øocòàêîâè÷
kovič, nato suddito dello zar in una famiglia di intellettuali di sinistra,
formatosi come musicista negli anni che seguono immediatamente la
Rivoluzione d’Ottobre e che vedono scoppiare la guerra civile, affer-
matosi come compositore nel momento di una battaglia ideologica fra
sostenitori di opposte visioni di quello che si doveva fare per creare la
nuova musica “sovietica”, tenuto poi a seguire l'interpretazione che di
questo problema veniva raggiunta non attraverso il libero dibattito ma
secondo le precise direttive del Partito Comunista, accusato di devia-
zionismo sulla Pravda, riabilitato, diventato durante la guerra il porta-
Šostakovic
voce musicale della nazione in armi, nuovamente accusato insieme con
molti colleghi e nuovamente riabilitato, insignito delle più alte ono-
rificenze di stato, iscritto tardivamente, a quarantaquattro anni, al
Partito Comunista, inserito come elemento di spicco nella ufficialità di
regime, morto a sessantanove anni dopo una lunga malattia ed esaltato
in morte come il più perfetto rappresentante nella musica dell'homo
novus sovietico. Difficile trovare una vita più turbinosa di questa, arduo
interpretarla. E le interpretazioni sono perciò tutt'altro che univoche.
Contrariamente a quanto si sostiene comunemente — e cioè che Šosta-
kovič conducesse in pratica una doppia vita, apparendo da un lato come
uomo dell’apparato e riservando dall’altro alla confidenza di pochi
amici i suoi veri sentimenti di radicale antistalinista e anticomunista,
ma manifestandoli invece in modo criptico nella sua musica — l’Autore
ritiene che Šostakovič riuscisse a mantenere integri la sua coscienza e i
valori fondamentali nei quali credeva e che lo guidavano, navigando Piero Rattalino
attraverso gli scogli della sua esistenza di uomo pubblico in un paese
totalitario e di musicista alle prese con una crisi del linguaggio che
sconvolgeva la storia dell'arte alla quale si era votato, e dando a se
stesso e a tutti le risposte sui cinque problemi fondamentali — Verità,
Amore, Creazione, Morte, Immortalità — che aveva affrontato in pro-
fondità negli ultimi anni di vita.
Piero Rattalino
Šostakovic
Continuità nella musica,
responsabilità nella tirannide
ISBN 978-88-6540-024-1
Zecchini Editore
Zecchini Editore
CYANMAGENTAYELLOWBLACK
PIERO RATTALINO
Šostakovič
Continuità nella musica,
responsabilità nella tirannide
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aventi diritto l’editore dichiara la propria completa disponibilità. Le opinioni espresse nel presente libro
coinvolgono esclusivamente gli autori e il curatore.
Collana: Novecento, 3
ISBN: 978-88-6540-024-1
La collana ‘‘Novecento’’
‘‘Novecento’’ è la collana
dedicata al secolo scorso, tanto dibattuto
quanto non ancora accuratamente esplorato.
Documenti storici, analisi approfondite, attraverso la musica,
protagonista della storia prima, durante e dopo le due guerre mondiali.
1. 2. 3.
Misha Aster Audrey Roncigli Piero Rattalino
L’Orchestra del Reich Il caso Furtwängler Šostakovicˇ
2011 2013 2013
INDICE SOMMARIO v
INDICE SOMMARIO
Capitolo X. Riscatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
Capitolo XXIII. ‘‘Penso molto alla vita, alla morte e alla carriera’’ 196
Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263
Šostakovič
Continuità nella musica,
responsabilità nella tirannide
2 Š O S T A K O V I Č
PREMESSA 3
PREMESSA:
IL QUI PRO QUO DEL DOTTOR FAUST
CAPITOLO I
CAPITOLO II
STUDIARE E COMPORRE
CAPITOLO III
STUDIARE E SUONARE
Due settimane prima [dell’esame] egli non sapeva ancora che cosa avrebbe suo-
nato. Poi scelse la Hammerklavier di Beethoven. Disse che era inconcepibil-
mente difficile e che alcune delle none e delle decime erano ineseguibili. La sera
prima dell’esame mi trascinò verso le nove a casa sua in via Marat. Suonò per
me. Era un meraviglioso pianista, con mani forti e con un modo preciso e tal-
volta arido di suonare. Ma io sentii quasi un colpo al cuore. Era soltanto uno
schizzo di esecuzione. Come avrebbe potuto essere pronto per tempo? Ma nel-
l’esame del giorno dopo suonò con autorità e maturità, sviluppando una conce-
zione sinfonica di tutta quest’opera grandiosa.
