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Indice

Cap. 1 SHAKESPEARE e CERVANTES

1.1

400 anni di sogni e follia

1.2

Shakespeare e Cervantes uniti dal Don Chisciotte

1.3

Don Chisciotte vs Amleto

Cap. 2 NEL LABIRINTO SCRITTURALE DI SHAKESPEARE e


CERVANTES

11

2.1 Don Chisciotte eroe senza un mondo da salvare

13

2.2 Don Chisciotte simbolo della saggezza dellincertezza

16

2.3 Lanima di Cervantes e Shakespeare dentro di noi

20

2.4 Shakespeare, Cervantes, noi

22

SHAKESPEARE e CERVANTES
illibraio.it

Il 23 marzo del 1616 William Shakespeare fece


testamento. Era malato da diverse settimane, anche se
non sappiamo esattamente di cosa soffrisse e possiamo
soltanto immaginarlo a partire dai sintomi che
manifestava. Lasci gran parte della sua ingente fortuna
alla figlia Susan e 300 sterline allaltra figlia, Judith. Alla
moglie, Anne Hathaway, riserv la mobilia, oltre al terzo
dei beni che le spettava per legge. Distribu, infine, gioielli
e argenteria tra fratelli, nipoti e parenti, mentre ai poveri
della parrocchia destin 10 sterline.
Il 26 marzo di quello stesso anno, a migliaia di chilometri
da Stratford-upon-Avon, Miguel de Cervantes scrisse una
lettera al suo protettore, don Bernardo de Sandoval y
Rojas, arcivescovo di Toledo: Il male che mi affligge gli
diceva incalza tanto che credo che mi stroncher,
sebbene senza riconoscenza da parte mia. Sappiamo
che Cervantes soffriva di idropisia, ma ignoriamo la
malattia che gliela provocava. E sappiamo che, a
differenza di Shakespeare, lautore spagnolo non aveva
quasi nulla da lasciare ai suoi eredi, nemmeno una casa
propria. In quel marzo di 400 anni fa, infatti, Cervantes
viveva presso un amico sacerdote, in calle de Len a
Madrid, a pochi metri dal convento di Santa Ana. La
fortuna, ha scritto Jos Manuel Fajardo, non gli aveva
sorriso, nonostante la fama dei suoi libri, e negli ultimi
sette anni si era visto costretto a cambiare quattro volte
domicilio, sempre nello stesso quartiere vicino alla calle
del Principe. Perci, lautore del Don Chisciotte lasciava
alla moglie, donna Catalina de Salazar, poco pi che i suoi
3

libri e i suoi scritti, e ordinava soltanto di recitare due


messe per la sua anima.
I testamenti dei due scrittori sono forse la metafora pi
esatta dei differenti destini dellimpero inglese e di quello
spagnolo: cos come la Corona inglese prosperava
inarrestabile, il patrimonio di Shakespeare era cospicuo,
mentre le ristrettezze di Cervantes riflettevano la
decadenza della Spagna, che viveva con Filippo III linizio
della sua lunga agonia.
Anche le loro esistenze avevano avuto corsi molto diversi.
Shakespeare era stato un drammaturgo di successo, ma
nella tragedia della vita si era limitato al ruolo di
spettatore, assistendo senza parteciparvi alle convulsioni
politiche e ai complotti contro la regina a Londra.
Cervantes, invece, aveva recitato da primattore nel gran
teatro del mondo. Aveva partecipato alla famosa battaglia
di Lepanto del 1571, dove aveva perso luso del braccio
sinistro. Quattro anni dopo, mentre tentava di
raggiungere la Spagna a bordo della galera Sol, era stato
catturato dai pirati al largo di Cadaqus e condotto
prigioniero ad Algeri. Vi era rimasto cinque anni e,
quando finalmente aveva fatto ritorno in patria, aveva
trovato la propria famiglia in miseria. Disoccupato e
affamato, aveva dovuto accettare lingrato lavoro di
requisitore per lInvincibile Armata che avrebbe dovuto
sconfiggere lInghilterra, un incarico che consisteva nel
sequestrare in terra andalusa grano e olio a contadini pi
affamati di lui. Accusato ingiustamente di malversazioni,
era finito nuovamente in carcere, poi aveva reagito alla
crudelt del mondo con lironia e la follia di un capolavoro
come il Don Chisciotte: dopo la pubblicazione della prima
parte dellopera, nel 1605, era diventato famoso, ma la
sua situazione economica non era cambiata di molto.
4

