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LETTERATURA BOCCACCIO

Il ‘300 è un secolo che fa da cerniera tra l’immaginario medievale e l’affermarsi di una nuova mentalità che
guarda di più al terreno. Nel panorama letterario si affermano le due figure di Petrarca e di Boccaccio che
rappresentano nelle loro opere una sintesi di queste due forti facciate, l’intrecciarsi di vecchi e nuovi favori.
Entrambi rappresentano sia la complessità del Medioevo ma sono portatori già dell’istante che preannuncia
l’Umanesimo e il Rinascimento, questa fase che a partire dal 1492 con la scoperta dell’America daranno vita
ad una nuova fase della storia innanzitutto e poi della cultura italiana. L’attività letteraria sia di Petrarca che
di Boccaccio, affondano le radici nel Medioevo, e nello stesso tempo guardano anche al futuro,
preannunciano ed influenzano quello che sarà il cambiamento successivo.

Il De Cameron ed il Canzoniere sono due opere fondamentali per capire questo passaggio, e soprattutto
saranno due opere; una il Canzoniere in poesia, il De Cameron in prosa (sono novelle), con cui tutti gli
autori successivi dovranno fare i conti, perché rappresentano due capisaldi.

Il De Cameron è una raccolta di novelle che vogliono essere una rappresentazione realistica del mondo. Al
centro di questo racconto non c’è più la religione, (in quanto Boccaccio rappresenta un elemento di
passaggio della mentalità) ma c’è l’uomo; l’uomo con i suoi bisogni. Le sue passioni, il desiderio della gloria,
l’amore, l’affermazione individuale, senza però rinunciare completamente ai valori cristiani.

La prosa era già presente nel Medioevo, quindi Boccaccio non ne è il promotore. Oltre Boccaccio c’è un
altro autore che scrive novelle che si chiama Franco Sacchetti autore di un’opera di 300 novelle.

L’inglese Geoffrey Chaucer, è autore di 24 racconti inseriti in una cornice, i protagonisti sono 29 pellegrini
di diversa estrazione sociale che stanno facendo un lungo viaggio verso Canterbury, l’autore immagina che
questi personaggi si incontrino in una locanda dove su suggerimento dell’oste decidono di raccontare una
storia per uno per allietare il passare del tempo.

IL RUOLO DELLA PROSA NEL ‘200

Nel periodo medievale le opere in prosa erano innanzitutto delle opere di retorica, definite di prosa
tecnica, cioè quelle che parlavano della retorica, (di come si scrive, di come si parla ecc), poi c’erano opere
di divulgazione scientifico-enciclopedia, e gli exempla che erano delle narrazioni con un intento morale,
edificante, dovevano essere di esempio per gli altri. Gli aneddoti delle novelle, i libri di viaggio.

Nel corso del 200 compaiono queste opere che sono racconti che sono indirizzati soprattutto all’intento
morale, all’insegnamento dei comportamenti sociali, dell’arte del bel vivere e del bel parlare. La più famosa
di queste è il Novellino che è una raccolta di novelle brevi in volgare risalente alla fine del 200 scritto da un
autore fiorentino rimasto anonimo. Gli argomenti sono diversi: morale, il modo arguto, la beffa, e gli intenti
dell’opera sono esposti nel proemio resi noti dall’autore stesso ed è quello di fornire modelli di
comportamento cortese ai ceti borghesi. In pratica la classe sociale emergente alla fine del 200 che era la
borghesia attraverso questa letteratura assimila il patrimonio e i valori della civiltà feudale e cavalleresca. Il
Novellino appartiene ancora al genere medievale dell’exempla che era tipico del Medioevo ed erano
racconti di vicende esemplari con finalità morali ed edificanti. A tutto ciò va aggiunto anche il piacere di
raccontare, di intrattenere il lettore o l’uditore. Nel Novellino man mano l’autore tende a liberarsi da ogni
schema moralista e pedagogico, mira verso una rappresentazione realistica della realtà.

