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Che bambole!
Nella casa delle bambole, Esther tagliava, Edith imbottiva e Sally cuciva.
Non sapevano bene neppure loro perché lo facessero o perché hanno
cominciato a, otto anni or sono, ma ormai non ne potevano più fare a
meno. Si ritrovavano da Esther che ha la casa più grande, aprivano i loro
cestelli, impugnavano i loro attrezzi e il loro materiale e incominciavano
a fare bambole di pezza, con i capelli di fili di lana e gli occhietti di
bottoni, cinque giorni alla settimana, cinque bambole al giorno.
In otto anni di questo curioso hobby, Esther, Edith e Sally avevano fatto
quasi diecimila bambolotti e se li avessero venduti avrebbero cucito
insieme parecchie migliaia di dollari, ma l’idea di venderli non le aveva
mai neppure sfiorate.
Ogni sabato, raccoglievano la loro nidiata di bambole appena fatte,
salivano sulla macchina di Sally, che aveva la station wagon grande,
guidavano fino al Parkland Hospital di Dallas ed entravano nel reparto
di pediatria per distribuire le bambole ai bambini più soli e più gravi. Ma
in pratica non c’era piccolo malato che fosse passato dal Parkland
Memoria Hospital e non avesse ricevuto uno dei loro bambolotti.
Accettavano anche richieste “su misura” dai clienti, perché erano ormai
diventate bravissime e sapevano confezionare pupazzi vestiti da
principesse o da giocatori di calcio, bambole nere e bambole bianche,
occhi a mandorla e occhi azzurri.
Un giorno di questo autunno, un omaccione grosso e gentile, in
uniforme, ha bussato alla porta di Esther. -Posso entrare?- Ha chiesto
educatamente. -Ma certo-. -Buona sera-, ha detto alle altre due che hanno
risposto alzando gli occhi dal tavolo di lavoro e lasciando cadere stoffe e
aghi.
-Siete le signore Esther Cohen, Edith Ruffle e Sally Roberts?-, si è
informato. –Sì-, hanno risposto le mamme delle bambole. -Vi prego di
seguirmi al commissariato-, ha sospirato il poliziotto che non aveva mai
fatto un arresto così facile.
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3) Leggete la seconda parte della storia e confrontate con le vostre ipotesi.
-In nome della legge vi dichiaro tutte e tre in arresto. Avete il diritto di
non parlare e di chiamare un avvocato…- ha cominciato a recitare.
Le tre donne l’hanno seguito senza parlare, senza ribellarsi, senza
chiamare un avvocato.
Sapevano benissimo che cosa le aspettava al commissariato. Era un
vecchio mandato di cattura che le inseguiva da 30 anni; da quando le
“sorelle della Colt 45”, come le avevano chiamate i giornali, anche se non
erano neppure parenti, erano evase insieme da un carcere del vicino
Arkansas dove avevano scontato sei degli otto anni per rapina a mano
armata in due banche.
In carcere, per passare il tempo, avevano lasciato le pistole per le forbici
e i fili e si erano messe a fare bambolotti per i figli delle altre carcerate.
Proprio questo le aveva fregate.
Quando una tv locale aveva trasmesso un servizio sulle tre “fatine”
buone delle bambole, qualcuno le aveva riconosciute e le aveva
denunciate.
E ora stavano lì, Esther con i suoi 84 anni, Edith con i suoi 80 e Sally
con i suoi 85, in piedi davanti al giudice di contea, l’onorevole Andrei J.
Tannen, soprannominato “Nodo Scorsoio” per la sua mano dura,
aspettando la sentenza aggiuntiva per l’evasione. –Ladies- disse Nodo
Scorsoio, sistemandosi la sottana della toga nera, schiarendosi la gola e
passandosi in fretta una mano sugli occhi, - voi non mi conoscete ma io
sì e so quello che avete fatto. Tre anni or sono, uno dei miei nipotini è
morto di leucemia all’ospedale di Parkland, abbracciato a una delle vostre
bambole che ora dorme sepolta con lui. Nel nome della legge e dello
Stato del Texas vi ringrazio per quanto avete fatto per i bambini malati e
vi condanno a una notte in cella e a quattro anni di libertà vigilata.
L’udienza è chiusa.-
La casa delle bambole è riaperta.
(da D, supplemento del Corriere della Sera, riduzione)
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4) Scegliete la risposta che ritenete adatta e dite il perché della vostra scelta.
5) Leggete il riquadro.