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La poesia
La poesia elisabettiana si pone come ritratto dell’individuo e dello Stato. Le due immagini
coincidono nella rappresentazione della regina, donna per il corpo naturale e uomo per il
corpo politico. La produzione poetica risponde a molteplici intenti: esaltare la tradizione
medievale, gareggiare con i modelli europei, imitare gli esempi degli antichi riscoperti
dagli studi umanistici. La poesia si sviluppa in vari centri e si presenta come un
agglomerato di tensioni tra centro e margine, sacro e profano, maschile e femminile, in
lotta per stabilire i relativi spazi. Sidney sottolinea ironicamente, a proposito dei generi,
che, se sono buoni gli ingredienti separati, la loro mescolanza non può nuocere, mentre
Puttenham evidenzia la varietà dell’unità come la caratteristica della gura retorica per
eccellenza.
Dopo le prime aperture al Rinascimento azzardate da Skelton, più vicino alla tradizione
medievale popolare che a quella umanistica, dopo l’adattamento del sonetto da parte di
Wyatt, autore anche di satire e canti per musica, e dopo il suo perfezionamento da parte
di Surrey, poeta migliore nella vena elegiaca che in quella amorosa, all’inizio del regno di
Elisabetta il clima poetico è incerto. Che non bastasse scrivere d’amore per ottenere il
favore della regina risulta evidente dalle diverse sorti dei nobili che si dilettavano di
poesia, come Sidney, e dei borghesi o plebei che cercavano di farsi strada a corte, come
Gascoigne, Spenser e per certi versi Shakespeare.
Tra i poeti del regno di Elisabetta giovane troviamo Gascoigne, che tenta varie strade,
tirando frecce in direzioni diverse e sempre manca il bersaglio. E di questo si accusa in
Woodmanship, abilità venatoria, rivolta al mecenate Lord Grey de Wilton. Egli si chiede
apertamente cosa lo porta al fallimento ripetuto, la mancanza di logica o di volontà e
copertamente indica come causa la mancanza di protezione.
La stessa Elisabetta negli anni della giovinezza scrive versi. Malgrado siano rimaste solo
una quindicina di liriche attribuibili a lei con relativa certezza, esse bastano a disegnare
una personalità poetica vivace e decisa. L’impossibilità di concedersi e il sospetto
assumono un’altra forza sulle labbra o sulla penna di una donna che ha fatto del potere il
suo unico amore, scopo e ambizione. Emblematico lo scambio di componimenti tra
Elisabetta e Maria Stuart. Maria, tenuta sotto custodia protettiva in Inghilterra, nel 1568
richiede un colloquio ad Elisabetta inviandole un sonetto in francese dove si rappresenta
come una nave squassata dalle onde, incapace di trovare la pace e il porto. Elisabetta
non scende sullo stesso terreno, ma cambia deliberatamente destinatario, pur rendendo
evidente che parla della sua nemica. Si rivolge ai cortigiani, forse non tutti dati, e al
paese che contraccambia l’amore e la lealtà della sua sovrana, usando i toni forti e la
forma rozza dei poeti della prima metà del suo regno. The doubt of future foes sembra
all’inizio un lamento per infedeltà d’amore ma acquista man mano sicurezza minacciosa e
alla ne arriva a brandire profeticamente la spada della giustizia.
Avvengono scambi di versi con Sir Walter Raleigh, cortigiano, capitano di spedizioni nel
Nuovo Mondo, soldato, storico e poeta. Le poesie rivolte ad Elisabetta esprimono
l’arroganza e l’insicurezza dell’amante che sa di avere potenti rivali e di dovere la sua
fortuna al capriccio dell’amata. O eso dall’indi erenza di lei, si chiude nella disperazione
e nel silenzio, imprecando contro la Fortuna. Nella risposta, Elisabetta lo provoca e lo
blandisce, ingiungendogli di non dubitare mai del suo amore. Ci ripenserà, poi, quando
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Raleigh si sposerà segretamente con Elizabeth Throckmorton. Entrambi saranno con nati
alla Torre.
