti non avrebbe compiuto.
I vizi della volontà sono:
• L’errore;
• Il dolo;
• La violenza.
Qualsiasi negozio (compreso il contratto) consiste in una manifestazione della volontà delle parti. Può verificarsi che la
dichiarazione non risulti conforme alla volontà del dichiarante per cause varie (ad es. per distrazione).
B) ERRORE
L’errore consiste in una falsa rappresentazione della realtà. (ad esso è equiparata l’ignoranza) L’errore può essere:
• Errore ostativo;
• Errore – vizio.
L’errore ostativo è l’errore che cade sulla dichiarazione cioè quando c’è divergenza tra volontà e dichiarazione. (es.
volevo scrivere 100 e ho scritto 1000 per distrazione)
L’errore - vizio della volontà è invece una sbagliata valutazione delle circostanze da parte del dichiarante di quel
negozio, cosicché la volontà espressa risulta viziata dall’errore del dichiarante.
Il contratto viziato da errore di una delle parti è annullabile ma a condizione che l’errore sia:
• Essenziale;
• Riconoscibile dall’altro contraente.
Essenziale cioè che l’errore è stato l’elemento determinante che ha portato il contraente a concludere il contratto (cioè
che ha determinato il consenso).
L’errore è essenziale quando cade (art 1429):
- sulla natura del negozio (es. credo di dare una cosa in locazione, mentre il contratto è di enfiteusi);
- sull’oggetto del negozio cioè lo scambio dell’oggetto (es. credo che siano viti gli oggetti che voglio comprare
invece sono chiodi);
- su una qualità della cosa che costituisce oggetto determinante del negozio (es. si scambia un cavallo da corsa
per un cavallo da tiro);
- sulla persona che è determinante in quel negozio (es. non è indifferente se ad eseguire un intervento chirurgico
sia un noto chirurgo o un chirurgo principiante. In quanto il noto chirurgo è stato l’elemento determinante che
mi ha portato a concludere quel contratto).
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- sulla quantità per errore di calcolo. (In questo caso non da luogo all’annullabilità ma a una semplice rettifica
del negozio);
- anche il contratto con un errore di diritto, cioè un errore derivante dalla non conoscenza di una norma, la cui
corretta conoscenza mi avrebbe indotto a compiere scelte #, può essere annullato.
(es. è annullabile il contratto di acquisto di un suolo su cui intendo costruire non sapendo che su quel terreno
c’è il divieto di costruzione. In questo caso io non intendo affatto sottrarmi alla legge ma ritengo che se avessi
saputo la situazione giuridica di quel suolo sicuramente non lo avrei comprato in quanto il mio intento
principale era costruirci sopra).
Il contratto è annullabile se l’errore di diritto è stato ragione unica o principale del contratto.
L’errore si considera riconoscibile, quando la controparte, usando la normale diligenza, avrebbe potuto accorgersene.
C) IL DOLO
Il dolo inteso come inganno può essere:
• Dolo determinante è quell’inganno determinante che ha portato la vittima a stipulare l’atto, che se non fosse
stata ingannata, non avrebbe concluso.
• Dolo incidente si limita ad incidere sulle condizioni del contratto cioè non è stato determinate per la
stipulazione del contratto in quanto l’avrebbe cmq concluso, ma avrebbe preteso condizioni + favorevoli (-
onerose).
Il dolo determinate è annullabile, il dolo incidente invece comporta il risarcimento del danno da chi lo ha compiuto.
Entrambi le parti hanno l’obbligo dell’informazione di tutti i fatti inerenti a quel negozio.
Sono annullabili tutti quei negozi in cui una delle parti non agisce in buona fede non informando l’altra parte dei
possibili rischi. (es. colui che stipula un’assicurazione sulla vita tace di essere affetto da una grave malattia)
D) VIOLENZA
La violenza psichica consiste nella minaccia rivolta ad una persona allo scopo di indurlo a concludere un contratto.
La violenza fisica invece avviene quando una persona con la forza ti costringe a concludere un contratto.
La differenza tra violenza fisica e violenza psichica è che nella violenza fisica la volontà della vittima è del tutto
mancante, invece nella violenza psichica la volontà non manca, è solo viziata, in quanto la vittima della violenza
psichica può scegliere se subire la minaccia rifiutando di concludere il contratto o concludere il contratto evitando di
subire la minaccia.
Pertanto se un negozio in generale si è concluso a causa:
- di una violenza fisica esso è nullo;
- di una violenza psichica esso è annullabile.
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Per i negozi giuridici in generale per “forma” si intende la modalità di espressione della volontà individuale.
Per quanto riguarda il contratto la forma è tra i requisiti del contratto solo nell’ipotesi in cui essa è richiesta dalla legge,
pena la nullità.
Quindi se ne deduce che se la legge non impone esplicitamente il rispetto di una determinata forma le parti possono
adottare qualsiasi modalità di forma cioè di espressione della volontà
(ad es. scrivendo, parlando, esprimendosi a gesti ecc…).
Quando xò la legge impone una determinata forma si deve rispettare, pena la nullità del contratto.
(es. la legge impone una forma scritta (scrittura privata o atto pubblico) nel caso di contratti immobiliari).
Le forme convenzionali
Il cod. civ. ammette che le parti possano con apposito accordo scritto, pattuire di adottare una determinata forma per
la conclusione di un contratto.
(es. nel corso di una trattativa complessa, per evitare futuri equivoci o contestazioni circa l’avvenuta o meno formazione del
contratto, possono pattuire che il contratto dovrà essere concluso per iscritto).
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LA RAPPRESENTANZA
Capitolo 29
È possibile che in un contratto la volontà contrattuale è espressa non direttamente dall’interessato ma da un terzo
appositamente incaricato chiamato rappresentante.
La rappresentanza è l’istituto per cui un soggetto (rappresentante) è attribuito (dalla legge o dall’interessato) un apposito
potere di sostituirsi ad un altro soggetto (rappresentato) nel compimento di sue attività.
Viene chiamato rappresentante diretto se il rappresentante compie atti in nome e per conto del rappresentato.
Viene chiamato rappresentante indiretto quella persona che agisce nell’interesse altrui (ad es. acquista per altri) ma non
dichiara di agire in nome altrui (cioè colui che agisce in conto altrui ma non in nome altrui).
Una persona per agire, efficacemente e validamente in nome altrui, deve averne il potere.
Il potere rappresentativo può essere affidato dalla legge (rappresentanza legale) o essere conferito dal soggetto
interessato (rappresentante volontario).
La procura è un negozio unilaterale cioè è sufficiente una dichiarazione dell’interessato per conferire il potere di
procura al procuratore.
Una volta sottoscritta la procura spetterà poi al procuratore compiere concretamente con la sua diligenza gli atti che per
lui risultano più convenienti.
Per effetto della rappresentanza le conseguenze dell’atto compiuto dal procuratore si
ripercuoteranno direttamente sul rappresentato.
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La procura può riguardare un solo affare o + affari determinati (procura speciale) o può riguardare tutti gli affari del
rappresentato (procura generale).
Sia la procura generale che la procura speciale possono contenere dei limiti all’attività del procuratore (ad es. il
procuratore può amministrare i suoi beni ma non può venderli).
Ovviamente il procuratore deve dimostrare alla persona con cui sta facendo l’affare che lui è legittimato a farlo
grazie al potere conferitogli dalla procura.
Il rappresentato può modificare o revocare (cioè far cessare gli effetti) la procura attraverso una dichiarazione
unilaterale del rappresentato.
La procura cessa, di regola, sia per morte del rappresentante che del rappresentato (chi gli succede può decidere infatti
se far condurre l’affare direttamente o mediante altro procuratore).
La revoca e le modificazioni della procura DEVONO ESSERE PORTATE A CONOSCENZA DEI TERZI altrimenti,
se non si è provveduto, il negozio concluso dal rappresentante è valido, nonostante la revoca o la modificazione.
Per evitare la validità di questo negozio il rappresentato ha l’onere di provare che il terzo al momento della conclusione
del contratto era a conoscenza della modificazione o della revoca.
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(ad es. compro un qualcosa, che secondo me un mio amico cercava, e la compero facendo presente al venditore che
l’acquisto è fatto in nome del mio amico).
Il negozio compiuto da chi ha agito come rappresentante ma senza averne il potere (difetto di potere) o eccedendo i
limiti dei poteri conferitogli (eccesso di potere) NON PRODUCE ALCUN EFFETTO nella sfera del rappresentato.
Il negozio è xciò INEFFICACE (e non annullabile o nullo).
Il rappresentante xò può con una dichiarazione chiamata ratifica convalidare ciò che è stato fatto in suo nome da altri
senza che egli avesse il potere di rappresentarlo.
La ratifica è equiparabile ad una “procura successiva” .
La ratifica ha effetto retroattivo: il negozio si considera efficace, come se fosse stato fatto da persona fornita di
procura.
Se l’interessato non ratifica il negozio stipulato in suo nome dal falso procuratore, è chiaro che questo negozio resta
inefficace cioè non produce i suoi effetti né nei confronti del rappresentato né nei confronti del falso procuratore
(pseudo-rapprensentante), dal momento che il terzo non intendeva stipulare un contratto con quest’ultimo.
Il 3° ha diritto al risarcimento:
Se il contratto, mancando la ratifica del rappresentato, rimane definitivamente inefficace, il terzo ha diritto di chiedere il
risarcimento dei danni allo pseudo rappresentante, da quest’ultimo è stato ingannato o cmq il terzo non si è accorto
e non avrebbe potuto accorgersi, con l’ordinaria diligenza, di avere a che fare con una xsona che non aveva nessun
potere di rappresentanza.
Il 3° non ha diritto al risarcimento
Se al contrario il terzo era a conoscenza che il negozio si sarebbe concluso solo con la ratifica del rappresentato, e
quindi il terzo sapeva che lo pseudo-rappresentante non aveva il potere di rappresentanza, allora il 3° non potrà chiedere
il risarcimento danni.
(Il negozio è inefficace e né nullo né annullabile. Non è nullo in quanto il rappresentato può ratificare il contratto, non è
annullabile in quanto prima della ratifica il contratto non produce alcun effetto per il rappresentato!!!)
Se c’è accettazione
Se segue entro 3 gg la dichiarazione di nomina accompagnata dalla dichiarazione di accettazione da parte della
persona indicata, allora il negozio produrrà effetti direttamente nei confronti della persona nominata che ha eseguito
l’accettazione.
Se non c’è accettazione
Se manca la dichiarazione di accettazione, il negozio produce effetti direttamente nei confronti di colui che ha eseguito
il contratto. (a differenza del falso procuratore dove anche in mancanza di ratifica, gli effetti non si ripercuotono né nei
confronti del rappresentato né nei confronti del falso procuratore)
Sia la dichiarazione di nomina, sia la dichiarazione di accettazione, sia quella di ratifica del rappresentato, sono contratti
unilaterali, e DEVONO avere la stessa FORMA che le parti hanno usato per il contratto.
(es. se una vendita immobiliare è stata fatta con scrittura privata, anche la dichiarazione di nomina e di accettazione
devono essere fatte con la stessa forma)
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Il contratto preliminare
Si dice preliminare quel contratto con cui le parti si obbligano a stipulare un contratto definitivo, di cui devono già aver
determinato nel preliminare il contenuto essenziale.
Il preliminare deve già precisare in modo sufficiente il contenuto del contratto definitivo che le parti si obbligano sin da
ora a stipulare successivamente, altrimenti il contratto sarebbe invalido per indeterminatezza.
Il contratto preliminare obbliga le parti a stipulare successivamente un contratto definitivo.
Pertanto il contratto preliminare ha effetti obbligatori e non reali!!!
(Cioè nel caso in cui le parti raggiungono un accordo per la vendita di un determinato bene ad un dato prezzo, e
stipulino un contratto preliminare, quest’ultimo contratto non produce effetti reali cioè non produce né un effetto di
trasferimento della proprietà né obbliga la parte interessata all’acquisto a pagare il prezzo, ma obbliga le parti a
stipulare il contratto di compravendita. Soltanto per effetto del definitivo si verificherà il trasferimento della proprietà, e
sorgerà in capo al compratore l’obbligo di pagare il prezzo).
Il contratto preliminare può vincolare ambedue le parti o una sola (promessa o preliminare unilaterale).
Se la xsona che si è obbligata a vendermi la cosa per effetto del contratto preliminare non adempie alla stipulazione del
contratto definitivo l’altra parte può:
- Chiedere il risarcimento dei danni subiti a causa dell’inadempienza della controparte.
(in questo caso si tratta di responsabilità contrattuale e NON precontrattuale, in quanto consegue
all’inadempimento dell’obbligazione dei stipulare un contratto definitivo) oppure;
- Può chiedere attraverso una sentenza del giudice l’esecuzione in forma specifica degli obblighi derivanti dal
contratto preliminare.
Cioè può chiedere l’esecuzione del contratto definitivo anche se l’altra parte non vuole stipulare il contratto
definitivo.
Questo tipo di strumento può essere attivato quando:
o Sia materialmente possibile;
o Non sia escluso dal contratto preliminare cioè può essere attivato sempre che le parti non abbiano
specificato nel contratto preliminare di non poter ricorrere a tale strumento.
La forma del contratto preliminare deve essere = a quella prevista per il contratto definitivo.
(ad es. se si tratta di vendita di immobili sia il contratto preliminare che quello definitivo deve essere fatto con scrittura
privata o atto pubblico).
La trascrizione produce i suoi effetti solo se i contratti preliminari risultano da atto pubblico o da scrittura privata con
sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente.
L’effetto della trascrizione del preliminare è un effetto “prenotativo”.
Es. Tizio stipula un contratto preliminare con Caio, sottoponendolo a trascrizione, dove Tizio si obbliga di vendere un
bene immobile a Caio. Se poi Tizio dopo la trascrizione lo vende a
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Sempronio con un contratto definitivo, Caio avendo trascritto il preliminare potrà opporre ai terzi quel bene cioè potrà
riavere indietro il bene oggetto della trascrizione in quanto LA TRASCRIZIONE PRELIMINARE
PREVALE SU QUALSIASI TRASCRIZIONE
DEFINITIVA SUCCESSIVA ALLA TRASCRIZIONE PRELIMINARE (in ciò sta l’effetto prenotativo).
Una tale prevalenza xò non può durare all’infinito.
Essa opera entro un anno dalla data convenuta tra le parti per la stipulazione del contratto definitivo, o cmq entro 3 anni
dalla trascrizione del preliminare, dopo di che questa trascrizione perde qualsiasi efficacia e si considera come mai
avvenuta.
La prelazione
Ciascuno è di regola libero di contrattare con chi vuole.
A volte xò o la legge o x volontà delle parti si può attribuire ad un soggetto un diritto di prelazione, cioè un diritto di
essere preferito ad ogni altro, nel caso in cui il soggetto passivo della prelazione dovesse decidere di stipulare un
contratto di vendita.
Se il sogg. pass. di una prelazione vuole vendere ad un 3° il bene oggetto della prelazione, il sogg pass è obbligato,
prima di stipulare il contratto con il 3°, ad offrire al titolare della prelazione il contratto alle stesse condizioni pattuite
con il 3°.
Le parti possono anche stabilire che l’oggetto sia determinato dal giudice o da un terzo chiamato arbitratore. (ad es. le
parti possono stabilire che il prezzo della cosa, oggetto del contratto, sia fissato da uno stimatore esperto).
