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Paradiso - CANTO I

versi 11 fino al 27

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id=4738&tr_id=0&tran_lang=es

La gloria di colui che tutto move


per l'universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.

Nel ciel che più de la sua luce prende


fu' io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là sù discende;++88u34hd
perché appressando sé al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.

Veramente quant'io del regno santo


ne la mia mente potei far tesoro,
sarà ora materia del mio canto.
parafrasi chota de la profe
La gloria di Dio si diffonde per tutto l’universo e illumina una parte piú che un’altra.

Nel cielo che risplende della sua luce sono stato io e ho visto cose che ridire non sa né
puó chi viene giú dal cielo.

Perché avvicinandosi al fine ultimo (desiderio), il nostro intelletto si perde e non ha piú la
capacità di ricordare nulla.

Tuttavia, tutto quello che ho potuto ricordare con la mia mente del Paradiso, sarà
oggetto della mia poesia.

¿?
O buono Appollo, a l'ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l'amato alloro.

Infino a qui l'un giogo di Parnaso


assai mi fu; ma or con amendue
m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso.

Entra nel petto mio, e spira tue


sì come quando Marsia traesti
de la vagina de le membra sue.

O divina virtù, se mi ti presti


tanto che l'ombra del beato regno
segnata nel mio capo io manifesti,

vedra'mi al piè del tuo diletto legno


venire, e coronarmi de le foglie
che la materia e tu mi farai degno.

parafrasi
https://library.weschool.com/lezione/dante-commedia-proemio-paradiso-canto-1-parafrasi-muse-
9233.html

parafrasi chota de la profe por dos

O buon Apollo, convertimi in un recipiente della tua virtú per quest’ultimo sforzo, come tu richiedi
per dare l’alloro amato.

Finora mi fu sufficiente l’aiuto delle Muse, ma ora ho bisogno di te e del tuo alloro, richiamo
entrambe per poter entrare in quest’ultima gara.

Entra nel mio petto e ispirami così come quando hai tolto Marsia dalla pelle delle sue
membra.

O grazia divina, virtù divina, se tu mi concedi che almeno un’immagine fuggevole del
Paradiso rimanga salda nella mia mente mi verrai ai piedi del tuo caro alloro e mi verrai
incoronato dalle foglie che mi faranno degno della materia e di te stesso.

PARAFRASIS PRO DE INTERNET!


Lo splendore di Dio
si diffonde e si manifesta per l’universo intero
in vario modo ed in misura differente.

Nel cielo in cui è presente al massimo


la sua luce io fui, e vidi cose che sono impossibili
a ridirsi per chi torna da lì;

perché avvicinandoci al suo desiderio ultimo,


il nostro intelletto si addentra così tanto [nel
mistero] che poi non ha più la capacità di ricordare.

Tuttavia, tutto quello che ho potuto ricordare


con la mia mente del Paradiso,
ora sarà la materia di questo canto.

O buon Apollo, per il mio ultimo lavoro


conferiscimi l’ispirazione da te richiesta
per dare la laurea poetica.

Fino a qui è stato sufficiente l’aiuto delle


Muse, ma da ora ho bisogno di loro e di Apollo
per poter entrare nel luogo che mi rimane.

Entra nel mio petto e canta per me così come


quando tirasti fuori dall’involucro
della sua stessa pelle il satiro Marsia che osò sfidarti.

O virtù divina, se tu mi concedi


che almeno un’immagine fuggevole del Paradiso
rimanga salda nella mia mente,

mi vedrai venire ai piedi del tuo amato alloro


e mi incoronerai con quelle foglie per le quali
la materia trattata e tu mi avrete fatto degno.

Commento 1

In questi versi, Dante descrive l'esperienza della sua anima che giunge nel Paradiso e
contempla la gloria di Dio, l'essere che muove tutto l'universo.
La luce di Dio risplende ovunque, ma in particolare in una parte del cielo che Dante ha visto
e che non può descrivere adeguatamente a coloro che non hanno vissuto la stessa
esperienza. L'esperienza è così intensa che il nostro intelletto si profonda tanto che la
memoria non può seguirlo.
Dante poi afferma che tutto ciò che ha visto nel regno santo del Paradiso sarà ora oggetto
della sua poesia, ovvero della sua opera letteraria che sta scrivendo, la Divina Commedia. In
questo modo, Dante descrive la sua esperienza mistica e la sua aspirazione a trasmetterla
al mondo attraverso la poesia.

Al arrivare Dante al Empireo e affacciare Dio, la sua luce e così tanto grande e invasiva che
oltrapassa i limiti umani

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