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a cura di

LUIGI CASTAGNA e CHIARA RIBOLDI

Amicitiae
tempia serena
Studi in onore
di Giuseppe Aric
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MARCO FORMISANO

Speculum princiPis, speculum oratoris.


Alcune considerazioni sui panegyrici latini
come genere letterario

On ne loue pas que pour etre lou

Louer les princes des vertus qu'ils n'ont pas, c'est leur
dire impunement des injures
La Rochefoucauld

Il lettore moderno gi sin dall'epoca della rivoluzione francese


portato a considerare un discorso pubblico in onore di un potente
come infimo segno di adulazione e di sottomissione all' ordine
costituito. Il panegirico, uno dei prodotti letterari pi tipici della
letteratura di Roma imperiale, sembra risvegliare costantemente in
noi questo sentimento. Pi che in ogni altro genere letterario
l'approccio del filologo a questi testi inficiato in partenza da una
certa insofferenza, etica ed estetica a un tempo. A tale insofferenza
si contrappone a volte una volont di recuperare la dimensione
etico-politica dei panegiristi, che in realt sarebbero veri oratori,
la cui parola, impegnata nel reale e nell'attualit, era anche e
ancora azionel. Tuttavia proprio da tale sentimento di distanza ed
estraneit mi sembra utile, oltre che affascinante, fare partire
l'analisi di questo genere estremo, cos lontano dal sentire attuale.
Per il panegirico vale infatti quanto afferma Cioran - noto per i
suoi aforismi che, acuti come lame, lacerano il senso comune - a

l G. SABBAH, De la Rhtorique la communication politique: les Pangyriques latins, in


Eulletin dc l'Association GuiIlaume Eud 4 (1984), p. 363. Il saggio di Sabbah
costituisce uno dei contributi pitl significativi negli studi sul panegirico, soprattutto
in rapporto alla sua definizione letteraria. Tuttavia lo studioso mirando a
valorizzare l'attivit del pane giri sta, cerca di metterne in evidenza la dimensione
politica e morale, come se solo l'engangement potesse riscattare iI discorso
panegiristico, portatore di valori politici 'positivi'. Da tale posizione si distaccano le
considerazioni esposte in questo breve saggio.
582 MARCO FORMISANO

proposito del Du pape, elogio del papa ideale composto dal


reazionario De Maistre negli anni seguenti alla caduta dell' ancien
rgime: Se non ci irritasse a ogni istante, avremmo ancora la
pazienza di leggerlo?2.

Le caratteristiche estetiche e retorico-comunicative del genere


panegiristico, come vedremo, sembrano essere la cifra della
'finzione' che, secondo Paul Veyne, regola l'istituzione imperiale
romana 3 Con questa finzione il panegirista confronta il proprio
savoir faire da oratore: su di essa egli costruisce un'identit autoriale
in perenne equilibrio tra detto e non detto, tra sincerit e
menzogna, tra lode e biasimo. Il panegirico si configura come un
testo nel quale tali distinzioni abbandonano il campo lessicale per
dileguare nel mobile dominio dell'interpretabil.
Ma qual la storia della formazione di questo tipo di testo?
Susanna Morton Braund, nel soffermarsi sull'origine del panegirico
in prosa, nota come, a differenza della maggior parte dei generi
letterari, per questo tipo di testo sia possibile menzionare un
momento originario, che secondo la studiosa individuabile

2 E. M. CIORAN, Esercizi di ammirazione. Saggi e ritratti, Milano 1988, p. 14.


3 Cfr. P. VEYNE, L'EmjJire grco-romain, Paris 2005, pp. 15ss. La 'finzione' di cui parla
Veyne si riferisce alla cos detta delega all'imperatore della res jmblica. da parte della
collettivit. In base a questa finzione istituzionale, il princejJs non viene investito del
potere a priori dal diritto di successione familiare, tipico delle monarchie dal
medioevo in poi. Da qui derivano la discontinuit nella successione imperiale e
determinati comportamenti nei confronti del potere: La discontinuit entre
souverains successifs tait telle que, sans gard pour le principe monarchique, la
servilit de langage envers l'empereur rgnant n'avait d'gal que le mpris ou la
haine avec lesquels on pouvait parler impunment de lui ds le lendemain de sa
mort" (p. 16).
4 Si vedano le illuminanti osservazioni di S. BARTSCH contenute in un saggio
dedicato al Panegyricus pIiniano, The Art of Sincerity: Pliny's Panegyricus, in Actors in
the Audience. Theatricality and DoublesjJeak from Nero to Hadrian, Cambridge (MA) -
London, 1994, pp. 149-193. Cfr. in questo caso p. 170: The praise/blame axis is
thus characterized by the potenti al for coalescence into unity of contrasting value-
terms, so that eulogy and satire can appear in the same garb, displacing the
distinction between the two into a realm that is interjJretive and not lexicah>.
SPECULUM PRINCIPlS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI L1TINI 583

nell'Evagora di Isocrate 5 Tuttavia il termine richiama alla memoria


un altro celebre discorso di Isocrate, il Panegyrikos (logos) tenuto in
lode di Atene nel 380 a. C. in occasione della festa chiamata
panegyris.
Come accaduto a molti termini greci importati a Roma,
anche in questo caso la parola panegyricus ha assunto nuove valenze.
Il panegirico romano, pur rimanendo nell'ambito del genere
epidittico, si specializza, per dir cos, come discorso pubblico in
onore dell'imperatore. Non va tuttavia dimenticato come questa
denominazione si sia cristallizzata in elogio del principe solo in et
tardoantica. Il titolo Panegyrici Latini, posto alla raccolta contenente
dodici discorsi composti in onore di diversi imperatori per diverse
occasioni festive (genetliaco del sovrano, giorno della fondazione di
Roma, celebrazione della vittoria etc.), risale infatti con tutta
probabilit alla fine del IV secolo e il termine panegyricus si trova
solo nelle inscriptiones e mai nei testi stessi. I dati che si possono
ricavare dalla silloge sono molto esigui. Forse essa venne messa
insieme da Latino Pacato Drepanio, proveniente dalla Gallia e
autore di quello che in ordine cronologico l'ultimo discorso della
collezione, composto nel 389 e dedicato a Teodosio il Grande.
Molto probabilmente i testi vennero selezionati al fine di fornire
una sorta di manuale del discorso d'elogio da rivolgere
all'imperatore, utilizzabile nelle scuole di retorica6 I discorsi
contenuti nel corpus furono forse considerati i migliori del genere.
Si pu infatti facilmente dedurre che i discorsi composti in onore
dei vari imperatori nell'arco di un periodo di tempo cos ampio
fossero ben pi numerosi di quelli trasmessici, ma non tutti, dato iL-
loro carattere occasionale, vennero reputati degni di sopravvivere e

