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Testo

Italiano
I Sepolcri
E senza tomba giace il tuo
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne sacerdote, o Talia, che a te cantando
confortate di pianto è forse il sonno nel suo povero tetto educò un lauro 55
della morte men duro? Ove piú il Sole con lungo amore, e t’appendea corone;
per me alla terra non fecondi questa e tu gli ornavi del tuo riso i canti
bella d’erbe famiglia e d’animali, 5 che il lombardo pungean Sardanapalo,
e quando vaghe di lusinghe innanzi cui solo è dolce il muggito de’ buoi
a me non danzeran l’ore future, che dagli antri abdüani e dal Ticino 60
né da te, dolce amico, udrò piú il verso lo fan d’ozi beato e di vivande.
e la mesta armonia che lo governa, O bella Musa, ove sei tu? Non sento
né piú nel cor mi parlerà lo spirto 10 spirar l’ambrosia, indizio del tuo nume,
delle vergini Muse e dell’amore, fra queste piante ov’io siedo e sospiro
unico spirto a mia vita raminga, il mio tetto materno. E tu venivi 65
qual fia ristoro a’ dí perduti un sasso e sorridevi a lui sotto quel tiglio
che distingua le mie dalle infinite ch’or con dimesse frondi va fremendo
ossa che in terra e in mar semina morte? 15 perché non copre, o Dea, l’urna del vecchio
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme, cui già di calma era cortese e d’ombre.
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve Forse tu fra plebei tumuli guardi 70
tutte cose l’obblío nella sua notte; vagolando, ove dorma il sacro capo
e una forza operosa le affatica del tuo Parini? A lui non ombre pose
di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe 20
e l’estreme sembianze e le reliquie tra le sue mura la citta, lasciva
della terra e del ciel traveste il tempo. d’evirati cantori allettatrice,
Ma perché pria del tempo a sé il mortale non pietra, non parola; e forse l’ossa 75
invidierà l’illusïon che spento col mozzo capo gl’insanguina il ladro
pur lo sofferma al limitar di Dite? 25 che lasciò sul patibolo i delitti.
Non vive ei forse anche sotterra, quando Senti raspar fra le macerie e i bronchi
gli sarà muta l’armonia del giorno, la derelitta cagna ramingando
se può destarla con soavi cure su le fosse e famelica ululando; 80
nella mente de’ suoi? Celeste è questa e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
corrispondenza d’amorosi sensi, 30 l’úpupa, e svolazzar su per le croci
celeste dote è negli umani; e spesso sparse per la funerëa campagna
per lei si vive con l’amico estinto e l’immonda accusar col luttüoso
e l’estinto con noi, se pia la terra singulto i rai di che son pie le stelle 85
che lo raccolse infante e lo nutriva, alle obblïate sepolture. Indarno
nel suo grembo materno ultimo asilo 35 sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
porgendo, sacre le reliquie renda dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
Ugo Foscolo - Dei Sepolcri non sorge fiore, ove non sia d’umane
dall’insultar de’ nembi e dal profano lodi onorato e d’amoroso pianto. 90
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome, Dal dí che nozze e tribunali ed are
e di fiori odorata arbore amica diero alle umane belve esser pietose
le ceneri di molli ombre consoli. 40 di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi
Sol chi non lascia eredità d’affetti all’etere maligno ed alle fere
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira i miserandi avanzi che Natura 95
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto con veci eterne a sensi altri destina.
fra ’l compianto de’ templi acherontei, Testimonianza a’ fasti eran le tombe,
o ricovrarsi sotto le grandi ale 45 ed are a’ figli; e uscían quindi i responsi
del perdono d’lddio: ma la sua polve de’ domestici Lari, e fu temuto
lascia alle ortiche di deserta gleba su la polve degli avi il giuramento: 100
ove né donna innamorata preghi, religïon che con diversi riti
né passeggier solingo oda il sospiro le virtú patrie e la pietà congiunta
che dal tumulo a noi manda Natura. 50 tradussero per lungo ordine d’anni.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi
fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti fean pavimento; né agl’incensi avvolto 105
contende. de’ cadaveri il lezzo i supplicanti
contaminò; né le città fur meste
1-13: Sotto l'ombra dei cipressi e dentro le tombe, confortate dal pianto dei vivi, forse la morte è meno
dura? (Inizia con una domanda retorica , con negazione, secondo la sua concezione materialistica e illu-
ministica; cioè le tombe non servono a niente.) Quando ormai il sole non illuminerà più il mondo e quan-
do ormai il futuro (le ore che danzano sono una forma poetica elegante) non ci sarà più per me, ne io ascol-
terò più la tua poesia o amico (Ippolito Pindemonte, al quale è dedicato il Poema e che scrisse un poe-
metto sui cimiteri), nè ormai mi ispirerà la poesia pura (perchè per Foscolo la poesia indica uno spirito di
libertà) che è stata d'aiuto alla mia vita tormentata,

