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Proemio dell’Odissea.

Analisi del testo

Nel proemio il narratore è “onnisciente”, ovvero narra i fatti in terza persona ed è a


conoscenza dei pensieri, dello stato d’animo dei personaggi e dello sviluppo degli
avvenimenti. Ci viene inoltre presentato l’eroe attorno al quale ruotano le vicende, Ulisse, di
cui già nel proemio emergono alcune importanti caratteristiche del suo carattere. Nell’Iliade,
ad esempio, Odisseo è soprattutto un uomo scaltro e un guerriero valoroso, nell’Odissea
invece la figura di Ulisse è analizzata in tutte le sue sfaccettature. Quest’ultimo è infatti
l’unico vero protagonista del poema, personaggio dinamico dunque descritto in modo più
complesso.

Ricorrono inoltre formule (stile formulare) in riferimento a luoghi, oggetti, e personaggi. Tra
queste ritroviamo diversi epiteti, ovvero aggettivi (o nomi) che attribuiscono al nome a cui si
riferiscono una caratteristica in più, ad esempio: “πολύτροποv”(v. 1) , “divino Odisseo”(v. 21),
in riferimento ad Ulisse, “splendida dea” e “veneranda ninfa”(v. 14), in riferimento a Calipso,
“rocca sacra”(v. 2) in riferimento a Troia o “sole Iperìone”(v. 8) in riferimento al sole.

Tra le figure retoriche presenti nel brano ritroviamo due perifrasi, ovvero un giro più ampio di
parole per esprimere un concetto. In particolare “o dea, figlia di Zeus”(v. 10) in riferimento
alla Musa, o “uomo ricco d’astuzie”(v. 1), in riferimento ad Ulisse. Il brano può essere
suddiviso in più sequenze di cui la prima va dal v. 1 al 9, segue un richiamo all’invocazione
alla musa (v.10) e la seconda sequenza che va dal v. 10 al 12. In quest’ultima sequenza
avviene un “flash back” ovvero un salto nel passato in cui vengono narrate vicende della
guerra di Troia. La terza sequenza va dal v. 13 al 15, la quarta dal v. 15 al 21 nella quale
viene invece fatto un salto del futuro (flash-forward) e viene anticipato il ritorno di Ulisse a
Itaca, prima del quale, il nostro eroe protagonista dovrà affrontare nuove prove e dolori.

Sempre per quanto riguarda le figure retoriche, interessante la presenza nel testo greco (vv.
1-4) delle allitterazioni in labiale e liquida: (e nasale, nasale-gutturale) πολύτροπον, πολλὰ,
πλάγχθη, πτολίεθρον, ἔπερσεν, πολλῶν ,πολλὰ, πόντῳ. Si può notare un chiasmo, (vv.3)
figura retorica i cui si invertono due coppie di parole che appartengono alla stessa categoria;
“ἴδεν ἄστεα καὶ νόον ἔγνω”(verbi, accusativi) ovvero “le città vide e conobbe la mente”. Da
notare che la traduzione italiana di Calzecchi (1991) inverte la struttura del chiasmo: verbi al
centro e accusativi all’esterno.

Ancora, al verso 14, un’ anastrofe ossia l’inversione di due elementi di una frase; “la
splendida dea, tratteneva”.
Il proemio dell'Odissea è la parte iniziale (proemio) dell'opera epica del poeta Omero, che ha
il compito di informare a grandi linee il lettore dell'argomento che viene trattato
successivamente.

Struttura del Proemio

Invocazione: (verso 1) Come l'altro grande poema epico attribuito ad Omero, l'Iliade, anche
l'Odissea si apre con l'epiclesi ( o invocatio), cioè l'invocazione alla musa , affinché ispirasse
il poeta nella composizione dell'opera. In tal caso la musa è una sola, poiché in epoca
omerica non esisteva ancora la scissione delle muse in nove figure, a patrocinare le varie
branche dell'arte.

Protasi: ( versi 1-21) La protasi ( o propositio), espone in grandi linee gli avvenimenti che
successivamente il poeta narrerà nei ventiquattro libri del poema. Vengono brevemente
esposte le vicende avventurose di Odisseo: le lunghe peripezie dopo la partenza da Troia, la
morte dei suoi compagni successivamente al macello dei buoi del Sole, la segregazione di
Odisseo ad Ogigia da parte della ninfa Calipso, il ritorno ad Itaca ostacolato da Posidone
( per l'accecamento del figlio, il ciclope Polifemo), per poi essere sancito dal concilio divino.

Questo proemio, come anche quello dell'Iliade, altro poema epico attribuito ad Omero,
costituisce il modello per i successivi poemi epici e anche della letteratura cavalleresca.