La novella raggiungerà la sua forma più matura proprio nel De Cameron del Boccaccio.
GIOVANNI BOCCACCIO

LA VITA

Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 a Certaldo. Era figlio illegittimo di un mercante, il quale si recò a Napoli
perché socio della banca dei Bardi, e portò con sé il figlio. A Napoli Boccaccio rimane fino al 1340 e questo
soggiorno napoletano ha avuto su di lui un grande effetto nella sua formazione. Innanzitutto poiché il padre
lavorava nella banca dei Bardi, stando al banco era in contatto con il pubblico e aveva in questo modo
l’opportunità di conoscere e osservare una grande varietà di persone. Da questa realtà Boccaccio prende
ispirazione per scrivere il De Cameron.

Napoli era governata dagli Angioini, e l’economia della sua corte era fortemente legata alla banca dei Bardi,
quindi Boccaccio ebbe modo di poter entrare a corte, partecipare alla raffinata vita di corte, e anche far
parte della ricca borghesia napoletana. Da questo momento le due direttrici lungo cui si muoverà
l’esperienza letteraria di Boccaccio, da una parte quella borghese attenta alla realtà sociale ed economica,
dall’altra quella cortese che lui assimila attraverso la frequentazione della corte angioina. Negli anni in cui
vive a Napoli si afferma in Boccaccio anche la vocazione letteraria, anche se il padre aveva altri progetti per
lui. Alla letteratura Boccaccio si accosta da autodidatta, non ha una preparazione. Subisce il fascino della
letteratura cortese, dei versi d’amore, dei romanzi cavallereschi, e soprattutto attraverso la frequentazione
della corte angioina si avvicina anche ai classici latini. Ammira anche i classici italiani della letteratura
volgare, ovvero Dante e Petrarca. La sua è una formazione culturale molto eterogenea che lo porterà a
frequentare generi e forme molte diverse che caratterizzano la sua produzione. Questo periodo napoletano
fatta di lavori ma anche di svaghi verrà interrotta nel 1340, perché la banca dei Bardi fallisce e il padre è
costretto a ritornare a Firenze. Dopo i fasti della corte angioina è costretto a ritornare alla vita borghese di
Firenze e anche alle ristrettezze economiche. Non avendo lavoro, trova una sistemazione presso alcuni
signori dell’epoca, coltivando per anni la speranza di poter ritornare a Napoli, accolto nella corte angioina,
ma non succederà.

Un’amicizia molto importante nella vita di Boccaccio è quella con Petrarca. Un legame determinante perché
Petrarca che è considerato da Boccaccio suo maestro, lo spinge ad apprezzare e a studiare i classici latini.
Gli trasmette anche il valore morale delle lettere. Boccaccio abbandona l’idea di una letteratura che abbia
come scopo solo il diletto per coltivare un tipo di letteratura che sia moralmente più impegnata. Boccaccio
toccato da un travaglio religioso come Petrarca, alla fine sceglie la condizione di chierico. Questa crisi
spirituale si inquadra in un periodo di delusione politica, in quanto nel 1370 una congiura architettata anche
da alcuni amici del Boccaccio, lo mette in cattiva luce e verrà di conseguenza allontanato da ogni incarico
pubblico. La sua casa diventa un centro di incontro di intellettuali dell’epoca e sarà lì che si costituirà il
primo nucleo del futuro umanesimo fiorentino. L’ultima sua fatica sarà un commento alla Divina Commedia
di Dante, incarico che gli venne affidato dal Comune. Boccaccio muore nel 1375.
LE OPERE

Le opere giovanili

Prima del de Cameron ci sono le opere del periodo napoletano e quelle del periodo fiorentino

Le opere del periodo napoletano sono destinate alla corte di Roberto D’Angiò. Sul piano letterario tendono
allo sperimentalismo, cioè Boccaccio sperimenta generi letterari diversi e alterna sia la prosa che la poesia.
Scrive un poemetto mondano mitologico, un poema epico, un poema narrativo e poi scrive anche un
romanzo d’avventura e d’amore che è IL FILOSTRATO.