5 Cfr. S. MORTON BRAUND, Praise and ProtrejJtic in Early Imperial Panegy,ic: Cicero,
Seneca, Plin) , in M. Whitby, The Projmganda or Power. The Role o[ Panegy,ic in Late
Antiquity, Leiden 1998, p. 53.
6Di questa opinione soprattutto C.E.V. NIXON, Latin Panegyric in the Tetrarchic and
Constantinian Period, in B. Crocke et a. (ed.), History and Historians in Late Antiquity,
1983, p. 96. Cfr. anche M. MAUSE, Die Darstellung des Kaisers in der laleinischen
Panegyrik, Stuttgart 1994, p. 42.
584 MARCO FORMISANO

di essere trasmessi ai posteri 7 Ma ci che resta misterioso agli occhi


degli interpreti il criterio seguito nell'assemblare le dodici
orazioni cos come esse ci sono state trasmesse dalla tradizione
manoscritta, dipendente da un solo codice, conservato a Magonza,
rinvenuto da Giovanni Aurispa nel 1433, poi nuovamente
scompars08 . I discorsi non sono disposti in ordine cronologico, n
sembrano seguire un qualche percorso tematic09 La raccolta si
apre con il Panegyricus Traiano imperatori dictus di Plinio (l00 d. C.),
seguito dal panegirico di Drepanio Pacato per Teodosio del 389 10
Gi osservando l'indice del corpus, colpiscono alcuni dettagli: tra la
gratiarum actio pliniana e il discorso cronologicamente successivo
(ma decimo nel corpus) del 289 ci sono quasi due secoli di
intervallo, e quasi tre tra l'opera pliniana e il panegirico di Pacato
offerto a Teodosio. Tale distanza temporale ha l'effetto di incidere
sulla percezione del panegirico pliniano come modello. Il corpus
dei Panegyrici Latini presenta in tal senso un aspetto unico: esso
contiene e rappresenta un intero genere letterario, che viene
descritto attraverso i testi in un considerevole arco di tempo e che
reca in s anche il suo modello. Ci che conferisce una
caratteristica unit alla raccolta che la lettura di un solo testo non
giova alla comprensione del genere; si richiede la lettura di un
certo numero di discorsi per coglierne le caratteristiche primarie:
in questo caso la ripetitivit del repertorio dei motivi e dei temi

7 Cos indica anche R. REES, Layers or Loyalty in Latin Panegyric, Oxford 2002, p. 188,
dove ricorda che this quintcssentially public geme would have been of very
ephemeral interest to the generaI publio>.
8 Cfr. A. GIARDINA - M. SILVESTRINI, Il principe e il testo, in G. Cavallo et a., Lo spazio
letterario di Roma antica, voI. II, Roma 1989, p. 579 e D. LAsSANDRO - G. MICUNCO,
Panegirici Latini, Torino 2000, p. 59ss.
9 La questione della composizione affrontata in uno studio, ancora valido bench
di un secolo fa, da R. PICHON, L'origine dll reclleil des Panegyrici Latini, Rvue des
tudes anciennes 8 (1906), pp. 229-249.
IO Seguono i panegirici di Mamertino per Giuliano del 362, di Nazario per

Costantino del 321, di autori anonimi per Costantino del 312 e del 310, di
anonimo per Massimiano e Costantino del 307, di anonimo per Costanzo del 297,
il discorso di Eumenio pro instanrandis scholiis del 298, di Mamertino per
Massimiano e Diocleziano del 289 e per Massimiano del 291.
SPECULUM PRINCIPIS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI lATINI 585

utilizzati e delle loro molteplici variazioni funzionale


all'individuazione di tratti specifici del genere 1I. Ma sino a qual
punto nella siUoge dei Panegyirici latini si inscrivono i confini del
genere? Notoriamente il discorso elogiativo ha a Roma una sua
'archeologia' e panegirici in nuce possono essere considerati una
serie di testi, alcuni dei quali risalenti all'et precedente al
principato. Si ricordino qui almeno due orazioni ciceroniane, Pro
Marcello e Pro lege Manilia, il cos detto Panegyricus Messallae,
contenuto nel corpus tibulliano, e la Laus Pisonis, risalente
probabilmente all' et neroniana, periodo in cui venne anche
composto il De clementia senecano, tradizionalmente definito come
speculum princiPis ante litteram l2 Descrizioni normative su come
comporre un discorso d'elogio si trovano nella Rhetorica ad
Alexandrum e nella Rhetorica ad Herennium e nelle grandi teorie
retoriche di Cicerone (de or. 2,341ss.) e Quintiliano (3,7)13. Una pi
complessa e matura opera di sistematizzazione si ravvisa tuttavia in
opere pi tarde, soprattutto nel Logos basilikos di Menandro Retore
(III sec. d. C.?) e nella Techne ton panegyrikon logon di Dionigi
d'Alicarnasso, risalente al IV sec. d. C. 14. Tuttavia non pochi sono i
panegirici composti sia nello stesso lasso di tempo dei testi
contenuti nella silloge che in et successive (si pensi ai carmina di
Claudiano, alle orationes di Simmaco e di Ausonio o anche ai
panegirici di Sidonio Apollinare o di Merobaude)15; inoltre di una