Traduzioni
« Narrami, o musa, dell'eroe multiforme, che tanto/ vagò, dopo che distrusse la Rocca sacra
di Troia:/ di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,/ molti dolori patì sul mare
nell'animo suo,/ per riacquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni./ Ma i compagni neanche
così li salvò, pur volendo:/con la loro empietà si perdettero,/ stolti, che mangiarono i buoi del
Sole/ Iperione: ad essi tolse il dì del ritorno./ Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di
Zeus./ Tutti gli altri, che scamparono la ripida morte,/ erano a casa, sfuggiti alla guerra e al
mare:/ solo lui, che bramava il ritorno e la moglie,/ lo tratteneva una ninfa possente, Calipso,
chiara tra le dee/ nelle cave spelonche, vogliosa d'averlo marito./ E quando il tempo arrivò,
col volger degli anni,/ nel quale gli dei stabilirono Che a casa tornasse,/ ad Itaca, neanche
allora fu salvo da lotte/ persino tra i suoi. Gli dei ne avevano tutti pietà,/ ma non Posidone:
furiosamente egli fu in collera/ con Odisseo pari a un dio, finché non giunse nella sua terra

( Proemio di G. A. Privitera)

"Narrami, o Musa,l' uomo dall'agile mente che a lungo andò vagando,poi che cadde Troia, la
forte città,e di molte genti vide le terre e conobbe la natura dell'anima,e molti dolori patì nel
suo cuore lungo le vie del mare, lottando per tornare in patria coi compagni. Ma per loro follia
(come simili a fanciulli!), non poté sottrarre alla morte, poi che mangiarono i buoi del
Sole,figlio del cielo, che tolse loro il tempo del ritorno. Questo narrami ,o dea, figlia di Zeus ,
e comincia di dove tu vuoi.Già i superstiti scampati alla morte violenta erano in patria, lontani
dalla guerra e dal mare :lui solo sospirava il ritorno e la sua donna nelle grotte profonde di
Calipso,divina fra le dee , la ninfa ansiosa di averlo suo sposo. E quando col volgere degli
anni ,per volere dei numi, giunse il tempo del ritorno ad Itaca, anche là,fra i suoi cari,non
finirono le pene. Pietà di lui sentivano gli dei ,ma solo Poseidone restò fermo nell'ira contro il
divino Odisseo, fino al giorno del suo arrivo in patria.

( Proemio di Salvatore Quasimodo ) »

(Proemio dell'Odissea nella traduzione di Rosa Calzecchi Onesti)

« Musa, quell'uom di multiforme ingegno/ dimmi, che molto errò poich'ebbe a terra/ gittate di
Ilion le sacre torri;/ che città vide molte, e delle genti/ l'Indol conobbe; che sovresso il mare/
molti dentro del cor sofferse affanni,/ mentre a guardare la cara vita intende,/ e i suoi
compagni a ricondur:ma indarno/ ricondur desiava i suoi compagni,/ che delle colpe lor tutti
periro./ Stolti! Che osaro vïolare i sacri/ al Sole Iperione candidi buoi/ con empio dente, ed
irritaro il nume/che de il ritorno il dì loro non addusse./ eh parte almen di sì ammirande cose/
narra anco a noi, di Giove figlia, e diva./ Già tutti i Greci, che la nera parca/ rapiti non avea,
ne' loro alberghi/fuor dell'arme sedeano, e fuor dell'onde./ Sol dal suo regno e dalla casta
donna/ rimanea lungi Ulisse: il ritenea/ nel cavo sen di solitarie grotte/ la bella venerabile
Calipso/ che unirsi a lui di maritali nodi/ bramava pur, ninfa quantunque, e diva./ e poiché
giunse al fin, volvendo gli anni,/ la destinata degli dei stagione/ del suo ritorno a Itaca,
novelle/ tra i fidi amici ancor pene durava./ tutti pietà ne risentian gli eterni,/ salvo Nettuno, in
cui l'antico sdegno/prima non si stancò, che alla sua terra/ venuto fosse il pellegrino illustre."
(Proemio dell'Odissea nella traduzione di Ippolito Pindemonte)

Particolarità

A differenza del proemio dell'Iliade, quello dell'Odissea presenta una successiva ripresa
dell'invocazione della musa, al decimo verso. Tale elemento sarà poi ripreso nel proemio
dell'Eneide di Virgilio.