Mescola varie tradizioni, vari generi letterari e varie soluzioni metriche. Uno sperimentalismo che interessa
sia la poesia che la prosa. Questa tendenza caratterizzerà tutta l’opera del Boccaccio anche il De Cameron.

Nel Filostrato, opera in versi, si narra della storia di Troiolo che si innamora perdutamente di Criseide,
rimasta a Troia e separata dal padre; non trovando il coraggio di dichiararle il suo amore, il protagonista
chiede a Pandaro di farlo per lui e Criseide, dopo un primo momento di perplessità, cede ad un altro. Nel
Filostrato si intravede una morale nuova, Boccaccio non condanna moralmente Criseide, ha un
atteggiamento più indulgente nei suoi confronti. Quindi la morale sta cambiando diventando più laica e più
borghese.

Scrive poi il Filocolo, è un romanzo, ed ebbe molta diffusione in Europa. La storia viene narrata su invito di
una gentilissima donna Maria, la figlia di Roberto D’Angiò, la stessa donna che verrà poi celebrata con il
nome di Fiammetta. Narra la storia di contrastati amori di Florio e Biancifiore. Le fonti di quest’opera sono
molte: la ritroviamo in un movimento francese del 12° secolo; la ritroviamo nel romanzo cavalleresco. Sono
varie fonti a cui attinge Boccaccio. Ne risulta un’opera definita trabocchevole, cioè eccessiva, perché
mescola tante cose insieme: motivi etici, lirici, comici, ecc.

L’opera è chiamata Filocolo in quanto uno dei protagonisti Florio viene soprannominato Filocolo, un nome
derivante dal greco che vuol dire “fatica d’amore”, in quanto Florio va alla ricerca della donna amata. Inizia
quindi la sua “quete”, ricerca. Per cercare questa donna amata, vaga, gira fino ad arrivare alla corte di
Napoli. Qui partecipa ad un gioco delle questioni d’amore diretto da Fiammetta. A questo gioco
partecipano una schiera di giovani, tra i quali c’è un personaggio, Caleon, che rappresenta lo stesso
Boccaccio. Questi giovani discutono di 13 questioni d’amore sottoposte al giudizio di Fiammetta. A volte
raccontano dei fatti e altre volte per esporlo fanno ricorso a novelle. Cominciano ad affacciarsi quegli
elementi che poi ritroveremo più maturi nel De Cameron. Due delle novelle raccontate nel Filocolo
verranno riprese da boccaccio nella 10 giornata del De Cameron.

Una vota tornato a Firenze, l’ambiente è molto diverso da quello napoletano. A Firenze si trova in una città
borghese con una ricca tradizione culturale con Dante e Petrarca e il dolce stil novo, con cui Boccaccio deve
misurarsi. Il suo sperimentalismo si arricchisce ulteriormente di nuovi temi perché si ricollega ai generi tipici
della letteratura toscana li rinnova, sia sul piano dei contenuti che sul piano della forma.

Le opere del periodo fiorentino sono: “la commedia delle ninfe fiorentine” che racconta di 7 ninfe che si
riuniscono intorno ad Ameto un pastore, e raccontano a turno le loro vicende d’amore. All’elemento
erotico si mescola quello epico-celebrativo, perché una delle ninfe che si chiama Fiammetta parla delle
origini di Napoli, mentre un’altra parla delle origini di Firenze. Le 7 ninfe, in quest’opera rappresentano le 4
virtù cardinali e le 3 virtù teologali attraverso il loro insegnamento l’uomo può arrivare a conoscere Dio.
Un’altra opera fiorentina si chiama “amorosa visione”, il poema in forma di visione era proprio della
tradizione toscana. In quest’opera l’autore immagina di incontrare in un giardino delle nobil donne
fiorentine, tra le quali incontra nuovamente Fiammetta.

Ha scritto anche Ninfale fiesolano e Elegia di madonna Fiammetta.

