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LA MUSICA ROMANTICA

Il Romanticismo è un movimento fondamentale della cultura europea che domina le arti e la


letteratura per tutto il XIX. Nasce in ambito tedesco e si diffonde in tutt’Europa con differenziazioni
in base alle aree geografiche. Anche per quanto riguarda la musica, in linea con la nascita degli stati
nazionali, si ha un romanticismo proprio delle varie nazioni, con elementi caratterizzanti e
diffusione anche negli stati che non avevano avuto fino ad ora un primato musicale importante
(Penisola iberica e scandinava, stati dell’Europa dell’est: Russia, Boemia, Moravia etc) ed avevano
subito l’influsso delle culture italiana, tedesca e francese. In opposizione all’Illuminismo, in cui si
prediligeva la ragione, il romanticismo si propone di esaltare nell’uomo il sentimento e l’emozione.
Ciò si traduce in musica con una nuova libertà formale: alla melodia fu affidato un ruolo chiave
come veicolo dell'espressione, spesso con toni accesi o malinconici, sostenuti da vari cambiamenti
armonici. Le dinamiche si fanno più irregolari, costellate da variazioni, a volte repentine con l’uso
di accelerando, rallentando, e rubato. Notevole importanza ed autonomia acquisirono i timbri
strumentali. Lo strumento musicale prediletto di quest'epoca fu il pianoforte per la quantità di
gradazioni d'intensità e timbro di cui era capace e per il suo ruolo come strumento usato dai
professionisti ma anche dai dilettanti e impiegato non solo per l’esecuzione ma anche la
composizione. Destinati al pianoforte nascono nuovi generi, spesso brevi intimistici, per
l’intrattenimento salottiero e caratterizzati da cantabilità e virtuosismo (romanze senza parole,
notturni, improvvisi, momenti musicali). L’altro filone pianistico è quello del virtuosismo, con
parafrasi, trascrizioni, elaborazioni di temi noti, rappresentato soprattutto da Liszt. Vengono
sviluppati anche generi già propri del Classicismo come la sonata, il concerto, la sinfonia, il
quartetto, ma al tempo stesso se ne affermano di nuovi tra cui il lied e il poema sinfonico.
Quest’ultimo in linea con il grande sviluppo dell’orchestra. Nell’Ottocento l'orchestra si ingrandisce
per l’affermarsi di nuove esigenze espressive: la sinfonia n. 2 di Beethoven del 1800/02 prevede
30/40 esecutori, la sinfonia n. 8 di Bruckner, composta tra il 1884 e il 1890 un centinaio. Si
moltiplicano i timbri e gli impasti timbrici. Si usano nuovi strumenti: ottavino, controfagotto,
trombone, arpa, percussioni, sassofono. Si scoprono nuovi effetti fonici: uso di suoni armonici, di
sordine per gli ottoni, di glissato per l’arpa e il pianoforte, di chiavi per i legni e dei pistoni e cilindri
per gli ottoni. La rapida diffusione della musica romantica fu merito soprattutto di alcuni
compositori che furono considerati tra i maggiori artisti di tutta la storia della musica europea. I
principali furono Weber, Schubert, Schumann, Mendelssohn, Chopin, Liszt, Wagner, Brahms e per
l’Italia gli operisti Bellini, Donizetti e Verdi.

F. SCHUBERT
Franz Schubert (1797-1828), nasce ed opera Vienna che era stata la culla del Classicismo. Figlio di
un maestro di scuola elementare, inizia a studiare musica e a comporre. Nel 1815 prende servizio
nella scuola di suo padre come maestro elementare, però non ama questa professione e dopo poco
l'abbandona. L'aiuto di una cerchia di amici gli fornisce un appoggio morale e materiale e Schubert
diventa il protagonista di serate musicali dette schubertiadi che si tenevano presso i circoli musicali
della media borghesia. Vi si potevano ascoltare lieder, danze a due e a quattro mani e sonate.
Raggiunge una certa popolarità che non si traduce però in benefici finanziari. Escluse due estati del
1818 e 1814, trascorse in Ungheria come maestro delle due figlie del conte Esterahzy, Schubert non
potè mai vivere della sua attività di musicista. La sua vita trascorse fino alla morte senza
memorabili avvenimenti esteriori, alternando periodici ritorni in famiglia con soggiorni in casa di
amici. In una città come Vienna, dalla vita musicale molto vivace, lavorava e viveva appartato, non
si sentiva a proprio agio nei saloni della nobiltà e rifuggiva dal mescolarsi alla vita culturale
ufficiale. Non osava nemmeno avvicinare Beethoven, benché provasse per lui un sentimento quasi
di adorazione. La Vienna ufficiale prese conoscenza della sua grandezza per la prima e unica volta
nel marzo del 1828, quando gli amici organizzarono un concerto pubblico di sue opere che ottenne
un grande successo. Nel novembre di quell’anno morì nella sua città natale. Schubert componeva
rapidamente e mentalmente (solo di rado aveva a disposizione un pianoforte) con poche correzioni e
dopo 31 anni di vita lasciò una produzione immensa in tutti i generi musicali. La maggior parte
all’epoca rimase inedita. Solo la generazione di Schumann riscoprì in Schubert il proprio ideale.
La sua produzione, che si colloca tra l’ultimo Classicismo e il primo Romanticismo comprende:
- composizioni vocali costituite prevalentemente da 600 lieder
- composizioni strumentali per pianoforte tra cui una ventina di sonate, la Wander fantasia,
momenti musicali, improvvisi, circa 300 danze e pezzi per pianoforte a quattro mani
- musica da camera tra cui 12 quartetti per archi e il quintetto per archi e pianoforte "La trota"
- varie sinfonie tra cui la più famosa è l’Incompiuta, musica sacra e una decina di lavori teatrali,
questi ultimi di minore importanza rispetto al resto della produzione.
I lieder
Il lied (plurale lieder) è una composizione per canto e pf su testo poetico spesso di alto livello
letterario. Ha struttura varia, strofica oppure libera, e carattere lirico. Ricerca una stretta
integrazione tra testo poetico, melodia e accompagnamento. I maggiori compositori sono Schubert,
Schumann, Brahms, Strauss, Wolf. Il testo è una forma poetica di piccole dimensioni, suddivisa in
strofe e di contenuto lirico, adatta al canto. La musica presenta marcata cantabilità; e stile
prevalentemente sillabico. Schubert ne compose circa 600. Elemento emergente è la melodia,
semplice, orecchiabile, plasmata con naturalezza sulle parole del testo. Il pianoforte la asseconda
con disegni, ritmi e armonie che integrano l'espressione vocale, ma non per questo svolge una
funzione subordinata. Al contrario, in ogni lied, melodia e accompagnamento pianistico nascono da
un'ispirazione unitaria. Alcuni conservano la semplicità delle melodie popolari, altri la dolcezza e la
malinconia romantica, alcuni sono in forma strofica, mentre quelli più lunghi alternano lo stile
arioso con quello declamatorio. Alcuni sono raggruppati in cicli tra i più importanti: La bella
mugnaia e Viaggio d'inverno. Schubert cominciò a scrivere i primi lieder quando aveva 14 anni e
continuò a scriverne per tutta la vita. I primi lieder pubblicati furono quasi tutti su testi di Goethe,
un poeta verso cui il musicista nutriva profonda venerazione. Tra questi Margherita all'arcolaio,
tratto dalla prima parte del Faust e composto da Schubert il 19 ottobre 1814, poi pubblicato nel
1821. Margherita, sola, canta mentre sta filando la lana con un arcolaio a ruota e sta pensando in
modo ossessivo a Faust, ai momenti vissuti con lui, alla pace che ha perduto a causa sua: “La mia
pace è perduta, il cuore è oppresso, e non la potrà più riavere……”.. È diventato un lied talmente
tanto emblematico che il giorno dell'ottobre 1814 in cui è stato scritto è stato indicato come la data
di nascita del Lied tedesco. È in forma di rondò (ABACADA). L'accompagnamento del pianoforte
suggerisce il rumore dell'arcolaio nei movimenti circolari di sestine di semicrome alla mano destra,
mentre le emozioni di Margherita sono espresse, oltre che dal canto frammentato, dal pedale e dalle
note sincopate alla mano sinistra. La prima parte è disperata, la seconda progredisce fino alla nota
più acuta che è intonata sulla parola “bacio”, la terza replica la progressione crescente, e ripete con
disperazione esaltata il bisogno di amore. La chiusa dipinge nel fruscio dell'arcolaio l'inutilità del
desiderio.