Elementi lessicali

Il testo greco inizia, segnando già il primo stacco con l'Iliade, con il termine ándra (ἄνδρα),
cioè uomo, essere umano ( tradotto anche come eroe). Si comprende quindi subito che
l'Odissea rappresenta essenzialmente la narrazione pur sempre delle vicende riguardanti
Odisseo, spostando però in un primo piano l'uomo, e quindi Odisseo stesso. Il personaggio
di Odisseo è inoltre immediatamente connotato dal primo aggettivo del testo, cioè polytropon
(πολύτροπον). Esso ha svariati significati, fra cui " sballottolato dal destino" e "multiforme".
Esso quindi va a sottintendere due peculiarità di Odisseo: le continue avversità del fato da lui
subite, e quindi una profonda sofferenza, ma anche le diverse sfaccettature della sua
intelligenza e della sua scaltrezza, le diverse modalità che lo portano a superare quelle
stesse avversità.
Il proemio è la parte iniziale di un'opera epica che funge da introduzione e un po' da
riassunto su tutto il racconto - per esempio l'Odissea - e che individua il tema fondamentale
su cui l'opera verte. L'etimo della parola è greca: deriva infatti da πρός (davanti) e οίμος
(strada).

Le caratteristiche fondamentali di un proemio sono:

1.l'invocazione alla Musa ispiratrice;

2.la protasi: il riassunto o la presentazione della vicenda;

3.la prima parola (generalmente in accusativo) che indica l'oggetto del proemio.

Il proemio è a tutti gli effetti un testo narrativo, in quanto possiede contenuti identici: azioni di
gesta eroiche, tempo reale ed antico, spesso espresso con passato remoto, spazio e
personaggi coraggiosi.

Il proemio dell'Odissea è la parte iniziale (proemio) dell'opera epica del poeta Omero, che ha
il compito di informare a grandi linee il lettore dell'argomento che viene trattato
successivamente

Struttura del Proemio[modifica | modifica wikitesto]

Invocazione: (verso 1) Come l'altro grande poema epico attribuito ad Omero, l'Iliade, anche
l'Odissea si apre con l'epiclesi ( o invocatio), cioè l'invocazione alla musa , affinché ispirasse
il poeta nella composizione dell'opera. In tal caso la musa è una sola, poiché in epoca
omerica non esisteva ancora la scissione delle muse in nove figure, a patrocinare le varie
branche dell'arte.

Protasi: ( versi 1-21) La protasi ( o propositio), espone in grandi linee gli avvenimenti che
successivamente il poeta narrerà nei ventiquattro libri del poema. Vengono brevemente
esposte le vicende avventurose di Odisseo: le lunghe peripezie dopo la partenza da Troia, la
morte dei suoi compagni successivamente al macello dei buoi del Sole, la segregazione di
Odisseo ad Ogigia da parte della ninfa Calipso, il ritorno ad Itaca ostacolato da Posidone
( per l'accecamento del figlio, il ciclope Polifemo), per poi essere sancito dal concilio divino.

Questo proemio, come anche quello dell'Iliade, altro poema epico attribuito ad Omero,
costituisce il modello per i successivi poemi epici e anche della letteratura cavalleresca.

Traduzioni
« Narrami, o musa, dell'eroe multiforme, che tanto/ vagò, dopo che distrusse la Rocca sacra
di Troia:/ di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,/ molti dolori patì sul mare
nell'animo suo,/ per riacquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni./ Ma i compagni neanche
così li salvò, pur volendo:/con la loro empietà si perdettero,/ stolti, che mangiarono i buoi del
Sole/ Iperione: ad essi tolse il dì del ritorno./ Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di
Zeus./ Tutti gli altri, che scamparono la ripida morte,/ erano a casa, sfuggiti alla guerra e al
mare:/ solo lui, che bramava il ritorno e la moglie,/ lo tratteneva una ninfa possente, Calipso,
chiara tra le dee/ nelle cave spelonche, vogliosa d'averlo marito./ E quando il tempo arrivò,
col volger degli anni,/ nel quale gli dei stabilirono Che a casa tornasse,/ ad Itaca, neanche
allora fu salvo da lotte/ persino tra i suoi. Gli dei ne avevano tutti pietà,/ ma non Posidone:
furiosamente egli fu in collera/ con Odisseo pari a un dio, finché non giunse nella sua terra

( Proemio di G. A. Privitera)

"Narrami, o Musa,l' uomo dall'agile mente che a lungo andò vagando,poi che cadde Troia, la
forte città,e di molte genti vide le terre e conobbe la natura dell'anima,e molti dolori patì nel
suo cuore lungo le vie del mare, lottando per tornare in patria coi compagni. Ma per loro follia
(come simili a fanciulli!), non poté sottrarre alla morte, poi che mangiarono i buoi del
Sole,figlio del cielo, che tolse loro il tempo del ritorno. Questo narrami ,o dea, figlia di Zeus ,
e comincia di dove tu vuoi.Già i superstiti scampati alla morte violenta erano in patria, lontani
dalla guerra e dal mare :lui solo sospirava il ritorno e la sua donna nelle grotte profonde di
Calipso,divina fra le dee , la ninfa ansiosa di averlo suo sposo. E quando col volgere degli
anni ,per volere dei numi, giunse il tempo del ritorno ad Itaca, anche là,fra i suoi cari,non
finirono le pene. Pietà di lui sentivano gli dei ,ma solo Poseidone restò fermo nell'ira contro il
divino Odisseo, fino al giorno del suo arrivo in patria.