Il terzo deve procedere con equo apprezzamento, altrimenti le parti possono rivolgersi al giudice se la determinazione
del terzo è palesemente non equa o erronea.
Se invece si da carta bianca al terzo, le parti non potranno rivolgersi al giudice in caso di non equa determinazione
dell’oggetto, a meno che non si riesca a provare la sua mala fede
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(Si parla frequentemente di causa dell’obbligazione, ma l’obbligazione non è un negozio ma un rapporto giuridico. In
questo contesto la causa sta a indicare la sua fonte cioè da dove deriva l’obbligo.)
Riferito al negozio il concetto di causa è importante soltanto per quelli nei quali l’autonomia dei privati può influire
sugli effetti del negozio. (la causa non ha quindi importanza ad es. per il matrimonio, l’adozione ecc dove il privato può
scegliere se compiere o meno l’atto, ma non può interferire con i suoi effetti).
Quando invece gli effetti (e quindi il contenuto) del negozio dipendono dalla libera scelta del privato (nel caso
del contratto) è necessario che gli effetti siano giustificati dall’ordinamento giuridico.
Una categoria particolare dei contratti atipici è rappresentata dai contratti misti, cioè quei contratti la cui causa è
costituita dalla fusione delle cause di 2 o + contratti tipici.
(es. la causa della vendita è lo scambio della proprietà di un bene contro un prezzo)
La disciplina che si applica ai contratti misti è quella del contratto che effettivamente prevale sull’altro (teoria
dell’assorbimento).
Un esempio di contratto collegato è il subcontratto, che ricorre quando colui che ha effettuato un determinato contratto ne
stipula un altro, con un terzo.
(es. si pensi al caso dell’appaltatore, che impegnandosi a costruire una determinata opera, subappalta ad un terzo
l’esecuzione di parte dei lavori di costruzione.)
Essendo il subcontratto dipendente dal contratto principale, se questo viene meno (ad es. per una causa estintiva) ciò
influisce anche sul subcontratto.
Contratti astratti
Ogni negozio deve avere la sua causa cioè la giustificazione dell’accordo (c.d. negozi causali) Ci sono xò dei negozi i
cui effetti si producono prescindendo dalla causa. Tali negozi sono chiamati astratti in contrapposizione di quelli
causali.
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Il motivo
Il motivo che spinge una xsona a stipulare un contratto è giuridicamente irrilevante, perciò l’errore sul motivo non può
di regola, rendere annullabile il contratto.
Tuttavia i motivi diventano giuridicamente rilevanti quando la loro realizzazione venga a formare espressamente
l’oggetto del contratto o di una condizione cui si subordina l’efficacia dell’atto.
(ad es. acquisto un terreno a condizione di potervi costruire, il contratto diventerà efficace solo se il Comune
mi darà l’autorizzazione a costruire)
Come l’interpretazione della legge è diretta a ricercare e precisare il significato da attribuire ad un testo legislativo, così
l’interpretazione del negozio giuridico tende a determinare il significato della dichiarazione negoziale.
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Il punto di riferimento dell’attività dell’interprete deve essere naturalmente il testo della dichiarazione negoziale, ma
non ci deve limitare solo al senso letterale delle parole, occorre, infatti, ricercare il significato che entrambe le parti
attribuivano al momento della stipulazione (cioè il comune accordo delle parti) valutando la fase anteriore (trattative), e
la fase posteriore del contratto.
Inoltre, regola finale, il negozio se a titolo gratuito deve essere inteso nel senso meno gravoso x l’obbligato, se a titolo
oneroso deve essere inteso nella equa distribuzione degli interessi.
Dal momento in cui il contratto si perfeziona le parti sono obbligate ad osservarlo cioè il contratto ha forza di legge tra
le parti.
Le parti sono libere, con un atto contrario di comune accordo, di sciogliere o modificare il contratto (mutuo dissenso).
Il recesso unilaterale cioè il diritto di liberarsi unilateralmente degli obblighi assunti con il contratto è ammissibile solo
quando specificamente stabilito :
- dalla legge (recesso legale);
- o da un apposito patto (recesso convenzionale).
Gli effetti tra le parti
Gli effetti del contratto corrispondono al contenuto dei loro accordi (autonomia negoziale). La determinazione del
significato di tali accordi dipende dall’interpretazione delle volontà delle parti.
Per stabilire quali effetti un negozio è idoneo a produrre occorre non soltanto l’interpretazione, ma anche aver proceduto a:
- qualificazione dell’atto;
- integrazione dei suoi effetti.
Dopo aver interpretato la volontà delle parti bisogna procedere ad:
- qualificazione dell’atto: cioè bisogna associare il contratto concretamente stipulato con un contratto
astrattamente previsto dal legislatore.
(cioè ad es. stabilire se è un contratto preliminare o definitivo ecc);
- alla integrazione dei suoi effetti con quelli previsti dalla legge. Cioè nel caso in cui la dichiarazione
negoziale ha delle lacune interviene la legge colmandole.
(ad es. dove la misura del corrispettivo non è determinata dalle parti, essa può essere determinata
dal giudice).
I contratti che hanno per oggetto una cosa determinata (ad es. un tale immobile, il cavallo X ecc) sono
contratti ad effetti reali.
I contratti che hanno per oggetto cose determinate nel genere (cose generiche o fungibili come ad es.
100 quintali di grano) sono contratti ad effetti obbligatori e non reali, in quanto, solo dopo l’individuazione delle cose la
proprietà passa nelle mani di colui che ha comprato, prima
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dell’individuazione c’è solo un obbligazione dell’alienante di compiere quanto necessario per far arrivare quanto stabilito
nel contratto.
Le parti possono inserire nel contratto una clausola, detta penale, con cui si stabiliscono ex ante
quanto il debitore dovrà pagare in caso di inadempimento.
In tal caso la parte inadempiente è tenuta a pagare le penale stabilita, senza che il creditore debba dare la prova di aver
subito un danno corrispondente alla penale.
La penale può essere prevista sia per il caso di:
- inadempimento assoluto: e il creditore se pretende la penale, non può pretendere la prestazione
principale;
- che per il caso di semplice ritardo: in questo caso il creditore può pretendere sia la penale (che lo
ristora del danno conseguente al ritardo della prestazione), che la prestazione prevista.
La legge precisa che qualora, le parti abbiano pattuito una penale, il creditore non può chiedere di più di quanto stabilito
dalla clausola penale stessa, A MENO CHE nel contratto non venga dichiarato espressamente nella clausola, che il
creditore abbia il diritto di pretendere oltre alla penale, anche il risarcimento dell’eventuale maggior danno.
Ovviamente questo maggior danno deve essere provato, cioè il creditore deve provare che effettivamente il danno
subito sia maggiore rispetto all’importo della penale.
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stipulato da altri (ad es. l’appalto per la costruzione di una strada avvantaggia anche i proprietari confinanti).
Il terzo avendo questo diritto potrà agire in giudizio contro l’obbligato, indipendentemente da come si comporta lo
stipulante.
La cessione del contratto
Nei contratti a prestazione corrispettive (contratti sinallagmatici) se queste non sono ancora state eseguite, ciascuna
delle parti è sia creditrice della prestazione dovuta dall’altra parte e sia debitrice di quella cui è tenuta a fare.
(es. l’appaltatore ha l’obbligo di eseguire l’opera ma è creditore del corrispettivo fissato)
Si ha cessione di un contratto, purché le prestazioni corrispettive non sono ancora state eseguite da ambo le parti,
quando una parte (cedente) di un contratto originario, stipula con un terzo (cessionario) un contratto di cessione con il
quale il cedente trasferisce al cessionario il contratto originario.
La cessione del contratto è (in pratica) la sostituzione di un soggetto originario con uno nuovo, e la si può avere
l’altro contraente (ceduto) dia il consenso alla cessione.
Se la cessione è accettata dal ceduto allora il cedente è liberato dalle sue obbligazioni verso il ceduto, e non è neanche
responsabile verso quest’ultimo dell’eventuale inadempimento contrattuale da parte del cessionario A MENO CHE non
dichiari espressamente con il suo consenso che non intende liberare il cedente: in tal caso quest’ultimo risponde in
proprio qualora il cessionario si renda inadempiente.
Così anche nei confronti del cessionario il cedente non è responsabile qualora il ceduto non adempia. (ad es. il ceduto
non paga al cessionario il corrispettivo dell’appalto).
Xò il cedente può garantire al cessionario l’adempimento del contratto fungendo egli stesso da fideiussore del ceduto
(cioè in caso di inadempimento del ceduto, il cedente risponderà in solido della prestazione dovuta dal ceduto verso il
cessionario).
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Gli elementi accidentali invece non sono indispensabili ai fini della validità del negozio, ma sono piuttosto degli
strumenti a disposizione delle parti per orientare gli effetti del negozio in modo da renderli più vicini ai loro specifici
interessi.
I più importanti elementi accidentali sono:
• La condizione;
• Il termine;
• Il modo.
A) LA CONDIZIONE
La condizione è un avvenimento futuro ed incerto, dal quale le parti fanno dipendere o la produzione degli effetti o
l’eliminazione degli effetti che il negozio ha già prodotto.
Non tutti i negozi giuridici tollerano l’apposizione della condizione: essa, per es., non è apponibile al matrimonio e in
generale ai negozi di diritto familiare.
Quando un negozio non tollera l’apposizione della condizione si parla di actus legitimus.
Questa è la condicio facti cioè una condizione che dipende dalla volontà delle parti, che quindi sono libere di apporre o
meno la condizione.
Esiste xò anche la condicio iuris che costituisce la condizione prevista e stabilita dalla legge sul quale la volontà delle
parti non può influire.
La condizione (facti) – sia essa sospensiva sia essa risolutiva – si distingue in:
- Casuale se il suo avveramento dipende dal caso o dalla volontà di terzi (se scoppierà la guerra);
- Potestativa se il suo avveramento dipende dalla volontà di una delle parti (se andrò in Francia);
- Mista se dipende in parte dal caso in parte dalla volontà di una delle parti (se sposerò quella donna).
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Circa gli effetti della illiceità della condizione occorre distinguere tra:
- Negozi mortis causa (erede) dove la condizione illecita si considera come non apposta
(questo per dare efficacia, quanto + possibile, alla volontà testamentaria);
- Negozi inter vivos dove la condizione illecita determina la nullità del contratto stesso.
(in quanto le parti possono concludere un nuovo contratto eliminando la condizione illecita, ciò non è
evidentemente possibile nel caso di testamento, dopo la morte del testatore).
La condizione impossibile è quella che consiste in un avvenimento irrealizzabile (es. se sposerai tua sorella).
Circa gli effetti della impossibilità della condizione, nel caso che la condizione sia:
- Risolutiva: la condizione impossibile si considera come non apposta (questo per dare efficacia, quanto +
possibile, alla volontà testamentaria);
- Sospensiva: la condizione impossibile determina la nullità del contratto stesso.
Il periodo di pendenza della condizione può essere limitato dalle parti, cioè se entro un certo termine non si
verifica la condizione, la condizione stessa si considererà definitivamente mancata.
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L’inverso avviene se la condizione è risolutiva: gli effetti del negozio si considerano come mai verificati (inefficacia
successiva).
Questa retroattività viene chiamata retroattività reale che significa che gli effetti del negozio si considerano verificati o
meno dal momento della conclusione anche di fronte ai terzi.
(Perciò 1) se Tizio ha acquistato un immobile il 1° Gennaio 1995, sotto una condizione sospensiva che si verifica il 1°
Luglio 1996, non solo egli acquista la proprietà dell’immobile per effetto del verificarsi della condizione, ma si
considera come se ne fosse diventato proprietario fin dal 1° Gennaio 1995. Ciò comporta che se egli ha venduto
l’immobile nel periodo che va dal 1° Gennaio 1995 fino al 1° Luglio 1996, la vendita è valida.
2) Se Tizio ha venduto a Caio sotto condizione risolutiva e Caio ha a sua volta, in pendenza della condizione, venduto a
Sempronio, qualora la condizione risolutiva si verifichi, non soltanto Caio, ma anche Sempronio non potrà considerarsi
acquirente della cosa.
B) IL TERMINE
C) IL MODO
Il modo o onere è una clausola accessoria che si appone ad una liberalità allo scopo di limitarla, imponendo una
determinata condotta al beneficiario della liberalità.
(la liberalità è l’atto con cui una parte arricchisce un’altra)
La limitazione può consistere in un obbligo:
- Di dare (ti istituisco erede con l’obbligo di dare ogni anno una determinata somma in beneficenza);
- Di fare (ti dono un immobile con l’obbligo di costruire un ospedale nel mio paese);
- Di non fare (ti lascio un terreno con l’obbligo di non costruirvi).
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Praticamente il donante (o il testatore) vuole beneficiare il donatario (o l’erede) xò vuole perseguire un ulteriore scopo
limitando gli effetti della liberalità.
È come se invece di lasciare tutto al donatario o all’erede (per es. 1 milione di €) gli lasciasse 1 milione di € meno
quanto occorre per l’adempimento dell’onere.
Il modo si può apporre solo ai negozi a titolo gratuito e NON a quelli a titolo oneroso.
Da ciò deriva che il beneficiario del testamento o della donazione modale non è mai tenuto oltre il valore della cosa che
forma oggetto del negozio stesso (es. se x costruire l’ospedale c’è bisogno di
1.200.000 € il beneficiario non è obbligato a mettere i restanti 200.000 €!!!).
Il modo impossibile o illecito si ha per non apposto a meno che esso non risulti essere l’unico motivo
determinante.
La simulazione
La simulazione è una finzione concordata tra le parti, al fine di rappresentare agli occhi dei terzi una determinata
situazione giuridica.
Un contratto si dice simulato quando le parti pur avendo ufficialmente stipulato un contratto, in realtà tramite accordo
simulatorio ne hanno escluso l’efficacia giuridica.
Ciò che caratterizza la simulazione è il c.d. accordo simulatorio,ossia l’intesa tra i simulanti che il contratto
ufficialmente (simulato) sia solo APPARENTE cioè NON PRODUCE ALCUN EFFETTO tra le parti, e quindi la
situazione giuridica reale preesistente rimane immutata.
(es. si pensi al caso in cui Primus – per occultare ai creditori o al fisco una sua proprietà – vende ufficialmente a
Secundus un suo immobile, ma con un accordo, destinato a rimanere riservato, con cui le parti decidono che la vendita
ufficialmente perfezionata sia “apparente”, in quanto in realtà Secundus non sarà tenuto a pagare il prezzo
apparentemente pattuito, né diventerà proprietario della res apparentemente a lui trasferita).
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quel bene, si mette d’accordo con Tizio, venditore, affinché nell’atto di acquisto figuri Caio, che si
chiama prestanome o persona interposta, ma chi acquista e paga effettivamente Tizio è Sempronio, e
quindi tutti gli effetti del contratto ricadono su di lui)
Effetti della simulazione tra le parti
In caso di simulazione assoluta, il contratto è considerato inefficace dall'ordinamento giuridico, cioè non produce effetti
tra le parti.
In caso di simulazione relativa, il contratto dissimulato può divenire efficace per il diritto se provvisto dei necessari
requisiti di forma e di sostanza per quel tipo di negozio (ad esempio, se il contratto dissimulato di alienazione di bene
immobile sia stato stipulato per iscritto esso è efficace tra le parti).
