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Sviluppate in sette libri, le Naturales quaestiones furono composte nell'ultima parte della vita di Seneca. L'edizione a noi giunta non integrale e differisce quasi sicuramente dall'edizione originale per ordine e composizione. Interessante il fatto che, per molti versi, Seneca appare ben poco stoico e pi vicino a considerazioni di tipo platonico, anche se egli non rinnegher il suo stoicismo. Principi "platonici" possono essere ritrovati soprattutto nella prefazione al primo libro, nella quale si avverte un forte contrasto tra anima e corpo (visto come prigione dell'anima). Questi, principalmente, sono gli argomenti su cui Seneca si sofferma: 1. libro: I fuochi - Gli specchi 2. libro: Lampi e folgori 3. libro: Le acque terrestri (completo) 4. libro: il Nilo - Neve, pioggia, grandine 5. libro: I venti 6. libro: I terremoti 7. libro: Le comete Dunque lautore prende in considerazione, nei sette libri in cui si divide lopera, soprattutto i corpi celesti coi loro movimenti e variazioni, gli eventi atmosferici a partire da quelli pi turbolenti come venti, nubi, fulmini, lampi, e le loro innumerevoli ripercussioni terrestri, le piene dei fiumi e i terremoti. Contemplare il regno della natura o indagare quale sia la sostanza delluniverso, secondo Seneca, insegna alluomo a prendere coscienza dei suoi limiti terreni, della sua dignit e della sua piccolezza, e soprattutto a non temere la morte, per la quale tutti gli esseri viventi appaiono nati. Il libro sulle comete costituisce la settima e ultima parte delle Naturales Quaestiones, lopera che condensa il pensiero scientifico del filosofo e della sua et. In esso lo studio dei fenomeni del cielo e della loro varia influenza sul corso della vita umana condotto nel solco di una tradizione che risale ai presocratici, a Platone e ad Aristotele. Sotto questo aspetto lopera di Seneca costituisce una sintesi delle scoperte e delle intuizioni dei precedenti studiosi, e nello stesso tempo un severo esame critico del loro grado di validit. Le comete in particolare, tra tutti i fenomeni celesti, avevano incuriosito gli uomini antichi per la loro forma cos diversa da quella degli
altri corpi celesti, e anche per la singolarit del loro movimento, non riconducibile ad alcuna regola o previsione. Ma la curiosit nei confronti di questo fenomeno si mescolava, come si detto, a irrazionali terrori. Tutto ci che non rientra nella norma e nella previsione, secondo la mentalit non scientifica, viene di solito considerato un presagio di cattivo auspicio. Era questo il motivo per cui nei tempi antichi lapparizione di comete era un avvenimento particolarmente temuto. Seneca, in quanto filosofo, non condivide ovviamente la credulit popolare. Perci, sebbene enumeri alcune delle comete apparse in concomitanza di avvenimenti luttuosi, fa osservare che apparvero comete anche in anni in cui non accadde alcun avvenimento di rilievo, come quella che fu vista in cielo nel 60 d.C. sotto limpero di Nerone. Per la sua educazione filosofica, il suo interesse per la scienza di notevole indipendenza nei confronti delle opinioni correnti. Il suo scopo informare il lettore sui risultati degli studi condotti in passato, scegliendo tra le varie soluzioni quelle pi ragionevoli, che egli passa al vaglio del ragionamento logico, per arrivare a dare di ogni fenomeno una spiegazione razionale. Seneca esclude perci deliberatamente le ipotesi fantasiose, le congetture improbabili, le favole, i miti, le ingenuit a cui si erano talora abbandonati gli studiosi del passato, non esclusi i filosofi stoici, i quali consideravano le stelle degli esseri divini, non escluso lo stesso Aristotele. A questo proposito egli persegue uno scopo che nello stesso tempo scientifico e morale. Liberare lanimo dal timore dei fenomeni di origine sconosciuta significa combattere le superstizioni, che sono un prodotto dellignoranza collettiva e rendono luomo schiavo dei pregiudizi. Seneca ricorda le scene di isteria collettiva che accompagnavano il verificarsi di altri eventi celesti inconsueti, come le eclissi di sole o di luna: Le citt - scrive - allora tumultuano, ognuno leva grida disperate, spinto a ci da una vana superstizione. Le grida, come specifica Seneca stesso nella Medea, e come affermano altri scrittori latini, hanno la funzione di far cessare levento indesiderato rompendo lincantesimo che ne la causa. Perci anchesse, nella superstizione popolare, fanno parte del rituale magico. Solo la conoscenza razionale delle cause dei fenomeni, secondo lo scrittore, pu liberare luomo dai suoi terrori e indirizzarlo verso una vita moralmente sana. Seneca inizia affermando che per fare uno studio completo e approfondito sulle comete sarebbe indispensabile avere un catalogo di tutte le apparizioni di comete del passato, infatti losservazione di questi fenomeni celesti era stata introdotta
in Grecia solo da poco. Detto ci, inizia ad esporre le teorie pi diffuse a quellepoca cercando di analizzarle in modo critico ed esponendo le sue opinioni a riguardo. Secondo Zenone, sono pianeti che si avvicinano e confondono i loro raggi; dunque le comete non hanno esistenza reale: si tratta di effetti luminosi dovuti alla vicinanza di astri (cos dicevano anche Anassagora e Democrito). Per dimostrare la falsit di ci, Seneca afferma che durante il corso dellanno sono molti i pianeti che si avvicinano o che si sovrappongono, eppure tutte queste volte non si vede apparire nel cielo una cometa. Artemidio di Pario sosteneva che sopra alla sfera celeste fosse situata una superficie si fuoco, cos compatta da non potersi mai consumare, questa superficie ha delle fessure attraverso le quali passano delle fiamme che danno origine alle comete.Anche in questo caso Seneca ribatte, spiegando che una superficie cosi densa da non consumarsi mai, sarebbe pesantissima e se esistesse dovrebbe precipitare senza nulla che la sostiene. Secondo Apollonio di Mindo, le comete, sono astri distinti, come il sole e la luna: non hanno forma di dischi, ma slanciata e allungata; la loro orbita non ci nota n si pu dire quante e quali somiglianze esistano tra quella apparsa alla morte di Cesare, quella apparsa sotto Augusto, sotto Nerone, ecc. Le comete sono comunque numerose e varie: talora bianche, a volte rosse come il sangue di cui sono spesso presagio (cap. XVII).Seneca sembra condividere tali affermazioni infatti sostiene che le comete rientrino nella categoria dei pianeti e che, come questi, abbiano un corso regolare e prevedibile. Affrontati quindi le diverse teorie, Seneca osserva: Sono solo quindici secoli dacch si cominciato a indagare il cielo e a dare nomi alle stelle; e solo da poco i Romani hanno conoscenze scientifiche. Ci vorranno molte generazioni e poi tempo verr che i posteri si stupiranno che noi non sapevamo cose cos manifeste (veniet tempus quo posteri tam aperta nos nescisse mirentur). Il mondo ha movimenti irrevocabili (opus hoc aeternum irrevocabiles habet motus): solo alcuni abbiamo imparato a conoscere. verr poi qualcuno a dimostrare in quali regioni del cielo corrano le comete, perch errino separatamente dagli altri corpi celesti, quale sia la loro grandezza e natura.