Ora, per, in quella primavera del 1616, entrambi gli


scrittori sapevano che la morte era in agguato e si
preparavano ad affrontarla. Il 2 aprile Cervantes si sent
cos male da non poter pi lasciare la sua stanza, il 19
chiese lestrema unzione. Anche Shakespeare trascorreva
gran parte della giornata a letto, ma la sera del 22 aprile
si fece forza per alzarsi e ricevere degnamente gli amici
Michael Drayton e Ben Jonson. Mezzo secolo dopo, John
Ward, un vicario di Stratford, raccont (e nessuno sa se il
suo racconto sia vero o se si tratti soltanto di una
leggenda) che quella notte i tre bevvero e mangiarono
molto, e che lalba del 23 trov Shakespeare e Drayton
davanti al caminetto in preda a un forte accesso febbrile.
Il dottor Hall, il genero del drammaturgo, accorse subito,
ma, mentre Drayton riusc a salvarsi, Shakespeare rimase
a terra con gli occhi spalancati, mormorando parole
incomprensibili, finch a poco a poco si spense. Aveva 53
anni. Anche Cervantes mor, sessantanovenne, allalba
del 23 aprile. Scomparvero, dunque, lo stesso giorno?
Ci piacerebbe poter rispondere di s. Invece i due non si
conobbero in vita e non furono nemmeno accomunati
dalla morte. Cervantes mor il sabato 23 aprile,
Shakespeare il marted 23 aprile. Com possibile? In
realt, mentre a quellepoca in Spagna vigeva gi il
calendario gregoriano, lInghilterra conservava ancora
quello giuliano, perci il 23 aprile inglese corrispondeva al
3 maggio spagnolo. Shakespeare, dunque, mor dieci
giorni dopo Cervantes. Solo i capricciosi computi degli
uomini riuscirono in qualche modo a fare incrociare i
destini dei due pi grandi scrittori dellepoca, e forse di
tutti i tempi.

1.1 400 anni di sogni e follia


siciliajournal.it

Cervantes e Shakespeare sono riusciti a dare vita a


personaggi non solo indimenticabili, ma soprattutto
capaci di ridisegnare le coordinate delluomo e del
mondo. Dopo quattrocento anni, lhidalgo della Mancia
Don Chisciotte, il principe di Danimarca Amleto, la
sanguinaria Lady Macbeth e tanti altri personaggi sono
diventati autentiche icone e lo restano anche nella
contemporaneit. In loro ritroviamo tutto di noi: le
ambizioni e le pulsioni, i sogni, gli ardori, le follie.
Le loro opere rispecchiano lo scenario storico in cui i due
autori hanno operato, vivendo su fronti opposti la lotta tra
le superpotenze dellepoca, la Spagna e lInghilterra, per
il predominio sul mondo conosciuto.
Miguel de Cervantes e William Shakespeare, due pietre
miliari della letteratura, dunque. Entrambi vengono
celebrati nella Giornata mondiale del libro e del diritto
dautore, patrocinata dallUnesco: il 23 aprile.
La giornata dedicata a coloro che tra le pagine di un libro
hanno ritrovato mondi e avventure alle quali partecipare,
lasciando fuori la monotonia del tempo e immergendosi
in quelle storie che continuano a conquistare lattenzione
di molti lettori.
I due scrittori non hanno mai smesso di raccontare, di
divulgare ci che di pi autentico si possa sperimentare
attraverso
la
lettura.
Shakespeare e Cervantes, due personalit che hanno
indagato sullanimo umano creando personaggi destinati
alleternit: Amleto, Otello, Lady Macbeth, Don Chisciotte,
7

icone letterarie che ritroviamo attuali anche nella


contemporaneit. Amleto e Don Chisciotte personaggi del
XVII secolo rappresentano delle sfaccettature caratteriali
affascinanti tanto da diventare punti di riferimento nelle
varie descrizioni emotive: legoista e lidealista. Il
cavaliere spagnolo un uomo che ricerca la verit,
lessenza, la bellezza, sfidando ogni avversit. Immerso
nella sua comicit poich non riconosce quel limite
delimitato dalla realt che lo spinge a intravedere, a
percepire forze oscure e continue minacce, come i grandi
giganti cattivi che in realt sono dei mulini a vento. Si
schiera dalla parte dei deboli, degli indifesi, dei sognatori,
Don Chisciotte della Mancha il paladino dellaltruismo e
dellumanit.
La razionalit e lintrospezione delineano il personaggio
shakespeariano, duro, egoista, tetro, il principe di
Danimarca, Amleto. Rendendolo tuttoggi un uomo
moderno, una personalit in cui molti tendono a
riconoscersi, ben diverso dal ridicolo cavaliere.
I due grandi scrittori diventano cos degli osservatori
danime, dei loro tormenti, delle loro speranze: Cervantes
e Shakespeare si collocano entrambi nei rispettivi mondi
poetici alimentati da un denominatore comune: la follia.
Quella del Don Chisciotte diventa lo strumento per
rifiutare la volgarit e la bassezza delleffimera realt, la
follia di Amleto invece il mezzo attraverso il quale il
principe tenta di smascherare limmoralit e la corruzione
che lo circonda. A 400 anni dalla loro scomparsa le loro
opere, continuano a narrare chiaramente stati danimo
attuali e presenti in questa societ in cui sempre pi
semplice identificarsi con la figura shakespeariana,
unindividualit indifferente persino a s stesso e
allontanarsi dal modello dello scrittore spagnolo
ammettendo di essere devoti di un sogno: c chi dinanzi
8