Un altro celeberrimo lied è “La trota” su versi di C. F. D. Schubart (1739-1791), poeta che, per il
suo spirito libertino e ribelle, fu incarcerato senza processo e trascorse in galera ben 12 anni. Qui,
nel 1782, scrisse il testo del lied e lo musicò, mentre Schubert musicò il testo di Schubart nel 1817,
all’età di vent’anni. È uno dei canti più famosi della liederistica schubertiana e ne esistono cinque
differenti versioni tra il 1817 e il 1821 con minime differenze.
Presenta una struttura in 4 strofe.
1) descrive come in un ruscelletto limpido guizza veloce una trota capricciosa. Chi parla è l’io
narrante, il poeta, che sottolinea la limpidezza dell’acqua, la calma, la pace del luogo, il guizzo della
trota.
2) sguardo sul pescatore che vede la trota come preda. Finchè l’acqua è limpida, la trota sarà salva.
3) Il pescatore passa all’azione e intorbidisce l’acqua e così la trota è presa all’amo e si dibatte.
L’osservatore turbato guarda attonito la vittima ingannata.
4) Si rivolge alle fanciulle: stiano alla larga dai seduttori, per non essere prese all’amo come la trota.
Schubert musica solo le prime tre strofe. Le prime due strofe si compongono di 8 versi ciascuna,
strutturate in due quartine. La prima ha come soggetto la trota, la seconda il pescatore. La terza è
irregolare: Versi tre + due + tre. La musica si ripete uguale nelle prime due ma è diversa nella
terza. Si tratta dunque di un lied strofico variato. La struttura musicale può essere sintetizzata in A -
A - BA’. La terza strofa può essere riassunta in BA’ in quanto nell’ultima parte si riprendono
elementi della prima. La melodia è cantabile, l’accompagnamento pianistico sostiene il canto e
imita il contenuto del testo. L’elemento ricorrente è la sestina alla mano destra che si appoggia su
due crome, la prima delle quali porta accento dinamico e melodico e rappresenta il guizzare della
trota. La melodia si torce e scivola, proprio come la trota che guizza. La seconda strofa è identica
alla prima: vi emergono insistenza, persistenza, accumulo, stabilità, tipici del lied strofico. Nella
terza strofa la melodia non è più cantabile, ha un carattere più concitato. La sestina è eseguita due
volte ogni battuta ma non è più sinuosa, scompaiono le due crome terminali che richiamano la
figurazione del guizzo. La cattura della trota è sottolineata da uno scarto metrico improvviso:
accordi di semicrome ribattute in contrattempo al basso, viene meno la pulsazione regolare per
crome, suddivisione binaria e non più ternaria. Si modula da Reb a Si min. Poi ritorna la sestina
caratteristiche del lied e riporta tutto a Reb. Il lied non è solo la descrizione paesaggistica di una
trota presa all’amo, ha sicuramente un significato più profondo che per Schubert non è quello
espresso nella quarta strofa non musicata. La critica più datata ha visto nella trota la figura del poeta
Schubart, ingiustamente incarcerato e quindi preso all’amo come la trota. Le interpretazioni più
recenti vedono nel testo e nella musica il dualismo bene/male, tanto caro al Romanticismo e in
particolare a Schubert. Il pescatore, rappresenterebbe il male, l’osservatore che vede la scena
dall’esterno il bene. Osservatore e Pescatore sono la stessa persona, o meglio i due lati della stessa
persona. Anche la melodia identica per le due strofe che descrivono i due personaggi avvalora
questa ipotesi. Nella terza strofa l’osservatore/pescatore percepisce tutte le nefandezze che potrebbe
compiere e le vede quasi in un sogno. Ma nel finale la sestina musicale che ritorna e rappresenta la
trota ripropone l’immagine felice di una natura incontaminata e vitale, mai violata se non nel sogno.
Quintetto La Trota
La melodia del lied La trota è stata impiegata da Schubert per la realizzazione di un tema e
variazioni in un quintetto che ne il nome. Nell’estate del 1819 il compositore si recò con un amico
cantante di buona fama, nell’Austria settentrionale per un giro turistico, raggiungendo il paese di
Steyr, luogo natale del compagno di viaggio. Lì trovò una fiorente comunità di dilettanti musicisti
che si cimentavano in esecuzioni di buon livello. Uno di loro, il violoncellista Paumgartner,
commissionò a Schubert un’opera adatta all’inconsueto gruppo strumentale da loro formato:
Violino, Viola, Violoncello, Contrabasso a cui si aggiunse un Pianoforte. Il quintetto ha dunque un
organico inconsueto dettato dalla committenza. È in cinque tempi: Allegro, Andante, Scherzo,
Andantino, Allegro giusto. I primi tre hanno il compito soprattutto di preparare il quarto dove viene
presa la prima strofa del lied come tema per 5 variazioni. Una scelta in omaggio al committente che
amava questo lied. Di volta il volta nelle variazioni, ogni strumento assume il ruolo di protagonista,
alternando passaggi in cui espone il tema ad altri virtuosistici in accompagnamento o
ornamentazione della linea melodica del tema principale.
Le sinfonie
Schubert intraprese la composizione di un numero imprecisato di sinfonie (almeno 13) ma ne portò
a termine solo 7. I criteri per la numerazione sono differenti e ciò ha creato una certa confusione. In
effetti volendo considerare solo le composizioni complete rimarrebbe esclusa la più celebre delle
sinfonie di Schubert L’incompiuta (che oggi entra a pieno titolo nei cataloghi con il numero 7, 8 o
9). Le prime tre sinfonie sono ancora legate al passato e accolgono i modelli di Mozart e Beethoven.
La quarta, detta la Tragica, segna l’inizio della maturità musicale del compositore. Ma solo con le
due sinfonie complete del 1818 e del 1821 e con l’Incompiuta Schubert abbandona i metodi usati
nei lavori giovanili e raggiunge un linguaggio autonomo e di grande levatura artistica.