Si interessò alla vita politica del tempo. Nelle sue opere la poesia e la politica sono
intrecciate. Fu fondamentale per lo sviluppo della poesia inglese. HA introdotto infatti
molte forme poetiche come la stanza, diversi tipi di versi e le rime. Inoltre Sidney fu
fondamentale per la popolarità dei sonetti in Inghilterra, con la sua collezioni di sonetti
Astrophil e Stella.
• Astrophil and Stella ha una struttura ampia e scandita in tre parti. Si basa sull’amore
di Sidney per Penelope Devereux, che non ricambiò i suoi sentimenti. TEMI: amore
non corrisposto, la freddezza della donna, so erenza dell’uomo, dolore dell’assenza.
Astrophil signi ca amante di una stella, altra protagonista. Inoltre contiene il nome
dell’autore, Phil. All’inizio Sidney riesamina il repertorio tradizionale e ribalta
ironicamente topoi consolidati. Non si tratta di amore a prima vista, la dama è bionda
ma ha gli occhi neri, il poeta si sforza di escogitare splendide frasi, come uno
scolaretto nché la Musa non gli suggerisce: “look in thy heart and write”. Nella
sezione centrale, viene a rontato il dissidio tra amore e virtù, passione e ragione,
usando gli arti ci retorici più sottili. La terza parte si apre alla canzone quarta con
un’esplosione di incredulità e di collera per il persistere del diniego dell’amata con cui
nella seconda parte aveva iniziato ad intrecciare un dialogo, nché il poeta non
chiede licenza di accantonare temporaneamente il rapporto in vista della grande
causa che richiede esperienza e abilità, probabilmente la difesa della causa
protestante in Europa o forse un progetto letterario di maggior respiro. La raccolta è
un canto a più voci, che comprendono l’amico che lo rimprovera con parole amare, le
dame che lo ammirano, Stella che tenta di porre le sue condizioni e al ri uto si ritrae
in un’assenza presente, Desiderio e Ragione, Natura e Virtù, tutte gure che ruotano
intorno al centro della vicenda, il personaggio di Astrophil, distanziato dalla persona
di Sidney dai continui riferimenti alla manipolazione poetica. Metricamente Sidney
crea uno strumento formidabile per esprimere l’equilibrio contraddittorio della sua
passione: usa il sonetto italiano, ma combina l’ottava petrarchesca, due quartine
ABBA, con la sestina di Surrey a rima progressiva, quartina CDCD e distico nale EE.
Mary Sidney, alla morte del fratello, si erge a custode della sua memoria, protettrice dei
suoi ideali politici. Intraprende il completamento della traduzione dei salmi come atto di
devozione al fratello e omaggio a Elisabetta. Mary confronta molteplici versioni e
incorpora commenti di Calvino e di Beza: ne ricava l’immagine di un Dio onnipresente,
che conosce l’uomo dal grembo di sua madre, lo progetta come una falegname o un
architetto, lo cuce come una ricamatrice al lavoro nel suo misero abitacolo.
La nipote, Mary Wroth, vive nel trapasso dal periodo elisabettiano a quello giacomiano, e
assume atteggiamenti letterari audaci quanto i suoi comportamenti scandalosi. Pubblica
nel 1621 Urania, il primo libro di un romanzo che provoca violente polemiche e viene
ritirato. Il canzoniere Pamphilia to Amphilantus a ronta il problema di ricreare il ruolo del
poeta al femminile. Una donna non poteva prendere l’iniziativa o parlare del suo desiderio
senza rompere i dettami del decoro, che considerava la libertà di parola equivalente alla
libertà di comportamento. L’autrice drammatizza l’ambiguità maschile e il proprio bisogno
contraddittorio di annullarsi nella passione e di non perdere il controllo di sé. Il contesto
più ampio del romanzo permette di identi care la regina Pamphilia, schiava della propria
costanza ma non della volontà dell’amato, con la regina Elisabetta, che in quegli anni
stava ridiventando un mito a causa della crescente insoddisfazione nei confronti degli
Stuart.