A differenza del proemio dell'Iliade, quello dell'Odissea presenta una successiva ripresa
dell'invocazione della musa, al decimo verso. Tale elemento sarà poi ripreso nel proemio
dell'Eneide di Virgilio

Elementi lessicali

Il testo greco inizia, segnando già il primo stacco con l'Iliade, con il termine ándra (ἄνδρα),
cioè uomo, essere umano ( tradotto anche come eroe). Si comprende quindi subito che
l'Odissea rappresenta essenzialmente la narrazione pur sempre delle vicende riguardanti
Odisseo, spostando però in un primo piano l'uomo, e quindi Odisseo stesso. Il personaggio
di Odisseo è inoltre immediatamente connotato dal primo aggettivo del testo, cioè polytropon
(πολύτροπον). Esso ha svariati significati, fra cui " sballottolato dal destino" e "multiforme".
Esso quindi va a sottintendere due peculiarità di Odisseo: le continue avversità del fato da lui
subite, e quindi una profonda sofferenza, ma anche le diverse sfaccettature della sua
intelligenza e della sua scaltrezza, le diverse modalità che lo portano a superare quelle
stesse avversità.
La struttura dell'Odissea; il proemio. L'Odissea con i suoi 12011 versi suddivisi in 24 libri, si
presenta articolata in macrosequenze: dopo un Proemio iniziale, un concilio degli dèi
sull'Olimpo mette a fuoco la situazione iniziale. Siamo ormai nel decimo anno della fine della
guerra di Troia: Odisseo è l'unico acheo al quale l'odio di Poseidone ha negato il ritorno.
Dopo lunghe peripezie si trova ora a Ogigia, trattenuto contro la sua volontà dalla ninfa
Calipso. Intanto nella sua terra, Itaca, sua moglie Penelope e suo figlio Telemaco sono
insidiati dai Proci. L'intervento di Atena sblocca la situazione: Zeus invia Ermes da Calipso
per ordinarle di lasciar partire Odisseo, mentre la dea scende a Itaca per consigliare
Telemaco. Il lungo vagare per mare occupa meno di un terzo dell'opera e si configura come
un lungo flashback: è Odisseo, narratore interno alla storia che rievoca per il pubblico dei
Feaci le sue precedenti avventure. Gli eventi sono disposti nel poema in un ordine (intreccio)
che non è quello cronologico della successione naturale o consequenziale dei fatti. E' la
cosiddetta struttura ad anello scandita dall'intersecarsi di piani temporali diversi, in cui il
punto di partenza coincide con quello di arrivo: dal presente (viaggi di Telemaco, partenza di
Odisseo da Ogigia e suo arrivo a Scheria), al passato (racconti di Odisseo ai Feaci), di
nuovo al presente (ritorno dell'eroe a Itaca, strage dei pretendenti). Il poema risulta quindi
diviso in due parti: i viaggi paralleli di Odisseo e Telemaco (canti I-XII); la preparazione e
l'attuazione della vendetta sui Proci (canti XIII-XXIV). 2) Odisseo, una nuova figura di "eroe" I
temi presentati attraverso il nuovo eroe sono la curiosità, la voglia di conoscere e
l'intraprendenza. Tali ideali sono tipici dell'uomo greco che, uscito dal Medioevo Ellenico,
intraprende nuovamente la strada del commercio, abbandonata da tanto tempo, con
rinnovato interesse e voglia di rinascere e di scoprire. Egli possiede caratteristiche differenti
dall'eroe dell'Iliade. Un eroe come Achille, è stato definito monotropos -cioè unidirezionale.
La sua unica aspirazione è infatti quella di combattere e vincere. Ad Odisseo si possono
invece attribuire aggettivi fra i più positivi e particolari, come polutropos -cioè multiforme,
polutlas -cioè che ha molto sopportato e polumekanos -cioè che ha molti espedienti e molte
risorse. 1 2 Egli è multiforme perché possiede virtù che non riguardano solo la sfera militare,
ha molte risorse perché ha esperienza, è saggio e ha sopportato. Un verbo che compare
molto spesso nell'Odissea è il verbo "trattenere", nelle sue varie forme: l'attiva, la passiva e
la riflessiva. Ulisse infatti incontra continuamente personaggi che intendono trattenerlo, ma è
grazie alle sue risorse e alla sua saggezza che egli non è mai trattenuto. Ed egli non è
trattenuto anche perché sa trattenersi! Egli, a differenza degli altri eroi, è riflessivo e capisce
che ciò che gli accade e la posizione che la sua vita assume non dipende dal destino, o
almeno non totalmente, ma dal modo in cui egli stesso decide di agire. Tutto ciò, che può
sembrare ovvio ai giorni nostri, cela invece una profonda e apprezzabile evoluzione che
rende Ulisse così importante e così ammirato. Ciò che egli fa è in contrasto con l' idea
dell'eroe che crede che tutto dipenda dalla divinità e che ira, felicità, passioni e capacità
derivino dalle intenzioni degli dei. 3) Il tema della famiglia e della comunità 4) La società
descritta nel poema: gli aristoi e gli altri Aedo = Ogni corte regale disponeva di un cantore
ufficiale chiamato a intrattenere gli ospiti del padrone di casa. Gli aedi erano quindi figure