Tra tutte le opere precedenti al De Cameron l’Elegia di Madonna fiammetta è l’opera più matura. Il titolo
rimanda al genere e la protagonista è la donna amata già ritrovata in altre opere. È un romanzo in prosa in
forma di lettera che Fiammetta rivolge in prima persona alle donne innamorate, racconta dell’amore
infelice per Panfilo. Anche qui c’è una mescolanza di generi diversi da quello elegiaco a quello epistolare e a
quello romanzesco.

È un’opera particolare in quanto la sua modernità scandalosa nella Firenze dell’epoca. Il racconto viene
fatto da una donna e narra della sua passione senza chiedere né pietà né perdono senza sentirsi colpevole
dei sentimenti che prova. Anzi pensa anche di poter rimanere nel ricordo delle persone future e di ritrovare
riscatto. Per la prima volta la parola viene data ad una donna, la donna come soggetto dell’opera che
confessa la sua passione d’amore, come era accaduto nel 5 Canto dell’inferno di Dante con Francesca, dove
Dante la condanna perché l’ottica e la cultura di Dante affonda le radici nel Medioevo e nella mentalità di
quell’epoca. La mentalità di Boccaccio, invece, è la mentalità della Firenze borghese del 300.

Le opere pre-umanistiche scritte dopo il De Cameron

La struttura del De Cameron fondata su una cornice che contiene vari racconti è una caratteristica che
compare già nelle opere precedenti quelle giovanili trovando la massima espressione con il De Cameron per
l’appunto. Il Decameron rappresenta il punto di equilibrio tra gli aspetti della cultura precedente e gli
elementi della cultura umanistica. Questo equilibrio non dura a lungo perché l’amicizia con Petrarca, farà sì
che la sua influenza lo porterà a far prevalere nelle opere di Boccaccio gli interessi umanistici. Anche l’idea
dell’intellettuale cambia, diventerà l’uomo di studi che disprezza la vita mondana, la vita di ogni giorno e di
conseguenza l’amore, avendo come unico obiettivo inseguire la gloria.

Prevalgono in Boccaccio, dopo il De Cameron, gli ideali umanistici e crisi religiosa. Ciò si concretizza: nel
rifiuto della tematica erotica e nel disprezzo per le donne.

Nelle opere di Boccaccio la “misoginia” (dal greco nemico delle donne) e le “filoginia” (dal greco amico delle
donne) si intrecciavano, erano entrambe presenti. Mentre nel De Cameron prevale la filoginia, nelle opere
successive al De Cameron prevale la misoginia.

Anche lo stile muta, nel De Cameron utilizza uno stile piuttosto medio perché vuole dedicare l’opera al
maggior numero di persone, dopo il De Cameron Boccaccio tende ad una letteratura alta, lo stile si innalza
perché la vuole indirizzare ad una élite di studiosi, di letterati.

L’opera che documenta il cambiamento tematico e stilistico si chiama il “Corbaccio” (inteso come sfortuna,
malaugurio), attribuita all’autore che augura il male alle donne, alla protagonista che è una donna negativa,
si tratta di una vedova che porta male a tutti gli uomini che incontra.

Altre opere influenzate dall’amicizia con Petrarca, evidenziano la volontà di Boccaccio a portare avanti i suoi
interessi umanistici. A Firenze incontrerà un professore di greco Leonzio Pilato, grazie al quale apprenderà il
greco e accettando la vita ecclesiastica e allontanandosi così dalla letteratura precedente, dai temi amorosi
e dalla letteratura erotica. Esempi delle opere di questo periodo sono: le Epistole, Genealogia deorum
gentilium. Importante tra tutte è “un trattatello in laude di Dante” perché si tratta della prima biografia di
Dante, da cui abbiamo tratto molte notizie. La più importante biografia di Dante insieme a quella scritta
dall’umanista Leonardo Bruni.
DE CAMERON

Il significato letterale del titolo deca emeron è “10 giorni”. In seguito alla peste del 1351 che si diffuse a
Firenze, un gruppo di giovani formato da 7 ragazze e 3 ragazzi, decidono di allontanarsi da Firenze per
sfuggire innanzitutto alla malattia ma anche perché c’era una degenerazione nei costumi. In quanto con la
diffusione della malattia e la paura di ammalarsi e morire fa sì che tutti i freni inibitori vengono liberati.
Questa situazione spinge questo gruppo ad allontanarsi e rifugiarsi in questa villa dove rimarranno 10
giorni.

