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IL SONETTO di SHAKESPEARE

Il sonetto fu importato in Inghilterra durante il regno di Enrico VIII da un gruppo di poeti di corte
che avevano come modello il Canzoniere di Petrarca. Fu Henry Howard, Conte di Surrey, a
cambiare la forma e la struttura metrica del sonetto petrarchesco creando quello che verrà
chiamato Elizabethan sonnet (sonetto elisabettiano) o anche Shakespearean sonnet, che non
prevede più 2 quartine e 2 terzine ma 3 quartine a rima alternata e 1 distico finale a rima baciata.
I Sonnets di Shakespeare vengono pubblicati nel 1609, dall'editore Thomas Thorpe, il quale firma
anche (con le sole iniziali) la criptica dedica del volume, dedicato a un misterioso Mr W. H. La
raccolta conta 154 sonetti divisi in 2 parti: la prima parte, fino al sonetto 126, è dedicata al “Fair
youth”, un giovane di grandi virtù e di bell'aspetto che funge da perno attorno al quale l'intera
raccolta si muove. I restanti sonetti sono invece dedicati alla “Dark lady”, una figura che incarna
l'esatto opposto dell'ideale petrarchesco di donna, al quale tutte le raccolte di sonetti scritte fino ad
allora si ispiravano.

I temi della raccolta sono fondamentalmente due: l'amore, nei primi 17 sonetti espresso attraverso
l'invito al matrimonio per il giovane, e il tempo, che può essere sconfitto solo grazie alla
procreazione e alla poesia, capace quest’ultima di rendere immortale tanto l'amato che il poeta.
A quei tempi chiunque poteva stampare senza il consenso dell'autore, era sufficiente iscriversi
all'apposito registro. Pertanto, nonostante Shakespeare fosse ancora in vita, è improbabile che
avesse dato la sua adesione alla pubblicazione. I motivi sono molteplici: non si menziona il suo
nome nella dedica del frontespizio, l'ordine di successione dei sonetti è arbitrario e non lascia
presumere una revisione dell'autore in vista della pubblicazione, alcune composizioni sono scadenti,
imperfette e (le ultime due) di improbabile attribuzione a Shakespeare stesso, il quale avrebbe
eliminato i componimenti dai risultati estetici meno felici. Il contenuto dei sonetti oltretutto, poteva
apparire di carattere privato e non edificante, per molti.
Nel 1640 si ha notizia di una ristampa ad opera di John Benson che, oltre a sopprimere otto sonetti,
alterarne l'ordine e dividerli in sezioni intitolate arbitrariamente, trasformò tutti i pronomi maschili
in femminili, cosicché apparissero indirizzati ad una donna, invece che al Fair Youth.
I sonetti
E’ nei Sonnets (Sonetti),tuttavia, che la poesia di Shakespeare raggiunge il suo più alto