inserite in modo stabile nella comunità e occupavano nella gerarchia sociale una posizione
nettamente subalterna rispetto alla classe aristocratica dominante. Femio infatti è costretto
suo malgrado a cantare per i Proci, alla cui autorità appare sottomesso e, pur essendo un
"divino" cantore, non è esente da minacce di morte: Telemaco durante la strage finale
intercede presso suo padre Odisseo per salvargli la vita, testimoniando così la sua fedeltà.
Demodoco gode di grande considerazione presso i Feaci, ma è pur sempre un prestatore
d'opera che deve adeguarsi alle richieste del re. Eumeo = Dal punto di vista narrativo Eumeo
rappresenta il tipo del servo fedele e pio, che fa della devozione al padrone e del rispetto
delle leggi dell'ospitalità il cardine dei suoi comportamenti. Tutto il discorso che Eumeo
rivolge al suo ospite è intessuto di rimpianto per Odisseo e di dolore per la sorte amara che
crede abbia avuto; di pari passo, mentre ricorda la abbondanza che regnava nella casa di
Odisseo e ne rievoca la giustizia, stabilisce una netta linea di demarcazione tra passato e
presente, tra buon governo e la liberalità del legittimo signore e le gravi colpe dei nuovi
padroni, arroganti, privi di "timore dell'occhio divino" e del tutto inosservanti delle leggi.
Eumeo non ha molto da offrire al vecchio mendicante, e se ne scusa lamentando le difficili
condizioni in cui è costretto a vivere. Argo = Argo è il testimone muto delle tragedie della
reggia ed è l'emblema di quella fedeltà degli umili su cui il re potrà contare. Abbandonato
pieno di zecche su un mucchio di letame, il cane è il simbolo dell'incuria nella quale sono
lasciati gli averi dell'eroe. Nella condizione del suo cane, quindi Odisseo che ha ammirato
l'ordine del recinto e delle stalle di Eumeo e l'efficienza del servo fedele che lavora anche
senza l'occhio vigile del padrone, vede ora anticipati concretamente gli effetti brutali
dell'infedeltà dei suoi servi e le conseguenze dell'atmosfera di abbandono delle regole che è
stata determinata dalla presenza dei Proci. L'intermezzo dell'incontro con Argo è quindi una
sequenza nella quale si articola il tema della fedeltà, che è centrale negli ultimi libri
dell'Odissea Euriclea = E' la serva fedele e la dispensiera che ha procurato, nel segreto più
assoluto, le provviste per il viaggio di Telemaco a Sparta e Pilo; è colei che ha sostenuto
Penelope quando le hanno comunicato dell'agguato dei Proci al figlio, ed è inoltre la nutrice
affettuosa che ha accolto con lacrime di gioia il giovane al suo rientro nella reggia. 2 3 5) I
sentimenti presenti nel poema. Efebia = (Libri I-IV) Si vede Telemaco diventare, dopo il
colloquio con Mente/Atena, consapevole del proprio ruolo, lo vediamo zittire la madre,
assumere le responsabilità di capo della casa e lanciare la propria sfida ai Proci. In altri
termini egli ha intrapreso il percorso iniziatici di passaggio dallo stato adolescente a quello di
uomo, sta realizzando cioè la sua efebia. Odisseo = L'avventura nella caverna del Ciclope è
uno dei passi in cui l'eroe protagonista del poema si presenta con quei tratti distintivi che ne
hanno fatto una figura emblematica. Egli è mosso da un desiderio di conoscere il mondo e le
genti che lo popolano. E' ardimentoso, determinato, astuto; si presenta quindi come sintesi
tra coraggio e intraprendenza del viaggiatore che percorre mondi sconosciuti. Vendetta = il
primo a essere punito è Antinoo, capo e portavoce dei Proci, che la morte coglie beffarda
mentre sta consumando l'ennesima coppa di vino non suo; poi è la volta di Eurimaco,
secondo solo ad Antinoo per arroganza e quindi secondo a lui anche nella morte Ospitalità =
L'ospitalità è un tema centrale nell'Odissea. Odisseo e i suoi compagni naviganti che
percorrono rotte sconosciute nel tentativo di ritornare in patria giungono presso popolazioni o
singoli a cui chiedono aiuto e accoglienza. Quando le loro richieste vengono accolte, essi
vivono una esperienza positiva; quando la richiesta è negata, patiscono mali e feroci
disavventure. Polifemo e i Lestrigoni, che non accolgono né rispettano gli stranieri, sono
primitivi, selvaggi, empi; al contrario i Feaci che consentono a Odisseo di ritornare a Itaca e
lo colmano di doni ospitali, sono il prototipo del popolo civilizzato che vive nella concordia e
nell'armonia delle leggi. 6) L'elemento magico, meraviglioso e mostruoso nel poema Il
prodigio = Sono molti i canali attraverso i quali gli dèi mandano segnali agli uomini: bagliori
improvvisi e inspiegabili, tuoni terrificanti, fulmini, serpenti mostruosi, apparizioni. Tra questi
Omero riserva uno spazio rilevante al volo degli uccelli e ai loro comportamenti. Ogni divinità
