Sei sulla pagina 1di 41

Letteratura

francese
Piccolo itinerario di poesie scelte di
Jacques Prévert e riflessioni su “Lo
straniero” di Albert Camus

FILIPPESCHI CHIARA
SSLMIT TRIESTE
Le Jardin (La città di Parigi) Analisi1:

Des milliers et des milliers d'années A • Metro: rima incrociata (ABBA), versi di
Ne sauraient suffire B lunghezza variabile.
Pour dire B • Ripetizioni: Où tu m'as embrassé B
La petite seconde d'éternité A Où je t'ai embrassée B // Au parc
Où tu m'as embrassé B Montsouris à Paris B
Où je t'ai embrassée B À Paris B. Sono funzionali a dare ritmo e
Un matin dans la lumière de l'hiver A musicalità alla composizione.
Au parc Montsouris à Paris B • Climax e rapporti tra tempo e spazio:
À Paris B concettualmente, la scena viene descritta
Sur la terre A
in tutto il testo con una gradazione
La terre qui est un astre. C
ascendente. Gli innamorati sono in un
parco (parte della città) → il parco è a
Il giardino Parigi (città) → la città è sulla terra → la
terra “è un astro”, è nella galassia. Spazi
Mille anni e poi mille
sempre più grandi vs. microeternità del
Non possono bastare
momento presente (verso 4), che si
Per dire
oppone ai “des miliers et miliers d’années”
La microeternità
del primo verso.
Di quando m’hai baciato
• Il fattore che rende il “secondo” eterno =
Di quando t’ho baciata
l’amore. Questo tempo è diverso perché è
Un mattino nella luce dell’inverno
pieno d’amore!
Al Parc Montsouris a Parigi
• Paesaggio: nel verso “Un matin (mattino =
A Parigi
allegoria dell’esperienza nuova per i due
Sulla terra
amanti che sono sicuramente giovani)
Sulla terra che è un astro.
dans la lumière de l’hiver (la luce invernale
Teoria: non è come la luce estiva, è ancora tenue
seppur tiepida, è quasi pura)”. Questo
• Fa parte della raccolta Paroles del 1946 giardino è come se fosse una specie di
(come quasi tutte le altre poesie). Eden (non c’è un valore religioso, solo
• Testo in cui si descrive un momento felice, simbolico: tutto inizia da qui). Anche nel
quello del bacio tra due innamorati in un verso iniziale c’è un rimando al linguaggio
parco cittadino di Parigi. biblico, che è un linguaggio universale
• La scena ha luogo a Parc Montsouris, che si (“Des milliers et milliers d’années”).
trova nel Quartier du Parc-de-Montsouris • Risultato finale: poesia che dipinge un
ed è uno dei grandi giardini creati da amore sospeso, catturato come in una
Napoleone III e il Barone Haussman, fotografia.
urbanista e funzionario. → • Osservazione: le poesie di Prévert
Disegno urbanistico: questo parco, Bois de dedicate all’amore ricordano le fotografie
Boulogne, Bois de Vicennes e Parc des di Robert Doisneau, oppure certe opere di
Buttes Chaumont, dovevano segnare i Lautrec (dimensione di intimità). Descrive
quattro punti cardinali della città. quasi sempre, soprattutto nelle poesie
• Tema stereotipico. d’amore dove parla di giovani, situazioni
della vita quotidiana, che tutti noi abbiamo
vissuto.

1
Riferimenti: https://www.bacdefrancais.net/le-
jardin-prevert.php

1
2
Paris at night (La città di Parigi)

Trois allumettes une à une allumées dans la Questa poesia di Prévert mi ha sempre ricordato
nuit un’altra poesia, scritta da Emily Dickinson (1830 –
La première pour voir ton visage tout entier 1866). In particolare, la prima strofa (o “stanza”).
La seconde pour voir tes yeux
I see thee better - in the Dark -
La dernière pour voir ta bouche
I do not need a Light -
Et l'obscurité tout entière pour me rappeler
The Love of Thee - a Prism be -
tout cela
Excelling Violet -
En te serrant dans mes bras
I see thee better for the Years
Paris at night – Parigi di notte (nota anche That hunch themselves between -
come “Tre fiammiferi”) The Miner's Lamp - sufficient be -
To nullify the Mine -
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella
notte And in the Grave - I see Thee best -
Il primo per vederti tutto il viso It's little Panels be
Il secondo per vederti gli occhi Aglow - All ruddy - with the Light
L'ultimo per vedere la tua bocca I held so high, for Thee -
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia What need of Day -
To Those whose Dark - hath so - surpassing Sun -
It deem it be - Continually -
Teoria: At the Meridian?

• Poesia apparentemente dedicata a una Ti vedo meglio - al Buio -


donna, ma in realtà forse è la città a Non ho bisogno di Luce -
essere descritta come una donna. Quindi L'amore per Te - è un Prisma -
potrebbe essere anche una poesia Che oltrepassa il Violetto -
d’amore dedicata a Parigi! Ti vedo meglio per gli Anni
• Amore urbano: Le Jardin, Paris at night e Che si accumulano in mezzo -
Les enfants qui s’aiment sono poesie La Lampada del Minatore - è sufficiente -
ambientate in ambienti urbani, nelle Per annullare la Miniera -
strade e in un giardino.
E nella Tomba - Ti vedo ancor meglio -
Analisi: I suoi piccoli Pannelli sono
• Verso libero, non c’è rima. Il ritmo è Ardenti - Tutti rosseggianti - della Luce
Che io tengo così alta, per Te -
scandito dall’enumerazione (Trois
allumettes, La première, La seconde, La
Che bisogno c'è del Giorno -
dernière), dalle ripetizioni (pour voir) e
Per Chi nella Tenebra - ha tale - incomparabile Sole
dall’allitterazione (della lettera R).
-
• I fiammiferi sono come delle stelle, delle
Che sembra essere - Continuamente -
stelle “urbane” che si possono accendere
Al Meridiano?
per illuminare il volto della donna. Si
illumina prima il viso “tutto intero”, poi gli
occhi (lo specchio dell’anima, lo sguardo Anche qui avevamo l’opposizione buio-luce, ma è
innamorato …), poi la bocca, forse appena diverso, perché la poetessa scrive “non ho bisogno
prima di un bacio! di luce”. L’amore, per lei, era la luce: una luce così
• Contrapposizione luce//buio (allumette forte da farla sentire unita al suo amore al buio,
rappresenta la luce//obscurité). negli anni, e addirittura nella morte.

3
Les enfants qui s'aiment (La città)
Analisi:
Les enfants qui s'aiment s'embrassent debout • Rima assente, versi di lunghezza variabile.
Contre les portes de la nuit Come si ottiene la musicalità? Abbiamo
Et les passants qui passent les désignent du doigt delle ripetizioni: les enfants qui s’aiment
Mais les enfants qui s'aiment (x3) // nuit (x3) // passants (x2) + passent
Ne sont là pour personne (x1) ; delle consonanze: Leur rage leur
Et c'est seulement leur ombre mépris leurs rires et leur envie (della
Qui tremble dans la nuit lettera R, suono più rigido e grave, quando
Excitant la rage des passants si parla dell’atteggiamento dei passanti) //
Leur rage leur mépris leurs rires et leur envie Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit +
Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne Dans l'éblouissante clarté de leur premier
Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit (della lettera L, suono pieno e leggero,
Bien plus haut que le jour limpido, chiaro: limpidezza, chiarezza e
Dans l'éblouissante clarté de leur premier amour leggerezza dei ragazzi, naturalezza del
loro trasporto genuino).
• Anche qui abbiamo una climax: dalla strada
I ragazzi che si amano a un éblouissante clarté (la strada diventa
come un paradiso sulla terra, oppure i
I ragazzi che si amano si baciano in piedi giovani sono come nello spazio, sono
Contro le porte della notte lontani da tutti, in una dimensione che è
E i passanti che passano li segnano a dito solo loro!). Ci troviamo sempre in uno
Ma i ragazzi che si amano spazio aperto e in un’ambiente urbano.
Non ci sono per nessuno • Gioco di dicotomie: il giorno e la notte, la
Ed è la loro ombra soltanto felicità e la spensieratezza contro la
Che trema nella notte cattiveria, l’ombra e la luce …
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

Teoria:

• Fa parte della raccolta Spectacle del 1951.


• Si parla di un primo amore: i ragazzi si
baciano, immaginiamo con la passione e il
trasporto del primo amore e della
scoperta, mentre gli adulti che passano
hanno uno sguardo e un atteggiamento
censorio (si arrabbiano, si irritano, li
deridono, li indicano … per invidia, ci fa
capire Prévert, ora che sono adulti, hanno
i loro problemi e il tempo del primo amore
è ormai un tempo lontano). I ragazzi, da
canto loro, sono completamente incuranti
perché completamente assorti, persi l’uno
nell’altra.

4
Alicante (Il risveglio) quindi richiama il tema e il soggetto
della poesia.
Une orange sur la table
• Abbiamo un’opposizione tra freschezza
Ta robe sur le tapis
e il calore: freschezza (della notte, ma
Et toi dans mon lit
anche idea di positività, l’amore ci fa
Doux présent du présent
sentire nuovi e allo stesso tempo ci
Fraîcheur de la nuit
trasmette l’idea che tutto vada nel
Chaleur de ma vie.
verso giusto + non abbiamo la certezza
Alicante che questo amore coinvolga una coppia
di giovani, ma potrebbe essere un
Un'arancia sulla tavola indizio) // calore (il calore di una notte di
Il tuo vestito sul tappeto passione + l’amore ci fa sentire nuovi
E nel mio letto tu ma ci dà anche una dimensione di
Dolce presente del presente intimità, ci sentiamo “a casa”
Freschezza della notte nell’altro).
Calore della mia vita. • Arancia: simbolo di fecondità, di amore,
Teoria: di purezza, di calore + Vestito
abbandonato sul tappeto: ricordo del
• Fa parte della raccolta Paroles del 1946. momento di passione, del trasporto.
• Qui abbiamo la descrizione di una scena • Non c’è una descrizione della luce, ma
che sembra quella di un mattino dopo un l’atmosfera è calda, è come se fosse
incontro d’amore: lei dorme, lui è sveglio, l’amore che provoca un riverbero di
la guarda e pensa alla notte appena luce.
trascorsa evocando le emozioni che
questo amore e la passione gli provocano.
• Scena del quotidiano, anche se qui ci
troviamo in un ambiente chiuso, in una
casa. Nelle descrizioni che ne fa Prévert
questi luoghi hanno sempre una
dimensione privata, anche se sono luoghi
all’aperto, perché ciò che conta veramente
sono i sentimenti e attraverso i sentimenti
si vive una sorta di straniamento: gli attimi
che viviamo ci sembrano eterni,
rimangono impressi nella nostra memoria
grazie alle emozioni. Quindi Prévert evoca
anche una memoria emozionale. Ci piace
perché empatizziamo!

Analisi:

• Poesia molto breve, versi liberi e brevi.


Rima assente. Come si ottiene la
musicalità? Grazie a una consonanza
fondamentale, quella della lettera T
(che ritroviamo in praticamente tutti i
versi) – table, toi, tapis, nuit –, ma anche
grazie alla R – robe, fraicheur, chaleur.
Inoltre la T è anche la lettera che
rimanda sempre a “toi”, alla donna,

5
Déjeuner du matin (Il risveglio) senza guardarmi.
Si è alzato
Il a mis le café
ha messo
dans la tasse
il cappello sulla testa
il a mis le lait
ha messo
dans la tasse de café
l'impermeabile
il a mis le sucre
perché pioveva
dans le café au lait
ed è partito
avec la petite cuiller
sotto la pioggia
il a tourné
senza una parola
il a bu le café au lait
senza guardarmi.
et il a reposé la tasse
Ed io, ho preso
sans me parler
la testa fra le mani
il a allumé
ed ho pianto
une cigarette
il a fait des ronds
Teoria:
avec la fumée
• Da Paroles.
il a mis les cendres
• Se prima avevamo un risveglio felice,
dans le cendrier
due personaggi che da come
sans me parler
venivano descritti (lei addormentata,
sans me regarder.
in pace, e lui soddisfatto e pieno
Il s'est levé
d’amore, sveglio), qui abbiamo due
il a mis
personaggi tristi, e si percepisce che
son chapeau sur sa tête
quest’ultima colazione “insieme” è
il a mis son manteau de pluie
un addio, o comunque un momento
parce qu'il pleuvait
parecchio sofferto.
et il est parti
• Lui fa dei gesti quotidiani (latte e
sous la pluie
zucchero nel caffè, cucchiaino, beve,
sans une parole
appoggia la tazza, fuma una sigaretta
sans me regarder.
e infine si mette il cappello e se ne va)
Et moi, j'ai pris
senza mai guardarla e mai parlare!
ma tête dans mes mains
Gesti descritti come la scena di un
et j'ai pleuré
film. Quando lui se ne va lei sfoga la
sua disperazione piangendo.
Colazione del mattino/Prima colazione Analisi:

Lui ha messo il caffè • Versi brevissimi, irregolari, alcuni


nella tazza anche solo di tre parole. La rima è
ha messo il latte assente. Ci sono alcune consonanze,
nella tazza di caffè soprattutto tra le lettere R, P e L
ha messo lo zucchero (evidenziate nel testo). Il ritmo è dato
nel caffelatte dalla ripetizione, una ripetizione
con il cucchiaino quasi angosciante, come se la
ha mescolato persona che racconta stesse
ha bevuto il caffelatte singhiozzando.
e ha posato la tazza • Fuori piove, e la pioggia è quasi un
senza parlarmi. personaggio. Piove fuori, ma è come
ha acceso una sigaretta se “piovesse anche dentro”,
ha fatto dei cerchi l’atmosfera è molto triste.
con il fumo
ha messo la cenere
nel portacenere
senza parlarmi

6
Familiale (Guerra) Affari e guerra maglia e guerra
Affari affari affari
La mère fait du tricot
La vita continua con il suo cimitero.
Le fils fait la guerre
Elle trouve ça tout naturel la mère
Et le père qu'est-ce qu'il fait le père ? Teoria:
Il fait des affaires
Sa femme fait du tricot • Paroles.
Son fils la guerre • Qui parliamo di guerra, altro tema
Lui des affaires fondamentale in Prévert. Prévert nasce nel
Il trouve ça tout naturel le père 1900 e muore nel 1977, quindi vive sia la
Et le fils et le fils prima che la seconda guerra mondiale, prima
Qu'est-ce qu'il trouve le fils ? da bambino/adolescente e poi da uomo
Il ne trouve rien absolument rien le fils adulto. Nelle sue poesie infatti parla della
Le fils sa mère fait du tricot son père fait des affaires guerra come un cittadino che la vive, con la
lui la guerre stessa rabbia e lo stesso rancore, criticando
Quand il aura fini la guerre con ironia e sagacia.
Il fera des affaires avec son père • In questa poesia in particolare vediamo il
La guerre continue la mère continue elle tricote tema della guerra che distrugge la famiglia.
Le père continue il fait des affaires Un figlio giovane muore in guerra, ma
Le fils est tué il ne continue plus nonostante questo la vita va avanti perché
Le père et la mère vont au cimetière deve andare avanti, in qualche modo. I
Ils trouvent ça naturel le père et la mère genitori continuano a fare quello che hanno
La vie continue la vie avec le tricot la guerre les fatto sempre, “trovano naturale” che il figlio
affaires sia morto. È il prezzo da pagare, la guerra
Les affaires la guerre le tricot la guerre funziona così. L’unica cosa veramente
Les affaires les affaires et les affaires diversa che fanno è andare al cimitero, dove
La vie avec le cimetière. riposa il figlio.