(es. se Primus vende a Secundus la proprietà di un bene con un contratto simulato, e successivamente Secundus –
sebbene sia solo apparentemente proprietario del bene – rivende il bene a Terzus che agisce in buona fede (cioè non è al
corrente della simulazione), Primus non potrà opporre a Terzus la simulazione cioè non potrà opporre a Terzus di essere
rimasto lui il vero proprietario del bene. Pertanto Terzus diventa proprietario del bene. Naturalmente Primus potrà agire
contro Secundus per farsi risarcire il danno subito, ma bisognerà vedere se il patrimonio di Secundus è capiente rispetto
al danno subito)
Giova inoltre evidenziare gli importanti effetti della pubblicità, nei casi in cui la domanda giudiziale di simulazione,
relativa a beni immobili, è soggetta a trascrizione.
In tali casi infatti, dal giorno in cui la domanda giudiziale viene trascritta nei pubblici registri immobiliari, i terzi sono
messi a conoscenza della pendenza gravante sul bene; ragion per la quale, se essi non avranno provveduto a trascrivere
l'atto d'acquisto prima della trascrizione della suddetta domanda, la sentenza che dichiarerà la simulazione sarà
opponibile nei loro confronti.
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Si ha il negozio indiretto quando un determinato effetto giuridico non viene realizzato direttamente, ma viene
conseguito attraverso la stipulazione di altri atti, diretti ad altri effetti, ma che con la loro combinazione realizzano
egualmente il risultato perseguito.
(es. voglio estinguere un debito: conferisco al mio creditore il mandato di riscuotere il canone di locazione di un
immobile, fin quando non avrà incassato quanto gli devo)
La differenza tra negozio indiretto e simulato è evidente: nel negozio indiretto tutti gli atti posti in essere SONO
VOLUTI dalle parti e producono i relativi effetti.
Perciò mentre nel negozio simulato le parti si accordano per escludere gli effetti dell’atto, in quello indiretto invece i
negozi posti in essere sono realmente voluti.
Il negozi fiduciario avviene quando un soggetto detto fiduciante trasferisce senza corrispettivo ad un fiduciario la
titolarità del bene (mobile o immobile), MA con il patto che il fiduciario utilizzerà e disporrà del bene secondo le
istruzioni date dal fiduciante.
Pertanto il fiduciario è titolare del bene, ma non opererà nel proprio interesse ma nell’interesse del fiduciante.
Il negozio fiduciario non è regolato dal cod. civ.
La differenza tra simulazione e negozio fiduciario è che la simulazione è un negozio fittizio, xkè alla fine non si
trasferisce alcun effetto al simulato acquirente;
Invece il negozio fiduciario è reale in quanto al fiduciario viene trasferita effettivamente la proprietà del bene MA con
l’obbligo di gestire il bene secondo le istruzioni del fiduciante.
Il trust è un istituto sorto nel diritto anglosassone ma che dal 1992 è stato riconosciuto anche in Italia.
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Praticamente: un soggetto che costituisce il trust, pone dei beni sotto il controllo di un trustee (amministratore) che
amministra e gestisce questi beni, secondo le disposizioni impartite dal costituente, nell’interesse di un terzo chiamato
beneficiario.
(es. un soggetto conferisce dei beni in trust designando come beneficiario il proprio figlio minorenne ed incaricando il
trustee di gestire quei beni fino alla maggiore età del beneficiario).
Ovviamente i beni sottoposti alla gestione del trustee non fanno parte del patrimonio del trustee, ma costituiscono un
patrimonio separato, in modo che i creditori del trustee non possano sequestrare i beni del trust.
Invalidità ed inefficacia
L’ordinamento giuridico riconosce ai privati il potere di porre in essere negozi giuridici (autonomia privata), ma i privati
devono cmq rispettare i limiti imposti dall’ordinamento giuridico.
Se l’atto non rispetta i limiti stabiliti dall’ordinamento giuridico, cioè ad esempio non risponde ai requisiti stabiliti dalla
legge, è invalido.
Il negozio giuridico è invalido se è affetto da vizi che non rispettano i limiti impostio dall’ordinamento giuridico.
L’invalidità può assumere 2 aspetti:
• La nullità;
• L’annullabilità.
È importante distinguere la validità (invalidità) dall’efficacia (inefficacia). L’efficacia è
A) LA NULLITÀ
L’atto nullo è invalido e inefficace cioè non è idoneo a produrre effetti!!!
L’atto si dice nullo quando, a prescindere dal vizio che lo determina, non è idoneo a produrre effetti.
• In caso di nullità virtuale: cioè quando è contrario alle norme imperative (sono norme che non possono
essere derogate dalle parti).
Ovviamente risulta difficile stabilire se una norma che non sanziona espressamente con la nullità una
determinata fattispecie, debba considerarsi imperativa o meno.
La nullità parziale e sostituzione di clausole
Il vizio che determina la nullità può investire l’intero negozio (c.d. nullità totale). Il vizio può
investire anche una o più clausole dell’atto (c.d. nullità parziale).
Il contratto xò è nullo totalmente se risulta che i contraenti non lo avrebbero stipulato in assenza della clausola colpita
dalla nullità parziale (c.d. clausola essenziale).
Al contrario continua a essere valido se i contraenti lo avrebbero stipulato lo stesso anche in assenza di quella clausola.
Inoltre il contratto non è nullo ma continua a essere valido se le clausole nulle sono sostituite automaticamente da
norme imperative.
(es. i prezzi o le tariffe stabilite da norme imperative vengono automaticamente sostituite ai prezzi stabiliti dalle parti
se questi sono superiori a quelli imposti dalla legge. Xtanto il compratore avrà diritto di pretendere il bene al prezzo
stabilito dalla legge)
L’azione di nullità
Quando si vuole accertare se un contratto è nullo o meno si deve procedere con l’azione di nullità. (quindi ad es. se una
xsona ha pagato un'altra in forza di un contratto nullo allora questa ha diritto alla restituzione di quanto dato previa
sentenza del giudice che accerti la nullità del contratto)
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La rinnovazione del negozio nullo: le parti stipulano un nuovo negozio, privo del vizio che lo rendeva nullo (se ciò è
possibile).
Invece la conversione non si ha un altro contratto, bensì è il giudice attribuisce al tipo di negozio nullo stipulato dalle
parti, la capacità di produrre gli effetti di un negozio #.
Conseguenze della nullità
Il negozio giuridico nullo, di regola, non produce alcun effetto.
Xò a volte questa regola può essere derogata dal legislatore
(es. l’art. 2126 dice che un contratto di lavoro nullo NON produce alcun effetto per tutto il periodo in cui il rapporto di
lavoro abbia esecuzione cioè ad es. il datore non può pretendere la restituzione delle retribuzioni date in forza di un
contratto nullo).
Inoltre questa regola può non essere valida nei confronti di alcuni terzi. Cioè la nullità di un contratto non è opponibile
ad alcuni terzi. (ad es. se nel contratto simulato il titolare apparente vende il bene ad un terzo, questo atto è nullo. Xò
se il terzo ha acquistato in buona fede la nullità non è opponibile al terzo che rimarrà proprietario del bene).
Se il negozio nullo sia stato eseguito si può pretendere la restituzione delle prestazioni compiute attraverso l’azione di
ripetizione.
L’azione di nullità è imprescrittibile, salvo l’usucapione e l’azione di ripetizione.
(es. nel caso in cui un soggetto ha venduto un bene in usucapione in forza di un contratto nullo, e abbia consegnato la
cosa venduta, per ottenere la restituzione della res dovrà agire prima del termine dell’usucapione.
Allo stesso modo chi ha pagato una somma di denaro o cmq abbia eseguito una prestazione in generale e intenda
ottenere la restituzione, dovrà agire entro il termine di prescrizione dell’azione di ripetizione)
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B) L’ANNULLABILITÀ
Effetti dell’annullamento
Se l’azione di annullamento viene accolta dal giudice, l’annullamento ha effetto retroattivo, cioè è come se il negozio non
avesse prodotto alcun effetto giuridico.
Se è stata effettuata la prestazione e il giudice annulla quel contratto bisogna restituire la prestazione ricevuta (azione di
ripetizione).
Se un incapace legale (interdetto o minorenne) vende un bene ad una xsona, e questa la rivende a terzi anche se in
buona fede, può essere fatta valere l’annullabilità, cioè il primo negozio annullabile travolge anche il secondo anche se
il terzo è in buona fede.
Se invece il negozio è annullabile x causa di vizi della volontà, il terzo acquirente se in buona fede e il negozio è a titolo
oneroso, allora l’annullamento non può essere fatto valere nei confronti dei terzi in quanto ignoravano l’esistenza del
vizio.
La convalida
Il negozio annullabile può essere sanato con la convalida.
La convalida è un negozio con il quale la parte legittimata a proporre l’azione di annullamento si preclude la possibilità
di far valere il vizio cioè conferma gli effetti rinunciando a far valere il vizio di annullabilità.
(Una volta convalidato non si può più chiedere l’annullabilità)
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A) LA RESCISSIONE
La rescissione del contratto può chiedersi per anomalie genetiche cioè contemporanee alla stipulazione del contratto.
La rescissione del contratto può chiedersi o:
• Xkè è stato concluso in stato di pericolo;
• Per lesione.
Il contraente contro cui è proposta l’azione di rescissione può evitarla eliminando lo squilibrio, e quindi riconducendolo
ad equità (aumentando la sua prestazione o riducendo quella della parte danneggiata).
L’azione di rescissione non può essere convalidata, e non ha efficacia retroattiva. L’azione è
sottoposta a prescrizione!!! (1 anno dalla conclusione del contratto)
B) LA RISOLUZIONE
La risoluzione del contratto, cioè lo scioglimento del contratto, può essere richiesto:
• Per inadempimento;
• Per impossibilità sopravvenuta;
• Per eccessiva onerosità.
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La risoluzione ha efficacia retroattiva tra le parti, il che significa che non solo non produce effetti per l’avvenire, ma che
pure le prestazione già eseguite devono essere restituite.
(Eccezione) Nel caso in cui una parte prima della risoluzione della compravendita abbia venduto il bene a terzi, la
risoluzione non è opponibile ai terzi in quanto l’efficacia retroattiva vale solo tra le parti.
La risoluzione non opera nemmeno per contratti ad esecuzione periodica (si pensi alla somministrazione di merci: la
risoluzione non intacca le consegne già consegnate e pagate)
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La risoluzione di diritto
La risoluzione del contratto può intervenire non soltanto per effetto della sentenza del giudice ma anche di diritto in 3
casi espressamente previsti dal codice.
La risoluzione di diritto si ha:
• Se c’è la clausola risolutiva espressa, cioè una clausola con la quale le parti prevedono espressamente che il
contratto sarà automaticamente risolto qualora una determinata obbligazione non venga adempiuta (non
avrebbe valore perciò una clausola che prevedesse genericamente la risoluzione del contratto in caso di
inadempimento).
X avere l’effettiva risoluzione del contratto la parte non inadempiente deve comunicare all’altra parte che
intende avvalersene.
• In caso di diffida ad adempiere, cioè una dichiarazione scritta con la quale la parte non inadempiente intima
l’altra parte di provvedere all’adempimento entro un termine congruo (che non può essere < di 15 gg), con
espressa avvertenza che ove il termine fissato dovesse decorrere e non vi è stato adempimento, il contratto, a
partire da quel momento, si intenderà risolto di diritto.
• Se è decorso il c.d. termine essenziale stabilito nel contratto cioè quel termine entro il quale la prestazione
DEVE essere adempiuta, altrimenti se la prestazione la si ha dopo il termine essenziale, essa diventa inutile per
il creditore.
(si pensi all’artista che deve presentarsi in teatro all’ora fissata per la rappresentazione)
In caso di inadempimento entro il termine essenziale, il contratto si considera automaticamente risolto, e la
parte non inadempiente non è tenuta fare alcuna dichiarazione. Nel caso in cui quest’ultima è disposta a
mantenere in vita il contratto e ad accettare un adempimento tardivo, può evitare la risoluzione dando notizia
della sua decisione entro 3gg dal dalla scadenza del termine essenziale.
Eccezione di inadempimento
Nei contratti sinallagmatici esiste anche un altro rimedio chiamato eccezione di inadempimento che consiste nella
possibilità di rifiutarsi di adempiere alla prestazione dovuta se si verificano alcuni casi.
L’eccezione di inadempimento può essere invocata solo in alcuni casi:
- Nel caso in cui in un contratto siano previsti # tempi di adempimento, cioè prima deve adempiere una parte (A)
e successivamente anche l’altra (B). Nel caso in cui la prima (A) non adempie, la seconda (B) può invocare
l’eccezione di inadempimento, cioè può legittimamente rifiutare di eseguire la prestazione se prima non è stata
eseguita quella di A.
- Nel caso in cui le prestazioni devono essere eseguite contemporaneamente ciascuna parte può rifiutarsi di
adempiere se l’altra non adempie contemporaneamente alla propria.
L’eccezione di inadempimento è una forma di autotutela!!!
Il rimedio si applica anche nel caso in cui la prestazione sia stata adempiuta, ma in modo inesatto.
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Questa clausola non ha effetto per l'eccezione di annullabilità, nullità e rescissione del contratto, in quanto queste
mettono in dubbio la validità e l’efficacia dell’intero negozio e quindi anche della clausola medesima.
La si ha se:
- Si tratta di contratti ad esecuzione continuata o periodica;
- Si verifichi l’eccessiva onerosità sopravvenuta della prestazione di una delle parti;
- l’eccessiva onerosità dipende da avvenimenti straordinari e imprevedibili.
La risoluzione per eccessiva onerosità non si applica, come per la rescissione x lesione, ai contratti aleatori.
Come per la rescissione del contratto, il contraente contro cui è proposta l’azione di risoluzione per eccessiva onerosità può
evitarla eliminando lo squilibrio, e quindi riconducendolo ad equità.
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LE PROMESSE UNILATERALI
Ovviamente la promessa di pagamento e la ricognizione di debito non possono far sorgere il debito se questo non
esisteva in precedenza!!!NON HA EFFETTO SOSTANZIALE
La legge attribuisce a dette dichiarazioni RILEVANZA SUL PIANO PROCESSUALE!!!
Cioè colui che può vantare a suo favore una promessa di pagamento o un riconoscimento di debito
ha solo l’onere di provare l’esistenza del debito.
Poi spetterà all’autore della promessa o della ricognizione l’onere di fornire prova contraria qualora intende opporsi alla
pretesa dell’altra parte.
C) PROMESSA AL PUBBLICO
La promessa al pubblico è una promessa rivolta al pubblico, a favore di chi si trova in una determinata situazione o chi
abbia compiuto una determinata azione (es. promessa di un premio in denaro alla mamma che x prima ha partorito
nell’anno nuovo in una determinata località, o la ricompensa a chi ritrova un cane o un oggetto smarrito).
La promessa al pubblico è vincolante per la legge cioè produce effetti non appena è resa pubblica. Essa è revocabile
solo per giusta causa, ma non può essere revocata se la situazione o l’azione si è già verificata.
La revoca deve essere resa pubblica nella stessa forma della promessa!
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D) I TITOLI DI CREDITO
I titoli di credito sono dei documenti contenenti una promessa unilaterale di pagamento o un ordine di pagamento.