al dilemma dellessere o non essere preferisce inseguire


un sogno, lottare contro i mulini a vento ricercando quella
libert, che magari non lo render importante ma gli
conceder una realt alternativa nella quale esprimere il
proprio essere.

1.2 Shakespeare e Cervantes uniti da Don


Chisciotte
booksblog.it
Secondo alcuni studiosi, per, il legame fra i due non si
limiterebbe al fatto di essere deceduti a poche ore di
distanza luno dallaltro. Shakespeare, infatti, avrebbe
conosciuto lopera dello scrittore spagnolo, mentre
Cervantes non avrebbe avuto modo di conoscere i
drammi di Shakespeare giunti nellEuropa Continentale
soltanto nel XVIII secolo.
Il Don Chisciotte fu tradotto in lingua inglese nel 1612,
vale a dire poco prima che Shakespeare smettesse di
scrivere.
Secondo il filologo Angel Luis Pujante, Cervantes fu la
fonte di Shakespeare per The History of Cardenio, lopera
rappresentata a Londra nel 1613. La storia di Cardenio,
infatti, si trova nella prima parte del capolavoro di
Cervantes,
Don Chisciotte, e Shakespeare, con un
metodo ormai consolidato in un quarto di secolo di
scrittura, la ridusse a testo per la rappresentazione
scenica. Il successo di Cervantes fu enorme sin dalluscita
in Inghilterra e Shakespeare non poteva non esserne
cosciente.
Nel secolo successivo lopera di Cervantes avrebbe avuto
uninfluenza determinante su Henry Fielding, Tom Jones e
su Laurence Sterne, Vita e opinioni di Tristram Shandy,
gentiluomo.

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1.3 Don Chisciotte vs Amleto


ansa.it
Non sono molti gli autori le cui opere o personaggi sono
stati cos popolari da essere diventati aggettivi di uso
comune.
Tra i pi noti c' certamente kafkiano, pirandelliano; poi
anche
amletico
e
donchisciottesco,
riferiti,
rispettivamente, al principe danese di Shakespeare e al
cavaliere della Mancia creato da Miguel de Cervantes.
Donchisciottesco
andrebbe
quindi
letto
come
definizione positiva di una persona, forse poco concreta,
ma pronta a balzare in sella per correre in aiuto di chi ha
bisogno. Al contrario l' ''essere o non essere'' di Amleto
tutto chiuso nella sua personale vicenda esistenziale. Non
a caso il grande critico Harold Bloom scrive che
''Shakespeare ci insegna a parlare a noi stessi, mentre
solo Cervantes ci mostra come parlare tra di noi. E, anche
se Cervantes e Shakespeare costruiscono realt talmente
vaste da contenerci tutti, Amleto un'individualit
indifferente, in fondo, sia a se stesso, sia agli altri, mentre
il cavaliere spagnolo una personalit di gran cuore che
tiene a s come a Sancho Panza e a tutti gli altri di cui va
in
soccorso''.

11

Per Bloom1 sempre la forza tutta anticipatrice e moderna


di questi due autori e dei loro due personaggi principali
''la capacit di essere ironici anche quando si comportano
da pazzi'', per cui ''Cervantes comico in maniera
sublime, come lo Shakespeare, ma il Don Chisciotte non
si pu definire una commedia pi di quanto possa esserlo
l'Amleto''.
E a riprova di quanto dice sottolinea come Cervantes e
Shakespeare abbiano creato gran parte delle tipologie
umane che conosciamo o ''almeno i modi in cui queste
possono essere rappresentate'' e cita come esempio
lUlisse di James Joyce che pu dirsi sia donchisciottiano
che shakespeariano. Per Bloom, Cervantes e Shakespeare
''hanno in comune l'universalit del genio e sono gli unici
possibili pari di Dante Alighieri2.
Nella comparazione tra i due, pu essere evidenziato
come Shakespeare sia riuscito nella sua vita tranquilla e
con le sue opere a raggiungere il successo e diventare pi
o meno ricco, mentre Cervantes ha avuto un'esistenza
tribolata, ferito a Lepanto, in fuga in Italia, prigioniero ad
Algeri, servitore di Filippo II che non lo compens mai
davvero, non ebbe in vita n fama, n tantomeno
ricchezze.
1 Harold Bloom, che oggi ha 86 anni essendo nato a New York nel 1930,
considerato uno dei pi influenti critici letterari sul piano internazionale ed
stato professore emerito all'Universit di Yale Sterling Professor di Discipline
Classiche alla stessa Universit, e Berg Professor di Lingua e letteratura
inglese all'Universit di New York. Bloom noto, per dovere di cronaca,
anche per certe sue prese di posizione considerate provocatorie verso vari
autori contemporanei e in particolare su alcuni vincitori del Nobel, da Le
Clezio giudicato illeggibile a Dario Fo che definisce ridicolo. Tra i suoi tanti
saggi, editi in italiano da Bompiani e Rizzoli, i pi noti e importanti sono ''Il
Canone Occidentale'' e ''Il genio''.
2 Il Canone Occidentale

