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Breve biografia
Federico Mompou i Dencausse fu un compositore e pianista catalano (Barcellona, 16 aprile
1893 - Barcellona, 30 giugno 1987).
I Mompou erano proprietari terrieri, mentre i Dencausse erano una famiglia che da ben
cinque secoli era proprietaria di una illustre fonderia di Parigi, che creava campane destinate
a tutte le chiese della città, tra cui anche quella di Notre Dame quella del il Sacré-Coeur di
Montmartre. Questa eredità artigiana ha profondamente influenzato l’opera di Mompou: un
patrimonio che lo ha portato alla continua ricerca della risonanza. I caratteri della sua terra,
la Catalogna, e della sua città in particolare, Barcellona, hanno avuto un ruolo fondamentale
nell’influenza della sua scrittura compositiva, che trova la sua massima espressione nelle
opere pianistiche.
La caratteristica principale delle opere di Mompou è la sua semplicità, la sua attitudine
contemplativa, il suo carattere profondamente intimista. Questi aspetti peculiari della sua
opera sono riflesso ed espressione della sua vita semplice e riservata, e del suo carattere
timido e introspettivo. Nella sua vita non sono stati presenti grandi avvenimenti o gesti
straordinari, non si trovano nomi di grandi maestri e musicisti che lo hanno accompagnato
nella sua formazione. La contemplazione era per Mompou un atteggiamento generale nei
confronti di tutta la realtà in ogni sua espressione e del mondo sonoro in modo particolare.
Mompou trascorse la sua vita tra Barcellona e Parigi, alternando periodi di studio e di
scrittura a periodi di stallo nella sua patria, dovuti all’avanzare del conflitto mondiale. A
Parigi divenne un cultore della musica francese, assimilando lo stile di Debussy, di Ravel e del
Gruppo dei Sei.
Paisajes (Paesaggi)
La fuente y la campana (La fontana e la campana, 1942)
El lago (Il lago, 1947)
Carros de Galicia (Carri di Galizia, 1960)
Questa suite di tre pezzi venne scritta da Mompou a Barcellona tra il 1942 e il 1960, dopo
aver trascorso vent’anni a Parigi. Sono stati scritti a distanza di parecchi anni l’uno dall’altro,
ma sono sempre stati considerati da Mompou una vera e propria suite.
I titoli sono tutti evocativi di paesaggi e luoghi precisi, visti da Mompou in occasioni
specifiche. I riferimenti e le somiglianze con gli impressionisti francesi sono molteplici. Si
potrebbero confrontare i titoli di Mompou con quelli di Debussy e si troverebbero facilmente
moltissime analogie. Andando oltre i titoli, però, si scoprirebbe che i due hanno un rapporto
molto diverso tra loro con la realtà che ispira il loro processo compositivo. In Debussy, i pezzi
descrivono (nella maggior parte dei casi) situazioni, sensazioni o luoghi generali: il vento di
ponente, le campane, i riflessi nell'acqua, le foglie morte e così via. I riferimenti specifici
sono di solito un'eccezione. Mompou invece rappresenta sempre un tempo e un luogo
specifici, un ricordo concreto, una situazione in cui si è trovato: quello specifico momento in
quella città in cui ha sentito le foglie mosse dal vento, quella chiesa in cui ha notato il suono
delle campane, quel lago in quella località, eccetera.
1. La fuente y la campana
Il titolo di questo primo pezzo ricorda Cloches à travers les feuilles di Debussy (Campane
attraverso le foglie). Mompou scrive che “La fuente y la campana è stato ispirato da un
cortile molto romantico nel Quartiere Gotico di Barcellona, in cui c’erano fontane e una
grande palma al centro; da questo cortile si potevano sentire le campane che suonavano
nella vicina cattedrale”.
Il pezzo cambia il suo andamento nel corso del suo sviluppo: questa prima parte dedicata
alla campana passa da Lento a meno lento, e altri cambiamenti di tempo sono precisamente
indicati con i valori da affidare al metronomo.
Nella parte centrale dell'opera invece viene introdotto l’elemento della fontana, attraverso
quegli elementi tipici anche dei compositori impressionisti francesi, per raffigurare
musicalmente l'immagine dell’acqua che scorre: gli arpeggi suonati pianissimo, il flusso di
accordi spezzati di triadi maggiori eseguiti dalla mano destra, a cui viene dato più colore con
l’aggiunta della nona e degli intervalli di settima della sinistra. Tutti questi elementi
rappresentano lo scorrere dell’acqua, che è uno scorrere tranquillo e regolare, in più che
pianissimo, e l’idea di “liquidità” è rafforzata dall’uso del pedale.
Poi l’attenzione dalla fontana si sposta gradualmente per tornare prima alla melodia
nostalgica dell’inizio e poi ancora ai rintocchi della campana, che alla fine del pezzo
diventano sempre più distanziati tra loro, a simulare che la campana sta gradualmente
smettendo di oscillare.