privilegia particolari specie (la colomba è legata a Venere, la civetta ad Atena...), ma gli
uccelli rapaci hanno un ruolo preminente. Quando essi poi aggrediscono oche o colombe, il
messaggio diventa abbastanza chiaro, e tutti sanno che un presagio di morte o di vendetta
sovrasta qualche empio impunito. Per essere un prodigio deve anche avvenire in momenti
particolare. Le due aquile che volteggiano sopra l'assemblea a Itaca aggredendosi con gli
artigli sono interpretate dall'indovino Aliterse come il fatto che Odisseo tornerà, il giovane
Telemaco gode ufficialmente del favore di Zeus e gli Itacesi dovranno tenerne conto. La
metamorfosi = La capacità di mutare forma e natura è una manifestazione tipica del
meraviglioso. La navigazione di Odisseo verso Itaca si svolge sotto il segno della presenza
divina; le condizioni del viaggio sono cioè una manifestazione del "meraviglioso" del poema.
Quando salpa da Ogigia, infatti, le vele si tendono e la zattera procede sicura e spedita
perché Calipso ha mandato un vento propizio e leggero che dopo 18 giorni di tranquilla
navigazione, consente all'eroe di giungere in vista di Scheria. Viceversa quello di Poseidone
è un ribaltamento: la scena del naufragio è apocalittica: solo un ennesimo intervento divino,
quello di Ino Leucotea, garantisce la salvezza del naufragio a cui fornisce il corrispettivo del
"mezzo magico": il velo che gli consente di galleggiare. La terra di Utopia = La scena
dell'ingresso dell'eroe nel palazzo di Alcinoo è immersa in un'atmosfera magica: Odisseo
osserva non visto perché lo circonda una nube creata da Atena; la reggia, con lo sfarzo delle
sue strutture e degli oggetti che la impreziosiscono, è il palazzo più bello e più favoloso
descritto nell'Odissea. La reggia e il giardino di Alcinoo acquistano così le connotazioni di un
Eden perduto ma possibile, forse l'unico desiderabile. 3 4 Ciclope = Meraviglioso per gli
antichi è ogni portento che suscita in positivo stupore e ammirazione o che suscita in
negativo terrore e ribrezzo. Il meraviglioso in questa avventura assume i tratti dell'orrido
grazie ad alcuni particolari macabri che il poeta-narratore dissemina nel testo. La sfida che
Odisseo lancia al Ciclope antropofago è una riedizione del tema della lotta tra Bene e Male,
tra razionalità e animalità. I ciclopi sono esseri che non rispettano le norme comuni né le
leggi degli dei, e neppure conoscono le assemblee, emblema di una vita sociale organizzata.
A queste valenze negative si aggiunge anche la brutalità del personaggio: Polifemo è empio
e pecca di tracotanza perché calpesta le leggi dell'ospitalità. Per tutto questo complesso di
implicazioni la sconfitta di Polifemo diventa l'esaltazione delle capacità dell'intelligenza
umana e delle potenzialità della civiltà. Tutto ciò è personificato in Odisseo. L'isola
galleggiante di Eolo = L'isola di Eolo pare un prodigio della natura e degli dèi; ha
caratteristiche morfologiche straordinarie; la reggia che vi sorge ha i contorni del fiabesco e
la vita concorde e felice che vi si conduce tra banchetti appartiene alla dimensione del
meraviglioso. Ogni particolare descrittivo rimanda a un'idea di ricchezza, di benessere: la
discendenza di Eolo è composta da 3 figli e 3 figlie sposati tra di loro che vivono
nell'agiatezza e nell'armonia reciproca. L'isola rappresenta quindi un mondo immaginario e
mitico, l'unico mondo nel quale l'uomo vede realizzati le sue aspirazioni e i suoi desideri più
profondi: il benessere fisico, l'abbondanza, la pace, la serenità, la felicità. La magia = Nel
libro X domina il tema della magia. Chi ha poteri magici riesce a comunicare con le forze
nascoste nelle diverse forme della natura e, se vuole, può influenzarle e può modificare,
attraverso la metamorfosi, le manifestazioni esteriori della natura stessa. La magia aleggia in
tutta l'isola Eea: i compagni di Odisseo la percepiscono nell'innaturale comportamento di lupi
e leoni che stazionano attorno alle case di Circe, ma non ne hanno consapevolezza tanto
che, ammaliati dal canto e dalle arti della maga, subiscono la trasformazione in porci. Contro
i poteri di Circe, le sue bacchette magiche e i filtri funesti, non sono sufficienti virtù umane
come il coraggio e l'intelligenza, ma è necessario il potere di un altro dio, Ermes. Come lei,
Ermes ha una verga magica con la quale addormenta e risveglia gli uomini e conosce erbe
dai poteri sconosciuti ai mortali: i consigli e gli avvertimenti del dio e l'erba moly, l'antidoto
agli incantesimi di Circe, permettono quindi a Odisseo di scampare alla sorte dei suoi
compagni. Le sirene; Scilla e Cariddi = Nell'episodio delle sirene non c'è una descrizione di