Scena familiare Analisi:

La madre fa la maglia • La poesia funziona con un meccanismo


Il figlio fa la guerra di ripetizioni di concetti e descrizioni,
Lei la madre lo trova del tutto naturale attraverso cui si “raccontano” i tre
E il padre invece il padre cosa fa? diversi punti di vista. Tutti hanno la
Lui fa gli affari stessa idea (Ils trouvent ça naturel),
Sua moglie fa la maglia accettano la vita che vivono. E anche la
Suo figlio fa la guerra morte che arriva.
Lui il padre fa gli affari In particolare, le ripetizioni in questione sono
E lo trova del tutto naturale
mère (6), père (8), fils (8), affaires (9), guerre
E il figlio (7), tricot/simili (5). Viene utilizzato
Il figlio lui cosa ne pensa? moltissime volte il verbo “continuer”,
Niente non pensa proprio niente il figlio ripreso poi anche nel quart’ultimo verso “la
La madre fa la maglia il padre fa gli affari lui fa la vie continue”.
guerra
Quando l'avrà finita • L’unica parte in cui il ritmo monotono
Farà gli affari con suo padre della poesia viene interrotto è quando si
La guerra continua la madre continua con la maglia annuncia che il figlio è stato ucciso. Ma
Il padre continua con gli affari questa interruzione drammatica fa solo
Il figlio muore ammazzato e non continua sì che al posto del figlio ci sia il cimitero,
La madre e il padre vanno al cimitero un nuovo elemento, una nuova
Trovano questo del tutto naturale padre e madre ripetizione.
La vita continua con la sua maglia la sua guerra e i suoi
affari

7
Barbara (Guerra) Qui crèvent comme des chiens
Rappelle-toi Barbara Des chiens qui disparaissent
Il pleuvait sans cesse sur Brest ce jour-là Au fil de l'eau sur Brest
Et tu marchais souriante Et vont pourrir au loin
É panouie ravie ruisselante Au loin très loin de Brest
Sous la pluie Dont il ne reste rien.
Rappelle-toi Barbara
Il pleuvait sans cesse sur Brest
Barbara
Et je t'ai croisée rue de Siam
Tu souriais Ricordati Barbara
Et moi je souriais de même Pioveva senza tregua quel giorno su Brest
Rappelle-toi Barbara E tu camminavi sorridente
Toi que je ne connaissais pas Raggiante rapita grondante, sotto la pioggia.
Toi qui ne me connaissais pas Ricordati Barbara
Rappelle-toi Pioveva senza tregua su Brest
Rappelle-toi quand même ce jour-là E t’ho incontrata in rue de Siam
N'oublie pas E tu sorridevi, e sorridevo anche io.
Un homme sous un porche s'abritait Ricordati Barbara
Et il a crié ton nom Tu che io non conoscevo
Barbara Tu che non mi conoscevi.
Et tu as couru vers lui sous la pluie Ricordati, ricordati comunque di quel giorno,
Ruisselante ravie épanouie Non dimenticare.
Et tu t'es jetée dans ses bras Un uomo si riparava sotto un portico
Rappelle-toi cela Barbara E ha gridato il tuo nome:
Et ne m'en veux pas si je te tutoie Barbara.
Je dis tu à tous ceux que j'aime E tu sei corsa incontro a lui sotto la pioggia
Même si je ne les ai vus qu'une seule fois Grondante rapita raggiante,
Je dis tu à tous ceux qui s'aiment Gettandoti tra le sue braccia.
Même si je ne les connais pas Ricordati di questo Barbara
Rappelle-toi Barbara E non volermene se ti do del tu,
N'oublie pas Io do del tu a tutti quelli che amo
Cette pluie sage et heureuse Anche se non li ho visti che una sola volta,
Sur ton visage heureux Io do del tu a tutti quelli che si amano
Sur cette ville heureuse Anche se non li conosco.
Cette pluie sur la mer Ricordati Barbara,
Sur l'arsenal non dimenticare
Sur le bateau d'Ouessant Questa pioggia buona e felice
Oh Barbara Sul tuo viso felice
Quelle connerie la guerre Su questa città felice.
Qu'es-tu devenue maintenant Questa pioggia sul mare, sull’arsenale,
Sous cette pluie de fer Sul battello d’ Ouessant.
De feu d'acier de sang Oh barbara, che cazzata la guerra
Et celui qui te serrait dans ses bras E cosa sei diventata adesso
Amoureusement Sotto questa pioggia di ferro
Est-il mort disparu ou bien encore vivant Di fuoco acciaio e sangue
Oh Barbara E lui che ti stringeva fra le braccia
Il pleut sans cesse sur Brest Amorosamente
Comme il pleuvait avant È forse morto disperso o invece vive ancora.
Mais ce n'est plus pareil et tout est abimé Oh Barbara
C'est une pluie de deuil terrible et désolée Piove senza tregua su Brest
Ce n'est même plus l'orage Come pioveva prima
De fer d'acier de sang Ma non è più così e tutto si è guastato.
Tout simplement des nuages

8
È una pioggia di morte desolata e crudele
Non è nemmeno più bufera
Di ferro acciaio sangue
Ma solamente nuvole
Che schiattano come cani
Come cani che spariscono
Seguendo la corrente su Brest
E scappano lontano a imputridire
Lontano lontano da Brest
Dove non c’è più niente.

Teoria:
• Paroles.
• Il ricordo felice di un giorno di
pioggia e di un incontro tra due
innamorati si sovrappone alla guerra.
• La pioggia fresca del giorno
dell’incontro si sovrappone alla
pioggia “di ferro” della guerra.
• Siamo in un luogo ben definito: la
città di Brest, da rue de Siam al
battello che conduce a Ouessant,
che è un’isola.
• Canzone che è stata musicata e
cantata da Yves Montand.
Analisi:
• Forte musicalità, ottenuta con la solita
strategia della ripetizione, che
probabilmente ha suggerito
l’adattamento in musica.
• Poesia sicuramente più lunga di molte
altre (un’altra poesia di lunghezza simile
è “Cet amour”, di tema amoroso).
• Moltissime poesie di Prévert sono più
brevi.

9
La guerre (Guerra – parallelo con la natura) Teoria:
• Questa è una poesia interessante
Vous déboisez perché è un po’ “a metà” tra un tema
imbéciles e l’altro: paragone tra la guerra e il
vous déboisez disboscamento, dove gli alberi
Tous les jeunes arbres avec la vieille hache giovani sono quelli che vengono
vous les enlevez abbattuti (combattono la guerra),
Vous déboisez mentre quelli più adulti “portano un
imbéciles cartello” (vincitori – vinti).
vous déboisez Analisi:
Et les vieux arbres avec leurs vieilles racines • Il tono è un tono d’accusa, e il ritmo
leurs vieux dentiers della poesia è scandito da moltissime
vous les gardez ripetizioni, volte a rendere incisivo il
Et vous accrochez une pancarte messaggio.
Arbres du bien et du mal • Nella parte finale della poesia si
Arbres de la Victoire mette in evidenza la desolazione che
Arbres de la Liberté segue il conflitto: senza alberi (senza
Et la forêt déserte pue le vieux bois crevé giovani) è tutto vuoto, senza vita,
et les oiseaux s’en vont tanto che pure gli uccelli volano via.
et vous restez à chanter Restano solamente i vincitori e i vinti
Vous restez là (adulti, talvolta anziani e sdentati), e
imbéciles coloro che erano convinti della
à chanter et à défiler. guerra e l’hanno sostenuta. Senza
giovani non c’è rinnovamento, non
La guerra c’è progresso.

Voi disboscate
imbecilli
voi disboscate
Tutti i giovani alberi con la vecchia ascia
voi li strappate
Voi disboscate
imbecilli
voi disboscate.
E i vecchi alberi con le loro vecchie radici
le loro vecchie dentiere
voi li serbate
E attaccate un cartello
Alberi del bene e del male
Alberi della Vittoria
Alberi della Libertà
E la foresta deserta appesta il vecchio bosco
crepato
e gli uccelli se ne vanno
e voi restate là a cantare
Voi restate là
imbecilli
a cantare e a sfilare.

10
Arbres (Natura) chi può sapere cosa essi dicono quando parlano degli
En argot les hommes appellent les oreilles des feuilles uomini
c’est dire comme ils sentent que les arbres gli alberi parlano albero
connaissent la musique come i bambini parlano bambino
mais la langue verte des arbres est un argot bien plus
ancien Quando un figlio di donna e uomo
Qui peut savoir ce qu’ils disent lorsqu’ils parlent des rivolge le sue parole a un albero
humains l’albero risponde
les arbres parlent arbre il bambino capisce
1
comme les enfants parlent enfant Più tardi il bambino
parla arboricoltura con maestri e genitori
Quand un enfant de femme et d’homme
adresse la parole à un arbre non può più sentire la voce degli alberi
l’arbre répond non può più sentire la loro canzone nel vento
l’enfant entend 2 Eppure a volte una fanciulla
Plus tard l’enfant scoppia in un grido disperato
parle arboriculture presso una piazza di cemento armato
avec ses maitres et ses parents di erba triste e terra sporca
3
Il n’entend plus la voix des arbres questa è … oh… questa è
il n’entend plus leur chanson dans le vent la tristezza di essere abbandonati
pourtant parfois une petite fille che mi fa gridare aiuto
pousse un cri de détresse o la paura che mi dimentichiate
dans un square de ciment armé alberi della mia giovinezza
d’herbe morne et de terre souillée la mia gioventù per davvero

Est-ce… oh… est-ce Nell’oasi del ricordo


la tristesse d’être abandonnée una sorgente è appena sgorgata
qui me fait crier au secours è per farmi piangere
ou la crainte que vous m’oubliiez ero così felice nella folla
arbre de ma jeunesse la folla verde del bosco
ma jeunesse pour de vrai con il timore di perdermi e di ritrovarmi

Dans l’oasis du souvenir Non dimenticate la vostra piccola amica


une source vient de jaillir alberi della mia foresta.
est-ce pour me faire pleurer
J’étais si heureuse dans la foule Teoria:
la foule verte de la forêt • Da Histoires, 1949.
avec la crainte de me perdre • Un tema un po’ diverso rispetto a molti
et la crainte de me retrouver altri testi poetici di Prévert. Qui non
abbiamo tanto la natura come idillio,
N’oubliez pas votre petite amie piuttosto la compenetrazione tra uomo e
arbres de ma forêt. natura.
• Nel volume italiano di poesie di Prévert
Alberi dedicate alla natura, edito per Guanda,
Albinati dice che Prévert anticipa il
In gergo la gente chiama “foglie” le orecchie
pensiero ecologista moderno
è come se sentissero, come se gli alberi conoscessero
ricollegandosi però alla tradizione dei
la musica
romantici2 (compenetrazione uomo-
ma la verde lingua degli alberi è un gergo ben più
natura, il Sublime, eccetera).
antico

2
http://parlalberi.blogspot.com/2015/01/arbres-
letture-scelte-di-jacques-prevert.html

11
Analisi:
• Versi abbastanza brevi, musicalità ottenuta con
i soliti stratagemmi (ripetizioni, allitterazioni
eccetera).
• Bambino: infanzia, innocenza, vicinanza alla
natura e capacità di comprenderla (sembra che
evochi quasi il buon selvaggio di Rousseau).
Crescendo questa dimensione si perde, “Non si
parla più la lingua degli alberi”.
• 3 momenti: 1) il bambino e l’albero parlano il
proprio linguaggio, 2) … MA tra loro si
capiscono! 3) Crescendo questa comprensione
reciproca finisce, perché il bambino disimpara
la lingua degli alberi! Cresce e perde la sua
innocenza.
• Pianto di dolore: perdere questa connessione
della natura ci fa male, ci fa soffrire anche se
non ce ne rendiamo pienamente conto.
• La lettura di questa poesia mi ha riportato alla
mente un racconto di Shel Silverstein che si
intitola “The Giving Tree”. Ricco di simbologie,
racconta la storia di amicizia tra un bambino e
un albero. L’albero dà al bambino tutto quello
che ha, arrivando alla fine a diventare un ceppo
segato quando il bambino è ormai diventato un
uomo. È stata considerata un’opera
controversa, alcuni ritengono anche che dia ai
bambini un cattivo insegnamento: della natura
non bisogna approfittarsi come invece fa il
protagonista!

12
Tant de forets (Natura) che conferiscono musicalità al testo
Tant de forets arrachées à la terre poetico.
et massacrées
achevées
rotativées

Tant de forets sacrifiées pour la pâte à papier


de milliards de journaux attirant annuellement
l’attention
des lecteurs sur les dangers du déboisement
des bois et des forets.

Tante foreste
Tante foreste strappate alla terra
e massacrate
distrutte
rotativizzate

Tante foreste sacrificate per la pasta da carta


di miliardi di giornali che attirano annualmente
l'attenzione dei
lettori sui pericoli del disboscamento delle selve
e delle
foreste.