Per trascorrere il tempo decidono di raccontare a turno delle novelle. Ogni giorno su un argomento deciso
ognuno di loro racconta una storia. Quindi 10 giorni e 10 giovani complessivamente abbiamo 100 novelle.

In testa al libro c’è scritto: «Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato prencipe Galeotto. Nel
quale si contengono cento novelle in dici dì dette da sette donne e da tre giovani uomini.»

Boccaccio fa un riferimento a Galeotto, già incontrato in Dante nel 5 canto dell’inferno riferendosi al libro
che aveva fatto innamorare Paolo e Francesca, perché introduce il tema dell’amore per le donne. Come
Galeotto aveva aiutato Lancillotto a far innamorare di sé Ginevra, così il libro che scrive Boccaccio deve
consolare le donne. Questo libro contiene una dedica, fatta appunto alle donne contenute nel proemio con
uno specifico intento. Le donne non hanno l’occasione per potersi distrarre dalle pene d’amore. Mentre gli
uomini riescono a trovare un motivo di evasione dalle loro sofferenze che può essere la caccia, la guerra o
altro, le donne non possono in quanto il loro ruolo le porta a stare a casa tra famiglia e figli, e dedicando il
libro a loro affinché possano attraverso esso trovare consolazione.

Dopo il proemio comincia la prima giornata. Ogni giornata viene introdotta da una rubrica che ne sintetizza
il tema trattato nella giornata, e le novelle raccontate dai 10 ragazzi vengono introdotte anch’esse da una
rubrica che ne riassume il contenuto, quindi avremo 10 rubriche per le giornate e 100 rubriche per le
novelle.

Nel proemio e nella introduzione che apre la prima giornata a parlare è Boccaccio stesso che parla in prima
persona le novelle invece vengono raccontate dai 10 ragazzi per cui l’opera è strutturata su 3 livelli di
narrazione.

Il primo livello è una sorta di super cornice dove il protagonista è l’autore che esprime le proprie opinioni,
poi c’è la cornice vera e propria in cui i protagonisti e i narratori sono i 10 novellatori, a sua volta la cornice
contiene le 100 novelle in cui i protagonisti sono i personaggi delle novelle.

Inoltre compare anche una novella raccontata dallo stesso Boccaccio nell’introduzione alla quarta giornata.
Questo racconto fa parte della super cornice ed è il racconto numero 101, per cui infrange la regola. Il De
Cameron è l’opera in cui tutte le regole vengono infrante continuamente.

La cornice serve a collegare tra di loro i racconti secondo la tradizione araba, come in Mille e una notte.
Questa tradizione era arrivata in Italia dalla spagna. Non è solo un espediente per tenere insieme novelle
diverse, rappresenta anche l’atmosfera in cui le novelle vengono raccontate. Perché la cornice che contiene
le novelle è il racconto della peste che scoppia a Firenze. I nomi di questi ragazzi, alcuni sono legati ai
protagonisti delle opere giovanili del Boccaccio, altri contengono allusioni letterarie, come Lauretta che si
rifà a Laura del Petrarca, altri ancora servono a suggerire aspetti del carattere.
I dieci giovani si recano in una villa a 2 km dalla citta, arrivano il mercoledì mattina e vi rimangono per 2
settimane, ogni giorno decidono di eleggere un re o una regina, in modo che tutti possono ricoprire a turno
questo ruolo. Il re o la regina decidono l’argomento della novella, che viene scelto la sera prima.