14-22: per me, morto, che sollievo sarà una tomba, una lapide che distingua le mie ossa dalle tante spar-
se dovunque?. Purtroppo è vero! O Pindemonte! Anche la speranza, che è l'ultima a morire, scappa di
fronte alla morte; la dimenticanza trascina tutto nel suo buio e una forza continua tormenta tutto ed il tempo
cambia l'uomo, i cadaveri e tutto ciò che rimane della terra e del cielo..

23-29: Qui inizia la ribellione della Speranza, dell'Illusione che l'uomo, pur sapendo con la ragione che la
Tomba non serve a niente, col cuore vuole sperare di non morire del tutto, restare vivo nel ricordo, per le
imprese fatte. Ma perchè l'uomo deve togliersi, prima del tempo, l'illusione che una volta morto, lo fa un
po' fermare prima dell'Al di là? Non vive forse anche dopo morto, quando non vedrà la luce, se questa luce
può dare a lui l'affetto degli amici e dei parenti?

30-41: E' Divino questo scambio di affetto fra i vivi e i morti (quindi per prima cosa i Sepolcri servono a
mantenere vivo il ricordo del morto) e per questo il vivo vive col morto e il morto col vivo, se la terra pieto-
sa che lo raccolse da bambino, lo raccoglierà anche da morto, difendendo il suo cadavere dalle tempeste
e dai piedi del volgo e una pietra (lapide) conservi il suo nome e un albero profumato gli dia ombra. (al
femminile, dal latino, per un senso di dolcezza).

42-51: Solo colui che non lascia amici ha poca gioia della tomba e se pensa dopo il suo funerale, si vede
nell'Inferno o nel Purgatorio; ma lascia la sua polvere alle erbacce, dove nessuno andrà a pregare, nè un
passeggero solitario vedrà il sospiro che la natura ci manda dalla tomba. Però una nuova legge (Editto di
Saint Cloud, in Francia del 1804) vuole che i cimiteri siano lontani dalle città e le Tombe tutte uguali.

52-70: E ora Talia (la musa della poesia satirica, perchè Parini scrisse il Giorno, poemetto satirico contro
i signori ricchi, come Sardanapalo, Re assiro, vizioso) il tuo poeta è seppellito lontano dalla sua casa. O
Musa, tu non sei vicino a lui, sotto l'albero del Tiglio che ora è triste (dà un'anima all'albero, e questo è
classicismo) perchè non fa ombra sulla tomba di Parini.

71-91: Forse Parini è sepolto vicino ad un assassino che fu ghigliottinato. La città di Milano, corrotta, non
gli diede un degno sepolcro. (Ora Foscolo descrive, con un sentimento preromantico, lugubre, notturno da
Ossian, un cimitero). Ora senti la cagna abbandonata fra le sterpaglie, affamata e l'upupa (non è un uccel-
lo notturno, ma Foscolo qui la usa perchè, a causa di tante "U" dà un suono lugubre e cupo) che si nutre
di cadaveri (sporca) accusa la luce delle stelle. Purtroppo sui morti, se non ci sono pianti degli amici affet-
tuosi, non nasce nessun fiore. Adesso Foscolo dice che da sempre l'uomo ha dato importanza alle tombe,

