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Coleridge nacque in Devonshire nel 1772. Dotato di un’intelligenza precoce e grande immaginazione, dopo la morte
del padre, vicario e insegnante, fu mandato a studiare presso la Christ’s Hospital School, a Londra, dove studiò
latino, greco, ebraico e naturalmente, letteratura inglese. Sin da bambino mostrò una grande passione per la lettura
e un enorme talento per la poesia. Nel 1791 cominciò a frequentare l’Università di Cambridge, dove continuò a
scrivere poesie e allo stesso tempo cominciò a interessarsi alla situazione politica del tempo. Infatti, insieme al suo
amico poeta Robert Southey, diventò un fervente sostenitore degli ideali della Rivoluzione Francese e insieme
sognarono di fondare una società utopica in Pennsylvania, la Pantisocrazia, basata su principi di uguaglianza, ma
questo progetto non fu mai realizzato.
Nel 1794 Coleridge abbandonò Cambridge senza conseguire la laurea. Nello stesso anno sposò Sarah Fricker, sorella
della moglie di Southey, ma non fu un matrimonio felice anche a causa della dipendenza da oppio che il poeta
assumeva per alleviare i dolori causati dai reumatismi di cui soffriva. Qualche anno più tardi si trasferì nel Somerset,
dove diventò amico di William Wordsworth e di sua sorella Dorothy. Quest’amicizia rivoluzionò completamente la
poesia inglese. Infatti, i due poeti iniziarono un’importante collaborazione intellettuale che portò alla pubblicazione
di Lyrical Ballads (Ballate Liriche) nel 1798, una raccolta di poesie che contiene le più importanti opere
di Coleridge: La Ballata del Vecchio Marinaio, Christabel e Kubla Khan, in cui affronta le tematiche romantiche più
importanti quali la natura, il soprannaturale, il misterioso e l’esotico. Nell’inverno 1798-1799 Wordsworth e
Coleridge si recarono in Germania, qui Coleridge s’interessò alla filosofia idealistica tedesca, imparò il tedesco e
cominciò una serie di traduzioni. In seguito i due poeti tornarono in Inghilterra e si stabilirono nella regione del Lake
District, situata nel nord-ovest dell’Inghilterra, dove continuarono la loro collaborazione. Intanto la salute
di Coleridge peggiorò e il poeta sviluppò una dipendenza dall’oppio che causò la fine della sua amicizia
con Wordsworth.
Ne seguì un periodo di depressione durante il quale egli si convinse di aver perso la sua ispirazione e creatività. Dopo
aver trascorso un periodo a Malta nella speranza di migliorare le sue condizioni di salute e trovare un po’ di
pace, Coleridge ritornò a Londra, dove iniziò una serie di conferenze su argomenti di letteratura, in particolare
su William Shakespeare, gettando le basi della critica Shakespeariana. Nel 1817 pubblicò Biographia Literaria,
un’opera autobiografica contenente critica letteraria e riflessioni filosofiche. Coleridge morì nel 1834.
Il fantastico e il soprannaturale
Nella storia della letteratura inglese non c’è mai stata una collaborazione così stretta tra poeti tanto diversi tra loro
come quella tra Wordsworth e Coleridge. Come Coleridge stesso afferma in Biografia Letteraria, le loro
conversazioni riguardavano la poesia e, pur condividendo alcune idee a riguardo, erano profondamente diversi.
Quando progettarono insieme le Ballate Liriche, stabilirono che il quotidiano sarebbe stato l’argomento
fondamentale della poesia di Wordsworth, mentre Coleridge avrebbe trattato di avvenimenti e azioni almeno in
parte soprannaturali come se si trattasse di situazioni reali in modo da provocare nel lettore ciò che il poeta
chiamava volontaria sospensione dell’incredulità proiettandolo in un mondo straordinario, proprio come accade
all’invitato a nozze ne La Ballata del Vecchio Marinaio che non può fare altro che fermarsi ad ascoltare l’incredibile
storia del protagonista catturato dalla sua magnetica personalità.
