Sei sulla pagina 1di 18

MITOSTORIA

di Giovanni Avogadri
(2012)

1
I
I poemi di Eros

“Prima nacque il Caos, poi Gaia


dall'immenso seno, base per sempre salda per tutti
gli immortali signori della cima del nevoso Olimpo,
e il Tartaro, sotterraneo grande di gallerie tetre,
ed Eros, che è il più bello fra gli dei immortali,
scioglimembra, che sottomette la mente e le sagge
intenzioni in tutti gli dei come in tutti gli uomini”;
Esiodo, Teogonia

2
Non credete a coloro che dicono

che la Bellissima sia mia madre,

sono nato da Caos e da Terra,

pochi attimi dopo Notte ed Erebo

per questo i primi mi chiamarono Fanes,

luce che mostra e che crea.

Giovanissimo ho visto la nascita del Tempo,

la Bellissima è mia sorella

per questo portiamo i segni dell’inizio,

siamo due in uno e sconvolgiamo

la vita degli olimpici e dei mortali.

Io irrompo e brucio e ferisco

- sono il lampo che taglia la notte -

e il Cosmo prende vita la Bellezza si mostra.

Lo videro tacendo gli esseri dell’inizio

e gli uomini si inventarono guardandoci:

noi due abbiamo creato la loro anima.

Non credete alle storie che si raccontano

di déi gelosi della bellezza mortale,

noi gli abbiamo insegnato l’una e l’altra

ma ne hanno avuto paura.

Anche adesso,

mentre si nascondono dietro le parole

noi creiamo il mondo in ogni momento.

Se ne accorgono gli animali

i bambini gli amanti

3
chi è vicino all’origine

o alla fine di un mondo vecchio.

Ogni tecnica, ogni arte nascono da noi,

déi inventori ed imbroglioni sono figli nostri,

viandanti e guide di anime

che ripetono incessantemente

l’ascesa e lo sprofondare.

La creazione avviene ogni momento.

4
Nella casa di Afrodite

Adesso sono io al buio.

Chiuse le cortine non filtra l’azzurro di Cipro,

ma solo le grida dei gabbiani.

Non è questa la bruciatura

che sconvolse il mio corpo d’anima

e non so dire quanto tempo sia passato

da quella prima ferita mortale e sconosciuta

che lei mi provocò.

Adesso sono io stesso Ferita

tutto aperto adesso so

da chi viene il mio corpo,

Mancanza e Desiderio i miei genitori,

li riconosco in ogni attimo del tempo

in questa dimora che mi custodiva immortale.

Gli uomini chiamano l’amore

invocano il mio nome e lo maledicono,

io che adesso non so dove lei sia

non rido più sulle loro sventure

ma danzo il desiderio e la mancanza

fabbricandomi mani d’amore.

Ormai manca poco.

5
Nella valle

Eppure come è popolata questa solitudine.

Da quando sto imparando il tempo

ogni giorno arrivano segni loro,

gli immortali che tanto mi temevano.

Il Briccone sorride compiaciuto

come quando giocavamo tra cielo e terra.

Lui che conosce le strade e gli incroci

mi mostra passo a passo il cammino.

Pan l’eterno – dopo aver salvato Psiche –

presso il fiume di giugno mi ha riempito le nari

dell’odore del suo corpo verdeggiante,

fragore di cicale afrore di capro

che salva dalle altezze.

Dioniso tenebroso presiede le discese,

l’affondare nel tramonto e i terrori della notte

ora sono rifugi per la Bellezza Sconosciuta.

Perfino Zeus Altissimo

s’è mostrato coi suoi animali,

Aquila e serpente

per prometterci aiuto e fedeltà

Ora che tutti e due

fatti ciascuno Amore e Anima

Attraversiamo terra e cielo.

6
Da Creta

In realtà non volevo solo volare.

Per questo sfioravo la superficie delle onde

per cercare i barbagli del fondale illuminati dal sole

e la luce verde di cui splendeva l’abisso.

Comunque era sete di acqua salata

a chiamare il vento sulla pelle.

Poi mi sono risvegliato

nel centro della navigazione,

un senso che non conoscevo

dirigeva lo sguardo e la forza,

io stesso barca e oceano

e sono stati tutti i venti

ad insegnarmi la paura e la rotta possibile,

prima sopra poi dentro

il palazzo marino d’ un minotauro azzurro.

Quindi l’acqua m’ha condotto ad una riva

e dappertutto la tenebra è fiorita

delle alghe più antiche:

ho steso il corpo su quel letto freschissimo

il mare è diventato il prato degli inizi

e ora i passi uno per volta lungo la costa

oltre i confini.

7
I poemi di
Psiche

“Noi sappiamo dire molte menzogne


simili al vero
ma sappiamo anche, quando vogliamo, il
vero cantare".
Così dissero le figlie di Zeus, abili nel
parlare
e come scettro mi diedero un ramo
d'alloro fiorito.”

(Esiodo, Teogonia)

8
Il canto di Psiche

“Quanto amo la fatica di questo amore

che costruisce la sua infinità nella finitezza

la sua eternità nella morte.

Quanto amo la nostra bellezza mortale

nell’unicità di ogni momento

una volta sola, una sola volta

e una per una fino in fondo, giù”.