Teoria:
• Abbiamo lo stesso tema ecologista, ma
con un paradosso ulteriore (nella
seconda strofa della poesia): alberi →
carta → giornale → informazioni sul
disboscamento.
• L’essere umano non pensa: spesso
intraprende lotte e si indigna senza
neanche avere pienamente coscienza di
quanto la propria vita sia impostata su
dei meccanismi che danneggiano la
natura. È incapace di ripercorrere col
pensiero i passaggi che portano alla
creazione di un oggetto di uso comune,
per realizzare il quale ad esempio si è
dovuta effettuare una potatura (e quindi
un altro essere vivente è stato privato
della vita).

Analisi:
• Nel testo in francese sono
evidenziate le ripetizioni (che
funzionano anche da rime interne)

13
INCIPIT

“Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta.

Funerali domani. Distinti saluti." Questo non dice nulla: è stato forse ieri. L'ospizio dei vecchi è a Marengo,

a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l'autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Così potrò

vegliarla e essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa

simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l'aria contenta. Gli ho persino detto: "Non è colpa mia." Lui

non mi ha risposto. Allora ho pensato che non avrei dovuto dirglielo”.

RIFLESSIONI SU QUESTO INCIPIT

• Il protagonista ci viene presentato fin da subito come un personaggio incerto (insicuro e incerto
anche sul da farsi) e noncurante. “Non lo sa”, ma vive distaccato dal mondo, è una marionetta
che nella sua alienazione si fa manovrare dal caso, dagli eventi che gli capitano. È un protagonista
che non è mai veramente “protagonista” delle sue azioni. In molti casi, questa espressione, “non
so”, ritorna anche quando gli domandano un’opinione. Non riesce a prendere parti perché non sa
schierarsi, oppure perché non ne vede fino infondo la necessità, non capendo che cosa accade
attorno a lui. Sembra quasi che non pensi, a tratti che non abbia una coscienza critica.
• Per la madre morta non prova dolore o tristezza, si cura soltanto dei dettagli pratici, concreti
(come raggiungere la località in cui si trova l’ospizio, quando prendere l’autobus e quando
tornare, quanto trattenersi).
• Mette quasi in dubbio la legittimità del suo recarsi sul posto per assistere al funerale e dare il suo
ultimo saluto alla madre scomparsa. Si preoccupa più di quanto possa aver pensato il suo capo
che del lutto, anche davanti all’atteggiamento ingiustamente scostante del capo che avrebbe
potuto farlo arrabbiare o reagire legittimamente in maniera risentita.

PARALLELI CON PERSONAGGI FAMOSI DI ALTRI ROMANZI

Meursault afferma di avere una scusa plausibile per assentarsi dal lavoro, riecheggiando il protagonista
della “Metamorfosi” kafkiana, che risvegliatosi insetto si preoccupa solo di non potersi recare al lavoro,
non di essere divenuto, appunto, un insetto. Più che a “La metamorfosi”, però, il pensiero va al
“Processo”, sempre di Kafka, e a “Delitto e castigo” di Dostoevskij, con le affinità e le differenze del caso.
Per esempio, Raskol’nikov commette un delitto perché si sente Napoleone e arroga a sé il diritto di
decidere che un’usuraia non merita di vivere, salvo poi sentire il travaglio della “colpa”, prima ancora che
la giustizia degli uomini lo incastri. Joseph K., al contrario, è arrestato un mattino senza sapere qual è la
“colpa” che ha commesso, perché nel caso di Kafka la colpa preesiste al delitto, è connaturata
all’esistenza. Meursault, invece, non uccide per delirio di onnipotenza e dopo il fatto non sente alcuna
colpa. Egli è ‘oltre’, nella sua abiezione.1

1
https://antoniodileta.wordpress.com/2012/03/26/lo-straniero-albert-camus/

14
L'ÉTRANGER, 1942, ALBERT CAMUS
E’ scritto in prima persona che porta a una certa ambiguità per quanto riguarda l’appartenenza di
genere. Il narratore è Meursault (mare-sole), il cui nome rappresenta una doppia simbologia: il
mare (Meur) e il sole (sault-antica etimologia). Il mare è percepito come un simbolo sempre
positivo. Il sole è ambiguo: è positivo quando è legato al mare La domenica si espone alla luce
del sole in costume insieme a Marie. E’ bello il giorno dopo il funerale della madre. E’ bello il
giorno dell’omicidio quando lui si diverte in spiaggia. E’ negativo il giorno del funerale, nel
momento dell’uccisione dell’arabo; preannuncia e accompagna i momenti di morte.
-L’assurdo
L’assurdo per Camus è una dicotomia che fa notare che la vita non appaga l’uomo. L’uomo ha
grandi ideali, desideri e aspirazioni; l’assurdo risiede nel fatto che non riuscirà mai ad appagarli
completamente e che non riuscirà mai a conoscere il proprio destino. Secondo Camus, a questo
assurdo della vita non c’è soluzione. L’assurdo è dato dalla coesistenza di 3 elementi: uomo, destino
e vita. Il suicidio non rappresenta una soluzione, in quanto verrebbe a mancare l’elemento vita,
quindi l’assurdo cessa di esistere. L’unica soluzione, forse, è quella di non fare domande, di non
chiedersi il perché: questo viene chiamato suicidio filosofico, ci si distacca dal problema.
L’assurdo si traduce poi in atti del non senso Meursault prende la pistola a Raymond per evitare
che faccia un delitto, e poi lui stesso usa la pistola per uccidere la persona che non voleva far
uccidere dal suo amico
Nel romanzo l’assurdo si trova nella seconda parte, dove Meursault sarà condannato e poi
processato non tanto per omicidio dell’arabo, ma per aver ucciso moralmente la madre. Durante il
processo sarà infatti accusato di tutto ciò che Meursault ha fatto nella prima parte del racconto: aver
portato la madre in ospizio, non aver pianto al suo funerale, aver preso il caffellatte nella sala
mortuaria, essere andato a vedere un film comico con una donna pochi giorni dopo il funerale. Vi è
una sorta di denuncia dell’assurdità del sistema giudiziario algerino

Estetica della limitazione di Camus


Secondo Camus, se leggiamo “Le mythe de Sisyphe”, la letteratura deve dire meno. Possiamo
leggere gli eventi attraverso la prospettiva del narratore, entrare nella sua mente, anche se non ci
dice nulla; dunque, dobbiamo dedurre e colmare dei vuoti.
L'estetica della limitazione si traduce in due aspetti:
–“Minimalismo narrativo del personaggio” → Meursault, crede in qualcosa di tangibile;
preferisce il silenzio perché le parole sono imperfette e non riescono a dire ciò che uno vuole; e
quando si lascia andare a qualche commento, si pente, in quanto riconosce che sarebbe stato meglio
non rispondere. Al giudice che gli domanderà il perché del suo gesto, egli risponderà che non ha
saputo rispondere. Quando Marie va a trovarlo noi capiamo che lui la trova bella e che prova dei
sentimenti per lei, ma ancora, non sa come dirglielo. L'estraneità di Meursault è situabile da un
punto di vista verbale. L'eroe si mostra sensibile agli eventi ma li mostra come li ha vissuti senza
esprimere alcun giudizio di valore. Non cede mai alla sensazione di svelare all'altro ciò che pensa,
in quanto fa in modo che sia il lettore a dare un giudizio.
–“Utilizzo del passé composé”: Quali sono gli effetti? Una persona che non vuole dire, non dà un
ordine cronologico agli eventi, ma nonostante ciò si capisce quale azione avviene prima → Il

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
passato prossimo non è narrativo. Nella narrazione ci sono salti temporale minimi → questo crea un
effetto di realtà della memoria che pensa in maniera discontinua.
-Incipit
Aujourd’hui, maman est morte. Ou peut-etre hier, je ne sais pas. (L’ha saputo attraverso un
telegramma). C’è un’ambiguità cronologica sin dall’incipit, e non sempre c’è un legame di causa-
effetto tra i vari eventi. C’è questa incongruenza nel pensiero stesso del personaggio e lo si capisce,
non tanto dalla presenza dei deittici temporali, ma dal fatto che il narratore, nonostante torni
indietro col pensiero non ricorda se è proprio quel giorno o quello precedente che la madre è morta.
Non ricorda l’ordine temporale degli eventi né le cause e gli effetti né il perché delle cose. Il perché
delle cose mancherà sempre durante tutta la storia. La ricostruzione è possibile solo a posteriori,
dopo tutto il racconto, ed ecco che si capisce che il refert point è déplacé rispetto al momento
dell’enunciazione. Lui sta rivivendo il momento.

Prima parte
Cap. 1- Morte della madre
Riceve il telegramma.
L’ospizio è a 80 chilometri da Algeri, prenderò l’autobus delle 2 e arriverò nel pomeriggio. (I verbi
al futuro non si spiegherebbero se non fosse una ricostruzione a posteriori dei fatti. Il narratore
infatti sta presentando i suoi pensieri ritornando al momento in cui ha programmato di andare alla
veglia funebre. Inoltre, per ora è come se la mamma non fosse morta, ma lo sarà ufficialmente dopo
il funerale, e la sua unica preoccupazione è l’organizzazione logistica del viaggio). Ha chiesto due
giorni di ferie al capo, con la scusa del lutto. Questo non gli aveva fatto le condoglianze, ma forse
gliele avrebbe fatto il giorno dopo. (La storia è narrata dopo 11 mesi, il narratore sa come sono
andate le cose, ma usa quel forse per portare il lettore nel momento in cui lui stesso ha formulato
quel pensiero)
Ha mangiato al ristorante di Celeste come suo solito, e alle due ha preso l’autobus. Durante il
tragitto compare per la prima volta la figura del sole. In questa prima apparizione si tratta di un sole
fastidioso, faceva molto caldo. Aveva dormito per tutto il tragitto, e al suo risveglio un militare gli
chiese se venisse da lontano. Meursault rispose di sì, non voleva dire altro.
Arrivato all’ospizio, viene portato all’obitorio, ed essendo la bara chiusa, gli viene chiesto se vuole
vederla, risponde “no” e al perché risponde “non so”.
Più tardi entra un’infermiera, che si offre di portargli del caffelatte e lui accetta perché adora il
caffellatte. Lo beve e gli viene voglia di fumare una sigaretta. Aveva esitate perché non sapeva se
poteva farlo davanti alla madre, ma non aveva importanza, ne offrì una al guardiano e fumarono
insieme. (Gli si ritorcerà contro durante il processo) ”. Rimase lì tutto la notte. Il giorno dopo,
ancora prima che partisse il corteo, fa attenzione al sole, che aveva cominciato a riscaldargli i piedi.
Il sole cominciava a pesare sulla terra e il calore cominciava ad aumentare sempre di più. Il sole
diventava eccessivo e rendeva il paesaggio inumano e deprimente. (L’uso del termine inumano si
riferisce a un sole mortifero, che toglie l’umanità. Il sole diventa elemento negativo) Cominciava a
sudare e il sudore cola sulla guancia). Sentì il sangue che batteva alle tempie, e da quel momento
non ricordò più nulla.

Cap. 2- ritorno alla vita normale

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
Nel secondo capitolo entra in scena la figura di Marie. Il giorno dopo il funerale M. decise che
voleva farsi un bagno, va al mare e incontra Marie, ex dattilografa del posto in cui lavorava. Qui il
sole viene descritto come positivo, così come anche il mare dell’Algeria, che accompagna tutti i
momenti positivi del personaggio. La sera i due vanno al cinema, a vedere un film comico. Il giorno
dopo (domenica) si annoia tantissimo; non ama le domenica, e a fine giornata si rende conto che il
giorno dopo avrebbe ripreso il suo lavoro, e che tutto sommato non era cambiato nulla.

Cap. 3
Un suo vicino, Raymond, è noto nel quartiere per i suoi loschi giri di prostituzione, anche se
sostiene di essere un magazziniere e quel giorno pranzarono da a casa di Raymond. Egli sarà il
motore che permetterà tutto, il motore dell’assurdo. Raymond dice di avere una compagna e di
averla picchiata, ma che voleva punirla ancora. Chiede all’amico di scriverle una lettera per farla
tornare da lui e fargliela pagare. (spendeva i suoi soldi). Quando Raymond gli disse il nome della
donna, capì che si trattava di una donna araba.

Cap. 4
Meursault e Marie si vedono, vanno al mare e passano momenti di gioia. Si baciano e non vedono
l’ora di ritornare a casa, e passano la notte a letto. Il giorno dopo la invita a rimanere, egli scende
per comprare del cibo, e sente una voce femminile proveniente dalla camera del vicino Raymond.
Tornando nella sua stanza, Marie gli chiede se la ama, e lui risponde che questa domanda non
significa nulla, ma che tutto sommato lui crede di no. Poco dopo, si sentirono dei rumori, dei litigi
provenienti dall’appartamento di Raymond e i vicini si affacciarono. Arrivò un poliziotto
(Meursault non li chiamò perché disse a Marie di non apprezzare i poliziotti) e sfondò la porta. La
donna disse di essere stata picchiata. Sarebbe stato convocato al commissariato.
Meursault e Marie tornano in camera. Dopo qualche ora Raymond bussò e gli chiese di uscire per
una passeggiata. Gli chiese di essere testimone, e di dire solo che la donna lo aveva tradito.
Avevano camminato, giocato a biliardo e lo invitò ad andare a un bordello. Disse che non gli
piacevano quei posti. Ritornò a casa, e a un certo punto pensò a sua madre, ma non sapeva il perché.

Cap. 5
Raymond lo chiamò in ufficio. Gli confessò di essere stato seguito tutto il giorno da un gruppo di
arabi, tra i quali il fratello della ex compagna. Se questi si fosse trovano nei pressi
dell’appartamento, avrebbe dovuto avvisarlo.
Poco dopo, il capo gli propose di far parte di un progetto a Parigi; sarebbe stata un’ottima occasione
per migliorare la propria condizione, ma a lui non interessava molto. La sera, Marie era venuta da
lui e gli chiese di sposarla. Lui rispose che non gli cambiava nulla sposarsi o meno, ma che
l’avrebbe fatto se lei lo desiderasse.

