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! Sia nei canti dell'Ufficio come in quelli della Messa si riscontrano tutti i
generi-stili compositivi del repertorio gregoriano; essi si possono classificare in
tre grandi famiglie:
! I canti di genere salmodico, sillabico o accentus (quando ad ogni sillaba del testo
corrisponde solitamente una sola nota) come ad esempio la salmodia o le più
semplici antifone dell'Ufficio, le melodie semplici dell'Ordinario e i recitativi
del Celebrante.
! I canti di genere melismatico, ornato o concentus (quando ogni sillaba del testo
è fiorita da molte note) come ad esempio i Graduali e gli Alleluia o i responsori
prolissi dell'Ufficio. Tipico di questo genere è la presenza dei melismi.
Semiografia gregoriana
! I neumi – Origine
! L'origine dei neumi è un problema tuttora dibattuto. A tal proposito si sono formulate
diverse ipotesi:
! origine dagli accenti grammaticali: è la teoria più accreditata, sostenuta dalla scuola di
Solesmes. I neumi derivererebbro dall'accento acuto (/) e dall'accento grave (\) che
andrebbero a formare i neumi monosonici di base: la virga e il punctum. La combinazione
di questi formerebbe gli altri neumi più complessi: il podatus formato dall'accento grave e
dall'accento acuto (\/), il porrectus formato dall'accento acuto, grave e acuto (/\/) e così
via. Un aspetto di questa ipotesi, prende in considerazione il gesto che il maestro
eseguiva con le mani nel momento di dirigere il coro (chironomia). L'amanuense
traduceva graficamente sulla pergamena il gesto chironomico che il maestro della schola
compiva con le mani.
Semiografia gregoriana
! Neumi di Laon
! Neumi Aquitani
! Neumi di Solesmes
! I neumi monosonici
! I neumi plurisonici
I neumi speciali – Liquescens
! Nelle notazioni corsive, i neumi liquescenti comprendono allo stesso tempo anche il
punctum e lo strophicus.
! Il Quilisma è un neuma speciale utilizzato nella
notazione del canto gregoriano. È una sorta di nota
dentellata al centro di un movimento ascensionale che
non si trova mai sola, ma è sempre preceduta o da una
nota o da un gruppo di note. Il valore del quilisma è di
un tempo primo, quindi non va mai abbreviata o
accelerata. L'effetto del quilisma è retroattivo: prolunga
leggermente la nota o le note che lo precedono.
! Il tempo di articolazione deve quindi essere dedotto dalla nota precedente, preso
sulla seguente o aggiunto alle due?
! La nota più piccola dell'edizione vaticana non si deve prestare a controsensi: non si
tratta di diminuire la durata globale della nota, la notazione corsiva mostra al
contrario che questi neumi hanno una finale graficamente aumentata.
L'interpretazione usuale, che consiste nel raccorciare la vocale precedente
(liquescenza diminutiva), è molto probabilmente corretta nella maggior parte dei
casi. È ciò che indica la forma diminuita del neuma nella notazione quadrata e
nello stesso tempo il fatto che la nota corrispondente è debole e spesso è scomparsa
nella melodia nel corso dei secoli.
Il Rigo
! Il repertorio gregoriano può trovarsi nella sua forma
originale sia in forma diastematica che adiastematica,
rispettivamente con oppure senza riferimenti spaziali. I
brani diastematici vengono trascritti su di un rigo detto
tetragramma che legge in chiave di do e fa, consta di
quattro linee orizzontali con tre spazi all'interno; si
leggono dal basso verso l'alto. Alcune volte si può
aggiungere una linea supplementare ma, spesso per
melodie che oltrepassano l'estensione del rigo si
preferisce utilizzare il cambio di chiave. Generalmente i
brani con la scrittura diastematica risalgono all'XI sec
d.C. poiché vennero inventati da Guido d'Arezzo.
Le Chiavi
! Il bemolle ha valore fino alla fine della parola alla quale è associato
e, a differenza della notazione attuale, veniva posto non
necessariamente prima della nota interessata ma anche all'inizio
della parola o del gruppo di neumi che contenevano la nota da
abbassare.