queste creature, probabilmente già note all'uditorio in quanto presenti nei miti e nei racconti
degli Argonauti. La tradizione le rappresentava come donne-uccello, ma Omero ne fa
creature indefinite che, adagiate su un prato fiorito, cantano un canto dolce come il miele. Il
compito di tratteggiarne il fascino e il pericolo è affidato ancora alle parole di Circe che
istruisce l'eroe prima che lasci Eea (XII, vv. 3946). Esse sono seducenti e ammaliatrici, ma
insieme sono portatrici di morte. Il meraviglioso si colora decisamente di tinte fosche nella
figura di Scilla, il mostro a cui, su consiglio di Circe, Odisseo espone se stesso e i compagni
pur di sfuggire al gorgo di Cariddi. La rappresentazione di Scilla rientra nei canoni dell'orrido.
Circe la definisce "terribile, atroce, selvaggia, imbattibile" (v.119); è una creatura gigantesca
dalle sei teste canine e dalle sei gole che divora un uomo con ognuna delle sue fauci,
ottenendo così uno spaventoso tributo di sangue per qualunque nave si avventuri in quello
stretto passaggio di mare. 7) La presenza degli dei Il concilio degli dei = La prima scena del
poema si svolge nella reggia di Zeus sull'Olimpo dove gli dèi sono riuniti in assemblea. La
storia narrata prende le mosse da un intervento divino; in entrambi i poemi, più
marcatamente nell'Iliade, sono quindi i concili degli dei con le loro decisioni l'elemento
propulsore che rilancia la storia e l'azione. Gli dei infatti, secondo la concezione degli antichi
Greci, possono determinare gli eventi umani ponendo ostacoli sulla strada dei mortali (come
4 5 fa Poseidone perseguitando Odisseo) oppure, al contrario, proteggendoli e favorendoli.
Essi sono tenuti comunque a rispettare il destino che il Fato ha stabilito per ogni singolo
uomo. Nell'Odisseo il Fato appare meno incombente e vessatorio di quanto non sia stato
nell'Iliade, e questo per due ragioni: l'atteggiamento del protagonista, Odisseo, che non
cessa mai di lottare contro le avversità e non si rassegna al "non ritorno", e un probabile
spiraglio intervenuto nella rigida concezione fatalistica del poeta, così come si ricava dalle
parole di Zeus. 8) Analogie e differenze con l'Iliade L'Iliade è composta da 24 canti secondo
la tradizionale divisione Ellenistica. Alcuni di questi 24 libri contengono parti del racconto
della guerra di Troia: Aristotele nella sua "POETICA" sostiene che Omero non pretese di
mettere in versi TUTTA la guerra ma di evidenziare solo le fasi più salienti di essa
enfatizzandoli con la sua unica forma stilistica. L'Iliade racconta in tutto 50 GIORNI di guerra:
9 GIORNI: riassunti (quelli della peste) 12 GIORNI: Zeus presso gli Etiopi 12 GIORNI: il
corpo di Ettore maltrattato da Achille furibondo 9 GIORNI: riti per la morte di Ettore. Tutti i
libri sono percorsi da due linee essenziali che si intrecciano tra loro: IRA TEMA DELLA
GUERRA 1° LIBRO: PESTE IRA DI ACHILLE (Achille esce in battaglia) MOTIVAZIONE
DELLA PESTE (in ANALESSI) 2°-8° LIBRO: EROI ACHEI Diomede - La battaglia degli Dei.
9° LIBRO: RICHIESTA AD ACHILLE DI TORNARE IN BATTAGLIA E RELATIVO RIFIUTO.
10°-16° LIBRO: 2° BATTAGLIA. PATROCLO IN BATTAGLIA (muore nel 16° libro) 17°-19°
LIBRO: DECISIONE DI ACHILLE DI RIENTRARE IN BATTAGLIA. 20°-22° LIBRO: 3°
BATTAGLIA - UCCIOSIONE DI ETTORE 23°-24° LIBRO: RISCATTO DEL CORPO DI
ETTORE E SUOI FUNERALI. ODISSEA: 1°-4° LIBRO: TELEMACHIA Qui Odisseo, pur
essendo l'oggetto della ricerca del figlio Telemaco, non viene 5 6 mai citato direttamente.
TELEMACO SI DIRIGE PRIMA A PILO E POI DA MENELAO L'elemento che domina i
quattro libri è l'attesa 5° LIBRO: * ODISSEO NELL'ISOLA DI OGIGIA - NINFA CALIPSO. *
ARRIVA L'ORDINE DI ZEUS A CAUSA DEL QUALE CALIPSO È OBBLIGATA A LASCIAR
PARTIRE ODISSEO. 6° LIBRO: FEACI - NAUSICA Dal 6° AL 12° libro APOLOGHI
(ricostruzione degli episodi accaduti prima della Ninfa Calipso). LOTOFAGI - CICLOPI -
LESTRIGONI CIRCE - DISCESA NELL'ADE - SIRENE SCILLA E CARIDDI. 13°-24° LIBRO:
RITORNO DI ODISSEO AD ITACA PACIFICAZIONE GENERALE PER VOLONTÀ DI
ATENA DOPO CHE ODISSEO UCCIDE TUTTA L'ARISTOCRAZIA (PROCI). L'Odissea
unisce il genere della novella popolare (Odisseo si traveste da qualcun altro Penelope e la
sua tela - Penelope mette alla prova Odisseo) ai racconti di mare (descrizioni precise e
particolareggiate di navi e rotte), ai racconti di "magia" (Sirene - Circe - Scilla e Cariddi) e alla
vita quotidiana (Nausica ed i Feaci). In questo senso l'Odissea presenta molte più tematiche
rispetto alle solo due, citate prima, dell'Iliade: Odissea mondo della FIABA / IMMAGINARIO
E QUOTIDIANO. L'elemento di continuità tra Iliade ed Odissea è ODISSEO. ILIADE GLORIA
ODISSEA VITA (gli DEI qui incarnano vizi / virtù umane). (gli DEI qui incarnano le virtù
morali, in particolare la GIUSTIZIA). 6