Quando sono andato al concorso, non contavo nemmeno di entrare nel numero
dei primi otto prescelti. Quando sono entrato fra i finalisti ho cominciato a
pensare al terzo premio. Vedi, come avevo fatto bene i conti. Un membro
della giuria, che provava per me molta simpatia, mi ha raccontato questo. I
premi dovevano essere determinati in base al punteggio ricevuto da ogni piani-
sta. Oborin aveva ottenuto 166 punti, Ginzburg 165 e io 163. In verità ciò
mi ha un po’ amareggiato, perché avevo suonato meglio di Ginzburg, ma va
bene anche cosı`. Il risultato assolutamente inatteso mi ha gettato dapprima
nello sconforto, ma, come ho saputo, hanno deciso [la giuria era tutta polacca]
che non era possibile dare tutti e tre i premi ai russi e hanno dato il secondo
premio al polacco Szpinalski (149 punti) e il terzo alla polacca Erkina (141
punti) e per evitare che la cosa fosse troppo indecente hanno istituito un quarto
premio e l’hanno dato a Ginzburg. [...] Sabato [5] io e Oborin abbiamo dato
un concerto. Ho suonato l’Appassionata, la mia Sonata, tre Studi e la Ballata
n. 3 di Chopin. Il successo è stato colossale. A proposito, hanno applaudito
un sacco dopo la mia Sonata. Il compenso era di 1000 zloty ovvero 111 dol-
lari. Dei soldi che avevo mi erano rimasti ancora 40 dollari, quindi ho deciso
di andare a Berlino.
II parte
Liszt: Fantasia quasi Sonata ‘‘Dopo una lettura di Dante’’, Fu-
nérailles, Ronda di gnomi, Mormorio del bosco, Venezia e
Napoli (Gondoliera, Canzone, Tarantella).
L’amico Javorskij non poté accontentarlo. Šostakovič con-
tinuò a fare il pianista-interprete ancora per qualche tempo: il
21 e il 22 novembre 1927 eseguı̀ a Leningrado il Concerto per
due pianoforti di Mozart e il 27 novembre il Concerto op. 23 di
Čajkovskij. Il 16 febbraio 1930 eseguı̀ a Rostov sul Don il
Concerto n. 1 di Prokof’ev e poi si dedicò soltanto più alle sue
composizioni: la sua carriera di virtuoso, di pianista-interprete,
era finita prima che compisse i venticinque anni.
CAPITOLO IV 25
CAPITOLO IV
SINFONIA N. 1
Ora sono di umore molto triste, dovuto alla mia impotenza creativa. Non ho
modo di consolarmi. Visto che da quest’estate non ho composto nulla, significa
che è successo qualcosa per cui ho disimparato a comporre, forse temporanea-
mente, forse per sempre. In questo periodo mi sono aggrappato a molte cose e,
senza contare che non è affar mio giudicare se compongo bene oppure male
(dice Štejnberg), ho pianto di dispetto e di rabbia per il mio destino. Sento che
il cinematografo, con la sua quotidiana ‘‘improvvisazione’’, mi ammazza.
Che cosa terribile! Sono sicuro che molti dei miei amici musicisti mi voltereb-
bero le spalle sapendo che ho smesso di essere un compositore o, se non ho
smesso, che sono diventato uno dei peggiori.