12

II
NEL LABIRINTO SCRITTURALE DI SHAKESPEARE e
CERVANTES
labirintismo.it
Il Seicento presenta aspetti profondi di crisi: le unit
ideologiche medioevali e rinascimentali sono a pezzi: in
politica Machiavelli, in cosmologia Copernico, in teologia
Lutero, nel relativismo Montaigne portano ad un senso di
incostanza e fluidit delle cose. Il labirinto dentro il
cuore degli uomini e nell'arte.
13

Cervantes continua questo processo di rinnovamento del


romanzo: introduce infatti, nel suo romanzo cavalleresco,
o per meglio dire, antiromanzo, la raffigurazione fedele
delle classi inferiori, mescolandovi la vita popolare.
Il Don Chisciotte la storia del povero hidalgo che,
abbandonato, diviene pazzo ed entra in un mondo
fantastico derivante dalla fantasia delle sue letture. ll
romanzo cavalleresco ispira le sue azioni: egli si crede
cavaliere e ha come ronzino Ronzinante e come scudiero
Sancho Panza. La tematica pi interessante dell'opera
la pazzia che allontana il protagonista dalla realt.
Il Don Chisciotte il poema della pazzia ossia della libert
totale. Per Don Chisciotte il labirinto dolore e il filo
d'Arianna costituito dalla follia, come liberazione. Quello
della follia un tema classico: la follia degli antichi non
era insania, n il prodotto di urto o di shock. Con
Shakespeare, Cervantes, dopo Tasso, torna in letteratura
il regno della fantasia e dell'irrazionale.
Mai come in Cervantes ledificio della letteratura ha
lasciato scoperti i suoi ingranaggi nell'atteggiamento
verso
la
cultura
e
l'erudizione
cinquecentesca,
mescolandosi alle avventure dei protagonisti e rivelando
le idee dell'autore dinanzi alla societ in decadenza.
Anche l'amore platonico stilnovistico-cortese parodiato:
la hermosa Dulcinea del Toboso diviene quasi ridicola,
vista com' dagli occhi di un pazzo che non vede i limiti
della sua passione.
In Cervantes vi una dimensione tragica che dipende
dalla inesistente corrispondenza fra cose e parole; le
vicende cavalleresche ormai sono parole vuote, ma Don
Chisciotte a causa della sua locura non se ne accorge e
cerca di ristabilire i rapporti fra realt e libri. La pazzia il
modo di vedere il mondo con occhi diversi, non offuscati
dalle idee e dai condizionamenti sociali.
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Anche in Shakespeare, in As You Like It e in Twelfth Night


si mette in
dubbio la saggezza del sapiente e la pazzia del folle:
triste il mondo in cui i pazzi non possono dire
saggiamente ci che i saggi fanno. Oppure in King Lear
la pazzia del re permea tutta l'opera e si colora di
digressioni comiche.
Come nel Chisciotte lucidit e follia si alternano creando
duplicit ed ambiguit gnoseologica, in Shakespeare il
labirinto il palcoscenico della vita dove troviamo vis
comica e farsesca: brigate cavalleresche colorano i primi
drammi The Merchant of Venice, Much ado about nothing
dove il romanzesco dei travestimenti, la drammaticit dei
casi ed il riso, esprimono questa tendenza alla commedia
gioconda. Il modello plautino, ricco di scoppiettii e di
scherzi, permette a Shakespeare di non sopprimere dal
suo teatro la parte del buffone, ma invece di educarlo
focalizzandogli l'attenzione addosso. Fa, insomma, del
pagliaccio, o nella veste primitiva di zoticone, o in qualit
di buffone del re, un filosofo domestico indipendente e
sagace. Antieroi, magari, ma portatori di ideali.