(sono titoli di credito gli assegni, le cambiali, i titoli di stato o del debito pubblico, le obbligazioni e le azioni)
Per ottenere questo documento bisogna presentare ricorso al presidente del tribunale del luogo in cui il titolo
dovrebbe essere pagato, indicando i requisiti essenziali del titolo e i fatti che hanno provocato lo smarrimento, la
sottrazione o la distruzione del titolo stesso.
Il presidente del tribunale pronunzia con un decreto l’ammortamento e autorizza il pagamento alla scadenza.
Se il titolo è già scaduto dopo 30 gg della data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e se non c’è stato alcun
ricorso, il debito verrà pagato al titolare del titolo smarrito.
LA PROCEDURA DI AMMORTAMENTO NON È AMMESSA PER I TITOLI AL PORTATORE!!!
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La gestione di affari
Quando un soggetto, chiamato gestore, spontaneamente assume la gestione di affari altrui (dell’interessato), il gestore
dal momento che inizia la gestione in nome proprio ma per conto di quest’altrui xsona, è obbligato a continuarla e a
condurla a termine finche, l’interessato non sia in grado di riprendere il governo dei propri interessi.
(questo istituto avviene se l’interessato non è in grado di provvedere ai propri interessi)
La ripetizione di indebito
Se qualcuno effettua un pagamento senza che preesista un debito, chi l’ha eseguito ha diritto alla restituzione della
prestazione non dovuta (cioè alla ripetizione dell’indebito).
Esistono 2 figure di indebito:
o Indebito oggettivo quando una xsona paga senza ke esista alcun debito. In questo
caso si ha sempre diritto alla restituzione (alla ripetizione);
o Indebito soggettivo che si ha quando chi non è debitore, ma credendosi erroneamente tale, paga al creditore
quanto è dovuto a quest’ultimo da un terzo.
Quindi quando una xsona si crede erroneamente debitore!!!
In questo caso chi ha pagato ha diritto alla restituzione solo se ha pagato per errore scusabile cioè che non
poteva essere evitato con la normale diligenza.
Questa azione ha carattere sussidiario: cioè può essere proposta solo quando il danneggiato non può proporre nessun altra
azione per rimuovere il danno.
OBBLIGAZIONI NASCENTI DA ATTO ILLECITO
LA RESPONSABILITÀ EXTRACONTRATTUALE
Capitolo 55
La responsabilità contrattuale (cioè il risarcimento del danno), avviene come conseguenza all’inadempimento di un
obbligazione. (sanziona l’inadempimento)
La responsabilità extracontrattuale o aquiliana o civile (cioè il risarcimento del danno), grava su chiunque abbia, con fatto
doloso o colposo, cagionato ad altri un danno ingiusto.
(sanziona il fatto illecito dannoso).
(Un fatto si dice colposo quando non è stato intenzionalmente determinato, ma si è cmq verificato a causa della
negligenza o imperizia o imprudenza o inosservanza di leggi, regolamenti o discipline.
Un fatto di dice doloso se è stato realizzato con l’intenzione)
Quindi chiunque abbia, con fatto doloso o colposo, cagionato ad altri un danno ingiusto, è obbligato a risarcire il danno
(art.2043).
Il fatto
Per fatto si intende ciò che cagiona il danno.
Solitamente di tratta di un comportamento dell’uomo e quindi di atti (condotta). Condotta che può
essere:
o Commissiva che consiste in un facere (si pensi ad es. alla condotta di un conducente che investe un pedone
sulle strisce pedonali);
o Omissiva che consiste in un NON facere (si pensi ad es. alla condotta di chi vedendo uscire fumo
dall’appartamento del vicino non avverte i pompieri, contribuendo così al diffondersi dell’incendio).
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Vengono considerati danni ingiusti, e quindi risarcibili, tutti i danni che ledono un diritto soggettivo assoluto, + in
generale tutti quei danni che si traducono in una lesione di un interesse tutelato dall’ordinamento giuridico.
(FATTO ILLECITO = DANNO-EVENTO)
Cause di giustificazione (cause di esclusione dell’ingiustizia del danno)
Le cause di giustificazione sono quelle circostanze in presenza delle quali un comportamento che arreca danno ad una
persona diventa giustificato dall’ordinamento, cosiccè non si è tenuti a risarcire il danno causato.
Un fatto non può essere considerato ingiusto se questo fatto rientra nelle cause di giustificazione. Le cause di
giustificazione sono:
o Esercizio di un diritto: (ad es. il giornalista che scrive che il sig. Tizio è stato arrestato per pedofilia, purchè
scriva la verità, è giustificato dall’ordinamento giuridico anche se reca un danno al sig. Tizio. Il giornalista
esercita il proprio diritto, l’importante è che dica la verità);
o Adempimento di un dovere: (si pensi al carabiniere che arresta una persona e che quindi arreca un danno alla
persona arrestata);
o Legittima difesa: (l’ordinamento esclude la risarcibilità di un danno arrecato all’aggressore per legittima
difesa);
o Partecipazione volontaria ad un attività lecita pericolosa: (ad es. ad un incontro di pugilato).
Imputabilità del fatto
Non risponde delle conseguenze del fatto dannoso (risarcimento del danno), chi non aveva la capacità di intendere e di
volere al momento in cui l’ha commesso, a meno che lo stato di incapacità derivi da sua colpa (abbia assunto droghe o
alcool in questo caso dovrà cmq risarcire il danno).
Se il danno è stato provocato da xsona incapace, il danneggiato potrà pretendere dalla persona tenuta alla sua
sorveglianza (dell’incapace), il risarcimento del danno.
Qualora l’incapace non abbia una xsona tenuta alla sua sorveglianza o il sorvegliante dimostra che egli non ha potuto
impedire il fatto, il giudice potrà decidere un equa indennità che l’incapace/danneggiante dovrà corrispondere al
danneggiato.
Un fatto si dice colposo quando non è stato intenzionalmente determinato, ma si è cmq verificato a causa della negligenza o
imperizia o imprudenza o inosservanza di leggi, regolamenti o discipline. Prudenza, perizia e prudenza si valutano alla luce
del parametro del buon padre di famiglia.
(es. lascio inavvertitamente la bombola del gas aperta causando l’esplosione del palazzo (negligenza)).
Per la responsabilità extracontrattuale è irrilevante se il danno è causato da fatto doloso o colposo, in entrambi i casi
va integralmente risarcito.
L’onere di provare il dolo o la colpa del danneggiante spetta al danneggiato (colui che vuole far valere il proprio diritto,
colui che ha subito il danno e che va in giudizio), a differenza della
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responsabilità contrattuale dove l’onere di provare l’avvenuto adempimento spetta al debitore, al creditore spetta provare
solo il suo credito e la data di scadenza (colui che va in giudizio).
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(es. art. 2049 è responsabile il committente (datore di lavoro) per i danni causati dai suoi commessi (dipendenti), quindi
se un muratore fa cadere un mattone sula macchina che sta giù, risponderà il datore di lavoro per responsabilità
oggettiva. In tal caso il danneggiato non solo non ha l’onere di provare che il committente sia in dolo o il colpa; il
preponente non potrà nemmeno sottrarsi a responsabilità dimostrando che nessuna negligenza, imprudenza, imperizia,
rispetto di leggi, regolamenti o discipline può essergli imputato.
In buona sostanza il committente, e in generale chi è gravato da responsabilità oggettiva risponde a prescindere da
colpa, la legge gli addossa la responsabilità per tutelare i terzi danneggiati.)
Responsabilità aggravata
Oltre alle ipotesi in cui la responsabilità extracontrattuale, cioè risarcitoria, sia accollata al danneggiante per
responsabilità soggettiva (per dolo o per colpa), o per responsabilità oggettiva cioè a prescindere dal fatto che egli abbia
o meno la colpa, ci sono delle ipotesi in cui la responsabilità extracontrattuale provenga da responsabilità aggravata.
La responsabilità aggravata è chiamata così xkè se da un lato il legislatore tutela + intensamente la posizione del
danneggiato, dall’altro lato aggrava la posizione del danneggiante.
In caso di responsabilità aggravata, l’aggravamento del danneggiante si realizza nel caso in cui egli non sia in grado di
fornire la prova liberatoria che appunto lo libera da ogni responsabilità.
La PROVA LIBERATORIA VIENE RICHIESTA AL DANNEGGIANTE e non al danneggiato
(come di regola).
Ci sono # ipotesi di responsabilità aggravata:
o Art 2047: in caso di danno cagionato dall’incapace, il risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza,
SALVO che provi di non aver potuto impedire il fatto (prova liberatoria);
analogamente l’art. 2048 prevede che il padre, la madre o il tutore sono responsabili del danno cagionato dal
figlio minore, SALVO che provino di non aver potuto impedire il fatto (prova liberatoria);
così anche i maestri d’arte sono responsabili del danno causato dai propri allievi nel tempo in cui sono sotto la
loro vigilanza, SALVO che provi di non aver potuto impedire il fatto (prova liberatoria);
o Art. 2050: chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un attività pericolosa, per sua natura o per
natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, SALVO che provi di aver adottato tutte le misure idonee
ad evitare il danno (prova liberatoria);
o Art. 2051: ciascuno è responsabile del danno cagionato dalla cosa che ha in custodia, SALVO che provi il caso
fortuito (cioè l’imprevedibilità, l’eccezionalità del caso cioè era fuori dalla sfera di controllo del custode, ad es.
un evento naturale, fatto da un terzo…);
o Art. 2052: il proprietario dell’animale è responsabile del danno cagionato dall’animale, sia che fosse in sua
custodia sia che fosse smarrito o fuggito, SALVO che provi il caso fortuito (cioè una causa esterna come ad es,
un fatto naturale, fatto dal termo o dello stesso danneggiato);
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o Art 2053: responsabilità del proprietario per danno causato da rovina dell’edificio, SALVO causa di forza
maggiore (terremoto, inondazione ecc);
o Art 2054: responsabilità del conducente per danno da circolazione di veicoli, SALVO che provi di aver fatto
tutto il possibile per evitare il danno. (si pensi al malore improvviso che mai aveva colpito il conducente)
(prova liberatoria).
In tutti questi casi la difficoltà della prova liberatoria richiesta finisce con il confondere la responsabilità aggravata con
la responsabilità di tipo oggettivo.
Nesso di causalità
Un altro presupposto della responsabilità extracontrattuale è il nesso di causalità tra fatto ed evento cioè per addossare
ad un soggetto l’obbligo di risarcire un determinato danno, è necessario verificare che proprio quel fatto (o condotta) sia
la causa di quell’evento.
La responsabilità indiretta del terzo si aggiunge, di regola, a quella diretta dell’autore del danno, ciò al fine di tutelare il
danneggiato che potrà far conto, per avere il risarcimento, sia del patrimonio dell’autore del danno, sia del patrimonio di
chi ha la responsabilità indiretta.
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I CASI DI RESPONSABILITÀ INDIRETTA sono espressamente previsti dal codice e sono per lo
+ quelli già studiati negli articoli 2043- 2054:
o Responsabilità dei genitori (o dei tutori) per i danni arrecati dai figli minorenni (o da persone sottoposte a
tutela) con essi conviventi.
La responsabilità indiretta dei genitori (o dei tutori) concorrono con la responsabilità diretta dei figli (o delle
persone sottoposte a tutela).
Questi ultimi essendo capaci di intendere e di volere rispondono in proprio per il danno arrecato (responsabilità
diretta).
In poche parole la responsabilità indiretta dei genitori (o dei tutori) si aggiunge a quella diretta dei figli (o delle
persone sottoposte a tutela).
Trattandosi di responsabilità solidale (quella diretta e indiretta), spetta al danneggiato scegliere a chi rivolgersi
per ottenere il risarcimento (se al minore o ai genitori o ad entrambi).
Ovviamente i genitori possono liberarsi da responsabilità indiretta se forniscono la prova liberatoria.
o Responsabilità indiretta dei precettori o maestri d’arte (insegnante, istruttore ecc) per i danni arrecati dai suoi
allievi o apprendisti nel tempo che sono sotto la loro vigilanza.
La responsabilità indiretta dei precettore si aggiunge a quella diretta degli allievi. Sono
responsabilità solidali; e anche i precettori possono fornire prova liberatoria.
o Responsabilità indiretta (OGGETTIVA) dei padroni o committenti (o preponenti) dei danni causati dai loro
domestici o commessi (o preposti) nell’esercizio delle loro funzioni.
Anche qui la responsabilità indiretta dei commessi si aggiunge a quella diretta dei preposti. Sono responsabilità
solidali; i committenti NON possono fornire prova liberatoria!!! Sono responsabili oggettivamente cioè solo
per il fatto di avvantaggiarsi dell’attività del preposto. Poi il preponente potrà esercitare azione di regresso
contro il preposto per la somma sborsata sempre che il preponente non abbia concorso alla determinazione
del danno.
o Responsabilità indiretta (OGGETTIVA) del proprietario di un edificio per i danni arrecati a terzi per vizi di
costruzione.
Cioè per il danno causato dalla rovina di un edificio causato da vizio di costruzione, risponde chi ne è
proprietario al momento della rovina.
Egli NON può fornire prova liberatoria, potrà al massimo, dopo aver risarcito il danno al terzo, chiedere un
azione di regresso contro chi ha progettato l’immobile per avere quanto sborsato.
o Responsabilità indiretta (OGGETTIVA) del proprietario del veicolo per danni derivanti da vizi di costruzione
del veicolo stesso.
(Come per il proprietario di edificio: dovrà pagare e poi potrà chiedere azione di regresso).
o Responsabilità indiretta del proprietario di un veicolo per i danni cagionati dalla circolazione di un veicolo con
conducente # dal proprietario.
La responsabilità indiretta del proprietario del veicolo si aggiunge a quella diretta del conducente.
Sono responsabilità solidali; e anche i proprietari possono fornire prova liberatoria. Ovviamente una volta
risarcita la somma al terzo il proprietario potrà esercitare azione di regresso contro il conducente per avere
quanto ha sborsato.
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Il danno
Il verificarsi del danno, in conseguenza ad un atto illecito, è l’ultimo presupposto per il sorgere dell’obbligo della
responsabilità extracontrattuale.
Se non vi è danno-conseguenza allora non vi è responsabilità extracontrattuale, anche se sussiste il danno-evento cioè
il fatto illecito.
Un fatto illecito può determinare sia un danno patrimoniale, sia un danno non patrimoniale ma anche entrambi.
E inoltre può colpire anche più soggetti, (ad es una xsona che è stata investita e ha xso l’uso dellle gambe dovrà essere
rimborsato non solo per il danno patrimoniale e non, ma anche xkè cambierà la vita della moglie, dei figli per quanto
concerne lo stato psicologico e lo stile di vita).
Quando ci sono tutti i presupposti per il sorgere della responsabilità extracontrattuale NASCE IN CAPO AL
DANNEGGIANTE (o in capo al terzo se si tratta di responsabilità indiretta) L’OBBLIGO DI RISARCIRE IL
DANNEGGIATO.
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La prescrizione
La PRESCRIZIONE del diritto al risarcimento del danno derivante da responsabilità extracontrattuale, è di regola di 5
anni dal giorno in cui si è verificato l’illecito.
Se il danno è provocato da circolazione di veicoli di ogni specie il termine di prescrizione è di 2 anni.
Se il fatto illecito è considerato reato allora la prescrizione è + lunga.
(Esiste la responsabilità per danno causato all’ambiente che verrà risarcito nei confronti dello Stato)
Se xò il venditore informa, prima della vendita, il compratore del difetto gravante sul prodotto, il venditore non deve
risarcire nulla.