L’incompiuta, in si minore, D. 759, fu probabilmente scritta nel 1822 ma scoperta solo nel 1860 ed
eseguita nel 1865 dopo quasi quarant’anni dalla morte di Schubert. Alla morte del compositore
risultavano completati solo i primi due movimenti, Allegro moderato e Andante con moto, mentre
di un terzo movimento (Scherzo) rimane lo spartito per pianoforte quasi completo, ma con sole due
pagine già orchestrate. Non si conoscono i motivi che indussero Schubert a non ultimare la sinfonia:
qualche musicologo ha avanzato l’ipotesi che si potesse considerare completa con soli due
movimenti, data la loro grandiosità e compiutezza. La tonalità di Si minore è inusuale per una
sinfonia di questo periodo (né Haydn, né Mozart né Beethoven scrissero mai sinfonie in questa
tonalità) e costituisce di per sé un sintomo dell’incipiente romanticismo. Tutta la sinfonia stabilisce
la rottura con lo stile post-classico delle prime sinfonie del compositore e apre le porte alla nuova
epoca.
I movimento Allegro moderato (3/4, in si minore), 368 battute. Il primo movimento è in forma-
sonata e inizia con un primo tema in si minore, introdotto da violoncelli e contrabbassi all’unisono
nel registro grave, cui fa seguito una melodia affidata agli oboi e ai clarinetti. Meno teso il secondo
tema, in sol maggiore, esposto dai violoncelli e ripetuto dai violini evoca una pastorale o un landler
(danza popolare tipica dell’Austria). La sezione dello sviluppo è piuttosto estesa ed è basata sulla
rielaborazione del primo tema. La ripresa segue le regole della forma-sonata, tranne che per una
insolita modulazione del secondo tema il quale, anziché essere ripresentato nella tonica di si minore,
appare in re maggiore. Il movimento si chiude con una coda in si minore che richiama anch'essa il
primo tema.

F. CHOPIN
Fryderyk Chopin, (Zelazowa Wola, Varsavia, 1810 - Parigi, 1849)
Compositore romantico polacco nato nei pressi di Varsavia, inizia lo studio del pianoforte con la
madre; a 5/6 anni suona in concerti mentre a 7 scrive le prime composizioni. Tra il 1823 e il 1826
frequenta il liceo di Varsavia, quindi prosegue i suoi studi alla scuola superiore di musica. Trascorre
un breve periodo a Vienna dando alcuni concerti e alla fine del 1830 lascia definitivamente la
Polonia e la sua famiglia: pochi mesi dopo a Varsavia scoppiava un’insurrezione presto repressa
dall’occupazione zarista, quindi Chopin fu costretto all’esilio e si stabilì a Parigi dove frequentò i
salotti più prestigiosi della città. Conosce alcuni dei maggiori musicisti, scrittori ed artisti del suo
tempo fra cui Liszt, Berlioz, Bellini, Rossini, Haine, Balzac etc. e in breve tempo diventa
l’insegnante di pianoforte più conteso della buona società. In seguito dirada i concerti e alterna
l’insegnamento all’esercizio della composizione. Nel 1836 conosce la scrittrice George Sand e con
lei convive per circa 10 anni. Muore nel 1849; fu sepolto a Parigi, ma il suo cuore venne portato a
Varsavia in una teca d’argento ed è conservato nella chiesa di Santa Croce.
Un’esistenza tipicamente romantica, condotta con convinzione d’artista tra amori, trionfi, tormenti
fisici (era malato di tisi) e disagi spirituali; un’opera quasi esclusivamente dedita al pianoforte,
privilegiato e fedele compagno di vita. Pianista completo, didatta alla moda, Chopin stempera in sé
le due anime, sentimentale e virtuosistica, del concertismo suo contemporaneo, raggiungendo un
messaggio di natura lirica e intimista, specie attraverso opere di proporzioni ridotte ed essenziali.

La produzione
Si dedicò quasi esclusivamente al pianoforte, di cui fu raffinatissimo interprete. A differenza di
molti altri virtuosi suoi contemporanei, alle sale da concerto preferì i più raccolti salotti
dell'aristocrazia parigina, alla quale destinò la maggior parte dei propri lavori, distribuiti in un'ampia
gamma di generi e di forme. Evitò sempre accostamenti con immagini o programmi extramusicali, e
si concentrò invece sulla ricerca di un'ampia cantabilità e di nuove possibilità espressive,
ricavando dalla tastiera sonorità inedite e sofisticate soluzioni armoniche. Particolarità di questo
compositore è il fatto che ad eccezione di poche composizioni da camera e di un gruppo di canti
polacchi, egli scrisse solo ed esclusivamente per il pianoforte. A questo strumento era
particolarmente legato da uno stretto rapporto paragonabile a quello di Bach con l’organo e di
Paganini col violino. Egli oltre a dedicarsi al pianoforte come compositore ne fu anche un virtuoso
come la maggior parte dei compositori romantici. La sua produzione è varia e prevede composizioni
di tipo diverso la maggior parte delle quali sono legate alle necessità di esecuzione quindi
comprendono l’esibizione virtuosistica e il trattenimento mondano, altre invece sono legate
all’esercizio didattico. La caratteristica principale della musica di Chopin si individua nella
melodia che presenta un andamento elegante, ricchezza di ornamentazione, particolare
espressività e tensione tipica del Romanticismo. Risente delle influenze della melodia italiana e dei
notturni del compositore e pianista irlandese John Field (1782-1837), considerato l’inventore di
questo genere. L’armonia è ancora legata all’ambito tonale anche se si riscontrano accordi che
rappresentano funzioni tonali determinate ma al tempo stesso multivalenti. Nelle composizioni di
Chopin è presente anche un’accurata ricerca timbrica sullo strumento espressa soprattutto
nell’uso del pedale e del rubato, una variazione del tempo per permettere una maggiore espressione
della melodia. Per comodità di studio possiamo suddividere le principali composizioni di Chopin in
alcuni gruppi:
1) Lavori giovanili, in cui si riscontra l’influenza della forma classica (due concerti per pf e
orchestra e 3 sonate).
2) Composizioni legate a due danze tipiche della sua terra d’origine. La mazurca e la polacca. La
mazurca è una danza popolare contadina che trae il nome dalla Mazovia, la regione intorno a
Varsavia. È in tempo ternario, andamento moderato, con accento forte sul terzo o sul secondo
tempo. Chopin compose 59 mazurche che pubblicò in varie raccolte. A questa forma di danza
rimase fedele per tutta la vita: scrive le prime a dieci anni e le ultime nell’estate del 1849. La
polacca è una danza che ha origine in ambienti nobili, è legata alle cerimonie di corte e alle
processioni. È in tempo ternario con andamento solenne. Dal secolo XVIII era già nota ai
musicisti occidentali che l’avevano accolta tra le danze libere della suite. Chopin scrisse 17
polacche e in questa forma si espresse con accenti incisivi realizzando brani musicalmente
molto interessanti. Si ricorda la grande polacca brillante per pianoforte e orchestra.
3) Composizioni legate all’aspetto brillante e mondano del mondo dei salotti della buona società.
Questo aspetto si rispecchia nei 19 valzer e nei 4 improvvisi. Concepiti come versione
stilizzata e destinata all'ascolto della danza di origine austriaca, i diciannove valzer di Chopin
esprimono generalmente il lato più estroverso e "mondano" del suo carattere e ci lasciano un
brillante ritratto dell'ambiente salottiero destinato ad ospitarli. Non mancano, tuttavia, anche in
questo ambito, momenti di malinconico abbandono lirico, come si coglie ad esempio nel Valzer
in do diesis minore, secondo della raccolta pubblicata nel 1846.