Cap. 6- uccisione dell’arabo

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
La domenica Marie e Meursault erano stati invitati da Raymond a casa di alcuni amici sulla
spiaggia, non lontano da Algeri. Uscendo di casa, viene subito nominato il sole. Andarono tutti e tre
alla fermata dell’autobus. Davanti a loro c’era un gruppo di arabi, e c’era anche il fratello della ex
compagna picchiata. Non li seguirono però. Arrivarono sulla spiaggia dall’amico di Raymond, che
si chiamava Masson. Qui Meursault ci dice inizialmente che il sole gli faceva bene, era piacevole.
Dopo aver nuotato ritornarono per mangiare. C’era pane fresco e pesce. Carne, frutta e vino. La
moglie di Masson e Marie rimasero a casa dopo mangiato, i tre uomini uscirono per fare una
camminata.
Il sole diventò sempre più caldo, insostenibile (giudizio negativo), e si respirava a fatica a causa del
calore del sole. Masson e Raymond parlavano di cose e persone che conoscevano, mentre lui non
pensava a niente perché era mezzo “endormi” a causa del sole (è la spiegazione del gesto che darà
durante il processo). In quel momento vide in lontananza due arabi venire verso la loro direzione.
Raymond disse che si sarebbe occupato del “suo tipo”, mentre Masson del secondo arabo. Se ne
fosse arrivato un terzo, se ne sarebbe occupato Meursault. Raymond è andato verso il suo tipo e l’ha
colpito una volta. Masson si avvicinò all’altro e lo colpì due volte, facendolo cadere nell’acqua a
faccia in giù. Aveva un coltello. Subito dopo i due riuscirono a fuggire.
Tornarono a casa, Raymond andò dal dottore perché stava sanguinando, e quando tornò, con aria
cupa, disse di voler uscire. Meursault lo seguì. Avevano camminato un po’, e il sole ora era
tremendo! (Discorso indiretto libero, verbo all’imperfetto, deittico al presente. Il lettore guarda gli
eventi dal punto di vista del personaggio, in quel esatto momento). Continuando a camminare,
trovarono i due arabi, distesi al sole, e il loro arrivo non cambiò nulla. Erano estremamente
tranquilli. Si guardarono a lungo senza dirsi nulla, Raymond e l’arabo che aveva colpito Raymond.
Per tutto quel tempo ci fu solo il sole e il silenzio. Raymond portò la mano nella tasca dove aveva la
pistola, e chiese all’amico se avrebbe dovuto farlo fuori subito. Cercò di rispondergli in modo
logico, e infine gli disse di affrontarlo da vero uomo e di lasciare a lui la pistola. Il sole mortifero
scivolò sulla pistola, e in quel momento pensò che sparare o non sparare non cambiava nulla, una
cosa valeva l’altra. Allora tornarono sui loro passi, e tornarono alla capanna. Ma al primo gradino,
gli pesava dover spiegare il tutto alle donne rimaste a casa, e allo stesso tempo il calore era così
insopportabile da restare fermi o da salire le scale. Il sole gli offuscava la vista. Voleva fuggire
lontano dal sole, alla fresca fonte dietro la roccia dove prima c’erano gli arabi. Quando si avvicinò
lì, l’arabo riposava, era solo. Il sole era insopportabile, sudava, gli bruciava le guance e le gocce di
sudore si accumulavano nelle sopraccoglie (stesso sudore/sole del funerale). Vede che l’arabo tira
fuori il coltello, il sole si riflette sulla lama e abbaglia Meursault, e nello stesso istante il sudore gli
offusca la vista, e ha premuto il grilletto. Alors (se il primo colpo non era voluto, gli altri 4 erano
consapevoli) spara altri 4 colpi su un corpo inerte, come 4 colpi battuti sulla porta della sventura.
Non dirà mai il perché degli altri 4 colpi.

SECONDA PARTE
Cap. 1- interrogatorio
Dopo l’arresto, è stato interrogato più volte. Sostiene davanti al poliziotto che trova la sua questione
molto semplice; infatti si sente estraneo nei confronti dell’omicidio commesso e non ha sensi di
colpa. L’assurdo si trova proprio nel fatto che non trova nemmeno un perché all’aver sparato altre 4
volte. Non sente la necessità di avere un avvocato, e gliene viene assegnato uno d’ufficio. Pertanto
l’avvocato che viene a trovarlo in prigione gli dice di aver fatto delle indagini sulla sua vita privata,

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
è andato all’asilo dove la mamma è morta ed è venuto a sapere di essere stato “insensibile” il giorno
del funerale. (Questo gli si ritorcerà contro il giorno del processo.) Qualche giorno dopo fu
interrogato senza la presenza del suo avvocato. Risponde a monosillabi, racconta tutto ciò che è
successo, Raymond, la spiaggia, il sole, i 5 colpi. Il giudice gli chiede perché 5 colpi e lui risponde
di aver sparato una volta, e dopo qualche secondo, di aver sparato altri 4 colpi. Il giudice chiede il
perché e lui non risponde, rimane in silenzio. Bruscamente, il giudice si alzò e prese un crocifisso
d’argento da un cassetto, irritato dal suo atteggiamento. Di fronte al simbolo della religione la voce
del giudice cambia, perché questo simbolo rappresenta una soluzione, il perdono davanti a Dio, e gli
chiede se conosce questo oggetto. Meursault è ateo però, non ha la concezione del peccato come
trasgressione alla regola morale religiosa, quindi non segue molto il ragionamento del giudice.
Inoltre ha caldo e c’erano delle grosse mosche che lo infastidivano. Il giudice ha continuato
cercando di capire il perché dell’unico punto oscuro della storia, ovvero perché ha aspettato e poi ha
sparato altre 4 volte. Il giudice continua l’interrogatorio dicendo che tutti credono in Dio, anche se
si allontanano da lui, e gli dice “Quindi la mia vita non ha un senso?”. Ma Meursault dice che
questo non lo riguardava, ma poiché aveva voglia di liberarsi di quella persona, lo guardava a un
certo punto con aria di approvazione. Prima di andarsene il giudice gli chiese se si fosse pentito del
suo atto, ma M, più che pentimento provava noia. Lo chiamava scherzando L’Anticristo. Tutta
questa parte rivela la posizione di Meursault nei confronti della religione come soluzione
all’assurdità della vita.

Cap. 2
Meursault viene portato in prigione dove viene visitato solo una volta da Marie. Il giudice non
glielo permette perché non è sua moglie. Quando andò a trovarlo, lui pensò quanto fosse bella, ma
non glielo disse.
La vita in prigione fu caratterizzata dalla nota. I primi tempi soprattutto furono difficili, ma finì per
abituarsi. Era un’idea che gli aveva trasmesso la madre: piano piano ci si abitua. Non capiva
nemmeno perché non gli era concesso fumare, ma poi si rese conto che faceva parte della punizione
e si abituò a non fumare.
Mise en abyme: ricordo fatto dal carcere di quel che lui ha fatto; la ricostruzione del ricordo è molto
precisa tuer le temps. Meursault si trova in cella, prima di arrivare al processo. Si trova in una
situazione di sospensione di giudizio (concetto ripreso da Hegel) in cui lui ancora non sa cosa gli
succederà dopo il processo. La vita dunque non ha un senso, il tempo fluisce senza ragione, ma
forse l’unica soluzione per l’uomo è quella di ammazzare il tempo. Doveva ricordare: pensava alla
sua stanza, e ogni volta, ricominciando il pensiero da capo, il ricordo diventava sempre più lungo,
perché ci aggiungeva sempre qualche dettaglio in più. Sostiene che un uomo che ha vissuto un solo
giorno, potrebbe vivere 100 anni in prigione ricordando e analizzando quel giorno, senza annoiarsi
con quei ricordi.
Inizialmente dormiva male, poi cominciò a dormire 16/18 ore al giorno. Trovò dietro al letto un
pezzo di giornale e lesse la storia: un uomo era partito dalla sua terra natale in cerca di fortuna,
ritorna dopo 25 anni con la moglie e il figlio e va all’albergo della madre, ma senza rivelargli
l’identità e prende una stanza. La madre, avendo visto tutto quel denaro, lo uccidono per rubargli i
soldi e si sbarazzano del corpo. Il giorno dopo, la moglie viene all’albergo, rivela l’identità del
viaggiatore: la madre si impiccò e la sorella si gettò in un pozzo. Meursault pensò che da una parte
fosse inverosimile, dall’altra naturale; non si dovrebbe giocare con queste cose, se l’è meritato. Tra

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
questi diversivi, finì per perdere la cognizione del tempo; quando la guardia gli disse che era lì da 5
mesi, lo aveva creduto, ma non l’aveva capito.
Cap. 3/4- processo
Il processo ci fu in estate, e subito viene detto che era una giornata di sole. Alle 7 e mezza sono
venuti a cercarlo per portarlo al palazzo della giustizia. Arrivato nella sala, il sole si infiltrava tra le
tende, nonostante le finestre fossero chiuse e questo faceva sì che l’aria fosse soffocante. Si rende
conto che ci sono tante persone che sono lì proprio per lui, in particolare dei giornalisti. Di solito
nessuno si interessa alla sua persona. Un giornalista gli parlò sorridendo, dicendogli che durante
questa stagione non ci fu nulla di interessante, tranne un patricidio e il caso Meursault. All’arrivo
dei tre giudici, quello vestito di rosso si era seduto al centro e cominciò il processo. Faceva caldo e
portarono dei ventagli per i giudici.
Non stava capendo bene ciò che stava succedendo intorno a lui, fin quando furono chiamati a
testimoniare persone di cui conosceva bene i nomi, nel frattempo il caldo aumentava. Innanzitutto
gli chiese la sua identità (e gli pareva normale, sarebbe stato un grave errore giudicare una persona
al posto di un’altra), raccontò nuovamente cosa successe il giorno dell’arresto e il giudice gli disse
che avrebbero toccato un argomento estraneo all’omicidio, ma che in realtà aveva un fortissimo
legame. Meursault capì che gli avrebbero chiesto della madre. E gli chiese perché aveva portato la
madre all’ospizio; rispose che era per motivi economici.
 Direttore e portiere dell’ospizio: il direttore disse che la madre si lamentava un po’ del
figlio, ma era una caratteristica di tutti i pensionati. La madre gli rinfacciava di averla messa
lì. Il direttore fu anche sorpreso di non averlo visto piangere il giorno del funerale, di non
sapere quanti anni avesse la madre, e di essere partito presto dopo il funerale. Il portinaio
disse che l’accusato non aveva voluto vedere la madre, che aveva fumato, aveva dormito,
aveva bevuto il caffellatte.  per la prima volta capì di essere colpevole.
 Perez: amico della madre, era così pieno di dolore il giorno del funerale che non lo aveva
quasi notato, non lo ha visto piangere ma non lo ha nemmeno visto non piangere;
 Céleste: dice che ciò che è successo al suo cliente ed amico è una grande disgrazia!
 Marie: Quando viene interrogata esce fuori che hanno cominciato a frequentarsi il giorno
dopo il funerale, sono andati a fare il bagno, sono andati al cinema a vedere un film comico
(inaccettabile) e sono stati a casa di Meursault.
 Masson: ha dichiarato che era un uomo onesto.
 Salamano: dichiara che era stato una brava persona nella questione col suo cane, e che
aveva messo la madre nell’ospizio perché non aveva più niente da dirle;
 Raymon: la sua relazione con la vittima fu un caso, così come essere arrivati su quella
spiaggia, la lettera, la testimonianza ecc. R. viene accusato del giro di prostituzione, e
Meursault viene collegato a questo personaggio poco onesto.
L’avvocato chiede allora al giudice se il suo cliente è accusato di aver sepolto la madre o di aver
ucciso una persona. La risposta sarà che c’è una profonda, essenziale risposta tra le due cose:
accusa quell’uomo di aver sepolto la madre con il cuore di un criminale.
Qui abbiamo l’assurdità della giustizia algerina.

-Fu accusato di aver ucciso consapevolmente. Lui inoltre non si sensitiva di quello che aveva fatto.
Ma sarebbe difficile spiegare che non si era mai pentito veramente di qualcosa, ma prendeva le cose

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
così come arrivavano. Riprese a parlargli di sua madre, e il discorso fu così lungo che a un certo
punto non sentiva altro che il calore della mattinata. Ha ucciso moralmente la madre, è questo
l’orrore di cui è accusato principalmente. Nel momento in cui gli viene data la pena capitale,
Meursault si sentiva stordito per il calore e lo stupore. Gli chiesero se avesse qualcosa da
aggiungere, pertanto Meursault si alzò e disse che non era sua intenzione uccidere l’arabo, e che lo
aveva fatto a causa del sole (si sentiva ridicolo). La giuria decide che gli verrà tagliata la testa in
piazza davanti al popolo francese. Gli chiesero se avesse qualcosa da aggiungere, e rispose di no.

Cap. 5
Sa di essere condannato a morire, quindi si trova in cella. Per la terza volta Meursault si rifiutò di
ricevere il cappellano (aumonier) perché non aveva niente da dirgli. Così come aveva rifiutato il
crocifisso ora rifiuta il cappellano perché non gli interessa dire niente. Il suo unico interesse ora è
sapere se c’è un modo per sfuggire alla meccanica, e se l’inevitabile può avere una via d’uscita.
In questa coda cambia la focalizzazione. Mentre fino a quel momento il racconto è stato un ricordo
del passato, adesso, pur essendo un ricordo, lo narra al presente, portando il lettore nel momento in
cui l’ha vissuto. Il racconto è costruito dal suo ricordo, ovvero dal momento in cui è in carcere
aspettando di essere portato al patibolo.

Si ricordò di una storia che la madre gli aveva narrato del padre. E’ la prima volta che appare la
figura del padre nel romanzo: era andato a vedere l’esecuzione di un uomo e al ritorno aveva
vomitato a lungo. Adesso comprendevo (adesso+ imperfetto= discorso indiretto libero)
Per la prima volta dopo tanto tempo pensò a Marie, che aveva smesso di scrivergli. Forse ha
smesso perché non vuole avere a che fare con un condannato a morte; forse è malata o morta. Se è
morta, il suo ricordo non le interessa più. In quel momento entrò il cappellano; fu sorpreso perché
solitamente veniva in un altro momento della giornata. Gli chiese perché ha rifiutato le sue visite, e
rispose tranquillamente di non credere in Dio. E la questione non gli interessava nemmeno, poteva
sbagliarsi sull’esistenza di Dio o no, ma non gli interessava nemmeno rifletterci. Che se muore ora o
tra parecchi anni, affronterà la morte così come lo sta già facendo in questo momento. Il cappellano
cominciava ad annoiarlo, infastidirlo. Il cappellano gli dice che la giustizia degli uomini non è
niente, mentre quella di Dio è tutto. Ma Meursault non sa cosa sia un peccato, che Dio dovrebbe
perdonare, in quanto lui ha appreso solo cosa significa essere colpevole. Da ateo, lui non ha la
concezione mentale di cosa sia il peccato. Il prete voleva parlargli ancora di Dio, ma Meursault
voleva spiegargli che gli rimaneva poco tempo da vivere, e non lo voleva perdere parlando di Dio,
di cui non gli importava proprio.
Allora il prete gli chiese perché continua a chiamarlo signore invece di “padre” e M. si innervosisce,
soprattutto quando poco dopo il padre vuole pregare per lui. Allora M. era così innervosito che lo ha
insultato e lo ha preso per il colletto dell’abito, e lo caccia dalla cella. E’ il primo atto in tutto il
romanzo che il personaggio fa consapevolmente, volutamente e prendendo una posizione. Lui non
ha bisogno di un prese e della religione per risolvere l’assurdità profondo ateismo e il rifiuto
dell’illusione che la religione può avere.
Quella grande ira era come se lo avesse purgato, liberato. Aveva capito che il mondo era
indifferente. Attraverso la rabbia aveva capito che a niente c’è soluzione, e questo lo faceva stare
bene. Si augura che nel momento in cui viene portato sulla ghigliottina ci siano tanti spettatori ad

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
accoglierlo con grida di odio. Perché? Così come lui ha capito che la rabbia lo ha purgato, che non
c’è una soluzione e che tutti sono uguali (anche lui e il prete) e così potrà vivere lo stesso processo
che ho vissuto io e per cui sono felice. Il finale indica un forte senso di solidarietà.