Aemilia Lanyer diventa l’amante del Lord cancelliere Henry Hunsdon, ma una volta incinta
congedata da corte e sposata frettolosamente con il musicista Alfonso Lanyer. Salve
Deus rex Judaeorum è una meditazione, una composizione, di non grande intensità
poetica ma di vivace forza dialettica, si divide in tre parti. Inizia con una serie di dediche a
donne nobili e potenti, che costituiscono un’utopica comunità femminile. La parte
centrale contiene la descrizione della Passione di Cristo, mite e obbediente, sbe eggiato
dagli uomini e compianto dalle donne. La terza parte è il primo country-house poem,
poemetto su una dimora di campagna, poiché To Penshurst di Ben Johnsonfu composto
prima ma pubblicato dopo. Qui Lanyer rievoca un vero o supposto soggiorno in un
giardino edenico dove lei e le sue protettrici si raccolgono in meditazione.
Isabella Whitney compone The copy of a letter, che contiene 4 testi, la lettera di
un’amante tradita, un ammonimento alle fanciulle a non darsi degli uomini, la protesta di
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un giovane fedele contro una donna volubile e I consigli di un amico contro l’incostanza
delle donne. Colpisce la dignità con cui al donna abbandonata si accomiata dall’amante
augurandogli miglior fortuna, ma non un amore più sincero, con al nuova compagna. In A
sweet nosgay la scrittrice, sul punto di abbandonare la vita, sceglie come esecutore
testamentario la città di Londra, personi cata nei panni di un amante ingrato e infedele,
cui lascia quello che lei non possiede, ma la città esibisce in abbondanza: ricchezza e
miseria, potere e follia.
Nel mutato e ristretto spazio intellettuale del passaggio di secolo, la poesia va incontro a
ulteriori trasformazioni. Da una parte, John Donne e i meta sici propongono una
complessità che non esprime più la varietà del mondo, bensì la con ittualità, e forzano lo
stile verso cadenze recitative e drammatiche. Dall’altra, Ben Jonson e i suoi epigoni
cercano di sempli care la con ittualità entro un disegno ordinato e sul piano stilistico
ritornano all’elegante equilibrio delle forme classiche.Ben Jonson rappresenta non tanto
un intreccio quanto una fusione di loni disparati. Egli crea un nuovo plain style, raccoglie
elementi della satira religiosa anticortigiana e li soggioga alla disciplina classica,
producendo una semplicità ra nata. Consapevole come nessun altro della funzione
dell’arte e della dignità del poeta, a erma che l’originalità è il principale obiettivo della
creazione poetica e che l’imitazione è il principale strumento per conseguirlo.
Le diverse modulazioni del suo rapporto di prossimità alla corte sono associabili alle 3
raccolte poetiche maggiori:
Inizialmente Jonson sembra ritenere di poter riformare la corte; poi si rivolge a comunità
più ristrette, come il circolo dei Sidney; no all’ultimo cerca protettori che si distinguano
per l’impegno organizzativo e letterario, più che cortigiano.
To Penshurst, una delle poesie che esprimono più compiutamente la loso a di Jonson,
esalta la dimora dei Sidney, connette luogo, storia e famiglia, e ra gura la nobile casata
come regno dell’età dell’oro e reincarnazione della virtù romana. Armonia ed equilibrio
dominano nella tenuta che il poeta introduce prospetticamente, mostrando prima gli spazi
esterni, poi i giardini e l’interno della casa, conducendoci no al cuore della poesia:
l’incontro di benvenuto tra padrone e ospite, che abitano reciprocamente uno nell’altro.
Al suo ruolo di poeta pubblico, Jonson mescola quello di poeta drammatico dalle radici
popolari e carnevalesche e quello di poeta privato che traduce in poesia i momenti più
singolari della vita quotidiana. Si va dall’invito a cena di un amico al pianto per la morte
die gli, all’incendio dei suoi manoscritti alla preghiera oscillante tra il tedio della vita e la
speranza in Dio.