2.1 Don Chisciotte, eroe senza un mondo da salvare


15

siciliajournal.it
Sulla scorta della tradizione romantica, alcuni individuano
in Don Chisciotte leroe folle e visionario ma dai buoni
principi, tipici della cavalleria errante una metafora
dellidealismo costretto a scontrarsi con una mondana
realt priva di eroismo. Nondimeno, da unanalisi pi
attenta emerge anche unaltra possibile lettura, dove
lantieroe cervantiano rappresentato dallhidalgo Alonso
Quijano, un individuo privilegiato della media nobilt
vive una pazzia fregiata da notevole saggezza, che
tuttavia non riesce a sottrarlo a situazioni grottesche. Il
romanzo , secondo questottica, la parabola di come la
pazzia, Don Chisciotte, e lignoranza, Sancho Panza,
conducano luomo a perdersi nei labirinti della
conoscenza e della realt, dove ogni cosa pu essere
soggetta a diversi punti di vista.
Cervantes testimonia con il suo romanzo la crisi di fiducia
del suo tempo e linadeguatezza della nobilt dellepoca
nel fronteggiare un mondo senza ideali, che perdura per
certi versi tuttora. Nel romanzo prevalgono la confusione,
lincertezza e la disillusione: una scissione tra sogno e
realt che rende il Don Chisciotte ancora cos attuale.
La vita avventurosa di Cervantes ma tormentata e
segnata dalla malasorte forse gli dispirazione per la
figura di Don Chisciotte. Un personaggio che sintetizza
tante tematiche letterarie che ricorreranno nella
letteratura a venire, prima fra tutte il solco tra ideale e
reale. Oggi, Don Chisciotte appare come lantitesi del
supereroe Marvel:
Don Chisciotte, a differenza dei supereroi, non ha
nessun potere particolare oltre alla propria fantasia.
Don Chisciotte privo di un mondo da salvare perch
il mondo non vuole essere salvato, magari sfruttato,
16

circuito oppure goduto pacificamente come


tenderebbe a fare Sancho Panza.
Don Chisciotte vive calato nel passato a differenza
dei supereroi che vivono intensamente il loro
presente. Egli ha la testa piena delle gesta cantate
sui poemi cavallereschi e non riesce ad adattarsi a
una societ che di cavalleresco non ha pi nulla.
Don Chisciotte nemico della tecnologia, mentre
diversi supereroi Batman, per primo la sfruttano a
proprio favore. Il cavaliere, ad esempio, considera
linvenzione della polvere da sparo come la pi
grande disgrazia per un eroe. Lo dice chiaramente in
un passo del romanzo:
Benedetti quei fortunati secoli cui manc la spaventosa
furia di questi indemoniati strumenti di artiglieria, al cui
inventore io per me son convinto che il premio per la sua
diabolica invenzione glielo stanno dando nellinferno,
perch con essa diede modo che un braccio infame e
codardo tolga la vita a un prode cavaliere, e che senza
saper n come n da dove, nel pieno del vigore e
dellimpeto che anima e accende i forti petti, arrivi una
palla sbandata (sparata da chi forse fugg, al bagliore di
fuoco prodotto dalla maledetta macchina), e recida e dia
fine in un istante ai sentimenti e alla vita duno che
avrebbe meritato di averla per lunghi secoli.
Se oggi Don Chisciotte fosse vivo tenterebbe di emulare
Spiderman, Batman o Superman ovvero lequivalente
odierno dei cavalieri cantati nei poemi di un tempo. Si
inventerebbe
un
qualche
superpotere
farlocco,
indosserebbe una calzamaglia impossibile e partirebbe
per salvare un mondo sazio, senza stimoli, n fantasia. Si
scontrerebbe contro la dura realt. La sua visione poetica
della vita verrebbe polverizzata dalla prosaica tecnologia.
17

C una scena passata alla storia del cinema che


sintetizza questo tema ricorrente nel romanzo, ed
quella in cui Indiana Jones, semplicemente sguainando la
pistola e premendo il grilletto, mette a tappeto il killer
egiziano che con grandioso senso coreografico e abilit
da
giocoliere,
gli
agita
davanti
la
scimitarra.
Ovviamente Don Chisciotte il killer egiziano, morto
nemmeno in battaglia, senza nemmeno il tempo di dar
mostra di s, perch tra forma e sostanza, vince sempre
la
seconda.
Avete presente la frase che lo zio dice a Peter Parker alias
Spiderman prima di morire da un grande potere
derivano grandi responsabilit. Bene, rapportata al Don
Chisciotte la si potrebbe mutare in da un grande sogno
deriva una grande amarezza.