Document shared on www.docsity.com


Downloaded by: chiara-filippeschi (chiara.filippeschi@gmail.com)
Jacques Prévert
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questa voce o sezione sugli argomenti sceneggiatori francesi e poeti
francesi non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono
insufficienti.

Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-


Petite, 11 aprile 1977) è stato un poeta e sceneggiatore francese.

Indice
Biografia
L'incontro con i surrealisti
L'attività teatrale Jacques Prévert
L'attività cinematografica
L'incidente
Il collages e l'ultima produzione letteraria
Poetica
Il surrealismo
Paroles
Il motivo polemico
L'humor
Il poeta anarchico
I personaggi
Poesie-chansons
Opere
Gran ballo di Primavera
Fatras
Filmografia (parziale)
Note
Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia
Jacques Prévert nasce il 4 febbraio nel 1900 nella città di Neuilly-sur-Seine da famiglia borghese, benestante.
In Bretagna trascorre alcuni anni della sua infanzia; Prévert si dimostra fin dalla più giovane età amante della
lettura e dello spettacolo. Nel 1920, il giovane inizia il servizio militare e raggiunge il suo reggimento prima a
Lunéville, dove conosce "Roro", un ragazzo di Orléans, e il pittore dadà Yves Tanguy e con essi forma un
affiatato trio.

L'incontro con i surrealisti

Di ritorno a Parigi nel 1922, Prevért si stabilirà con i suoi due amici artisti e con il fratello Pierre, regista, al 54
di Rue del Château a Montparnasse che sarà presto il punto di riunione del movimento surrealista. I suoi primi
testi risalgono al 1930 quando il poeta li pubblica sulla rivista de famille invece l'anno seguente sulla rivista
Commerce, dove lavora Giuseppe Ungaretti come redattore.

L'attività teatrale

Tra il 1932 e il 1936 Prévert svolge un'intensa attività teatrale, lavorando con la compagnia "Gruppo
d'Ottobre", della Federazione Teatro Operaio, che intende promuovere un "teatro sociale".Per il gruppo
"Ottobre", Prévert fornisce un inno diventato popolare anche in Italia: "Marche ou crève" (Marcia o muori).
Scrive La Bataille de Fontenoy (La battaglia di Fontenoy) che viene rappresentata a Mosca nel 1933 durante
un'Olimpiade internazionale del Teatro Operaio alla quale partecipa anche come attore.

L'attività cinematografica

Contemporaneamente iniziano le sue collaborazioni cinematografiche


producendo gli scenari di alcuni dei vertici poetici del cinema francese. Scrive
il testo e la sceneggiatura di L'affaire est dans le sac (L'affare è fatto). Nel
1937 ritorna al cinema collaborando con Marcel Carné e scrive per il regista il
copione di Drōle de drame (Lo strano dramma del dottor Molyneux) e nel
1938, dopo un soggiorno di un anno negli Stati Uniti a Hollywood, dimesso
dall'esercito nel 1939, aveva lasciato Parigi per trasferirsi a sud a la Tourette-
de-lupe dove Joseph Kosma, il fotografo Trauner e molti altri lo avevano Piastrella autografata da
raggiunto per lavorare con lui alla realizzazione dei film. Alla fine della Prévert sul muretto di
seconda guerra mondiale 1945,fece ritorno a Parigi. Alassio

Tra gli anni 1945 e 1947 Prévert riprende la sua attività teatrale con la
rappresentazione di un balletto al quale collabora anche Pablo Picasso.[1] Escono intanto due raccolte di poesie,
Histoires e la celebre Paroles, con l'edizione curata da René Bertelé che avrà un enorme successo con Franco
Grimaldi. Lavora intanto alla sceneggiatura di alcuni film, tra cui La Bergère et le ramoneur (La pastorella e lo
spazzacamino) per Paul Grimault che sarà ripreso nel 1979 e darà vita ad un cartone animato dal titolo
assolutamente fantastico Le Roi et l'Oiseau, Notre Dame de Paris di Jean Delannoy e La fleur de l'age, che
rimase incompiuto e segnò la fine della collaborazione con Carné. Scrive intanto numerosi testi per bambini
che, realizzati dal fratello Pierre, verranno rappresentati in televisione. Si sposa e nasce la prima figlia, Michelle
.

L'incidente

Nel 1948 Prévert cade da una finestra degli uffici della Radio, precipitando sul marciapiede di Champs-
Elysées; rimane in coma per diverse settimane. Ripresosi, si trasferisce con la moglie e la figlia a Saint-Paul-de-
Vence, dove resta fino al 1951. Scrive nel frattempo un nuovo soggetto, Les Amants de Vérone, per il regista
André Cayatte, e pubblica una nuova edizione del suo best seller Paroles che erano state riunite per la prima
volta nel 1945 da René Bertelé, la raccolta Spectacle e La Grand Bal du Printemps.
Il collages e l'ultima produzione letteraria

Nel 1955 ritorna a Parigi, pubblica una nuova raccolta di poesie, La pluie et le beau temps, e si dedica ad una
nuova attività artistica, quella del collage, che esporrà nel 1957 alla galleria Maeght a Saint-Paul-de-Vence. Nel
1956 il poeta pubblica il volume Miró con G. Ribemont-Dessaignes, con delle riproduzioni di opere di Miró.
Nel 1963 pubblica un nuovo volume di poesie, Histoires, et d'autres histoires. Nel 1966 esce l'opera Fatras,
con 57 suoi collages.

Jacques Prévert muore a Omonville-la-Petite l'11 aprile del 1977 a causa di un tumore ai polmoni.

Poetica
La sua poesia è scritta per essere rivissuta come in un déjà vu, è parte della vita. Ciò che esce con prepotenza è
il concetto di amore come unica salvezza del mondo, un amore implorato, sofferto, tradito, ma alla fine sempre
ricercato. Una gioia che coincide con la nascita e con la vita, e a sua volta con la primavera le grand bal du
printemps e anche con la figura del bambino, la sua semplicità e gioia che si ribella alle istituzioni, come la
scuola, quel posto dove "si entra piangendo e si esce ridendo".

Come già detto il ribellarsi alle istituzioni e la voglia estrema di libertà si ritrova pienamente nell'immagine
dell'uccello, più volte presente nella poesia di Prévert. L'amore non si può incatenare o forzare, è quanto di più
spontaneo esista al mondo, chiunque provi ad istituzionalizzarlo o a sottometterlo finisce inevitabilmente per
perderlo "je suis allé au marché aux esclaves mais je ne t'ai pas trouvée mon amour", anzi quando si prova
l'amore, quello vero non vi è neanche il desiderio di incatenarlo: è spontaneo, libero, come quello de I ragazzi
che si amano. Il germe della gioia c'è sempre; il male, per quanto possa aver preso il sopravvento in tutte le sue
forme (la guerra in primis) non riesce ad essere totalizzante, "tout le monde ne peut pas tuer tout le monde,
croyez en ma vielle expérience. et alors tout saccagé qu'il est le grand bal du printemps peut-etre ne fait que
recommencer", e il poeta lo fa notare.

Il surrealismo

Quando apparve l'opera di Prévert in Francia si pensò che fosse nato il poeta che avrebbe risollevato le sorti
della poesia francese moderna. Una poesia, quella di Prévert venuta alla luce sotto l'influenza del surrealismo e
via via, durante il corso degli anni, modificatasi con continue accensioni di non facili qualità. Prévert passa
nella sua poesia dal gioco attento dell'intelligenza al controllo della sensibilità, dall'uso scanzonato dell'ironia
ad una semplicità di espressione che a volte, ad un lettore superficiale, può sembrare sfiorare la banalità. Egli
partecipa in modo sentimentale ai climi poetici affrontati ma anche con rigorosa obbedienza ad un simbolismo
di alta scuola francese, sempre alla ricerca di un ritmo che non si discosta mai dal linguaggio comune. La
poesia prevertiana è di una facilità pericolosa perché ricca di ritmi interni, di giochi di parole, di diverse
situazioni psicologiche che sono lo specchio di questo grande poeta francese.

Paroles

Quando nel 1946 apparve la sua opera più famosa, Paroles, tutti rimasero favorevolmente colpiti e non solo da
parte della letteratura engagé che già conosceva la poesia di Prévert per averla letta in diverse occasioni sulle
pagine delle riviste letterarie, ma anche da parte di coloro che glorificando solamente la sua esperienza
complementare, come quella del cinematografo, ritenevano il poeta non altro che un autore di versi per
canzonette in voga. Le parole alle quali Prévert si affida sono audaci e l'accostamento che crea tra di esse può
sembrare a volte brutale o polemico o blasfemo, ma invece è molto più saggio di quanto possa apparire. Anche
i classici "inventaire" non sono banali ma costruiti su ritmi e sospensioni, su ragionamenti profondi che, pur
alternando gli elementi più disparati, vengono fissati da una forte partecipazione e osservazione acuta del
mondo che lo circonda.

Il motivo polemico

La poesia di Prévert nasce con intento polemico e da una continua lotta al più deleterio conformismo, e sfocia
in una satira violenta, specialmente nelle poesie più impegnate in cui non sembra esserci posto per i
sentimentalismi. Le parole di Prévert, dettate da un amore spontaneo, sanno esprimere la forza del rimpianto,
della violenza, dell'ironia, della tenerezza, della vendetta e dell'amore e non sono altro che le parole alle quali
l'uomo comune dedica la propria vita.

L'humor

Le sue "histoires" sono sempre formulate attraverso un ben preciso gioco di parole che possono sembrare a
volte strane, a volte banali, a volte coltissime, oppure tramite un'imprevedibile improvvisazione che sfocia
nell'humor. Ma, anche nei divertissement, Prévert ha la sua polemica da far valere a volte anche a scapito del
risultato poetico, vizio tipico di quei poeti francesi rivoluzionari che non accettano compromessi letterari per
difendere le loro idee, come il clochard non accetta compromessi sulla sua stessa professione.

Il poeta anarchico

Prévert può considerarsi un anarchico che sconfina con le sue parole nel regno della bestemmia e dell'ingiuria,
ma la sua non è altro che la voce del cittadino che protesta. I temi sono dunque quelli comuni come la collera
istintiva contro chi comanda e fa le leggi, contro i finti moralisti, contro chi trama e vuole le guerre, contro chi
giudica.

I personaggi

I personaggi delle poesie di Prévert sono quelli incontrati a Rue de Seine e a Lehan de Catzi, sulle panchine
delle Tuileries, nei bistrò, nelle squallide pensioni di Clichy, sui lungosenna, là dove sono di casa l'amore e la
miseria, ma non sono mai personaggi anonimi perché ognuno ha il suo problema da risolvere entro la sera, la
sua risata contro chi comanda, un figlio da piangere, un amore da ritrovare, un ricordo e una speranza.

Poesie-chansons

Le poesie di Prévert o meglio le sue "tranches de vie" si offrono facilmente ad un'interpretazione musicale
perché non si allontanano molto dallo schema tradizionale delle chanson tipicamente francesi senza far sì che
questo ne diminuisca il valore soprattutto se si pensa che nei tabarins e nelle strade di Parigi hanno raccolto
consensi Le Dormeur du Val di Arthur Rimbaud, Le pont Mirabeau e Les saltimbanques di Guillaume
Apollinaire, Si tu t'imagines di Queneau.

Opere
Tre fiammiferi spenti
Paroles, 1946.
Spectacles, 1951.
La pluie et le beau temps, 1951.
Histoires, et d'autres histoires, 1963.
Arbres, 1976.
Soleil de nuit, postumo, 1980.
Déjeuner du matin.
Les enfants qui s' aiment
Poesie, Modena, Guanda, 1960.
Il Prévert di Prévert, Milano, Feltrinelli, 1967. [antologia di testi tratti da: Paroles, Spectacle, La
pluie et le beau temps]
Immenso e rosso. (Il Prévert di Prévert, II), Milano, Feltrinelli, 1967. [antologia di testi tratti da:
Paroles, Spectacle, La pluie et le beau temps]

Gran ballo di Primavera

Gran Bal du Printemps nasce dalla felice unione artistica di Prévert e del fotografo Israelis Bidermanas, un
ebreo lituano arrivato ventenne a Parigi. A Iziz è intitolata la prima poesia della raccolta, ed Iziz era il
soprannome dell'amico fotografo le cui immagini accompagnavano le poesie di Gran ballo di Primavera nella
prima edizione del libro La Guilde du livre, edizione fuori commercio, Losanna, 1951. L'editore Gallimard nel
1976, riunì questa raccolta in Charmes de Londres (Incanti londinesi) privandola delle foto e facendone un
libro di poesie autonomo.

Prévert ed Izis non solo usavano mezzi comuni, dall'immagine visiva e verbale, ma condividono l'immagine di
un mondo. L'immagine del "mercante d'immagini" e del "suonatore ambulante" della poesia in apertura del
volume è Izis ma è prima di tutto il poeta stesso. Entrambe le raccolte, Il gran ballo di Primavera e Incanti
londinesi, sono l'invito ad un viaggio non tanto della bellezza artistica, quanto di quella umana. Le poesie della
raccolta Il gran ballo di Primavera sono pervase dalla musica ed è questa la musica di Parigi e di Londra, è la
musica delle filastrocche per bambini, è quella dei carillon delle giostre e di tutte le voci anonime che si
sentono ad ogni angolo di strada.