Agli antipodi della personalità poetica di Ben Jonson sembra porsi la vena lirica di John
Donne. Tuttavia, in realtà, i 2 scrittori condividono caratteristiche quali un formazione
culturale più ampia di quella richiesta dalla poesia cortigiana e la frequentazione di circoli
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intellettuali comuni, come quello dei Sidney, degli Herbert e della contessa di Bedford. La
poesia di Donne pone al centro l’ego dello scrittore, rappresentandolo nelle sue
esplosioni passionali, esercitando una dialettica sottile, dilettandosi di atteggiamenti
teatrali e antitetici anziché della ricerca di equilibrio. Donne saccheggia gli ambienti della
loso a e delle scienza della matematica e della musica, della geogra a e
dell’astronomia, argomenti di cui è un dilettante e un curioso, per produrre un
personalissimo e drammatico amalgama delle discordanze del suo tempo. Ricerca
l’e etto e vi perviene attraverso metafore che talvolta diventano esse stesse argomento.
Egli provoca lo spettatore, lo coinvolge con domande illuminanti e apostro improvvise.
Insomma, fa poesia il teatro dei travestimenti del suo io molteplice, ponendo al centro
della scena la voce poetica.
Benché godesse di grande popolarità, in vita non pubblicò quasi nulla. I Songs and
Sonnets, probabilmente scritti tra il 15693 e il 1598, comprendono le poesie d’amore, le
satire, le elegie, gli epigrammi e le epistole poetiche. Sono composte per diverse
occasioni e indirizzati di volta in volta ad un uditorio diverso, maschile o femminile,
pubblico o privato; la fase intermedia è segnata dagli esercizi retorici dei 2 Anniversaries. i
Divine Poems, Le Devotions, i Sermons, abbracciano il periodo dal 1607 al 1631. Le
poesie sono pubblicate postume nel 1633 a Londra.
Battezzato meta sico da John Dryden perché poeta d’amore che si rivolge alle donne in
maniera astrusa, Donne persegue attraverso il WIT, concetto o arguzia, un’insospettata
convergenza tra realtà disparate, ispirandosi anche ai concetti del Cortegiano, che
raccomanda un’acutezza recondita per conferire autorità alla scrittura. Il concetto fonde il
quotidiano e il sublime, la natura e l’arte, il linguaggio scurrile e il lessico ricercato ed
erudito. Prevale nelle liriche profane un moto centripeto.
In The Sun Rising, il sole, centro dell’universo, e il re, centro dello Stato, ruotano intorno al
letto degli amanti, centro della poesia. Nel suo mondo di carta, Donne può fare tutto ciò
che vuole, rovesciando quel che accade nel mondo reale.
In The Canonization, lo spazio si restringe ancora no all’urna delle ceneri, che raccoglie
la quintessenza della polvere degli amanti. Nella poesia religiosa si nota invece,
un’espansione centrifuga, un ritorno all’esterno. L’uomo si sente schiacciato dalla
presenza divina, ma poi scopre che il suo io è liberato dal suo vecchio guscio e
ricollegato agli altri e che la casa del Signore è una dimora con molte stanze in attesa di
ospiti.
Le generazioni successive a Jonson e Donne, vale sa dire i meta sici e i poeti cavalieri,
e ettueranno sintesi parziali ed eclettiche. Non avranno bisogno delle STRONG LINES
per suggerire il ritmo colloquiale ed e ettueranno una riconciliazione tra poesia e musica,
limitandosi a subordinare la musica alle parole. Favoriti dalla minor densità concettuale,
combineranno le modalità dello stile parlato, declamatorio e melodico, intrecciando le
istanze separate della drammaticità, del pathos e della musicalità.
Le più comuni critiche mosse alla poesia sono che mente, che distoglie da discipline più
utili, che in acchisce gli uomini d’azione. I poeti sono banditi dalla repubblica di Platone.
