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1-2 (Gennaio-Dicembre)
L’IMMAGINE RIFLESSA
TESTI, SOCIETÀ, CULTURE
Esibire il nascosto
Testi e immagini dell’osceno
Edizioni dell’Orso
Alessandria
L’IMMAGINE RIFLESSA
Pubblicazione periodica semestrale
Registrazione presso il Tribunale di Alessandria
n° 430 del I Aprile 1992
L’esibizione del nascosto nel genere lirico occupa, nel panorama della
poesia romanza medievale, un posto sostanzialmente marginale; se, nella
produzione romanzesca o prosastica (fabliaux, dits e quant’altro), quella
che Michail Bachtin definisce polifonia permette la possibilità di un incro-
cio fra registri alti e bassi, sia per fini parodistici (Voyage Charlemagne)
che per puri Jeux littéraires, il carattere più rarefatto e tendente all’isomor-
fismo dei generi lirici rende molto più ardua l’inserzione di nuclei bassi in
un generale tono elevato. Esistono generi preposti a raccogliere la produ-
zione comico-realistica – per lo meno nel XII e XIII secolo – che, tuttavia,
si osservano tutto sommato marginalizzati sia nelle varie tradizioni mano-
scritte (si parla soprattutto di quella provenzale), sia nelle trattazioni teori-
che: neppure nelle Leys d’ Amors troviamo traccia di normalizzazione dei
generi satirici, al di là della generica definizione di sirventese1.
Il caso galego-portoghese, invece, contraddice palesemente queste ca-
ratteristiche: non solo il genere d’escarnho e maldizer si trova rappresen-
tato da circa 500 testi nel codice Colocci – Brancuti (10991 della Bibliote-
ca Nacional di Lisbona), in un computo numerico che lo pone a pari di-
gnità coi più illustri generi tradizionalmente amorosi, le cantigas d’amor e
d’amigo, ma la sua esistenza si trova elevata a norma nel breve trattato di
1. Il sirventese, per quanto riguarda i principali trattati di area per lo più catalana, viene de-
finito in modo abbastanza sommario, indicando genericamente il tema di cui tale compo-
nimento deve trattare e la sua natura di contrafactum; nelle Leys d’Amors si evidenziano
entrambi i fattori – contenutistico e formale – e si aggiunge il «mal dig especial», nozio-
ne che, curiosamente, si avvicina abbastanza a quello che il breve trattato di poetica gale-
go-portoghese chiamato Arte de trovar codificherà come cantiga d’escarnho e maldizer.
poetica, parzialmente trascritto nelle prime carte del codice. In esso trovia-
mo la distinzione fra escarnho e maldizer secondo l’uso o meno dell’ae-
quivocatio; ciò porterebbe ad accostare le poesie satirico-morali, i sirven-
tesi in generale e i residui esempi di generi secondari come il planh al mal-
dizer, mentre le poesie che si fondano sull’uso dell’equivoco semantico,
del doppio senso, potrebbero ascriversi al sottogenere dello scherno. Ora,
questa terminologia presenta numerose questioni che non è possibile trat-
tare in questa sede, essendo l’Arte de Trovar galego-portoghese un testo di
non sempre immediata comprensione. Ad esempio, il procedimento retori-
co dell’ aequivocatio, che sta alla base del genere satirico, viene sostan-
zialmente frainteso dall’anonimo redattore del trattato, poiché l’equivoco
come lo si intende nella tradizione latina, mediolatina e nelle stesse teoriz-
zazioni romanze, appare soltanto in minima parte in scherni e maldicenze:
piuttosto, si dovrà parlare di multivocatio e ambiguitas. Ancora, il proble-
ma relativo all’effettiva pertinenza di tali etichette di genere presenta nu-
merosi spunti e possibilità di interpretazione dei testi, ma è un fatto che il
corpus d’escarnho e maldizer risulta essere il più compatto e, si direbbe,
ideologicamente strutturato (in termini, appunto, di consapevole elevazio-
ne del genere satirico a pari dignità di quelli tradizionali) che ci sia giunto.