CAPITOLO V
Senza pretendere di penetrare nei segreti della creazione possiamo dire che i
dieci pezzi sono da considerare come ciclo organico, non come semplice raccolta,
perché a unirli non c’è soltanto il tono espressivo cupo, ipocondriaco, ma so-
prattutto il senso della sofferta riconquista della continuità espositiva e della lo-
gica formale classica. Il discorso è tremendamente frammentato nei primi otto
pezzi, con contenuti formali che contraddicono i titoli perché Šostakovicˇ lavora
su schegge, sulle macerie di ciò che erano state tradizionalmente la serenata, il
notturno, l’elegia, la marcia funebre, montandole secondo una logica espressio-
nistica che rifiuta la forma classica e le sue simmetrie (e la sua retorica). Ma
dallo Studio in poi il discorso prende a strutturarsi secondo schemi razional-
mente verificabili e il pezzo conclusivo, Ninna nanna, è – sintatticamente,
non linguisticamente – un adagio barocco fiorito. Eric Roseberry ha giusta-
mente osservato che ‘‘questi pezzi sono ben lungi dall’essere esercizi accade-
mico/retorici di iconoclastia’’. Šostakovicˇ non è mosso affatto da furore distrut-
tivo ma da volontà di ricerca di un nuovo ordine. Si potrebbe dire, celiando
un po’ ma non troppo, che egli parta dall’Urschrei schoenberghiano per appro-
dare all’Adagietto della Sonata di Stravinskij. Certamente gli Aforismi rappre-
sentano il momento in cui Šostakovicˇ sperimenta, in un laboratorio qual era
stato per molti altri prima di lui il pianoforte, una scelta di campo che indi-
rizza tutto il suo successivo cammino di creatore.
CAPITOLO VI
NASCITA DI UN DRAMMATURGO
CAPITOLO VII
Odessa per lavorare alla musica del film Sola op. 26 e in di-
cembre a Kiev per la prima rappresentazione del balletto L’Età
dell’oro. Il quasi fidanzamento-non fidanzamento durato un lu-
stro giunse infine alla sua naturale conclusione, preceduto da
una di quelle classiche gag che sembravano riservate al cine-
matografo dei telefoni bianchi. Ho detto più volte che il gran-
de primo amore Tat’jana Glivenko non era mai uscita dal
cuore di Šostakovič. La ragazza convolò a giuste nozze nel
1929, ma Šostakovič, coerente con la professione di fede che
aveva esposto nella lettera alla madre del 1923, ancora nel
1931 propose a Tat’jana di lasciare il tetto coniugale e di an-
dare a vivere con lui. Tat’jana, pare, fu sul punto di cedere.
Ma intanto fervevano i preparativi per le nozze di Dmitrij con
Nina, che vennero fissate al dicembre dell’anno.
In settembre Šostakovič andò a Odessa, dov’era prevista la
messa in scena dell’Età dell’oro. Questo l’esito: ‘‘[...] Il balletto
fu rimosso, insieme con il direttore del teatro, dopo la prova
generale’’, a Sollertinskij, 27 settembre). E una rappresentante
di una organizzazione proletaria molto combattiva gli aveva
consigliato di passare al ‘‘canto di massa’’, censurando il ballet-
to (‘‘un tal decadentismo... Il Tahiti Trot... musica leggera...
modernismo’’). Da Odessa Šostakovič si recò a Gudanta, loca-
lità di villeggiatura che da anni gli era molto cara, e poi nel
Caucaso. La cerimonia delle nozze, fissata come detto alla fine
di dicembre, ebbe un singolare svolgimento: la sposa in ghin-
gheri e gli invitati attesero invano lo sposo che, in preda a una
crisi di angoscia, non si fece vedere e si rese uccel di bosco per
parecchi giorni. In marzo Šostakovič si recò a Mosca per con-
cordare con il regista Nikolaj Akimov la stesura delle musiche
di scena per l’Amleto, op. 32, che sarebbe stato rappresentato
con tagli e aggiunte e in un modo talmente bizzarro da pro-
vocare la sua prevedibile caduta. Da Mosca, il 25 marzo 1932,
scrisse a Sollertinskij dicendo: ‘‘Sono di pessimo umore, con
pensieri suicidi. Che poi non è cosı̀ terribile, dato che i pen-
sieri suicidi sono frequenti, per lo meno per me’’. Non sappia-
mo nulla della crisi che provocò la kafkiana vicenda del matri-
monio... a singhiozzo, ma che dovette essere tutt’altro che lie-
CAPITOLO VII 53
CAPITOLO VIII
CAPITOLO IX
al tavolo da gioco e ho perso mille rubli. Una scalogna cosı` fenomenale non mi
era capitata mai in tutta la mia esperienza. Adesso sono rimasto di nuovo
senza soldi e di conseguenza ho deciso di tornare a casa (a Sollertinskij, 20
settembre).