La PRESCRIZIONE di danni derivanti da prodotti difettosi è di 3 anni decorsi dal giorno in cui il danneggiato ha avuto
conoscenza del difetto e del danno.
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L’esercizio di una non comporta la rinuncia all’altra, cioè se è stata rigettata la proposta in via extracontrattuale per
decorso della prescrizione quinquennale, il danneggiato potrà proporre quella in via contrattuale.
N.B. ovviamente il risarcimento ottenuto per una via fa venir meno la proposta nell’altra via.
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I RAPPORTI DI FAMIGLIA
La famiglia soddisfa bisogni fondamentali dell’individuo: il completamento della sua personalità con la scelta di un
compagno con cui affrontare le difficoltà della vita, la procreazione e l’educazione della prole.
Essendo che non vi è un modello universale di famiglia in quanto cambia sempre nel tempo, non bisogna stupirsi se il
codice non definisce la famiglia.
L’art 29 della Costituzione (Non attribuisce) ma RICONOSCE i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio cioè come un qualcosa di originario a cui l’ordinamento riconosce l’autonomia delle singole famiglie.
Nel matrimonio i coniugi hanno la stessa importanza sia moralmente che giuridicamente (a differenza di prima che il
marito c.d. paterfamilias era il capo della famiglia! Era come una gerarchia dove il marito era a capo).
A) IL MATRIMONIO
Per il diritto italiano il termine matrimonio indica sia l’atto cioè le nozze sia il rapporto che nasce tra gli sposi.
Il rapporto che si costituisce con il matrimonio è un rapporto coniugale, che determina l’acquisizione automatica, per la
prole, dello status di figli legittimi.
Essendo il matrimonio la comunione di vita “spirituale e materiale” tra i coniugi, il diritto non fa altro che imporre dei
vincoli giuridici tra gli sposi, che si traducono in un insieme di obblighi reciproci.
Il vincolo del rapporto coniugale non è più considerato indissolubile dal 1975, anno in cui è stata introdotta la legge sul
divorzio, invece quello della chiesa è considerato indissolubile!!!
Il matrimonio può essere celebrato secondo due criteri:
- Matrimonio civile: matrimonio celebrato davanti ad un ufficiale dello stato civile;
- Matrimonio concordatario: cioè matrimonio celebrato davanti a ad un ministro del culto cattolico, secondo le
regole del diritto canonico, purché seguita da trascrizione dell’atto nei registri dello stato civile. (matrimonio
della chiesa-matrimonio civile)
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La promessa di matrimonio
Il matrimonio di solito è preceduto dal fidanzamento.
Di solito i fidanzati si promettono reciprocamente di celebrare il matrimonio. La promessa xò
non obbliga a contrarre il matrimonio.
Xò se ci si tira indietro dopo aver fatto la promessa (per iscritto cioè o con atto pubblico o con scrittura privata), si
devono risarcire le spese fatte dall’altra parte in vista del matrimonio (mobili, spese per la festa nuziale ecc). (ma non
dei ricavi mancati come ad es. un impiego che sarebbe derivato dal matrimonio)
In ogni caso di rottura del fidanzamento, può essere chiesta la restituzione dei doni fatti a causa della promessa di
matrimonio.
L’azione per il risarcimento dei danni e quella della restituzione dei doni è sottoposta a prescrizione di 1 anno dal giorno
del rifiuto di celebrare il matrimonio.
Capacità ed impedimenti
Per contrarre matrimonio è necessario che ciascuno dei coniugi abbia la piena capacità di sposarsi e non sussistono
ostacoli relativi alla coppia.
Cioè ciascuno dei coniugi:
➢ Deve avere i requisiti di capacità a sposarsi;
➢ Non devono sussistere impedimenti relativi alla coppia.
Gli impedimenti relativi alla coppia non devono sussistere!!! Non possono
contrarre matrimonio:
- Gli ascendenti e i discendenti in linea retta, legittimi o naturali;
- I fratelli e le sorelle, legittimi o naturali;
- Lo zio e la nipote, la zia e il nipote;
- Gli affini in linea retta (suocero e nuora, genero e suocera); suscettibile di dispensa
- I cognati;
- L’adottante e l’adottato e i suoi discendenti;
- I figli adottivi della stessa xsona;
- L’adottato e il coniuge dell’adottante.
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- Vizi del consenso. Cioè se c’è stato un vizio nella volontà di uno dei coniugi nell’accettare di contrarre
matrimonio. Vizi del consenso sono:
o Violenza (se ci sono state minacce);
o Timore (se x paura di un danno grave esterno allo sposo ad es. la ragazza che ha paura di lasciare il
proprio sposo per le conseguenze che il padre potrebbe avere in caso di rottura del fidanzamento, in
quanto già gravemente ammalato di cuore);
o Errore su qualità personali dell’altro coniuge (ad es. xkè dopo il matrimonio scopre delle cose sul partner
che prima non sapeva ad es. una malattia fisica, psichica, anomalie o deviazioni sessuali o che dichiara
solo dopo il matrimonio di esercitare una professione delinquenziale ecc);
o Simulazione (cioè i coniugi si sono accordati di non adempiere agli obblighi e ai diritti che derivano dal
matrimonio).
In pendenza di giudizio di separazione di annullamento o nullità può essere disposta la separazione in pendenza di
giudizio dei coniugi per evitare che decorra 1 anno della prescrizione oltre la quale non si può + proporre azione di
invalidità. Ovviamente decide il giudice se disporla o meno!!!
Il matrimonio putativo
Il matrimonio putativo sia ha quando l’annullamento del matrimonio non ha effetto retroattivo se i coniugi erano in
buona fede cioè non sapevano della causa di invalidità, cioè è valido fino al momento della sentenza di invalidità, poi
risulta sciolto.
Al contrario il matrimonio invalido nei principi generali è come se non fosse mai stato celebrato tanto è che se ci
fossero stati dei figli essi saranno dichiarati illegittimi (ha efficacia retroattiva).
Accanto al matrimonio civile vi è un altro tipo di forma di celebrazione di matrimonio: il matrimonio concordatario
(accordo tra Stato e Chiesa secondo i Patti lateranensi) che produce effetti sia religiosi che civili.
Eseguite le pubblicazioni e se non si ha nessuna opposizione si può procedere con la celebrazione da parte del ministro
del culto.
Affinché un matrimonio religioso abbia anche effetti civili occorre che:
a) il parroco o il suo delegato spieghi gli effetti civili derivanti dal matrimonio e dia loro lettura degli articoli
riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi (art 143, 144 e 147 previsti dal 107).
b) Dell’atto del matrimonio siano redatti 2 copie originali;
c) Uno degli originali dell’atto del matrimonio sia trasmesso all’ufficiale dello stato civile per effettuare la
trascrizione nel registro dello stato civile.
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N.B. l’atto fondamentale perché il matrimonio religioso consegua effetti civili è la sua trascrizione nel registro dello
stato civile. In mancanza della trascrizione il matrimonio canonico rimane un atto puramente religioso, irrilevante per
l’ordinamento giuridico.
Gli effetti civili si producono non dal giorno della trascrizione bensì dal giorno della celebrazione: la trascrizione ha
cioè efficacia retroattiva.
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Con la separazione tra i coniugi cessa l’obbligo della convivenza, di assistenza, di fedeltà, RIMANE invece quello di
collaborazione per quanto riguarda i figli.
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La separazione giudiziale la può chiedere anche un solo coniuge per il solo fatto che la prosecuzione della convivenza
sia diventata intollerabile o tale da arrecare grave pregiudizio (danno) all’educazione della prole oltre che per non aver
rispettato gli obblighi derivanti dal matrimonio, o adulterio, minacce, sevizie, condanna superiore a 5 anni ecc.
Qualora sia possibile far risalire la responsabilità del fallimento del matrimonio ad un coniuge (ad es. xkè non ha
rispettato i doveri derivanti dal matrimonio), il giudice, purché gli sia richiesto, può addebitare a quel coniuge la
separazione.
Qualora uno dei coniugi non abbia redditi propri adeguati a continuare ad avere il precedente tenore di vita, il giudice
può imporre l’obbligo di versare un assegno di mantenimento periodico.
Questo assegno ovviamente non può essere attribuito al coniuge a cui è stata addebitata la responsabilità del fallimento
del matrimonio, ma al massimo può essere corrisposto un assegno per gli alimenti.
Il giudice può vietare alla moglie l’uso del cognome maritale solo se possa provocare grave pregiudizio al marito.
La separazione consensuale è invece il consenso dei coniugi alla separazione che si mettono d’accordo sulle condizioni
della separazione (assegno di mantenimento o di alimenti, rapporti con i figli ecc).
Per produrre effetti giuridici la separazione consensuale necessita:
- non solo del consenso dei coniugi;
- ma SOPRATTUTTO dell’omologazione del tribunale (art 158).
Senza omologazione del tribunale la separazione non produce effetti giuridici.
Quindi se c’è un contrasto tra l’accordo dei coniugi e l’interesse dei figli, il giudice riconvoca i coniugi indicando ad
essi le modificazioni da effettuare nell’interesse dei figli, altrimenti il giudice non concede l’omologazione e xtanto non
produce effetti giuridici.
Gli effetti della sentenza di separazione cessano in caso di riconciliazione dei coniugi, che non deve avere una forma
solenne ma basta una espressa dichiarazione o un comportamento non equivoco.
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La sentenza deve indicare i tempi e i modi della presenza dei figli presso ciascun genitore.
La potestà genitoriale è attribuita ad entrambi i genitori, cioè ogni genitore può assumere decisioni di ordinaria
amministrazione per conto del figlio minorenne, per gli atti + importanti c’è bisogno di un accordo. In caso di
disaccordo provvede il giudice!
Ciascun genitore deve provvedere al mantenimento della prole in misura proporzionale al proprio reddito e in base al
tenore di vita che il figlio aveva prima della separazione, con assegno.
Per quanto riguarda la casa familiare si prende in considerazione l’interesse dei figli.
Quindi è possibile che il giudice disponga l’affido condiviso dei figli con collocamento presso la madre, ed è possibile
che il giudice attribuisce il godimento della casa familiare alla madre, nonostante sia di proprietà del padre.
Si può richiedere, anziché l’assegno periodico, la corresponsione in un'unica soluzione o di un importo in denaro o di
un immobile … Ovviamente una volta richiesto l’unica soluzione non si può
+ chiedere alcun assegno.
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Esistono 2 regimi patrimoniale della famiglia, cioè 2 tipi di rapporti patrimoniali tra i coniugi e sono:
• Il regime della separazione dei beni: dove ciascun coniuge rimane titolare esclusivo dei beni acquistati
durante il matrimonio, senza avere alcun diritto sui beni dell’altro coniuge;
• Il regime di comunione di beni: dove i beni acquistati dai coniugi durante il matrimonio sono di proprietà
di entrambi (principio di solidarietà e parità).
Se prima vi era solo la separazione dei beni, ora con la nuova riforma si applica sempre la
comunione dei beni a meno che i coniugi non si accordano per avere la separazione dei beni. Quindi se non vi è
quest’accordo automaticamente si applica il regime patrimoniale legale della comunione dei beni.
La comunione legale
Il regime patrimoniale legale della famiglia, in mancanza di # accordo, è quello della comunione legale.
La comunione legale, (legale xkè x legge la si attribuisce automaticamente, salvo # accordo), non è una comunione
universale, cioè non tutti i beni acquistatati fanno parte della comunione.
Ci sono beni che cadono automaticamente nella comunione dei beni e altri chiamati beni personali che invece
rimangono esclusivamente al singolo coniuge.
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Beni che cadono automaticamente nella comunione (dove i coniugi diventano contitolari di quei beni) sono:
- gli acquisti compiuti (insieme o separatamente) durante il matrimonio, ad esclusione dei beni personali
(sono beni che cadono in comunione automaticamente i mobili, l’immobile, l’auto ecc);
- le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio;
- gli utili e gli incrementi di aziende gestite da entrambi, anche se appartenente ad uno solo dei coniugi
anteriormente al matrimonio.
Sono esclusi dalla comunione e rimangono nei beni personali di ciascun coniuge:
- i beni che ciascun coniuge già possedeva prima del matrimonio;
- i beni da lui acquisiti per effetto di una donazione a SUO favore, salvo che siano espressamente attribuiti
alla comunione;
- i beni di uso strettamente personale;
- i beni che servono all’esercizio di una professione, tranne quelli che si usano in una azienda facente parte
della comunione;
- i beni acquisiti con lo scambio di altri beni personali.
I redditi di ciascun coniuge non sono né beni che cadono automaticamente in comunione e né beni personali. Essi
entrano a far parte della comunione (per effettuare la divisione) SE E SOLO SE al momento dello scioglimento della
comunione NON SONO STATI DEL TUTTO CONSUMATI (c.d. comunione di residuo).
Seguono la stessa sorte dei redditi anche i risparmi di ciascun coniuge (comunione di residuo).
I crediti di ciascun coniuge non entrano a far parte della comunione legale!!!
Sui beni in comunione, i coniugi possono effettuare:
- DISGIUNTAMENTE gli atti di ordinaria amministrazione;
- CONGIUNTAMENTE (insieme) gli atti eccedenti l’ordinaria amministrazione.
Se non c’è l’accordo di uno dei coniugi, l’altro coniuge può chiedere l’autorizzazione al giudice di effettuare cmq
quell’atto eccedente l’ordinaria amministrazione quando questo sia necessario per la famiglia.
Sono annullabili gli atti eseguiti da un coniuge senza il consenso dell’altro per gli atti eccedenti l’ord. amm. se
riguardano beni immobili o mobili registrati.
Se invece riguardano beni mobili il coniuge che li ha compiuti deve cercare di ritornare alla situazione precedente, se
questo non è possibile deve pagare alla comunione l’equivalente.
I creditori di uno dei coniugi si possono rifare solo sui beni personali del coniuge, se questi non sono capienti a
soddisfare il loro credito possono rifarsi anche sui beni in comunione ma solo per metà del valore di tutti i beni in
comunione (cioè solo della quota di quel coniuge).
La comunione convenzionale consiste, solitamente, nel far rientrare nella comunione anche i beni personali (ad es.
quelli di cui i coniugi erano già titolari prima del matrimonio), ad eccezione dei redditi e dei risparmi, che possono
entrare nella comunione solo in caso di comunione residua.
La dote
La dote era rappresentata dai beni che la moglie o altri per essa apportava al marito per sostenere i pesi del
matrimonio. (prima della riforma il marito doveva mantenere la moglie)
La riforma del 1975 ha stabilito un divieto rigoroso alla costituzione di dote essendo, con la riforma, moglie e marito
posti sullo stesso piano (ha perso ogni significato).
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LA FILIAZIONE LEGITTIMA
Capitolo 69
Il figlio è legittimo se è stato concepito da genitori uniti in matrimonio (conta infatti il momento del concepimento non
quello della nascita).
È figlio naturale quando è stato concepito da genitori che non sono sposati.
Un figlio è chiamato legittimo se è stato concepito da genitori in matrimonio, e che il padre del figlio sia proprio il
marito della madre (mater semper certa dicevano i latini).
La legge pone 2 presunzioni:
1) Si presuppone legittimo il figlio nato 180 gg dopo il matrimonio ed entro 300 gg dallo scioglimento del
matrimonio (presunzione di legittimità);
2) Si presuppone, se il figlio è nato nel matrimonio, che il padre sia effettivamente il marito della madre
(presunzione di paternità).
