Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Con l’espressione scuola fiamminga, si indica la civiltà musicale che, nata nel ducato di
Borgogna nel 15esimo secolo, domina il 400 europeo, esercitando un’influenza decisiva
sulla formazione e lo sviluppo della musica rinascimentale. In particolare i paesi bassi sono
il fulcro della produzione polifonica europea.
Analizziamo alcuni aspetti: la formazione scolastica è molto rigorosa: l’istruzione avviene
presso centri ecclesiastici che garantiscono lo studio del latino, del canto gregoriano, della
polifonia e della composizione. I pueri cantores sono di norma seguiti dagli otto anni fino
alla muta della voce e poi proseguono l’educazione con lo studio delle discipline
umanistiche. Successivamente i cantori sono pronti per l’esercizio della professione.
Fra le tecniche improvvisative praticate dai fiamminghi v’è il “falsobordone”, ovvero una
tecnica improvvisativa su tenor liturgico che privileggiava gli accordi di terza e sesta su
ogni nota, ed eventuale fioritura della parte superiore.
Esaminiamo le principali caratteristiche musicali della scuola fiamminga attraverso l’opera
dei suoi esponenti. Si è soliti distinguere 6 generazioni di compositori.
Claudio Giovanni Antonio Monteverdi è nato a Cremona il 9 maggio 1567 e morì a Venezia
il 29 novembre 1643. Claudio Monteverdi fu un bambino prodigio, studiò musica con Marc’
Antonio Ingegneri, maestro di cappella del Duomo di Cremona, e a soli quindici anni, pubblicò
la sua prima raccolta vocale Sacrae Cantiunculae, nel 1582. Nel 1583 Monteverdi diede alle
stampe i Madrigali spirituali a 4 voci, nel 1584 le Canzonette a 3 voci libro I, i Madrigali a 5
voci libro I nel 1587 e il II libro nel 1590. A soli 23 anni insomma Claudio Monteverdi aveva gi
à una nutrita serie di composizioni al suo attivo. Claudio Monteverdi visse in un momento di
grandi cambiamenti musicali, poiché la polifonia vocale del Rinascimento cedette il passo alle
trame compositive del primo barocco. Monteverdi divenne padrone di entrambi gli stili con
grande abilità, a volte contrapponendoli nello stesso lavoro, e riuscì a comporre con successo
ogni genere vocale. Le sue opere liturgiche possono essere ascoltate come il culmine delle
tradizioni corali dei secoli precedenti ma anche come opere innovative dei secoli a venire. Le
sue opere incarnano le innovazioni liriche e drammatiche che presto avrebbero conquistato l’
Europa. Tra le altre importanti opere non operistiche di Claudio Monteverdi scritte a Venezia, il
Combattimento di Tancredi e Clorinda, 1624 circa, che è stato successivamente incluso nell’
Ottavo Libro dei Madrigali, è un meraviglioso esempio di musica descrittiva per archi,
raffigurante cavalli al trotto, un duello e la morte dell’eroina. Una cantata a tre voci, il lavoro
include il primo uso conosciuto di pizzicato.
“Il combattimento di Tancredi e Clorinda”
Il Madrigale
Il madrigale fu una forma musicale vocale da camera che ebbe origine nell’Italia settentrionale
durante il XIV secolo, declinò e quasi scomparve nel secolo successivo, rifiorì nel 1500 per
raggiungere uno status internazionale a cavallo tra Rinascimento e Barocco.
L'origine del termine madrigale è incerta, ma probabilmente deriva dal latino matricale (che
significa "nella lingua madre"; cioè, italiano, non latino), oppure da mandria per l’origine
pastorale.
Sotto l’influenza dei compositori fiamminghi, che dominarono la musica italiana per tutto il
‘400, il madrigale si sviluppò in forme sempre più raffinate, mettendo in musica testi di
elevata qualità letteraria. I poeti preferiti dai compositori dei madrigali furono Francesco
Petrarca, Giovanni Boccaccio, Jacopo Sannazaro, Pietro Bembo, Ludovico Ariosto, Torquato
Tasso e Battista Guarini.
I madrigali (e le canzoni polifoniche ad essi affini) divennero tanto richieste che la loro
produzione fu molto vasta: tra il 1530 il 1600 ne furono pubblicate circa 2000 raccolte.
I madrigali erano di argomento sentimentale o amoroso; venivano cantati nelle riunioni di societ
à a corte; in Italia si eseguivano soprattutto nelle riunioni delle accademie, sorte in molte città
per lo studio e la discussione di argomenti letterari e scientifici o artistici.
Il fiammingo Adriaan Willaert scrisse numerosi madrigali, ed è considerato uno dei maggiori
compositori di questa forma musicale. Anche grazie alla sua posizione di maestro di cappella a
San Marco a Venezia, divenne il musicista più influente in Europa dopo la morte di Josquin e
prima dell’avvento di Palestrina. I suoi madrigali rappresentano una sintesi tra lo stile
contrappuntistico della scuola fiamminga e la enfasi tutta italiana sul colore armonico e
sull'espressività.
Un altro fiammingo, allievo di Willaert, Cipriano De Rore pubblicò cinque libri di madrigali a
cinque voci e tre libri per quattro voci. In particolare, furono i versi di Francesco Petrarca a
essere utilizzati nei suoi madrigali. Infatti, Petrarca veniva considerato il poeta ideale per un’
arte che era alla ricerca di un’espressione perfetta, sensuale e profana.
Ma De Rore scrisse anche un ciclo di undici madrigali sulla canzone in dieci stanze Vergine
bella, che di sol vestita di Petrarca in lode della Madonna, che concludeva il ciclo In morte di
Madonna Laura. Questo tipo di madrigali su testi devoti facevano parte della categoria dei
“madrigali spirituali”.
Un altro allievo di Willaert, Andrea Gabrieli, fu uno dei creatori dello stile madrigalistico
veneziano, in cui sono caratteristici gli effetti policorali e i brillanti contrasti della trama
musicale.
Dopo i fiamminghi, tra cui bisogna ancora ricordare Philippe Verdelot che lavorò a Roma e
Firenze e Jacob Arcadelt che diresse la cappella papale, i più grandi madrigalisti italiani furono
Luca Marenzio e Carlo Gesualdo, che toccheranno le vette del madrigale cinquecentesco
italiano.
Claudio Monteverdi condurrà questa forma ad esiti completamente nuovi, con lo stile
concertato per voci e strumenti, la monodia e soprattutto ad una vera e propria rappresentazione
scenica come nel caso del Combattimento di Tancredi e Clorinda.
Il madrigale nella metà del 1600 concluderà il suo sviluppo, dando luogo ad altre forme come la
cantata da camera.