CAPITOLO X
RISCATTO
CAPITOLO XI
SINFONIA DI LENINGRADO
CAPITOLO XII
guerra, ma nel senso degli orrori della guerra, con quel lungo
lamento del corno inglese che mette i brividi e che richiama
alla memoria il ‘‘dolore di una madre in pianto’’ di cui Šosta-
kovič parlava a proposito del primo movimento della Settima
Sinfonia. Qui non ritroviamo però la sorprendente ‘‘apoteosi
della vita e del sole’’ della Settima. Seguono due movimenti
che possiamo chiamare scherzo-marcia, lontanamente ricondu-
cibili agli scherzi di Mahler ma carichi di una travolgente forza
barbarica. Il terzo movimento è collegato direttamente con il
quarto, Largo, anch’esso con andamento di marcia e in forma
di passacaglia, e che sembra concludere la Sinfonia nello stesso
modo espressivo, tragico, del primo movimento. Invece il
quarto movimento sfocia direttamente nel quinto, Allegretto,
in do maggiore e di carattere pastorale e addirittura arcadico,
‘‘con vari elementi di danza e canti popolari’’ (cosı̀ Šostakovič
si espresse nella presentazione che fece del suo nuovo lavoro
in una intervista del 18 settembre 1943). E la conclusione ar-
cadico-pastorale, simbolo chiarissimo della vita pacifica, sembra
a me drammaturgicamente messa di proposito in linea, non
senza qualche forzatura, con le direttive di regime. ‘‘L’Ottava
Sinfonia’’, dice Šostakovič, ‘‘contiene molti conflitti interiori,
sia tragici che drammatici ma, nel suo insieme, è ottimistica,
un lavoro che afferma la vita. [...] Posso riassumere la conce-
zione filosofica del mio nuovo lavoro con tre parole: la vita è
bella. Tutto ciò che è oscuro e tetro passerà via, svanirà, e il
bello trionferà’’. Secondo il mio parere c’era in questa descri-
zione una preventiva captatio benevolentiae che non raggiun-
se lo scopo. La Sinfonia non ottenne né in patria né all’estero
il successo che aveva accompagnato la Settima, le recensioni
sovietiche, positive sı̀ ma non entusiastiche, non furono nu-
merose, le opinioni dei partecipanti al dibattito che ebbe luo-
go all’Unione Compositori non furono abbastanza favorevoli
(il giudizio di Prokof’ev fu che la Sinfonia era troppo lunga e
che il suo materiale melodico era debole). Conclusione ovvia:
sentito il parere del presidente del Comitato degli Affari Arti-
stici, Michail Chrapčenko, alla Ottava non fu assegnato il Pre-
mio Stalin e le sue esecuzioni cessarono ben presto.