Il Su una lettura 'separata' dei singoli discorsi insiste invece SABBAH, De la Rhtoru]1le
la cOllllllunication jJOlitique: les Pangyriques latins, p. 366. A parer mio tale
considerazione se da un lato giova alla comprensione del contesto storico in cui il
discorso stato pronunciato, dall'altro non agevola l'individuazione dei caratteri
estetici e del discorso del genere.
12 eu'. M. DURRY, Pline le Jeune. Pangyrique Trajan, Paris 1938, pp. 27ss. e

MORTON BRAUND, Praise 'and Pmtreptic in Ea1'ly IrnjJe1ial Panegyric: Cicem, Seneca,
Pliny, p. 66.
13 Sulle teorie antiche del discorso d'elogio si veda l'imponente lavoro di L.
PERNOT, La rhtorique de l'eloge dans le rnonde grco-1'01llain,2 tomes, Paris 1993.
14 Per questi trattati si veda D. RUSSELL, The Panegyrists and Their Teachers, in
Whitby, The Propaganda oJ Porver. The Role oJ Panegyric in Late Antiquity, pp. 17-49.
15 Si veda l'utile lista di testi 'panegiristici' fornita da MAUSE, Die Dantellung des

Kai5en in der lateinischen Panegyrik p. 9ss.


586 MARCO FORMISANO

vera e propria 'dimensione panegiristica' si pu parlare, quando si


prendono in considerazione alcuni passi contenuti in opere
appartenenti ad altri generi letterari. Autori come Ammiano
Marcellino o Vegezio, per esempio, pur non avendo composto
panegirici in senso stretto, hanno tuttavia attinto nelle loro opere al
repertorio panegiristico, che in grado di fornire anche strutture
argomentative e un linguaggio adatti alla comunicazione con il
princeps16. Non mancato chi ha messo in luce certe somiglianze tra
panegirico e agiografia; tuttavia in questo caso si tratta pi di una
comunanza di temi che di una coincidenza sul piano formale e
della comunicazione 17.
Il genere nel suo insieme quindi ben pi corposo di quanto
non lasci intendere la raccolta qui presa in considerazione. Eppure
i Panegyrici Latini hanno una loro unit e specificit, conferite anche
dal fatto di essere stati raccolti in silloge; unit e specificit non
ravvisabili in altri testi 18. Diversi sono a tal proposito i punti da
trattare in questo breve intervento, che intende in particolare
mettere in evidenza alcuni caratteri peculiari del tipo di
comunicazione proprio della 'situazione' panegiristica. Per quanto
paradossale possa apparire, questo tipo di testo stato in passato
considerato come fonte di informazioni storiche sull' epoca degli
imperatori elogiati e poca attenzione, salvo rare eccezioni, stata

16 Ho analizzato in un breve studio la costellazione testo-autore-imperatore in due

opere tecniche tardoantiche. Cfr. M. FORMISANO, Auctor, Utilitas, Princeps.


L'Epitoma rei militaris e il De rebus bellicis tra tecnica e letteratura, in <Noces, 14
(2003), pp. 155-164.
17 Cfr. F. HEIM, Les jJangyriques des rnartyrs ou l'impossible convenion d'un genre

littraire, in Rvue des Sciences Rcligieuses 61 (1987), pp. 105-128 e C. RAPP,


Comparison, Paradigrn and the Case oJ Moses in Panegyric and HagiograjJghy, in Whitby,
The PTOPaganda oJPower. The Role oJ Panegyric in Late Antiquity, pp. 277-298.
18 S. MACCORMACK, Latin Prose Panegyr':, in T. Dorey (ed.), ErnjJire and Aflerrnath,
London - Boston 1985, p. 186 insiste sulla differenza tra panegirici in prosa e quelli
in versi, questi ultimi regolati secondo l'autrice da diverse regole di genere in
quanto pi vicini alla poesia epica. Interessante anche la questione se in effetti i
panegirici raccolti nella silloge vennero in effetti recitati in presenza
dell'imperatore. M.-C. L'HUILLIER, L'ErnjJire des rnots: Drateu,n gllu,lois et ernpereu,n
r'01nains 3e et 4e sicles, Paris 1992, p. 169 nega con buone motivazioni che il
panegirico di Pacato sia stato in effetti pronunciato.
SPECULUM PRINCIPIS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI LATINI 587

rivolta alla letterariet sottesa alla costruzione del discorso d'elogio.


Solo recenti prospettive di ricerca hanno puntato lo sguardo su
questi aspetti. Un gruppo di studiosi, diretti da Isabelle Cogitore e
Francis Goyet, ha prodotto due volumi il cui approccio risulta
senz'altro utile all'individuazione di tratti specifici del genere. Lo
scopo dichiarato dai curatori quello di ricorrere ad un'analisi che
prescinda dal pregiudizio moderno, cui si fatto cenno in apertura
di questo saggio, e colga gli aspetti della cosmologia del rgime
imperiale rivelando tutte le risonanze e armonie che sono insite
nei testi, ma risultano estranee alla sensibilit del lettore
moderno 19 Punto di partenza per questo tipo di indagine un
mutamento di prospettiva, consapevolmente espresso dai curatori
in apertura di uno dei volumi:

C'est l'loge qui est ici objet d'tude, par une volontaire drobade devant
la cible que l'loge nous propose: refusant de garder l o l'loge s'efforce
de diriger notre regard, nous avons retourn le miroir pour examiner
l'loge et ses facettes. Dans l'loge du Prince, il y a surtout loge 2o

La metafora dello specchio sembra essere particolarmente


adatta a rappresentare il testo panegiristico: sia per la costante
ambiguit e doppiezza sottesa al discorso (il doublespeak una
caratteristica della letteratura d'et imperiale)21, sia per l'inevitabile
dualit di elogiato e elogiante, sia perch l'imperatore si rispecchia
nella rappresentazione offerta dall'autore 22 . Ma il sottile gioco di
intenelazioni tra elogiato ed elogiante praticamente infinito e la

19 I. COGITORE - F. GOYET (ed.), Devenir mi. Essais su?' lo, littmture adresse au Prince,

Grenoble 2001, p. lO.


