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ROMANZO STORICO

Il romanzo storico invenzione di Walter Scott. Prima di lui, c'erano delle opere che avevano uno sfondo storico che spesso non era
proprio fedele ai fatti reali, si pensi, ad esempio, alle tragedie di Shakespeare. I romanzi invece nascono nel 700 come autobiografie,
come romanzi di formazione ecc.
Un romanzo collocato in uno sfondo storico poteva presentarsi solo durante il romanticismo, nell’800. Questo perché ad esempio gli
illuministi a differenza dei romantici non avevano lo sfondo storico, perché loro non guardavano al passato ma al futuro e vedevano la
storia come un percorso difficile e negativo.
Per l’uomo romantico, la storia è verità, è il fondo su cui necessariamente si deve basare anche la forma artistica.
Quest’ultimo é uno dei motivi per cui Manzoni decide di scegliere la forma del romanzo storico, esso risponde perfettamente alla
poetica del “vero”, dell’”interessante” e dell’”utile” in cui Manzoni sintetizza i principi romantici:
1. Consente di rappresentare la realtà senza astrazioni o artifici, dunque consente di rappresentare il vero, lo sfondo storico in cui viene
ambientata la vicenda é sempre autentico e i personaggi non sono inventati ma verosimili (ad esempio nei i promessi sposi sappiamo
che di certo è accaduta la peste, che accaduta la guerra tra francesi e spagnoli, che Venezia era uno stato e Milano ne era un altro
perché sono fatti STORICI; per quanto riguarda la storia di Renzo e Lucia non si può dire che è pura invenzione ma che è
verosimiglianza perché forse questa storia è accaduta davvero);
2. Si rivolge non solo ai letterati ad un più vasto pubblico perché attraverso la forma narrativa ed un linguaggio semplice suscita
facilmente l’interesse del lettore comune;
3. Esso é utile in quando all’interno della narrazione é molto facile introdurre idee, principi morali, ideali politici ecc.
Il romanzo storico é importante perché non è solamente un romanzo che parla del passato, ma è attualizzabile: quando Manzoni
scriveva di Renzo e Lucia oppressi nel 600 dagli spagnoli, in realtà parlava degli italiani oppressi ai suoi tempi dagli austriaci. Quindi il
romanzo storico ha la capacità diacronica, cioè di attraversare i tempi e di essere interpretabile nel presente.
Diceva Manzoni che la storia non la fanno i re, non la fanno i Papi, non la fanno gli imperatori ma la fanno le masse, queste masse
sono entità senza controllo e quando sono sottomesse, lavorano e producono quello che vuole la classe dirigente ma quando queste
masse si agitano cambiano la storia: le rivoluzioni, le riforme, eccetera.
Ma la storia in Manzoni non è semplicemente uno sfondo ma diventa un personaggio, diventa qualcosa che è vivo ,agisce e che
Manzoni interpreta in senso religioso ,cioè attraverso la mano di Dio, la provvidenza che entra nella storia, che si fa storia e modifica le
cose per far sì che tutto, nonostante il male e la sofferenza, giungi al bene.

La società di cui Manzoni vuol fornire un quadro nel suo romanzo è quella lombarda del Seicento sotto la dominazione spagnola, un
tipo di dominazione fortemente conservatrice. Manzoni si colloca nei confronti del passato con l’atteggiamento dell’illuminista, dunque
criticando il passato, ma non é totalmente illuminista, infatti egli non afferma che il futuro sarebbe stato migliore ma sostiene che il
futuro sarebbe potuto essere uguale al presente. Il Seicento lombardo agli occhi di Manzoni segna il trionfo dell'ingiustizia, dell'arbitrio
e della prepotenza, da parte del governo, nella sua condotta politica e nei provvedimenti economici, da parte dell'aristocrazia e delle
masse popolari; è il trionfo dell'irrazionalità nella cultura, nell'opinione comune, nel costume.
Manzoni in contrapposizione alla società del 600, vuole una nuova società, un nuovo stato in cui ci sia l’indipendenza nazionale, ma per
far ciò c’è bisogno:
-Di un potere statale saldo che si opponga agli interessi dei privati;
-Una legislazione razionale ed una polita economica eque e controllate;
-Un organizzazione sociale giusta, in quanto se la é società più giusta, le masse popolari saranno tranquille (Manzoni te va le masse).
All’interno dei Promessi Sposi, Manzoni fa un analisi sociale attraverso i personaggi ed esempio per rappresentare la corruzione della
chiesa usa Don Abbondio oppure per rappresentare la corruzione dell’aristocrazia usa Don Rodrigo.

Manzoni all’interno del suo romanzo fa anche uso di ironia, ovvero un atteggiamento di distacco da ciò che si tratta, in particolare:
-Vi é autoironia ovvero momenti in cui il narratore guarda con distacco se stesso e la sua operazione di scrittura, cioè é visibile ad
esempio nell’introduzione al romanzo. Questa sottile presa di distanza dello scrittore dalla letteratura, sta nel fatto che la letteratura se
pur mira al «vero», rischia di essere oziosa e inutile, in confronto alla ricostruzione storica o alla riflessione filosofica, o addirittura
all'attività pratica.
- Ironia verso i gusti del pubblico, così avviene nelle pagine conclusive del romanzo, dove il narratore si astiene dal raccontare la vita
tranquilla e felice dei due sposi perché «seccherebbe a morte» il lettore.
- Ironia nei confronti dei personaggi del popolo che segna la distanza del colto narratore dalla gente umile, ad esempio Manzoni scrive
Perpetua e Agnese come comari un po' pettegole, ma si tratta sempre di un'ironia affettuosa.
-L'ironia può colpire lo stesso protagonista, Renzo (mai Lucia, però, che è un personaggio troppo sublime, agli occhi dello scrittore), a
sottolineare i suoi errori e le sue ingenuità di ragazzo fondamentalmente buono ma impetuoso e imprudente.

Del suo romanzo Manzoni ci ha lasciato tre redazioni:


-La prima con il titolo “Gli sposi promessi”;
-Poi “Fermo e Lucia”;
-La terza pubblicata, già con il titolo definitivo “I promessi sposi”;
-La quarta che è quella che abitualmente oggi leggiamo.
Tra quest’ultime due pubblicazioni vi sono solo differenze linguistiche, mentre, le differenze con l’edizione Fermo e Lucia sono così
profonde che ha fatto parlare da parte di molti di “un altro romanzo”.
Vi sono innanzitutto differenze nella distribuzione delle sequenze narrative, inoltre, nel Fermo vi sono personaggi che hanno una
fisionomia completamente diversa ad esempio Lucia é più legata al suo costume, é una tipica campagnola del Seicento, ella mentalità
e nel linguaggio. Vi sono anche interi episodi impostati in modo diverso: ad esempio, la storia della Signora di Monza è molto più ampia
e parla di una serie di particolari (la relazione con Egidio, l'uccisione della conversa che ha scoperto la tresca) che nei Promessi sposi
saranno passati sotto silenzio.
Infine nel Fermo vi sono posizioni critiche e polemiche più aspre e secche, mentre nei Promessi sposi le posizioni dell'autore sono più
sfumate e mascherate sotto il velo dell'ironia. Ciò perché nel Fermo vi è una più netta contrapposizione tra bene e male, positivo e
negativo, ideale e reale.

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