CAPITOLO XII 99
CAPITOLO XIII
dati caduti e glorificare per l’eternità gli eroi del nostro eserci-
to’’. In aprile Šostakovič suonò a Glikman una decina di mi-
nuti della nuova sinfonia, confessandogli che lo metteva in
imbarazzo la numerazione del pezzo: lo metteva in imbarazzo,
evidentemente, l’inevitabile confronto non tanto con Beetho-
ven, quanto con il mito della Nona Sinfonia beethoveniana che
si concludeva con l’Inno alla gioia. Dopo aver partecipato alla
festa popolare per la vittoria, il 9 maggio nella Piazza Rossa,
Šostakovič mise però da parte ciò che aveva già scritto e in lu-
glio cominciò a comporre la sua ‘‘vera’’ Nona Sinfonia, il cui
carattere bizzarro rendeva in apparenza improponibile ogni ac-
costamento a Beethoven. La ultimò il 30 agosto. All’inizio di
settembre la fece ascoltare ad alcuni amici a quattro mani al
pianoforte – il suo partner era Sviatoslav Richter! – e fu con-
fortato da pareri favorevoli,... ma con riserva. Glikman riferi-
sce infatti l’opinione di un critico, secondo il quale la nuova
Sinfonia era ‘‘una creativa deviazione dai grandi problemi eti-
co-filosofici che formavano il contenuto delle sue Sinfonie n. 7
e n. 8’’, che era insomma una... vacanza dopo le ‘‘due prece-
denti tragedie orchestrali’’ e non la ‘‘conclusiva Sinfonia della
Vittoria che il compositore aveva concepito lungo tempo ad-
dietro e che, senza dubbio, alla fine comporrà’’. Mi sembra
interessante anche la divertente, disincantata testimonianza di
Richter:
[...] lessi con lui a quattro mani a casa sua, sul manoscritto, la sua Nona Sin-
fonia. Suonare con lui era una tortura: cominciava con un certo tempo, poi si
metteva ad accelerare o a ritardare. Era lui che muoveva il pedale, perché lui
suonava la parte del basso, ma non vi prestava alcuna attenzione. E suonava
sempre fortissimo, anche i passaggi di accompagnamento, cosicché dovevo suo-
nare ancora più forte per mettere in evidenza i motivi principali; cercar di dare
un rilievo, senza il pedale, era una fatica sprecata, tanto più che lo sentivo
borbottare incessantemente: ‘‘Tun... tururu... tururu... turururum!’’.
Dopo la lettura, alla quale assistevano pochi amici, si arrivò al cognac e ai
brindisi. Fu terribile, perché le persone presenti dichiararono che non bevevano,
e Šostakovicˇ riempı` senza mai fermarsi il mio bicchiere. Vuotai più d’una bot-
tiglia per pura cortesia, stupido vizio a cui cedo troppo spesso. La serata si
prolungò, ed ecco che verso mezzanotte apparve nel vano della porta Nina
CAPITOLO XIII 105
Vasil’evna, la sua prima moglie, che rientrava da non so dove. Una vera bel-
lezza! [...] La prima moglie di Šostakovicˇ, dicevo, era bella, ma autoritaria.
Di musica non capiva nulla.
Ora è l’ultimo giorno del 1943, sono le sedici. Fuori dalla finestra infuria
una bufera di neve. Arriva il 1944. Anno di felicità, anno di gioia, anno di
vittoria. Quest’anno ci porterà molta gioia.
I popoli amanti della libertà alla fine scuoteranno il giogo hitleriano e si diffon-
derà la pace in tutto il mondo, e torneremo a vivere una vita pacifica [...]. Ne
sono convinto e per questo provo una grandissima gioia.
CAPITOLO XIV
L’INQUISIZIONE ALL’OPERA
CAPITOLO XV
L’ESPIAZIONE
Il Canto sulle foreste op. 81, oratorio in sette parti per teno-
re, basso, coro di voci bianche, coro misto, grande orchestra e
banda, è il corrispettivo della Sinfonia n. 5, è la seconda ‘‘ri-
sposta di un artista a una giusta critica’’. Viaggiando da Mosca
a Leningrado sul Krasnaja Strela, il famoso treno rapido Frec-
cia Rossa che in un giorno collegava le due grandi città, Šo-
stakovič si trovò casualmente a parlare con Evgenij Dolmatov-
skij, di cui aveva musicato due poesie per il film Incontro all’El-
ba, ed ebbe notizia del piano staliniano di rigenerazione delle
foreste, saccheggiate durante la guerra. Qualche tempo dopo
Šostakovič propose a Dolmatovskij di preparargli il libretto di
un oratorio, suggerendo l’argomento della forestazione. Ci la-
124 Š O S T A K O V I Č
CAPITOLO XVI
che l’orecchio sente più raramente. Si potrebbe perciò vedere esattamente il cre-
scere e il diminuire nel circolo delle quinte successive. Il cosiddetto tritono, la
metà da un’ottava all’altra, cioè il fa diesis, appare come il punto più alto, la
cima, da cui si ridiscende poi passando per le tonalità con i bemolli fino al
semplice e puro do maggiore (Gli Scritti Critici, trad. di G. Taglietti, Ri-
cordi/Unicopli, Milano 1991).