20 I. COGITORE - F. GOYET, Eloge du prince. De l'antiquit au ternps de Lurnires,

Grenoble 2003, p. 7.
21 Cfr. BARTSCH, The Art oJ Sincerity: Plini5 Panegyricus.
22Il termine sjJeculurn jJrincijJis si riferisce ai trattati di carattere parenetico composti
soprattutto in et medievale al fine di indicare al sovrano modelli di
comportamento nella gestione del potere. Cfr. la voce FiiTstenspiegel in R.-H.
BAUTIER (ed.) Lexikon des MittlealteTS, Miinchen 1989, voI. 4, col. 1040ss.
588 MARCO FORMISANO

forte reciprocit delle strutture della comunicazione e della scelta


dei temi regolano e connotano il genere a pi livelli.
Soprattutto sono due gli aspetti che, a parer mio, meritano una
maggiore attenzione. Il primo riguarda la costellazione elogiato-
elogiante, il secondo l'interazione con il pubblico, indispensabile
eppure 'nascosta' e spesso non resa esplicita al livello superficiale.
Se si prendono in considerazione questi due punti della
comunicazione, il panegirico rivela un'insospettata ricchezza, che
ne fa uno dei generi letterari pi complessi e significativi dello
spazio letterario di Roma antica.
N el testo panegiristico si verifica una situazione comunicativa
che definirei estrema: il princeps assume un ruolo assoluto, in
quanto egli idealmente committente del discorso, e al contempo
dedicatario e elogiato. Le sue gesta rappresentano il solo contenuto
del testo. E se uno l'oratore, in questo caso anche uno il
destinatario della comunicazione e uno il contenuto. Per
comprendere meglio la peculiarit della comunicazione
panegiristica pu essere utile un raffronto con altri generi letterari.
Nella poesia didascalica, per esempio, il lettore si trova di fronte ad
una 'costellazione'23 che per certi versi parrebbe analoga a quella
del panegirico. La comunicazione avviene anche in quel caso in
modo unidirezionale, dal docente al discente. E tuttavia, come
stato fatto presente, in questo tipo di testo sono in realt quattro i
referenti necessari: oltre al docente e al discente, l'autorit dietro
all'autore-docente e il pubblico di lettori dietro il discente-
dedicatari0 24 L'autorit dietro l'autore e l'audience possono anche
non comparire in modo esplicito, ma senza di essi verrebbero a
mancare importanti elementi per la definizione del testo stesso.
Cos anche per il panegirico la presenza del pubblico, bench per
lo pi l'oratore non vi faccia esplicito riferimento, resta essenziale

23 Della Lehrer-Schiiler-Konstellation parla E. POHLMANN, Charakteristika des


romisclum Leh1gedichts, in ANRW l, 3, 1973, p. 832. L'espressione (teacher-student-
constellation) ripresa da K. VOLK, The Poetics oj Latin Didactic, New York 2002;
pp. 36ss. e jJassim.
21 Cfr. D. KONSTAN, Foreword: 'l'o the Reader, in A. Schiesaro - Ph. Mitsis - J. Strauss
Clay - Mega Nepios. Il destinatario nell'ejJos didascalico, Pisa 1994, p. 12.
SPECULUM PRINCIPIS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI LATINI 589

da pi punti di vista. Senza di esso la situazione panegiristica non


potrebbe aver luogo: sarebbe infatti impensabile un elogio reso al
sovrano senza la presenza di uditori e spettatori25 Inoltre, come ha
mostrato in un importante volume Sabine MacCormack, la
situazione in cui il panegirico veniva pronunciato era quella della
cerimonia e della festa 26 Il discorso di elogio o di ringraziamento
rappresentava un aspetto, per quanto il pi importante, di un
intero complesso che coinvolgeva anche altre manifestazioni. La
presenza del pubblico era pertanto presupposto necessario e
garanzia che la situazione panegiristica avesse luogo, il pubblico era
parte integrante della performance dell'oratore e del mondo dei
panegiristi 27. La ricezione del discorso d'elogio da parte del
pubblico assume un ruolo forse maggiore che in altri tipi di
comunicazione letteraria, non solo perch la presenza materiale del '
pubblico di uditori complementare alla performance dell' oratore,
ma anche per un altro motivo, a cui si gi fatto cenno. Nel testo
panegiristico insita una scissione tra interpretazione del testo e
quella del contesto, spesso generata da allusioni pi o meno
implicite 28 . Di tale interpretazione chi altri pu farsi carico se non
l'audience, spettatori della performance e/o lettori del discorso
scritto? L'ambiguit del panegirico si rivela costitutiva del genere e
d luogo ad una indeterminatezza seinantica29, che pu essere

25 Cos anche REES, Layers DJ Loyalty in Latin PanegyTic, reputa la presenza del senato

durante la cerimonia e la presentezione del panegirico an indispensable


component (p. 15).
26 S. MACCORMACK, Art and CeTemony in Late AntJuity, Berkley - London 1981 (trad.
it. Torino 1995).
27 Questa la definizione di MACCORMACK, Art and CeTemony in Late AntJuity, p. 3.
28CI,. il passo dal libro BARTSCH, The Art DJ Sincerity: Pliny's Panegyricus, citato alla
nota 4.
29 Ibidem, p. 170. L'autrice per dimostrare tale caratteristica si sofferma su un passo

del Panegirico pliniano: non enirn periculwn est ne, cmn loqunr de humanitate, expmbmri
sibi sU/jJerbiam credat, cum de frugalitate luxwiam, cum de clementia crudelitatern, C'um de
libemlitnte avaritiam, cum de benignitate livorem, cum de continentia libidem, cmn de labore
ineTtiam, cum de jrtitudine timoTem (3, 4).
590 MARCO FORMISANO

