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La polifonia è la sovrapposizione di due o più voci (sia vocale che strumentale). La creazione
polifonica occidentale, a differenza del canto a più voci praticato dalle culture extraeuropee,
che viene improvvisato, si svolge sotto diretto controllo di chi la crea e viene tramandata
attraverso la registrazione scritta e la codificazione teorica.
Non si sa con precisione il luogo di origine del canto simultaneo a più voci, susseguentemente
denominato contrappunto = punctum contra punctum (nota contro nota).
Le prime forme di polifonia scritta furono coltivate già dall’Impero Franco (fase di
romanizzazione) attraverso lo sviluppo e l’applicazione delle due forme: tropi e sequenze.
In un primo tempo, veniva aggiunta alla voce principale (vox principalis) desunta dal
repertorio liturgico, all’ottava, quinta o quarta, un’altra voce (vox organalis).
I più antichi esempi di polifonia scritta ci sono pervenuti nel trattato del IX secolo, redatto
nella Francia Settentrionale, “Musica Enchiriadis” (autore anonimo), che significa manuale di
musica, e che descrive un tipo di polifonia chiamano organum, indicando le consonanze
ammesse (ottava, quinta e quarta), primi intervalli della serie armonica dei greci.
La vox principali è duplicata dalla vox organalis generalmente alla distanza costante di una
quinta inferiore o di una quarta inferiore; ambedue le voci possono essere raddoppiate
all’ottava sopra e sotto → organum parallelo.
I sei modi ritmici furono intesi come punto di partenza e modello per l’esecutore, per poi
avere infinite possibilità di combinazione.
Il sistema modale prese l’avvio da esigenze di carattere musicale in quanto mezzo efficace e
necessario di comunicazione tra compositore ed esecutore.
Nell’ambito del repertorio polifonico parigino, rivestono particolare importanza le sezioni in
stile di discantus denominate clausulae (dirette ascendenti del mottetto). Scritte in modo di
discantus sulle parti melismatiche di una melodia gregoriana preesistente, le clausulae sono
trattate in ritmo modale sia nel duplum, sia nel tenor.
A Perotin va il merito di aver introdotto gli organa a più voci e di aver arricchito il discorso
polifonico con le clausulae, con schemi ritmici diversi, e di avere conferito al tenor un calore
costruttivo (gli dava la connotazione di guida).
Perotin lavorò sull’elaborazione polifonica a quattro voci (Leonin su quella a due).