CAPITOLO XVII
CAPITOLO XVIII
IL DISGELO
CAPITOLO XIX
CAPITOLO XX
CAPITOLO XXI
ˇsenko adesso componga la poesia che gli ho chiesto. Ecco come si profila la
Tredicesima Sinfonia. Vedrà la luce? Chi vivrà vedrà.
CAPITOLO XXII
CAPITOLO XXIII
CAPITOLO XXIV
‘‘TUTTAVIA’’...
Domani compirò sessantadue anni. La gente della mia età ama civettare, ri-
spondendo a domande come questa: ‘‘Se Lei nascesse una seconda volta, come
trascorrerebbe i suoi sessantadue anni? Come quelli che ha vissuto?’’ ‘‘Ma sı`,
certo, ci sono stati insuccessi, dolori, ma rivivrei questi anni tali e quali’’.
A questa domanda, se me la rivolgessero, risponderei: ‘‘No! Mille volte no!’’
CAPITOLO XXV
CAPITOLO XXVI
Tieni da conto la salute. Io l’ho persa e mi dispiace tanto. Sono quasi inca-
pace di sbrigare le faccende quotidiane: da solo non riesco a vestirmi, lavarmi
ecc. Nel cervello mi si è guastata non si sa quale molla. Dopo la Quindice-
sima Sinfonia non ho composto nemmeno una nota: per me è una situazione
terribile.
grafica di Šostakovič. Fatto sta però che qui, come nella Sinfo-
nia n. 15, non si tratta di citazioni ma di assunzioni di temi o
parafrasi di temi che entrano senza alcun sforzo nel linguaggio
di Šostakovič.
238 Š O S T A K O V I Č
CAPITOLO XXVII
‘ ‘ V E R I T À , A M O R E , C R E A Z I O N E ,
M O R T E , I M M O R T A L I T À ’ ’
CAPITOLO XXVIII
sguardo di Cristo che rende dolce la morte. Non con fede re-
ligiosa, ma con animo sereno e pacificato, se dobbiamo crede-
re all’ultima musica da lui scritta, Šostakovič si avviò verso la
morte che lo attendeva mentre stava spulciando gli errori di
disattenzione che potevano essere scivolati nella Sonata per vio-
loncello.
Il funerale di Šostakovič fu solenne ma molto formale.
Egli aveva chiesto per il suo sessantanovesimo compleanno l’e-
secuzione della prediletta Quattordicesima Sinfonia. E la Sinfonia
comparve nei vari concerti commemorativi che ebbero luogo
il 25 settembre, ma non fu eseguita in occasione del servizio
funebre. Dopo l’annuncio ufficiale della scomparsa, segnato
dalle firme di ottantacinque personaggi, con in testa Brežnev,
che esaltava il ‘‘figlio leale del Partito Comunista’’, l’‘‘artista-
cittadino’’ che aveva ‘‘dedicato la vita intera allo sviluppo della
musica sovietica, alla affermazione dell’umanesimo socialista e
dell’internazionalismo, alla lotta per la pace e alla amicizia fra
le nazioni’’, il funerale fu procrastinato fino al 14, anche per
permettere a Maksim Šostakovič, che si trovava in Australia,
di rientrare a Mosca. Siccome si era in agosto e le orchestre
erano in ferie, durante l’esposizione del feretro nella Sala
Grande del conservatorio, dalle 10 alle 13 del 14 agosto, furo-
no ascoltate musiche registrate e qualche lavoro di musica da
camera eseguito da vari artisti. Ci furono i discorsi commemo-
rativi ufficiali, a cominciare da quello di Chrennikov, poi il
corteo si mosse accompagnato dalla Marcia funebre di Chopin e
dall’Inno Nazionale Sovietico suonati da una banda militare.
