Sei sulla pagina 1di 9

Psicoacustica

La psicoacustica è lo studio della percezione soggettiva


umana dei suoni. Più precisamente è lo studio della
psicologia della percezione acustica, la psicoacustica è
un ramo della psicofisica. Lo studio della psicoacustica
permette all'esecutore e al compositore di comprendere
meglio i meccanismi della percezione uditiva umana.

Campo di udibilità
Da dati sperimentali è possibile ricavare la curva della
soglia di udibilità.
Essa mostra che la sensibilità dell’orecchio umano varia
alle diverse frequenze: è massima fra i 2000 e i 5000 Hz,
mentre è nulla al di sotto dei 16-20 Hz, le frequenze
sopra i 20000 Hz sono dette ultrasuoni e non sono
percepibili all’orecchio umano.
L’uomo quindi sente “circa” tra i 16 e i 20000 Hz.
Inoltre la sensibilità alle alte frequenze cala con
l’età.

(a) soglia del dolore (b) soglia di udibilità

Il comportamento psicoacustico dell’orecchio quindi


cambia al variare della frequenza.

Intensità percepita
Il nostro orecchio non è sensibile allo stesso modo per
tutte le frequenze. In modo piuttosto grossolano possiamo
dire che man mano che ci si avvicina ai limiti estremi
del nostro campo di udibilità diminuisce la sensibilità
dell’orecchio, sensibilità che raggiunge il suo massimo
intorno ai 3800 Hz, cioè la frequenza di risonanza del

1
condotto uditivo (meato) dell’orecchio esterno.

Questo vuol dire che due suoni sinusoidali che giacciono


rispettivamente nella zona di maggiore sensibilità (1000-
5000 Hz ca.) e nelle zone di minore sensibilità (le zone
estreme del campo di udibilità), per darci la stessa
sensazione di intensità devono avere un’ampiezza (dB)
diversa.

Questa differenza di sensibilità non è costante per tutti


i livelli di volume: intorno alla soglia di udibilità le
differenze fra due sinusoidi possono raggiungere anche i
60 dB, mentre intorno a un fortissimo le differenze non
superano i 15 dB.

Negli anni ’40 due scienziati americani, Fletcher e


Munson, dopo una accurata serie di test psicoacustici
fatti prendendo come livello di riferimento i valori di
intensità soggettiva di un suono sinusoidale a 1000 Hz,
disegnarono le curve di uguale volume, meglio conosciute
come curve isofoniche.

I punti che giacciono sulla stessa curva rappresentano


valori di uguale sensazione di intensità e pertanto hanno
lo stesso valore in Phon, che è appunto l’unità di misura
del volume percepito (Loudness Level).

Corrispondenza Phon e dB per frequenza

Un diagramma di uguale intensità sonora rappresenta la


misura della pressione acustica (dB SPL), al variare

2
della frequenza, a cui l'ascoltatore percepisce
un'intensità costante se sottoposto a un impulso sonoro
puro.

L’intensità percepita o loudness si misura in Phon, unità


di misura del livello di sensazione Sonora.

Il phon è definito nel grafico sopra presente.

La cosa sorprendente che evidenzia il grafico in figura,


è che l’intensità percepita varia notevolmente al variare
della frequenza e del livello di pressione Sonora. Ad
esempio un livello di pressione Sonora di 30 dB produce
un’intensità di 30 phon a 1000 Hz, ma richiede un aumento
del livello di pressione Sonora di circa 58 dB per
suonare ugualmente forte a 20 Hz. Inoltre le curve
tendono ad appiattirsi per alti livelli sonori. Questo
comportamento uditivo spiega perché la stessa
registrazione musicale, ascoltata con la stessa
apparecchiatura ad alta fedeltà, a basso volume appaia
meno fedele che ad alto. Infatti a bassa intensità
l’orecchio è meno sensibile alle basse e alle alte
frequenze che quindi vengono percepite meno dando luogo
ad un ascolto insoddisfacente.

Un’altra unità di misura usata per la sensazione di


intensità sonora è il son, che è definito operativamente
ponendo la sensazione di 1 son uguale a quella avvertita
da una persona che ascolta un tono puro a 1000 Hz del
livello di 40 phon.