Leggi anche Odissea: riassunto dal libro 1 a 20

Intanto nella sua terra, Itaca, sua moglie Penelope e suo figlio Telemaco sono insidiati dai
Proci. L'intervento di Atena sblocca la situazione: Zeus invia Ermes da Calipso per ordinarle
di lasciar partire Odisseo, mentre la dea scende a Itaca per consigliare Telemaco.

Odissea: riassunto

Il lungo vagare per mare occupa meno di un terzo dell'opera e si configura come un lungo
flash-back: è Odisseo, narratore interno alla storia che rievoca per il pubblico dei Feaci le
sue precedenti avventure.

Leggi anche Tema sul confronto tra Iliade e Odissea


Gli eventi sono disposti nel poema in un ordine (intreccio) che non è quello cronologico della
successione naturale o consequenziale dei fatti. E' la cosiddetta struttura ad anello scandita
dall'intersecarsi di piani temporali diversi, in cui il punto di partenza coincide con quello di
arrivo: dal presente (viaggi di Telemaco, partenza di Odisseo da Ogigia e suo arrivo a
Scheria), al passato (racconti di Odisseo ai Feaci), di nuovo al presente (ritorno dell'eroe a
Itaca, strage dei pretendenti).

Leggi anche Tema sulle figure femminili dell'Odissea

Il poema risulta quindi diviso in due parti: i viaggi paralleli di Odisseo e Telemaco (canti I-
XII); la preparazione e l'attuazione della vendetta sui Proci (canti XIII-XXIV). 2) Odisseo, una
nuova figura di “eroe” I temi presentati attraverso il nuovo eroe sono la curiosità, la voglia di
conoscere e l'intraprendenza. Tali ideali sono tipici dell'uomo greco che, uscito dal Medioevo
Ellenico, intraprende nuovamente la strada del commercio, abbandonata da tanto tempo,
con rinnovato interesse e voglia di rinascere e di scoprire.

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