Pertanto, ci troviamo di fronte ad un unicum in tutto il panorama della
lirica romanza medievale, nonostante nessun critico si sia mai soffermato
più di tanto su questo fondamentale elemento. Ciò pone diverse questioni
relative anzitutto al rapporto con il modello provenzale: al di là delle rela-
zioni che intercorrono fra le rispettive tradizioni di poesia d’amore, e te-
nendo altresì conto dei rapporti storicamente comprovabili fra trovatori pe-
ninsulari e di lingua occitana2, è innegabile affermare che, nel campo della
poesia satirico-parodica, i punti in comune si misurano sull’uso di medesi-
me immagini e temi, senza tuttavia poter stabilire rapporti precisi fra le due
tradizioni. In realtà, si delinea, a mio avviso, una situazione in cui il genere
satirico-parodico galego-portoghese si configura come collettore di una tra-
2. Per quanto riguarda i rapporti di natura essenzialmente tematica fra la cantiga d’amor e le
cansos provenzali si veda J. M. D’Heur, Recherches internes sur la lyrique amoureuse
des trobadours galiciens-portugais (XII-XIV siècles), contribution a l’étude du «corpus
des troubadours», Paris, s.l., 1975. Uno strumento imprescindibile per chi voglia acco-
starsi alla questione dal punto di vista dei rapporti formali è il recente volume La lirica ga-
lego-portoghese (Roma, Carocci, 2003), nel capitolo 2, redatto da P. Canettieri e C. Pul-
soni.
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3. Cfr. G. Tavani, La lirica galego-portoghese, GRLMA II, fasc. 6, Heidelberg, Carl Winter
Universitätsverlag, 1980.
106 Simone Marcenaro
4. Cfr. REW, p. 159 e anche V. Bertolucci Pizzorusso (a cura di), Le poesie di Martin Soa-
res, Bologna, Libreria antiquaria Palmaverde, 1963, p.139, nota 5.
5. D’ora in poi, i testi non presenti in appendice verranno segnalati secondo il numero pro-
gressivo definito dall’edizione collettiva Lirica Profana galego-portuguesa. Corpus
completo das cantigas medievais, con estudio biografico, analíse retórica específica, 2
voll., a cura di Mercedes Brea et al., Santiago de Compostela, Xunta de Galicia - Centro
Ramon Pineiro, 1996, abbreviato in LP.
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6. Fui eu poer a mão noutro dia (LP 18,20), di Alfonso X; l’editore del canzoniere alfonsi-
no J. Paredes (Alfonso X el Sabio – Cantigas Profanas, Granada, Universitad de Grana-
da, 1988, p. 239) propone la lettura conon, accrescitivo-dispregiativo di cono, lezione ac-
colta anche dal Lapa nell’edizione del 1970 della sua raccolta di canzoni satiriche penin-
sulari (Cantigas d’escarnho e maldizer dos cancioneiros medievais galego-portugueses,
2. edição revista e acrescentada pelo Prof. M. Rodriguez Lapa, Vigo, Galaxia, 1970) e,
più recentemente, da LP.
7. Lapa, Cantigas d’escarnho, p. 18 (ed. del 1965).
108 Simone Marcenaro
8. Cultura Neolatina IV-V (1944-45): 30. Cfr. anche le osservazioni in N. Pasero (a cura
di), Guglielmo IX - Poesie, Modena, Mucchi, 1973, pp. 112.
L’osceno nella lirica medievale 109
10. Il ‘ciclo’ di Fernan Diaz comprende, oltre alla cantiga già citata i componimenti LP
16,10 (Airas Perez Vuitoron), 31,1 (Estevan Faian), 120,6 (Pero da Ponte), 125,15 e 42
(entrambe di Pero Garcia Burgalês).
L’osceno nella lirica medievale 111
gua il malcapitato. Nel caso di Diaz tutte le cantigas a lui dedicate, che
sparlano della sua presunta omosessualità, inducono a pensare che qui il
motivo si ripeta. Non dovrà nemmeno trascurarsi che, ogniqualvolta si
parla del tema matrimoniale-omosessuale legato a Diaz11, troviamo la si-
gnificativa espressione casamento d’ome, cioè ‘matrimonio fra uomini’.
Un discorso simile riguarda l’espressione trasnoitar sobre un homen;
quest’ultima è adoperata dal medesimo Pero Garcia Burgalês (LP 125,42)
per burlarsi dell’operato di Fernan, che di giorno svolge zelante il suo la-
voro catturando i malfattori, per poi usufruirne in altro modo nottetempo. Il
permanere della coppia oppositiva sopra / sotto si sviluppa nell’alveo del-
l’altro procedimento che oppone i due estremi cronologici, prima / dopo.