La salma fu tumulata nel cimitero del monastero delle Nuove
Vergini. Fin dalla primavera del 1975 era stato dato il nome
di Šostakovič a una penisola di una isoletta antartica, dopo la
morte fu pubblicato un volume di saggi, fu emesso un franco-
bollo commemorativo, furono istituite borse di studio nei
conservatori di Mosca e di Leningrado. Difficilmente si sareb-
be potuto fare di più, e tutto fu fatto secondo gli usi e le re-
gole. Ma fra i colleghi suoi coetanei ancora in vita Šostakovič
aveva un solo amico che avrebbe saputo uscire dalla ritualità
ingessata, Chačaturjan, il quale fu presente alla tumulazione
CAPITOLO XXVIII 255
APPENDICE
CATALOGO SOMMARIO
1970-1975
136 – Lealtà, otto ballate per coro a cappella: 228-229
137 – Re Lear, film: 227-228, 230
138 – Quartetto n. 13 in si bemolle minore: 101, 197, 228, 230, 235
139 – Marcia della milizia sovietica per banda: 228
140 – Sei Romanze su testi di poeti inglesi per basso e orchestra (dall’op.
62): 231
141 – Sinfonia n. 15 in la maggiore: 231-235, 237
142 – Quartetto n. 14 in fa diesis maggiore: 102, 197, 235-236, 240, 244
143 – Suite su testi di Marina Cvetaeva per contralto e pianoforte o or-
chestra: 238, 240
144 – Quartetto n. 15 in mi bemolle minore: 102, 238, 242-244, 251
145 – Suite su testi di Michelangelo Buonarroti per basso e pianoforte o
orchestra: 244-245, 249
146 – Quattro Versi del capitano Lebjadkin su testi di Dostoievskij per bas-
so e pianoforte: 250, 252, 255
147 – Sonata per viola e pianoforte: 252-253
Achmatova Anna Andreevna (Gorenko 139, 154, 164, 171, 173, 176, 199,
Anna Andreevna): 110, 239 203, 212, 215, 228, 231, 236, 252-
Adorno Theodor Ludwig Wiesengrund: 253
3-4 Benois Nicola: 187
Akimov Nikolaj Pavlovič: 52 Berg Alban: 29, 61, 80
Akimova Ellina: 143 Berija Lavrentij Pavlovič: 107, 143, 148
Alessandro II, zar: 6 Berlioz Hector: 30
Alferaki Achilles Nikolaevič: 59 Bernstein Leonard: 204
Ančerl Karel: 204 Bezymenskij Aleksandr Ilič: 38, 49
Andreev Leonid Nikolaevič: 149 Bischoff Hans: 131
Anosov Nikolaj Pavlovič: 150 Blok Aleksandr Aleksandrovič: 206,
Antipov Konstantin Afanas’evič: 59 211, 226, 247-248
Apollinaire Guillaume: 217, 219, 221, Bobrovskij Viktor Petrovič: 212
225 Boccherini Luigi: 86
Apostolov Pavel Ivanovič: 224 Bogacëva Irina Petrovna: 240
Arenskij Anton Stepanovič: 59 Bogdanov-Berezovskij Valerian Michaj-
Arnštam Leo Oskarovič: 18, 169 lovič: 13
Asaf’ev Boris Vladimirovič: 28, 35-36 Borisovskij Vadim Vasil’evič: 196-197,
Aškenazi Vladimir Davydovič: 152 244
Atovmjan Levon Tadevosovič: 64, 70- Borodin Aleksandr Porfir’evič: 78, 131,
71, 107, 124, 135, 146, 149, 189, 154, 177
244 Boulez Pierre: 130, 204, 238
Bach Johann Sebastian: 18-20, 35, 59, 78, Bracci Cecchino: 247, 250
129-131, 133, 147, 154, 238, 246 Braga Gaetano: 236
Baker Josephine: 46 Brahms Johannes: 72, 78, 154, 209-210,
Balakirev Milij Alekseevič: 8 218-219
