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"Vecchio" nell'inferno
"Vegliardo" nel purgatorio
"Senex" nel paradiso
La commedia inoltre secondo gli stili medievali è un opera che presenta un inizio
negativo e una fina lieta
(positivo). La divina commedia infatti inizia con Dante che si perde nella selva oscura
(negativo) e si chiude con Dante che incontra dio(positivo). Il termine commedia
quindi non ci deve trarre in inganno, non deve essere letto in chiave moderna, non è
un opera che suscita riso. Fu Dante stesso che in una lettera a Cangrante della
Scala (un potente signore che lo ospito durante l'esilio) definisce la sua opera
Commedia.
DATA
-La data di composizione dell'opera non é certa. Secondo alcuni L'opera sarebbe
iniziata prima dell'esilio, poi continuata durante il periodo dell'esilio stesso.
Consiste nel raccogliere notizie sulla diffusione di ogni singolo canto. Se per
esempio qualche persona del tempo di Dante parla di un determinato canto vuol dire
che quel canto era stato scritto ed era ormai noto.
Consiste nel guardare i riferimenti interni nel testo cioè i fatti di cronaca a cul Dante
stesso nel suo racconto fa riferimento. Se Dante racconta nella sua commedia di un
fatto di cronaca vuol dire che quel passo è stato scritto subito dopo che è accaduto
quell'evento di cronaca.
Le incertezze circa la datazione dipendono dal fatto che noi non abbiamo l'autografo
originale ma diversi testi copiati a mano dai suoi contemporanei che presentano
diverse varianti e sono quindi oggetto di studi filologici.
-POEMA
Dante personaggio e Dante autore non sono la stessa cosa, Dante personaggio
rappresenta l'uomo peccatore che vuole liberarsi dal peccato, è il simbolo dell'uomo
in genere.
Prima di Dante solo Enea e solo San Paolo hanno avuto la possibilità di andare da
vivi nell'aldilà. Sia Enea sia San Paolo hanno avuto questo privilegio perché dal loro
viaggio doveva nascere un grande beneficio per l'umanità
-Enea infatti grazie al viaggio negli inferi venne a conoscere il suo destino di
fondatore della stirpe di Roma
Dante dovrà individuare la strada che dalla selva oscura dell'inferno possa condurlo
attraverso la montagna del purgatorio al paradiso. L'inferno rappresenta il peccato, il
purgatorio l'espiazione dai peccati, il paradiso il luogo dei beati. Dante dovrà trovare
la strada e dovrà raccontarla agli altri uomini Affinché anche essi possano purificarsi.
DIDATTICO
ALLEGORICO
-dante nel convivio ci parla di altri 2 livelli, livello morale e livello anagogico, livelli di
lettura più alti riservati agli uomini di chiesa e agli esperti della vita dei santi.
Per quanto riguarda il piano simbolico allegorico dobbiamo fare un'altra precisazione
ovvero dobbiamo distinguere l'allegoria dei poeti e l'allegoria dei teologi
Nell'allegoria dei poeti invece il piano letterale non corrisponde a un fatto vero
bensì a una menzogna che nasconde però il significato simbolico allegorico
vero.
Nella divina commedia dante si serve della allegoria dei teologi dove cioè sia il piano
letterale che quello simbolico sono veri.
Alcuni esempi di allegoria di teologi di cui dante si serve sono nate dalle figure di
Virgilio, beatrice e catone, personaggi storicamente esistiti e usati da dante come
simbolo rispettivamente della ragione, della beatitudine, della liberà.
Questi tre personaggi dimostrano dunque come sia il significato che si rappresenta
cioè il simbolo sia il significante, quindi il loro nome, siano veri. Perciò ci troviamo di
fronte a tre allegorie dei teologi.
IN SCHEMA DI VISIONE
Dante per raccontare il suo viaggio si serve dello schema della "visione" cioè
immagina di far vedere ai suoi lettore ciò che accade nei mondi dell'aldilà. Lo
schema della visione era già stato adoperato, prima di dante, da altri autori: da
Virgilio nel sesto libro dell'Eneide e da omero nell'11esimo dell'odissea. Questo
schema poi si era diffuso tantissimo nel medioevo perché gli uomini medievali
fortemente religiosi volevano immaginare l'aldilà terreno e attraverso le immagini
convincevano la folla, spesso ignorate, avvicinandola alla religione
CON INTENZIONI PROFETICHE
L'opera di dante oltre a seguire lo schema della visione segue anche lo schema della profezia.
Anche lo schema della profezia non è una novità: si pensi ai libri profetici della bibbia e
dell'apocalisse. È dante stesso a farsi profeta di un nuovo modo migliore rispetto a quello in cui lui
vive. La profezia quindi consiste nell'immaginare un mondo, in un futuro prossimo, senza i mali,
senza i peccati di cui si ha al tempo di dante.
All'epoca di dante erano diffusi il vizio della gola, della lussuria, dell'avidità di ricchezza e di potere.
Tutti questi poteri erano nati quando all'epoca feudale si era passati all'epoca mercantile. Il
mercante, in quanto self made man, aveva con fatica acquisito ricchezze e beni materiali. Da qui
discende quell'attaccamento alla materialità, al denaro, al cibo che non esisteva in epoca feudale.
Nel feudalesimo c'era liberalità (generosità), amore, cortesia.