18

2.2 Don Chisciotte simbolo della saggezza


dell'incertezza
fanpage.it

19

Il protagonista della vicenda un uomo sulla cinquantina,


un hidalgo spagnolo di nome Alonso Quijano,
morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi. Le
sue letture avventurose lo condizioneranno a tal punto da
trascinarlo in un mondo fantastico, convincendolo di
essere diventato un cavaliere errante chiamato a
difendere i pi deboli e riparare i torti, insieme al fedele
scudiero (che in realt non altro che un contadino)
Sancho Panza.
Tanto simmerse nelle sue letture, che passava le
nottate a leggere da un crepuscolo allaltro, e le
giornate dalla prima allultima luce; e cos, dal poco
dormire e il molto leggere gli sinarid il cervello in
maniera che perdette il giudizio. La fantasia gli si emp
di tutto quello che leggeva nei libri, sia dincantamenti
che di contese, battaglie, sfide, ferite, dichiarazioni,
20

amori, tempeste ed altre impossibili assurdit; e gli si


ficc in testa a tal punto che tutta quella macchina
dimmaginarie invenzioni che leggeva, fossero verit,
che per lui non cera al mondo altra storia pi certa.

Lo scopo del romanzo, per ammissione dello stesso


Cervantes, era quello di ridicolizzare i libri di cavalleria e
di satireggiare il mondo medievale: ma la storia di Don
Chisciotte diventata molto di pi. Ha avuto una
straordinaria influenza su scrittori e filosofi, da Foucault a
Pirandello, da Dickens a Borges: perch Don Chisciotte
non altro che una metafora umana profondamente
significativa. Il personaggio di Don Chisciotte incarna lo
spirito filosofico di un'epoca che cambia gradualmente
ma inesorabilmente: il Seicento non pi il secolo dei
grandi romanzi cavallereschi, ma non ancora quello dei
grandi racconti realisti. Non un secolo pienamente
consapevole della propria storicit, ma in continuo
conflitto con il suo presente: l'uomo stesso
contraddittorio, alla perenne ricerca di una sintesi
interiore e civile che arriver solo molto tempo dopo.
Nel Cinquecento la follia un elemento persistente nella
letteratura e nella riflessione filosofica: si pensi a Erasmo,
ad Ariosto e allo stesso Shakespeare. Una follia che viene
ancora sentita come parte integrante della ragione
umana, perch mette a nudo le contraddizioni, le paure e
le passioni degli uomini. Ma verso la met del Seicento il
modo dintendere la follia cambia, cessando di essere
unimmagine grazie alla quale si possono rappresentare
gli aspetti pi inquietanti della condizione delluomo. La
follia diviene un elemento negativo, viene considerata
come non-ragione, assumendo nella coscienza sociale
una dimensione nuova inglobando tutti gli aspetti
21

considerati "devianti": il pazzo, il diverso, non pu pi


confondersi con il resto della societ, e non pu e non
deve pi parlare. Questa stata una delle eredit pi
importanti lasciate dall'opera di Cervantes: una grande
antologia dell'uomo presente, capace di indagare a fondo
gli elementi pi contraddittori della storia. Cos, almeno,
la leggeva Michel Foucault in una delle sue opere pi
famose, "Le parole e le cose":
Don Chisciotte la prima delle opere moderne poich
in essa si vede la crudele ragione delle identit e delle
differenze deridere allinfinito segni e similitudini,
poich il linguaggio, in essa, spezza la sua vecchia
parentela con le cose, per entrare in quella sovranit
solitaria da cui riapparir, nel suo essere scosceso,
solo dopo che diventato letteratura; poich la
somiglianza entra cos in unet che per essa quella
dellinsensatezza e dellimmaginazione. () La sua
avventura sar una decifrazione del mondo: un
percorso minuzioso per rilevare sullintera superficie
della terra le figure che mostrano che i libri dicono il
vero. Don Chisciotte legge il mondo per dimostrare i
libri. () Perch la scrittura e le cose non si
somigliano, e tra esse, Don Chisciotte vaga
allavventura.

Don Chisciotte ha influenzato, per questo suo carattere


esistenziale,
anche
molta letteratura,
a partire
soprattutto dallOttocento: dal Circolo Pickwick di Dickens
allIdiota di Dostoevskij, fino ai Promessi Sposi di Manzoni.
L'intellettuale cui Cervantes intimamente pi
22