2. El Lago
Come per il primo pezzo, El lago si ispira e descrive non l’immagine generica di un bacino
d’acqua, ma a un luogo reale: “il Lago” - scrive Mompou - “è un particolare stagno che si
trova nel parco Montjuic di Barcellona. Non è molto grande, ma è tranquillo, e a volte vi si
possono scorgere delle rane che saltano e gracidano”.
Anche nel secondo pezzo Mompou impiega ovviamente gli stessi espedienti degli
impressionisti per rappresentare gli elementi acquei. Le immagini dell'acqua di Mompou,
tuttavia, sono su scala ridotta rispetto agli equivalenti di Debussy, quelli che troviamo per
esempio in Reflets dans l'eau. El lago, infatti, è uno stagno placido (termine che compare
anche nell’indicazione di tempo), non un vero e proprio lago. La superficie dell'acqua si
traduce in musica con una serie di figure increspate suddivise tra le due mani, ma che hanno
poco movimento. In mezzo a queste figure si tesse una melodia di ampio respiro, lenta e
calma. Gli arpeggi forniscono il supporto armonico alla melodia, ma l’effetto predominante
che Mompou vuole ottenere è di creare una struttura che rimandi al movimento appena
percettibile dell’acqua dello stagno.
A un certo punto la melodia si allarga con valori più lunghi, e su queste note lunghe si
introduce un controcanto contrassegnato dai trattini nel registro grave.
La sezione centrale è di forte contrasto con la prima parte. Nella parte iniziale le formule
utilizzate erano quelle della sostanza fluida, sfocata, per descrivere la calma dello stagno,
questa sezione utilizza invece elementi diversi perchè cambia l’oggetto osservato. Ora
l’attenzione dall’acqua di sposta sulle rane di cui parla Mompou. Le note acute
accompagnate dall’acciaccatura, a mo’ di cadenza, e gli arpeggi rapidi e leggeri, ricordano
forse il saltare di una di queste, e la breve melodia nel registro grave ricorda probabilmente il
suo verso. Questi elementi si interpongono tra i tremoli “a grappolo” che continuano a
ricordarci che ci troviamo in un ambiente acquoso. Tutti questi elementi sono suddivisi tra
loro con le corone, che servono a dare l’idea dell’estemporaneità di ciò che si sta
osservando: tutto accade in quel momento e Mompou cerca di fissarlo così com’è sulla
partitura.
Il motivo grave viene trasportata nel registro più grave e raddoppiato con le ottave, e dopo
una serie di arpeggi rapidi e forti, in crescendo e in accelerando, questo movimento si placa
per lasciare lo spazio alla stessa melodia “della rana”, che ora è però armonizzata come un
corale, e più calma. Dopo un certo movimento delle acque dello stagno dovuto al continuo
saltare delle rane, l’acqua ritorna alla sua calma iniziale, riprendendo le stesse figurazioni
della prima parte.
Dopo la ripresa dell’andamento placido dello stagno, questo si calma ancora di più, fino a
rimanere immobile, e la rana che abbiamo sentito prima si allontana con qualche salto,
raffigurato da due ultimi arpeggi e da questa serie di semiminime lente che attraversano
tutta la tastiera. Le legature che si perdono nel nulla indicano un suono che si perde, di
qualcosa che non è più lì ma si sta allontanando.
3. Carros de Galicia
Composto più di dieci anni dopo i primi due Paisajes, il terzo pezzo di questa raccolta
introduce delle sonorità che iniziano ad essere meno “dolci”, l’espressività dei motivi si
intensifica, e il ritmo inizia ad aquistare un'importanza quasi uguale alla melodia e
all'armonia.
Anche qui la composizione del pezzo si ispira a un evento preciso. I carri a cui Mompou si
riferisce sono i carri tradizionali di quella zona, che sfilavano in una parata il giorno di
martedì grasso insieme a bande musicali e maschere di carnevale. Mompou stava facendo
visita a un amico vicino al castello di Castro Caldelas (in Galizia), quando passeggiando sentì
in lontananza il passaggio di questa sfilata di carri, e ne rimase affascinato.
Poi si ritorna, nel Tempo I, al gioco iniziale tra le sincopi e la melodia monodica, inizialmente
variata invertendo le due mani, e poi tornando alla configurazione dell’apertura del pezzo. La
melodia piano piano si dilata e le note lunghe fanno sentire solo le sincopi.
Mompou usa la coda per combinare i vari elementi comparsi nel corso del pezzo e
“riassumere” tutte le figurazioni utilizzate. Prima entra la melodia iniziale, poi le quartine
regolari della seconda parte, che vanno a terminare nelle note lunghe finali.
Questo terzo pezzo ha un carattere emotivo più intenso rispetto agli altri due, che è dato dai
gruppi di accordi e l’ostinato ritmico sincopato, insieme alle molte dissonanze. Carros de
Galicia impiega molte più dissonanze di qualsiasi altra opera di mompou, e indica la strada
verso la severità armonica dell'ultima sua opera, Musica Callada.