Balančivadze Georgij Melitonovič: 70 Brasner Efim: 75
Baršaj Rudol’f Borisovič: 224, 259 Brentano Clemens: 219
Bartók Béla: 4, 13, 37, 91, 130-132, Brežnev Leonid Il’ič: 183, 194, 254
139, 151, 156, 172, 210, 230 Britten Benjamin: 151, 174, 202, 205,
Basner Veniamin Efimovič: 117, 206 217-218, 225, 228, 231
Beckmann Max: 31 Brodskij Iosif Aleksandrovič: 242
Beethoven Ludwig van: 18-20, 23, 59, Bruckner Anton: 140
72, 78, 83, 92-93, 104, 106, 131, Brumel’ Valerij Nikolaevič: 223
272 Š O S T A K O V I Č
Klemperer Otto: 20, 29, 73-74, 204 Mahler Gustav: 30, 72-73, 78, 80, 98,
Klimov Valerij Aleksandrovič: 160 140-141, 204, 210, 217, 246
Kokulina Sof’ja Vasil’evna: 7-8 Majakovskij Vladimir Vladimirovič: 44,
Kokulinas Sof’ja Vasil’evna: 9 79, 82
Kolišer Gavriil B.: 42, 47 Mal’ko Nikolaj Andreevič: 20, 27-31,
Kondrašin Kirill Petrovič: 177, 182, 38, 41, 78
193, 209, 211 Malenkov Georgij Maksimilianovič:
Konstantinovskaja Elena: 61-62, 75 136, 143, 148, 154
Kornilov Boris Petrovič: 53 Mancini Attavanti Faustina: 250
Kozincev Grigorij Michajlovič: 71, 227, Mandel’štam Osip Emil’evič: 239
244 Mann Thomas: 3
Kramer Gorni Francesco: 158 Markevič Igor: 204
Kremylov Julij Anatol’evič: 154 Maršak Samuil Jakovlevič: 95
Krenek Ernst: 13, 37, 40 Marx Karl Heinrich: 167-168, 193
Kreutzer Rodolphe: 172 Mastrocola Paola: 258
Krylov Ivan Andreevič: 14 Matačić Lovro von: 204
Kubackij Viktor: 63-64, 66, 76 Maugham William Somerset: 56
Kusevickij Sergej Aleksandrovič: 91, McBurney Gerard: 54
204 Meerovic Michail Aleksandrovič: 155
Kvadri Michail Vladimirovič: 15 Mejerchol’d Vsevolod Emil’evič: 41,
Küchelbecker Wilhelm: 217, 221 44, 67, 70-71, 143, 192, 244
Mendelssohn-Bartholdy Felix: 34, 62,
La Fontaine Jean de: 14 145
Lebedinskij Lev Nikolaevič: 157, 161, Medvedev Aleksandr: 252
167, 169, 172, 175, 178-179, 225 Meyer Krzysztof: 95
Lenin (Ul’janov Vladimir Il’ič): 12, 16, Michajlov Lev Dmitrievič: 148, 186-
29, 39, 49, 82, 85, 110, 116, 150, 187
159, 162, 167-168, 174, 176-178, Michelangelo Buonarroti: 244-245,
201, 228-229 247-250, 252, 258
Leone X (De’ Medici Giovanni), papa: Michelson, chirurgo: 202
Mikojan Anastas Ivanovič: 66
245
Milhaud Darius: 29
Lermontov Michail Jur’evič: 82, 127,
Minkus Aloisius Ludwig: 51
203
Mirošnikova Margarita: 224
Leskov Nikolaj Semënovič: 55-57, 186
Mitropoulos Dimitri: 61, 204
Leverkühn Adrian: 3
Mjaskovskij Nikolaj Jakovlevič: 114,
Levitin Jurij Abramovič: 110, 121
131, 153, 160, 192
Liszt Franz: 19-20, 24, 31, 38, 48, 78,
Molostovaja Irina: 244
127, 130, 230
Molotov Vjačeslav Michajlovič: 66,
Litvinova Flora: 149
120, 143, 148, 186
Ljadov Anatolij Konstantinovič: 59
Monteux Pierre: 204
Lopuchov Fëdor Vasil’evič: 51
Moscheles Ignaz: 146
Losskij Boris: 18
Mosolov Aleksandr Vasil’evič: 244
Lunacarskij Anatolij Vasil’evič: 46
Mozart Wolfgang Amadeus: 18-19, 24,
L’vov N.F.: 50
46, 49, 131, 145, 154, 199
INDICE DEI NOMI 275