congeniale per, sicuramente Jorge Luis Borges, il quale


ha sempre considerato Don Chisciotte il libro in cui tutto
viene dato come possibile e dove la letteratura agisce
come la vita; e i personaggi diventano romanzi e i
romanzi personaggi. Borges sostiene che Don Chisciotte
un romanzo profondamente realista, ma di un
realismo del tutto particolare, diverso da quello
conosciuto e possibile nel XIX secolo. Nel Don Chisciotte
a un mondo poetico, immaginario, viene contrapposto un
mondo vero e prosaico; alle vaste geografie dellAmadigi
di Gaula, le piste polverose e le sordide osterie della
Castiglia. Se Descartes fu eroico nel porre luomo da solo
di fronte alluniverso, dice Borges, altrettanto eroico fu
Cervantes nellaffrontare il mondo come ambiguit,
possedendo
come
sola
certezza
"la
saggezza
dellincertezza".
Don Chisciotte in realt non pazzo, ritenuto pazzo dal
mondo che non lo capisce perch non capisce il senso del
suo andare in cerca. Don Chisciotte non pazzo, vuole
diventarlo. E lo dice espressamente a Sancho: Devo
imitare il valoroso Don Orlando. E poich Orlando
impazzito, io diventando pazzo diverr un vero
cavaliere. Don Chisciotte perde il senno perch ha letto
troppi libri, e a noi italiani del XXI secolo viene da pensare
che magari ce ne fossero di pazzi cos oggi, in un mondo
in cui nessuno legge pi. I dati statistici impressionanti ci
parlano di un 53 per cento di italiani che non leggono
nemmeno un libro all'anno. Mi pare che la sanit mentale
di questa nostra popolazione dimostri che forse era
meglio diventar pazzi nel senso di Don Chisciotte.

23

2.3 Lanima di Cervantes e Shakespeare dentro di


noi
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Cervantes e Shakespeare quasi certamente non si sono
mai incontrati, ma pi si leggono con attenzione le pagine
che ci hanno lasciato pi echi si percepiscono. La prima
idea comune la convinzione che unopera di letteratura
non devessere comica o tragica o romantica o politicostorica: se fatta bene, pu essere molte cose
contemporaneamente. Guardiamo le scene iniziali
dellAmleto. La prima scena del primo atto una storia di
fantasmi: Non qualcosa di pi di una fantasia?,
chiede Bernardo a Orazio. La seconda scena introduce
lintrigo alla corte di Elsinore: il principe erudito infuriato,
la madre, da poco vedova, sposata con lo zio. Arriva la
terza scena e troviamo Ofelia che racconta al suo scettico
24

padre Polonio linizio di quella che diventer una triste


storia damore, Passiamo alla quarta scena ed di nuovo
una storia di fantasmi, e c del marcio in Danimarca.
Via via che procede, lopera continua a trasformarsi,
diventando di volta in volta una storia di suicidio, una
storia di omicidio, una cospirazione politica e una
tragedia di vendetta. Ha momenti comici e una
commedia nella commedia. Contiene alcuni dei brani di
pi alta poesia mai scritti in inglese e finisce in una serie
di melodrammatiche pozze di sangue. Questo quello
che il Bardo ha lasciato in eredit a noi che veniamo
dopo, la consapevolezza che unopera pu essere tutto
contemporaneamente. La tradizione francese separa la
tragedia (Racine) e la commedia (Molire), Shakespeare
mescola tutto insieme, e lo stesso, grazie a lui, possiamo
fare noi. In un famoso saggio, Milan Kundera ha affermato
che il romanzo ha due progenitori, Clarissa di Samuel
Richardson e Tristram Shandy di Laurence Sterne: ma
entrambe
queste
voluminose
ed
enciclopediche
narrazioni mostrano linfluenza di Cervantes. Lo zio Toby e
il caporale Trim di Sterne sono esplicitamente modellati
su don Chisciotte e Sancho Panza, mentre il realismo di
Richardson fortemente debitore dello sfasamento
operato da Cervantes della ridicola tradizione letteraria
medievale. Nel suo capolavoro, come nellopera di
Shakespeare, le batoste coesistono con la nobilt, il
pathos e lemozione con la licenziosit e i doppi sensi,
fino
a
culminare
nel
momento,
infinitamente
commovente, in cui il mondo reale prevale e il Cavaliere
dalla Triste Figura riconosce di essere un vecchio pazzo e
ridicolo.
Sia Shakespeare che Cervantes sono scrittori consapevoli,
moderni in un modo che la maggior parte dei maestri
moderni riconoscerebbe: quello che crea opere teatrali
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fortemente consapevole della loro teatralit, del fatto che


sono rappresentazioni; quello che crea opere di finzione
narrativa consapevole della loro natura fittizia. E sono
entrambi affezionati osservatori, e profondi conoscitori,
tanto della vita meschina quanto degli alti ideali. questa
prosaicit che rivela la loro natura di realisti, anche
quando si atteggiano a scrittori fantastici: e anche qui,
noi che siamo venuti dopo possiamo apprendere da loro
che la magia ha senso solo quando si pone al servizio del
realismo - c mai stato un mago pi realistico di
Prospero? - e il realismo ha tutto da guadagnare da
robuste dosi di fantastico. Infine, entrambi rifiutano di
fare la morale, ed soprattutto in questo che sono pi
moderni di tanti venuti dopo di loro. Dei due, Cervantes
era luomo dazione, che combatt in battaglia, rimase
gravemente ferito, perse luso della mano sinistra, fu
fatto schiavo dai corsari di Algeri per cinque anni, finch
la sua famiglia non riusc a raccogliere il denaro per il
riscatto. Shakespeare non aveva nessun dramma del
genere nella sua esperienza personale, eppure, dei due,
sembra quello pi interessato a scrivere di guerre e
soldati: lOtello, il Macbeth, il Re Lear sono tutte storie di
uomini in guerra. Stranamente, fu il guerriero spagnolo a
scrivere della comica futilit del guerreggiare e a creare
liconica figura del guerriero ridicolo.
Nelle loro
differenze, Cervantes e Shakespeare incarnano due
opposti molto contemporanei, cos come, nelle loro
somiglianze, concordano su tante cose che oggi tornano
utili ai loro eredi.