4) Composizioni legate alla poesia e al clima romantico che si evidenzia in particolare nei notturni
e nelle ballate. I notturni, come le mazurche, sono presenti lungo l’intero arco dell’attività
creatrice di Chopin. Come le romanze senza parole di Mendelsshon, i notturni sono una
stilizzazione pianistica di forme vocali. Le melodie sono ampie, cantabili e ornate, ricche di
colorature che ricordano le agilità delle cabalette e delle cavatine di Rossini e di Bellini. Sono
sostenute da accompagnamenti ad arpeggio o ad accordi, affidati alla mano sinistra. Il notturno
fu inventato da John Field, che lo concepiva come trasposizione strumentale della romanza da
salotto. Affascinato da quella formula, Chopin scrisse ventuno Notturni che amplificano quello
schema (melodia meditativa improntata al bel canto italiano, affidata alla mano destra e
sostenuta da disegni in arpeggi) arricchendolo di soluzioni melodiche e formule di scrittura
pianistica originali e inconfondibili. Le quattro ballate sono trasposizioni su pianoforte di forme
vocali. Sono alimentate da slanci appassionati e sono una sorta di riproposta in suoni delle
ballate scritte dal poeta Adam Nichiewicz, compatriota di Chopin, pure lui esule a Parigi.
5) Composizioni legate ad un pretesto didattico che comunque non impediva a Chopin di
raggiungere risultati di alto valore artistico. Sono costituite da 27 studi, ognuno dei quali
affronta un particolare problema tecnico e sviluppa contemporaneamente fattori dinamici,
timbrici ed espressivi. Compone poi 24 preludi, costruiti sull’esempio dei 24 preludi di Bach
del Clavicembalo ben temperato, distribuiti secondo un piano tonale che porta a coprire tutte le
tonalità maggiori e minori.
Il Notturno op. 9 n. 2, composto intorno al 1830, è uno dei brani più celebri del musicista polacco
e di tutto il Romanticismo. Fu molto apprezzato sia dalla critica che dagli amatori, nonché da
Chopin stesso. Fa parte della prima raccolta di notturni di Chopin, l’opera 9, costituita da 3 notturni
editi a Lipsia nel 1832 e dedicati all’amica Maria Pleyel, nota pianista. Più che in altri notturni è qui
evidente l’influsso di Field, anzi sembra che Chopin si sia ispirato direttamente a sue composizioni.
Presenta le caratteristiche tipiche di questo genere: cantabilità della melodia alla mano destra con
ricchezza di ornamentazioni, figurazioni ritmiche costanti alla sinistra che ha funzione di sostegno
ritmico e armonico. La melodia, di stampo prettamente vocale, riporta al gusto belcantistico
italiano, tanto che Chopin ricordava ai suoi allievi di rifarsi nell'interpretazione al modello della
grande cantante lirica Giuditta Pasta e alla scuola di canto italiana. Basato sul principio
dell'ornamentazione, si sviluppa attraverso piccoli cambiamenti del materiale tematico iniziale.
Chopin eseguiva spesso questo notturno, con continui nuovi interventi sugli abbellimenti che
insegnava agli allievi, tanto che oggi ne possediamo 14 versioni. Tempo rubato, sonorità soffuse
(indicazioni di pianissimo, dolcissimo, espressivo), uso del pedale, ornamentazione (trilli, mordenti,
note di passaggio, appoggiature) ricerca timbrica, melodia dal carattere sognante e malinconico
sono le caratteristiche più evidenti. Nel tempo Andante, in 12/8 e nella tonalità di mib magg. è
interamente basato su due idee musicali: una prima più tenera e intimistica in mib magg (A), una
seconda più aperta e discorsiva in sib magg (B), che sembra scaturire dalla prima. Le due idee si
alternano in continua variazione ornamentale, sostenute da un ritmo costante in accordi di crome
raggruppate a tre a tre, a scandire i tempo ternario. La struttura può essere così sintetizzata: 1)Tema
A: 4 battute (2+2); 2) Tema A variato: 4 battute (2+2); 3) Tema B: 4 battute (2+2), l’ultima
conclusa con una serie di accordi di transizione; 4) Tema A variato: 4 battute (2+2); 5) Tema B
variato: 4 battute (2+2), l’ultima conclusa con una serie di accordi di transizione; 6) Tema A
variato: 4 battute (2+2); 7) Coda da batt. 25 in poi, con cadenza a batt. 32-33. In questo notturno che
è diventato l’emblema del pianismo romantico Chopin inserisce nello schema compositivo di base
soluzioni prese in prestito dalla grande letteratura pianistica (ad esempio la cadenza tipica del
concerto per pianoforte), che sa fondere sapientemente con gli stilemi dell'aria d’opera italiana.

FELIX MENDELSSOHN
Felix Mendelssohn Bartholdy (Lipsia 1809 - Amburgo 1847), nasce ad Amburgo da famiglia agiata
e colta, di origine israelita e religione protestante. Visse a Berlino e ricevette un'accuratissima
educazione musicale e letteraria rivelando doti di fanciullo prodigio (a 11 anni aveva già scritto 5
sinfonie). Oltre la musica e la letteratura coltiva anche altre discipline: compie traduzioni dal latino,
è disegnatore, ballerino, nuotatore, pratica sport equestre, secondo l'antica concezione che
prevedeva una mente sana in un corpo altrettanto sano. Frequenta poi i corsi di filosofia che Hegel
teneva all’Università. Compie viaggi di istruzione che le grandi famiglie dell'Europa settentrionale
proponevano ai loro figli: nel 1829 fu in Inghilterra e Scozia, l’anno seguente fu a Monaco a Vienna
e poi in Italia (a Roma conobbe Berlioz), in Svizzera e a Parigi. Qui frequentò Chopin, Liszt,
Rossini e Meyerbeer. L’attività di compositore e gli impegni per concerti in qualità di pianista e di
direttore non gli impedirono di assumere incombenze e responsabilità organizzative: dirige festival
musicali e nel 1843 fondò il conservatorio di Lipsia. La sua produzione comprende molti generi e
forme. Primeggia per importanza la musica strumentale per orchestra, da camera, pianistica.
Caratteristiche della personalità
1) Considerato un esponente del Romanticismo felice poiché la sua musica è di carattere sereno e
raramente ispirata alla malinconia o alla tristezza. Non erano tipici in lui i conflitti interiori o di
carattere esistenziale che erano propri dell'animo della maggior parte dei compositori romantici.
2) È considerato il classicista-romantico poiché nelle sue composizioni si riscontrano regolare
costruzione simmetrica delle frasi, chiarezza del tracciato armonico che mai stravolge la logica del
sistema tonale, limpidezza dell'invenzione melodica sempre molto equilibrata. Queste
caratteristiche vanno interpretate come il frutto di una ricerca alimentata da una tensione ideale e in
parte come recupero dei modelli classici, anche se la forma sonata nelle mani di Mendelssohn
cambia aspetto, nonostante la regolarità della condotta.
3) Recupero del passato musicale: egli fu tra i primi a rivalutare le opere del passato cadute nella
dimenticanza e in particolare si occupò di Bach facendo eseguire la Passione secondo Matteo a 100
anni dalla prima.
4) Attività come promotore e organizzatore della cultura musicale, in particolare nel 1835 fonda
la società dei concerti di Lipsia e si adopera per costruire le premesse dalle quali i musicisti delle
nuove generazioni potessero ricevere una severa educazione. Nel 1843 fonda il conservatorio di
Lipsia.