Questo si diceva la bellissima Psiche

mentre scendeva da Ade

a prendere l’unguento di Afrodite,

l’ultima prova:

conoscere la morte per esperienza

e mentre scendeva non vedeva la sua bellezza

perché non aveva specchio

né più la promessa di Eros.

L’Amore sgorgava da lei sola

tenace più della morte e degli inferi.

Perciò la videro gli dèì

e la riconobbero.

9
Nelle dimore di Ade

Eppure sapevo bene la strada,

le voci le presenze soccorrevoli

le portavo insonore ma forti dentro di me.

Attraversai i latrati e la pioggia gelida

senza quasi accorgermene

perché desideravo conoscerti,

antichissima adolescente

regina del regno delle ombre.

Prima di me prima di tutti noi mortali

tu hai conosciuto il regno di sotto

lo spazio d’ogni ricchezza.

Lasciami sedere a terra di fronte a te

assisa sul tuo trono di tenebra e tempo

che io mangi come una schiava ai tuoi piedi

il pane che mi concedi

pane di afflizione che nutre nelle tue dimore.

Persefone

Già non sei più schiava.

Scelta come sei stata dall’Amore

hai conosciuto le nozze notturne

e ne porti il frutto nel grembo,

quel frutto che io non conosco.

10
Regina delle tenebre e dell’eternità,

fui rapita adolescente e la bellezza che vedi

è un dono senza tempo.

Questo invece chiedo a te:

il passare del tempo

e la sua leggerezza mortale.

Psiche

Fu un attimo di luce

la debole fiamma della lampada

che avevo deciso di accendere

a mostrare la bellezza e a ferire.

Fuggì lo sposo e conobbi un’altra notte,

vagai nelle valli senz’altra guida,

muti i templi delle dee della vita

sapevo che Afrodite mi cercava.

Per questo entrai proprio lì,

nella sua dimora stessa

dove Amore ferito soffriva

separati eppure vicinissimi.

Persefone

Che significa camminare sulla terra,

su questo confine incerto tra vita e morte?

Io conosco solo l’una o l’altra,

una stagione di eterna fioritura,

11
un inverno infinito.

Psiche

Camminiamo nel fondovalle

portandole entrambe quelle stagioni.

Dopo la fuga di Amore,

mute le madri e vuoti gli altari,

vedevo dapprima solo compiti impossibili

i grani di Cerere sparsi e mischiati

e arrivò il piccolo popolo ad aiutarmi.

Ho vagato senza mappe né certezze

nei luoghi che mi sembrava non conoscere più

e fu proprio Pan - il più temuto –

a trarmi in salvo dal fiume.

Solo adesso che porto in grembo

una vita invisibile e fragile

so che non c’è inimicizia tra la vita e la morte.

Persefone

L’amore del tuo amore

che porti nell’intimo

è come il seme di melagrana.

Psiche

Sono scesa nel tuo regno

per adorare per chiedere per celebrare:

12
ho bisogno della tua bellezza,

quella che Afrodite non conosce.

Persefone

Solo questa ti manca,

questa solo posso darti

e tu sai che è un dono per sempre.

Presi tra le mani il cofanetto:

sembrava ossidiana.

Ma già il buio non mi teneva più

non mi tenevano più i mostri e le fiere

e tornata nel mondo di sopra

nel verde della primavera

vedevo solo il mio amore

e l’eternità del suo abbraccio.

Ricordavo bene la proibizione d’aprirlo

ma ormai i miei occhi erano aperti.

Ora so che si può morire alla morte

lasciandosi cadere nel sonno.

Fu allora che lo Spirito fuggitivo divenne uomo

e si precipitò senza fiamma né freccia.

Non fu come la prima volta

nel palazzo buio.

Amore adesso sono i nostri volti

13
rivolti all’aperto,

le mani appoggiate

non trattengono più nulla

un sorriso pacato e silente

fiorisce eterno sulla terra.

14
Due poemi di
Pan

“SOCRATE: Non conviene forse,


prima di incamminarci,
rivolgere una preghiera
alle divinità di questo luogo?”
(Platone, Fedro)

15
I

È il ricordo più antico


un prato verticale di timo e cicale.
È l’orto chiuso ed esposto
il temenos inondato dal sole del meriggio.

Odore di resina
s’innalza dalla collina.
Microcosmi di alghe
lentisco leccio rosmarino.

Netti i confini della luce


sulle rocce a disegnare cespugli.

I pini preghiera terrestre


che sorge dalla macchia
a mostrare il cielo a chiamare il mare.

Microcosmi di alghe
lentisco leccio rosmarino.
afrore terrestre corpo divino
Spirito del tutto vivente.

16
Eco

Di notte tutte le fonti

cominciano a sgorgare,

ne riconosco il suono

consistenza del corpo,

consapevolezza della mente.

Nel ritmo del respiro

tutto è aperto a bere dalla Fonte.

Ora che mi distendo accanto a te

riconosco ogni cosa nel tuo volto

che custodisce ed espone

il mistero del tuo essere

il ventre centro del mondo

il dolcissimo colle del tuo sesso.

Ti riconosco mi riconosco

in questa coppia

che sta creando un mondo.

17
18

Potrebbero piacerti anche