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2.4 Shakespeare, Cervantes, noi


laregione.ch
Mentre si rievocano William Shakespeare e Miguel de
Cervantes, morti entrambi 400 anni fa, come spesso
accade quando le cose pi grandi sono proprio sotto i
nostri occhi, viene il dubbio che qualcosa si perda. Si
disperda nella coltre di luoghi comuni, di mitologie a buon
mercato, di usurate incrostazioni della storia che
assorbono
il
nostro
sguardo.
Non si tratta qui di prodursi in un invito (scontato) alla
lettura dei classici, come quelli di Shakespeare e
Cervantes. Dopotutto ogni libro che, come ha detto Italo
Calvino, non ha mai finito di dire quel che ha da dire,
parla al cuore di ciascuno di noi; purch lo si voglia
ascoltare, lasciandosi condurre oltre le apparenze che ci
avvolgono, al di sotto della superficie di noi, sulla soglia di
un s a cui non si pu mentire. Quel che un classico ha da
dirci, ce lo dice in modo diverso a seconda di quando lo
leggiamo, con quali esperienze alle spalle, con quali
orizzonti negli occhi. Resta il fatto che il come e il dove la
voce di un grande libro pu arrivare, dipendono dal suo
lettore. Per cui i classici si possono anche consigliare, ma
il loro incontro risulta tanto pi ricco di conseguenze
quando avviene in modo inaspettato, imprevisto,
disarmato.
A volte un buon libro ti parla prima ancora che tu lo abbia
letto, gi in te. In un certo senso, sei tu. Proprio perch
ti precede, perch ti accoglie nella realt che ha
contribuito a definire e riconoscere, raccontando
lessenza profonda, contraddittoria e universale del tuo
stesso esistere. Se alcuni modi di dire si sono sedimentati
nella nostra cultura al punto da apparire stereotipati
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come amletico, donchisciottesco, lottare contro i


mulini a vento, essere o non essere proprio perch
la nostra moderna civilt occidentale hanno contribuito a
sostanziarla, raccontandone le luci e le ombre, gli
smarrimenti e gli slanci ideali, le bassezze e le vette; e
con essi il nostro posto al suo interno. Chiamasi classico
un libro che si configura come equivalente delluniverso,
al pari degli antichi talismani, ha scritto Calvino.
Per la serenit di ogni lettore, poi utile fugare un
dubbio, forse un sospetto diffuso. Se un libro un
classico, allora vuol dire che non n noioso n difficile,
pur senza scadere a intrattenimento. Si tratta di
abbassare le difese, di mettere da parte i sentito dire e le
aspettative indotte, e cos, senza particolare sforzo, di
liberarlo delle incrostazioni che decenni o secoli di
insegnamento, spesso cattivo, gli hanno depositato
sopra. In cambio di territori inesplorati, al cui fondo,
magari, trovare s stessi, chiede solo un po di tempo e di
disponibilit
allascolto.
Nel caso di Shakespeare e di Cervantes, cos radicati in
ci che noi stessi siamo noi, inclini al dubbio che
immobilizza come a un attivismo frenetico che smarrisce i
riferimenti pi saldi del reale , si tratta pure di provare a
fare un passo oltre le leggende (metropolitane) che
avvolgono luno e gli avventurosi dettagli biografici che
precedono laltro, fermi alla sterile ricerca di misteri da
risolvere (o da alimentare) o di romantiche, superficiali
risonanze tra la vita di un autore e quelle dei suoi
personaggi. Detto che le fantasie circa la non esistenza di
Shakespeare sono ridicole, e preso per buono il fatto che
Cervantes in Don Chisciotte ha fatto ben pi che
raccontare una sorta di suo alter ego (e che leterna
ricerca della sua salma non produrr risultati di
particolare interesse), le uniche verit che li concernono
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possono essere cercate in ci che con loro supera il


tempo, i loro testi. E ritrovare, magari, in accordo o in
contrasto con essi, noi e il nostro di tempo. La scoperta
di una origine, duna relazione, duna appartenenza.

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