Fatras

Fatras apparve in Francia nel 1966 ed è uno degli ultimi libri di Prévert che conclude in modo ideale il lungo
itinerario percorso.

Filmografia (parziale)
Prévert ha scritto i soggetti e talvolta le sceneggiature e i dialoghi dei seguenti film:

Baleydier, regia di Jean Mamy (1932)


Comme une carpe, regia di Claude Heymann (1932)
L'affare è fatto (L'affaire est dans le sac), regia di Pierre Prévert (1932)
Ciboulette, regia di Claude Autant-Lara (1933)
Si j'étaiis le patron, regia di Richard Pottier (1933)
Taxi de minuit, regia d'Albert Valentin (1934)
L'Hôtel du libre échange, regia d Marc Allégret (1934)
Un oiseau rare, regia di Richard Pottier (1935)
Jenny, regina della notte (Jenny), regia di Marcel Carnè (1936)
Il delitto del signor Lange (Le crime de Monsieur Lange), regia di Jean Renoir (1935)
L'assassinio del corriere di Lione (L'affaire du courier de Lyon), regia di Claude Autant-Lara e
Maurice Lehmann (1936)
La via dei brillanti (27 rue de la Paix), regia di Richard Pottier (1936)
Moutonnet, regia d René Sti (1936)
Lo strano dramma del dottor Molyneux (Drôle de drame), regia di Marcel Carné (1937)
Il porto delle nebbie (Quai des brumes), regia di Marcel Carné (1938)
Gli scomparsi di Saint-Agil (Les disparus de Saint-Agil), regia di Christian Jacque (1938)
Ernesto il ribelle (Ernest le rebelle), regia di Christian Jacque (1938)
Alba tragica (Le jour se lève), regia di Marcel Carné (1939)
The Mysterious Mr Davis, regia di Claude Autant-Lara (1939)
Tempesta (Remorques), regia di Jean Grémillon (1941)
Une femme dans la nuit, regia di Edmond T. Gréville,(1941) - non accreditato
Le soleil a toujours raison, regia di Pierre Billon (1941)
L'amore e il diavolo (Les visiteurs du soir), regia di Marcel Carnè (1942)
Lumière d'été, regia di Jean Gremillon (1943)
Adieu Leonard, regia di Pierre Prévert (1943)
Amanti perduti (Les enfants du paradis), regia di Marcel Carné (1945)
Silenziosa minaccia (Sortileges), regia di Christian Jacque (1945)
Mentre Parigi dorme (Les portes de la nuit), regia di Marcel Carnè (1946)
Aubervilliers, regia di Éli Lotar, (1946)
Voyage Surprise, regia di Pierre Prévert (1946)
L'Arche de Noé, regia di Henry Jacques (1947)
Le petit soldat, regia di Paul Grimault (1947)
La fleur de l'àge, regia di Marcel Carnè (1947) - incompiuto
Gli amanti di Verona (Les Amants de Verone), regia di André Cayatte (1949)
La vergine scaltra (La Marie du port), regia di Marcel Carnè (1949) - non accreditato
Ricordi perduti (Souvenirs perdus), regia di Christian Jacque (1950)
Bim le petit àne, regia di Albert Lamorisse (1950)
La pastorella e lo spazzacamino (La bergère et le ramoneur), regia di Paul Grimault (1953)
Notre-Dame de Paris, regia di Jean Delannoy (1956)
La Seine a rencontrè Paris, regia di Joris Ivens (1958)
Paris la belle, regia di Pierre Prèvert (1959)
Amori celebri (Les amours celebres), regia di Michel Boisrond (1961)
Le Petit Claus et le Grand Claus, regia di Pierre Prèvert (1964)
À la belle étoile, regia di Pierre Prèvert (1966)
Le diamant, regia di Paul Grimault (1970)
Le roi et l'oiseau, regia di Paul Grimault (1980) - nuova versione de La pastorella e lo
spazzacamino

Note
1. ^ "In tutta certezza, o probabilità molto credibile, è che la poesia del poeta J. Prévert dal titolo
Alicante sia stata inserita nei suoi lavori poetici dal medesimo per sorta di ammirazione e di
conseguente amicizia con l'artista Picasso Pablo" (da In tutta... ad artista Picasso Pablo, tratto
da commenti del libro di saggistica varia su poesie scelte, commentate del medesimo Poeta, di
M.Grazia Mammì, edito dalla medesima Ed. Mammì-MGM, anno 2007)
Albert Camus
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

«Per la sua importante produzione letteraria, che con serietà chiarificante illumina i
problemi della coscienza umana nel nostro tempo.»

(Motivazione del Premio Nobel per la letteratura[1])

Albert Camus (IPA: [alˈbɛʁ kaˈmy]) (Dréan, 7 novembre 1913 –


Villeblevin, 4 gennaio 1960) è stato uno scrittore, filosofo, saggista,
drammaturgo, giornalista e attivista politico francese.

Con la sua multiforme opera è stato in grado di descrivere e comprendere


la tragicità di una delle epoche più tumultuose della storia
contemporanea, quella che va dall’ascesa dei totalitarismi al secondo
dopoguerra e al concomitante inizio della guerra fredda. Non solo: le sue
riflessioni filosofiche, magistralmente espresse in immagini letterarie,
hanno una valenza universale e atemporale capace di oltrepassare i meri
confini della contingenza storica, riuscendo a descrivere la condizione
umana nel suo nucleo più essenziale.

Il suo lavoro è sempre teso allo studio dei turbamenti dell'animo umano
di fronte all'esistenza, in balia di quell'assurdo definito come «divorzio tra
l'uomo e la sua vita». L'unico scopo del vivere e dell'agire, per Camus,
Albert Camus
che pare esprimersi dialetticamente fuori dell'intimità esperienziale, sta
nel combattere, nel sociale, le ingiustizie oltre che le espressioni di poca Premio Nobel per la letteratura
umanità, come la pena di morte: «Se la Natura condanna a morte l'uomo, 1957
che almeno l'uomo non lo faccia», usava dire.[2]

Camus ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1957.[3] Malato da anni di tubercolosi, morì nel 1960 in
un incidente stradale.

Indice
Biografia
Gli studi e la malattia
L'antifascismo
La guerra e il nuovo impegno
Il Nobel e gli ultimi anni
L'opera filosofica e il pensiero
L'ateismo e il senso della vita
La lotta contro l'assurdo
Il rifiuto del pessimismo
La politica
Cultura di massa
Cinema
Film su Camus
Film tratti da opere
Opere
Romanzi
Racconti
Saggi
Opere teatrali
Epistolari
Note
Bibliografia
Recente (dal 2009)
Articoli e conferenze
Documenti, biografie e testimonianze
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia
Camus nacque a Mondovi (oggi Dréan), nell'allora Algeria francese, il 7 novembre del 1913 in una modesta
famiglia di pieds-noirs, cioè i coloni francesi - o più in generale europei - ed i loro discendenti stanziati nelle
colonie francesi del Nordafrica, per la cui povera condizione sociale il futuro scrittore, da ragazzo, nutriva una
forte vergogna.[4] Il padre, Lucien Auguste Camus, era un fornitore d'uva locale appartenente ad una famiglia
di coloni francesi originari di Bordeaux (nell'Occitania francese) per parte paterna e dell'Alsazia per parte
materna, che morì precocemente nella prima battaglia della Marna nel 1914 («...per servire un paese che non
era suo», come ebbe a scrivere Camus una volta adulto nel romanzo Il primo uomo), mentre la madre,
Catherine Hélène Sintès, era figlia di genitori spagnoli originari di Minorca (nelle Isole Baleari).[5]

Dopo la morte del padre, assieme alla madre e alla nonna materna, la quale rivestirà un ruolo molto importante
nella sua educazione a causa della severità e dell'accentramento dei poteri familiari (la madre non ebbe mai
gran parte nella crescita del figlio), si trasferisce ad Algeri dove seguirà tutti i gradi di scuola.[5]

Gli studi e la malattia


0:00 / 0:00
«Fui posto tra la miseria ed il sole, ad uguale
distanza. La miseria m'impedì di credere che tutto è Camus legge un editoriale di Combat
in spagnolo e francese
bene sotto il sole e nella storia; il sole mi insegnò che
la storia non è tutto.[6]»

Camus brilla sin da giovane negli studi. Spinto dal suo professore di 0:00 / 0:00
filosofia, e in seguito grande amico, Jean Grenier (al quale rimarrà
legato per tutta la vita), vince una borsa di studio presso la facoltà di Discorso in inglese di Camus
filosofia della prestigiosa Università di Algeri.[5]
È proprio Grenier a invitarlo alla lettura de Il dolore (La Douleur) di André de Richaud, opera che lo spingerà
a intraprendere l'attività di scrittore.

La tubercolosi, che lo colpisce giovanissimo, gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a
calcio, sport nel quale eccelleva come portiere, oltre a ostacolare l'altra sua passione, quella di attore teatrale.[5]
All'epoca (1930) la malattia è considerata inguaribile (la penicillina era stata scoperta nel 1928 e non era
ancora in uso, mentre gli antibiotici specifici per questa patologia sono degli anni quaranta) e questo influisce
sulla sua visione del mondo come "assurdità".[5]

Finisce così gli studi da privatista e si laurea in filosofia nel 1936 con una tesi su Plotino e Sant'Agostino.[7]

L'antifascismo

Nel 1933 aderisce al movimento antifascista Amsterdam-Pleyel e nel


1935 aderisce al Partito Comunista Francese, più in risposta alla
Guerra civile spagnola che per un reale interesse alle teorie di Karl
Marx; questo atteggiamento distaccato nei confronti delle idee
socialcomuniste lo portò spesso al centro di discussioni con i colleghi
e lo rese oggetto di critiche fino al punto di distaccarsi completamente
nel 1937 dalle azioni del partito, considerate di parte e quindi non
adatte a un discorso di unità delle genti.[5] Venne quindi espulso con
l'accusa di trotskismo (termine col quale venivano bollate molto
sbrigativamente tutte le opposizioni interne "di sinistra" nei partiti
comunisti dell'epoca), essendo in realtà già allora piuttosto votato ad
una sua forma moderata d'anarchismo.

Il primo legame di Camus con Simone Hie nel 1934 finisce dopo due
anni a causa della dipendenza di Simone dagli psicofarmaci. Sei anni
dopo avrà una relazione con Francine Fauré, ma dopo tre anni
saranno costretti dalla guerra a separarsi fino al 1945; la loro unione
durerà fino alla fine della vita di Albert.[5] Albert Camus alla sua scrivania

L'attività professionale lo vede spesso impegnato all'interno di


redazioni di giornali (inizia con una rivista locale, Sud) dove è critico letterario e specialista nei resoconti dei
grandi processi e nei reportage: il lavoro nel quotidiano locale algerino Alger-Républicain (ne è redattore
capo), poi in "Soir-Republicain" (fondato da Pascal Pia). Il Governatore Generale delle colonie del Nord-
Africa lo ostacola e la sua attività nelle colonie finisce con il licenziamento dal giornale, a causa di un articolo
contro il governo, che si adopererà poi per non fargli più trovare occupazione come giornalista in Algeria.[5]

La guerra e il nuovo impegno

Camus si sposta così in Francia dove nel 1940 è segretario di redazione al Paris-Soir grazie all'aiuto di Pascal
Pia: sono gli anni dell'occupazione nazista e lo scrittore, prima da osservatore e poi da attivista, cerca di
contrastare la presenza tedesca ritenendola atroce e insopportabile. Negli anni della resistenza si affilia alla
cellula partigiana Combat per la quale curerà numerosi articoli per l'omonimo giornale che circola
clandestinamente. Vi coinvolge Sartre venendo accolto negli ambienti intellettuali di Saint-Germain-des-Prés e
del Café Flore. Sembrava che l'amicizia con Sartre fosse indistruttibile, ma le tematiche dell'Assurdo e della
Rivolta, i poli che sono alla base dell'itinerario filosofico di Camus, saranno all'origine della progressiva rottura
con Sartre e gli ambienti di sinistra.[5] Aderisce poi al Partito Comunista algerino, sempre più per reazione
contro l'oppressione dei più deboli, che non per vere convinzioni marxiste. Dopo due anni lascia il partito.[5]
Nel marzo 1945 partecipa a Parigi, con George Orwell, Emmanuel
Mounier, Lewis Mumford e André Philip, al primo Congresso
internazionale del Movimento Federalista Europeo, fondato da Altiero
Spinelli e Ursula Hirschmann con l'obiettivo di costruire gli Stati Uniti
d'Europa.[8]

Finita la guerra, il suo impegno civile rimane costante e non si piega


di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto quello che poteva
allontanare l'uomo dalla sua dignità: lascia il posto all'UNESCO a
causa dell'entrata nell'ONU della Spagna franchista così come è tra i
pochi a criticare apertamente i metodi brutali del governo della
Germania dell'est in occasione della repressione di uno sciopero a
Berlino Est.[9]

Il 16 maggio 1945 avviene la prima ribellione in Algeria. Camus torna


Albert Camus nel suo luogo natale per una cronaca. Conclude così il suo articolo:
«Una grande politica, per una nazione povera, può essere soltanto una
politica esemplare. Ho una sola cosa da dire a questo proposito: la
Francia costruisca realmente la democrazia nei paesi arabi. La democrazia è un'idea nuova in un paese arabo.
Per noi varrà più di cento eserciti e di mille pozzi di petrolio». Ad agosto Camus, unico intellettuale
occidentale a farlo apertamente (ad eccezione di Albert Einstein) condanna con parole dure i bombardamenti
atomici di Hiroshima e Nagasaki. In quell'anno può riunirsi nuovamente alla famiglia e a settembre nascono i
figli gemelli Jean e Catherine.[9]

In questo periodo cura anche


l'edizione postuma delle
opere della filosofa anarco-
cristiana Simone Weil[10]. La
Weil infatti arriva a ricoprire
una posizione
importantissima per il proprio
pensiero e la propria
produzione letteraria, al punto
tale da definirsi un suo
«amico-innamorato postumo»
(soleva addirittura custodire
una foto della pensatrice sul
proprio scrittoio[11]). In
occasione del conseguimento
Simone Weil del premio Nobel per la
letteratura, nel 1957,
menzionando gli autori
viventi più importanti per lui, aggiunge: «E anche Simone Weil – a
volte i morti sono più vicini a noi dei vivi».[12] Camus s'adopera poi a Frontespizio del volume di scritti storici e
far pubblicare l'opera completa della filosofa nella collana Espoir politici weiliani raccolti da Albert Camus
(«Speranza»), da lui fondata presso l'editore Gallimard, considerando
il messaggio weiliano come un antidoto al nichilismo
contemporaneo[13] .