Lo status di figlio legittimo si prova con l’atto di nascita, iscritto nei registri dello stato civile. L’atto di nascita
indica le generalità dei genitori.
(la madre può chiedere di non essere nominata nell’atto di nascita in questo caso il figlio diventa naturale)
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La tutela
La tutela la si ha se entrambe i genitori sono morti o per altre cause non possono + esercitare la potestà.
Organi di tutela sono: il giudice tutelare, il tutore e il protutore.
Il tutore ha la cura del minore, lo rappresenta in tutti gli atti civili e ne amministra i beni.
Il protutore rappresenta il minore nel caso in cui l’interesse del minore sia in contrasto con quella del protutore.
La tutela è un complesso di poteri che vengono attribuiti al tutore (come la potestà ma con minor poteri).
Il tutore deve procedere all’inventario dei beni del minore, provvedere alla sua istruzione, alla sua educazione e ad
investire i suoi capitali.
Non può compiere atti di straordinaria amministrazione se non con l’autorizzazione del giudice tutelare.
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L’ADOZIONE
Capitolo 70
L’adozione ha come fine primario quello di procurare una famiglia ai minori che ne siano privi o non ne abbiano una
idonea.
Si può adottare un bambino, di regola, solo se il minore è in stato di adottabilità.
Lo stato di adottabilità è attribuito dal Tribunale per i minorenni che, a seguito di una segnalazione, accerta lo stato di
abbandono del minorenne.
Lo stato di abbandono lo si ha quando il minore è privo di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei
parenti tenuti a provvedervi.
L’adozione è consentita se ci sono determinati requisiti, quali:
- Una coppia (uomo donna) uniti dal vincolo del matrimonio da almeno 3 anni, non separati, e idonei e capaci di
mantenere, istruire ed educare il minore che intendono adottare;
- L’età degli adottanti deve essere superiore rispetto a quella dell’adottando di almeno 18 anni ma non più di 45
anni, (salvo deroga del tribunale);
- Il minore sia stato dichiarato in stato di adottabilità.
Dichiarato lo stato di adottabilità e accertati tutti i requisiti per l’adozione, il minore viene collocato in affidamento
preadottivo per almeno 1 anno.
L’affidamento preadottivo è una specie di adozione provvisoria al termine del quale si chiede a tutti gli interessati il
consenso (ai due adottanti, all’adottando, e agli eventuali figli degli adottanti).
Se l’affidamento ha esito favorevole e c’è il consenso di tutti, il tribunale procede con l’adozione.
Effetti: L’adozione ha per effetto l’acquisto, da parte del minore, dello status di figlio legittimo degli adottanti.
L’adottato prende il cognome del padre adottante.
L’adottato ha diritto di conoscere le proprie origini nei tempi e nei modi + opportuni per i nuovi genitori.
L’adottato può accedere alle informazioni dell’identità dei genitori biologici, di regola, solo al compimento del
25°anno di età.
Non esiste invece alcun limite massimo di età né per chi vuole adottare, né per essere adottato. (è possibile che un
80enne adotti un 60enne )
Chiunque può essere adottato. L’unico divieto è l’adozione di figli naturali dell’adottante.
Per l’adozione si richiedono il consenso del adottante, dell’adottando, dei genitori dell’adottando e anche dei coniugi sia
dell’adottante che dell’adottando.
Una volta effettuata l’adozione dal tribunale, l’adottato assume il cognome dell’adottante che lo antepone al proprio.
L’adottato conserva tutti i diritti e i doveri verso la sua famiglia di origine e non diventa parente dei parenti dell’adottante.
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L’adottato assume gli stessi diritti di successione che avrebbe un figlio legittimo.
L’adozione può essere revocata se l’adottato attenti alla vita dell’adottante o dei suoi parenti.
LA FILIAZIONE NATURALE
Capitolo 71
Figli legittimi: sono quei figli concepiti da persone unite dal vincolo del matrimonio. Figli naturali:
sono quei figli nati da persone NON unite dal vincolo del matrimonio E possono essere:
• Figlio adulterino: figli nati da un genitore già sposato con un’altra persona. (sono figli adulterini sia se è solo 1
il genitore già sposato con una altra xsona, sia se sono entrambi sposati con altri)
• Figlio incestuoso: il figlio concepito da persone legate dal vincolo di parentela, nato da incesto.
Il codice civile ammette il riconoscimento, oltre ai figli legittimi, solo dei figli naturali e del figlio adulterino.
Divieto di riconoscimento:
- del figlio incestuoso, salvo buona fede dei genitori (non sapevano dell’incesto);
- come figlio naturale di xsona avente già status di figlio legittimo di altri.
Per riconoscere un figlio naturale o adulterino c’è bisogno dell’atto di riconoscimento che può essere fatto:
- con l’atto di nascita;
- con dichiarazione davanti ad un ufficiale di stato civile;
- con atto pubblico;
- con testamento, che produce i suoi effetti solo dopo la morte del testatore.
La capacità di effettuare il riconoscimento di un figlio naturale si acquista con il 16esimo anno di età.
Se un figlio non è riconosciuto da alcun genitore, xkè non può in quanto incestuoso o xkè non si vuole riconoscere, è
dichiarato in stato di adottabilità.
Il riconoscimento può essere impugnato se l’autore del riconoscimento è stato costretto con violenza, o l’ha compiuto
in stato di interdizione giudiziale.
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Può accadere che il figlio non venga riconosciuto alla nascita da nessun genitore allora il giudice provvede a dargli un
nome e un cognome.
Al genitore che ha riconosciuto il figlio naturale spetta la potestà su di lui.
Se entrambi lo hanno riconosciuto e sono conviventi, allora la potestà spetta ad entrambi, altrimenti se entrambi lo
hanno riconosciuto ma non convivono, la potestà la esercita il genitore con il quale convive il figlio.
La Corte Costituzionale ha permesso l’accertamento giudiziale di paternità e di maternità anche per figli incestuosi
(cioè le indagini), MA NON la dichiarazione di paternità e di maternità in quanto il figlio nato da incesto non può
essere riconosciuto.
L’accertamento giudiziale è stato permesso al solo fine di garantire al figlio non riconoscibile almeno i diritti
fondamentali al mantenimento, all’istruzione e all’educazione da parte dei genitori incestuosi. Il figlio può proporre
azione di mantenimento una volta accertata la maternità e la paternità previa autorizzazione del giudice. (art. 279, 580
594)
La legittimazione
Con la legittimazione il figlio nato fuori dal matrimonio acquista la qualità di figlio legittimo.
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La legittimazione può avvenire automaticamente per successivo matrimonio dei genitori che avevano riconosciuto un
figlio naturale oppure per provvedimento del giudice.
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PRINCIPI GENERALI
Capitolo 73
Con il termine successione si intende il fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro nella titolarità di uno o più
diritti o rapporti giuridici (anche passivi come i debiti).
Successione = trasferimento della titolarità da un soggetto ad altri. Parleremo
della successione per causa di morte (mortis causa)
La sorte del patrimonio del defunto è di solito lasciata alla volontà dello stesso ereditando attraverso
testamento.
Il legislatore limita xò, nel caso in cui ci siano stretti congiunti (figli, coniugi, ascendenti), la volontà del testatore, in
quanto riserva a favore di questi congiunti una quota di patrimonio del congiunto, variabile a seconda del numero e
delle qualità degli aventi diritto (art. 536)
(c.d. riserva dei legittimari).
Per la parte disponibile del suo patrimonio può destinarlo a chi meglio preferisce, anche a persone non legate dal
vincolo di parentela.
Ove xò l’ereditando non abbia provveduto, in tutto o in parte, a destinare il proprio patrimonio mediante testamento, è
la legge stessa a dettare i criteri per la destinazione del patrimonio del defunto, rispettando ovviamente prima di tutto le
quote di riserva dei legittimari. (successione legittima)
Alla successione legittima si ricorre quando manca un testamento, oppure quando è stato fatto il testamento ma non di
tutto il patrimonio del defunto ma solo di una parte.
In questo caso per la parte restante si provvede con la successione legittima (rispettando xò sempre le quote di riserva
dei legittimari).
Eredità e legato
Il complesso dei rapporti patrimoniali trasmissibili, attivi o passivi, facenti capo al de cuis (xsona defunta), costituisce la
sua eredità (o anche chiamata asse o massa ereditaria).
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Con la successione a titolo universale l’erede acquisisce l’eredità cioè l’erede subentra in tutti i rapporti
trasmissibili,attivi o passivi, facenti capo al de cuis al momento della morte, ad eccezione soltanto di quelli per i quali
sia diversamente disposto dalla legge o dal testamento.
L’erede è anche chiamato “il continuatore della personalità del suo dante causa (il de cuis).
Ovviamente spetta all’interprete capire e stabilire se una successione è stata fatta a titolo universale o a titolo
particolare.
Anche se nel testamento sono indicati beni precisi e determinati, non si può escludere che la successione avvenga a
titolo universale: bisogna solo appurare se il testatore, nel assegnare i singoli beni, abbia tenuto presente
dell’universalità del suo patrimonio, ed abbia inteso assegnare e dividere i singoli beni, tra i suoi eredi, come quota del
tutto.
L’interprete quindi ha il difficile compito di capire e stabilire quale fosse l’intenzione del testatore. Ovviamente quando
la successione si devolve per legge il problema non si pone, perché la successione è quasi sempre a titolo universale
in quanto si andranno a dividere tutti i rapporti trasmissibili, attivi o passivi che siano, del de cuis.
Sono intrasmissibili tutti i rapporti strettamente personali come l’usufrutto, l’uso, l’abitazione la rendita vitalizia poiché
la morte è causa di scioglimento di questi contratti.
Giacenza dell’eredità
Per diventare erede, questo deve fare una dichiarazione di volontà chiamata accettazione dell’eredità (sia che la
successione sia per legge che per testamento). (in quanto l’erede può scegliere se accettare o meno l’eredità essendo
l’eredità il complesso dei rapporti patrimoniali PASSIVI e ATTIVI!!! Non è erede chi non vuole)
L’intervallo tra la morte dell’ereditando e l’accettazione del chiamato è definita eredità giacente.
In questo periodo l’eredità non appartiene a nessuno e risulta così senza titolare finché il chiamato ad accettare
l’eredità non accetti.
L’eredità giacente si ha solo quando:
1) non sia ancora stata fatta l’accettazione del chiamato;
2) che il chiamato non si trovi nel possesso dei beni ereditari;
3) sia stato nominato un curatore dell’eredità giacente che provvederà all’amministrazione e alla
conservazione del patrimonio.
Il chiamato dovrà decidere entro 10 anni dall’apertura della successione essendo questo il termine di prescrizione del
diritto di accettare l’eredità.
La capacità di succedere
La capacità di succedere appartiene a qualunque persona fisica che al momento dell’apertura della successione, sia già nata e
sia in vita.
Eccezione: il legislatore concede la capacità di succedere anche:
- a coloro che erano concepiti al momento dell’apertura della successione;
- anche ai figli non ancora concepiti di una determinata persona al momento dell’apertura della
successione, xò solo con testamento.
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L’indegnità
La persona dichiarata indegna con sentenza del giudice è esclusa dalla successione.
Una xsona è indegna se ha compiuto degli atti gravemente pregiudizievoli verso il de cuis. Una xsona è
dichiarata indegna dal giudice se:
- se ha compiuto degli atti contro la persona fisica (tentato omicidio, omicidio) o contro la personalità
(calunnie) del de cuis o del coniuge o del discendente di lui;
- chi ha indotto con dolo o con violenza il de cuis a mutare il testamento a suo favore
- ecc. (art 463 cod.civ.)
La sentenza che pronuncia l’indegnità ha effetto retroattivo, l’indegno è considerato come se non fosse mai stato erede.
L’indegno può essere riabilitato o con atto pubblico o con testamento cioè può essere rimossa l’indegnità.
Rappresentazione
La rappresentazione è quell’istituto in forza del quale i discendenti legittimi o naturali (c.d. rappresentanti) subentrano
al loro ascendente nel diritto di accettare un’eredità o un legato qualora il chiamato (c.d. rappresentato) non può (ad es.
per premorienza cioè è morto prima dell’apertura della successione o per indegnità) o non vuole (per rinuncia) accettare
l’eredità o il legato.
La rappresentazione può avvenire solo se il chiamato (rappresentato) che non può o non vuole accettare l’eredità sia:
- o un figlio del de cuis;
- o un fratello o una sorella del de cuis.
La rappresentazione è esclusa se il chiamato sia rispetto al de cuis un estraneo o cmq un parente diverso da figlio,
fratello o sorella.
(la rappresentazione è esclusa qualora il de cuis abbia predisposto nel testamento una sostituzione al chiamato che non
vuole o non può accettare il lascito)
Accrescimento
L’istituto dell’accrescimento comporta che la quota destinata al chiamato che non può o non vuole accettare il lascito
(eredità o legato di uno stesso bene) si devolve a favore degli altri beneficiari di una chiamata congiuntiva. (xtanto la
loro quota si accresce)
Non si può applicare l’accrescimento quando ricorrano le condizioni per applicare la rappresentazione (a meno che
anche il rappresentante non possa o non voglia accettare il lascito), o quando nella successione testamentaria il testatore
abbia disposto una sostituzione.
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Questo è applicabile solo se è stata effettuata una chiamata congiuntiva (es. se il de cuis ha lasciato l’eredità a 3
chiamati congiuntamente, qualora uno di essi non accetti o non possa accettarvi, la sua quota viene divisa tra gli altri 2
beneficiari).
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Sostituzioni
La sostituzione avviene quando il testatore abbia predisposto che nell’ipotesi in cui il chiamato non possa o non voglia
accettare l’eredità o il legato, essa passa nelle mani di un’altra persona da lui indicata (sostituto).
Questa è la sostituzione ordinaria o volgare. Prevalendo la volontà del testatore la sostituzione prevale sul diritto di
rappresentazione e sull’accrescimento.
La sostituzione fedecommissaria è stata abolita dal nostro ordinamento.
Accettazione dell’eredità
Abbiamo detto che l’eredità si acquista con l’accettazione del chiamato. Ci sono 2 tipi
di accettazione:
• accettazione pura e semplice dove il patrimonio del defunto si confonde con quello
dell’erede. L’erede risponde di tutti i debiti del defunto anche se questi superano l’attivo dell’eredità;
• accettazione col beneficio di inventario dove NON si produce la confusione dei 2 patrimoni.
Vi sono diverse modalità di accettazione:
- Accettazione espressa: può essere pura e semplice o col beneficio di inventario.
Se l’accettazione è pura e semplice può essere fatta con atto pubblico o con scrittura privata; Se è col beneficio
d’inventario deve essere fatta con dichiarazione ricevuta dal notaio. (L’accettazione dell’eredità devolute alle
persone giuridiche può essere fatta solo col beneficio di inventario).
La volontà espressa verbalmente non ha alcun valore.
- Accettazione tacita: è tacita quando il chiamato all’eredità compie atti che presuppone la sua volontà di
accettare o che non avrebbe il diritto di fare se non in qualità di erede.