La produzione
La produzione di M. toccò molti generi che per comodità di studio possiamo suddividere in alcuni
gruppi:
1) Composizioni legate alla salon music, cioè pezzi d'intrattenimento, brillanti e caratteristici che
trovano la loro espressione soprattutto nelle romanze senza parole per pianoforte. Sono una
trasformazione pianistica del lied per voce e pianoforte di Schubert e ne conservano la cantabilità, la
tendenza strofica e la freschezza d'ispirazione. Mendelssohn ne compose otto quaderni per un totale
di una cinquantina di brani scritti tra il 1829 e il 1845. Sono brevi componimenti di forma e
carattere variabile alcune più cantabili, altre più virtuosistiche. Spesso cantabilità e virtuosismo
sono unite per una maggior piacevolezza all’ascolto. Il quinto quaderno, pubblicato nel 1844,
comprende il Canto di Primavera (op. 62 n 6) composto nel 1842 che Mendelssohn offrì come
regalo di compleanno a Clara Schumann il 13 settembre 1843.
2) Filone legato al virtuosismo strumentale: concerti per pf e orchestra (in sol min. e re min.) e
concerto per violino e orchestra (in mi min.).
3) Musica assoluta, cioè musica da camera: sonate, trii, quartetti, quintetti etc.
4) Musica vocale sacra e profana, tra cui 2 oratori Elia e Paulus che rivelano la sua religiosità, la
coscienza della sua missione d'artista, l'eleganza della melodia e la potenza drammatica.
5) Composizioni sinfoniche: si contano 11 sinfonie giovanili per archi e 5 sinfonie della maturità.
In particolare fra queste ultime si ricorda la n. 3 chiamata la Scozzese, la n. 4 detta l'Italiana e la n. 5
detta "La riforma". In particolare quest'ultima è stata scritta per le celebrazioni del 3° centenario
della confessione di Augusta. Impiega il corale luterano come motivo fondamentale dell'ultimo
movimento e vuole in tal modo celebrare la riforma luterana. Nel 1822 il padre di Mendelssohn si
era convertito con tutta la famiglia al luteranesimo e questo gesto, se per il padre era stato motivato
da ragioni di opportunità sociale, per il figlio costituiva l'adesione ad una fede lunga e durevole. La
sinfonia Italiana (1833) porta questo titolo poiché ricorda un viaggio compiuto in Italia. Ebbe una
lunga gestazione: primi abbozzi nel 29, prima esecuzione nel 33.
Nonostante il successo seguono varie rielaborazioni e la morte prematura del compositore nel 1849,
sancì come definitiva la versione eseguita nel novembre di quell’anno. Fu eseguita per la prima
volta a Londra sotto la direzione dell'autore. Presenta un equilibrio classico nella forma e linearità
dell'armonia. È un omaggio all’Italia, alla forma classica e indirettamente all’arte di Bach. Da
questa sinfonia non dobbiamo tuttavia attenderci intenti descrittivi o citazioni di temi popolari
italiani. Il suo rimando al paese che, nelle parole di Mendelssohn, "dispensa la felicità", sta piuttosto
nella freschezza e nella vivacità dei temi e della strumentazione, come si coglie fin dal saltellante e
luminoso attacco del primo movimento.

Caratteristiche:
 Cantabilità di molti temi,
 Orchestrazione che privilegia spesso i colori solistici sugli impasti, e fa un uso parsimonioso
degli ottoni.
 Cornice formale classica, in quattro movimenti che, nella snellezza delle proporzioni,
riprendono Haydn e Mozart, anche se è avvertibile qua e là (ampliamento degli sviluppi,
ripresa variata), l'influsso della grande lezione beethoveniana.
 Traspare pure il grande amore che Mendelssohn nutriva per Bach: emblematico è in tal
senso l'Andante con moto, dove i contrappunti dei flauti al tema principale e soprattutto il
movimento dei bassi sembrano realmente rievocare lo spirito barocco.
Il primo movimento, scritto in 6/8 (ritmo tanto caro a Mendelssohn), presenta nella esposizione i
due temi tradizionali della forma sonata: il primo ai violini, su ottavi ribattuti dei legni, mentre a
questi ultimi è affidato il più pacato secondo tema, accompagnato da arpeggi degli archi. Nello
sviluppo, assai ampio, Mendelssohn introduce un terzo elemento tematico, che compare dapprima
negli archi e viene subito sottoposto a una fitta elaborazione contrappuntistica, per poi intrecciare
un serrato dialogo con il primo tema. La ripresa, preparata da un lungo crescendo, è molto diversa
dall'esposizione, e presenta una ulteriore elaborazione dei vari motivi; di particolare bellezza è la
riproposta del secondo tema, affidato stavolta a viole e violoncelli che duettano per seste, su delicati
arabeschi del flauto e del clarinetto.

L. H. BERLIOZ
Louis-Héctor Berlioz (La Côte-Saint-André, Isère, 1803 - Parigi, 1869) Compositore francese.
Uomo dalla personalità bizzarra, battagliero e passionale ma incline a momenti di depressione,
incarnò il tipico cliché dell'artista romantico geniale e innovatore. Straordinario conoscitore
dell'orchestra, di cui allargò le possibilità coloristiche, aprì la strada alla produzione strumentale
francese dell'Ottocento e, più in generale, al filone del descrittivismo musicale. Una concezione
etica dell'evento musicale, derivata dall'epoca rivoluzionaria e napoleonica lo portò anche a
concepire lavori destinati a organici imponenti e rivolti a grandi masse, che tuttavia, anche per la
difficile realizzabilità, stentarono a trovare ampi consensi da parte dei contemporanei.
Il suo lavoro più importante è la sinfonia fantastica che compone all'età di 27 anni nel 1830. In una
lettera, parlando di questa sua opera, scrive: "Sto preparando un'immensa composizione strumentale
di genere nuovo, con la quale cercherò di impressionare fortemente il mio auditorio". Infatti la
prima esecuzione ebbe un grande successo di pubblico. La sinfonia fantastica, che porta come
sottotitolo "episodio della vita di un artista", si può inserire fra quelle composizioni classificate
all'interno della cosiddetta musica a programma. Tale musica è ispirata ad avvenimenti e
situazioni extramusicali, cioè a fattori esterni alla musica stessa. Può essere di ispirazione letteraria,
pittorica o autobiografica, come nel caso della sinfonia fantastica che è stata ispirata a Berlioz
dall'amore non corrisposto, per una donna, Hanriette Smithson, ma gli eventi reali sono stati
rielaborati dall’autore con l’inserimento di elementi di fantasia. Berlioz trasportò l'immagine della
donna amata in un pensiero musicale: con una idea melodica ricorrente e in continuo divenire egli
voleva esprimere la sua passione d'amore. Questo pensiero musicale venne chiamato dal
compositore "idea fissa" e divenne il punto di partenza della sinfonia fantastica che si articola in
cinque movimenti (uno in più rispetto allo schema classico), reciprocamente legati, dall' "idea
fissa", in un’ottica di ciclicità e di ricorrenza dei temi che sarà propria del Romanticismo. Ogni
movimento reca un titolo che ne spiega il contenuto extramusicale. Il primo movimento racconta
l'incontro dell'artista con la donna, nel secondo i due ballano insieme. Nel terzo l'autore è in uno
scenario naturale ed ascolta i suoni della sera. La ragazza lascia il giovane e l'innamorato geloso
prepara la vendetta per la sua donna traditrice. Ha una visione fantastica: pazzo di dolore tenta di
avvelenarsi con l'oppio, ma la dose di veleno è troppo debole e non serve che a stordirlo. Egli è così
perseguitato da incubi terrificanti e si vede condannato a morte per aver assassinato la sua amata. Il
quarto movimento si intitola infatti marcia al supplizio e ritrae il corteo che conduce il condannato
al patibolo. Esplosioni di tumultuoso clamore interrompono il rumore sordo dei passi pesanti.