Pubblica svariati articoli su alcune riviste dell'anarchismo filosofico francese, di cui condivide idee e finalità,
pur criticandone il "nichilismo romantico" che l'ha caratterizzato storicamente. Già nel 1937 era stato
allontanato dal PCF, ma la frattura definitiva con il Partito si formalizza definitivamente nel 1950 a Berlino al
"Congresso per la libertà della cultura", quando i comunisti ruppero definitivamente con lui, a seguito
dell'espulsione di Léon Blum, André Gide, François Mauriac e Raymond Aron.[5]

All'inizio del 1946 si reca negli Stati Uniti d'America, dove è accolto con diffidenza e sorvegliato dai servizi
segreti (la futura CIA), mentre viene salutato con ammirazione dagli studenti delle università nelle quali si reca
a tenere discorsi e lezioni. Termina La peste, che esce nel 1947 e ottiene grande successo nonché il Premio dei
critici.[9] Scrive una serie di articoli contro tutte le dittature, raccolti in Né vittime né carnefici, in cui affronta il
problema della violenza nel mondo.[9][14] Quando, nel 1947, scoppia la rivolta antifrancese in Madagascar e ne
segue una forte repressione, Camus afferma che «il fatto è chiaro e ripugnante: stiamo facendo tutto ciò che
abbiamo rimproverato e rinfacciato ai tedeschi».[9]

Negli anni successivi lo scrittore deve fare i conti con una ricaduta della malattia: la tubercolosi giovanile
ritorna a tormentarlo e lo costringe a lungo a letto e ad alcuni ricoveri in case di cura. La malattia regredisce
quasi completamente, ma i danni ai polmoni sono ormai permanenti.[9]

Nel 1951 la pubblicazione de L'uomo in rivolta fa nascere una lunga polemica con Sartre e i suoi amici:
Camus auspica un nuovo umanesimo fondato sulla solidarietà e critica le degenerazioni del comunismo; Sartre
rifiuta questo tipo di approccio, che considera borghese e passivo, ma Camus risponde ribadendo la sua fede
nella democrazia e in ultima istanza, nell'anarchismo, pur mantenendo una posizione molto personale.[9]

Pochi amici gli restano accanto, dopo la rottura con la sinistra, «molti si allontanarono da lui. Solo alcuni amici
gli rimasero vicini, come Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone», come detto dalla figlia Catherine.[15]

Il Nobel e gli ultimi anni

Nel 1957 Camus ricevette il premio Nobel per la letteratura, a testimonianza del valore letterario delle sue
opere.[16]

Tra il 1959 e l'inizio del 1960 le condizioni di salute del quarantaseienne Camus sono ormai molto precarie
(ormai da tempo entrambi i polmoni sono intaccati dalla tubercolosi, oltre che dal fumo).[5] Compie un viaggio
in Grecia, ma a motivo della salute malferma deve rifiutare la direzione della Comédie Française, offertagli da
André Malraux, scrittore e Ministro della Cultura francese. Camus chiede però di poter dirigere un teatro
sperimentale.[9]

Il 4 gennaio di quell'anno, proprio nei giorni in cui discuteva i termini


di questo accordo,[9] Albert Camus morì in un incidente d'auto a
bordo di una Facel Vega FV3B, nel quale perse la vita anche il suo
editore Michel Gallimard che era alla guida dell'auto: presso
Villeblevin, vicino a Sens (Yonne) e sulla strada per Parigi, il
conducente perde il controllo dell'automobile che guidava forse a
circa 140 km/h in pieno rettilineo, prima di schiantarsi contro un
platano.[16][17] Gallimard muore sul colpo, Camus viene estratto
dall'auto ormai incosciente e con gravissime ferite, e poco dopo viene
dichiarato morto. La figlia e la moglie di Gallimard, sedute dietro, si
salvano e riferiscono di un forte rumore prima dello sbandamento,
come un cedimento strutturale sotto la macchina.[18]
Camus a Stoccolma per il Premio
Sulla morte di Camus alcuni hanno espresso seri dubbi su un possibile
Nobel
attentato del KGB, per le sue ripetute denunce sull'invasione sovietica
in Ungheria e per un discorso in favore del Nobel allo scrittore
dissidente Boris Pasternak; nonostante l'incidente venga imputato anche alla sola velocità elevata del
veicolo[19] e al blocco di una ruota o al cedimento di un asse[18], in alcuni documenti (tra cui appunti del diario
del poeta e traduttore ceco Jan Zábrana, che riporta le rivelazioni di un suo amico e confidente russo)
emergerebbe il sospetto che la vettura sia stata manomessa - tramite uno strumento per danneggiare gli
pneumatici, danno che con l'alta velocità ne causò l'esplosione o la rottura[18][20] - dagli agenti segreti di Mosca
per ordine del Ministro degli Esteri sovietico Šepilov, pubblicamente attaccato da Camus in un articolo del
1957.[16][18][21][22] In una scatola tra i rottami venne trovato un manoscritto di 154 pagine, dalla cui
rielaborazione filologica la figlia Catherine ricostruisce il romanzo postumo e incompiuto Il primo uomo.

Nelle sue tasche fu trovato inoltre un biglietto ferroviario non


utilizzato, segno che probabilmente aveva pensato di usare il treno,
cambiando idea all'ultimo momento. In passato aveva più volte
sostenuto che il modo più assurdo di morire sarebbe stato proprio in
un incidente automobilistico.[21]

Il corpo di Camus venne cremato e la sua tomba è nel cimitero di


Lourmarin, in Provenza, dove aveva da poco acquistato
un'abitazione.[5] Nel 2010, il presidente francese Nicolas Sarkozy, in
occasione dei 50 anni dalla sua morte, propose di traslare le ceneri di
Tomba di Camus
Camus al Pantheon, il luogo dove riposano molti personaggi illustri
della storia di Francia.[23] La famiglia però alla fine rifiutò: la figlia
Catherine, incerta, confermò infine il suo rifiuto affermando che suo
padre era "claustrofobico"; il figlio Jean affermò di considerare la cosa un controsenso, poiché prima, a suo
parere, il presidente avrebbe dovuto proclamare una "riabilitazione morale" del padre, oggi considerato un
simbolo dell'umanesimo moderno francese (venendo apprezzato da sinistra e destra), ma alla sua epoca
criticato dalla maggioranza dei politici e intellettuali suoi connazionali. Affermò anche di temere anche una
sorta di "appropriazione ideologica" della figura di Camus da parte della destra di Sarkozy.[24][25][26]

Il nipote di Camus, David (figlio di Jean), ha ripercorso successivamente le orme del nonno diventando
anch'egli uno scrittore.

L'opera filosofica e il pensiero

«La nostra sola giustificazione, se ne abbiamo una, è di parlare in nome di tutti coloro che
non possono farlo.»

(Albert Camus )

Camus si focalizza quindi sull'analisi dell'assurdo dell'uomo come condizione alienante e reale, non come
necessità o unica via, ma da allontanare il più possibile dalla vita umana.[16]

Egli opera una diagnosi di tale problema esistenziale per risolvere il quale serve una cura che solo la solidarietà
umana è in grado di produrre. L'uomo scopre la sua inconsistenza e la sua assurdità intuendo che solo
attraverso la presa di coscienza di questo stato di cose si aprono nuovi orizzonti, il difficile è entrarci.[16]

Il suo interesse filosofico nasce, dopo la tesi giovanile su Plotino e Agostino d'Ippona, dalla lettura di Sartre
(L'essere e il nulla), con cui condivise per un periodo l'orizzonte politico, e del primo Heidegger (Essere e
tempo), ma egli rovescia subito gli assunti di entrambi; Camus non parla dell'Essere, ma principalmente
dell'Assurdo.[27][28] Oltre a questi, a Nietzsche, Proudhon e Stirner, per il pensiero di Camus furono
fondamentali la lettura di Hermann Melville e del suo capolavoro Moby Dick, e gli scritti dell'anarco-cristiana
Simone Weil, vicina anche a forme di gnosticismo moderno che influenzarono moderatamente lo stesso
Camus.[29][30]
L'assurdo è penoso e la presa di coscienza di esso frustra e macera, ma è uno stimolo intellettuale importante
ed è nel Mito di Sisifo che viene posto in maniera chiara il problema; ma la soluzione nella solidarietà umana
appare solo nel 1943-'44 e ancora nel romanzo La peste, pubblicato nel 1947. La peste rappresenta perciò un
superamento del senso tragico e assurdo dell'esistenza umana, oltre al nichilismo di derivazione nietzscheana.
Di questo vi erano già i primi segni positivi nelle Osservazioni sulla rivolta, scritte nel 1945, e Lettre à un ami
allemand.[16]

L'ateismo e il senso della vita

Il tema della solidarietà umana è uno sbocco che è convincente solo in


parte e che per alcuni versi pare addirittura forzoso e non privo di
derive moralistiche. Ben diverso l'atteggiamento che sta alla base del
grande e profondo tormento esistenziale molto esplicito sino all'inizio
degli anni quaranta. Un tormento che si esprime nell'ateismo
esistenziale espresso nelle prime parole con cui si apre il saggio Il mito
di Sisifo, pubblicato nel 1942 da Gallimard, dove egli scrive:

«Vi è solamente un problema filosofico veramente


serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o
non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al
quesito fondamentale della filosofia»
Camus nel 1957
(Il mito di Sisifo[31])

Nel 1952, con L'uomo in rivolta, Camus affronta il tema della violenza, sia essa metafisica, libertaria o
terroristica. L'opera è anche un'analisi socio-psicologica profonda delle motivazioni che portano alla rivolta
violenta e all'omicidio.[16]

Ne L'uomo in rivolta Camus prosegue anche e realizza la sua polemica con la rivista Les temps modernes
diretta da Jean-Paul Sartre. È la fine di un sodalizio che aveva visto sintonia e numerose collaborazioni sin dal
secondo dopoguerra e che ha così fine. Ma ciò non significa affatto, come qualcuno erroneamente sostiene,
che Camus, contrapponendosi a Sartre, non sia più un esistenzialista ateo, ma semplicemente che egli intende
abbandonare il pessimismo estremo per lasciare l'orizzonte aperto alla speranza di un senso del lottare contro il
male. Alla rivolta "metafisica" e a quella "storica", Camus oppone la rivolta dell'"arte". La creatività alla base
di questa rivolta deve tuttavia evitare gli estremi del realismo e del formalismo, conseguendo insieme realtà e
forma. I valori della cultura mediterranea sono alla base di questa rivolta perché tale pensare è "misurato" e
quindi ha come obiettivo il relativo offrendo solo una giustizia "relativa" che evita gli estremi.[16]

Camus tuttavia evita di solito di definirsi ateo, per non confondersi con il materialismo storico degli atei
militanti che ha rifiutato.[32]

La lotta contro l'assurdo

Per Camus, la strada maestra dell'uomo che pensa è quella di combattere contro l'assurdo e la mancanza di
senso dell'esistere. Un assurdo che non è nella natura dell'uomo in quanto tale, ma nei "modi" con cui l'uomo
struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere. Far fronte alla "peste" (che nella sua opera
simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali
positivi perseguiti con determinazione e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che «...la peste torni a
inviare i suoi ratti». Ma tutto questo deve fare i conti con lo stato personale di attività e con i propri limiti:
l'artista (così come l'uomo comune) è sempre in bilico fra solidarietà e solitudine (solidaire ou solitaire), e
spesso si trova di fronte a situazioni che avrebbe potuto evitare se avesse approfittato di un'occasione passata
(vedi La caduta).[16]

La filosofia dell'assurdo emerge più che altro nel Mito di Sisifo, in cui
Camus, negando qualsivoglia valore a un significato trascendente alla
vita e al mondo, riconosce come assurda l'esistenza: senza un
significato, l'esistenza è irrazionale ed estranea a noi stessi. La ricerca
di un profondo e autentico legame fra gli esseri umani è reso
impossibile dall'assurdo che incombe sull'esistenza umana. La ricerca
del legame inter-umano che continuamente sfugge è simile allo sforzo
immane che Sisifo compie per tornare sempre allo stesso punto. Il
legame umano pare infine essere non altro che il rendersi consapevoli
dell'assurdo e del cercare di superarlo nella solidarietà. L'assurdo di
Omaggio a Camus del pittore
certe manifestazioni volte a recidere il legame stesso, come ad
messicano Eduardo Pola (1998)
esempio la guerra e le divisioni di pensiero in generale, incombe sugli
uomini come una divinità malefica, che ne fa allo stesso tempo degli
schiavi e dei ribelli, delle vittime e dei carnefici. Resta dunque il
suicidio, ma quello "fisico" non risolve il problema del senso; mentre quello spirituale (Kierkegaard con la
"speranza" in Dio, e Husserl con la ragione portata oltre i limiti della propria finitudine) svia dal vero
problema. La soluzione per Camus è la "sopportazione" della propria presenza nel mondo, "sopportazione"
che consente la libertà; e la "protesta/ribellione" nei confronti dell'assurdità dell'esistenza, quindi contro il
"destino", consegna alla vita il suo valore effettivo. Camus non cerca quindi più Dio o l'Assoluto, il suo
obiettivo diviene "l'intensità della vita". Per Camus Sisifo è quindi felice perché nella sua condanna diviene
consapevole dei propri limiti e quindi assume su di sé il proprio destino.[33]

È quindi una presa di coscienza del sentimento dell'assurdo, attraverso alcune figure chiave della filosofia
(anche se l'autore ci tiene a dire subito che non si considera un filosofo) e della letteratura. Il libro cita Šestov,
Jaspers, Heidegger e Kierkegaard (nomi in fondo non molto conosciuti all'epoca in Francia), e guarda a certi
personaggi simbolo come l'attore, Don Giovanni, il conquistatore, Aleksej Nilič Kirillov (un personaggio
nichilista del romanzo I demoni di Dostoevskij) e Kafka (soprattutto per Il castello e Il processo): "tipi
estremi", come dice lui stesso[34] che gli danno modo di affrontare il tema centrale che è appunto l'assurdità
della condizione umana.