92-104: da quando iniziò la civiltà con la famiglia, le leggi e la religione, per difendere i cadaveri (che la
Natura trasforma) dalle belve e dalle tempeste. Questo concetto Foscolo lo prende dallo scrittore Vico, ma
Foscolo a differenza del Vico non crede nella Provvidenza. Prima le Tombe erano sacre, perchè ricorda-
vano le imprese passate (quindi i Sepolcri servono anche a tramandare le grandi imprese e a far nascere
nei cuori forti, il desiderio di grandi cose e l'amor per la Patria).
pensiero
in alcune opere prevale la componente del preromanticismi e altre neoclassicismo,
neoclassica per eccellenza sono le grazie,
neoclassicismo si afferma e si diffonde in tutta europa intorno all’ultimo decennio del 1700 in
seguito alle scoperte di pompei ed ercolano si diffonde il culto dell’antichità classica,
winkelmann afferma che i principi di questa nuova classe sono la grandezza, la perfezione,
l’armonia e deve ispirarsi all’ideale del bello.
nelle opere di foscolo le forme sono neoclassiche e fa una ricerca di proporzione, armonia;
nella lettera delle illusioni, opera preromantica, ci sono elementi tematici e formali del
neoclassicismo; i classici che foscolo prende come modello sono anche i classici italiani
come dante e pretrarca, riprende anche autori moderni come parini a cui dedica una lettera
nelle lettere di jacopo ortis è in cui il protagonista lo incontra a milano e parlano di un forte
rigore, di una serietà.
anche nei sonetti si può leggere il tema della libertà, cioè l’esigenza della libertà che sia
politica nell’artista, morale libertà tra gli stranieri che opprimono l’italia, bei sonetti è presente
il tema della tomba come quasi come un rifugio dalle sofferenze o una fine inevitabile,
sepolcro e il nucleo familiare a cui dedica anche il carme, questa centralità della toma la
riprende dai poeti cimiteriali inglesi young e gray però loro celebravano le tombe della
povera gente al o tra rio di sofocle che elogiava le tombe dei grandi.
il preromanticismo nasce in germania con lo sturm und drang (impeto tempesta) viene scelto
questo titolo perché è il titolo di una tragedia scritta da un autore tedesco klinger, questa
tragedia parla di malinconia, tristezza,
temi: -ansia della libertà, -rifiuto di ogni classicismo, -culto del genio (opera d’arte è frutto di
una ispirazione, di un gran talento)
i canti di ossian parlano di virtù cavalleresche, amori infelici e fanno riferimento alla tomba,
sono preromantici e foscolo riprende la tomba e le atmosfere cupe e lugubri
in foscolo è presente sia lo neoclassicismo che il preromanticismo, nell’ottica, nei sepolcri, a
zacinto, nelle grazie (opera neoclassica che vuole portare la civiltà ed e un principio quasi
del romanticismo) c’è bisogno di evadere da un’atmosfera malionconica. (pag 69)
in foscolo è presente del pensiero materialista cioè non crede nel trascendente, e della
sopravvivenza dell’anima dopo la morte perché per lui tutto è materia, anche l’anima, anche
i classici (epicuro) lo dicevano. nichil=niente parola latina che poi diventa nichilismo, foscolo
quando scrive i sepolcri scrive che in essi c’è la memoria, una forma di sopravvivenza. la
sopravvivenza è legata alle tombe ma essendo materiali si dissolveranno, ma la poesia che
invece è eterna sopravvive il ricordo.
la tomba è in illusione della sopravvivenza grazie agli affetti familiari ed ai nuclei.
la poesia per foscolo ha anche un’altra funzione cioè ispirare il patriottismo, esposto nei
sepolcri ma soprattutto nelle ultime lettere di jacopo ortis.
in tutte le opere c’è il culto della natura
jacopo ortis “le illusioni”
le grazie, elogio alla natura, venere
a zacinto, terra bellissima che sorge dal mare greco
sepolcri descrive i dintorni di firenze, culla di dante e dei genitori di petrarca