Le Stanghette
! Le moderne trascrizioni di canto gregoriano fanno uso
di alcune lineette di lunghezza variabile poste
verticalmente sul rigo musicale; esse hanno lo scopo di
suddividere le frasi melodico-verbali della composizione
(come se fossero i segni di punteggiatura di un testo). -
Il quarto di stanghetta delimita un inciso melodico-
verbale. - La mezza stanghetta delimita una parte di
frase. - La stanghetta intera delimita la fine della frase e
molto spesso coincide con la conclusione del periodo
testuale. - La doppia stanghetta ha lo stesso significato di
quella intera ma si usa al termine di un brano oppure
per evidenziare l'alternanza di esecutori.
Custos
! È una nota più piccola che si traccia alla fine del rigo e
ha lo scopo di indicare al cantore la nota che comparirà
all'inizio del rigo seguente.
I neumi speciali – Liquescens
! Il canto gregoriano è organizzato secondo otto schemi melodici, chiamati modi (octoechos), che durante il
rinascimento diventeranno la base delle attuali scale maggiori e minori. Ogni melodia è quindi legata legata ad
un modo.
! Ogni modo presenta una propria nota dominante detta Repercussa (la nota sulla quale maggiormente insisterà la
melodia), una propria estensione (quale intervallo di note potrà sfruttare la melodia) e una propria finale
chiamata appunto Finalis (la nota sulla quale terminerà il brano).
! I modi sono ulteriormente divisi quattro categorie, ciascuna delle quali presenta un modo autentico ed uno
plagale (più grave di quattro note rispetto al proprio modo autentico), accomunati dalla stessa estensione e nota
finale.
! Le categorie sono: Protus, Deuterus, Tritus, Tetrardus. I singoli modi vengono riconosciuti grazie ad un numero
romano (pari per gli autentici e dispari per i plagali).
! Per individuare i modi si trova a volte anche la terminologia greca: Dorico, Frigio, Lidio e Misolidio per riferirsi
ai modi autentici I, III, V, e VII rispettivamente. Per i modi plagali si aggiunge il prefisso ipo al nome del relativo
modo autentico, quindi il II diventa il modo Ipo-Dorico, il IV modo l'Ipo-Frigio, il VI Ipo-Lidio e l'VIII ipo-
Misolidio.
! Secondo molti studiosi, ad ogni modo si possono associare dei sentimenti: nonostante le più varie
interpretazioni, generalmente si concorda sullo schema proposto da Guido d'Arezzo: "Il primo è grave, il secondo
triste, il terzo mistico, il quarto armonioso, il quinto allegro, il sesto devoto, il settimo angelico e l'ottavo perfetto.” Guido
d'Arezzo.
Modi gregoriani
Il ritmo
! Il ritmo gregoriano non è mensurale ma verbale. L’esperienza per imparare a
cantare con il ritmo verbale è molto lunga: può durare numerosi anni. La
mente del cantore deve fuggire dal cantare appunto valori fissi, ma molto
elastici: insomma senza valori standard. Questo non significa che il canto
gregoriano non abbia valori e che possa essere cantato con “fantasia”. I valori
ci sono nel senso che il ritmo debba essere pieno di equilibrio. Inoltre c’è un
altro aspetto fondamentale che non dev’essere assolutamente trascurato: cioè
il testo, che pure possiede un ritmo e che dev’essere pronunciato in modo
corretto. Assieme alla musica il testo forma quell’impasto che finisce con il
dare al canto gregoriano il suo vero carattere. Si realizza così quella elasticità,
come diceva Dom Eugène Cardine, che fa del canto gregoriano un parlato-
cantato e un cantato-parlato. Questo non significa che esso non sia musica:
tutt’altro. Così procedendo si raggiungono altezze liturgiche ed estetiche che
ne fanno uno dei grandi capolavori della musica occidentale.
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS direttore Giovanni Vianini
Per rappresentare l’altezza delle note nella scrittura gregoriana si usano dei segni chiamati NEUMI
il cui elemento fondamentale è la nota quadrata _.
Questo segno viene posto su un tetragramma cioè su quattro righe parallele
Linea 4
3° spazio
Linea 3
2° spazio
Linea 2
1° spazio
Linea 1
Per determinare il nome e la natura delle note viene posta all’inizio del tetragramma la chiave di
DO oppure di FA.
