A seconda del punto di vista dal quale si immagina che gli eventi siano visti e
giudicati, si parla di:
racconto non focalizzato (o a focalizzazione zero): il narratore ne sa e ne dice
più di quanto ne sappia uno qualunque dei personaggi (è il caso del cosiddetto
narratore onnisciente, generalmente esterno - tipico del romanzo del primo
Ottocento, e quindi, ad esempio, dei Promessi Sposi - che può anticipare gli
eventi, dire ciò che accade contemporaneamente in più luoghi, rivelare pensieri
nascosti dei personaggi, ecc);
racconto a focalizzazione interna: il narratore dice solo ciò che sa il
personaggio di cui adotta il punto di vista; può essere interna fissa (il punto di
vista è sempre e solo quello di un solo personaggio (il protagonista: vedi Il fu
Mattia Pascal), interna variabile (un narratore esterno adotta in diversi episodi
il punto di vista di diversi personaggi: l’avvicinamento di Renzo all’Adda è
descritto dal punto di vista di Renzo; il prelevamento di don Rodrigo da parte
dei monatti è narrato dal punti di vista di don Rodrigo); interna multipla (uno
stesso evento è descritto dai diversi punti di vista di più personaggi, come in
certi romanzi epistolari, o in PS, XXXIV, 61-100: Renzo incrocia un milanese e
gli si avvia incontro, togliendosi il cappello, per chiedergli informazioni; l’altro
crede che in mano abbia “lo scatolino dell’unto” e gli vada incontro per
appestarlo);
racconto a focalizzazione esterna: il narratore dice meno di quanto sappia il
personaggio di cui in quel momento si narra (tipico della narrativa poliziesca,
per creare suspence, ma anche della narrativa verista, che vuole creare
l’impressione dell’impersonalità; De Roberto, nella Prefazione alle novelle
intitolate Processi verbali, teorizzava la necessità di limitarsi a registrare i
dialoghi accompagnandoli con minime didascalie, escludendo narrazione e
descrizione).
Ovviamente si possono sempre trovare infrazioni: nella Recherche Proust, pur
avendo adottato una focalizzazione interna, non la segue rigorosamente, perché
il protagonista si mostra al corrente di eventi o pensieri diversi da quelli caduti
sotto il suo punto di osservazione; in PS XXXIV, 237-261, Manzoni, pur avendo
dichiarato di descrivere solo ciò che vide Renzo, aggiunge considerazioni che
sono estranee a ciò che vede e pensa Renzo.