L'ultimo ricordo dell'amore, l'idea fissa, è improvvisamente interrotto dal colpo fatale dell'accetta
del boia. Nel movimento finale una moltitudine di ombre terrificanti, di streghe e di mostri orrendi
si raduna ai funerali del protagonista e i mostri si radunano in un girotondo infernale. Anche la
donna amata prende parte al Sabba delle streghe e la sua melodia, l'idea fissa che la caratterizzava,
prende qui una forma sfigurata. In questo movimento Berlioz riprende la melodia della sequenza
gregoriana Dies irae e ne attua le più diverse trasformazioni.
L'attrice H. Smithson ebbe occasione di ascoltare la sinfonia fantastica durante un concerto diretto
dallo stesso Berlioz. Essi si incontrarono di nuovo e si sposarono anche se la loro unione
matrimoniale sfociò poi in una successiva separazione.
Al di là degli intenti programmatici che caratterizzano l'opera, gli obiettivi della sinfonia fantastica
paiono di tipo anomalo rispetto alla tradizione del coevo sinfonismo europeo. Innanzi tutto la
costruzione musicale è di complessità ignota per il primo trentennio del secolo, con l'aggiunta di
un quinto movimento ai quattro della convenzione classica e romantica: Allegro, Adagio, Minuetto
o Scherzo e Presto finale. Inoltre troviamo l'adozione di un'orchestra di proporzioni veramente
molto ampie per quei tempi, completa nel settore dei fiati, degli ottoni, delle percussioni (4
esecutori ai timpani, più grancassa, tamburo, piatti e due campane da chiesa, talvolta oggi sostituite
con le campane), inoltre con 4 arpe: le proporzioni sono quasi mahaleriane ma siamo più di 50 anni
prima: è la ricerca della sonorità nuova, del suono fisico che anima Berlioz; l'orecchio dovrebbe
sintonizzarsi infatti sulla supremazia del suono stesso e degli effetti che da esso scaturiscono più
che lasciarsi guidare dalle vicende che sono sottese a questa musica. L'armonia, in continua
trasformazione, rispecchia lo stato d'animo del tormentato compositore con l’impiego di un
cromatismo ambiguo. Alla sinfonia fantastica di Berlioz guarderanno i compositori romantici
sostenitori della musica a programma, quella musica e in particolare Liszt per la creazione del
poema sinfonico.

idea fissa del primo movimento

R. SCHUMANN
Robert Schumann (Zwickau, Sassonia, 1810 - Endenich, Bonn, 1856) fu letterato, critico e
musicista, ed è considerato il compositore romantico per eccellenza, colui che compendia in
maniera davvero esemplare le diverse anime del movimento; ciò è vero a tal punto che quando ci si
accinge a tracciare le linee del Romanticismo, si corre il rischio di descrivere in realtà i caratteri
della personalità di Schumann. La sua avventura musicale nasce dunque da una ricchezza di
fermenti culturali, poetici, letterari, filosofici ancor prima che musicali. La sua carriera di
pianista fu stroncata da un erroneo metodo di studio che gli procurò una paralisi alla mano destra
mai perfettamente guarita, ed in seguito alla quale si dedicò interamente alla composizione. Fu tra i
primi musicisti-intellettuali in senso moderno: coltissimo, affiancò all'attività creativa vera e propria
la riflessione teorica e filosofica. I suoi scritti sono fra le testimonianze più eloquenti degli ideali
romantici, e la sua produzione è fitta di rimandi e allusioni letterarie in particolare nella sua musica
per pianoforte, il settore più significativo del suo catalogo, insieme con i lieder. Il suo apprendistato
è stato intenso e precocissimo, ma tumultuoso e non inquadrato in una rigorosa disciplina didattica.
Determinante fu anche l'ambiente familiare che era quello di una modesta borghesia intellettuale di
provincia. Il padre esercitava attività di libraio ed editore e si era formato da sè una buona cultura
letteraria, che gli permetteva anche di alimentare la produzione della propria casa editrice con la
traduzione di classici di vari paesi e di autori contemporanei. Egli trasmise al figlio questo generoso
e alacre impulso autodidattico: a tredici anni Robert partecipava all'impresa paterna e a quindici
diveniva l'animatore di una società per la letteratura tedesca. Non meno precoce era la sua attività
musicale, infatti riceveva lezioni di pianoforte e si cimentava in composizioni sinfonico-corali che
riuscì anche a far eseguire. Studiò giurisprudenza Lipsia e qui frequentò il cenacolo di musicisti che
si riunivano attorno a Fredrich Wieck, insigne didatta e pianista. Così preso tra musica,
letteratura e giurisprudenza, maturò solo nel 1830 la ferma decisione di dedicarsi alla prima:
tra le motivazioni Schumann stesso ricorda la violenta emozione destata in lui dall'ascolto di un
concerto di Paganini. Prese regolari lezioni di teoria della musica e di pianoforte. Continuò così ad
applicarsi allo studio del contrappunto prendendo come modello il clavicembalo ben temperato di
Bach che divenne la sua vera grammatica musicale. Nel 1834 fonda la nuova rivista di musica che
redigeva quasi interamente firmandosi con nomi di fantasia di personaggi simbolici come
Florestano ed Eusebio, specchio della sua doppia personalità: Florestano, brillante ed estroverso
rappresentava la passionalità e il fuoco, Eusebio, pensoso e sognatore la riflessione e il sentimento.
La terza figura è quella di Maestro Raro, simbolo della saggezza e della mediazione fra gli opposti.
Sulle pagine della sua rivista sostiene le correnti del rinnovamento musicale (la ideale lega dei
fratelli di Davide) contro i cultori della tradizione accademica (Filistei). Divulga le opere musicali
di alcuni dei suoi contemporanei (ad esempio Brahms), mentre critica aspramente il melodramma
italiano.
La produzione
L'attività compositiva di Schumann si lascia suddividere in periodi articolati che nella loro
successione sembrano quasi obbedire ad un preordinato disegno di progressiva espansione ed
esplorazione dei vari domini dell'arte musicale. Le varie tappe di questo processo coincidono con
eventi cruciali della vita di Schumann e non sempre e soltanto di quella esterna, ma anche di quella
interiore, profonda, tragicamente segnata dall'alterno andamento di una malattia mentale che,
manifestatasi con gravi crisi depressive nel 1833, lo condusse nel 1854 ad un tentativo di suicidio,
cui seguì il ricovero in una casa di cura per malattie mentali dove morì nel 1856. Eccezion fatta per
una sinfonia in tre movimenti, il periodo compreso fra il 1829 e il 1839, consta esclusivamente di
opere pianistiche tra cui si possono ricordare Papillons (1832) e Carnaval (1833-35). Nel 1840
inizia quel processo di espansione e diversificazione dell'attività di Schumann collegato alle sue
vicende personali. Il 1840 fu l'anno del matrimonio con la pianista Clara Wieck coronamento di un
contrastatissimo amore. Il 1840 fu anche l'anno dei Lieder: se ne contano più di 120 distribuiti in un
a ventina di cicli lunghi e brevi.
