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Il Poema sinfonico: la Moldava di Smetana

Il poema sinfonico è una composizione per orchestra, di grandi dimensioni, ed ispirazione


extramusicale. Solitamente è in un solo movimento, all’interno del quale sono evidenti varie sezioni
più o meno contrastanti per carattere e tempo, con pochi temi che vengono ripetuti, variati,
sviluppati. Spesso è strutturato in modo libero in quanto lo svolgimento riflette gli intenti descrittivi
del programma extramusicale a cui l’autore si è ispirato. È la massima realizzazione della musica a
programma e si sviluppa durante il Romanticismo. Il termine fu coniato da Franz Liszt (1811-1886)
compositore, pianista e direttore d'orchestra ungherese che lo usò per la prima volta nel 1849. Le
occasioni extramusicali da cui nascono poemi sinfonici possono essere le più svariate: un'opera
letteraria in versi (Les préludes di Franz Liszt) o in prosa (Don Chisciotte di Richard Strauss),
un'opera figurativa (La battaglia degli Unni di Franz Liszt) o filosofica (Così parlò Zarathustra di
Richard Strauss), un omaggio a luoghi od occasioni particolari (I pini di Roma, Le fontane di Roma,
Feste romane di Ottorino Respighi), una descrizioni naturalistica e con intenti patriottici (La
Moldava di Bedric Smetana). La musica si svolge sempre con un chiaro intento descrittivo e si
percepiscono il variare degli stadi d’animo e delle descrizioni attraverso i cambi di tempo, registro,
timbro e intensità della musica.

La tendenza descrittiva nella musica ha origini abbastanza remote e se ne trovano esempi fin dal
periodo medievale ma nel periodo romantico trova la sua massima realizzazione e col poema
sinfonico assume connotati più profondi che vanno oltre la semplice imitazione degli effetti fonici
di eventi esterni. La nascita e lo sviluppo del poema sinfonico si attua anche grazie alle nuove
risorse orchestrali, che si affermano nel corso dell’Ottocento, trovando la massima espressione
verso la fine del secolo. L’orchestra si ingrandisce per l’affermarsi di nuove esigenze espressive, si
moltiplicano i timbri e gli impasti timbrici, si usano nuovi strumenti: ottavino, controfagotto,
trombone, arpa, percussioni, sassofono, si scoprono nuovi effetti fonici: uso di suoni armonici, di
sordine per gli ottoni, di glissato per l’arpa e il pianoforte, di chiavi per i legni e dei pistoni e cilindri
per gli ottoni. Il genere del poema sinfonico era particolarmente idoneo alla descrizione di luoghi,
storia e cultura dei paesi d’origine dei vari compositori e quindi in linea con i sentimenti romantici
e in particolare con la poetica degli autori delle scuole nazionali. Le scuole nazionali sorgono nella
seconda metà dell’Ottocento in quelle nazioni che non avevano avuto un primato musicale
importante (quali Russia, ex Cecoslovacchia, Spagna, Norvegia, Fillandia etc) con l’intento di
rivalutare un patrimonio musicale autoctono che riproponesse temi e canti popolari basati sul
folclore locale, più o meno consapevolmente filtrati con musiche proprie della cultura italiana,
francese e tedesca. Trovano materiali per i loro assunti ideologici in melodie e canti del loro
patrimonio indigeno, nei ritmi di danza, in vicende, personaggi, scene appartenenti a momenti
gloriosi delle singole storie nazionali. Gli autori più importanti della scuola russa sono P.
Čaikovskji, M. Musorgskij, N. Rimskij Korsakov. In Boemia Smetana scrisse un ciclo di sei poemi
sinfonici dal titolo La mia patria. Ma la più cospicua fioritura del poema sinfonico, sullo scorcio del
sec. XIX, si ebbe in Germania per opera di Richard Strauss (1864 –1949), compositore e direttore
d'orchestra tedesco. Questi, nello spazio di dodici anni, diede al repertorio sinfonico otto poemi tra
cui Don Giovanni, Macbeth, Così parlò Zarathustra, composto nel 1896 e ispirato all'omonima
opera poetico-filosofica di Friedrich Nietzsche. L’introduzione "Einleitung" è diventata celebre per
il suo utilizzo nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e rappresenta con il suo
carattere solenne e celebrativo l'avvento della nuova era del superuomo.