vita
zante 1778 - turnham green (villaggio vicino a londra) 1827
niccolò era il suo vero nome, zante e un’isola greca ma nell’epoca della sua nascita faceva
parte della repubblica veneta come anche altre regioni balcaniche, padre italiano medico e
madre greca, legato molto alla grecia, ai poeti greci e la civiltà classica.
l’isola di zacinto è stata descritta da lui come un’isola feconda, ricca, fertile, piena di di vita.
successivamente si trasferisce a spalato (parte della repubblica veneta) in danimarca per
esigenze del padre, alla morte del padre si trasferì a venezia con la madre e li si dedico allo
studio della lingua italiana attraverso i classici ma anche attraverso i poeti contemporanei.
era povero ma ebbe debiti
era giacobbino esaltava la libertà
quando napoleone cedette la repubblica di venezia all’austria, era antiasburgico, se ne
andò, successivamente andò sui colli uganei (anche jacopo ortis), influenzato da alfieri che
scrisse tragedie come la mirra e il saul, anche lui scrisse una tragedia strutturata come
quella di alfieri. quando torno in italia vide che si erano formate morte repubbliche e vide
napoleone quasi come un salvatore, successivamente dopo il trattato di campoformio
diventa ostile nei suoi confronti e non lo appoggiava più. poi andò a milano dove conobbe
parini e monti, e per intercessione di quest’ultimo ottenne una cattedra di eloquenza, ma
prima si arruolò nell’esercito; sono rimaste scritte delle lezioni perché non riuscì d insegnare,
perse la possibilità perché la cattedra gli venne tolta per le sue posizioni antinapoleinica,
scrisse anche un’altra tragedia “Aiace” dove dietro il suo personaggio nasconde napoleone.
poi va a pavia
e poi va a firenze nella villa dello bello sguardo, villa scritta anche nelle “grazie”.
ebbe moltissimi amori come per esempio la contessa di albaní (successivamente compagna
di alfieri), fanni (amata da leopardi, ma non ricambiato da lei), le sue relazioni furono
brevissime.
dopo la sconfitta di napoleone foscolo torno a milano e gli austriaci gli offrirono la direzione
di una rivista letteraria importantissima, ma non accetto questo incarico e scelse l’esilio in
svizzera e poi in inghilterra a londra
lui era già un intellettuale conosciuto a livello europeo e a londra lavoro per una rivista
importante con lo scopo di tradurre in inglese le opere italiane più importanti.
spendeva più di quello che guadagnava perciò si indebitava.
dopo lo raggiunge la figlia e muore mentre stava traducendo l’iliade
mori a londra ma nel 1871 la sue spoglie vennero traferite a santa croce, chiesa che aveva
celebrato nei suoi poemi.
1-zante
2-spalato
3-venezia
4-milano
5-pavia
6-firenze
7-milano
8-svizzera
9-londra

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS


Non può essere definito romanzo moderno ma epistolare, ossia una raccolta di lettere che
scrive a un suo amico, Lorenzo Alberani per raccontare le sue scelte di vita.
3 edizioni
1- non completata e l’editore l’aveva fatta completare ad un altro, Bologna
2- Milano
3- Zurigo 1816

Il protagonista è un eroe e si sente deluso da Napoleone quando cede Venezia all’austria


con il trattato di campoformio, ritirandosi nei colli euganiei dove conosce Teresa, di cui si
innamora ma è promessa sposa di Odoardo (l’opposto di Jacopo, con un carattere diverso
perché è impetuoso, con volontà di vivere e partecipare. Odoardo è freddo e chiuso). Fino a
qui possiamo collegare questa storia con la vita di Foscolo, ma successivamente jacopo si
suicida per il suo doppio fallimento (da patriota e da uomo innamorato). L’opera può essere
accostata a quella di verter, la differenza è che jacopo è in conflitto con l’Italia Napoleonica,
verter è in conflitto con la Germania e anche lui si rifugierà nel suicidio. La morte è
considerato un rifugio, all’inizio è trattenuto dall’uccidersi per il rispetto della madre
affettuosa. L’opera orti non è nichilista (ossia che afferma la morte) ma è positiva perché orti
è alla ricerca di valori positivi (l’amore, la famiglia e la poesia-chiamate illusioni). Viene
definita quasi un’opera lirica, in cui il protagonista riflette di se stesso.
● Colloquio con parini- ortis dice di averlo incontrato a Milano, ormai vecchio in un
paesaggio serale e iniziano a parlare del fatto che in Italia c’è assenza di libertà e di
difesa della patria, consigliando di dedicarsi ad altre passioni. Jacopo dice che la sua
passione per Teresa è fallimentare e gli rimane solo che la morte (sepolcro). Parigi
risponde con pessimismo che non ha mezzi per poter riconciliare la patria, ed è la
sorte che porta all’onore. Parigi dice che un giovane così passionale ma povero finirà
soltanto per essere la vittima del potente.
● La lettera da Ventimiglia (12-15) - è come se guardasse l’italia dall’esterno dopo
essere arrivato a Ventimiglia. Osserva la divisione dell’Italia da parte delle nazioni, e
si chiede dove siano gli italiano che non possono difenderla non essendo unita. Lui è
solo e non può fare nulla.
● Illusioni e il mondo classico- Jacopo riesce a baciare Teresa e si sente veramente
felice ma sente che ci sono numerose illusioni (amore, bellezza, amicizia e la tomba),
che aiutano l’uomo a sopravvivere riuscendo a superare il dolore che tanto lo
perquote. L’amore è una forza positiva e tutto è figlio dell’amore.