decriptata solo nella dimensione extratestuale e non certo a partire


dal contenuto riportato dal testo stess030
Ma, come sopra ricordato, i tratti di reciprocit tra due
elementi sono ravvisabili anche sul piano tematico e su quello, pi
sottile, delle rappresentazioni culturali.
Innanzitutto pu essere ricordata la communis opinio secondo la
quale ogni elogio contiene un anti-elogio, un biasimo. Come
ricordava gi il Figaro di Beaumarchais, sans la libert de blamer,
il n'y a pas d'loge flatteur (ma si veda anche la Massima di La
Rochefoucauld riportata in apertura). I due estremi sono sempre
congiunti, si dispongono agli estremi di uno stesso asse, sul quale il
panegirista modula i propri argoment?l. Al principe elogiato
l'oratore contrappone il contromodello del tiranno. Nel Panegirico
Plinio contrappone a Traiano il suo predecessore Domiziano. Tra i
due l'autore costruisce un rapporto talmente intenso che difficile
immaginare l'uno senza l'altro. Tale struttura argomentativa
diviene una delle caratteristiche principali del genere32 La figura
retorica chiamata synkrisis o comparatio diventa in questo caso anche
strumento di comunicazione politica, a volte di critica, visto che ad
essa il panegirista pu ricorrere, nel caso in cui voglia ammonire
l'attuale sovrano e metterlo in guardia da eventuali abusi,
fustigando il predecessore per averli commessi. Pertanto andr
contestualizzata la causa principale che scatena nel lettore moderno
insofferenza, se non vera e propria antipatia: la lusinga affettata,
l'adulazione eletta a sistema e a cifra del discorso, per dirla con
Cioran la valanga di argomentazioni ditirambiche33. In questo
caso non verr tanto ravvisato l'intervento della censura imperiale
sull' elaborazione del testo, quanto un carattere formale che denota

30 Cfr. BARTSCH, The Art of Sincerity: Pliny's Panegyricus, p. 174. L'argomento

molto affascinante e complesso; richiederebbe uno studio teorico particolareggiato,


prendendo spunto anche dalla teoria della ricezione letteraria.
31 BARTSCH, The Art of Sincerity: Pliny's Panegyricus, parla proprio di un
pl'aiselblame axis (d". pp. 170ss.).
32 Cfr. GIARDINA - SILVESTRINI, Il p11tI.ciPe e il testo, p. 591.

33 CIORAN, Esercizi di ammimzione. Saggi e Titmtti, p. 16.


SPECULUM PRINCIPlS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI LATINI 591

il genere, una funzione dell'agenda dell'oratore34. Su di un piano


pi profondo, anche la sincerit una specie di adulazione35. Va
inoltre ricordato come un certo margine di critica possa essere
presente nel panegirico anche senza lo scudo del contromodello.
Anche il modello ideale ritagliato dall' oratore sulla figura del
principe pu farlo tremare, incutendogli il terrore di non essere
all'altezza del modello tratteggiato. Si ricordi ancora una volta
Cioran a proposito del papa ideale di De Maistre:

C' un solo modo di lodare: ispirare paura a colui che magnifichiamo,


farlo tremare, obbligarlo a nascondersi lungi dalla statua che gli eleviamo,
costringerlo, con l'iperbole generosa, a misurare la propria mediocrit e a
soffrirne. Che cos' una difesa che non tormenta e non turba, che cos' un
elogio che non uccide? Ogni apologia dovrebbe essere un assassinio per
entusiasmo36.

Uno degli aspetti sui quali si tradizionalmente concentrata


l'analisi del genere panegiristico e del suo sviluppo storico riguarda
la sua dimensione protrettica. L'autore del panegirico non vuole
unicamente lodare il princeps, ma vuole anche offrirgli un
programma di comportamento37 cui egli dovrebbe attenersi
nell'esercizio del potere. Tale esortazione o parenesi viene
normalmente avviata tramite la tematizzazione del modello e
dell'esempio. Ma il problema del modello (e, quindi, del
contromodello) tra le caratteristiche pi complesse e affascinanti
del discorso panegiristico, non solo sul piano del contenuto. Direi

34 R. REES, Laym o[ Loyalty in Latin Panegyric. AD 289-307, Oxford 2002, p. 25 (cfr.

anche p. 189). Si veda anche MAUSE, Die DaTStellung des KaiseTS in der lateinischen
Panegyrik, p. 50. Spiega le differenze tra il moderno concetto di propaganda e
l'attitudine all'elogio del sovrano degli antichi una pagina di S. MAZZARINO, Antico,
tardoantico ed era costantiniana, Bari 1974, p. 16. Cfr. GIARDINA - SILVESTRINI, Il
princiPe e il testo, p. 610.
35 BARTSCH, The Art o[ Sincerity: Pliny's Panegyricus, p. 179.
36 CIORAN, Esercizi di ammirazione. Saggi e ritratti, p. 17.
37 MORTON BRAUND, Pra'ise and Protreptic in Early Imperial Panegyric: Cicero, Seneca,
Pliny, p. 66, la quale ricorda l'influenza del de clementia senecano sulla costruzione
di questo aspetto del panegirico.
592 MARCO FORMISANO

anzi che sulla costruzione del modello esemplare si fonda l'essenza


letteraria del discorso panegiristico. Accanto al princeps la storia
protagonista nel panegirico: vi si ricorre per esempi ora positivi,
ora negativi, ora per accostarvi il tempo presente, ora per
distanziarsi da un passato vergognoso succube di un imperatore
tiranno. L'emergere continuo del passato nei testi ha spesso
indotto gli interpreti a servirsi del panegirico come di una fonte
storica, per quanto si fosse coscienti delle rappresentazioni devianti
rispetto alla realt, dalla quale trarre informazioni sull' et storica in
cui visse il sovrano elogiato 38 In realt, nel discorso panegiristico la
storia compare con le funzioni del mito. Gli eventi vengono narrati
come una sequela di prefigurazioni e compimenti della volont
divina, di cui il princeps elogiato manifestazione e incarnazione. Il
sovrano viene rappresentato come in un universo simbolico, nel
quale ogni singolo evento viene letto in funzione della sua
eternizzazione. E tale rappresentazione della storia, come
possibile immaginare, trascende la funzione di propaganda e di
consenso politico che spesso stata attribuita al panegirico 39 La
storia non viene narrata dal panegirista, egli vi allude come ad un
patrimonio mitico, di cui !'intera comunit e i lettori condividono

38 Da questo presupposto mi pare che muova gran parte della letteratura sul
panegirico, che non riesce a isolare il fatto formale dal contesto storico. Dal punto
di vista metodologico, per l'individuazione del genere andr messa in evidenza
quella che SABBAH, De la Rhtm"ique la c01nrnunication politique: les Pangyriques
latins, p. 369, chiama dissociazione tra forma e contenuto" del panegirico, contro
la quale egli invece auspica una runion de la forme et du contenu che serva ad
un ensemble de moyens servant transmettre efficacement des messages
politiques prcis lis des circostances particulires (pp. 369s.). A tal proposito mi
sembra pi proficua la considerazione sottesa al lavoro di Bartsch su Plinio, gi pi
volte citato, basata proprio sul paradigma della separazione tra piano lessicale e
piano dell'intepretazione.
39 Qualcuno ha attribuito al panegirico persino una funzione 'giornalistica', di

informazione quindi e diffusione degli eventi riguardanti l'imperatore (cfr. C.


