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Il secondo canto dell’inferno ha uno scopo informativo poiché fornisce delle informazioni
indispensabili per capire l’intera struttura dell’opera stessa.
LO POSSIAMO DIVIDERE IN 3 MACROSEZIONI:
IL PROEMIO: in linea con la tradizione classica il poeta Dante apre il canto con una
invocazione alle muse
L’ESPOSIZIONE DEI DUBBI: lui si sente insicuro di intraprendere un viaggio di questa
importanza
RISPOSTA DI VIRGILIO: il poeta spiega a Dante la natura divina di questo viaggio e
riesce a convincere l’autore a partire.
Quando sta per calare la notte Dante PERSONAGGIO è timoroso del viaggio che deve
intraprendere e per questo motivo Dante AUTORE fa un’invocazione alle muse
dell’ingegno e della memoria affinché riesca a descrivere l’aldilà.
Se nel primo canto dell’inferno l’ostacolo era rappresentato dalle tre belve questa volta
invece è rappresentato dai dubbi dell’autore stesso infatti lui è timoroso di paragonarsi con
due personaggi illustri del passato entrambi i protagonisti di viaggi nell’oltretomba ovvero
Enea e San Paolo.
Alla discesa degli inferi di Enea è collegata alla futura fondazione di Roma (centro
dell’impero romano e sede del papato) invece alla discesa di quella di San Paolo è collegata
la diffusione del cristianesimo e della parola di Dio. È Virgilio che per rispondere questi
dubbi spiega al poeta che sono ben TRE donne benedette che vogliono che egli intraprenda
questo viaggio ovvero: Beatrice, Santa Lucia e la Vergine Maria. Le tre donne
rappresentano le diverse forme della grazia.
La vergine Maria rappresenta la grazia preveniente donata da dio agli uomini
indipendentemente dai loro meriti.
Santa Lucia è la grazia illuminante concessa sempre da dio agli uomini per aiutarli a
distinguere il bene dal male.
Beatrice è la grazia cooperante che con la cooperazione dell’uomo li aiuta ad operare il
bene
QUINDI QUESTO VIAGGIO È PERMESSO DALLA GRAZIA DIVINA e così Dante
diventa a tutti gli effetti il terzo nella triade dei personaggi illustri che hanno potuto visitare
l’aldilà e come i due precedenti anche lui ha un compito fondamentale per l’intera umanità
ovvero parlare e raccontare ciò che ha visto affinché gli uomini possano ritrovare la via
smarrita in un percorso di redenzione universale.
L’eroismo di Dante non c’entra nulla con i suoi due predecessori ma sta tutto nel suo
ingegno e nella capacità di rendersi diverso diventando così un modello per gli altri uomini.