Nel 1841 inizia ad esplorare il linguaggio sinfonico componendo la prima delle sue quattro sinfonie.
Il 1842 è invece l'anno della musica da camera, mentre negli anni 1850-51 si ha l'ultima stagione in
campo sinfonico con la terza e la quarta sinfonia, il concerto per violoncello e quello per violino.
Carnaval
Una delle composizioni pianistiche più celebri di Schumann è Carnaval op. 9 che consiste in
ventuno pezzi pianistici (pezzi brevi che durano mediamente meno di 2 minuti) composti tra il 1833
e il 1835. Porta il sottotitolo «Scènes mignonnes sur quatre notes» (questo ed i titoli dei singoli
brani furono formulati dallo stesso Schumann in francese). Carnaval prende le mosse dal legame
che il compositore ebbe con una ragazza conosciuta in gioventù, Ernestine von Fricken, una
giovane che proveniva dal villaggio boemo di Asch (odierna Aš). Le lettere A-S-C-H che in
tedesco rappresentano le note La-Mib-Do-Si sono alla base dei motivi dei singoli pezzi, ognuno dei
quali porta un titolo legato alla vita personale o artistica del compositore, oppure identificativo di
personaggi immaginari, tratti dalla Commedia dell’arte. I brani di cui si compone Carnaval, a
livello di genere, sono definiti pezzi caratteristici, sono brani brevissimi, con un titolo che li
caratterizza e lascia comprendere l’intento descrittivo del compositore. Uniscono cantabilità e
virtuosismo.
Le sinfonie
Schumann scrisse 4 sinfonie, la prima agli inizi degli anni 40, le ultime circa una decina di anni
dopo. Sono un esempio di sinfonismo romantico di metà secolo. Schumann oppone alla concezione
dialettica beethoveniana un tipo di sinfonismo basato sull'illuminazione sempre diversa di una
medesima idea. È la tendenza dei romantici ad ampliare la piccola forma conservandone l'intima
unità dell'atmosfera. La Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, Renana, venne scritta a Düsseldorf,
la città in cui gli Schumann si erano trasferiti, provenienti da Dresda, nel settembre del 1850. La
città accoglie Schumann, nuovo direttore municipale della musica, con grande calore sin dalle sue
prime apparizioni alla guida dell'orchestra.
È in questo periodo di ritrovato ottimismo che Schumann compone il Concerto per violoncello e la
Sinfonia n. 3 (iniziata il 2 novembre e terminata il 9 dicembre). Sotto la sua personale direzione
avrà luogo la prima esecuzione, sempre a Düsseldorf, il 6 febbraio del 1851.
Può essere considerata l'ultima sinfonia composta da Schumann, se si esclude la revisione
dell'orchestrazione della n. 4 effettuata dall'artista nel 1851. Strutturata in 5 movimenti: Vivace,
Scherzo. Molto moderato, Non presto, Solenne, Vivace. È una sintesi tra gli elementi classici e
romantici della sua poetica (ch'egli rappresenta, nei suoi scritti, coi personaggi di Florestano e
Eusebio). Si riscontrano echi della grande polifonia bachiana. È un omaggio alla Germania, offre lo
spunto il Reno, mentre Colonia e il suo Duomo completano l'idea iniziale.
F. LISZT
Franz Liszt (Doborjan 1811- Bayreuth 1886) fu compositore, pianista e direttore d'orchestra
ungherese. Inserito in quello che il musicologo Renato Di Benedetto definisce il cosiddetto
quadrifoglio romantico, cioè il gruppo dei quattro compositori e pianisti (Schumann, Chopin,
Mendelssohm e Liszt) che meglio hanno interpretato le caratteristiche del loro secolo, Liszt si
discosta dai sui contemporanei principalmente per la lunga vita che gli ha permesso di conoscere le
diverse trasformazioni stilistiche, armoniche e strutturali di un secolo così ricco di cambiamenti e
pertanto di poter modificare gradualmente il suo stile.
Nasce in una piccola cittadina ungherese, oggi austriaca, a dieci anni si trasferisce a Vienna dove
studia pianoforte con Czerny e composizione con Salieri, rispettivamente discepolo e insegnante di
Beethoven. La sua biografia è ricca di viaggi e relazioni con i principali compositori e ambienti
colti della sua epoca. Nel 1823 è a Parigi dove prosegue i suoi studi e si fa conoscere come abile
concertista. Frequenta gli ambienti culturali dei salotti parigini dove conosce Chopin, Berlioz e
Paganini. Nel 1834 si trasferisce a Ginevra, dove svolge una intensa attività di concertista. È il
primo ad eseguire un intero concerto di musiche pianistiche ed è anche il primo ad eseguire un
intero concerto a memoria. Intensa è anche l'attività di compositore, rivolta prevalentemente alla
produzione per pianoforte. Nel 1848 è a Weimar come maestro di cappella dell'orchestra di corte.
Grazie alla sua presenza la città diventa uno dei centri più attivi per la diffusione della cultura
musicale europea. Svolge attività anche come direttore d'orchestra e dirige le prime del Lohengrin e
del Vascello fantasma di Wagner e del Manfred di Schumann, ripropone opere di Mozart,
Beethoven e Schubert. Risale a questo periodo la composizione dei poemi sinfonici e delle sinfonie.
Nel 1861 si stabilisce a Roma e, preso dall'aspirazione alla vita religiosa, riceve gli ordini minori e
diventa l'abate Liszt. Riprende poi a viaggiare in tutt'Europa: dirige, compone e tiene corsi di
interpretazione, muore a Bayreuth, dove si era recato per assistere ad una rappresentazione
wagneriana. La produzione di Liszt può indicativamente essere così raggruppata in base all'attività
che svolgeva e ai principali luoghi in cui è stato attivo:
1834-1848 Ginevra pianista per pianoforte
1848-1861 Weimar maestro di capp. dell'orch. di corte poemi sinfonici
1861 Roma diventa abate musiche religiose

La produzione
Condivise la fama di massimo virtuoso del primo Ottocento con Paganini. Fu il primo pianista a
eseguire sistematicamente in concerto composizioni di autori del passato, e, come direttore
d'orchestra, contribuì alla diffusione di autori (Berlioz, Wagner) considerati d'avanguardia. Nella
composizione si mosse con ampia autonomia rispetto agli schemi tradizionali, inventando il genere
del poema sinfonico e aprendosi ad esplorazioni timbriche ed armoniche (soprattutto nei pezzi
pianistici della maturità) di grande fascino e novità. Il suo straordinario talento come esecutore al
pianoforte gli fece guadagnare una posizione di indiscusso primato fra i virtuosi della tastiera.
