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ALESSANDRO MANZONI

Il nome di questo autore è uno dei più conosciuti di tutta la letteratura italiana.
Manzoni è importante perché ha contribuito a dare una forma a quell’italiano che ancora oggi parliamo,
cioè ha contribuito a creare una lingua nazionale, unitaria laddove non esisteva ancora un’unità linguistica,
perché l’Italia nel periodo in cui scrive Manzoni, effettivamente è estremamente frammentata a livello
politico ma anche a livello linguistico e culturale.
Manzoni infatti per scrivere la sua principale opera i promessi sposi, decise di individuare tra tutti i dialetti
dell’epoca un dialetto che si candidasse una volta per tutte ad essere la base di una lingua unitaria.
Trova questa possibilità nel fiorentino di quel periodo, un fiorentino che era parlato dalle classi colte, nel
quale inserisce anche degli innesti di linguaggio
Questo tipo di linguaggio così adatto ad essere compreso in tutta la penisola, fu uno dei segreti del
successo dei promessi sposi.
Alessandro Manzoni è milanese nasce a Milano nel 1785 e nasce in un contesto familiare piuttosto
importante a livello culturale; infatti la madre era Giulia Beccaria ed era la figlia di Cesare Beccaria
un’importante intellettuale del 700 che ricordiamo per l’opera dei delitti e delle pene il padre invece è
Pietro Manzoni.
Manzoni nonostante abbia avuto una vita molto lunga, perché morì addirittura nel 1873, non scrisse le sue
opere nel corso della vita, ma le scrisse tutte in un periodo particolare in un periodo ben definito quello
che i critici chiamano il quindicennio creativo cioè sostanzialmente dal 1812 al 1827 è il periodo in cui
scrive tutta la scrittura dei promessi sposi.
Noi leggiamo pero i promessi sposi di un’edizione successiva, rielaborata da Manzoni nel 1840 in realtà
vennero scritti tra il 22 e il 23 con un altro titolo, e poi scritti nuovamente nel 1827.

I PROMESSI SPOSI
Forse il romanzo più celebre di tutta la letteratura italiana scritto da Alessandro Manzoni.
È un romanzo che effettivamente rappresenta una novità nella letteratura dell’Ottocento la scia infatti del
romanzo storico
che cos’è un romanzo storico? è proprio un romanzo che racconta una vicenda ambientandola in un
contesto storico diverso dal contesto in cui viene scritta.
Manzoni per esempio che scrive il suo promessi sposi nel 1800, ambienta la storia nel 1600 sentendo tra
l’altro la storia di personaggi realmente esistiti e mixandoli con personaggi invece di sua invenzione.
Questo è quello che ancora oggi fa il romanzo storico.
il romanzo storico quindi viene scelto da Manzoni in modo anche del tutto sperimentale e innovativo.
In quegli anni, infatti, si cominciava a scrivere romanzi storici in Italia, però Manzoni è veramente uno dei
primi.
Comincia a lavorare ai promessi sposi tra il 1821 e il 1823 e inizialmente non si chiama così si chiama il
fermo e Lucia.
Manzoni per scrivere appunto questo romanzo storico, studia delle fonti di autori, che parlino del periodo
storico che si è deciso di rappresentare. Comincia lo studio di Tadino e del Ripamonti che sono
considerate le due fonti principali a livello storico per la scrittura dei promessi sposi, la monaca di Monza
o episodi altrettanto famosi come quello della peste 1630 sono appunto fonti studiate.
Comincia un processo di revisione della sua opera dal 1823 al 1827 mette mano al fermo e Lucia e
praticamente lo riscrive.
Gli episodi più cruenti, più macabri ad esempio vengono eliminati lasciando più spazio invece
all’immaginazione dell’autore.
Quello che viene apprezzato fin da subito dai promessi sposi e questa prosa misurata, ma allo stesso
tempo il carattere innovativo che ha quest’opera
Per i temi che tocca e per i personaggi, è un’opera del tutto nuova nella letteratura italiana.
Nel 1827 rimette mano nuovamente ai promessi sposi, questa volta però per dedicarsi soltanto l’aspetto
formale. Cerca infatti una lingua che possa essere compresa, come una lingua che possa in qualche modo
rappresentare l’Italia unita.
Trova nel dialetto fiorentino, quello però contemporaneo, quello parlato in quel momento, la possibilità
di riscrivere in una lingua nuova la sua opera.
Siamo nel 1827 quando Manzoni decide di andare proprio a Firenze per immergersi nel contesto
culturale e linguistico della città e per prendere spunto.
La data di pubblicazione dei promessi sposi, che poi è quella che leggiamo e attualmente del 1840 la
cosiddetta quarantana. In questa edizione i promessi sposi raggiunge proprio la perfezione, anche
stilistica formale e linguistica che conosciamo noi oggi.
L’ambientazione storica è nel 1600 e appunto i personaggi non sono proprio reali e realmente esistiti,
sono verosimili, tipo Renzo e Lucia, non sono dei personaggi storici realmente esistiti ma sono dei
personaggi che possono essere tranquillamente esistiti.
i promessi sposi parla di una storia d’amore principalmente, che è un gli argomenti che da sempre
interessano di più i lettori e quindi i promessi sposi è un’opera interessante proprio per i tipi di temi che
tocca che interessano e conquistano tutti i lettori.
Quali sono i grandi temi trattati nei promessi sposi? innanzitutto è molto interessante notare che questo
romanzo si occupa degli ultimi, degli umili, è una novità.
Per la prima volta nella letteratura italiana entrano al centro della storia e diventano protagonisti della
storia.
Manzoni si fa proprio portavoce di un mondo che era sempre stato ignorato dalla letteratura e il mondo
degli ultimi e il mondo dei piccoli deboli.
Dà l’opportunità Manzoni di trattare anche un altro dei temi, fondamentale nei promessi sposi, uno di
quelli che voleva trattare fin da subito, cioè il tema dell’ingiustizia.
Perché narrare la storia degli ultimi, significa narrare una storia di soprusi e di ingiustizie, di oppressione e
andare ad analizzare proprio la dinamica tra oppressi e oppressori e quello che succede nei promessi
sposi.
Renzo e Lucia non possono sposarsi a causa di un signore che ha scommesso sul loro destino, quindi ha
promesso di impedire per sempre questo matrimonio, quindi questa è un’oppressione, un sopruso di un
potente su uno debole.
Manzoni a maggior ragione sceglie di ambientare il suo romanzo nel 600, sceglie il 600 perché il 600
viene visto da Manzoni proprio come un secolo di soprusi, di grandi squilibri sociali.
il secolo del 600 effettivamente il set perfetto per affrontare questi grandi temi e anche poi per affrontare
quello che forse è il tema principale dei promessi sposi che è la provvidenza cioè l’intervento divino
proprio in un periodo di soprusi.