Relativamente a questo settore, di cui più volte si è rimarcata l’ardua prati-
cabilità, rimangono ancora alcune espressioni per completare la provvisoria
e sommaria serie lessicale che lo caratterizza. Tutte le seguenti richiedono
meno fatica per individuare il senso a cui vogliono alludere, inserite come
sono in discorsi del tutto manifesti: nel caso di Estevan da Guarda, infatti
(LP 30,13), le accuse di pederastia mosse ad un certo Alvar Rodriguez si
avvalgono di una terminologia così scoperta da evadere da quella sorta di
autocensura che rende lo scherno di abitudini al di fuori della norma più ric-
co di doppi sensi e giochi lessicali. Così, il verbo tomar (lett. ‘ricevere’),
preceduto dal verbo foder in rara accezione omosessuale e dal sostantivo
caralho, va senza dubbio inserito nella serie12. Altri casi presentano mino-
re immediatezza d’interpretazione e pertanto dovranno accogliersi con
qualche riserva, ancorché alcuni indizi legittimerebbero l’acquisizione di
questa chiave di lettura. Un esempio per tutti è la coppia di verbi, che si ri-
pete in iterazione parallelistica in una poesia di Afonso Meéndez de Bee-
steiros, desseinar (dimagrire) ed enseinar (ingrassare), per i quali già Ro-
11. La metafora oscena del matrimonio fra uomini legata a Fernan Diaz è ripresa nel testo
LP 31,1 (cfr. nota 10), composto da Estevan Faian.
12. Vv.15-21: «Alà guarde toda prol en seu seo / Álvar Rodriguiz, que pôs entomar / daque-
ste mouro, que non quis guardar / de seu foder, a que tan moço veo». Alvar Rodriguiz è
un altro personaggio sul quale trovatori e giullari peninsulari si accaniscono per formare
un miniciclo di poesie dedicate ad una sua caratteristica oscena. In questo caso, tale ciclo
è costruito quasi interamente da Estevan da Guarda che, oltre al testo succitato, è autore
di altre quattro cantigas (LP 30,1,2,14), che variano sul tema di satira sociale legato alla
pederastia, specialmente in relazione alle tendenze pederaste di Don Rodriguiz nei con-
fronti di giovani convertiti (la ricorrente figura del mouro). Al trovatore portoghese si
aggiunge Pedro de Portugal (LP 118,1).
112 Simone Marcenaro
sto tema nelle nostre cantigas è fuor di dubbio, vista l’inequivocabilità del
distico di refram della breve cantiga di Afons’ Eanes do Coton [testo 12].
Ipotizzarne un secondo, invece, risulta più arduo ma non infondato; LP
81,4, di Johan Vasquiz de Talaveira, si articola infatti sul rapporto fra Ma-
ria Leve, soldadeira oggetto di più d’una poesia di scherno, e una giovane
servente (manceba) con la quale ella litiga frequentemente; nonostante la
situazione burrascosa, Maria non riesce a separarsi dall’amica, che gode di
fama non proprio buona, considerati i luoghi che frequenta, e dunque è co-
stretta a seguirla ovunque ella vada («ena Moeda Velha vai morar / Dona
Maria Leve, a seu pesar»). Se qui è legittimo postulare una descrizione di
un rapporto amoroso, appare notevole il tono di una poesia che non gioca,
neanche velandoli, su toni farseschi ed irriverenti, ma introduce una sorta
di microdramma psicologico, che non contribuisce a chiarire la natura del
rapporto su cui ruota la poesia, ma che si caratterizza per un sostanziale
scarto dalla grossolanità di molti scherni e maldicenze. Tuttavia bisognerà
ancora una volta tenere conto della tendenza a coprire il significato mani-
festo laddove si tratti di temi considerati evidentemente passibili di un
maggiore densità metaforica.
Riguardo all’incesto, infine, il valore del verbo perfiar, ‘litigare’, si
manifesta chiaramente mediante le affermazioni di Estevan da Guarda, au-
tore del testo 13 (vv. 5-7, 15-17), nelle quali l’enjambement rinforza la
sconvenienza di quell’insistito perfiar con vossa madre; inoltre, il prota-
gonista Don Foan usa una parola strettamente legata al discorso erotico, il
provenzalismo solaz, e la stessa madre si rivela la prima a voler proseguire
il ‘gioco’ (vv. 12-14 ) col figlio.
In conclusione, l’interesse di natura semantica che ricopre questo parti-
colare settore della produzione lirica peninsulare necessita di ulteriori
chiarimenti e interpretazioni, per cercare di comprendere il più possibile
in-jokes cortesi che, quando le rubriche esplicative dei codici non vengono
in nostro soccorso, non sono affatto di immediata comprensione per il let-
tore moderno.
escutz joignent sans lance. / N’ont soignes de lange en lor balance / ne en lor mole pont
de mance». (E. de Fougère, Il libro degli stati del mondo: i modi di essere dei tipi socia-
li, a cura di G.C. Belletti, Milano-Trento, Luni, 1998). Interessante, in una prospettiva
comparatistica, la metafora della bara (‘sarqueu’) per indicare i genitali femminili: essa
potrebbe rimandare all’idea della primaria funzione fecondatrice peculiare al rapporto
eterosessuale, impedita qui invece proprio dalla mancanza della lance: pertanto, la colpa
dell’amore fra donna e donna sta proprio nell’infecondità che esso comporta.