Il più famoso attacco è quello di Stephen Gosson che scrive “the school of abuse”,
trattato più famoso (1579). Esprime una severa critica alla poesia e al suo valore, con una
mentalità puritana.
La difesa
Ci sono però degli intellettuali che sostengono la causa della poesia, la giudico la più alta
e importante tra le arti e si sforzano di delineare una tradizione poetica che includa antichi
e moderni. Sperano che la nuova, ra nata poesia europea possa essere punti di partenza
per una nuova società colta e civile. Si cerca di creare una genealogia.
L’opera però adula anche i potenti (la regina Elisabetta considerata anche come letterata
e musa della poesia moderna)
Sostengono la causa della poesia, sperano possa nascere una poesia europea. Relazioni
forti tra Inghilterra, Francia, Italia. Si sostiene la causa della poesia non sono nell’estetica
ma anche nell’educazione.
Gra a: la gra a non era standardizzata a quell’epoca. Nomi e parole erano scritti in modi
diversi.
“The defence of Poesie”/ “An Apologie for Poetrie” (scritto nel 1579, pubblicato nel 1595)
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Sidney risponde direttamente al saggio di Gosson. Considerata prima opera di critica
letteraria in Inghilterra. È in prosa, vi sono parti in versi citati a titolo di esempio. Sidney
a erma che la poesie è la più importante fra tute le discipline, perché educa dilettando,
ribattendo a chi a erma che distoglie la mente da studi più utili.
La poesia viene collocata tra loso a e storia: la prima p troppo astratta, la seconda
troppo particolare. La poesia invece infonde il generale con il particolare.
In pia, gli scritti dei loso e degli storici difettano in piacevolezza e diletto, condizioni
importanti per l’insegnamento. Essi sono di conseguenza limitati.
La poesia è dunque avvantaggiata rispetto alla loso a e alla storia, per questo sua
peculiarità e per il fatto che esse piò inventare, creare una storia partendo da fatti
oggettivi.
Poeta/creatore
Sidney paragona il poeta e la divinità, ricordando come la parola stessa “poet” derivi dal
greco che signi chi “creatore”. L’uomo, che è parte della creazione divina, ha la capacitò
di creare: il poeta quando compone crea un mondo
La poesia collega il mondo reale al mondo ideale: il peta attraverso la creazione diventa
parte del processo divino, in quanto creatore di un suo mondo allo stesso modo in cui Dio
ha creato l’universo e l’umanità.
Sidney critica chi dice che la poesia è un’arte inutile e che menta. In realtà la poesia è
imitazione della realtà, non mente, inventa ma raggiunge la verità. L poesia diventa la
principale materia di educazione dell’uomo.
La Tottel’s Miscellany
Nel 1557 viene pubblicata la Tottel’s Miscellany, una raccolta di liriche di vari autori
inglesi, che prende il nome dall’editore Tottel. Opera importante, fare una raccolta di
liriche signi ca riconoscere l’importanza della poesia dell’epoca, paragonandola anche
alla poesia precedente.
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1. Il recupero della cultura classica nel suo insieme e lo sviluppo di strumenti linguistici
che lo permettano, quindi strumenti che permettano di scrivere poesie come quelle
classiche
2. La formazione di una letteratura moderna che sia pari per dignità a quella classica.
Si cerca di porre l’antico e il moderno sullo stesso piano. Si cerca di creare una grande
tradizione poetica moderna, ma è necessario guardare al passato e rifarsi a quei modelli.
Il sonetto è una poesia di 14 versi, in due parti: una di otto versi (ottava) e una di sei versi
(sestina).
L’ottava rima abba abba (Petrarca, Wyatt) oppure abab cdcd (Shakespeare)
La sestina rima cdecde (Petrarca) (variante; Wyatt - cddc ee) o efef gg (Surrey,
Shakespeare). Il modello inglese ha il distico nale a rima baciata (rhyming couplet).
Wyatt
Si appropria di temi petrarcheschi come l’amante che è una nave in balia delle onde, o
l’amante che gela e avvampa.