La Moldava di B. Smetana

Bedřich (Federico) Smetana (1824 – 1884), compositore ceco, studiò al Conservatorio di Praga.
Si trasferì in Svezia dove diresse la Società filarmonica e iniziò a dedicarsi alla composizione.
Compì tournée in Europa riscuotendo notevole successo. Tornò nel suo paese natale, a Praga, nel
1861 e vi aprì un nuovo istituto musicale. Svolse attività di critico musicale e dal 1866 di direzione
d'orchestra nel Teatro Nazionale. L'insorgere di una sordità, che con il passare del tempo divenne
sempre più grave, lo costrinse a ritirarsi dalle attività pubbliche ma continuò a comporre fino alla
morte. È conosciuto in particolare per il poema sinfonico La moldava e per l’opera La sposa
venduta (1866). Smetana pose le basi di un linguaggio musicale di carattere nazionale che,
nonostante i continui richiami a modelli stranieri - in particolare Hector Berlioz e Franz Liszt -
valorizzò il patrimonio culturale etnico della Boemia (miti, danze, canzoni), assegnando alla sua
nazione un ruolo di primo piano nella musica europea del secondo XIX secolo. Ebbe grande
influenza su Antonín Dvořák, il quale pure usò temi cechi nelle sue opere, e su molti compositori
posteriori cechi e non.

Tra il 1874 e il 1879 compose un ciclo di 6 poemi sinfonici intitolato La mia patria, per celebrare i
più caratteristici aspetti culturali e geografici della sua terra, la Cecoslovacchia. Il secondo di questi
e il più popolare, è dedicato alla Moldava, il fiume che nasce dalla Selva Boema, bagna la città di
Praga e si getta poco più a Nord nell’Elba. Il poema sinfonico descrive il corso del fiume dalle
sorgenti sino alla confluenza con l’altro corso d’acqua e si sofferma a desscrivere ciò che si può
scorgere lungo le sue rive. Composto nel 1874, è l’unico poema sinfonico in cui lo stesso autore
abbia indicato nel corso della partitura il titolo di ognuno dei vari episodi musicali. Le idee
melodiche si susseguono liberamente prendendo corpo gradatamente e riproducendo con grande
efficacia l’idea poetica. Come Beethoven, Smetana perse l’udito, e sulla partitura scrisse:
“composto in 19 giorni, in condizioni di assoluta sordità”.

• Le scene descritte sono le seguenti:


- la sorgente
- il cammino del fiume
- la caccia nei boschi
- la festa di nozze dei contadini
- la pianura di notte e danza degli elfi
- ripresa della melodia del cammino del fiume (melodia-ritornello)
- le cascate (rapide di San Giovanni)
- l'attraversamento trionfale di Praga col castello di Vyšehrad
- l'addio.
L’orchestra è trattata magistralmente; le atmosfere evocate sono più che mai ricche di una
spontanea gioia popolaresca, che talvolta si rifà chiaramente a movenze tratte dal folclore
musicale della sua terra. L’organico strumentale indicato comprende: un ottavino - 2 flauti -
2 oboi - 2 clarinetti - 2 fagotti - 2 trombe - 4 corni - 4 tromboni - timpani - triangolo -
grancassa - piatti - arpa - violini - viole - violoncelli - contrabbassi. Con queste parole il
compositore stesso presenta il brano per guidare l’ascoltatore a scoprire la sua terra, per
descrivere alcuni aspetti del paesaggio e della vita della sua gente ed evocare antiche glorie.
“Tra le ombre della foresta boema sgorgano due sorgenti: l’una calda e gorgogliante, l’altra
fredda e tranquilla. Le allegre correnti, mormorando tra le fronde, si uniscono a formare un
unico ruscello che brilla ai raggi del sole mattutino. Quel veloce ruscello diviene così il
fiume MOLDAVA che, sempre più ampio, scorre attraverso fitti boschi, ove si odono festosi
richiami di caccia, tra ombrosi pascoli e pianure. Tra canti e allegre danze si svolge una festa
nuziale. Nella notte, al chiarore lunare, le ninfe dei boschi e delle acque si rincorrono mentre
nel luccichio delle onde si riflettono austeri castelli e palazzi, testimoni di guerre gloriose e
dell’antica grandezza dei cavalieri. Nella gola di S. Giovanni il fiume serpeggia
rovesciandosi nelle cateratte e si apre prepotentemente la strada attraverso le fratture delle
rocce; poi torna a scorrere tranquillo nel suo letto che si fa sempre più ampio. Si dirige
infine con maestosa lentezza verso Praga, salutando al suo passaggio la vecchia e superba
fortezza di VYSHERAD, si perde nella vasta lontananza”.
La sorgente. Due flauti si inseguono con brevi scalette in modo da descrivere i vari ruscelli
che si uniscono a formare il primo corso della Moldava. Imitano lo zampillare della
sorgente, che emerge dalle profondità della madre-terra o patria (termine molto caro
all'autore).