114 Simone Marcenaro
APPENDICE
E, meus amigos, par Santa Maria, E, amici miei, per Santa Maria,
se madeira nova podess’ aver, se potessi avere ‘legna’ nuova
logu’ esta casa iria fazer erigerei subito questa casa
e cobri-la; e descobri-la-ia e la ricoprirei; e la riscoprirei
e revolvê-la, se fosse mester; e rivolterei, a mio piacimento
e se mi a mi a abadessa der e se la badessa mi fornisse
madeira nova, esto lhi faria. ‘legna’ nuova, questo farei.
2 - Alfonso X LP 18,2115
Joan Rodríguiz foi osmar a Balteira Joan Rodriguiz prese le misure alla Balteira
sa midida, per que colha sa madeira; per ottenere la sua ‘legna’;
e diss’ ele: -Se ben queredes fazer, e disse: - se volete fare bene,
de tal midid’ a devedes a colher, dovete prenderne di questa misura,
assi e non meor, per nulha maneira. così e non di meno, in nessun modo.
15. Al v. 10 il senso non è molto chiaro, tuttavia è facilmente ipotizzabile la metafora della
scala come allusione alla figura stessa della soldadeira – vale a dire niente più che una
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A Maior Moniz dei já outra tamanha, A Maior Moniz ne diedi già un’altra tanto
[grande,
e foi-a ela colher logo sen sanha; ed egli subito la prese senza furia;
e Mari’ Aires feze-o logo outro tal, e Maria Aires subito fece lo stesso,
e Alvela, que andou en Portugal; ad Alvela, che andò in Portogallo;
e já i a colheron êna montanha. e già la presero nella montagna.
E o perdon é cousa mui preçada E le indulgenze sono una cosa di molto valore
e que se devia muit’ a guardar; e che si dovrebbe sorvegliare con molta
[attenzione;
mais ela non á maeta ferrada ma lei non ha il cofanetto blindato
en que o guarde, nena pod’aver, in cui possa conservarle, né potrebbe averlo,
prostituta, in questo caso – per la quale cfr. anche Libro de Buen Amor 927a («Que hace
subir al amante hasta su amada, escalando dificuldades»). Pernas ha il significato lette-
rale di ‘cosce’; in questo caso si assiste ad un procedimento per cui il significato origina-
rio del lemma coincide con ciò a cui il verso vuole alludere – le cosce della soldadeira –
ma, restando al significato letterale del verso, appare col significato di ‘perno’, ‘lato’, ri-
ferito alla scala. Si può anche pensare alla scala come simbolo verticalizzante dell’atto
sessuale. Anche per la montanha si può pensare ad un doppio senso erotico: l’editore di
Alfonso X Paredes, con Rodriguez Lapa, pensa ad un’allusione alle natiche, mentre sem-
brerebbe più agevole pensare al monte di venere.
116 Simone Marcenaro
ca, pois o cadead’ en foi perder, perché, dopo che fu perso il lucchetto,
sempr’ a maeta andou descadeada. il cofanetto fu sempre aperto.
Tal maeta como será guardada, Come sarà protetto un tale cofanetto,
pois rapazes albergan no logar, dal momento che i rapaci dimorano nel luogo,
que non aja seer mui trastornada? che non debba essere molto rovistata?
Ca, o logar u eles an poder, Poiché nel luogo dove essi hanno potere,
non á pardon que s’ i possa asconder, non vi è indulgenza che vi si possa
[nascondere,
assi saben trastornar a pousada. tanto bene sanno rovistare la casa.
Elvira López, aqui, noutro dia, Elvira Lopez, qui, l’altro giorno,
se Deus mi valha, prendeu un cajon: che Dio mi aiuti, si trovò in un pasticcio:
deitou na casa sigo un peon, si coricò con lei in casa un villano,
e sa maeta e quanto tragia e pose il suo cofanetto e quanto v’era dentro
pôs cabo de si e adormeceu; ai suoi piedi e si addormentò;
e o peon levantou-s’ e fodeu, e il villano si alzò e la fotté,
e nunca ar soube de contra u s’ ia. e non si ha nessuna prova contro di lui.
que·m tramezes del sieu estui perché mi invii la ‘controchiave’ per aprire il
la contraclau. suo tesoro.
non quer’ eu perder este fodestalho non voglio perdere questo vizio di fottere
nen estas putas nen aquest’ entençar, né queste puttane né questo tenzonare
[(disputare),
nen quer’ ir per outras fronteiras andar, né desidero andare per altre frontiere,
perdend’ o viço’ e dando-mi trabalho. perdendo il vizio e procurandomi fatica.