CALBOLI, Die Rhetorik in der riimischen Spiitantike, in G. Ueding (ed.), Rhetorik
zwischen den Wissenschaflen, Geschichte, System, Praxis aL PTObleme des "Historischen
Wiirterbuchs der Rhetorik", Tiibingen 1991, p. Il). Contro questa ipotesi si vedano le
considerazioni di MAUSE, Die Darstellung des Kaisers in de,' lateinischen Panegyrik, p.
45.
SPECULUM PRINCIPIS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI LATINI 593

la conoscenza40 Nel processo di costruzione del modello entra in


gioco un massiccio ricorso agli exempla, che interagiscono con la
rappresentazione del princeps. Come noto, l'utilizzazione degli
exempla una delle costanti del sistema letterario antico, che in
questa sede non sar possibile discutere in tutta la sua ampiezza41
Nel caso specifico del panegirico bisogna soprattutto chiedersi
come l'oratore faccia interagire la sua creazione - il princeps ideale -
con gli exempla e di quali strumenti egli disponga nel suo
laboratorio 42 Per rispondere a questa domanda mi servir di due
metafore, che, pur provenendo da ambiti che nulla hanno a che
vedere con la costellazione delineata nel discorso panegiristico,
offrono tuttavia suggestioni assai stimolanti per l'argomento di
queste pagine. Negli studi di storia dell'arte esiste un dibattito sulla
funzione del modello, soprattutto in pittura e scultura. Il modello
non sempre una persona, pu essere anche un manichino, cio a
sua volta modello, che creato sulla base di una persona reale o
che presenta tratti impersonali e astratti. Il modello diventa pertanto
rappresentante di due diverse istanze: esso modello di qualcuno e
modello per qualcuno43 Cos accade per il princeps nel panegirico:
egli viene confrontato con un passato esemplare del quale diviene

40 Cfr. MACCORMACK, Art and Ceremony in Late Antiquity, p. 160.


41 Si vedano il volume a cura di J.-M. DAVID, Rhtoiique et histoire. L' "exemplum."et le

modele de comportement dans le dilconrs antique et mdival, Roma 1980 (si veda
soprattutto la Prsentation) e quello di P. VON MOOS, Geschichte alI ToPik. Das
rhetonlche ExemPlum von del' Antike zur Neuzeit u,nd die historiae im "Policratus"johanns
von Salisbllry, Hildesheim - Ziirich - New York, 1988. Cfr. anche la monografia di J.
CHAPLIN, Livy's l!-xemjJlary History, Oxford 2000, sul ricorso agli exempla nel genere
storiografico.
42MAUSE, Die Darstellung des Kailers in del' lateinischen Panegyrik, pp.58 s. mette in
evidenza come l'utilizzazione di exempla da parte del panegirista avesse come fine
anche quello di innescare un gioco intellettuale di riferimenti dotti, che superasse i
confini della Unterhaltung, per diventare elemento di coesione del gruppo formato
da imperatore e uditorio, in presenza dci quale si svolgeva il cerimoniale e veniva
pronunciato il panegirico.
43 Cfr. B. MAHR, Modellieren, Beobachtung und Gedanken zur Geschichte des
Modellbegrifft, in S. Kramer et a. (ed.), Bild - Schrift - Zahl, Miinchen 2003, p. 63.
Ringrazio della segnalazione Claudia Peppel, autrice della Tesi di Dottorato dal
titolo Der Manichino. Technisierte Korperimaginationen in del' Avantgardekunst.
594 MARCO FORMISANO

modello, ma deve al contempo diventare modello per le


generazioni future. Una tale 'teoria dell'exempZum' riconoscibile in
un passo tratto dal panegirico per Diocleziano e Massimiano di
Claudio Mamertino (il decimo nella silloge):

Hoc tu sive eognitum seeutus es seu te auetore fecisti, utrumque


pulcherrimum est; neque enim minorem laudem magnarum rerum
aemuli quam ipsi merentur auetores. Quin immo, quamvis optimum,
intemptatae rei eonsilium Fortunae eommittitur; iteratum vero idem
atque repetitum ad eertam iudicii gloriam pertinet. Ideoque hoc nune
ambo, saeratissime imperator, ipso estis Seipione potiores, quod et tu
Afrieanum et te Diocletianus imitatus est (8, 3-6).

Qui il panegmsta apostrofa direttamente Massimiano,


ponendo la questione se egli avesse presente l'esempio offerto da
Scipione l'Africano allorquando si apprestava a sconfiggere i
germani sul Reno. Ma se anche cos non fosse stato, le imprese di
Massimiano sarebbero comunque esemplari per il collega
Diocleziano. L'imitazione del modello emerge qui come fattore
essenziale e quasi presupposto dell'azione stessa. Massimiano al
contempo modello di e modello per qualcun altro.
La seconda metafora che potr agevolare la comprensione
della funzione del modello nel testo panegiristico tratta da un
autore romano che ha spesso tematizzato nella sua opera il
rapporto con l'imperatore. In un epigramma (1.109), che nulla ha
a che vedere con la figura del sovrano, Marziale desta nel lettore un
profondo senso di straniamento quando descrive l'inquietante
somiglianza della cagnetta Issa con il suo ritratto, dipinto dal
padrone Publio:

in qua (scil. picta tabella) similem videbis Issam,


ut sit tam similis sibi nee ipsa.
Issam denique pone cum tabella:
aut utrumque putabis esse veram,
aut utrumque putabis esse pietam (vv. 20ss.).