- Accettazione presunta: cioè l’accettazione avviene automaticamente per il solo fatto che non si è provveduto
ad uno specifico atto imposto dalla legge (ad es. il chiamato che sia in possesso di beni ereditari, entro 3 mesi
dall’apertura della successione deve compiere l’inventario oppure dismettere il possesso dei beni ereditari,
altrimenti è considerato erede puro e semplice) o se ha compiuto un determinato comportamento (ad es.
sottrazione di beni ereditari).
L’accettazione di eredità quando determina l’acquisto di determinati diritti (come ad es. di immobili, di usufrutto, di
servitù prediali ecc art 2643 n°1,2,4) è soggetta a trascrizione.
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Vendita di eredità
Per effetto dell’acquisto dell’eredità, l’erede ha il potere di disporre dei beni ereditari.
L’accettazione con beneficio di inventario esige ad substantiam una forma particolare (dichiarazione ricevuta dal notaio
o dal cancelliere del tribunale in cui si è aperta la successione) ed è soggetta a pubblicità nel registro delle successioni.
È vietata l’alienazione dei beni ereditari se non con autorizzazione del giudice se l’erede accetta con beneficio di
inventario, se viola questo divieto egli diventa erede puro e semplice (decadenza del beneficio d’inventario).
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Xò se l’erede non accetta con beneficio di inventario o l’erede decade dal beneficio di inventario, i creditori del defunto
possono attuare la separazione del patrimonio del defunto da quello dell’erede. In questo caso la separazione opera a
favore dei creditori dei defunti che si assicurano il soddisfacimento sui beni del defunto, a preferenza dei creditori
dell’erede.
Il diritto alla separazione deve essere esercitato entro 3 mesi dall’apertura della successione (pena la decadenza del
diritto cioè non puoi + chiedere la separazione).
(“Penso”: in quest’ultimo caso il vero erede potrà pretendere dall’erede apparente la restituzione del corrispettivo
prezzo della vendita di quel bene)
Rinuncia all’eredità
La rinuncia all’eredità consiste in una dichiarazione unilaterale con la quale il chiamato manifesta la sua decisione di
volere acquistare l’eredità.
La rinunzia all’eredità, come l’accettazione, richiede una forma particolare (dichiarazione ricevuta da un notaio o dal
cancelliere del Tribunale in cui è stata aperta la successione). È soggetta a pubblicazione nel registro delle successioni.
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Le CONSEGUENZE della rinuncia sono # a seconda che si tratti di successione legittima o testamentaria:
- nel caso di successione legittima: se non ha luogo la rappresentazione, la parte di colui che ha rinunziato va a
favore degli altri beneficiari per accrescimento.
- Nel caso di successione testamentaria: bisogna distinguere il caso in cui il testatore:
a. Abbia predisposto una sostituzione: nel primo caso la quota del rinunciante va al sostituito;
b. Non abbia predisposto nulla: se ricorre uno dei presupposti previsti per la rappresentazione si devolve
al rappresentante, se non sussistono questi presupposti, la parte del rinunziante va a favore degli
altri coeredi beneficiari per accrescimento se e solo se il testatore aveva voluto dividere il tutto in parti
uguali, altrimenti va a favore degli eredi legittimi.
A differenza dell’accettazione, LA RINUNCIA È REVOCABILE, cioè chi ha rinunciato può ricredersi e accettare
l’eredità solo se:
- Non è decorso il periodo di prescrizione;
- E l’eredità non sia stata accettata da altri.
LA SUCCESSIONE LEGITTIMA
Capitolo 75
Alla successione legittima si ricorre quando manca un testamento, oppure quando è stato fatto il testamento ma non di
tutto il patrimonio del defunto ma solo di una parte.
In questo caso per la parte restante si provvede con la successione legittima (rispettando xò sempre le quote di riserva
dei legittimari).
Le categorie successibili, nella successione legittima sono: il coniuge, i discendenti legittimi e naturali, gli ascendenti, i
collaterali, i genitori del figlio naturale, gli altri parenti e lo Stato.
Al coniuge spetta la metà del patrimonio del defunto, se in concorso con un solo figlio (legittimo o naturale), 1/3 se
concorre alla successione con + figli, 2/3 se concorre con fratelli o sorelle, o ascendenti legittimi.
In mancanza di tali soggetti si devolve l’intera eredità al coniuge.
Gli altri successibili possono distinguersi in # ordini di importanza:
- 1° ordine: fanno parte i figli legittimi o naturali riconosciuti o adottivi. I figli succedono tutti in parti
uguali ed escludono dalla successione tutti gli ascendenti e i collaterali.
Quindi dopo aver dato la quota spettante al coniuge (situazione particolare) i figli dividono la restante parte
in parti uguali;
- 2° ordine: fanno parte i genitori, i fratelli e sorelle, nonché i discendenti di questi ultimi, gli ascendenti.
Tutti questi soggetti succedono solo se il de cuis muore senza lasciare prole. I genitori e i
fratelli dividono tutto in parte uguali.
Gli ascendenti succedono soltanto in assenza di genitori.
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- 3° ordine: fanno parte i collaterali dal terzo al sesto grado, che anno diritto alla successione solo quando non
vi siano altri successibili.
La successione non ha luogo tra parenti oltre il sesto grado.
La successione dello Stato
L’eredità è devoluta allo Stato in mancanza di altri successibili, cioè sia nel caso in cui non ci siano i successibili sia
nel caso in cui tutti abbiano rinunciato alla successione.
Lo Stato non può rinunciarvi e l’acquisto si opera di diritto senza bisogno di accettazione. Lo Stato inoltre
non risponde mai dei debiti oltre il valore dell’attivo.
LA SUCCESSIONE NECESSARIA
Capitolo 76
La legge stabilisce che quando ci sono determinate categorie di successibili, una parte del patrimonio del de cuis
deve essere attribuito a costoro.
La quota che la legge riserva a costoro si chiama quota di legittima o riserva.
I successori che vi hanno diritto sono chiamati legittimari o riservatori o successori necessari
(xkè devono in ogni caso succedere).
I successori legittimari non devono essere confusi con i successori legittimi, ossia con coloro che ai quali l’eredità viene
devoluta per legge in mancanza del testamento.
Categorie di legittimari
Legittimari sono:
• Il coniuge;
• I figli legittimi e naturali;
• Gli ascendenti legittimi.
Per il coniuge la riserva è della metà del patrimonio se non vi sono figli e ¼ agli ascendenti, la restante parte è
disponibile, 1/3 se concorre con 1 figlio il quale ha diritto anch’egli ad 1/3, ¼ se concorre con + figli ai quali spetta la
metà da dividere, il restante ¼ è disponibile.
La riserva a favore dei figli legittimi o naturali non è fissa, ma variabile a seconda del numero di figli e secondo
l’esistenza o meno del coniuge.(quota mobile)
Se manca il coniuge la riserva è della metà del patrimonio se il figlio è solo 1, se i figli sono più di uno la riserva è di
2/3.
La riserva degli ascendenti opera solo se il defunto non lascia figli legittimi o naturali. In tal caso è di 1/3, se invece
concorre anche il coniuge, a cui spetta la metà del patrimonio, agli ascendenti la riserva scende ad ¼.
La quota legittima
Quando all’apertura della successione vi sono dei legittimari, il patrimonio del de cuis si distingue
in 2 parti:
- Parte disponibile della quale il testatore è libero di attribuirla a chiunque;
- Legittima o riserva della quale il testatore non può decidere la sua sorte, in quanto la legge la attribuisce ai
legittimari.
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La riunione fittizia
La riunione fittizia è un operazione che serve per poter stabilire se il testatore abbia leso o meno le quote spettanti ai
legittimari, calcolando il suo patrimonio all’epoca dell’apertura della successione. È un operazione contabile ed è
chiamata così xkè si riuniscono solo fittiziamente tutti i beni del testatore, essendo un operazione contabile fatta sulla
carta.
La riunione fittizia consiste nel calcolare la parte disponibile al testatore e vedere se quanto lui ha disposto con il
testamento lo ha fatto ledendo le quote dei legittimari.
Si calcola tutto l’attivo del testatore, si sottraggono tutti i debiti, e si aggiungono tutte le donazioni o legati fatti in vita
dal testatore a terzi (non legittimari).
Su tale importo si calcola la quota di cui il testatore poteva disporre cioè poteva attribuire a terzi!
(si supponga che una persona, che aveva 2 figli, morendo abbia lasciato beni per il valore di 100, debiti per 20 e abbia
in vita fatto donazioni a terzi per 40, lasciando per testamento ad un estraneo beni per un valore di 20.
Si fa: 100-20+40=120 poiché i figli sono più di uno, la legittima a loro riservata è di 2/3 del patrimonio. Si calcolano i
2/3 di 120 =80. La disponibilità è costituita dal restante 1/3 cioè 40.
Avendo il padre disposto beneficio di terzi non legittimari con donazioni per 40 e con disposizione testamentaria per
20, e cioè in tutto 60, egli ha superato di 20 il valore della parte disponibile e per tanto ha leso i legittimari cioè i figli di
20).
(se invece la donazione è stata fatta a favore dei legittimari allora queste si considerano come in conto di legittima)
L’azione di riduzione
Se mediante i calcoli della riunione fittizia, risulta che le disposizioni testamentarie o le donazioni effettuate eccedono
la quota che il testatore aveva a disposizione, ciascun legittimario può agire per la riduzione delle une o delle altre con
un apposita azione chiamata appunto azione di riduzione.
Cioè l’azione di riduzione viene promossa nel caso in cui dopo aver effettuato la riunione fittizia risulta che il testatore
ha leso i diritti spettanti ai legittimari.
Se viene accolta, il donatario o il beneficiario della disposizione testamentaria deve restituire in tutto o in parte il bene
o restituendo al legittimario una quota in denaro a lui spettante.
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Le prime ad essere ridotte sono le disposizioni testamentarie, se queste non sono abbastanza sufficienti a coprire la
legittima si procede alla riduzione delle donazioni o dei legati.
L’azione di riduzione è soggetta a prescrizione ordinaria decennale!!!
Il patto di famiglia
Per conservare integralmente e far continuare l’azienda di un titolare (padre di famiglia) anche dopo la sua morte senza
che l’azienda venga sciolta per dividere le quote di riserva tra i legittimari, la legge pone il rimedio del patto di famiglia.
Il patto di famiglia è un contratto con il quale l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda, e il titolare di
partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote a uno o + discendenti.
Il patto di famiglia quindi può essere fatto solo a favore dei propri figli (e non coniugi o altri parenti), e in mancanza di
essi oppure xkè non sono in grado di gestire l’azienda, a favore dei nipoti, purché discendenti!!!
Gli assegnatari del patto di famiglia possono essere solo i discendenti!!!!
LA SUCCESSIONE TESTAMENTARIA
Capitolo 77
Il testamento
Il testamento è un atto con il quale una persona decide a chi attribuire i propri beni al momento della sua morte.
Il testamento è sempre revocabile dal testatore cioè egli può in qualsiasi momento modificare il testamento finché è in
vita.
Xtanto non sono ammessi dal nostro ordinamento né patti successori né donazioni mortis causa. Il testamento può
contenere l’istituzione di uno o più eredi o anche soltanto legati.
Il testamento è un negozio unilaterale non recettizio, ed è un atto strettamente personale, espressione della volontà del
testatore che non ha bisogno di essere portato a conoscenza di persone determinate se non al momento della morte.
Per il carattere della personalità, non è ammesso il testamento congiuntivo cioè costituito da un unico atto sottoscritto
da 2 o + persone. È ammesso invece il testamento simultaneo cioè composto da 2 atti sottoscritti ognuno da una sola
persona ma scritti su uno stesso foglio di carta.
Né è ammesso la rappresentanza legale o volontaria.
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Il testamento è un negozio solenne in quanto deve essere compiuto ad substantiam secondo forme determinate dalla legge.
Il testamento come negozio giuridico
È incapace di testare: il minorenne, gli interdetti per infermità di mente, gli incapaci naturali cioè quelle persone che anche
temporaneamente non erano capaci di intendere e di volere.
Tutti quelli ke non sono dichiarati incapaci dalla legge sono capaci.
Il testamento fatto da un incapace è impugnabile da chiunque vi abbia interesse entro 5 anni dal giorno dell’esecuzione
del testamento.
Il testamento deve essere interpretato in modo da capire quale è stata la volontà del testatore al momento della
sottoscrizione.
L’incapacità d ricevere può dipendere o dall’incapacità di succedere o dalla tutela della libertà testamentaria. Cioè per
tutelare la libertà testamentaria non possono ricevere la successione chi potrebbe abusare della funzione che svolge (ad
es. tutore, protutore, notaio, testimone, interprete, persona che ha scritto il testamento). Cioè queste persone sono
incapaci assoluti di ricevere.
La disposizione testamentaria a favore di un incapace assoluto di ricevere è nulla senza che ci sia bisogno né di provare
né di una sentenza che accerti l’abuso!!!
La legge stabilisce che l’interposizione è nulla (per aggirare l’ostacolo – lascio a Tizio che darà tutto a Caio) se e solo
se il testamento sia a favore di un parente stretto dell’incapace di ricevere.
Il testamento a favore di una persona incerta, è nullo!!! E si procederà con la successione legittima. È incerta quella
xsona che non può essere determinata dalla legge.
(es. è valido il testamento che dispone come erede i parenti più prossimi, è nullo il testamento che dispone come eredi i
parenti + meritevoli(come fa la legge a determinare quale è stata la xsona + meritevole tra i parenti?))
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Il testamento olografo
Il testamento olografo è la forma + semplice e al tempo stesso più riservata dell’espressione della volontà del testatore.
I requisiti di forma sono:
- L’autografia che consiste nel fatto che il testamento sia stato scritto integralmente dalla mano del testatore.
(non basterebbe la sola firma del testatore di un testamento scritto a computer). DEVE essere scritto
integralmente a mano dal testatore;
- La data giorno mese e anno, se mancasse uno di questi l’atto è annullabile. (si può scrivere Pasqua 1997,
Natale 2000 in quanto è risalibile al giorno della Pasqua di quell’anno o cmq si sa che Natale è il 25
dicembre);
- Sottoscrizione con nome e cognome del testatore o anche da uno pseudonimo o un vezzeggiativo che lo
identifichi univocamente.
Il testamento olografo è un scrittura privata, e si può usare qualsiasi foglio l’importante e che scriva che vuole
istituire quel foglio come testamento (ad es. “voglio che questo sia il mio testamento”).
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Il vero momento perfezionativo del negozio è l’atto di ricevimento steso dal notaio.
La scheda può essere non autografa cioè può essere scritta da terzi o da computer (se scritta da altri o con mezzi
meccanici la sottoscrizione deve essere fatta ogni mezza pagina).
Il testamento segreto può essere fatto anche da chi non sa scrivere, ma non da chi non sa o non può leggere.
Testamenti speciali
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IL LEGATO
Capitolo 78
Il legato è una successione a titolo particolare che consiste nell’attribuzione di beni determinati e non comprende
quindi l’universalità dei beni.
Il legato, di regola, è disposto con testamento.
La persona a cui il legato è attribuito si chiama legatario, e non risponde dei debiti del de cuis.
Tipi di legati: legato di cosa altrui, legato di genere, legato alternativo, legato di credito, legato di liberazione da un
debito, legato a favore del creditore, legato alimentare.
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LA DIVISIONE EREDITARIA
Capitolo 79
La comunione ereditaria
Si ha la comunione ereditaria quando l’eredità è acquistata da + eredi (comproprietari).