2 son saranno la sensazione raddoppiata, 0,5 son la


sensazione dimezzata. Per chiarire bene il rapporto tra
phon e son, vediamo una tabella con le corrispondenze tra
valori in phon e in son. Notate che per scatti di 10 phon
si ha un raddoppiamento del livello in son (1 son = 40
phon; 2 son = 50 phon; 4 son = 60 phon; 0.5 son = 30
phon)

3
Il son è definite come l’intensità di un tono a 1000 Hz
che abbia un livello sonoro di 40 dB (ovvero un livello
d’intensità percepita pari a 40 phon)

Il nostro sistema uditivo presenta delle analogie per


quanto riguarda la percezione dell’altezza e
dell’intensità. Entrambe sono grandezze psicofisiche che
hanno una relazione logaritmica con le grandezze fisiche:
l’altezza è in relazione logaritmica con la frequenza,
l’intensità con la potenza sonora.

Per quanto riguarda invece la variazione dell’intensità


le valutazioni della minima variazione di intensità
percepibile dal sistema uditivo danno luogo a risposte
leggermente variabili a seconda dei metodi di rilevamento
usati. Sostanzialmente, però, esse danno come risultato
valori oscillanti fra 0.5 e 1 dB, almeno nell’intervallo
fra i 125 e i 6000 Hz, mentre avvicinandosi al limite
delle frequenze udibili, la capacità di discriminare le
piccole variazioni di intensità diminuisce sensibilmente.
E’ fondamentale, nella percezione di una variazione di
intensità ai limiti della soglia, la velocità con cui
essa avviene. Infatti mentre variazioni istantanee danno
buoni risultati, variazioni anche doppie, ma lentissime,
ingannano anche orecchie allenate.

Altezza percepita
L’altezza è un termine soggettivo e principalmente legato
alla frequenza, ma non in modo lineare. Poiché l’altezza
è differente dalla frequenza, per essa è stata definita
un’unità di misura soggettiva chiamata mel. Per
convenzione un tono di 1000 Hz a 60 dB induce una
sensazione di altezza pari a 1000 mel. Una sensazione di
altezza doppia di quella di riferimento (ottava in
termini musicali) corrisponde a 2000 mel; metà altezza =
500 mel.

4
La frequenza dello stimolo sinusoidale risulta essere il
parametro fondamentale nella determinazione della
sensazione di altezza. Tuttavia, esso non e` il solo. Gli
esperimenti di Stevens (1937) hanno mostrato che al
crescere dell’intensita` dello stimolo da 40 a 90 db, per
frequenze al di sopra dei 1000 Hz il pitch percepito
subisce un incremento, mentre per frequenza al di sotto
dei 1000 Hz esso subisce un decremento rispetto
all’intensita` iniziale. Per frequenze intorno ai 1000
Hz, la variazione e` quasi nulla. Questi dati sono
riassunti nel diagramma di Stevens e Wolkmann (Figura
2.11).

5
La sensibilità del sistema uditivo alle variazioni di
frequenza è definita dalla soglia differenziale di
frequenza. Anche in questo caso occorre tener conto sia
dell’altezza sia dell’intensità dei toni messi a
confronto. Mentre alle bassissime frequenze la capacità
discriminatoria dell’orecchio è decisamente cattiva
(all’altezza del Do di 32.7 Hz l’incertezza supera
abbondantemente il semitono) essa migliora sensibilmente
a mano a mano che ci si avvicina al cosiddetto campo di
comoda udibilità (800-3000 Hz) nel quale si mantiene
costante per poi tornare a peggiorare leggermente verso
l’acuto.
All’interno del campo di comoda udibilità l’incertezza è
al di sotto del decimo di semitono.
Come nel caso dell’intensità, la valutazione delle
variazioni di frequenza è fortemente influenza dalla
velocità di queste e i valori dati si riferiscono a
variazioni istantanee, mentre variazioni lente possono
ingannare anche orecchie esercitate.

Somma di più suoni e delle loro intensità


Nella realtà quotidiana e nella prassi musicale i toni
puri (sinuosidi) sono praticamente assenti; è quindi
importante indagare sul comportamento dell’udito verso
suoni complessi, che sono invece quelli realmente
esistenti in natura. Le difficoltà di indagine sono molte
e per questo motivo le conoscenze acquisite in questo
campo sono ancora poche. Una di queste è l’andamento del