Il panegirista autore del ritratto dell'imperatore ideale, che


deve essere come apposto sulla figura dell'imperatore reale in
modo tanto convincente da fare infine risultare quasi impossibile
operare una separazione tra idealizzazione e realt. L'audience e il
SPECULUM PRINCIPIS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI LATINI 595

lettore si trovano come di fronte alla picta tabella descritta in modo


cos ironicamente spiazzante da Marziale. Tale idealizzazione
tuttavia non risulta positiva ed edificante solo per il princeps, ma -
ancora una volta, proprio come in Marziale - anche per l'autore. Il
ritratto forgiato una sua creazione, nel destino dell'elogiato
l'elogiante costruisce e iscrive il proprio. L'uno impensabile senza
l'altro: nel panegirico il poeta e il principe si costruiscono a
vicenda, ricostruiscono incessantemente il legame di reciprocit che
unisce il re ai suoi sudditi,,44. La gloria non appartiene solo al
princeps, ma anche a colui che lo ha saputo immortalare in tratti
ideali. Gi nel panegirico pliniano presente, per quanto celata tra
le righe e camuffata dalla metafora architettonica, la
consapevolezza di rendere eterno l'oggetto dell'elogio:

Arcus enim et statuas, aras etiam templaque demolitur et obscurat oblivio,


neglegit carpitque posteritas: contra contemptor ambitionis et infinitae
potestatis domitor ac frenator animus ipsa vetustate florescit nec ab ullis
magis laudatur, quam quibus minime necesse est (55,9).

In modo simile afferma l'anonimo autore del sesto panegirico


della raccolta: ille est inexpugnabilis murus, quem extruit fama virtutis
(Il, 2). Ogni elogio contiene un autoelogio, tale reciprocit
sottolineata anche nell'anonimo paneglnco per Costantino
dell'anno 310: perpetua mihi erit materia dicendi, qui me probaverit
imperator. Dell'importanza dell'elogio del sovrano per la propria
identit autoriale cosciente anche Eumenio nella sua orazione:
maximorum facta celebrare (quis enim melior usus est eloquentiae?) (lO,
2). Del medesimo concetto si trovano infinite variazioni che recano
la marca del virtuosismo della parola. Si veda Mamertino a
Massimiano:

Novam mihi propono dicendi legem ut, cum omnia videar silere quae
summa sint, ostendam tamen inesse laudibus vestris alia maiora (5,5).

Il panegirista sa anche di potere diventare protagonista


dell'elogio. Pacato termina il suo discorso in onore di Teodosio con

44 COGITORE - GOYET (ed.), Devenir roi. Essais S'ur la littrature adresse au Prince, p. 9.
596 MARCO FORMISANO

una formulazione che, nonostante l'apparente dichiarazione di


modestia, contiene in realt un'esaltazione della propria opera:

Ad me longinquae convenient civitates, a me gestarum ordinem rerum


stilus omnis accipiet, a me argumentum poetica, a me fidem sumet
historia. Compensaho tihi istam, imperator, iniuriam si, cum de te ipse nil
dixerim quod legendum sit, instruam qui legantur (47,6).

Alla modestia del semplice narratore di eventi viene qui


accostata la pretesa di fornire la base a coloro che scriveranno di
Teodosio in altra forma: instruam qui legantur fornir la materia a
coloro che meritano di venir letti. La considerazione finale di
Pacato chiude simbolicamente l'intera silloge, dato che il suo
discorso cronologicamente l'ultimo della serie. come un sigillo
ai Panegyrici Latini e, al contempo, svela la megalomania e
l'esaltazione che connotano il genere. Le caratteristiche di eccesso,
esagerazione e iperbolicit diventano nel panegirico le categorie
formali cui attenersi. Il panegirico ha reso l'esagerazione una
forma d'arte45. Ci doveva essere in sito anche nelle aspettative
dell'imperatore e del pubblico di uditori (e di lettori), le cui
orecchie erano avvezze a riconoscere le sottili allusioni intessute nel
discorso e a provarne godimento, senza dovere necessariamente
ricercare un riscontro nella realt extratestuale. Cos anche afferma
Quintiliano: nec mirum, cum etiam in panegyricis petatur audientium
favor, ubi emolumentum non in utilitate aliqua, sed n sola laude consistit
(3,8,9).
Il panegirico reca quindi con s una macchia indelebile per il
moralista: esso pratica sistematicamente la menzogna e l'illusione,
che divengono la cifra della comunicazione del genere. Ma ci ha
radici profonde nella cultura letteraria latina e risulta gi nella
ricezione antica di un altro genere che molti ritengono il
predecessore del panegirico: le laudationes funebres. Cicerone nel
Brutus afferma a proposito delle laudationes: scripta sunt in eis quae
facta non sunt (62). E anche Livio sembra fustigare questo genere di
scritti che trasmettono una vitiata memoria (8, 40, 4-5). Proprio per

45 REES, Layers ofLoyalty in Latin Panegyl'lc, p. 26.


SPECULUM PRINCIPIS, SPECULUM ORATORIS: SUI PANEGYRICI LATINI 597

questo aspetto il panegirico stato preso di mira dai cristiani, che


lo hanno considerato come un genere sospetto e indegno, come
lamenta Agostino in un celebre passo delle Confessiones, in cui
descrive i sentimenti che emergono mentre percorre la via verso la
curia, dove era atteso per pronunciare le lodi dell'imperatore:

Quam ergo miser eram et quomodo egisti, ut sentirem miseriam meam


die illo, quo, cum pararem recitare imperatori laudes, quibus plura
mentirer, et mentienti faveretur ab scientibus ... (6,6)46.