Dante si rendeva conto che non solo la società era corrotta sul piano sociale e dei costumi ma anche
la politica. Tra i mali dell'epoca di dante vi era dunque anche la lotta tra impero e papato. Queste
due entità che avrebbero dovuto guidare l'umanità erano corrotte. L'imperatore era completamente
disinteressato alla penisola italica e aveva lasciato vuoto il potere; la chiesa che si sarebbe dovuta
occupare solo del potere spirituale aveva riempito quel vuoto politico lasciato dall'imperatore
assumendo ingiustamente il potere temporale.
Dante profetizza un mondo in cui non ci siano più i vizi contemporanei, l'attaccamento al denaro e la
materialità, e soprattutto un mondo in cui il papa e l'imperatore possano essere vere guide per gli
uomini.
Inserisce questa profezia in più punti della divina commedia dove parla di un restauratore che
renderà possibile questa nuova società più giusta.
Nell'inferno, nel primo canto, nel verso 102 (numero 3): dante dice che arriverà un veltro. A
livello letterale il veltro rappresenta un cane da caccia. Dante dice che questo veltro, questo
cane, sarà in grado di allontanare la lupa la lonza e il leone cioè i tre animali che impediscono
il cammino. Questi 3 animali hanno un significato simbolico, rappresentano i vizi umani cioè
la lussuria (la lonza), l'avarizia (la lupa) e la superbia (il leone). Se i tre animali rappresentano
i vizi capitali, che cosa rappresenta allegoricamente il veltro? Chi è questo cane da caccia,
questo salvatore?
Nel purgatorio, nell'ultimo canto, contando 102 versi dalla fine troviamo un'altra profezia:
dante dice che arriverà un "510 e 5" che salverà la società. Chi sarà "515"?
Nel paradiso nel verso centrale di tutto il paradiso, c'è un'altra profezia: dante dice che
arriverà un novenne (un uomo nuovo) che salverà l'impero. Chi è questo salvatore?
È chiaro che queste 3 figure misteriose cioè il veltro, il 510 e 5 e il novenne rappresentano la stessa
persona cioè un restauratore che salverà l'umanità e realizzerà la profezia eliminando i vizi e
riportando impero e papato al loro dovere.
Ma chi è costui?
Gli studiosi hanno studiato moltissime interpretazioni
C'è chi dice sia il papa
C'è chi dice sia l'imperatore
C'è chi dice sia cangrande della scala, un signore che aveva ospitato dante durante l'esilio
Ma l'interpretazione più suggestiva è quella secondo cui dante sia lui il salvatore
dell'umanità
Il critico Benincasa parte dall'analisi del "510 e 5" che in numeri romani corrisponde a DXV e che
viene rappresentato come "dantes cristi veltris" (dante veltro di cristo). Secondo questa
interpretazione dante sarebbe il veltro mandato da dio per cacciare i peccati rappresentati dalla
lupa, la lonza e il leone.
Un altro studioso, Pecoraro, studiando la qabbaláh cioè il libro della scienza numerologia dove ogni
lettera corrisponde a un numero, ha notato una interessante corrispondenza non casuale perché
sappiamo da altre fonti che dante conosceva molto bene la qabbaláh.
D= 4
A=1
N=50
T=400
E=0
S=60
La somma delle lettere che compongono il nome di dante da il numero 515. questa tesi
confermerebbe che dante è il 510 e 5 nonché quindi il veltro nonché quindi il novenne che salverà
l'umanità dal peccato.
A confermare questa tesi è dante stesso che nel secondo canto dell'inferno ci dice che proprio lui è
stato scelto da dio per andare nell'aldilà affinché, grazie al suo viaggio, egli potesse liberare l'umanità
dal peccato. Solo lui, come Enea e San Paolo, ha avuto il privilegio di andare nell'aldilà da vivo.
Dio lo ha scelto perché lui, esiliato e maltrattato in vita, ingiustamente non condannato, potesse
grazie al suo viaggio rendere il mondo più giusto. È importante sottolineare che non è stato dante a
scegliere di fare questo viaggio, ma è stato dio a decidere che lui dovesse farlo. Il suo viaggio e
provvidenziale, voluto da dio. Perciò le 2 profezie inserite al verso 102 sono collocate in un verso di
cui numeri sommati danno il numero 3, simbolo della trinità. Anche questo conferma che il salvatore
dell'umanità è voluto da dio.
Per capire quanto sia importate che il viaggio di dante è provvidenziale, dante autore introduce nel
17esimo canto dell'inferno una figura molto simile a Dante per il desiderio e conoscenza ma diversa
perché non spinta nella sua sete di conoscenza per dio. Stiamo parlando di Ulisse che per amore del
conoscere volle andare oltre le Colonne d’Ercole, limite umano e divino oltre il quale gli uomini non
dovevano andare. Ulisse quindi in maniera autonoma, senza il consenso divino, ha deciso di varcare
quel limite. Il suo viaggio non era provvidenziale, non era voluto da dio anzi andava contro le leggi
divine. Per questo motivo il suo viaggio è stato fallimentare ed Ulisse nel racconto dantesco è
naufragato.
Il viaggio di dante invece, proprio perché voluto da dio, ha avuto un buon esito. Dante è riuscito a
completare il suo viaggio proprio perché doveva raccontare a tutti gli uomini, attraverso la divina
commedia, la sua esperienza in modo da insegnare loro il giusto cammino verso la salvezza.