Se uno dei coeredi decida di alienare la sua quota o una parte di essa, gli altri coeredi hanno il diritto di prelazione cioè
il diritto di essere preferiti agli estranei. (dovrà chiedere prima ai coeredi se intendono acquistare la sua quota e poi al
massimo agli estranei)
La divisione
Ogni coerede può sempre domandare la divisione. Con la divisione cessa lo stato di comunione e ogni erede ottiene la
titolarità esclusiva di una parte del bene sottoposto in eredità.
Il contratto di divisione può essere annullato per dolo o per violenza NON per errore. Se per errore
La divisione è nulla ed è imprescrittibile (cioè può essere chiesta in ogni momento) quando:
- non vi abbiano partecipato tutti i coeredi;
- o si è proceduto alla divisione contrattuale nonostante esisteva un testamento.
La divisione giudiziale
Può essere chiesta da uno dei coeredi per ottenere lo scioglimento della comunione ereditaria, e devono essere chiamati
a partecipare tutti i condividenti.
Si procede prima alla stima (valutazione) dei beni e poi alla formazione e assegnazioni delle porzioni. Se le porzioni
che vengono formate con i beni in natura non corrispondono al valore delle
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quote ereditarie, chi ha avuto la porzione di valore eccedente è tenuto a pagare agli altri la differenza in denaro
(conguaglio).
La collazione
Se il de cuis aveva fatto durante la sua vita delle donazioni o ai figli o al coniuge o ai propri discendenti, la legge
presume che quelle donazioni non sono state altro che un anticipo sulla futura successione.
Perciò i beni donati devono essere conferiti nella massa attiva del patrimonio del de cuis per poi procedere alla
divisione rispetto alle quote stabilite dal testamento o dalla legge.
(Quindi se per esempio il testatore che aveva 2 figli, ha lasciato un patrimonio di 10 (relictum) e al figlio A aveva
donato durante la sua vita 2, mentre ha disposto che al figlio A spetta 1/3 e a B 2/3 del patrimonio ereditario, occorre
aggiungere a ciò che è stato lasciato al momento della morte ciò che è stato donato (10+2=12): dopo di che si procede
alla determinazione delle porzioni (ad A 1/3 cioè 4 e a B 2/3 cioè 8) )
I soggetti obbligati a conferire i beni donati sono solo il coniuge, i figli e i discendenti del de cuis. La collazione può
avvenire in 2 modi:
- per natura: cioè si restituisce materialmente ciò che è stato ricevuto in donazione (beni immobili);
- per imputazione: cioè prelevando tanti beni in meno, dal patrimonio ereditario tenendo conto del valore
della donazione ricevuta (per i beni mobili).
(es. invece di conferire 2 al patrimonio ereditario e ricevere 4 (collazione per natura), può pretendere soltanto 2
dal patrimonio ereditario (4-2) (collazione per imputazione)).
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Differenza tra collazione e riunione fittizia: nella collazione la riunione delle donazioni con il patrimonio esistente del
de cuis è reale cioè si ha effettivamente; nella riunione fittizia se non risulta lesa la legittima, l’operazione si riduce ad
un calcolo che rimane sulla carta, se invece risulta lesa le donazioni non rientrano nella massa ereditaria, ma sono
soltanto soggette a riduzione.
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LE LIBERALITÀ
LA DONAZIONE
Capitolo 80
La donazione è un contratto.
Essa richiede per la sua perfezione l’incontro della volontà di 2 parti: non soltanto occorre la volontà del donante di
arricchire l’altra parte senza corrispettivo, ma è necessaria anche la accettazione del donatario. (a meno che non si tratta
di donazione obnuziale NO accettazione)
È considerata donazione anche la donazione remunerativa cioè la liberalità fatta per riconoscenza al donatario.
La donazione rientra nella categoria dei negozi a titolo gratuito, in quanto presuppone l’assenza di corrispettivo.
(non bisogna xò credere che qualsiasi negozio gratuito costituisca una donazione in quanto la gratuità importa soltanto
l’assenza di corrispettivo, ma non implica una liberalità ossia di determinare spontaneamente l’arricchimento dell’altra
parte, elemento necessario al concetto di donazione).
Donazione indiretta
Lo scopo di arricchire un'altra persona si può raggiungere:
• in modo diretto con il contratto di donazione;
• in modo indiretto avvalendosi di negozi che hanno una causa # da quella liberale (spontaneità senza
corrispettivo) la c.d. donazione mista ad es. vendita a prezzo inferiore al valore della cosa.
Si ha la donazione mista tra vendita e donazione se vi è sproporzione tra le 2 prestazioni ma occorre che la
sproporzione sia voluta da colui che la subisce, allo scopo di effettuare una liberalità, e questa liberalità sia
accettata dall’altra parte.
Se manca questo elemento (sproporzione sia voluta) e il contratto è commutativo si potrà ricorrere alla
rescissione per lesione.
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Requisiti e disciplina
Non hanno la capacità di donare (cioè non possono fare donazioni):
• i minorenni;
• l’interdetto;
• l’inabilitato;
• l’incapace naturale.
ECCEZIONE: è fatta per le donazioni a causa di matrimonio (c.d. donazioni obnuziali) che sono valide anche se
compiute da minori o inabilitati purché fatte con l’assistenza delle persone che esercitano la potestà o la tutela di quel
soggetto.
Tutti gli altri hanno la capacità di donare.
Un'altra condizione che può essere inserita ad una donazione è la condizione di reversibilità (di ritorno). È una
condizione risolutiva e consiste che i beni ritornano al donante nel caso in cui il donatario muore prima del donante
medesimo.
La donazione può essere gravata da modo o onere cioè ad un obbligo del donatario ad effettuare una donazione entro i
limiti della cosa donata. Per l’adempimento del modo possono agire il donante e qualsiasi interessato anche durante la
vita del donante stesso.
La risoluzione della donazione per inadempimento del modo è possibile solo se espressamente previsto dall’atto di
donazione e può essere chiesto dal donante o dai suoi eredi.
L’onere illecito o impossibile si considera come non apposto. Rende nulla la donazione se è stata l’unico motivo che ha
determinato la donazione.
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L’errore sul motivo della donazione, la rende annullabile (così come rende annullabile l’errore sul motivo del
testamento) se il motivo risulti dall’atto e sia il solo ad aver determinato il donante a compiere la donazione.
Il motivo illecito rende nulla la donazione quando risulta dall’atto e sia il solo ad aver determinato il donante a
compiere la donazione.
Le ragioni che ricorrono per la donazione non ricorrono in caso di donazioni rimuneratorie o obnuziali.
La revoca dipende da iniziativa unilaterale del donante. Cioè solo il donante può togliere efficacia alla donazione.
La sentenza che pronuncia la revocazione, sia per ingratitudine che per sopravvenienza di figli, condanna il donatario a
restituire i beni donati.
La revoca non pregiudica i terzi che hanno acquistato i diritti su quei beni prima della domanda di revoca al giudice.
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LA PUBBLICITÀ IMMOBILIARE
LA TRASCRIZIONE
Capitolo 81
In linea generale la trascrizione è un mezzo di pubblicità che si riferisce ai beni immobili e mobili registrati (nave,
automobili, aeromobili) e serve a far conoscere ai terzi le vicende giuridiche riguardante quel determinati bene
(immobile o mob. reg.).
CRITERI DI SOLUZIONI:
• per i beni mobili NON registrati, il conflitto tra + acquirenti di uno stesso bene dal medesimo titolare
è risolto in base al principio “possesso vale titolo” e della “buona fede”. Cioè se un proprietario di un bene
con successivi contratti aliena a + persone uno stesso bene, il conflitto è risolto a favore di chi per primo
ha conseguito in buona fede il possesso del bene (viene preferito agli altri).
(es. A vende lo stesso bene mobile NON registrato prima a B e poi a C. Chi per primo consegue il possesso
del bene è preferito rispetto all’altro. Quindi se C possiede il bene egli è preferito rispetto a B anche se è stato
il primo ad acquistarlo. Il conflitto si risolve a favore di C).
• per i beni immobili e mobili registrati e in generale x tutti i beni sottoposti a trascrizione, il conflitto tra +
acquirenti di uno stesso bene dal medesimo titolare si risolve in base alla trascrizione: colui che per
primo ha fatto trascrivere in pubblici registri il trasferimento è preferito rispetto a colui che non ha trascritto
o che ha trascritto successivamente!!! Presupposto dell’opponibilità ai terzi è la trascrizione!!!cioè il
diritto acquistato diventa opponibile a terzi solo con la trascrizione!!!
(es. A vende un bene immobile prima a B e poi a C, chi per primo esegue la trascrizione è preferito rispetto
all’altro. Quindi se C trascrive l’atto acquisitivo prima di B, sarà C a prevalere rispetto a B nonostante B lo
abbia acquistato prima di C).
N.B. ciò che è determinante ai fini della soluzione dei conflitti tra + acquirenti di uno stesso bene, non è la data
in cui l’atto viene compiuto, ma la data in cui viene eseguita la trascrizione!!! (art. 2644)
N.B. I conflitti tra + acquirenti di uno stesso bene è risolto in 2 modi diversi a seconda ke siano:
- diritti su beni immobili e mobili registrati: il conflitto si risolve esclusivamente sulla base della trascrizione,
prescindendo dalla buona fede (irrilevanza della buona fede);
- diritti su beni mobili non registrati: il conflitto si risolve sulla base del possesso e della buona fede
dell’acquirente (la buona fede fa parte della fattispecie)!!!
Ovviamente chi ha subito un pregiudizio (torto) derivante dalla doppia alienazione di uno stesso bene può rivolgersi
contro il suo venditore e richiedere il risarcimento dei danni essendo lui il responsabile del danno!!!
Inoltre il primo acquirente, che sia risultato soccombente rispetto a colui che ha acquistato successivamente ma ha
trascritto per primo l’atto, può chiedere il risarcimento danni anche al
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secondo acquirente se e solo se dimostri che quest’ultimo abbia acquistato in mala fede (cioè sapeva che il bene fosse
stato già venduto ad altri, e quindi abusando delle regole sulla trascrizione, ha eseguito per prima la trascrizione).
Da notare che cmq questa particolarità non va in contrasto con la regola sull’irrilevanza della buona fede nella
risoluzione dei conflitti aventi per oggetto diritti su beni immobili o mobili registrati, in quanto la mala fede del secondo
acquirente non fa venir meno l’efficacia della trascrizione (egli rimarrà cmq proprietario del bene o del diritto acquisto
sul bene) ma comporta solo una responsabilità risarcitoria (di tipo aquilano) nei confronti del primo acquirente che ha
visto leso il proprio diritto a causa di un comportamento consapevolmente scorretto da parte del secondo acquirente.
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Nei casi in cui un atto di acquisto è soggetto a trascrizione, le successive trascrizioni non producono effetto se non è
stato trascritto l’atto anteriore di acquisto.
(es. A acquista un bene e lo trascrive, poi lo vende a B che non lo trascrive, poi B vende a C che invece trascrive l’atto
di acquisto ma senza controllare se c’è stata la trascrizione della vendita da A a B. C corre il rischio che qualunque atto
fatto da A (ad es. vendita) verso D, che trascrive, prevalga sulla trascrizione dell’atto di vendita fatto da B verso C
anche se effettuato posteriormente.
Quindi bisogna sempre controllare la precedente trascrizione in quanto l’efficacia della trascrizione dell’atto di
trasferimento da B verso C è subordinata alla trascrizione all’atto di trasferimento fatta da A verso B. Se la trascrizione
da A verso B non è stata fatta, la successiva trascrizione dell’atto di trasferimento da B verso C non ha alcun valore!!!
Pertanto A potrebbe vendere a D il bene facendo prevalere la trascrizione dell’atto di vendita da A verso D sulla
trascrizione della vendita da B verso C).
Atti soggetti a trascrizione
Sono soggetti a trascrizione tutti e solo gli atti espressamente previsti dalla legge (art. 2643). Gli atti soggetti a
trascrizione sono:
o gli atti riguardanti beni immobili;
o gli atti riguardanti i beni mobili registrati;
o gli atti che comportano trasferimento, costituzione, modificazione, estinzione di diritti reali;
o contratti traslativi della proprietà;
o contratti relativi a diritti personali su beni immobili solo se superano una certa durata;
o gli atti tra vivi di rinunzia ai diritti menzionati ai numeri predenti;
o transazioni (contratti con i quali le parti, facendosi reciproche concessioni, pongono fine ad una lite) ma solo
se riguardano modificazioni dei diritti menzionati ai numeri precedenti;
o sentenze che operano costituzioni, modificazioni, trasferimenti dei diritti menzionati nei punti precedenti.
La trascrizione ha sempre per oggetto atti.
Trascrizione degli acquisti mortis causa: è soggetta a trascrizione l’accettazione dell’eredità se importa l’acquisto di diritti
reali su beni immobili o beni mobili registrati.
Sono soggetti a trascrizione se hanno per oggetto beni immobili:
- le divisioni di eredità comuni;
- le convenzioni matrimoniali.
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Il vincolo però non può durare per un periodo superiore ai 90 anni o alla durata della vita del beneficiario.
La dottrina sostiene che tra gli atti di destinazione suscettibili di trascrizione rientrerebbero anche i trust, il cui effetto è
proprio quello di destinare un determinato bene a uno specifico scopo, vincolando il trustee a rispettarlo e evitando che i
beni del trust vadano confusi con il patrimonio del trustee.
La trascrizione delle domande giudiziali
Anche le domande giudiziali possono essere trascritte per renderle opponibili ai terzi!!!
La trascrizione delle domande giudiziali serve per mettere a conoscenza i terzi che è stata proposta una domanda
giudiziale con la quale viene contestata la titolarità di un diritto su un bene immobile o mobile registrato.
Se non si vuole correre il rischio che durante la pendenza di un giudizio, il convenuto compia atti di disposizione sul
bene oggetto della lite, l’attore deve trascrivere la domanda giudiziale.
La trascrizione della domanda giudiziale funge da prenotazione di quel bene cioè prevale su qualsiasi diritto
acquistato da terzi, sul bene oggetto della lite, se trascritto successivamente alla trascrizione della domanda giudiziale.
Qualora i terzi abbiano trascritto il loro titolo anteriormente alla trascrizione della domanda giudiziale, l’eventuale
accoglimento della domanda non potrà pregiudicare i terzi stessi.
PREVALE SEMPRE CHI PER PRIMO HA EFFETTUATO LA TRASCRIZIONE.
(Quindi nel caso in cui l’attore non trascriva la domanda giudiziale, e il convenuto vende ad un terzo quel bene, oggetto
della lite, e lo trascrive prima dell’attore, allora il terzo prevale sull’attore. Il terzo non sarà pregiudicato del diritto
acquistato.
Al contrario se l’attore trascrive prima del terzo acquirente allora l’attore non sarà pregiudicato del diritto sul bene
nel caso in cui vinca la causa. Verrà preferito l’attore sul terzo!)
Domande soggette a trascrizione:
- domanda di risoluzione o di rescissione di contratti relativi a diritti su beni immobili e mobili registrati;
- domanda di accertamento della simulazione;
- domanda di revoca per frode;
- domande di nullità o di annullamento;
- domande di rivendicazione.
In caso di rigetto della domanda o di estinzione del processo il giudice ordina la cancellazione della domanda
giudiziaria trascritta in modo che quel bene può essere rimesso in circolazione essendo stato prenotato dalla trascrizione
della domanda giudiziale.
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