Vi sono tante regole ma al contempo ci sono tante eccezioni. Una delle quali ad esempio è l’assenza del
tema dell’argomento della prima giornata, non potendolo decidere la sera prima, un’altra eccezione è che
ciò succede anche alla nona giornata di rimane senza tema.

Un’altra eccezione ancora, riguarda Dioneo, che ottiene l’esenzione e potrà non attenersi al tema scelto,
inoltre si sottrae all’ordine casuale in cui parlano i novellatori ogni giorno parlando sempre per ultimo,
tranne nella prima giornata.

La brigata non resta sempre nello stesso posto, ma si sposta. La mattina del quinto giorno si trasferisce in
un altro palazzo dove resterà fino alla fine

Rimangono fuori città 14 giorni anche se solo per 10 saranno impegnati nei racconti, in quanto questo
gioco viene interrotto 2 volte, la prima e la seconda settimana per 2 giorni consecutivi: il venerdì che è la
giornata della passione di Cristo, e il sabato che è dedicato all’igiene e al riposo.

Le novelle vengono chiuse dentro una cornice perché Boccaccio vuole dare ordine, sistematicità alla
materia. La stessa organizzazione delle novelle non è casuale, perché l’opera comincia con il racconto di un
esempio negativo “ser Ciappelletto” e finisce con un esempio positivo “Griselda”.

Nell’ultimo giorno si assiste ad un innalzamento sia sociale sia morale dell’argomento, quindi, secondo un
critico che si chiama Branca, sostiene che c’è una nel De Cameron struttura “ascensionale” e quindi istaura
un parallelismo tra il De Cameron e la Commedia.

Questa interpretazione del Branca è stata messa in discussione da molti critici, perché in realtà l’ottava e la
nona giornata non contengono una materia più elevata rispetto la prima. Sicuramente non c’è nel De
Cameron questa struttura ascensionale come nella Commedia perché le storie del De Cameron si svolgono
tutte sulla Terra su un piano orizzontale, il piano del racconto è realistico. Un altro critico Asor Rosa ha
osservato che i racconti tendono a disporsi a grappolo, quindi non c’è uno schema evolutivo generale ma si
tratta di blocchi narrativi giustapposti. La settima e l’ottava giornata hanno lo stesso tema cioè la beffa,
mentre il tema dell’amore è trattato nella terza, nella quarta e nella quinta formando una sorta di trittico,
perché parlano dell’amore fortunato, dell’amore sfortunato e dell’amore fortunato spirituale. Quindi si
possono raggruppare le giornate in base al tema trattato.

La cornice non è quella di stabilire un collegamento tra le novelle, bensì serve a commentarle, in qualche
modo fa parte del racconto.

Il tempo e lo spazio

Boccaccio racconterà delle storie che sono avvenute sia nei tempi antichi che nei tempi moderni, quindi
distingue il passato dal presente, e molto spesso l’allontanamento nel tempo corrisponde anche
all’allontanamento nello spazio. Per quanto riguarda i luoghi, da un lato abbiamo molte novelle che hanno
come sfondo Firenze, le città della Toscana ma anche tutto il mediterraneo: Napoli, Messina, Palermo, ma
anche città lontane come Perugia, Pavia Bologna. Le coordinate spaziali e temporali sono definite molto
bene da Boccaccio, dando delle indicazioni molto precise perché vuole obbedire alla legge della
verosimiglianza, questo è il primo aspetto del realismo.