La produzione pianistica è pertanto sterminata e annovera:
1) 1) Composizioni virtuosistiche: parafrasi, fantasie, trascrizioni o variazioni su temi,
soprattutto operistici noti, molto apprezzati all'epoca che permettevano di mettere in luce il
virtuosismo dell'esecutore. E ancora i 24 studi dedicati al suo maestro Czerny, e i 6 studi
trascendentali ispirati a Paganini
2) Composizioni con rimandi extramusicali, presenti soprattutto nelle raccolte degli anni di
pellegrinaggio. Anche Liszt, così come Schumann, era convinto che la musica dovesse essere
fondata su motivazioni ideali e in senso lato poetiche. Dunque un rapporto privilegiato fra musica e
letteratura concepito in modo stretto e vincolante fino al punto di teorizzarlo come necessario per la
vita futura dell'arte musicale. Senacour, Byron, Schiller sono i filtri letterari attraverso i quali
giungono al musicista le suggestioni del paesaggio svizzero, soggetto della raccolta primo anno di
pellegrinaggio. Il secondo è dedicato all’Italia. Comprende vari brani che si ispirano alla poesia e
alle opere dell'arte figurativa, tra cui la sonata dantesca, tre sonetti di Petrarca oppure lo Sposalizio
della Vergine di Raffaello. Il soggetto è comunque necessario per quello che Liszt definiva il
riscatto poetico della musica strumentale.
3) Composizioni ispirate al folkore ungherese come le 19 Rapsodie per pianoforte. La più
nota è la seconda, composta nel 1847, che riprende lo schema tipico dei canti popolari ungheresi,
con il contrasto fra una prima sezione lenta (lassu) e una seconda vivace (friska). Di questa, e di
altre cinque Rapsodie, Liszt realizzò anche una versione per orchestra.
4) Sonata in si minore dedicata a Schumann (1852-53). Trasforma la forma tradizionale della
sonata iniziando quel processo di disgregazione che caratterizzerà la fine del secolo. La struttura
della forma sonata viene qui assunta di nuovo, ma al tempo stesso molto modificata per dar vita ad
un nuovo tipo di sonata chiamata ciclica. Consiste di un solo movimento di proporzioni molto
ampie e di struttura polivalente tale che possa rendere l'immagine della tradizionale tripartizione
interna del singolo tempo di sonata (esposizione, sviluppo, ripresa) e dell'altrettanto tradizionale
ripartizione dell'intero edificio della sonata in 3 o 4 movimenti distinti. Uno stesso nucleo tematico
può riproporsi nelle forme più svariate con i più diversi caratteri assumendo col variare di
fisionomia di volta in volta le funzioni di primo tema, secondo tema etc.
5) Composizioni dell’ultimo periodo, molto brevi, spesso con un titolo e con un linguaggio
innovativo: tra queste Nuages gries (1881). Un grande cambiamento si è verificato nel settore
armonico: indeterminatezza e indifferenza tonale sono testimoniate dal frequente ricorrere di
intervalli tonalmente neutri. Molti sono i cromatismi che non vengono più considerati alterazioni di
una originaria naturalità diatonica, ma sono invece le zolle diatoniche, le situazioni tonali, a
definirsi come punti di convergenza all'interno di un universo cromatico. Cessa l'uso della cadenza
nella sua funzione di punto di articolazione del discorso musicale. Non esistono più frasi lunghe e
articolate in un gioco di proposte e risposte bensì concisi e isolati nuclei motivici autosufficienti.
La produzione per orchestra
Tra i compositori romantici Liszt fu quello che insieme a Berlioz diede un apporto determinante
allo sviluppo dell'orchestrazione. Nella sua opera, che storicamente si colloca come l'antecedente di
Wagner e dei sinfonisti che operano nella seconda metà del sec. XIX, egli curò specialmente
l'individuazione solistica dei vari strumenti, nei singoli valori timbrici e dinamici.
In particolare si occupò di comporre brani orchestrali soprattutto dopo il 1847 dopo aver smesso
l'attività di concertista. Egli crea il genere del poema sinfonico, è una composizione per orchestra,
di grandi dimensioni, ed ispirazione extramusicale. Solitamente è in un solo movimento, all’interno
del quale sono evidenti varie sezioni più o meno contrastanti per carattere e tempo, con pochi temi
che vengono ripetuti, variati, sviluppati. Spesso è strutturato in modo libero in quanto lo
svolgimento riflette gli intenti descrittivi del programma extramusicale a cui l’autore si è ispirato.
Le occasioni extramusicali da cui nascono poemi sinfonici possono essere le più svariate: un'opera
letteraria in versi o in prosa, un'opera figurativa (La battaglia degli Unni di Franz Liszt) o filosofica
(Così parlò Zarathustra di Richard Strauss), un omaggio a luoghi od occasioni particolari, una
descrizioni naturalistica e con intenti patriottici (La Moldava di Bedric Smetana). La musica si
svolge sempre con un chiaro intento descrittivo e si percepiscono il variare degli stati d’animo e
delle descrizioni attraverso i cambi di tempo, registro, timbro e intensità della musica. Liszt scrive
13 poemi sinfonici, molti di ispirazione letteraria, tra questi Mazeppa (si ispira a Hugo), Hamlet (a
Schakespeare), Les Preludes (a Lamartine). Molto noto è Tasso, lamento trionfo. Il sottotitolo
precisa l’intento descrittivo: “Tasso ha amato e sofferto a Ferrara, è stato vendicato a Roma, la sua
gloria è ancora viva nei canti popolari veneziani”. Il proposito del compositore è quello di
ripercorrere attraverso la musica la vita del poeta, tra le feste di Ferrara e poi nella solitudine. Viene
messa in evidenza la condizione del poeta come genio maltrattato in vita ed esaltato dopo la morte.
Mazeppa invece è l'ampliamento modificato di uno studio pianistico che Liszt aveva composto nel
1827, cioè nei primissimi anni della sua attività creativa, e successivamente riveduto nel 1838, nel
1840 e nel 1851. E’ il quarto dei “Dodici Studi di Esecuzione Trascendentale”. George Gordon
Byron e Victor Hugo hanno scritto due poemi sulla figura di Mazeppa; il poeta inglese lo inquadra
in un’ottica romantica presentandolo come un eroe rivoluzionario, il francese ne mette in risalto gli
aspetti umani culminanti nella forsennata cavalcata senza fine. Il poema sinfonico “Mazeppa”
diretto dallo stesso Liszt nel 1854, si ispira al personaggio dell’omonimo poema di Victor Hugo;
Ivan Stefanovic Mazeppa, avventuriero polacco, vissuto fra il 1644 e il 1709, ricordato come autore
di imprese eccezionali così da essere nominato principe dallo zar Pietro il grande. Secondo una
leggenda, Mazeppa, scoperto in flagrante adulterio, è legato alla coda di un cavallo che, frustato, si
lancia al galoppo in una folle corsa; viene poi salvato dai cosacchi dell’Ucraina che lo eleggono loro
condottiero. Il poema sinfonico di Liszt è in un unico movimento, in tempo “Allegro agitato”. Ha il
fulcro nel tema energico e incessante della cavalcata, tema affidato agli ottoni dopo il focoso e
ritmato inizio degli archi. L’episodio centrale, un adagio sottolineato dai colpi di timpano, segna la
fine dalla corsa di Mazeppa. Una dolente implorazione è affidata al corno con sordina, poi,
annunciato dagli squilli di tromba, ritorna il tema principale, segue la conclusione a passo di marcia
trionfale.
Oltre ai poemi sinfonici, tra le opere di Liszt per orchestra più riuscite si colloca la Sinfonia
dantesca che il compositore iniziò nel 1855/56 dopo aver terminato i primi 9 poemi sinfonici.
Dedicata a Wagner, fu eseguita la prima volta a Dresda nel 1857. E’ strutturata in tre movimenti:
Inferno, Purgatorio, Paradiso; i primi due unicamente per orchestra, il terzo con coro femminile che
canta il Magnificat.

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