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spediente egli può: a) confrontarsi con gli altri personaggi che prima di lui hanno compiuto il

viaggio nell’oltretomba (Enea e san Paolo); e b) chiarire il significato del suo viaggio (Enea
ha reso possibile la nascita dell’Impero; san Paolo ha portato dall’oltretomba le prove per la
fede; Dante indica profeticamente all’umanità errante la via della salvezza). In questo modo
dà un’idea concreta dell’importanza del viaggio. Da parte sua il lettore è coinvolto e dà il suo
contributo, perché sa che dopo il peccato originale l’uomo non può salvarsi da solo e che
deve contare sulle due istituzioni – la Chiesa e l’Impero – che Dio ha suscitato per portarlo
alla felicità terrena ed ultraterrena. Il poeta è sempre attento ai problemi del linguaggio (i
sensi delle scritture, le tecniche della retorica, le tecniche della narrativa), ma anche alla
specifica cultura dei suoi lettori. E a quella cultura egli si propone di parlare e riesce
effettivamente a parlare. 1.1. Il senso del viaggio però non è indicato subito. Anzi la risposta
di Virgilio è fuorviante: in cielo tre donne proteggono il poeta, perciò egli non deve avere
paura di intraprendere il viaggio. Il lettore attento si accorge che Virgilio non risponde. Forse
non sa o forse non vuol dire la risposta. Forse non si era nemmeno posto la domanda,
affascinato dalla bellezza di Beatrice. Con questa mancata risposta Dante scrittore prepara un
altro filo del poema e un’altra trappola per il lettore: nel corso del viaggio al poeta verranno
fatte delle profezie, che saranno spigate da Beatrice, la quale spiegherà anche il senso del
viaggio. Ma poi le cose andranno diversamente nell’incontro con Beatrice (Pg XXX) e anche
nella spiegazione delle profezie (Pd XVII). 2. Il dubbio, l’incertezza sono anche ostacoli – in
questo caso ostacoli interni al personaggio –, che rendono difficile il viaggio e perciò
meritevole lo sforzo del protagonista. La paura d’iniziare il viaggio è psicologicamente
motivata: il protagonista evita le tre fiere, ma si mette in un’impresa lunga e pericolosa. E si
accorge dei pericoli che lo aspettano non sul momento, ma sùbito dopo, quando riflette
freddamente e non è più sotto l’effetto dello spavento provocato dalle tre fiere. Così Virgilio
può rimproverarlo di viltà, può rassicurarlo parlandogli delle tre donne che in cielo lo
proteggono, e infine può farlo ritornare nell’antico proposito. La paura però permette allo
scrittore di avere un momento di pausa per mostrare al lettore le difficoltà dell’impresa che il
protagonista sta iniziando. Nel corso del viaggio poi ci saranno altri ostacoli – ostacoli esterni
–, molto più gravi, che renderanno doloroso il cammino. Il protagonista deve conquistarsi la
vittoria superando tutti gli ostacoli che incontra; e deve pagare con la fatica e con l’angoscia
l’esperienza straordinaria che sta facendo. Ma non sarà mai più solo, perché ha catturato un
compagno di viaggio: il lettore ormai è divenuto la sua ombra e lo sarà sino alla fine del
viaggio. 3. Il viaggio avviene nel tempo e presenta tutte le caratteristiche della
verosimiglianza: ha un inizio, una durata e una conclusione; i giorni passano normalmente (è
notte, sorge l’alba, è mezzogiorno, è pomeriggio, è sera). Esso è accompagnato da presagi ora
favorevoli ora sfavorevoli. In If I, 37-42, il poeta aveva detto che era primavera (e ciò lo
faceva sperare bene), quando si perde nella selva oscura; ora precisa che sta scendendo la
sera e tutti gli esseri viventi si preparano al riposo, mentre egli si prepara ad iniziare il
viaggio drammatico nell’oltretomba (vv. 1-6). Per tutto il poema il lettore incontra
indicazioni temporali, che può raccogliere e organizzare e che rendono il viaggio più
realistico. Il viaggio all’inferno dura un giorno (da venerdì santo 8 aprile di sera fino a sabato
santo 9 aprile tra le 16.00 e le 18.00), quello in purgatorio quattro giorni e mezzo (da
Domenica di Pasqua 10 aprile all’alba fino a mercoledì 13 aprile verso mezzogiorno), quello
in paradiso un giorno e mezzo (da mercoledì 13 aprile a mezzogiorno fino alla sera dello
stesso 13 aprile), per un totale di sette giorni, i giorni della creazione. Il poeta si era perso
nella selva oscura giovedì notte 7 aprile e per un giorno aveva vagato nel tentativo di uscirne.
La raccolta di queste indicazioni temporali deve però servire alla memoria, per facilitare la
memorizzazione, non per altri scopi. Dante non è un cronista del suo viaggio e il lettore non
deve farsi cronista al posto dello scrittore o del protagonista. 3.1. Vale la pena di chiedersi:
perché i commenti e i critici si sprecano nel discutere se il viaggio è iniziato un giorno o un
altro, nel 1300 o nel 1301, se l’anonimo fiorentino è questo o quel suicida ecc.

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