I SEPOLCRI
È Foscolo stesso che lo definisce Carme dei sepolcri, ossia un poemetto in endecasillabi
sciolti. Lo compone sotto forma di epistola poetica all’amica Ippolito Pindemonte, il pretesto
era l’editto napoleonico dove stabiliva che i sepolcri fossero tutti fuori le mura della città e
che tutti fossero uguali. Le prime tesi di foscolo sulla morte sono materialista, ma questa
concezione nei sepolcri viene superata, in cui il sepolcro da una concezione di
sopravvivenza. La tomba dei grandi della storia serve a spingere chi si reca li di assumere la
stessa grandezza, quindi ha una funzione civile e storica. Qualcosa riesce a rendere eterno
il ricordo della morte, ossia la poesia. Anche i poeti cimiteriali descrissero i sepolcri, ossia
Young e Gray, che però descrissero le tombe della povera gente, al contrario dei grandi di
Foscolo.
La poesia venne descritta come afflato lirico, ossia lirica ma allo stesso tempo complessa, in
quanto ritiene che sia il pubblico ad innalzarsi all’altezza della poesia (i romantici
affermarono che il concetto della poesia dovesse essere utile e comprensibile).
1. Vv. 1-90, il valore affettivo delle tombe, afferma che il sepolcro è il nucleo degli affetti
familiari
2. Vv. 91-150, si parla della funzione civile delle tombe, sono espressione di civiltà (4
esempi: civiltà medievale in modo negativo, civiltà classica che ha una descrizione positiva,
civiltà inglese sempre vista in modo positivo, bello italo regno in cui si fa riferimento a Parini
che non venne onorato alla sua morte ma sepolto in una tomba comune)
3. Vv. 151-212, si parla del valore storico delle tombe, definite urne dei forti che possono
servire da esempio a chi le frequenta. Queste tombe accendono gli animi a fare cose nobili
4. Vv. 213-295, si parla della funzione della poesia, soprattutto di rendere eterno il ricordo e
conservare la memoria (fa riferimento a Omero e i suoi poemi, perché celebrò anche gli
sconfitti ed ha una funzione civile)

LE GRAZIE
Un poema incompleto che dedica alle divinità le grazie (sono divinità della bellezza che la
mitologia greca considera figlie di Zeus o del dio sole, che lega alla dea Venere). Dedica un
poema alle grazie per lo sculture Canova il quale realizzo un’opera scultorea alle grazie.
Esempio più alto di poesia neoclassica e per forma poetica, che ha come tema quello
mitologico. Il suo progetto era quello di scrivere un inno alle grazie con la metafisica del bello
(descrizione di idea del bello).
1. Aglaia- splendore
2. Eufrosine-gioia
3. Talia-portatrice di fiori
All’inizio avrebbe voluto scrivere un inno ininterrotto ma ne scrisse 3
1. A venere, dea della natura. Dalle acqua del mar sono nacque venere e le grazie (come a
Zacinto), questa bellezza toglie gli uomini dalla loro condizione di bestie
2. A vesta, dea custode del fuoco eterno. La scena si colloca nella Villa di Bellosguardo, in
cui il poeta ha vissuto e immagina un rito (3 donne gentili offrono dei doni alle grazie e
regalano un’arpa, un favo e un cigno- sarebbero la musica, la poesia e la danza, donando
quindi le arti che a loro volta trasferiscono agli uomini.) la poesia quindi è anche allegorica,
con dei significati interiori, rivalutandola.
3. A Pallade, dea delle arti e maestra degli ingengni. Lo ambienta nell’isola di Atlantide
perché palate si rifugia su quest’isola per non essere raggiunta dagli uomini che la vogliono
con se in guerra. Qui decide di donare un velo con cui proteggere le grazie dagli uomini; sul
velo vengono ricamati i sentimenti più elevati (allegoria), come l’amore filiale, l’amore
materno, la giovinezza, l’amore coniugale, l’ospitalità. La poesia spinge a nutrire sentimenti
positivi e civili, non solo neoclassica ma anche preromantica
Le dee fanno da intermediari tra cielo e terra, capaci di spingere gli animi degli uomini a
essere più elevati attraverso la bellezza che li porta alla civiltà. Questo è l’esempio più alto di
poesia neoclassica e il tema verrà ripreso anche da Manzoni.