Ma i panegiristi sono pronti ad accogliere l'accusa loro spesso


rivolta di praticare regolarmente la menzogna e di inscenare
fantasiose invenzioni nei loro discorsi, ed elaborano cos una
c

strategia argomentativa molto diffusa all'interno del genere. Il


rimprovero che viene loro mosso, ora da questi rivolto alle
invenzioni della letteratura, a cui contrappongono le proprie verit
storiche. Nel riportare il mito di Ercole che consacra l'Urbe,
Mamertino nel suo discorso offerto a Massimiano e Diocleziano
afferma: neque enim fabula est de licentia poetarum nec oPinio de fama
veterum saeculorum, sed manifesta res et probata (l, 3). Nazario, nel
panegirico composto in lode di Costantino, non ha difficolt a
credere al mito dei Dioscuri, argomento che offre l'occasione per la
pointe del ragionamento:

Equidem historiae non invitus adsentior: neque enim in hoc veri


interpolatrix tenenda quae se non vanam antiquitatis nuntiam pollicetur.
Sed tamen illi qui hoc annalium monumentis inligaverunt, verebantur ne
apud posteros miraculi fides claudicare t. Estote, o gravissimi auctores, de
scriptorum religione securi: credimus facta qui maiora nunc sensimus.
Magnitudo principis nostri gestis veterum fidem conciliat, sed miraculum
detrahit (15,5-6).

La prodigiosit delle imprese dell'attuale imperatore, se rende


da un lato credibile ci che pu sembrare inverosimile, dall'altro
cancella il miraculum insito in quelle antiche narrazioni. In un passo

46 Cfr. MACCORMACK, Art and Ceremony in Late Antiqnity, pp. 169s. e GIARDINA -
SILVESTRINI, IljJrincijJe e il testo, p. 606ss.
598 MARCO FORMISANO

del suo panegirico per Teodosio Pacato mscena una


contrapposizione tra realt storica e finzione servendosi
dell'omonimia (historiae vs historia):

Huc, huc totas, pii vates, doctamm noctium conferte curas, hoc omnibus
litteris linguisque celebrate, nec sitis de opemm vestromm perennitate
solliciti. Illa quam praestare historiis solebatis ab historia veniet aeternitas
(44,4-5).

L'immortalit dell'arte verr dunque ai poeti non dalle


invenzioni, ma dalla storia stessa, cio da quanto realmente
compiuto dal princeps. In ogni testo l'imperatore viene quindi
messo in relazione con la storia, con essa egli deve
(vittoriosamente) confrontarsi. Egli inoltre sembra concorrere con
il passato cos come esso viene celebrato dai poeti. E ancora una
volta facile cogliere dietro la figura del sovrano la
rappresentazione dell'autore stesso: in quanto il suo mestiere di
panegirista lo porta quasi a concorrere con opere appartenenti ad
altri generi letterari. Egli rappresenta una paradossale contesa tra
un passato a cui difficile credere e un miracoloso presente pi
reale che mai. E tuttavia, come sopra ricordato, la sua creazione, il
princeps, viene plasmato sui modelli antichi. Egli nella tradizione e
con i tratti della tradizione viene rappresentato. L'oratore gli
attribuisce il massimo della verisimiglianza, e, tuttavia, il princeps
compare sul palcoscenico del panegirico inevitabilmente come
rappresentazione, idealit, modello. Cos come anche un artista
portato, nella sua arte, a trarre dal manichino una raffigurazione
quanto pi possibile vicina alla realt. Ma come il manichino,
anche il princeps rimane come sospeso tra exemplum ideale e
personaggio reale. Omittam cetera, et potissimum illud adriPiam quod
multis fortasse mirum. videbitur et tamen re ipsa verissimum est, afferma
Mamertino nel suo panegirico per Massimiano e Diocleziano (3, 1),
conferendo un carattere favoloso (mirum) alla realt storica (re ipsa
verissimum). E ancora un passo tratto dal panegirico di Pacato
procura nel lettore quasi una vertigine nella frase finale, in cui
parole uguali vengono ripetute con funzione diversa e opposta, al
fine di ricreare anche sul piano linguistico l'effetto illusorio del
concetto:
SPECULUM PRlNCIPIS, SPECUUIM ORA TORlS: SUI PANEGYRlCI lATINI 599

Ego vero, si caeleste studium pro dignitate causarum aestimandum sit,


iure contenderim equites tuos Pegasis, talaribus pedites vectos ac
suspensos fuisse. Neque enim quia se divina mortalibus dedignantur
fateri, idcirco quae visa non fuerint dubitabimus facta, cum facta videamus
quae dubitaverimusesse facienda (39,5).

In virt della sua arte il panegirista crea un rapporto dialettico


con il potere. Con la parola che elogia, egli sembra quasi
avviluppare il princeps in un complesso universo simbolico e allusivo
dato dalla trama stessa del testo. Al sovrano egli regala l'illusione di
essere lui il regista nella scena del panegirico, mentre in realt a
questi non resta che il ruolo di attore 47
La maggior parte degli interpreti, anche quando trattano la
comunicazione con il princeps instaurata nel panegirico, fanno
partire le loro analisi dal particolare contesto storico in cui ogni
discorso stato composto e recitato, senza tuttavia tracciare un
modello di genere e un'estetica dell'interazione tra elogiato e
elogiant8 E tuttavia il panegmco, pur confrontandosi
direttamente con l'ufficialit della corte e pur traendo i propri
materiali da eventi particolari e contingenti, inscena un dialogo con
il potere nel quale l'ultima parola spetta alla letteratura.

47 Per la metafora del panegirico come 'splendido' teatro si vedano le belle pagine

di MACCORMACK, Art and Ceremon:y in Late Antiquity, pp. 12 ss.


48 Oltre al gi citatoSabbah, si vedano le considerazioni di MACCORMACK, Art and

Ceremon:y in Late Antiquity, p. 5. Nell'introduzione al volume curato da M. Whitby


l'autrice tiene a sottolineare come tutti i contributi stress the importance of
locating panegyrics within their immediate histrical setting (p. 1) e le conclusioni
di REES, Layers or Loyalty in Latin Panegyric: "It is an enduring irony, given the
genre's indulgence in figurations of imperial eternity and jmlesentia, that each
panegyric should be seen as a product of a particular time and pIace (p. 192).

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