La trama
La Ballata del Vecchio Marinaio racconta la storia di un vecchio marinaio che ferma un uomo che si sta recando a un
banchetto di nozze e gli chiede di ascoltare la sua storia inquietante. Il giovane viene catturato dal suo sguardo
magnetico e non può fare a meno di ascoltarlo. Il marinaio gli racconta di come la sua nave, superato l’equatore,
viene spinta da violenti tempeste verso il polo sud. All’improvviso un albatro appare tra la nebbia e viene accolto con
grande ospitalità dai marinai che lo considerano un simbolo di buon augurio. Tutti i giorni gli danno da mangiare e
pian piano un vento favorevole comincia a spingere la nave verso l’equatore. Un giorno il vecchio marinaio uccide
l’albatro con una balestra senza alcuna ragione. Da questo momento una maledizione si abbatte sulla nave, il vento
cala e tutto si ferma, i marinai cominciano a morire di sete, biasimano il vecchio marinaio per la loro sfortuna e gli
appendono al collo l’albatro morto per punizione. In seguito appare una nave fantasma con a bordo Morte e Vita-in-
Morte che si giocano ai dadi la vita dell’equipaggio. La Morte vince l’equipaggio e tutti cominciano a morire uno
dopo l’altro, mentre la Vita-in-Morte vince il Marinaio che rimane da solo perseguitato dagli occhi dei compagni
morti. Intanto la nave è circondata da terribili serpenti marini, il marinaio comincia a pregare e solo quando benedice
le creature marine, l’albatro finalmente si stacca dal suo collo cadendo in mare. La nave ricomincia a muoversi spinta
da spiriti simili ad angeli verso l’Inghilterra riportando a casa il vecchio Marinaio. L’uomo deve ora espiare il suo
peccato e per questo deve vagare per il mondo e raccontare la sua incredibile storia alle persone che incontra per
insegnare loro ad amare tutte le creature di Dio.
Struttura
La forma metrica del testo è quella della ballata, una tipologia poetica che racconta una storia, spesso piuttosto
lunga, e che è caratterizzata da un ritmo che la rende anche cantabile. Sebbene il linguaggio della Rime sia evocativo
e immaginifico, concedendo ampi spazi al “sublime” romantico, e sia ricco di arcaismi (e non popolare e semplice
come nella ballata medievale), Coleridge riprende anche diversi motivi tipici delle ballate popolari inglese. Questi
sono ad esempio la forma dialogica, in quanto l’intero poema è un dialogo tra il vecchio Marinaio e l’invitato a nozze
che egli ferma nella prima strofa, e la presenza del soprannaturale, che caratterizza le visioni successivi alla morte
dell’uccello 1. Altri elementi caratteristici sono il tono tragico della narrazione, che segue il percorso di
redenzione del protagonista della Ballata, ovvero il vecchio marinaio. Lo stile è elaborato, arricchito
di assonanze, consonanze e ripetizioni, nonché figure di suono e di ritmo che danno al testo una particolare patina
letteraria.
La Rime si divide in sette parti, composte per lo più da quartine di quattro versi con schema di rime ABCB 2; il primo
e terzo verso hanno otto sillabe, mentre il secondo e il quarto hanno sei sillabe. Il metro è caratterizzato per lo più da
giambi, che è l’unità metrica più comune in inglese. Un giambo è una coppia di sillabe composta da una sillaba non
accentata seguita da una sillaba accentata. Vediamo un esempio della metrica nella prima strofa della ballata:
Trama
La Ballata del vecchio marinaio è divisa in sette sezioni, che seguono le “tappe” del viaggio del vecchio marinaio e
della sua maledizione.
Parte 1: Un vecchio marinaio incontra tre ospiti che si stanno recando a un matrimonio e ne ferma uno per narrargli
la propria storia. Gli racconta di come la nave su cui si trovava, una volta superato l’Equatore, fu condotta dalle
tempeste ad incagliarsi tra i ghiacci del Polo Sud. Improvvisamente, attraverso la nebbia, arriva un uccello bianco, un
albatro, salutato dalla ciurma come portatore di fortuna. Il Marinaio però uccide l’uccello senza alcuna ragione.
Parte 2: Da questo momento un maleficio cade sulla nave, che viene spinta oltre l’Equatore e poi rimane ferma nella
bonaccia. L’equipaggio della nave, prima consenziente in maniera ambigua, ora accusa apertamente il Marinaio per il
suo delitto, apponendogli al collo il cadavere dell’albatross.
Parte 3: I marinai iniziano a morire di sete quando improvvisamente appare un’altra nave: è una nave
fantasma condotta dalla Morte e dalla Vita-nella-morte che si giocano a dadi le vite dei marinai. La Morte vince i
compagni del Marinaio, che quindi muoiono uno dopo l’altro, mentre la Vita-nella-morte vince il Marinaio, che è
quindi l’unico a sopravvivere.
Parte 4: Il vecchio marinaio è perseguitato dal ricordo dei compagni morti e vede agitarsi nel mare degli enormi
serpenti marini. Poiché il Marinaio è ormai pentito del suo errore, l’albatross si stacca dal suo collo e precipita in
mare.