I CAPITOLO
Il primo capitolo de I promessi sposi di Alessandro Manzoni si apre con una descrizione paesaggistica e
con la presentazione del contesto storico: quella del lago di Como, dei suoi monti e della città di Lecco,
del 7 novembre 1628. In questo paesaggio viene inserito il primo personaggio della storia Don
Abbondio, che sta tornando a casa dalla sua passeggiata. Purtroppo per lui verrà fermato da due “bravi”
di Don Rodrigo.

Due uomini stavano, l'uno dirimpetto all'altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro,
a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l'altro piede posato sul terreno
della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto.

Sono i “bravi”, uomini armati al servizio del signorotto locale, Don Rodrigo, che hanno il compito di
gestire l’ordine e tenere sotto controllo il territorio, eseguendo ovviamente i desideri del loro signore. In
questo caso, i bravi sono stati incaricati da Don Rodrigo di impedire il matrimonio tra Renzo Tramaglino
e Lucia Mondella (che il nobilotto spagnolo vuole conquistare); matrimonio che don Abbondio avrebbe
dovuto appunto celebrare l’indomani. Per rendere più efficace la loro minaccia i due, oltre a pronunciare,
“in tono solenne di comando”, la famosa frase “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai” 2,
aggiungono il nome di “don Rodrigo”, che gela il sangue al povero curato, che non può che replicare:

“... Disposto… disposto sempre all’ubbidienza.”

Don Abbondio, sconvolto dall’avvenimento, che ha sempre cercato di tenersi lontano dai guai sapendo
di essere “un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro” 3 immagina la
reazione del giovane Renzo, noto per arrabbiarsi facilmente se contraddetto, e, giunto a casa, si confida
con la serva Perpetua, nonostante i “bravi” gli abbiano intimato il silenzio. La donna, pettegola ma di
animo pratico, consiglia a Don Abbondio di rivolgersi al Cardinal Borromeo per denunciare le
prepotenze di Don Rodrigo; ma il curato, codardo e spaventatissimo, non accetta il consiglio e anzi le
intima il silenzio.

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