Chiave di DO Chiave di FA
Si ottengono così 9 suoni, estensione sufficiente per le melodie gregoriane, quando è necessario
una maggiore estensione si ricorre ad una stanghetta supplementare.
Quando la melodia si sposta troppo sopra o sotto il tetragramma, onde evitare l’aggiunta di più
stanghette e tagli in testa, viene spostata la chiave su un altro rigo.
Infatti la prima
nota è un FA
1
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS direttore Giovanni Vianini
Per segnare le pause o i respiri vengono poste delle stanghette che hanno un valore diverso in
base alla loro lunghezza in millimetri.
La stanghetta più corta è, a mio avviso ed esperienza, un respiro che si può anche evitare,
comunque sia è uno stacco breve o un respiro cortissimo.
Doppia Semplice
La stanghetta media che viene posta nelle due righe interne al tetragramma è un respiro normale,
non allungato, cioè quel tanto che serve per riprendere subito il canto della semifrase successiva.
Mentre la stanghetta intera, quella che percorre verticalmente il tetragramma è un respiro o pausa
evidente, un attimo di silenzio che piò essere anche definito “un’espressione”.
La doppia stanghetta è invece l’indicazione della conclusione di tutta la composizione o della prima
parte per poi essere seguita dal SALMO o dal VERSETTO.
Per comprendere chiaramente il punto di intonazione e l’ambito modale del canto riporto qui di
seguito la tavola degli intervalli ricordando che sempre, salvo alterazioni, la distanza tra il SI/DO e
MI/FA è un semitono.
DO RE FA SOL
DO MI SOL SI
DO FA SOL DO
Quarta eccedente,
tritono – 3 toni FA SI
DO SOL FA DO
Ottava
DO DO
2
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS direttore Giovanni Vianini
Gli asterischi _ servono per indicare il termine dell’intonazione eseguita da un solista dopo la
quale inizia tutto il coro.
Inton. Coro
Mentre il trattino verticale posto sotto il neuma si chiama ICTUS ed è un appoggio ritmico.
Punctus
Virga
Pes o podatus
Clivis
Porrectus
Torculus
3
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS direttore Giovanni Vianini
Scandicus
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Salicus
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Climacus
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Porrectus flexus
Scandicus flexus
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Salicus flexus
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Torculus resupinus
Climacus resupinus
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Pes subbipunctis
..
Scandicus subbipunctis
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.. .
Scandicus subbipunctis
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resupinus .. .
…
Oriscus
4
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS direttore Giovanni Vianini
Nel canto gregoriano non esiste un ritmo di per sé, ma l’andamento è in funzione del testo, quindi il
RITMO è VERBALE, le note sono un’amplificazione del testo, della preghiera. Premesso questo è
necessario dare alcuni consigli che sarà bene definire quasi personali essendo il “mondo
gregoriano” da sempre in continua ricerca e purtroppo polemica tra vari studiosi da tavolino; i
consigli che sono dati in questo elenco derivano dalla pratica quotidiana, fatto molto importante e
selettivo.
Il canto deve sempre svolgersi con suono leggero e scorrevole, senza colpi di suono o attacchi
violenti, ricordiamoci che è preghiera, quindi una richiesta umile non prepotente, una lode a Dio
non una contestazione, quindi note sempre leggere con qualche aumento di volume solo a
carattere espressivo per dire o partecipare maggiormente al senso della parola.
I neumi monosonici, cioè che portano un unico suono, nella notazione quadrata o vaticana e nella
notazione di s. Gallo sono:
5
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS direttore Giovanni Vianini
Sono tre note discendenti, viene anche chiamato virga subbipunctis con
CLIMACUS ..
possibilità di avere alte note in discesa e allora sarà subtripunctis,
subdiatesseris (una+quattro) subdiapente (una+cinque).
Neuma formato da tre note ascendenti con leggero aumento della prima
SCANDICUS nota.
VIRGA Due note dello stesso suono ed una nota seguente più in basso su
STRATA un’altra sillaba; un neuma di legamento melodico (in parte).
PES
Come il pes più una nota all’unisono con la seconda.
STRATUS
Anno 2000
Giovanni Vianini
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS
Basilica di S. Marco Milano
Chiesa di S. Maria del Carmine Milano
Tempio civico di S. Sebastiano Milano
vianini@mail.virtuale.it
www.xfiles.it/cantogregoriano
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