Eu digo mal, com’ ome fodimalho, Dico male, come uomo fottitore,
quanto mais posso daquestes fodidos quanto più posso di questi fottuti
e trob’ a eles e a seus maridos; e compongo per essi e i loro mariti (ironico,
[nel senso di amanti);
e un deles mi pôs mui grand’ espanto: e uno di essi mi procurò un grande spavento:
topou comigu’ e sobraçou o manto si incontrò con me e sollevò il vestito
e quis en mi achantar o caralho. e volle ficcarmi il cazzo dentro.
16. Nella rubrica del codice B si svela l’accostamento dei due animali a un uomo e una don-
na di cui si danno nome e cognome.
118 Simone Marcenaro
Don Estevão achei noutro dia L’altro giorno incontrai Don Estevan
mui sanhudo depos seu un om’ ir; e dopo di lui camminare un uomo molto irato
e sol non lhi pod’ un passo fogir e non poteva fare un passo
aquel seu ome depos que el ia ; senza che quell’uomo andasse dietro di lui
e filhô-o pelo cabeçon e lo prese per la testa
e ferio-o mui mal dun gram baston e lo ferì parecchio con un grande bastone
que na outr mão destra tragia. che portava nella mano destra.
Fernan Díaz é aqui, como vistes, Fernan Diaz è qui, come vedete,
e anda en preito de se casar; ed è in trattativa per sposarsi;
mais non pod’ ò casamento chegar ma non può ottenere matrimonio
d’ ome o sei eu, que sabe com’ é; fra uomini, lo so;
e, por aver casament’, a la fé, e, in buona fede, per ottenere un matrimonio
d’ ome nunca vós tan gran coita vistes. fra uomini18 non avete mai visto così grande
[dolore.
E por end’ anda vestid’ e loução E perciò procede ben vestito e elegante
e diz que morre por outra molher; e dice che muore per un’altra donna;
mais este casamento que el quer, ma questo matrimonio che desidera,
d’ ome o sei eu que lho non daran; fra uomini lo so che non glielo concederanno;
e por este casamento del, de pran, e per questo matrimonio fra uomini
d’ ome atal coita nunca viu cristão. di sicuro non vidi mai cristiano provare tale
[dolore.
Mari’ Mateu, ir-me quer’ eu daquen, Maria Mateu, me ne voglio andare da qui
por que non poss’ un cono baratar; perché non posso rimediare una fica;
alguen que mi o daria nõno ten, alcune che me la darebbero non ce l’hanno
e algua que o ten non mi o quer dar. e alcune che ce l’hanno non vogliono darmela.
Mari’ Mateu, Mari’ Mateu, Maria Mateu, Maria Mateu
tan desejosa ch’ és de cono com’ eu! pari a me di fica ardente!
En tal perfia qual eu nunca vi, In una lite tale che mai la vidi,
vi eu Don Foan con sa madr’ estar; vidi Don Foan con sua madre;
E disse m’el: – Sempr’ esto ouvemos d’uso, Ed egli mi disse: – Abbiamo sempre
[quest’abitudine,
eu e mia madre, en nosso solaz: io e mia madre, per nostro piacere:
de perfiarmos eno que nos praz ; litighiamo finché ci piace;
e quando m’eu de perfiar escuso, e quando io mi dispenso dal litigare,
assanha-se e diz-m’ o que vos direi: lei si arrabbia e mi dice ciò che ore vi dirò:
– Se non perfias, eu te mal direi, – Se non litighi, dirò male di te,
Que sejas sempre maldito e confuso, che tu sia sempre maledetto e disgraziato.
E dix’ eu: – Senhor, non vos está ben E io dissi: - Signore, non vi si addice
De perfiardes, mais está-vos mal, il litigare, ed è più sconveniente
Con vossa madre. Diss’el: – Nen mi cal, con vostra madre. Egli disse: - Non mi
[importa,
poi-lo ela por sa prol assi ten; poiché lei vuole così per il suo interesse;
ca se lh’eu dig’ : – Al tenho de fazer, che così le dico: a furia di farlo,
por ben ou mal tanto m’a de dizer, per bene o male che sia tanto ha da dirmi,
ca, eña cima, perfiar me conven. che, alfine, litigare mi conviene.