Parte 5: L’incantesimo malvagio è rotto, come simboleggiato dalla pioggia che scende sulla nave e dal ritorno in vita
dei compagni. Davanti agli occhi del Marinaio compaiono degli spiriti, simili ad angeli, che emettono strani suoni e
conducono la nave a una velocità incredibile. Tra questi si distingue lo “Spirito del Polo sud”. Il marinaio sviene.
Parte 6: Durante la trance, il Marinaio sente due spiriti, compagni dello Spirito Polare che ha vendicato l’albatro,
discutere della sua colpa e della necessità dell’espiazione prima del perdono divino. Nel frattempo, la nave fa rotta
verso la terra natale del marinaio.
Parte 7: Giunta a destinazione, la nave affonda, mentre il Marinaio salta sulla scialuppa di un eremita, al quale il
Marinaio chiede di confessarsi. Egli può così trovare la pace. Il suo compito ora è quello di girare per il mondo e
narrare la propria vicenda, per insegnare agli uomini, attraverso l’esempio, ad amare e rispettare le creature di Dio.
Analisi delle tematiche principali
L’idea della trama viene da un sogno che l’illustratore George Cruikshank (1792-1878) raccontò all’amico Coleridge.
Inizialmente la Rime of the Ancient Mariner doveva essere una collaborazione tra Coleridge e Wordsworth, che
infatti suggerì alcuni episodi centrali come l’uccisione dell’albatross o il marinaio morto che conduce la nave. È quindi
un perfetto esempio del lavoro poetico comune che caratterizza le Lyrical Ballads e può essere definita un perfetto
mix di Gothic romance 3, letteratura di viaggio e ballata tradizionale.
Il riferimento al romance non è casuale dato che Coleridge dosa equamente il soprannaturale col reale.
Nell’incipit abbiamo ad esempio una serie di dettagli realistici sul matrimonio, sul tempo atmosferico, sulla posizione
della nave e sul paese d’origine del marinaio, ma dopo la morte dell’albatross il poema s’arricchisce di diversi
elementi magici e soprannaturali, quali:
la ragione misteriosa che lo costringe a raccontare continuamente la propria storia e le forze arcane che
guidano la nave verso il Polo sud derivano da due noti temi medievali: quello della la “nave fantasma” che
conduce gli uomini in luoghi sconosciuti e quello della Danza della morte, nel quale gli scheletri conducono
gli uomini sulle proprie tombe. Anche nella Rime la morte è rappresentata come uno scheletro, secondo la
tradizione classica
l’albatro, uccello sacro in molte religioni e miti, che i marinai consideravano un simbolo beneaugurante. In
molti bestiari medievali all’albatro si associa la qualità dell’intoccabilità, e la sua uccisione è equiparata alla
rottura di un tabù sacro
le creature ultraterrene come spiriti, angeli e mostri marini di cui il poema è ricco
Infine lo stesso marinaio è da subito raffigurato in chiave magica, poiché viene descritto con un glittering
eye che ha un potere ipnotico che costringe la gente ad ascoltarlo
Alla fine del poema non viene fornita alcuna spiegazione logica degli eventi soprannaturali, ma anzi è
concesso ampio spazio alle descrizioni delle relazioni esistenti tra lo stato mentale del Marinaio, di cui il
mondo esterno diventa una metafora.
I principali temi della Rime sono lo studio psicologico della colpa, della sofferenza e dell’espiazione umana. Da qui
hanno avuto origine interpretazioni della Ballata di carattere religioso, che vedono nell’uccisione dell’albatro una
sorta di peccato contro Natura e quindi contro Dio. Per questo motivo il Marinaio per raggiungere la salvezza,
ovvero il ritorno al proprio paese, deve passare dal fuoco del Purgatorio. Il momento di svolta della vicenda ha luogo
nella quarta parte del poema, quando l’acqua del mare brucia di un “orribile rosso” e un serpente marino striscia
attorno alla nave. Improvvisamente il Marinaio benedice queste creature orrende, che sono tuttavia parte della
creazione divina. In questo momento l’incantesimo si interrompe, l’albatro cade dal suo collo e finisce in mare.
Da un punto di vista più strettamente letterario l’albatro può essere una metafora dell’artista e della creazione
artistica 4: il poeta abbandona il suo mondo in cerca di verità e conoscenza attraversando esperienze dolorose e fuori
dall’ordinario e viene infine salvato dal potere dell’immaginazione. Proprio come l’artista, quindi, il Marinaio al
proprio ritorno comprende che il proprio destino è quello di narrare la storia che ha vissuto.