compimento. Pubblicati nel 1609 per opera di Thomas Thorpe, i sonnets non portano nè la firma nè
la dedica di Shakespeare. Per la mancanza di una revisione autorizzata dall’autore sono sorti molti
dubbi sull’ordine della sequenza, ma un certo numero di prove interne ed esterne fa pensare che nel
complesso la versione di Thorpe sia corretta.
Dei 154 sonetti, i primi 126 sono dedicati a un fair youth (“bel giovane”), i rimanenti fino al sonetto
152 sono invece dedicati a una Dark Lady (“donna bruna”), gli ultimi due hanno per
argomento Cupido. All’interno del contesto socioculturale nel quale nacque la moda sonettistica in
Inghilterra, i Sonnets si distinguono per vari motivi: per la maggior parte essi non sono rivolti, come
si vede, a una donna, ma a un uomo; in secondo luogo, laddove essi si rivolgono a una donna essa
ha fattezze tutt’altro che angelicate ma è decisamente black (“nera”) e infernale. Inoltre nè l’uno nè
l’altra hanno un nome. Ma non si esauriscono qui le innovazioni del canzoniere shakespeariano. I
primi diciassette sonetti non corteggiano il Fair Youth, come sarebbe convenzione, ma lo invitano a
sposarsi e procreare. Non sono solo formali e occasionali questi primi sonetti, com’è stato scritto,
perché il tema della procreazione percorre tutta l’opera di Shakespeare: ”Il mondo deve essere
popolato” dice Benedick in Much Ado About Nothing. La sterilità è per Shakespeare il male
peggiore: che sia quella naturale o quella artificiale. Nel canzoniere il tema della progenie come
mezzo per superare il breve corso temporale della vita individuale è presto sostituito dal tema
dell’arte. Inavvertitamente, e con straordinaria felicità linguistica, l’arte che sopravvive alla morte
sembra innescarsi “naturalmente” nel tema della “grande natura creatrice”. L’immagine del bel
giovane può tanto ripetersi nel volto del figlio generato dalla natura quanto nella “rima possente”
creata dal poeta capace di assicurare una memoria più duratura dei “monumenti dorati”(come dice il
celebre sonetto 55). Come a voler indicare che l’arte non si oppone alla natura, ma ne fa parte e la
supera. Da questo momento il poeta entra in lotta con lo sluttish (“lurido”) “tempo divoratore” della
giovane bellezza dell’amico. Di qui i numerosi “ritratti” che il poeta traccia in competizione con la
natura. Dentro il grande tema del tempo e dell’arte il canzoniere si dipana modulando le molte note
di una storia d’amore: l’impotenza delle parole a raggiungere la bellezza viva dell’amico, la
vecchiaia e la morte del poeta (71-74), il probabile tradimento con la Dark Lady, la paura
dell’abbandono, la lontananza, le colpe del giovane, e i grandi temi come il potere (94), il sesso
(129), l’ipocrisia sociale (121), l’anima (146). L’apparizione di un poeta rivale nei sonetti 76-86
(sulla cui identità la maggior parte dei critici ha optato per Marlowe o George Chapman) diventa un
pretesto per l’elaborazione di un tema tanto caro a Shakespeare da costituire una nervatura costante
della sua opera: l’opposizione tra arte e artificio, tra vero e falso. Piuttosto che fingere, il poeta
preferisce rimanere muto.
Tutt’altro che platonica e trascendentale è invece la Donna Bruna a cui sono dedicati i sonetti 127-
52: lasciva, traditrice, incostante, la donna di Shakespeare è insieme il paradiso e l’inferno dei sensi,
e l’amore del poeta per lei, lungi dall’essere costante e immenso, è una febbre, un desiderio
estremo, una malattia che lo rende “pazzo frenetico” e di cui vorrebbe sbarazzarsi. Desiderio folle e
mortale, la lussuria è un male tuttavia inevitabile e, al contrario del suo amore per il giovane uomo,
accomuna tutti gli esseri umani nel bene e nel male. I sonetti dedicati alla Donna Bruna cambiano
bruscamente non solo il colore del canzoniere, che da fair, che significa sia bello che biondo diventa
black (nero) ma anche la lingua che da platonica e ideale diventa aggressiva, concreta, materiale:
come se quel “nero” il colore del diavolo e dell’inferno, avesse il compito di rappresentare una
irraggiungibile verità conficcata nell’intimità della materia.
Unico tra i sonettisti elisabettiani, Shakespeare sfrutta al loro estremo tutte le rigidissime
convenzioni del sonetto, per ribaltarle trasformandole in un nuovo impegnativo linguaggio
meditativo con il quale dà voce a un’interiorità ricca e sfuggente. Per esempio, pur mantenendo
la forma inglese ereditata da Surrey di tre quartine e di un distico finale, quasi tutti i sonetti
presentano una struttura logico-argomentativa che li divide in un ottava, dove è svolta la prima parte
dell’argomento, e una quartina, che introduce un ragionamento oppositivo, riprendendo così sul
piano semantico la primitiva forma petrarchesca. Il distico finale raccoglie quasi sempre i significati
contrastanti presentati nelle prime due parti, riconciliandosi o mostrandone, il più delle volte,
l’inconciliabilità. Qui, come nel resto della sua opera, Shakespeare fa uso di ogni tipo di linguaggio
e si calcola che il numero di vocaboli usati da Shakespeare superi i venticinquemila moltissimi dei
quali sono neologismi rimasti nel vocabolario della lingua inglese.
Qui di seguito voglio riportare tre dei sonetti di Shakespeare con la relativa traduzione in modo da
far comprendere quanto è bella la sua poesia.
SONETTO 18 “Shall I compare thee to a summer’s day”
Shall I compare thee to a summer’s day?
You are more lovely and more delightful:
Rough winds shake the much loved buds of May
And summer is far too short:
At times the sun is too hot,
Or often goes behind the clouds;
And everything that is beautiful will lose its beauty
By chance or by nature’s planned out course;
But your youth shall not fade,
Nor lose the beauty that you possess;
Nor will death claim you for his own,
Because in my eternal verse you will live forever:
So long as there are people on this earth,
So long will this poem live on, giving you immortality.
Devo paragonarti a un giorno d’estate?
Tu sei più bello e più temperato.
Tempestosi venti scuotono i cari boccioli di Maggio
E la durata dell’estate ha una scadenza troppo breve
Talvolta troppo caldo l’occhio del cielo splende
E spesso il suo aspetto dorato è oscurato
E ogni bellezza dalla bellezza presto o tardi declina
Dal caso o dal mutevole corso della Natura privata di ornamenti
Ma la tua eterna estate non appassirà
Nè perderà possesso di quella bellezza di cui sei in debito
nè si vanterà la morte che tu vaghi nella sua ombra
Quando in versi eterni nel tempo tu crescerai
Finchè gli uomini potrenno respirare o gli occhi vedere
Tanto vivrà questa poesia, e questa darà vita a te.