I mulinelli d’acqua aumentano di grandezza e si presenta il vero e proprio tema della


Moldava, una melodia pacata e distesa dei violini che bene ci suggerisce lo scorrere delle
acque. La melodia-ritornello, che ha reso celebre questo poema sinfonico, è tratta da un
antico canto dei pellegrini: dunque richiama in se stessa e nella sua tradizione l'idea di
cammino o di pellegrinaggio. Il cammino del fiume può essere anche letto come una
metafora del cammino dell'uomo.

I
l discorso musicale si anima sempre di più e l’entrata degli ottoni ci delinea il primo quadro
che dal fiume si può osservare lungo le rive: una scena di caccia nei boschi. I corni imitano
l'abbaiare dei cani, i richiami tra i cacciatori, la misteriosa profondità dei boschi. Quando
tutto rallenta, una serie di note ribattute ci annuncia il passaggio a un’altra immagine, questa
volta serena e gioviale: la festa di nozze dei contadini. Il discorso musicale si alleggerisce e
gli archi intonano brevi scalette con note ribattute su un ritmo di danza. E’ un'espressione
felice della bellezza della vita condivisa con gli altri, cioè della vita di un popolo: tutti
insieme dentro la danza misteriosa della vita.

In un clima di misteriosa sospensione si apre una sezione completamente diversa che


descrive la pianura nella notte con la danza degli elfi al chiaro di luna, un evanescente
muoversi di spiritelli benigni simbolo della natura. I violini, l’arpa e i flauti disegnano un
quadro di magica atmosfera in cui emerge questo lento tema.

Ritorna quindi il tema della Moldava sempre disteso e cantabile: il fiume continua il suo
corso nella pianura boema e progressivamente aumenta la sua velocità. Giunge quindi alle
rapide di San Giovanni, ove le acque si increspano tumultuose: veloci scale ascendenti
sconvolgono la solenne flessuosità del tema della Moldava. La sonorità aumenta, l’orchestra
è usata al massimo della sua potenza sonora con largo impiego degli ottoni. Le cascate sono
come un momento di lotta: la vita come combattimento drammatico, come affronto
coraggioso di situazioni difficili, di ostacoli, di impedimenti. Ma non è che un momento:
presto infatti il fiume ritorna alla sua placidità e può quindi fare il suo ingresso tronfale in
Praga, la splendida capitale ricca di tanti ricordi del passato. All’entrata in città il fiume
incontra il castello di Vyšehrad che fu la residenza dei principi e dei re di Boemia (oggi ne
rimane solo una parte) Questo castello aveva già ispirato il primo dei poemi sinfonici del
ciclo La mia patria e qui ricompare lo stesso tema grandioso e solenne.

Ma la conclusione vera e propria è un misterioso addio. Può essere il semplice


allontanamento del fiume dalla città, ma la confluenza delle sue acque nelle acque di un
altro fiume e poi nel mare suggeriscono l'immagine del destino infinito cui misteriosamente
la vita giunge.

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