Egli, sempre nel saggio su Sisifo, considera i grandi romanzi (nominando Balzac, Sade, Melville, Stendhal,
Proust, Malraux) e il grande teatro (nominando Shakespeare e Molière) come opere di filosofia e cerca di
dimostrare che l'unico problema veramente serio sia il suicidio, atto di confronto tra "richiamo umano" e
"irragionevole silenzio del mondo", quindi quello della libertà (la temibile innocenza del "tutto è possibile") e
della scelta. La parte dedicata al mito di Sisifo, condannato a spingere un pesante masso per l'eternità, offre
un'ulteriore riflessione, quella della felicità, poiché come Camus disse in Nozze "non c'è amore del vivere
senza disperazione di vivere".[34] Tra le ispirazioni di Camus, anche Giacomo Leopardi, anche se non viene
mai citato direttamente.[35]

Egli termina il saggio con un messaggio di speranza relativa:

«Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo
insegna la fedeltà superiore che nega gli dèi e solleva i macigni. Anch'egli giudica che
tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni
granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte,
formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un
uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.»
(Il mito di Sisifo[36])

La "trilogia dell'assurdo", dopo il saggio sul Mito di Sisifo e il


romanzo Lo straniero è completata dal dramma teatrale Caligola in
cui l'"imperatore folle" viene visto come un poeta-artista quasi
esistenzialista, che tuttavia raffigura anche la burocrazia e il pericolo
della tirannide, e contro cui si schiera il pretoriano Cassio Cherea,
raffigurante il filosofo materialista che si batte per la libertà, e lo
schiavo liberato Elicone:

«Attraverso Caligola, per la prima volta nella storia, la


poesia provoca l'azione e il sogno la realizza. Lui fa
ciò che sogna di fare. Lui trasforma la sua filosofia in
cadaveri. Voi dite che è un anarchico. Lui crede di
essere un artista. Ma in fondo non c'è differenza. Io
sono con voi, con la società. Non perché mi piaccia.
Ma perché non sono io ad avere il potere, quindi le Franz Von Stuck, Sisifo
vostre ipocrisie e le vostre viltà mi danno maggiore
protezione - maggiore sicurezza - delle leggi migliori.
Uccidere Caligola è darmi sicurezza. Finché Caligola
è vivo, io sono alla completa mercé del caso e
dell'assurdo, cioè della poesia.»

(Cherea in Caligola)

«Ma non sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato così ragionevole come
ora. Semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così
come sono non mi sembrano soddisfacenti. [...] È vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo
so. Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della
felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo
mondo.»

(Caligola nell'omonima opera)

Lo straniero raffigura invece un uomo alla deriva nell'assurdo, privo di motivazioni per vivere, incapace di
giustificare i propri gesti ed emozioni, tanto che arriva a compiere un delitto senza un forte movente, e solo
nella sua morte per ghigliottina trova un minimo senso, rappresentando una follia lucida derivante dallo
sradicamento dell'uomo, a cui viene a mancare ogni ragione sufficiente a fornire la causa prima di ogni
gesto.[37]

Il rifiuto del pessimismo

«Non ho disprezzo per la specie umana. (...) Al centro della mia opera vi è un sole
invincibile: non mi sembra che ciò formi un pensiero triste.»

(Albert Camus, 1951[38])

Camus rifiutava gli appellativi di "pessimista" e nichilista attribuitigli da alcuni suoi contemporanei,
affermando di non essere né misantropo né nichilista né rinunciatario, e ponendo la sua rivolta ideale come
esempio.[39]
Non è per nulla che così egli chiuda Il mito di Sisifo in maniera positiva. Se Sisifo, una volta negato Dio, vede
un mondo in ogni parte di esso e può sentirsi felice per il solo fatto di lottare contro il Dio-padrone, il
nichilismo è già vinto anche se la sofferenza e l'ingiustizia continueranno a imperversare.

Infatti ciò è inevitabile, e nell'Uomo in rivolta si legge:

«Oggi nessuna saggezza può pretendere di dare di


più. La rivolta cozza instancabilmente contro il male,
dal quale non le rimane che prendere un nuovo
slancio. L'uomo può signoreggiare in sé tutto ciò che
deve essere signoreggiato. Deve riparare nella
creazione tutto ciò che può essere riparato. Dopo di
che i bambini moriranno sempre ingiustamente,
anche in una società perfetta. Nel suo sforzo
maggiore l'uomo può soltanto proporsi di diminuire
aritmeticamente il dolore del mondo»
Camus in Svezia, ospite di una
manifestazione per la festa pre-
(L'uomo in rivolta, Bompiani, Milano 1951, p.331)
natalizia di Santa Lucia (13 dicembre
1957).
Dopo L'uomo in rivolta Camus scrisse i racconti L'Esilio e Il regno di
cui doveva far parte anche il saggio breve La caduta. La sua tematica
di fondo non cambia, ma si nota un momento di pessimismo
accentuato in La caduta, divenuto un romanzo-saggio, cui fa seguito un progressivo riemergere dell'altruismo
nei racconti, sistemati proprio per far notare l'uscita dall'egoismo per ritrovare la solidarietà.[16]

Per un uomo che «non sa che farsene di Dio», perché ha solo sé stesso su cui contare per dare senso
all'esistere, Camus rifiuta la rinuncia della lotta umana conto il non-senso. Bisogna ribellarsi al non-senso in
nome della solarità e della "misura", le caratteristiche migliori dei popoli mediterranei pre-cristiani:

«La rivolta è essa stessa misura: essa la ordina, la difende e la ricrea attraverso la storia e
i suoi disordini. L'origine di questo valore ci garantisce che esso non può non essere
intimamente lacerato. La misura, nata dalla rivolta, non può non può viversi se non
mediante la rivolta. È costante conflitto, perpetualmente suscitato e signoreggiato
dall'intelligenza. Non trionfa dell'impossibile né dell'abisso. Si adegua ad essi. Qualunque
cosa facciamo la dismisura serberà sempre il suo posto entro il cuore dell'uomo, nel luogo
della solitudine. Tutti portiamo in noi il nostro ergastolo, i nostri delitti e le nostre
devastazioni. Ma il nostro compito non è quello di scatenarli attraverso il mondo; sta nel
combatterli in noi e negli altri.[40]»

La politica

Le posizioni politiche di Camus divennero col tempo fortemente critiche - contro il comunismo marxista che
aveva sostenuto ed egli divenne così anarchico - oltre che con il capitalismo occidentale e, precedentemente, il
fascismo (posizioni scomode per ogni schieramento politico di allora), e del suo nuovo ideale dell'anarco-
individualismo di impronta stirneriana e proudhoniana[41], anche se di Stirner (e di Nietzsche), riprende solo
alcuni concetti rifiutandone una buona parte,[42] e gli valsero l'isolamento intellettuale: in particolare, a causa
del suo giudizio negativo sul blocco sovietico, si consumò la definitiva rottura ideologica con Sartre (sancita
poco dopo l'inizio della guerra d'Algeria, nel 1954), il quale riteneva che, nonostante i crimini stalinisti
(riconosciuti comunque come gravi errori dopo la denuncia di Nikita Kruscev, al punto che Sartre si avvicinerà
al maoismo, al castrismo, e tardivamente all'anarco-comunismo), non
bisognasse comunque negare il sostegno al marxismo-leninismo. Notevoli di
menzione anche le sue posizioni sulla guerra d'Algeria (staccate sia dal
terzomondismo dei comunisti sia dal nazionalismo francese della destra), e la
demolizione che egli fa della dottrina leninista.[9][16]

Entrambe, ma soprattutto la prima, saranno la causa dell'allontanamento dal


gruppo esistenzialista. Anche la compagna di Sartre, la femminista Simone
de Beauvoir, lo attaccherà nei suoi scritti, accusando l'atteggiamento
umanista e filo-occidentale che Camus dimostra in molte occasioni,
specialmente nella sua richiesta di non coinvolgere i civili in Algeria e di
raggiungere un accordo tra algerini e francesi, una sorta di compromesso Max Stirner ritratto in un
federalista che permetta agli ex coloni di rimanere illesi nelle loro case, e allo disegno di Engels
stesso tempo garantisca la libertà del paese[9]; egli teme particolarmente
un'Algeria che si leghi al mondo islamico, di cui percepisce la velleità anti-
moderna e anti-libertaria:

«Un'Algeria costituita da insediamenti federati e legati alla Francia mi sembra preferibile,


senza confronto possibile rispetto alla semplice giustizia, ad un'Algeria legata ad un
impero islamico che per i popoli arabi non farebbe che sommare miserie alle miserie,
sofferenze alle sofferenze, e che strapperebbe i francesi d'Algeria dalla loro patria
naturale. Se l'Algeria che io spero conserva ancora una possibilità di realizzarsi, desidero
aiutarla con tutte le mie forze. Ritengo invece di non dover sostenere nemmeno per un
istante e in alcun modo la costituzione dell'altra Algeria. Se invece si formasse [...] questa
sarebbe per me un'immensa disgrazia, e ne dovrei trarre tutte le conseguenze, io come
milioni di francesi. Ecco, molto sinceramente, come la penso. [...] Nel caso in cui
svanissero le ragionevoli speranze che è ancora possibile coltivare, davanti ai gravi fatti
che in questo caso ne seguirebbero [...] ognuno di noi dovrà testimoniare quello che ha
fatto e quello che ha detto. La mia testimonianza è questa e a essa non ho niente da
aggiungere.»

(Albert Camus, La rivolta libertaria, pag. 150)

Camus, infatti, mostra anche un forte attaccamento, quasi patriottico, verso l'Algeria:

«È un fatto ben noto che riconosciamo la nostra madre patria quando siamo sul punto di
perderla.»

(da Estate ad Algeri, 1939)

Nel 1953 sostiene anche la rivolta degli studenti e degli operai contro la burocrazia del Partito di Unità
Socialista di Germania, il partito unico di Berlino est,[15] mentre è del 1956 l'immediata e forte presa di
posizione antisovietica di Camus, in occasione dell'invasione dell'Ungheria e della rivolta di Poznań.[9]

Ne L'uomo in rivolta Camus attacca invece il marxismo, precisamente il marxismo-leninismo, dichiarandolo


"mistificazione del socialismo", termine già usato in Né vittime né carnefici.[43]

L'analisi del filosofo francese parte da Marx stesso, passando per Lenin ed arrivando a Stalin. Non vuole
dimostrare che Marx conduca allo stalinismo, ma come Lenin e Stalin abbiano distorto il pensiero di Marx
piegandolo a scopi disumani, portando l'URSS al terrore ed al totalitarismo: non hanno liberato l'uomo, ma «lo
hanno imprigionato all'interno di una necessità storica».[43]
L'utopia marxista è stata superata da una lotta di potere nichilista, da dominatrice della storia ne è diventato un
fatto. La rivoluzione russa del 1917 secondo Camus fu "l'alba della libertà reale", la più grande speranza della
storia umana, ma è stata subito tradita, dotandosi di una polizia politica e diventando un'efficiente dittatura
moderna.[43] Però, più che a La rivoluzione tradita di Lev Trotsky, egli si ricollega agli scritti di Volin sul
"fascismo rosso".[44]

Lenin «ha cancellato la morale dalla rivoluzione», ritenendo che essa avrebbe fallito se ancorata ai principi
etici. Per Marx la dittatura del proletariato era provvisoria ed egli «non immaginava così terrificante
apoteosi».[45]

Lenin costruisce quindi «l'imperialismo della giustizia», poiché la


giustizia sociale si realizzerà solo nel momento in cui il capitalismo sarà
distrutto in tutto il mondo. Fino ad allora l'oppressione, il delitto e la
mistificazione saranno legittimati e giustificati in nome di un fine astratto.
La vera dittatura del proletariato, quella provvisoria, che deve rispettare,
dice Camus riprendendo Rosa Luxemburg,[46] le libertà democratiche che
permettono la reale partecipazione del popolo, ha dato vita alla dittatura
«feroce e durevole» dei capi, una tirannia che Stalin ha consolidato
creando "l'Impero non degli uomini, bensì delle cose". All'interno di esso
non vi è più spazio per «l'amicizia nel presente, ma solo per l'uomo che
verrà, l'uomo nuovo di cui si aspetta l'avvento». Nel "regno delle Jean-Paul Sartre, il caposcuola
persone" gli uomini si legano grazie all'affetto, ma nel regno delle cose dell'esistenzialismo francese,
gli uomini si uniscono tramite la delazione, ponendo fine alla fraternità, e ruppe con Camus a seguito delle
divergenze sul comunismo e
"chi combatte il regime è un traditore, chi non lo sostiene con zelo è
sulla questione algerina.
sospetto".[47]

Riprende anche la metafora della peste e negli scritti de La rivolta


libertaria Camus parla così dell'indifferenza o dell'appoggio al franchismo e di chi, come Sartre, giustificava
storicamente il comunismo dell'est:

«Non giustificherò questa peste orrenda nell'Europa dell'Ovest solo perché a Est essa
compie devastazioni su territori più vasti. [...] Il mondo in cui vivo mi ripugna, ma mi sento
solidale con le persone che vi soffrono. Esistono ambizioni che non sono le mie e mi
sentirei a disagio se dovessi percorrere la mia strada basandomi sui meschini privilegi
che si riservano a chi si adatta all'esistente. Ma mi sembra che un'altra dovrebbe essere
l'ambizione di tutti gli scrittori: testimoniare ed elevare un grido, ogni volta che sia
possibile, nei limiti del nostro talento, a favore di coloro che, come noi, sono asserviti.[48]»

«Si è esclusa da sola dal movimento operaio e dal suo onore quella gente che, di fronte
allo spettacolo di lavoratori che procedono spalla a spalla davanti ai carri armati per
esigere pane e libertà, reagiscono trattando questi martiri da fascisti o dolendosi
virtuosamente del fatto che essi non hanno avuto la pazienza di morire di fame in silenzio
in attesa che il regime decida, come si dice, di liberalizzarsi.(...) Come può il sangue
operaio portare la felicità?»

(Camus sulla rivolta di Poznań)

Come detto, a tutte queste affermazioni seguirà la rottura totale con la sinistra francese e l'ostracismo
dell'ambiente esistenzialista sartriano, i cui rappresentanti rifiutavano di condannare in toto, come fatto da
Camus, l'esperienza del marxismo-leninismo, pur riconoscendone alcuni errori.[49]

Potrebbero piacerti anche