In questo sublime sonetto Shakespeare canta l’amore e crea una riflessione eterna sulla poesia ed la
violenza di questa poesia che ha la capacià di eternizzare:il ragazzo morirà ma resterà eterno per
mezzo della poesia.
SONETTO 130:My mistress’ eyes are nothing Gli occhi della mia amata non sono nulla in
like the sun confronto al sole;
My mistress’ eyes are nothing like the sun; Il corallo è molto più rosso del rosso delle sue
Coral is far more red than her lips’ red: labbra;
If snow be white, why then her breasts are dun; Se la neve è bianca, allora perché i suoi seni sono
If hairs be wires, black wires grow on her head. grigi? ;
I have seen roses damask’d, red and white, Se i capelli devono essere fili d’oro, allora devo
But no such roses see I in her cheeks; dire che sulla sua testa crescono fili neri.
And in some perfumes is there more delight Ho visto rose variegate, rosse e bianche, Ma non
Than in the breath that from my mistress reeks. ho visto nessuna rosa sulle sue guance;
I love to hear her speak, yet well I know E in certi profumi c’è più delizia,
That music hath a far more pleasing sound. che nell’alito che la mia donna emana.
I grant I never saw a goddess go: Amo sentirla parlare, tuttavia so bene
My mistress, when she walks, treads on the che la musica ha un suono molto più gradito;
ground. Ammetto di non aver mai visto il camminare di
And yet, by heaven, I think my love as rare una dea:
As any she belied with false compare. la mia amata, quando cammina, non ha grazia.
E malgrado tutto ciò, il mio amore è cosi raro
quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.

Di solito le donne venivano paragonate a delle dee, a angeli con i capelli biondi, gli occhi marroni,
le guancie e le labbra rosse e la voce e l’andamento elegante, mentre qui Shakespeare dedica la
poesia a una dark lady: i suoi occhi non si paragonano al sole, le sue labbra non sono rosse come il
corallo, la sua pelle non è bianca ma scura, non ha le guance rosate, non ha un fiato gradevole, non
ha una voce piacevole e non cammina come una dea ma “calca la terra dove cammina”. Questo
sonetto sembra quasi una caricatura di una donna, una ridicolizzazione ma all’ultimo verso
Shakespeare ci avvisa che l’amore per questa donna va oltre ai paragoni che ha fatto e che non c’è
certezza che i paragoni siano dedicati a lei.

SONETTO 94:They that have power to hurt and Who, moving others, are themselves as stone,
will do none Unmoved, cold, and to temptation slow,
They that have power to hurt and will do none, They rightly do inherit heaven’s graces
That do not do the thing they most do show, And husband nature’s riches from expense;
They are the lords and owners of their faces, essi giustamente erediteranno le grazie del cielo,
Others but stewards of their excellence. e non sprecano le ricchezze della natura.
The summer’s flower is to the summer sweet, Essi sono padroni delle loro espressioni,
Though to itself it only live and die, gli altri non sono altro che servitori della loro
But if that flower with base infection meet, magnificenza.
The basest weed outbraves his dignity: Il fiore estivo è caro all’estate
For sweetest things turn sourest by their deeds; sebbene per se stesso esso viva e muoia,
Lilies that fester smell far worse than weeds. ma se quel fiore viene contaminato da una
malattia,
Coloro che hanno il potere di ferire e non fanno la più vile erbaccia supera il suo valore
nulla, poiche le cose più dolci diventanopiù aspre a
coloro che non fanno ciò per cui a tutti sembrano causa delle loro azioni
nati, e i gigli marciscono più velocemente
coloro che turbano gli altri, restando loro di pietra delle erbaccie.
freddi, immobili e totalmente insensibili,

E’ stato considerato il sonetto più emblematico e misterioso di Shakespeare e in passato era un


modello sull’osservazione umana, perchè dà delle informazioni sulla reazione della psicologia
umana. Non c’è alcun riferimento a chi viene dedicato e si suppone che venga scritto come risposta
ai sonetti che vanno dal 90 al 93,perchè percepisce che il suo amore si sta allontanando e quindi
scrive il sonetto dove vengono espressi i motivi per cui il fair youth lo lascerà. I concetti chiave di
questo sonetto sono sempre i grandi temi trattati nelle altre opere da Shakespeare come per esempio
il fatto che i nobili, i potenti, potevano reagire e fare qualcosa però non lo facevano e sono tutti
consigli che cerca di dare al fair youth sulla vita e su come affrontare le cose.
Credo che questi tre sonetti diano una chiara idea della poesia di Shakespeare e consiglio a tutti di
leggere i sonetti dell’autore perchè sono veramente sublimi.

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