L’opera venne definita da Foscolo stesso, Carme dei sepolcri, ossia un poemetto in
endecasillabi sciolti. Lo compone sotto forma di epistola poetica all’amico Ippolito
Pindemonte. L’opera può essere divisa in quattro parti, in quanto presenta argomenti
differenti.
1. Vv. 1-90, si parla del valore affettivo delle tombe, afferma che il sepolcro è il nucleo degli
affetti familiari, con l’illusione che l’uomo rimane in vita nei ricordi di chi lo ama
2. Vv. 91-150, si parla della funzione civile delle tombe, sono espressione di civiltà (4
esempi: civiltà medievale in modo negativo, civiltà classica che ha una descrizione positiva,
civiltà inglese sempre vista in modo positivo, bello italo regno in cui si fa riferimento a Parini
che non venne onorato alla sua morte ma sepolto in una tomba comune). Negli ultimi versi
di questa parte viene annunciata l’ultima parte del carme, la quale è preceduta
3. Vv. 151-212, si parla del valore storico delle tombe, definite urne dei forti che possono
servire da esempio a chi le frequenta. Queste tombe accendono gli animi a fare cose nobili.
Foscolo inserisce nel poemetto Machiavelli,Michelangelo, colui che donò san pietro a Roma,
Galileo, che espresse le sue teorie sui corpi celesti, Dante che iniziò la divina commedia
prima di fuggire da Firenze ed infine Petrarca a cui firenze dona i genitori e la lingua.
4. Vv. 213-295, si parla della funzione della poesia, soprattutto di rendere eterno il ricordo e
conservare la memoria (fa riferimento a Omero e i suoi poemi, che secondo la profezia di
Cassandra,celebrò anche gli sconfitti interrogando le urne.

la morte in confronto in tutte le opere


foscolo nel sonetto
"alla sera compare quest'ultima alla morte come quasi un momento di quiete che pacifica le
sue sofferenze, ma scrive che da essa non c'è ritorno, la descrive come un nulla eterno.
nel sonetto "a zacinto" all'inizio fa riferimento alla nascita e alla vita, ma successivamente
anche qui nomina il sepolcro e perciò anche la morte, compara la
nascita di venere dalle acque, poiché anche zacinto sorgeva dalle acque, e l'acqua è
l'elemento vitale per eccellenza, e la sua tomba completamente priva di vita, sarà
illacrimata perché è in esilio. nell'ultimo sonetto "in morte al fratello giovanni" il tema
principale è proprio la morte del fratello che definisce quiete al suoi tormenti, essendo in
esilio il poeta non può
andare a consolare sua madre sulla tomba del fratello, ma spetta a lei tenere insieme la
famiglia essendo il nucleo degli affetti.
anche nei sepolcri il tema principale è la morte. si parla infatti della funzione dei sepolcri che
sono un'illusione di sopravvivenza e le tombe anche qui vengono
descritte come il nucleo degli affetti familiari, scrive anche che le tombe dei grandi devono
ispirare grandezza e rendere vivo il ricordo dei defunti.
nelle ultime lettere di jacopo ortis, il protagonista jacopo decide di suicidarsi alla fine
sopraffatto dal dolore per la perdita di teresa e perché non può tornare in patria, infatti anche
qui la morte pone fine alle sue sofferenze.

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