A questo realismo, nel collocare i personaggi in un tempo e uno spazio definito c’è anche la verosimiglianza
psicologica e sociale dei personaggi.
Secondo Boccaccio le due ministre del mondo sono: la fortuna e la sfortuna, con cui l’uomo deve fare
conto. Le vicende umane sono nelle mani della fortuna. La fortuna ha il potere di cambiare le situazioni,
volgerle come a lei fa piacere senza che non possiamo conoscere le motivazioni per cui lo fa. La seconda
giornata è mostrare il potere della fortuna come nel racconto “Andreuccio da Perugia”. Quindi la fortuna ha
un peso decisivo nelle vicende umane. Innanzitutto interviene alla nascita, perché determina chi è ricco e
chi è povero, quindi la condizione sociale e poi ci sottopone continuamente al rischio dell’imprevisto, anche
con un ribaltamento improvviso della situazione che può alterare completamente la nostra condizione. C’è
una relazione tra questa idea di fortuna che può cambiare repentinamente il corso degli eventi e la vita di
una persona e la situazione storica e sociale che viveva Boccaccio all’epoca. Una situazione di grandi
cambiamenti, da Napoli dove lavorava con il padre nella banca dei bardi al cambiamento dopo il fallimento
della banca. Quindi egli stesso vive il ribaltamento delle situazioni. Come succede nella novella di
Andreuccio da Perugia, dove si nota come la fortuna che interviene e una situazione che sembrava positiva
diventa negativa per questo personaggio, che invece poi si ribalta e riesce ad approfittare utilizzando
l’ingegno che una situazione negativa ridiventi positiva.

L’ingegno è l’unica arma che l’uomo ha per contrastare l’intervento della fortuna. La fortuna ci fa nascere in
una determinata condizione sociale e la natura ci da il carattere. Sempre nella seconda giornata ad
esempio, c’è un personaggio di nome Guiscardo che condizionato negativamente dalla fortuna perché nato
povero, ma la natura gli ha dato un animo nobile, una sensibilità estrema per cui anche essendo nato
povero la natura gli ha dato la nobiltà d’animo. La natura condiziona l’uomo soprattutto nelle sue spinte
corporali, materiali, ci spinge a sentire degli istinti aldilà del condizionamento.

Nel Novellino, opera di autore sconosciuto c’è una novella che Boccaccio prende: “la novella delle papere
“che racconta la storia di un re a cui nasce un figlio che doveva restare per dieci anni senza vedere il sole
altrimenti avrebbe perso la vista, suo padre lo tiene lontano dagli tutti. Quando poi esce egli vede tante
cose belle comprese delle ragazze che ovviamente il figlio non sapeva cosa fossero, e quando gli chiede gli
disse che erano limoni, quando successivamente alla domanda del padre quale fosse stata la cos a più bella
che avesse visto il figlio risponde i limoni allora il re si meravigliò dicendo che la bellezza della donna è
peccaminosa e attrae. Nonostante non le avesse mai viste è attratto dalle donne perché la natura lo spinge.

Anche per Boccaccio l’eros, la passione e l’attrazione fa parte della natura umana e non deve essere
considerato peccaminoso. È un aspetto importante della vita che merita considerazione. Ovviamente non
dice che bisogna lasciarsi andare a tutti gli istinti ma che gli istinti vanno controllati e possono essere
corretti dall’onestà che è una virtù sociale e la gentilezza che è una virtù individuale.

Boccaccio conduce una lotta su 2 fronti, quello dell’ipocrisia, della censura sociale perché rivendica i diritti
della natura, ma anche sul fronte di essere in favore di una convivenza sociale che sia libera ma non
anarchica. Boccaccio ambisce ad un compromesso tra natura e onestà.

Un altro modo che l’uomo che ha per controllare la natura è quello dell’ingegno individuale che Boccaccio
chiama “industria”. Mentre l’onestà, la gentilezza sono virtù, l’ingegno è una forza che può essere a
disposizione della virtù o del suo contrario. È uno strumento che può essere utilizzato sia nel bene che nel
male. Boccaccio considera l’ingegno come uno strumento positivo, il possesso dell’ingegno fa sì che l’uomo
si possa contrastare i condizionamenti della natura e della fortuna. L’ingegno si può esprimere in tanti modi
come la prontezza di spirito, nelle risposte argute, con la capacità di salvarsi con degli espedienti.

La concezione di Boccaccio del mondo è attraversata dalle esigenze di conflitto e di conciliazione tra due
diversi campi, da una parte quello della natura e della fortuna dall’altro quello delle virtù sociali e
individuali e nel mezzo c’è l’ingegno.

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