Presenta speso i due aspetti dell’amore (sacro e profano) che non si armonizzano come in
Petrarca.
Il contesto die suoi sonetti è la corte. Tra i suoi temi vi è la posizione del poeta a corte
La relazione uomo/donna è una relazione di potere oltre che d’amore. L’amore e il potere
sembrano intercambiabili: la rottura con l’amante è come la rottura di trattato e genera
cambiamenti nella posizione id potere.
Petrarca: sonetto 190, lui racconta del primo incontro con Laura, rappresentato dalla
cerva. Laura ri uta l’amore profano perché appartiene a Cesare (Dio) non si può ambire a
lei, si può solo contemplare.
IL sonettò petrarchesco evoca la prima apparizione di Laura nella vita del poeta, che
rimane ammaliato dalla visione. Considerata apparizione divina. Il poeta è diviso tra i suoi
desideri terreni (non solo riguardo l’amore) e la spiritualità. Questa iniziale divisione lascia
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spazio alla pudicizia, nel momento in cui il peta cade nell’acqua e la cerva sparisce (lei è
di Dio, che l’ha liberata dai vincoli dell’amore terreno). Il con itto tra amore sacro e
profano si risolve a favore dell’amore sacro.
Wyatt modi ca lo schema della rima, quello della sestina. Wyatt si rivolge al lettore. Il
rapporto con la cerva è diverso, Wyatt vede la cerva e vorrebbe cacciarla. La visione
mistica di Petrarca si trasforma in una caccia. Mette in guardia chi vuole seguirla dicendo
che sarà impossibile catturarla. Wyatt contamina l’idea di poeta italiano, Wyatt è
amareggiato per non essere oggetto di ammirazione della cerva. In questo caso Cesare
non è Dio, ma un signore geloso. Vi è un contrasto profano nel ruolo della donna. È una
donna appartenente ad un uomo potente.
Wyatt ricostruisce sul sonetto di Petrarca una propria visione. Qua non si pone la
divisione tra amore sacro e profano, vi è solo l’ambiente profano, cortigiano (tema di
Wyatt).
I sonetti di Shakespeare
I sonnets sono pubblicati nel 1609, ma forse circolavano in manoscritto perché sono già
menzionati nel 1598. Probabilmente la pubblicazione non fu autorizzata dall’autore, e la
discussa dedica a W.H non è sua. Sono mesi insieme in modo disordinato. Probabile che
qualcuno volesse trarre vantaggio dalla pubblicazione di un’opera di un’autore famoso
(Shakespeare conosciuto alla sua epoca)
Ripubblicati da Benson nel 1640, sono censurati, cambia i pronomi, ne omette alcuni
(alcuni compromettenti)
L’edizione di Malone del tardo XVIII ri uta gli interventi di Benson e ripristina
l’organizzazione originale, facendo emergere quattro personaggi, che erano stati oscurati
dalla riorganizzazione di Benson: Shakespeare, il fair youth, il poeta rivale e la dark lady.
La dedica
“Al solo ispiratore dei sonetti che seguono il signor W.H, ogni felicitò e quell’eternità
promessa la nostro immortale poeta, augura, ben augurando colui che s’avventura in
questa pubblicazione”
Il fair youth che è al centro della raccolta non è identi cato. La dedica è controverà: non si
è certi se si tratti die mecenati di Shakespeare o come alcuni dicono, W.H strarre per “Will
himself”
Pentametro giambico
Quindi 10 sillabe con accenti forti sulle sillabe pari. Lo schema delle rime è ABAB CDCD
EFEF GG (il sonetto petrarchismo era costituito da un’ottava seguita fa una sestina).
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Struttura e temi
Bipartizione dei sonetti in due gruppi: 1-126, vede al centro il fair youth, 127-154 vede al
centro la dark lady
Sonetti 1-17: celebrano la bellezza del giovane e lo spingono a riprodurla nei gli.
Sonetti 18-126: elaborano il motivo del potere distruttivo del tempo e della caducità della
bellezza, che possono essere contrastati dalla poesia.
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