6
livello di intensità soggettiva al sommarsi più toni
puri.
Nel caso più semplice, costituito da due toni di
frequenza diversa, ma ognuno dell’intensità necessaria
per indurre la stessa sensazione sonora (in son), la
somma delle intensità dei due toni dà risultati
piscoacustici diversi a seconda dell’ampiezza
dell’intervallo di frequenza che li separa. Occorre
quindi introdurre il concetto di banda critica. Una banda
critica può essere definita come l’intervallo di
frequenze per il quale due suoni puri inizialmente
isofrequenziali continuano a rimanere percettivamente
fusi, aumentando progressivamente la frequenza di uno di
essi. Quando si arriva a distinguere i due suoni si
arriva all’intervallo di una banda critica. Le bande
critiche risultano essere funzione della frequenza, con
ambiti da un’estensione di una ottava per le frequenze
più gravi, fino ad attestarsi tra la terza minore ed il
semitono per le frequenze medie e acute. Le bande
critiche che dividono l’ambito delle frequenze udibili
sono 24 e hanno varia larghezza. Si vede così per es. che
quando la frequenza centrale della banda critica si
aggira sui 200 Hz, la sua larghezza è di circa 100 Hz,
mentre quando la banda centrale è di 5000 Hz diviene di
circa 1000 Hz.

La banda critica: notare come cambia il limite di


discriminazione in frequenza dalle frequenza gravi alle medie

7
Mascheramento
È noto che i suoni deboli vengono sommersi dai suoni
forti. Potremmo paragonare questo fenomeno alle
difficoltà di visione che derivano da un’esposizione ad
una luce molto intensa; ma l’orecchio è diverso
dall’occhio. Una luca intensa abbaglia per molto tempo,
mentre l’orecchio recupera le sue capacità in breve
tempo. Inoltre, la luce intensa deteriora la visione di
tutti i colori, mentre un suono forte di una certa
frequenza rende inudibili solo i suoni di determinate
frequenze.
Si osserva che un suono di bassa frequenza può mascherare
un suono debole di alta frequenza, ma che non può
avvenire il contrario, cioè un suono di alta frequenza
che riesca a mascherarne uno di bassa frequenza. Ciò
succede poiché all’interno dell’orecchio le frequenze
alte rimangono confinate all’inizio della membrana
basilare, mentre quelle basse la attraversano
completamente.
Quando un suono debole è oscurato da uno forte si dice
che esso è mascherato dal suono forte; il suono forte è
chiamato mascherante, mentre il suono debole viene detto
mascherato. Il mascheramento può essere paragonato a una
difficoltà uditiva: in effetti il mascherante alza la
nostra soglia di udibilità, ovvero alza l’intensità che
un suono deve avere per risultare udibile.
La struttura dell’orecchio medio e interno può spiegare
il fatto che mascheranti molto intensi provocano un
sensibile incremento della soglia di udibilità relativa a
suoni di frequenze superiori al mascherante. Infatti,
un’onda di grande ampiezza e bassa frequenza, assieme
alle onde delle sue frequenze armoniche, attraversa i
punti della membrana basilare relativi alle frequenze
alte e così interferisce con la nostra sensibilità dei
suoni ad alta frequenza.
Come l’altezza e il volume, il mascheramento ha una
grande importanza nella percezione del suono musicale. Il
mascheramento è rilevante anche nella riproduzione del
suono, un suono può mascherare un altro suono e in una
composizione determinate sottigliezze possono scomparire
se alcuni suoni maschereranno altri.

Se siamo in stazione c’è un chitarrista che suona e il


treno passa, il rumore del treno maschera completamente
il chitarrista che suona.
Un altro esempio pratico dell’uso del mascheramento è il
seguente se prendiamo una sinusoide a 440 Hz di durata 10
secondi e questa sinusoide si interrompe tra i 4 e i 6
secondi, se tra i 4 e i 6 secondi poniamo un rumore
bianco esso ci illuderà facendoci credere che la

8
sinusoide è continua, o meglio non sapremo mai che essa
si ferma.

Fenomeni Psicoacustici di ordine temporale


- Effetti sull’intensità: Perché un suono venga
percepito, esso deve avere una durata minima che può
essere tanto più breve quanto più alta è la sua
intensità: riducendo la durata si riduce anche la
sensazione di intensità e, viceversa, un suono più
lungo appare più forte.
- Effetti sull’altezza: Perché l’altezza di un suono
venga percepita è necessario che esso abbia,
indipendentemente dalla sua altezza, una durata
minima di 10 ms. Al di sotto di questo valore la
sensazione è quella di un impulso di rumore.

Potrebbero piacerti anche